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Autore: Naxi_4ever    14/10/2014    6 recensioni
PARINGS:JORTINI-LODOGGERO-FALBA-MECHIANI-accenni DIELARI
Cinque ragazzi vivono in un mondo parallelo,loro sono i paladini di Eraclyon,un altrove senza spazio e senza tempo,un grande nulla al centro dell'infinito.
La loro missione é riuscire a salvare questo mondo dai Guerrieri del Buio,residenti del Regno di Phobos,situato nell'esatto contrario di Eraklyon: al centro dell'entroterra.
Ma questi guerrieri non solo sono imperterriti nel voler compiere la loro missione e dominare su Eraklyon,loro vogliono conquistare la Terra.
Proprio per questo Caleb,Cedric,Ralph,Lumien e Orube intraprendono una delle missioni piú importanti per il loro popolo: andranno sulla Terra con un'identitá completamente diversa,per catturare i Guerrieri. Unica regola: nessuno lo dovrá scoprire.
Per di piú saranno costretti a frequentare un college a Chicago,convivendo in una casetta insieme ad altre ragazze.
Riusciranno ad abituarsi alla nuova vita?
Le coinquiline scopriranno il loro segreto?
Riusciranno a catturare i cavalieri?
E infine,sulla terra saranno davvero gli unici appartenenti a quel mondo?
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5


Era ormai passata una settimana dall'inizio delle lezioni,sei giorni dalla partenza degli Eraklyoniani. 
Quel poco tempo era bastato per adattarsi,bene o male,alla vita sulla Terra. Ma non tutto era cosí facile per loro. La vita non era cosí tranquilla come ad Eraklyon. Sicuramente aveva molti piú problemi; come qualsiasi persona incontrata laggiú fino ad ora,d'altronde. Ad Eraklyon si era piú spensierati,non si pensava molto al futuro. O almeno,non ci si pensava fino all'ora di intraprendere la missione. Quella missione desiderata e temuta da tutti,allo stesso tempo. Quella missione cosí pericolosa ed emozionante. Quella missione cosí importante,forse anche troppo per essere assegnata a ragazzini alle prese con la conoscenza dei loro poteri. 
Ma tutti erano cresciuti cosí,ad Eraklyon. 
E a molti era piaciuta cosí tanto la vita terrena che avevano deciso di trasferirsi laggiú. 
Ma per ora,nessuno di loro aveva trovato buoni motivi per potersi fermare per sempre; per non tornare mai piú in quel posto,su,a metri e metri di altezza,che era la loro casa. 

Era il secondo lunedí scolastico che sorgeva nella cittá di Chicago,la sesta sveglia che,con il suo trillo fastidioso,costringeva i ragazzi ad alzarsi dai loro letti caldi. 
Alba spinse un braccio fino al comodino,cercando con la mano l'oggetto che emetteva quel suono cosí irritante. Non aveva ancora aperto gli occhi,non perché non riuscisse,ma semplicemente perché non voleva. Non aveva nessuna voglia di iniziare un altro giorno in quella casa di matti,in quella scuola estremamente pazza abitata da gente cosí anormale che avrebbe potuto riempire uno studio psicologico per essere curata. 
Trovata la sveglia,ancor piú difficile fu la ricerca del pulsante per spegnerla. Sicuramente la ragazza non era aiutata dalla sua posizione apparentemente molto scomoda: corpo voltato verso destra,gambe incrociate su se stesse,un braccio sotto alla testa e l'altro alla ricerca del pulsantino. Di certo non era molto comodo spegnere una sveglia senza girare il corpo dall'altro lato,soprattutto ad occhi chiusi! 
Ma a quanto pare Alba voleva rendere le cose piú difficili. Il perfetto specchio di sé stessa,d'altronde. 
Di certo poteva essere considerata una delle persone piú complicate e contorte della casa,se non dell'intero college. 
Nessuno dei suoi coinquilini l'aveva vista sorridere,nemmeno una volta. Sembrava che lei fosse troppo per tutti,che non volesse nessuno tra i piedi. 
Non girava molto per l'appartamento,se non per prendere qualcosa che aveva dimenticato in giro. 
Le uniche volte in cui si sentiva la sua voce erano causate dalle ramanzine che era costretta a fare a Mercedes. Ovviamente seguite da ripicche della bionda,che amava vederla strillare come una iena in mezzo a tutti. 
Ma ad Alba non fregava essere sentita o meno,lei faceva quello che decideva di fare,senza badare al luogo dove si trovava o alla gente che aveva intorno. 
Presa dalla rabbia,la ragazza scaraventó la sveglia a terra. 
-Stupido pulsante- le si sentí sussurrare di seguito. 

-Alba cazzo!- 
La voce di Mercedes echeggió in tutta la stanza,svegliando anche i due Eraklyoniani che dovevano avere un sonno davvero pesante,per non aver sentito la sveglia. 
-Cosa vuoi puttanella?- rispose in rimando la mora,mantendo ancora la stessa posizione e gli occhi chiusi. 
-Raccogli quella cavolo di sveglia! Ma ti pare il caso svegliarmi a quest'ora del mattino? E tutto per lanciare una sveglia? Se proprio vuoi lanciare qualcosa che so,butta te stessa dal balcone!- sbraitó la bionda sedendosi sul letto,rivestito dalla coperta fuxia che aveva riposto lí il primo giorno. 
-Magari potessi,ma vedi,siamo al piano terra- ribatté senza nessun tono. Stranamente non aveva usato quegli urli incazzati di quando parlava con Mercedes. Forse perché era mattina. 
-Non vedo comunque perché dovresti prendertela con la sveglia!- urló di nuovo l'altra,prima di sdraiarsi di nuovo a pancia in giú. 
-Ragazze,non vorrei interrompervi,ma dobbiamo alzarci. Vedete,tra poco iniziano le lezioni- le avvisó Facundo mentre scostava la coperta dal suo corpo,mettendo in mostra praticamente tutta la sua pelle,dato che dormiva in boxer. Ma la luce era ancora spenta,non avrebbe avuto problemi o imprevisti di alcun tipo con le ragazze. 
Entrambe scoppiarono a ridere dopo la sua affermazione. 
-Certo Facundo. La scuola- disse Mercedes dopo aver spento la risata. 
Il ragazzo le guardó stranito. Di solito si svegliava sempre prima di loro,si cambiava e usciva con gli altri al bar del college fino alle otto. A quell'ora si dirigeva a lezione,ma neanche in quel caso vedeva le sue coinquiline,che stavano nell'altra classe. 
-Davvero non capisci? Ma dai,cosa te ne frega delle lezioni quando puoi vivere in una casa tutta tua,senza genitori ad obbligarti ad andarci? Taglia per un giorno,non vorrai essere l'alunno modello- ribatté Alba sorridendo all'espressione quasi sconcertata del ragazzo,intravista nel buio della stanza. 
Dopo pochi minuti di silenzio,Facundo sembró aver capito cosa Alba volesse dire e si sdraió di nuovo sul lato destro del corpo,infilando una mano sotto al cuscino. La coperta peró era rimasta a terra,dove era stata lanciata poco prima. 
Xabiani invece stropicció gli occhi e corse subito fuori dalla camera dopo aver visto sgattaiolare fuori la bionda. 
Alba si sistemó con la schiena contro la testiera del letto,avendo ormai perso sonno. 
Si soffermó ad osservare i lineamenti delicati ma decisi del viso di Facundo,che dormiva nel letto davanti al suo; separati dallo spazio di una scrivania. 
Poi scese verso il suo corpo,lungo la linea degli addominali evidentemente palestrati,coperti dall'ombra. 
Da quando suo padre aveva conosciuto la sua matrigna,non lo aveva piú guardato in faccia per molto tempo. Non concepiva l'idea che avesse sostituito cosí in fretta sua madre,la donna che a quanto pareva avesse amato con tutta l'anima,con quella persona subdola,cattiva. Non capiva come avesse potuto dimenticare con tanta facilitá sua moglie solo per il fatto che fosse partita per il Paradiso. 
Perché sicuramente era quello che aveva raggiunto. 
La madre di Alba era una persona buona come il pane. Aveva sempre giocato con lei durante i primi sei anni della sua vita,le aveva regalato tutto l'affetto possibile. 
Ma tutto era cambiato con la sua morte. Era avvenuto tutto all'improvviso. Quelli che inizialmente erano attacchi d'asma si fecero piú forti,e la sua protesta contro l'abbondanza di farmaci a vita non aiutarono il suo destino.
Alba aveva deciso di non indossare la classica maschera sorridente e spensierata dei ragazzi nelle sue stesse condizioni. Il mondo era diventato nero,e cosí aveva voluto che rimanesse. 
Due anni dopo,questa nuova donna entró nella sua vita. Inizialmente sembrava cosí gentile e simpatica,ma poi aveva iniziato a vederla in assenza di suo padre per l'organizzazione del matrimonio,e lí aveva scoperto la sua vera identitá.  
Crudele,doppiogiochista. Non aveva mai conosciuto nessuno con la sua doppia faccia. 
Ma era inutile dirlo a suo padre,tanto,non l'avrebbe ascoltata. 
La sua esistenza fino all'entrata al college era stata tormentata dalle continue critiche della matrigna,dai ricatti. 
Dopo essersi rigirato diverse volte,anche Facundo aprí gli occhi e mise le mani dietro alla testa,appoggiandole alla testiera del letto. 
I suoi occhi incrociarono quelli di Alba,che non abbassó lo sguardo. 
-Convertito alla beata attitudine del non andare a scuola?- chiese lei sollevando un sopracciglio.
Facundo lasció scappare una risata,spostando la testa verso la finestra -Forse sí- 
Alba alzó un angolo della bocca,quasi un un sorriso che si affrettó ad eliminare.
Ma ormai il compagno di stanza se n'era accorto,era quasi soddisfatto di esserci riuscito. 
In quella prima settimana,dal giorno della scommessa con Xabiani,si era avvicinato molto a lei,o almeno ci aveva provato. 
Aveva capito che quella ragazza non apprezzava i metodi affrettati. Ma forse avrebbe dovuto aspettarselo,insomma,tutti sapevano com'era fatta. 
Dopo il tentativo di abbracciarla per darle la buona notte,seguito da una gomitata nello stomaco,aveva deciso di cambiare metodo. 
Sarebbe diventato suo amico,l'avrebbe conosciuta meglio e,una volta scoperto cosa le piacesse,sarebbe passato all'azione. 
Sicuramente il loro rapporto era molto migliorato rispetto all'inizio,ora riusciva a scambiare almeno due parole con lei senza che se ne andasse via con la solita espressione cupa. 
-Allora,a quando il nuovo taglio?- 
Facundo venne risvegliato dai suoi pensieri dalla voce della ragazza,che lo stava squadrando con un mezzo sorrisetto. 
-Mai,te l'ho giá detto- replicó scuotendo l'indice davanti a sé. 
Alba gli aveva ripetuto svariate volte di tagliarsi i capelli,cosí ricci e folti come un cespuglio castano,ma lui non ne aveva intenzione. Voleva mantenere almeno un particolare Eraklyoniano,e poi,non gli stavano cosí male! 
La ragazza sbuffó e alzó la coperta sopra all'ombelico. Facundo abbassó prima una gamba,poi l'altra e si alzó in piedi. -Quello di cui hai bisogno é un pó di affetto- disse avvicinandosi al suo letto -Un pó di calore- continuó abbassandosi verso di lei,pronto ad abbracciarla. Venne bloccato da un paio di mani abbastanza forti da trattenerlo poggiate sul suo petto -Facundo,vattene- 
Ed ecco tornata la Alba di sempre. 
Lui cercó di avvicinarsi ancora,resistendo alla tensione delle braccia della ragazza,ma alla fine cedette,spostando tutto il suo peso su queste. 
-Facundo,togliti. Vai a vestirti- ordinó di nuovo Alba esercitando piú forza in modo da allontanarlo del tutto. 
Non voleva affezionarsi a nessuno in quella casa. Aveva commesso un errore a mostrarsi cosí amichevole con lui,ecco le conseguenze. 
Facundo staccó dal muro la mano che aveva appoggiato per avvicinarsi a lei e scosse la testa,iniziando a camminare verso la porta dopo lo sguardo,tornato il solito secco e pungente,di Alba. 

In classe,Martina stava seduta nell'ultimo banco in fondo,con la testa poggiata sulla mano destra e lo sguardo annoiato perso nei suoi pensieri. 
Accanto a lei c'era Lodovica,che prendeva qualche appunto quá e lá mentre scarabocchiava la parte destra del foglio. 
-Quanto manca?- mimó con le labbra la ragazza dalle punte rosse,indicando un falso orologio sul polso. 
Lodovica alzó le spalle,guardandosi in giro alla ricerca di un orologio appeso da qualche parte,con scarsi risultati. 
Martina si abbassó sulla sedia,togliendo dalla borsa,appoggiata davanti a lei,il suo cellulare. La compagna di banco le rivolse uno sguardo di rimprovero,ma lei lo ignoró. Aprí WhatsApp e fece scorrere le conversazioni in cerca di quella con Jorge. 
Avevano legato molto in quella settimana,anche se i litigi,seppur piccoli,non erano mancati. Capitava spesso che discutessero per un cuscino fuori posto,o per aver utilizzato una tazza dopo che l'altro l'aveva appena pulita. Ma la loro amicizia era cosí,non riuscivano a stare insieme nella stessa stanza senza qualche spintone seguito da un abbraccio per farsi perdonare. 
"Ehi" scrisse sulla chat.
Osservó l'ultimo accesso: 8.04 del mattino. 
Doveva essere partecipe di qualche lezione molto interessante,oppure era presente un professore con la vista talmente acuta da poter riconoscere un cellulare nascosto,pensó Martina mentre aspettava una risposta. 
Bloccó lo schermo e ripose nuovamente il telefono in una tasca interna della borsa. Subito dopo notó un foglietto ripiegato piú volte su sé stesso sopra al banco. 
Si voltó verso Lodovica,che continuó a scrivere,mentre un piccolo sorriso si dipingeva sulle sue labbra. 
Tini aprí il biglietto e vide la scrittura distorta dell'amica comporre la frase "Novitá? Jorge?" 
La squadró con sguardo incredulo. 
Non credeva che Lodo pensasse a loro due come qualcosa che non fosse amicizia,semplicemente perché non lo era! 
Si affrettó a rispondere "Che!? Lodo,togliti questa idea dalla testa!!" 
Ripiegó nuovamente il foglietto con le esili dita coperte da anelli in bigiotteria,poi lo posó vicino all'astuccio della compagna.
Venne subito letto dall'altra,che lo stropicció per poi infilarlo nello zaino grigio,si voltó verso Martina e alzó un sopracciglio contrariata. 
La mora alzó le mani e si avvicinó all'altra fingendo di raccogliere una penna caduta a terra -Siamo amici,mettitelo in testa- sussuró con un tono che non ammetteva repliche. 
Lanció uno sguardo alla classe; c'era un solo banco vuoto,quello di Alba,che ancora non si era presentata a lezione. Solitamente arrivava qualche minuto in ritardo,ma oggi non si era ancora fatta viva. Probabilmente aveva tagliato; per quanto l'avesse conosciuta,non le sembrava che le potesse fregare un granché. 
Riprese il cellulare e appoggió la schiena contro la parte,nascondendolo dietro alla colonna che aveva davanti. 
Abbassó la tendina delle notifiche e cliccó sul messaggio di WhatsApp,che la portó automaticamente alla chat con Jorge. Aveva risposto con un "Ciao :)"
Martina esitó un attimo,mentre fissava l'online sotto al nome dell'amico. Dopo pochi minuti si decise a rispondere. 
"Lezione interessante?"
L'online venne sostituito da un: ultimo accesso oggi alle 9.01,ma ricomparve subito dopo; probabilmente doveva aver visto la notifica. 
"Non so cosa possa avere di interessante la matematica,ma almeno la prof non sta scrivendo file di equazioni alla lavagna,quindi direi accettabile" 
Jorge posó il cellulare accanto alla calcolatrice,senza pensare minimamente al nasconderlo. Ad Eraklyon si potevano tranquillamente utlilizzare gli ePhone,programmati in modo da bloccare qualsiasi accesso ad applicazioni che non avevano niente a che vedere con la scuola. 
Ora che si trovava sulla Terra,gli sembrava strano poter utilizzare i messaggi o quella specie di enciclopedia contenente qualsiasi cosa volevi,meglio conosciuta come Internet,in classe. Ma quello che Jorge non sapeva era una delle regole principali del college: divieto di cellulari nelle ore di lezione. 
"Sicuramente é meglio fingere di ascoltare matematica,piuttosto che subirsi tre ore consecutive di storia" 
La risposta di Martina attiró l'attenzione di Jorge,che avvicinó nuovamente al viso il suo telefono,pronto a rispondere. 
-Blanco! É un cellulare quello?- 
Ed ecco arrivato il momento. Entro pochissimo Jorge avrebbe appreso la regola infrangibile. 
-Blanco,faccia un pó vedere!- ordinó con aria severa la professoressa,una donna sulla trentina vestita esclusivamente di bianco. 
Il ragazzo uscí da WhatsApp confuso,poi bloccó lo schermo e porse il telefono alla donna. 
-Senta ragazzo mio,non so cosa lei abbia imparato nella scuola che frequentava,ma sicuramente non ad essere furbo. Comunque sia,se era abituato ad utilizzare questo aggeggio fin troppo moderno durante le ore di lezione,vorrei informarla di dare un'occhiata al regolamento di istituto,perché dovrebbe sapere che quí i cellulari sono assolutamente vietati durante le ore di lezione!- 
Finita la ramanzina e dopo aver accumulato la giusta dose di rossore e rabbia,l'insegnante tornó a sedersi dietro la cattedra,sulla quale appoggió l'oggetto.
Tiró un respiro profondo e si lasció cadere con la schiena contro lo schienale. -Domani mattina potrá venire a ritirarlo- disse poi con tono decisamente piú calmo.
Ruggero,che stava seduto accanto a Jorge,gli diede una gomitata sul braccio per farlo riprendere dalla trance in cui era caduto dopo la sgridata dell'insegnante. 
-Bella sclerata,eh?- domandó ironicamente all'amico. 
Jorge si voltó verso di lui,ancora con gli occhi spalancati dagli urli che aveva lanciato la donna,annuendo. 

Finalmente era arrivata la pausa pranzo; tutti i ragazzi uscirono insieme dalla classe,diretti verso l'aula delle ragazze. Durante la settimana precedente avevano deciso di fare a turno per chi dovesse aspettare chi,per poi andare a mangiare tutti insieme. 
Certo,c'era chi come Alba o Candelaria non accettava e preferiva tornare nell'appartamento,ma alla fine ci si divertiva. 
In cosí poco tempo si era creato un bel legame tra la maggior parte dei ragazzi,una bella cosa dato che avrebbero dovuto vivere insieme per cosí tanto tempo. 
Ma se si osservava bene quella tavolata al centro della mensa,dopo quella gioia che pareva cosí reale e perfetta,si notavano i sorrisi tirati di chi non ha niente in comune con gli altri,le risate imbarazzate di quando non si sa cosa dire,persone che guardavano semplicemente nel loro piatto con la paura di essere di troppo nelle amicizie giá formate. 
Si poteva dire che fosse nata un'amicizia,ma non che fosse vera. 
-Jorge,metti questa sulla mia sedia,non voglio che nessuno occupi il mio posto- disse Ruggero porgendo all'amico la sua felpa blu.
-Dove devi andare campione?- chiese Jorge dandogli una gomitata sul braccio e stringendo nella mano destra l'indumento dell'amico. 
Ruggero sorrise,poi si appoggió al muro di fronte alla classe delle coinquline. -Voglio conoscere meglio Lodovica. Non so se hai notato,é cosí chiusa,non parla mai... Ha questa luce nera negli occhi e voglio capire perché- spiegó risoluto mentre porgeva attenzione alle linee in uniposca nero che coprivano una colonna vicina agli armadietti. 
-Sai,credo di aver visto che questa oscuritá diminuisce quando sta con te. Sono gli unici momenti in cui sento la sua voce. Oltre a quando sta con Martina,certo- gli fece notare Jorge scuotendolo dalla spalla. L'amico alzó lo sguardo,quasi incredulo -Dici sul serio?- 
-Certo. Ora vai campione,fa parlare quella ragazza- lo spronó spingendolo verso la porta dell'aula con un occhiolino. 

Alcune ragazze della 1^A,tra le quali Martina e Lodovica,erano state trattenute dall'insegnante di storia per la lettura di una documentazione molto interessante,a detta sua. 
Con dieci minuti di ritardo,finalmente riuscirono ad uscire per la desiderata pausa. 
Lodovica venne fermata sulla soglia dal ragazzo con il ciuffo castano con cui aveva molto legato. Strano da parte sua,lo pensava anche lei. 
Perché era riuscita ad avere un amico? Ma soprattutto,che ci vedeva lui,o Martina,in una come lei? 
Non credeva che avrebbe potuto aprire di nuovo il suo cuore per qualcuno,ma non lo aveva fatto di proposito,sentiva soltanto di riuscire a parlar loro senza alcun problema.
-Andiamo a mangiare?- chiese lui smuovendola dai suoi pensieri. 
Lodovica si guardó indietro,controllando se Martina si trovasse ancora in classe,ma non la vide. Evidentemente aveva giá raggiunto gli altri. 
Annuí e afferró la mano che il ragazzo le aveva porso,con un sorriso timido. 
-Perché non mangiamo con gli altri?- chiese dopo essersi seduta nel tavolo all'angolo sinistro del bar. 
Ruggero allontanó la sedia per potersi sedere,poi chiamó un cameriere che stava poggiando sul vassoio quello che alcuni studenti avevano lasciato dopo aver finito di mangiare. 
-Volevo solo passare un pó di tempo con te- schioccó un occhiolino -Ti infastidisce?- chiese poi accarezzandole quasi casualmente una mano,appoggiata sul tavolo. 
Lodovica arrossí con questo contatto. Nessuno,a parte la sua famiglia,l'aveva piú abbracciata o toccata dopo l'incidente. 
-No... Certo che no- rispose scuotendo la testa,quasi volesse convincere sé stessa. 
Il cameriere arrivó a servire ció che Ruggero aveva indicato quasi in maniera insignificante sul menú. -Lodovica,é arrivato da mangiare- la avvisó vedendo che fissava imperterrita il pavimento,senza muovere un dito per avvicinarsi a quel bellissimo piatto di pastasciutta. 
-Lodo,cos'hai? Non ti praticamente mai vista sorridere. Hai qualcosa da raccontarmi?- chiese finalmente il ragazzo. Era da tanto che voleva farle quella domanda,ma non voleva sembrare troppo invadente,o fastidioso. 
Ma ora non ne poteva davvero piú,doveva sapere la veritá,voleva aiutarla. 
-Preferirei non parlarne- rispose quasi in un sussurro la mora,allontanando la sua mano da quella di lui. 
Ruggero sorrise -So che ne hai bisogno. Su,sfogati,io sono quí per ascoltarti- la incitó ancora una volta afferrando di nuovo la sua mano,ma questa volta strinse maggiormente la presa per non permetterle di sgattaiolarne fuori. 
Lodovica lo lasció fare,poi si sistemó piü comodamente sulla sedia e appoggió i gomiti sul tavolo,pronta a raccontare. 
Per la prima volta era sicura di volerlo fare. 
Non si era mai sfogata con nessuno: ora ne aveva bisogno. 
-Avevo dieci anni quando mia sorella é morta- 
Fece una pausa; Ruggero fece un piccolo balzo sulla sedia. Ora sí che iniziava a capire molte cose. 
Lodovica annuí,come per fargli capire che era davvero successo cosí. 
-Aveva attraversato la strada d'istinto,nonostante io le avessi detto di no- sistemó dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le era caduta sulla guancia sinistra -Era sempre cosí,non voleva mai ascoltarmi,nonostante sapesse di avere torto. Ma poi veniva sempre a chiedermi scusa- sorrise amaramente -Era cosí dolce- 
Alcune lacrime iniziarono a bagnarle gli angoli degli occhi.
-Ma quel giorno non poté chiedermi scusa con la sua solita faccina da cucciola e l'abbraccio speciale riservato solo a queste circostanze. Un camion aveva percorso quella vietta superando decisamente i limiti di velocitá e la travolse- le lacrime iniziarono a scendere lentamente sulle guancie.
Ruggero era immobile sulla sedia,intento ad ascoltare.
-L'ho vista morire davanti ai miei occhi,capisci? E non ho fatto nulla per salvarla!- alzó la voce,mentre stringeva forte la mano di Ruggero. 
-Questo perché non ne avresti avuto modo- tentó di rassicurarla lui,pur sapendo che sarebbe stato tutto inutile. 
-No,no invece! Avrei potuto trattenerla e non farle attraversare la strada! Avrei potuto tenerla per mano! Avrei potuto fare tante cose per cui quell'incidente non sarebbe avvenuto!- alzó di nuovo il volume,mentre si agitava sulla sedia in preda alle lacrime. 
-Sai che ti dico? Sfogati! Fammi sentire tutta questa rabbia,che sono sicurissimo sta invadendo tutta te stessa! Fammi sentire il tuo odio verso quel maledettissimo camion,forza!- la spronó Ruggero alzandosi in piedi,senza peró rinunciare alla stretta di mano. 
Dopo un secondo di esitazione,anche Lodovica si alzó,portando anche l'altra mano sopra quella del ragazzo. -Vaffanculo a quel bastardissimo camion che ha reso la mia vita una merda!- urló con tutta la forza che,mischiata all'amarezza e al pianto,stava uscendo dal suo corpo. 
Tutti gli studenti si erano voltati a guardarli,ma nessuno dei due ci fece caso. 
-Vai cosí! Sfogati!- gridó di nuovo il ragazzo,quasi divertito dalla situazione. 
-Spero che l'autista sia almeno stato processato,con tanto di tortura! Spero che un giorno possa capitare a lui l'incidente di cui é stato responsabile!- urló ancora,questa volta con un brillio di sfida negli occhi. 
-And the winner is...- disse Ruggero alzando la mano avvolta da quelle della ragazza. 
Lodovica arrossí,rendendosi finalmente conto di tutta la gente che la stava fissando sbigottita. Lui se ne rese conto,perció abbassó di nuovo il braccio e si avvicinó a lei per abbracciarla. 
Come mai aveva fatto,la ragazza si lasció avvolgere dal corpo di Ruggero,cosí caldo e rassicurante. Sentiva che lí era al sicuro,avrebbe potuto finalmente combattere le sue paure. -Grazie- sussurró in un miscuglio tra lacrime di tristezza,mischiate con quelle di gioia e forza che aveva finalmente aquisito dopo tanti anni. 
Ruggero si limitó a sorridere,soddisfatto. Era riuscito a farla stare meglio e,in quel momento,non c'era nulla di migliore. 

Facundo aveva appena terminato di pulire i piatti di plastica che aveva utilizzato con Alba per pranzare. Finalmente era riuscito a parlarle un pó quel giorno,senza avere alcun fraintendimento: la sua tattica stava funzionando. 
Stranamente,non si era comportata come la solita Alba fredda e chiusa. Certo,non aveva composto grandi monologhi,ma era un buon inizio. 
-Ovviamente,puó darsi che siano stati male,ma perché nessuno ha avvisato? A questo punto meglio controllare,non credi?- 
Facundo captó al volo la voce della preside,che probabilmente stava parlando con un collega. La parte peggiore dell'aver capito chi fosse? Si stavano dirigendo verso il loro appartamento. 
Senza pensarci due volte,corse verso Alba,che stava togliendo le briciole dalla tovaglia in sala da pranzo,e la spinse dietro ad uno scaffale. Subito dopo ci si infiló anche lui. 
-Facundo,ma che fai?- urló con un'espressione tra lo spaventata e lo stupita,cercando di spingerlo via. 
-La preside sta venendo quí,fai silenzio- la zittí mettendo un indice davanti alla bocca. 
Come aveva previsto,la porta si spalancó e la donna,accompagnata da ben due professori,si fece largo nella casa. 
Facundo strinse gli occhi,avvicinando il corpo a quello della ragazza. Lo spazio era ben poco,visto che tra lo scaffale e il muro c'erano all'incirca trenta centimetri.
Alba spalancó gli occhi,colta di sorpresa da quel contatto. Tentó di separarsi,ma il braccio del ragazzo che ora la circondava,la trattenne. Si voltó verso di lui infastidita,ma ancora una volta lui le fece cenno di tacere.
Dopo uno sguardo veloce,la preside uscí con un -Spero per loro che non abbiano tagliato,o non so che punizione potrei affidargli!-
Ecco il lato negativo di vivere a scuola,pensó Alba. 
Appena la serratura si chiuse,sgattaioló fuori,come se le mancasse il respiro chiusa lí dentro. 
-Potevi avvisarmi prima di rinchiudermi lí dentro,non credi?- sbraitó avvicinandosi al divano. -Se fossi stata claustrofobica? Non sarebbe stato meglio un "Alba,sta arrivando la preside,nasconditi"?- 
Facundo le si avvicinó di nuovo,con un'espressione colpevole dipinta sul viso. -Perdonami,cercavo solo di aiutarti- 
Alba stava per cedere alla sinceritá del ragazzo,ma tornó subito sui suoi passi -Non ho bisogno del tuo aiuto- disse,questa volta abbassando il volume di voce,mentre camminava verso la cucina.
Il ragazzo le tolse di mano il piatto verde -Questo l'ho giá lavato io- 
Alba sbuffó,infastidita,e afferró un bicchiere poggiato nel lavandino. -Anche questo é giá stato lavato- la riprese di nuovo Facundo.
Silenzio.
-So che non ti é dispiaciuto starmi cosí vicina- replicó lui alzando il sopracciglio sinistro. 
-Non l'avrai vinta cosí facilmente- 
Facundo vide Alba correre via,ma non fece in tempo a capire con quale espressione avesse detto quella frase. Ma aveva detto "non l'avrai vinta cosí facilmente". Significa che l'avrebbe avuta vinta prima o poi? Sarebbe riuscita a cedere? 

Pausa pranzo terminata,Diego non aveva nell'orario nessun corso pomeridiano,perció decise di recarsi nella sua stanza per esercitarsi un pó con la sfera. Da quando era arrivato sulla Terra,non aveva fatto nessun esercizio con i suoi poteri,ma ora ne sentiva la necessitá. E poi,doveva rinfrescare un pó la memoria in caso di qualche attacco improvviso. 
Entró nella casetta,superó il salotto dove Mercedes e Xabiani si stavano sbaciucchiando sicuri di non essere notati e raggiunse la sua stanza. Controlló che non ci fosse nessuno al suo interno,poi chiuse la porta e si infiló tra l'armadio e la piccola parte di muro che faceva da angolo. Si abbassó per aprire il cassetto del comodino che aveva accanto,da cui estrasse la preziosissima sfera. 
La accarezzó tre volte con il dito indice,preparandosi mentalmente a quello che stava per fare: l'oggetto l'avrebbe portato in un piccolo spazio virtuale,dove una simulazione di una battaglia lo aspettava. Ognuno aveva il suo piccolo spazio,ma ogni volta che ci si saliva,lo scenario era differente. Si poteva scegliere di arrendersi,ma secondo i professori era preferibile rimanere fino ad aver svolto la missione.
Le simulazioni non erano basate su alcun tipo di dato,né di paure specifiche; erano semplicemente programmate da alcuni professori di Eraklyon. Si diceva ne esistessero piú di duemila,basate su qualsiasi caso possibile. 
Dopo aver ripreso confidenza con la superficie liscia della sfera,Diego chiuse gli occhi e la fece girare due volte su se stessa,in mezzo alle sue mani. 
In meno di tre secondi venne catapultato nel suo spazio virtuale,che in quel momento era velato da un azzurrino che ricordava lo zucchero filato. 
Ora indossava la divisa da Paladino: pantaloni,maglia,giacca in pelle e anfibi,tutto rigorosamente nero. 
Si avvicinó ad uno schermo trasparente e lo sfioró con la mano destra,facendo apparire tre caselle,con accanto una piccola descrizione. 
Scelse il secondo: prova di coraggio. Era la sfida peggiore,quella che sempre voleva intraprendere. Voleva imparare alla perfezione ad essere impassibile in ogni situazione,gli serviva. 
L'azzurro scomparve,per dare spazio ad un paesaggio simile ad una palude: era buio,tutto era coperto da una gelatina verde che nasceva da un laghetto melmoso al centro. Piú o meno dappertutto si ergevano degli alberi stretti e lunghi di un nero bluastro,colore alquanto strano per delle piante. 
Si preparó ad utilizzare il suo potere,tenendosi all'erta in caso di un attacco. 
Per ora tutto sembrava tranquillo,ma l'atmosfera era inquietante,metteva paura senza che ci fosse qualcosa a causarla. 
Un rumore secco di foglie strappate e dei passi dietro di sé,Diego fece appena in tempo a voltarsi per vedere in estrema vicinanza una creatura che assomigliava apparentemente ad una innocua pianta,se non fosse per i due occhi rossi che si ergevano nel bel mezzo del tronco,seguiti da una bocca contornata da una linea imperfetta di denti affilati marroni,costituiti da rametti fin troppo lavorati. 
Pronto ad utilizzare l'imposizione delle mani,l'albero scomparve. 
Si giró su sé stesso,per avere una visuale completa del paesaggio: vide un ragazzo che sembrava essere innocente. Si avvicinó con cautela,un passo alla volta,senza fidarsi completamente. Arrivato a circa un metro di distanza,il ragazzo ancora non si era mosso; gli occhi neri immobili su un punto fisso,i capelli dello stesso colore pettinati perfettamente con l'utilizzo di una dose esagerata di gel,l'uniforme grigia accuratamente stirata. Non un battito d'occhi,non un respiro. 
Diego si domandó se non fosse morto. 
Ma non poteva lasciarsi ingannare dalle apparenze,in una simulazione nulla era quello che pareva. 
Come non detto,nel giro di un secondo il ragazzo si trasformó nella pianta di prima,feroce,il corpo aguzzo che tremava dalla rabbia,i rami che costituivano gli arti pronto ad infilzarlo come uno spiedino. 
Diego indietreggió agilmente e tese le braccia avanti,pronto ad utilizzare il suo potere,che gli permetteva di curare sé stesso e altri solo sfiorando la ferita,ma anche di infliggere danni a qualsiasi creatura vivente. 
Un colpo netto lo schiantó a terra. Non si arrese e si rialzó,poggiando la mano sulla ferita situata sulla fronte,che grondava sangue. Non ci pensó e afferró un ramo abbastanza grande che si trovava accanto a lui. Lo posizionó davanti a sé a mó di scudo e si riavvicinó. Non era possibile battere un'albero con un'altra parte di albero; chi meglio di una pianta poteva sapere come batterne una? 
Questa volta aspettó a tendere le mani,decise di aspettare il momento opportuno per colpire,prima doveva soltanto distrarre un pó il mostro.
Corse dietro alla pianta e la colpí molto forte,ma questa mossa sembró non servire granché,se non assolutamente nulla. 
L'essere si voltó di scatto,avventandosi verso Diego con piú furia di quella che il ragazzo aveva programmato. Tentó di correre via,ma la pianta fu piú veloce e riuscí a graffiargli la schiena con i rametti che componevano le sue dita.
Il ragazzo cadde a terra,in preda al dolore. La ferita sanguinava ovunque,coprendo ogni centimetro della maglietta,ora impregnata di rosso. 
Cercó di alzarsi di nuovo,tra sospiri e affanno,mentre l'albero era voltato. Nonostante sentiva mancanza di forza,dettata dal sangue che fuoriusciva senza sosta dalla ferita,si rimise in piedi,lottando contro il pulsare su schiena e fronte,sforzandosi per non lanciare un urlo. Finalmente tese le braccia e una scarica di energia uscí dalle mani,colpendo il mostro dritto in uno degli occhi illuminati di rosso. 
Il paesaggio intorno a lui tornó ad essere azzurro,i vestiti magicamente tornarono intatti e le ferite inesistenti. La missione era finita. 
Diego venne catapultato di nuovo nella sua stanza. Toccó la schiena e la fronte dove prima si aprivano le enormi ferite: non c'era nulla. Diede uno sguardo al suo corpo: i jeans blu e la maglia rossa c'erano ancora. 
Camminó,ancora in preda all'agitazione,verso il suo letto e ci si accasció sopra con gli occhi spalancati. Era la prima volta che gli capitava una simulazione cosí. Sembrava tutto cosí reale... 
-Diego?- 
La voce di Candelaria lo fece voltare di scatto. 
-Diego,da dove sei spuntato? Prima non eri quí- 

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Buonasera a tutti! Ed ecco finalmente il quinto capitolo! 
La scuola mi impegna troppo,quasi non riesco a scrivere D: 
Prima di tutto,vorrei dedicare il capitolo a Giorgia e Aurora,che ogni volta mi torturano per poterlo leggere il prima possibile,perció,amatemi per questo u.u 
E vorrei anche ringraziare chi puntualmente recensisce la storia,non sono in molte,ma ci sono ogni volta,quindi grazie <3 
Ed ecco quá,si entra un pó meglio nel contesto della storia,no? 
Perdonatemi per non aver messo i Mechiani,ma non volevo caricare ulteriormente il capitolo,che giá aveva molti avvenimenti.
I Falba si avvicinano,si allontanano,mah
Secondo voi? 
Tra i Lodoggero c'é una bella svolta,ma care fan dei Lodoggero,non cantate vittoria troppo presto perché ci saranno ancora degli ostacoli da superare. 
E poi quell'innocente di Jorge,poveretto,credeva di potere usare il cellulare durante la lezione. Eh no caro mio,le cose non sono cosí semplici. E intanto ha lasciato a metá la chat con Martina...
E finalmente la prima "missione". E Cande? Lo scoprirá?
Prometto che dal sesto capitolo,cioé il prossimo,metteró molta piú magia,infatti i ragazzi potrebbero scoprire qualche persona sospetta...
No,non anticipo niente u.u
Ditemi che ve ne pare :3 
Besoos<33

  
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