Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: DoctorFez1988    14/10/2014    2 recensioni
La storia che state per leggere non è solo una rivisitazione del capolavoro originale di R.L. Stevenson (lo Strano del Dottor Jekyll e del Signor Hyde), ma anche della recente versione fumettistica creata dai maestri del settimanale Topolino (Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e Mister Hyde), insomma è quasi un insieme delle due versioni, ma con la mia aggiunta personale e i personaggi sono tutti provenienti dai più famosi classici film Disney, a cominciare da Frozen - Il regno di Ghiaccio, la Bella e La Bestia, Tarzan, Rapunzel e tanti altri. Il bello è che sarà quasi tutto al femminile, come noterete leggendo il racconto, quindi non meravigliatevi troppo se nell'epoca vittoriana di londra troverete giovani, romantiche e intriganti donne che fanno mestieri come quelo di medico, naturalista, avvocato e persino... poliziotto. Spero che questo racconto vi faccia emozionare e vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passeggiando per le Strade di Londra
 
Belle, moglie dell’avvocato Utterson, era una donna dall’aspetto dolce, dal lieve e sincero sorriso; calma, solerte, devota, con una leggera austerità che l’aveva teneramente coltivata assieme al suo amato consorte. Era a volte un po’ timida e romantica, ma anche risoluta e coraggiosa, di solito poco incline alla collera. Possedeva una bellezza semplice e genuina, e un’eleganza sobria, mai eccessiva, eppure adorabile. Era persino grande amante di romanzi, passione condivisa con serenità da suo marito. Insomma, sapeva comunicare qualcosa di amabile. Quando stava con le persone a lei care, che fossero parenti, amici, o anche semplici conoscenti, nel suo sguardo scintillava un senso di profonda e tenera umanità. Un sentimento che lei riusciva a manifestarlo a pieno più nei gesti che a parola, nonostante tutti amassero la sua squisita pura eloquenza. Fu grazie alle qualità di questa vivace e indipendente, ma allo stesso tempo mitigata e ordinata donna dalla lunga e meravigliosa chioma castana che il cuore di Walt Louis Utterson, una volta scontroso, irascibile, solitario e astioso, fu cambiato in qualcosa che ora richiamava umiltà, compassione, romanticismo e gentilezza. Belle e il suo amato si erano conosciuti all’università di Oxford, entrambi studenti nella facoltà di legge. Come molti parrucconi accigliati e figli di papà arroganti, Utterson non vedeva di buon occhio che una donna come Belle studiasse il mestiere dei legali. Utterson era un giovanotto alto, vigoroso e affascinante, i capelli splendidamente rossicci e gli occhi di un azzurro scintillante. Si considerava un novello donnaiolo che cercava di seguire le orme di Giove, ma il suo caratteraccio lo rendeva persino odioso per le ragazze, per non parlare del fatto che seguisse di malavoglia gli studi di legge come avrebbe voluto suo padre. Almeno era questo l’animo del giovane prima che conoscesse Belle, che nonostante quest’ultima non lo trovasse sopportabile, intravide in lui qualcosa di teneramente fragile e amareggiato nel suo cuore. All’inizio i due non potevano incontrarsi senza doversi punzecchiare a vicenda, di scontarsi e di discutere, spesso animatamente. Poi però, dopo alcuni cruciali eventi e con il passare del tempo, entrambi iniziarono a imparare l’uno dall’altro, ad aprire il proprio cuore e le frecce di Cupido fecero il resto. Finalmente era sbocciata la rosa del loro amore, che mai si sarebbe appassita, che divenne più forte e inflessibile con il passare dei giorni.
 
Una volta che entrambi ebbero preso la laurea in giurisprudenza, la giovane coppia di avvocati celebrò le proprie nozze circa un anno dopo, e aprirono il loro studio legale nel proprio nido d’amore, una semplice e adorabile casa, decorosamente spaziosa, situata in uno dei quartieri più tranquilli di Londra. Assieme a loro, vivevano altre quattro persone nella casa, che ormai erano considerate quasi come membri della famiglia. Il primo fra i quattro era un romantico e affabile maggiordomo e cuoco che veniva dalla Francia, si chiamava Lumière ed era magro e asciutto come un candelabro. Poi c’era il signor Tockins, un uomo rotondetto, di bassa statura, con baffetti che sembravano le lancette di un orologio, che aveva la mansione di segretario e contabile dello studio legale degli Utterson. Era un tipo pomposo, serio, leale, severo e facile alla tensione, puntuale come un orologio svizzero, ma anche molto dolce, loquace e allegro quando era necessario. La terza persona era Miss Bric, domestica e governante, una simpatica e robusta donna dal naso all’insù come una teiera da tè, con un temperamento materno, caritatevole, saggio, educato, rigoroso, ordinario e senza tanti fronzoli. Il quarto ospite di casa Utterson era Chicco, figlio unigenito di Miss Bric. Chicco era un amabile e birbante bimbetto dai capelli biondi, che riempiva la dimora con le sue gioiose risate. Il piccolo viveva in una stanza vicino a quella della madre e, come suo segno distintivo, aveva un dente leggermente scheggiato, che invece di deturpare il suo faccino, lo rendeva persino più adorabile. Bisogna sapere che, da quando gli Utterson avevano aperto il loro studio legale, il tempo nella loro dimora scorreva tranquillo e sereno, scandito però anche da casi giudiziari che passava tra le mani della coppia, che si divideva il lavoro con amorevole equilibrio. Più che altro, quelle che gli Utterson dovevano affrontare nel tribunale, erano spese cause apparentemente perse, ma loro, con un’onesta, coraggiosa e umana perseveranza, riuscivano spesso a vincerle, anche a costo di pestare i piedi a nobili arroganti e/o personalità dell’alta società londinese, spesso con la puzza sotto il naso, che spesso cercavano di velare le loro ipocrite, speculatrici, disoneste e ingiuste azioni, spesso compiute a spese di poveracci onesti, che chiedevano solo di vivere con dignità e un minimo di benessere, personale o famigliare che fosse.
 
Belle aveva inoltre la fortuna di avere in famiglia la miglior cugina che si potesse desiderare, una vivace e graziosa ragazza di nome Rapunzel Enfield. Un poco più giovane di Belle, Rapunzel era una deliziosa creatura dai lunghissimi capelli sfiorati dal tocco di Mida, gli occhi come due splenditi smeraldi e il viso di una dolcezza accattivante. La biondina possedeva un carattere gentile, timido, romantico e sbarazzino, con un’inclinazione più energica, infantile, creativa e curiosa di quando potesse essere Belle. Rapunzel, ragazza di belle speranze, sognava di diventare una grande pittrice, e fortunatamente possedeva il talento, la passione, la perseveranza e la pazienza di un artista. Aveva inoltre un fidanzato, un giovanotto di nome Eugene Gray, un tipo simpatico e affascinante, romantico, un po’ narcisista, furbetto e a volte parecchio testardo. Il ragazzo dalla scura chioma, pizzetto e gli occhi di un magnifico bruno chiaro, studiava giurisprudenza ed era diventato allievo presso lo studio legale degli Utterson. Rapunzel e il suo amato avevano un appartamento in affitto in un condominio vicino alla dimora degli Utterson. Le due cugine si volevano un gran bene a vicenda e ormai si consideravano come sorelle, mentre Eugene era divenuto buon amico di Walt.
 
Un giorno, il signor Utterson annunciò a sua moglie che sarebbe partito per Oxford, assieme a Eugene come assistente personale, per fare le veci del maestro di giurisprudenza all’università per qualche tempo. Anche se la cosa la intristiva parecchio, Belle era una donna compressiva e paziente, e augurò la buona sorte al suo amato per il soggiorno a Oxford, e i coniugi si scambiarono la promessa di scrivere il più spesso possibile una lettera all’uno all’altro. Rapunzel non riuscì a evitare di versare qualche triste lacrima nel doversi separare, anche se solo per un breve periodo, dal suo amatissimo Eugene. Si presentò però anche un vantaggio confortante in quella triste e sofferta separazione. Infatti, Belle fece preparare la stanza degli ospiti per Rapunzel, in attesa del ritorno dei loro principi azzurri, fece sì che la cantina sotto la dimora divenisse lo studio degno di un pittore per i lavori della cugina. La biondina non finiva più di ringraziare sua cugina per tutto questo. Quella convivenza tra cugine avrebbe addolcito il periodo di malinconia fino a quando sarebbero ritornati i loro uomini da Oxford. Almeno due o tre volte la settimana, le due cugine ricevevano un pacco con dentro due lettere da parte dei loro rispettivi uomini, con lo scopo puro e sincero di confortare le loro amate, che rispondevano con altrettanta solerzia quelle missive. Con il passare del tempo, Rapunzel diventò la persona più amata di casa Utterson, al pari di sua cugina. La dolce convivenza delle due giovani aveva fatto nascere delle abitudini durature, che sarebbero rimaste salde anche con il ritorno dei loro rispettivi amati, come il tè delle cinque di pomeriggio e le passeggiate domenicali. Per Belle, quest’ultima attività era un modo rilassante per stendere i nervi dopo una settimana di lavoro nel gestire lo studio legare e dare battaglia al tribunale senza l’appoggio di suo marito, e la compagnia di Rapunzel rendeva quelle scampagnate per le strade londinesi ancora più piacevoli. Durante quelle passeggiate, infatti, Rapunzel dava sfogo a tutta la sua gioviale vitalità, non perdendo occasione di giocare con i bambini per strada, sotto lo sguardo divertito di sua cugina, fare le coccole ai mici vagabondi, visitare graziosi negozi e bancarelle al mercato, respirando l’aria delle tipiche vie londinesi e facendo conoscenza con persone affabili e simpatiche. In quelle tranquille e vivaci passeggiate, le due cugine davano sempre il benvenuto, con evidente gioia, all’arrivo di un terzo conoscente.
 
Durante uno dei loro pellegrinaggi domenicali, in una luminosa giornata di marzo, si ritrovarono per caso nella via di un quartiere di febbrile operosità, situato in un punto piuttosto lontano dalla casa degli Utterson. Quel giorno Belle indossava un semplice e gradevole vestito blu e un delizioso cappellino dello stesso colore e una rosa rossa posta sopra di esso, che rispecchiavano la sua personalità. Sua cugina invece indossava un abito leggermente più sfarzoso e vivace di quello di Belle, con colori che variavano dal rosa al lilla, ed era accompagnato da un copricapo più grande, decorato con magnifico fiore giallo. La strada dove le due cugine stavano percorrendo, nonostante fosse normalmente pervasa da quiete amabile, era l’epicentro brulicante del viavai di mercati, soprattutto durante i giorni feriali. Il quartiere era pieno di decorose abitazioni, appartenenti a persone con un notevole tenore di vita, botteghe di tutti i generi, i cui proprietari, nella più pura e semplice onesta, facevano a gara per accattivarsi nuovi clienti. Si poteva costatare che la zona in questione era una delle più pulite e ordinate di Londra, come se ogni notte fosse tirata a lucido prima dell’ascesa del sole mattutino. In confronto ad esso, gli altri quartieri che gli stavano attorno erano ricoperti da un lieve velo di squallore. C’era però una macchia che sfigurava quel candido luogo, per quanto insignificante fosse. Se qualcuno camminasse per quella strada verso oriente e voltasse lo sguardo verso alla sua sinistra, noterebbe sicuramente che la fila di Botteghe era tranciata in due per dare accesso a un cortile, e proprio in quel punto un edificio dall’aria cupa pretendeva su quella via il proprio frontone. Era un fabbricato a due piani privo di finestre. Al piano terra si trovava solo una porta sovrastata dalla superfice di una muraglia, sulla quale sembrava essere stata dipinta dallo scuro colore della decadenza e dell’abbandono, che proseguiva inarrestabile fino alla gronda. Sotto ogni punto di vista, quella porta urlava i segni della rovina, come se fosse stata sfiorata dalla mano della signora di Helheim. Quella porta, priva di campanello e batacchio, aveva la vernice che, con il trascorrere del tempo, aveva perso tutto il suo colore, ed era ricoperta da bolle e screpolature, da farla sembrare l’entrata di una cripta abbandonata. Vicino a quell’uscio, si accucciavano i gatti randagi, che spesso ci facevano gli artigli sul legno. I perditempo, che fossero vagabondi, scolari monelli o giovanotti irrispettosi, avevano ormai tracciato tutti i colori del vandalismo si quel povero varco, senza che nessuno prendesse la briga di cacciarli via o ripararne i danni. Rapunzel e sua cugina passeggiavano dall’altro lato di quella via ma, quando furono all’altezza della porta, la prima ebbe un sussulto d’inquietudine, spegnendo la vivace allegria che l’aveva accompagnata fino a quel momento, come se temesse da quella soglia potesse emergere un orribile mostro. Belle non poté non notare il cambiamento d’umore improvviso di sua cugina e gli chiese preoccupata:
 
“Che cos’hai Rapunzel?” La biondina guardò sua cugina con sguardo indeciso e timoroso, come se avesse un terrore profondo di rivelare i suoi pensieri connessi a quella porta sfigurata. Dopo un lungo attimo di esitazione, la biondina infine rispose con una voce meno squillante del solito:
 
“Vedi cugina, quella porta laggiù mi riporta alla mente il fattaccio di un terribile e inspiegabile scandalo!” Belle guardò la porta indicata da sua cugina, per poi rivolgere di nuovo lo sguardo a quest’ultimo, con aria di curiosità e perplessità.
 
“Te la sentiresti di raccordarmelo?” Chiese Belle a sua cugina, con tutta la dolcezza e la gentilezza che poteva avere nella voce. Rapunzel, seria in volto, iniziò allora a raccontare la sinistra e insolita storia di quella porta, collocata a uno sconvolgente antefatto avvenute tra le via di Londra.
  
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