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Autore: emyliane    14/10/2014    1 recensioni
Non potevano domandarsi che una cosa soltanto... chi era lei? E lei non si domandava che una cosa... sarebbe riuscita a salvarle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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NDA: Ecco il nuovo capitolo, uscito un po' più tardi degli altri (credo), ma non è (del tutto) colpa mia. Ci sono gli amici che vogliono uscire (tra l'altro sempre quando fa incredibilmente freddo!), poi ci sono i genitori (che ti fanno capire che c'è sempre qualcosa da fare in casa) e l'università (in cui capita di dimenticare che si ha una vita al di fuori degli studi... ed è solo l'università!). E poi c'è il computer... che accetta - non si sa perché - di aprire una volta su dieci i siti di fanfiction (forse cerca di farmi arrivare un messaggio del tipo: "smetti di passare qui la tua vita!")

Comunque, dopo tutti questi discorsi che non interessano a nessuno... IL SEGUITO!


Capitolo 12

Shizuru conosceva ogni corridoio e scorciatoia dell'immensa dimora. Dopo tutto, era cresciuta lì. La sua fuga però non la portò verso i giardini. In quel periodo dell'anno i giardini non le avrebbero offerto nessun nascondiglio e peggio ancora, la neve e le tracce che avrebbe lasciato avrebbero portato Viola dritta da lei. Se la giovane non avesse avuto un'arma Shizuru non avrebbe esitato ad optare per quella scelta, ma la semplice idea che su terreno scoperto Viola la potesse abbattere da lontano le impediva di farlo. A quale distanza poteva rischiare di essere colpita dall'arma di Viola? Il signor Anderson e Natsuki avrebbero sicuramente potuto rispondere a quella domanda.

Shizuru aveva quindi deciso di seminare Viola all'interno della dimora. Non sarebbe dovuto essere particolarmente difficile. La casa era immensa, e anche se il Carnival era finito la ragazza aveva mantenuto una parte della resistenza caratteristica del suo vecchio status di HiME. Viola non sarebbe riuscita a coprire la distanza. Anche se... Shizuru si era già accorta dell'agilità impressionante della giovane. Normalmente la ragazza avrebbe dovuto prevalere su di lei anche sotto quell'aspetto. Le ex-HiME avevano ciascuna mantenuto delle capacità più o meno sviluppate di forza, agilità o resistenza. Se alcune come Natsuki sembravano avere conservato tutte le loro capacità, Shizuru non possedeva una forza o un'agilità così straordinarie. Era sicuramente più forte e più veloce della maggior parte delle persone ma non al punto da spiccare in mezzo ad una folla di gente muscolosa, se si escludeva il fatto ovviamente che lei non era un ammasso di muscoli. Però Shizuru possedeva ancora una resistenza eccezionale. Poteva correre per ore prima di sentire un principio di fatica. Ma correre per delle ore non era certo il suo obiettivo attuale. Temeva troppo per la sua vita per rischiare di giocare più del necessario al gatto e il topo.

Una volta sicura di averla persa, Shizuru contava di chiudersi nell'ufficio di suo padre la cui porta blindata era degna di una cassaforte. Dopo tutto, era stata costruita in caso di un'aggressione esterna e permetteva di proteggere gli abitanti della dimora - servitori compresi se necessario - oltre a documenti importanti relativi agli affari della sua famiglia. Una volta al sicuro, avrebbe potuto chiamare la polizia e le proprie guardie personali. Doveva solo raggiungere lo studio e ricordarsi il codice che apriva la porta.

1-B-34-A-75... o era 1-B-34-A-60-15? Come aveva potuto dimenticare quel dannato codice? Soprattutto in quel genere di situazione, dove la sua memoria era essenziale!

Shizuru voltò alla successiva curva e, incollata al muro, tese l'orecchio all'ascolto del minimo rumore. Cercò di regolare il proprio respiro frenetico, dovuto più al panico che allo sforzo compiuto, e di ricordare il maledetto codice. La tastiera forniva una sola possibilità di aprire lo studio, al minimo errore la porta si sarebbe sbarrata per proteggere chi si trovava all'interno.

1-B-34... Shizuru non era nemmeno più sicura che ci fosse una A in quel codice! Suo padre aveva scelto l'insieme di lettere e numeri a caso per assicurarsi che non fossero facilmente rintracciabili. Aveva pensato che si sarebbe potuto rivelare incredibilmente difficile da ricordare in una situazione di emergenza?

Shizuru inspirò ancora profondamente e si decise a distogliere lo sguardo dal corridoio dov'era venuta, per dirigersi verso lo studio che si trovava qualche passo dietro di lei.

Il respiro le si bloccò immediatamente in gola quando si trovò faccia a faccia con Viola, appoggiata contro il muro, l'arma puntata sul suo petto. Il suo viso impallidì, ed indietreggiò istintivamente di un passo.

"No," ordinò Viola. "Non ho voglia di continuare a correrti dietro. Voglio solo parlare con te."

Shizuru non riuscì ad impedirsi di scoppiare in una risata isterica nel corridoio terribilmente silenzioso.

"Davvero? Ara, faccio un po' fatica a crederci visto che mi stai puntando un'arma addosso."

"Se la cosa può rassicurarti non piace nemmeno a me l'idea di doverti minacciare per parlarti. Ma temo di essere costretta a farlo, se non voglio vederti fuggire a gambe levate."

Shizuru si chiese come avesse fatto Viola a sapere che si sarebbe diretta verso lo studio. Si chiese anche come la giovane avesse potuto anticiparla e arrivarle alle spalle. Notò infine la porta aperta di un piccolo salone adiacente allo studio. Viola aveva tagliato passando in mezzo alle stanze, capì. Ma così avrebbe dovuto allungare il percorso. Non sembrava invece avere fatto una lunga corsa. Più veloce e più resistente. Viola sembrava anche conoscere la successione di corridoi e avere previsto dove si sarebbe diretta Shizuru. Era ben informata. Ma da chi? Un servitore? La maggior parte però era al servizio della sua famiglia da così tanto tempo che avrebbe affidato loro la sua stessa vita.

Shizuru notò tuttavia che malgrado la sua apparente tranquillità Viola era tesa. Il suo sguardo abbandonava regolarmente e rapidamente Shizuru per spostarsi sui diversi corridoi e sulle stanze circostanti. Sembrava temere che Shizuru potesse fuggire da una di quelle numerose scappatoie... o che il signor Anderson potesse arrivare improvvisamente per fermarla. Non sapeva infatti che l'uomo e Natsuki non si trovavano nella dimora. La cosa le fu confermata quando con un gesto del polso Viola le fece cenno di avvicinarsi.

"Parleremo qui dentro," disse indicando lo studio. "Così non rischieremo di essere disturbate."

"Davvero?" Rispose Shizuru in tono sarcastico. "Non è piuttosto per potermi uccidere in silenzio in una stanza insonorizzata?"

"Shizuru, per favore. Non voglio ucciderti."

"Rapirmi, minacciarmi, poco importa. Se è per i soldi, non posso fare niente. Non ho alcun diritto su quel denaro prima dei miei 21 anni," mentì.

Viola sospirò, con lo sguardo sempre attento ai loro paraggi, sempre più preoccupata del possibile arrivo del signor Anderson.

"E la politica della nostra società impedisce di cedere il minimo centesimo a dei terroristi," esclamò sprezzante la ragazza, questa volta onesta. "Inutile dire che una richiesta di riscatto è inutile."

Se i suoi genitori fossero stati ancora vivi senza dubbio avrebbero fatto un'eccezione alla loro stessa regola. Ma loro non c'erano più. In ogni caso, era probabile che con o senza denaro la sua sorte sarebbe stata la stessa. Perciò Shizuru preferiva mostrarsi il meno cooperativa possibile, e così guadagnare tempo fino al ritorno del signor Anderson. A costo di subire qualche ferita, ma era poca cosa in confronto alla morte no?

"Se scappi adesso, puoi ancora farcela Viola," continuò Shizuru passando dall'aggressività alla diplomazia, cercando di destabilizzarla. "Altrimenti il signor Anderson finirà per trovarti."

"Non hai l'aria di avere capito Shizuru. Non voglio né farti del male, né rapirti, e ancor meno ucciderti. Ora entreremo in quello studio e parleremo tranquillamente. Dopo di che, usciremo. Nè il signor Anderson né Natsuki ne saranno mai al corrente."

Shizuru scosse tranquillamente la testa.

"Non conosco il codice di quella porta," le disse, senza sapere bene se stava mentendo oppure no.

Raggelò quando vide Viola inserire il codice aprendo lo studio con la sua mano libera.

1-B-34-A-60-15.

Viola conosceva il codice della porta. Con un dolce sibilo, la spessa porta blindata iniziò ad aprirsi, e le luci all'interno si accesero automaticamente.

Nessuno conosceva il codice della porta. Nessun servitore, nemmeno Miss Maria. Nessuno a parte lei. Non avrebbe dovuto esserci nessuno a parte lei.

"Dopo di te."

Bagnata di un sudore freddo Shizuru finì per obbedire, e con le mani ben in vista s'infilò dentro la stanza. Lo studio era immacolato, nemmeno il più piccolo granello di polvere. La porta ermetica ne impediva il passaggio. Percepì tuttavia l'odore di chiuso. Di chiuso, di vecchie carte e di sigari. La stanza racchiudeva gli odori di un altro tempo.

Shizuru si rivide bambina, seduta su quel folto tappeto con la sua ultima bambola o il suo servizio da the - o entrambi - mentre suo padre, comodamente seduto nella grande poltrona di pelle, con un sigaro in bocca, lavorava ascoltando il suo cicaleccio di bambina. A quel tempo tutto sembrava grandissimo in quella che chiamava 'la stanza dei giochi di Otou-san': la massiccia scrivania di mogano, la poltrona in pelle che la dominava nella sua altezza, le profonde e comodissime poltroncine per gli ospiti, la serie ininterrotta di scaffali pieni di opere a volte inestimabili.

Viola entrò dopo di lei e chiuse la porta con la semplice pressione di una sorta di interruttore interno. Si mosse poi all'interno di quella stanza come se fosse stata sua, andando a prendere a posto dietro la scrivania nella poltrona di suo padre. Se non fosse stato per la pistola Shizuru avrebbe potuto dirle tutto ciò che pensava. Ma la mano che teneva l'arma era appoggiata sulla scrivania, con la canna sempre puntata nella sua direzione.

"Siediti, per favore."

Impassibile, Shizuru si sedette in una delle basse poltroncine che aveva conosciuto così bene in passato.

"Preferisco tenere un occhio sulla porta se non ti dispiace. Non si sa mai."

Shizuru scelse di continuare a mantenere il silenzio. Non c'erano molte cose da dire in risposta a quel commento. Viola non sembrò preoccuparsene molto. Si appoggiò allo schienale della poltrona e si massaggiò le tempie con la mano libera.

"Volevo parlartene. Ma ci sono stati il tuo compleanno e Natale, e così ho sempre rimandato il momento di questa conversazione. Di certo perché non sapevo come spiegarti..."

"Che sei uno Yakuza?" La interruppe bruscamente Shizuru.

"Non sono uno Yakuza," replicò Viola in tono calmo.

"Ah davvero?" Continuò l'altra con sarcasmo. "Ara, tra la pistola e il tatuaggio avrei giurato che tu facessi parte di una banda!"

Viola picchiettò tranquillamente la superficie liscia della scrivania in silenzio. Un silenzio che anticipava una confessione. Shizuru lo capì e anche se se l'era aspettato, la sua paura crebbe in maniera esponenziale.

"Questa 'banda' come dici tu si chiama Ryu."

Shizuru non replicò ma la cosa non aveva importanza, Viola non si aspettava una reazione diversa per il momento.

"Si tratta di un'organizzazione il cui unico mercato è quello delle informazioni."

"E' in questo modo che hai ottenuto il codice dello studio di mio padre, e le mappe di questa casa?"

La voce di Shizuru rimase controllata ma il tono fu molto meno aggressivo di prima. Sembrava avere capito che le sue reazioni non avrebbero cambiato le minacce di Viola. Finché l'altra ragazza voleva parlare, Shizuru l'avrebbe ascoltata. Fino al ritorno del signor Anderson.

"No," Viola rispose scuotendo lentamente la testa. "Non ho avuto bisogno dei Ryu per questo."

Durante una nuova pausa tanto breve quanto la precedente, Viola lasciò trasparire una certa tensione picchiettando il calcio della sua pistola sulla scrivania. Shizuru fissò con inquietudine l'arma, temendo che partisse accidentalmente un colpo. Il suo disagio dovette sembrare evidente perché Viola smise subito.

"Ti spiegherò. Ma da dove iniziare?"

Shizuru doveva ammettere che stava iniziando a provare un minimo di curiosità, tanto Viola le sembrava stranamente sincera. E anche se la domanda era stata chiaramente retorica, Shizuru le rispose spontaneamente in tono scherzoso. Le abitudini sono dure a morire.

"Di solito si comincia dall'inizio."

In una simile situazione, il suo commento fu tanto sorprendente quanto il sorriso sincero di Viola.

"Sì, dall'inizio. Ecco come faremo, io ti racconterò una storia e tu mi ascolterai senza interrompere. Non parlerai finché non te lo dirò io."

Viola mosse la pistola davanti a lei come ulteriore incentivo.

"Hai capito?"

Shizuru annuì.

"Qualche mese fa tu, Natsuki e altre ragazze siete sopravvissute al Carnival."

Sentendo quella semplice parola Shizuru impallidì come un cadavere e dimenticando l'ordine di restare in silenzio prese la parola.

"Tu fai parte del Primo Distretto!"

Viola fece una smorfia, sorpresa in fondo che Shizuru pensasse subito a quella possibilità.

Quanto a lei, Shizuru era già balzata in piedi e si accingeva a precipitarsi verso la porta. La morte le sembrava una fine più dolce della vendetta di un'organizzazione come il Primo Distretto. Aveva sperato così tanto che tutta quella storia fosse conclusa. Il suo cuore per poco non si fermò quando, con una deflagrazione incredibile, una pallottola passò a qualche centimetro dalla sua mano tesa per aprire la porta. Shizuru fissò inebetita il foro in cui la pallottola aveva terminato la sua corsa. Le orecchie le fischiavano e il suo cuore ripartì in una serie di palpitazioni frenetiche.

Quella pallottola avrebbe potuto ucciderla.

Passarono alcuni istanti interminabili prima che Viola riprendesse la parola. Niente nel tono della sua voce lasciava trasparire che le avesse sparato un colpo.

"Torna a sederti Shizuru, davvero non desidero farti del male, ma se vedo un solo gesto in direzione di quella porta la prossima pallottola colpirà una gamba. E posso assicurarti che una rotula esplosa è terribilmente dolorosa."

Shizuru si leccò le labbra secche, riuscendo con difficoltà a mettere ordine nei suoi pensieri e ad articolare anche solo una parola.

"Alla fine mi ucciderai comunque. Per vendicare il Primo-"

"Non insultarmi, Shizuru," la interruppe Viola. "Io odio il Primo Distretto. E comunque, tu l'hai distrutto definitivamente. Non resta nulla, se non qualche fotografia di un massacro che non ti può in nessun modo compromettere. Torna a sederti."

I pochi passi necessari per raggiungere la poltroncina furono una vera agonia. Le sue gambe la sostenevano a stento e più che sedersi, Shizuru si lasciò cadere.

"Ti farò risparmiare tempo anticipando le domande che hai sulla punta della lingua," riprese Viola. "Come ho fatto a venire a sapere del Carnival e di ciò che tu hai fatto al Primo Distretto? Lo saprai presto, ma per il momento continuerò la mia storia."

"Parliamo proprio del Primo Distretto. Se si volesse dare una definizione sintetica di ciò che è un distretto, si direbbe che è una qualche sorta di suddivisione di un insieme più grande."

Viola si agitò nella sua poltrona. Shizuru s'irrigidì impercettibilmente, abbastanza attenta da intuire ciò che avrebbe detto dopo.

"Sono certa che tu l'abbia già pensato," mormorò Viola con un tono di voce sempre meno costante. "Quale organizzazione degna di questo nome si chiamerebbe Primo Distretto se non ci fossero anche un Secondo o addirittura un Terzo Distretto?"

"Tu menti," la interruppe Shizuru.

"Tu speri che io menta," la corresse l'altra. "Lo desideri con tutto il cuore e lo capisco. Ma sforzarsi di ignorare la loro esistenza non li renderà meno reali."

Shizuru inspirò ed espirò regolarmente per mantenere una parvenza di calma. Voleva svegliarsi da quell'incubo, rifiutava di ammettere le parole di Viola. Il litigio con Natsuki che le era sembrato così importante un'ora prima adesso le sembrava futile e lontano dal presente.

"In realtà esistono - esistevano, perdonami - quattro Distretti. Ognuno di loro lavorava su progetti diversi, malgrado tutto l'aiuto reciproco che era opportuno."

"Allora, se non è il Primo Distretto ad avercela con me..."

"No," la interruppe Viola anticipando le sue parole. "Non è una questione di vendetta. I Distretti erano consapevoli dei rischi. Il Primo Distretto non sarebbe comunque sopravvissuto al suo fallimento. Gli è sfuggito tutto di mano: il controllo del Carnival, degli Orphan che creavano per mettervi alla prova. Si sono addirittura sottomessi al Signore di Ossidiana sperando che giurandogli fedeltà lui li avrebbe protetti."

"Ma avevo sentito dire che il Primo Distretto fosse in realtà sotto il controllo del Signore di Ossidiana..."

"Dimentica ciò che pensavi di sapere su di loro, i Distretti sono sempre stati bravi a mettere in giro delle voci per coprire il campo delle loro ricerche."

"Ammettiamo che sia così," disse Shizuru scettica. "Resterebbero quindi tre Distretti, e nessuno di loro vorrebbe vendicare i loro compagni?"

"Il Secondo e il Quarto Distretto hanno fatto la stessa fine del Primo," disse Viola senza mostrare alcuna emozione. "Quando Sugiura-han ha riattivato Miyu, quest'ultima li ha distrutti."

Shizuru registrò appena lo "han" di Viola. Una parlata tipica di Kyoto, che Shizuru aveva faticato ad abbandonare a Fuuka e che a volte le sfuggiva ancora. Immersa nella discussione, non ci prestò attenzione.

"Perché?"

"Il Quarto Distretto l'aveva creata e avrebbe cercato di riprendersela. Il Secondo Distretto aveva creato Alyssa. Miyu, esattamente come te, ha voluto proteggere la persona che le era cara."

"Miyu è un androide," le fece notare Shizuru, mettendo in dubbio l'attaccamento di una macchina ad un essere vivente.

"Esatto, il progetto del Quarto Distretto. Un'arma dalle fattezze umane. Le hanno impiantato dei programmi per simulare dei sentimenti, un carattere umano. Senza rendersi conto che quei programmi avrebbero definito la sua personalità. L'hanno creata a immagine d'uomo: distruttrice, protettrice, vendicatrice... questo ha causato la loro fine. Del Quarto, come del Secondo Distretto."

"Il progetto del Secondo-"

"Era di creare delle HiME artificiali i cui poteri non fossero legati al Carnival," spiegò Viola. "Ma artificiali o no, le HiME e i loro Child sono legati a dei fenomeni che forse non potranno mai essere compresi. Il Carnival è uno di questi."

"Pensavo che la Searrs avesse creato Alyssa."

"La fondazione Searrs - e il Secondo Distretto - sono la stessa cosa. Solo il nome è diverso, a seconda che si parli della sua esistenza ufficiale o delle sue attività ufficiose."

Con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, Shizuru nascose il viso tra le mani. Aveva bisogno di riflettere, di mettere in ordine tutte quelle nuove informazioni.

"Suppongo," la sua voce era soffocata dalle mani, ma che importanza aveva, "che il Terzo Distretto esista ancora se ti stai prendendo il disturbo di parlarmene."

"In effetti, esiste ancora. Ignoro il nome dell'organizzazione che raccoglie l'insieme di questi Distretti, forse non ne ha nemmeno uno. Comunque sia, Fuuka è il loro terreno di giochi ed esperimenti. Sono infiltrati in tutte le aree dell'isola e giocano in sfere abbastanza alte del potere da poter controllare i media e la politica."

"E questo spiega la mancanza di informazioni o di spiegazioni sulla distruzione del ponte da parte di Alyssa o sui danni a Gakuen Fuuka," comprese Shizuru.

"Esattamente. Vogliono mantenere la loro esistenza segreta, e cosa c'è di meglio di un'isola in cui i rappresentanti del governo giapponese possono facilmente chiudere gli occhi in cambio di qualche bustarella?"

"Il Terzo Distretto," continuò Shizuru. "Cosa sai di loro?"

"Fin troppe cose da una parte e non abbastanza dall'altra. Ignoro dove si trovino, il loro nome. Usano una società ufficiale come copertura, come il Secondo Distretto con la Fondazione Searrs? Non lo so. Perfino i Ryu non ne sanno molto."

"La distruzione degli altri Distretti li ha resi molto più prudenti, più inafferrabili. Se sono entrata nell'organizzazione dei Ryu, è stato sia per la loro possibile protezione che per le loro eventuali informazioni."

"Protezione... Cosa può volere da te il Terzo Distretto?" Domandò improvvisamente Shizuru, alzando la testa per fissare Viola. "Come fai a sapere così tante cose del Carnival e dei Distretti se anche i Ryu ne sanno così poco. Per quale motivo dovrei fidarmi di te? Non hai smesso di mentirmi! Forse Viola non è nemmeno il tuo vero nome!"

Shizuru stava urlando. Non voleva ammettere che tutto ciò che Viola diceva potesse essere vero. Se lei fosse stata una sopravvissuta del Primo Distretto, le cose almeno sarebbero state chiare. Avrebbe potuto sapere cosa aspettarsi.

"E cosa c'entro io, se non è una questione di vendetta?" Continuò.

Viola appoggiò tranquillamente la pistola sulla scrivania e alzandosi dall'immensa poltrona di cuoio dove si era seduta, fece il giro del tavolo con una certa esitazione. Shizuru non sembrò avere percepito il suo movimento, perché il suo viso rigato di lacrime di rabbia e impotenza - forse anche di stress e di panico - fissava il tappeto come se tutte le risposte potessero trovarsi lì. Viola prese la poltroncina gemella a quella di Shizuru e la sollevò con facilità per poterla voltare di fronte a quella della ragazza. Si sedette quindi sul bordo e afferrò la mano fredda, rigida fin quasi a farle male, di Shizuru.

A quel dolce contatto Shizuru sussultò, e il suo sguardo incrociò quello di Viola. La giovane le sorrise con aria quasi materna, ma vide nel contorno delle sue labbra la stessa tristezza di Chikako quando l'anziana donna le aveva detto dopo la morte dei suoi genitori che alla fine tutto sarebbe andato meglio. Un sorriso forzato, non per un desiderio di ingannare l'altra persona, ma per tentare di rassicurarla anche quando non ci si credeva intimamente.

Viola iniziò a disegnare dei piccoli cerchi rassicuranti sulla pelle morbida di Shizuru.

"Il Terzo Distretto ha come progetto iniziale quello di creare dei superuomini, dei super-soldati. In breve, degli esseri dotati di poteri incredibili sia per forza che per agilità o per capacità di guarire rapidamente dalle più gravi ferite. Non so se l'obiettivo finale è di vendere una simile ricerca a dei governi o dei gruppi terroristici, o se loro stessi vogliono così imporsi al mondo, ma il loro fine non è la mia preoccupazione principale. Il loro progetto, chiamato OTOME, si suddivide in cinque sotto progetti principali: Ruby, Pearl, Coral, Silver Ice e Ametista. Non so dirti però cosa distingue un sotto progetto dall'altro. Ciò che so è che il Terzo Distretto non si preoccupa di chi possa soffrire... o morire affinché il progetto abbia un esito positivo."

"Tu sei stata... una delle loro cavie d'esperimento?" Capì finalmente Shizuru.

Viola sentì gli occhi bruciare dalle lacrime che si rifiutò di versare.

"Sì," annuì, con un nodo alla gola.

"E sei riuscita a scappare?"

"Solo fisicamente. Da qualche parte, io sono ancora prigioniera del Terzo Distretto. I miei pensieri, le mie scelte... il mio futuro è nelle loro mani."

Viola sentì le mani di Shizuru stringere le sue e donarle forza, la certezza di essere lì in quel momento e non là sotto, incatenata ad uno dei loro tavoli operatori.

"Sei venuta a cercarmi perché... cosa? Hai scoperto che noi siamo sopravvissute ad uno - tre Distretti, scusami - e che li abbiamo sconfitti?"

Viola avvicinò il proprio viso a quello di Shizuru, stringendo a sua volta le mani con quelle della ragazza.

"No, no, Shizuru," mormorò, non avendo il cuore di ricordare alla ragazza che lei era l'unica persona con cui era venuta a parlare. "Per dirti che vi danno la caccia. Il loro progetto... non funziona sugli esseri umani normali. Le nanomacchine che devono conferire le capacità di un superuomo non vengono accettate dall'organismo. L'individuo che le riceve deve già essere forte alla base per poterle sopportare. E il Terzo Distretto sa che le HiME hanno mantenuto una parte della loro forza, della loro resistenza. Nessun essere umano può ancora uguagliarvi, anche se non potete più invocare i vostri Child o i vostri elementi."

Un breve silenzio, il tempo che Shizuru capisse ciò che Viola le aveva appena detto.

"Ma tu sei sopravvissuta, tu sei..."

"Te."

Viola aveva pronunciato quella parola spontaneamente, senza rifletterci in modo particolare, e lo sguardo di Shizuru fu per un attimo offuscato dall'incomprensione. Viola inspirò profondamente, e liberando una delle sue mani da quelle dell'altra ragazza iniziò a togliersi le lenti a contatto. Shizuru rimase immobile per tutto il tempo mentre il grigio di quegli occhi che aveva imparato a conoscere e ad amare si fece dello stesso rosso che vedeva ogni mattina di fronte allo specchio. Allora la ragazza liberò la sua seconda mano da quella di Viola prima di alzarsi e indietreggiare.

"Non capisco."

"Le... le nanomacchine hanno questo effetto collaterale di attivare delle zone del cervello che non dovrebbero poter essere utilizzate. Questa cosa permette di avere delle capacità sovrannaturali," cercò di spiegare.

"Ero a tanto così dal crederti," esclamò Shizuru, arrabbiata per la propria ingenuità. "E tu mi dici che... cosa? Che tu sei me. Un mio clone? O che puoi assumere il mio aspetto, o..."

"Che io sono il tuo futuro. Che io sono te. Te fra quattro anni."

"No."

La reazione era prevedibile. Improvvisa. Viola inspirò profondamente quell'aria carica di ricordi d'infanzia, e non riuscì a trattenere la lacrima che scivolò dalla coda dell'occhio.

"Mi sarebbe piaciuto mentirti. Davvero. Mi sarebbe piaciuto poter sistemare questa storia senza che nessuna di voi ne venisse a conoscenza. Ma non ho i mezzi necessari per riuscirci."

"I soldi, ovviamente. Rieccoci qua," ironizzò Shizuru, dirigendosi in maniera incospicua verso la scrivania dove aveva individuato la pistola abbandonata da Viola. "Ara, confesso che il metodo per arrivarci è stato sicuramente originale. Faresti fortuna come attrice."

"Non sto scherzando, Shizuru. Le nanomacchine hanno..."

"Ara, come posso credere che esistano delle macchine così evolute da permettere a chiunque di viaggiare nel tempo?"

"E' davvero così impossibile?! Più che invocare delle creature con la nostre semplice forza di volontà? Più impossibile del Carnival?! Più di morire tra le braccia della persona che si ama per poi ritornare in vita?!" Esclamò Viola, nel tentativo di convincere Shizuru a crederle.

"Non entrerò in questa discussione con te," la interruppe Shizuru. "Non so come tu abbia potuto scoprire tutto questo."

"Te l'ho detto. Ma tu non mi hai ascoltata."

"Ti ho ascoltata," la contraddisse Shizuru. "Ma non ti credo."

Viola s'irrigidì appena quando, dopo quelle parole, Shizuru puntò l'arma di cui finalmente si era appropriata sul suo petto.

"Dammi una sola buona ragione per non sparare," aggiunse la ragazza, la mano tremante e il dito già premuto sul grilletto.

"Se spari, se io muoio, quello che è il mio passato diventerà il tuo futuro..."

"Non è una buona ragione," la interruppe Shizuru.

"... e allora Natsuki morirà davanti ai tuoi occhi."


NDA: voilà il capitolo sperando che vi sia piaciuto! Grazie a tutti coloro che si sono presi il tempo di lasciare un commento (e a tutti coloro che ne lasceranno uno!)

Ah, e per psychoforeros: mi dispiace che i tuoi talenti divinatori non siano pienamente sviluppati (ti avrei chiesto di raccontarmi il seguito di tutte quelle storie di cui non vedremo mai la fine :'(). Ma apprezzo lo sforzo, bella idea :p.

NDT: psychoforeros è un utente di fanfiction.net che aveva previsto che Natsuki non lasciasse veramente la proprietà Fujino, s'imbattesse in Shizuru mentre cercava di fuggire da Viola e insieme al signor Anderson riuscisse a salvarla in questo capitolo^^

  
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