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Autore: Princess Kurenai    14/10/2014    2 recensioni
Fanfiction scritte per la SouMako Week.
➥ Day 1 - angst/fluff
➥ Day 2 - alternate universe/crossover
➥ Day 3 - post graduation/elementary school
➥ Day 4 - birthday/families
➥ Day 5 - established relationship/confession
➥ Day 6 - touch/sight
➥ Day 7 - free prompt!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Fairytale
Fandom: Free!
Personaggi: Makoto Tachibana, Sousuke Yamazaki
Pairing: SouMako
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Yaoi, Alternative Universe, Merman!AU
Conteggio Parole: 4400
Note: 1. Scritta per la SouMako Week
2. Non so come definire l’ambientazione, ma non siamo nell’epoca moderna XD
3. La dedico tutta al mio amore che mi ha aiutato tantissimo ç///ç grazie mille!
4. Non betata .w. *lancia cuori* scusatemi!


C'erano tante dicerie sulle sirene. Come quelle che riguardavano il loro canto, in grado di incantare anche il più stoico dei marinai, o quelle sulle loro lacrime che diventavano delle perle e addirittura altre che parlavano dei poteri curativi delle squame delle loro code. Racconti e leggende senza alcun riscontro nella realtà - era in dubbio anche la sola esistenza delle sirene -, ma che da sempre avevano affascinato e alimentato le fantasie dei navigatori e dei cantastorie.

In molti erano partiti alla ricerca di quegli esseri, nella speranza di arricchirsi, ma nessuno era mai riuscito nell'intento di catturare - o anche solo vedere - una sirena. Tutti erano tornati a mani vuote ma con la testa piena di nuovi racconti che non facevano altro che accrescere il mistero e la curiosità attorno alla figura delle sirene.

Sousuke stesso, che sin da bambino aveva ascoltato quelle storie, aveva sempre sognato di poterne incontrare una - parlavano di esseri dalla bellezza fuori dall'ordinario, dotati di poteri al di là della sua immaginazione -, ma crescendo aveva accantonato quel desiderio, iniziando lentamente a considerare il 'mito delle sirene' solo come una favoletta.

Non esistevano prove e lui, che si era ritrovato suo malgrado a dover gestire gli affari di famiglia, non aveva tempo per seguire un qualcosa di irreale... come invece aveva fatto suo padre qualche anno prima.

Lo aveva visto scappare su una nave, inseguendo un sogno e promettendo alla sua famiglia ricchezze inimmaginabili. Credeva davvero nel suo viaggio, ma Sousuke aveva visto quel gesto solo come una fuga dalle proprie responsabilità che erano ricadute su di lui con il peso di un macigno.

Da quel giorno la sua famiglia aveva iniziato a dipendere da lui, e non poteva fare altro se non stringere i denti nel sollevare la cassa che era appena stata scaricata dalla nave, ignorando il dolore che dalla spalla iniziò ad espandersi fino al braccio, lasciandolo senza fiato alla fine del breve tragitto dal porto al carro che avrebbe condotto quelle casse al magazzino.

Si massaggio distrattamente la spalla, asciugandosi poi il sudore con l'avambraccio prima di rivolgere uno sguardo all'orizzonte e all'immensa distesa d'acqua.

Il vento era cambiato in quelle ultime ore, ed il mare aveva lentamente iniziato ad agitarsi.

« Sta arrivando una tempesta», commentò un uomo accanto a lui, dando voce ai suoi pensieri.

Sousuke annuì, e senza però aggiungere altro a quell'affermazione, si mosse rapidamente per tornare a lavoro, intenzionato a finire di caricare quelle casse sul carro prima che il tempo peggiorasse.

Lentamente le nubi iniziarono ad accalcarsi in cielo sospinte dal vento sempre più forte, e quando finalmente Sousuke riuscì a caricare l'ultima cassa, una leggera pioggerellina aveva già iniziato a creare un velo bagnato sulle strade sterrate del piccolo porto.

Salutò gli altri uomini che, a loro volta, stavano finendo di lavorare e si avviò verso la propria dimora. Da una parte, doveva essere sincero, poteva dirsi sollevato all'idea di non doversi caricare altre casse in spalla - il dolore stava già diventando troppo forte -, ma il perdere un'intera giornata lavorativa in quel modo lo rendeva inquieto.

Ovviamente perdere quel denaro lo innervosiva non poco, ma preferiva di gran lunga restare al sicuro a casa che in pericolo vicino al molo... cosa che avrebbe fatto più che volentieri se non avesse notato le imbarcazioni più piccole venire sballottate dalle onde che, lentamente, si facevano sempre più alte.

Le osservò per qualche istante poi, aumentando il passo, abbandonò la strada di casa per andare verso la spiaggia ed un piccolo attracco naturale creato dalle rocce dove trovò una delle sue poche proprietà: una piccola barca.

L'acqua era già salita di livello, e anche se Sousuke era certo di aver fatto dei nodi forti e resistenti, si disse che la sicurezza non era mai troppa - perdere quell'imbarcazione avrebbe privato la sua famiglia dei guadagni della pesca - e che quindi doveva assicurarsi che la barca sarebbe rimasta lì al termine di quella tempesta.

Entrò in acqua senza pensarci due volte, e ignorando le onde e la pioggia sempre più fitta, cercò di stringere il più possibile i nodi.

Barcollò sospinto dal mare agitato, traendo poi un sospiro di sollievo nel riuscire nel suo intento. Tuttavia quella vaga sensazione di vittoria durò ben poco quando un'onda più forte delle altre lo investì mandandolo per qualche istante sott'acqua.

Riemerse subito, tossendo, ma un'altra onda gli fece mancare il terreno sotto i piedi. Cercò di rimettersi in piedi, di afferrare la barca o uno degli scogli li vicini, ma la forza del mare non gli diede un attimo di tregua.

Sousuke non ebbe neanche il tempo di pensare a quanto fosse stato stupido ed incosciente. Era già senza fiato e le sue forze erano vane contro la tempesta... e quasi senza rendersene conto, il suo mondo si fece improvvisamente nero.

-----

« T-ti prego...»

A Sousuke sembrava quasi di galleggiare sospinto dalle onde. Si sentiva come alla fine di una giornata passata in barca, ma in un certo qual modo sapeva di non trovarsi sul suo letto.

« Ti prego... apri g-gli occhi»

La spalla gli faceva male e la sua schiena, altrettanto dolorante, non posava sul materasso in paglia del suo giaciglio ma bensì su una superficie più dura ed umida.

« T-ti scongiuro... svegliati»

Cercò di aprir bocca per di rispondere a quella voce, preoccupata e dolce, che si stava insinuando nelle sue orecchie - voleva riposare, era stanco e tutto il suo corpo gli faceva male -, ma gli mancò subito il fiato come se la sua bocca fosse stata riempita d'acqua.

Si agitò per quell'improvvisa sensazione e, spaventato, gli venne quasi spontaneo tossire nel tentativo di respirare iniziando a sputare l'acqua sul pavimento roccioso ed annaspando per riempire i polmoni d'aria.

La realtà lo colpì subito dura insieme ai suoi ultimi ricordi. La tempesta e la barca... e lui che affondava catturato dalle onde.

Era vivo? Come era possibile?

Tossì ancora, la gola gli faceva male ed il cuore sembrava quasi battergli in testa.

« Siano r-ringraziati gli Dei», esalò ancora quella voce che lo aveva risvegliato, strappando a Sousuke un sussulto stupito.

Si voltò quasi di scatto, incrociando due iridi di un verde quasi irreale cariche di lacrime su un viso altrettanto stupendo.

Tentò di nuovo di parlare - era stato quel ragazzo a salvarlo? - ma ancor prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto, le sue labbra di mossero da sole nel far scorrere lo sguardo sul corpo di quel... beh, di quell'essere.

« Tu... cosa sei?»

Era una domanda incredibilmente stupida, forse, anche inadeguata ma al tempo stesso così naturale che Sousuke non era riuscito a trattenersi. Perché oltre il viso spaventato - che già l'aveva colpito per la sua bellezza -, il suo 'salvatore' possedeva un fisico muscoloso tanto quanto il suo e che all'altezza della vita iniziava a mutare lentamente assumendo un colorito sempre più scuro fino a diventare nero e liscio.

Una coda.

La parola 'sirena' balenò nella sua testa all'improvviso facendogli mancare ancora il fiato, ma quell'essere non somigliava minimamente a quello dei racconti. Perché la sua coda non aveva delle squame - nel guardarla meglio poteva anche notare il 'ventre' bianco, se così poteva definirsi, spiccare nel nero -, e le lacrime che scorrevano su quel volto dagli occhi di smeraldo non si stavano trasformando in perle o in altri gioielli preziosi.

Eppure, quando lo senti ridacchiare, Sousuke si convinse che la sua voce sarebbe stata in grado di incantare chiunque.

« Non è gentile d-definirmi una c-cosa», rispose gentile questo, con tono dolce e sollevato, « Stai bene? H-ho avuto paura... che non ti r-risvegliassi più», svelò poi sincero.

« Sono... sono stato meglio», ribatté Sousuke massaggiandosi distrattamente la testa, abbassando di nuovo lo sguardo sulla coda semi immersa nell'acqua.

Era... davvero una coda. Non era stata la sua immaginazione e anche se in un'altra occasione avrebbe pensato ad un sogno, il dolore che si stava riaffacciando su tutto il suo corpo era un avvertimento fin troppo chiaro sulla realtà di quella situazione.

Forse, si disse, sarebbe stata una reazione naturale dare di matto ed agitarsi, ma in quel momento si sentiva troppo stanco e provato da quello che gli era accaduto per sprecare energie in quel modo.

« Mi... mi hai s-salvato?», domandò lentamente, cercando di capire esattamente la dinamica del suo incidente e di non fissare la coda troppo insistentemente. Infatti tentò di guardare altrove - si trovavano dentro una grotta che li riparava dalle intemperie che, come notò solo in quel momento, continuavano a far agitare il mare -, fino a rivolgersi di nuovo sul viso dell'altro quando lo sentì parlare.

« Mi ero... p-perso», ammise grattandosi nervosamente la nuca, « E mentre cercavo l-la strada di c-casa... t-ti ho visto... n-non sapevo che fare... ma n-non potevo neanche lasciarti morire», concluse piegando le labbra in un sorriso timido che costrinse Sousuke a spostare ancora lo sguardo.

« Grazie...», borbottò imbarazzato dopo un momento di silenzio, ed i suoi occhi caddero suo malgrado di nuovo sulla coda.

Non poteva farne a meno - e, sicuramente, era anche una reazione normale non avendo mai visto una cosa simile. Era così diversa da quella dei racconti, ma non per questo meno affascinante.

« Io... p-perdonami», balbettò a quel punto 'la sirena', facendo leva con le braccia per scivolare dentro l'acqua come per nascondersi, « Ti... d-disgusta?», domandò con le orecchie improvvisamente rosse ed un'espressione che variava dall'imbarazzo al dispiacere.

« Co-cosa? No!», si affrettò a rispondere Sousuke, emettendo poi un lamento per la foga della sua esclamazione. La testa gli faceva così male che non faticò a comprendere di aver preso qualche botta sugli scogli dopo aver perso i sensi.

L'altro, spaventato da quel verso, riemerse subito per soccorrerlo e farlo distendere con delicatezza, posando le sue mani morbide e gentili sulle spalle del giovane uomo.

« Stai bene?», chiese ancora preoccupato, e Sousuke si lasciò semplicemente sfuggire un mugugno in risposta, chiudendo gli occhi come per concentrarsi su qualcosa che non fosse il dolore - o sul fatto che quello che lo stava assistendo fosse una 'sirena'.

Cercò di prendere dei profondi respiri, riuscendo lentamente a calmarsi almeno un po'. Il dolore era ancora ben presente ma se non si agitava poteva sopportarlo.

« Se sto così... va meglio», mormorò piano, sentendo distintamente un sospiro sollevato provenire dalle labbra dell'altro, « E non credo che la tua coda mi disgusti...», aggiunse poi.

« Davvero?»

« Non ho mai... visto niente di simile. Ero solo curioso, non disgustato», si giustificò.

« Neanche io avevo mai visto un umano prima d'ora», ammise 'la sirena' con una piccola risata, « Avete due strane code».

« Sono gambe», ribatté, accennando un piccolo sorriso per quell'affermazione così ingenua, « Sousuke», esordì poi dopo qualche momento di silenzio.

« Mh? È il nome delle vostre... gambe?»

« No. È il mio nome», riprese riaprendo gli occhi per guardare quelli verdi del suo salvatore, « Mi chiamo Sousuke».

Le labbra 'della sirena' si piegarono istintivamente verso l'alto in un sorriso dolce che, come poco prima, riuscì a far arrossire Sousuke.

« Makoto».

-----

Era diventato quasi un appuntamento fisso per Sousuke il raggiungere una piccola grotta nascosta tra gli scogli alla fine del suo turno lavorativo. Dopo la disavventura che lo aveva visto protagonista qualche mese prima, ogni giorno si ritrovava a percorrere quella strada, certo che li ad aspettarlo ci sarebbe stato Makoto, con il quale aveva stretto una sorta di amicizia - riuscendo pian piano ad abituarsi alla sua strana ma affascinante figura.

E così come Makoto aveva imparato molte più cose sugli esseri umani, anche Sousuke stando con lui aveva scoperto quanto fossero ben lontane dalla verità le leggende che riguardavano le sirene. Le lacrime, ad esempio, non si trasformavano in perle e le loro voci non erano in grado di incantare nessuno. Mentre le code, prive di squame, caratterizzavano semplicemente la loro specie e non avevano alcun potere curativo.

« Io sono un'Orca», gli aveva infatti spiegato un giorno, « Quando troverò una compagna, il mio corpo muterà in quello di un'Orca vera».

Le vere sirene, aveva poi aggiunto per giustificare alcune dicerie, non esistevano più da secoli, perché si erano lentamente evolute per lasciare spazio alla nuova specie, e somigliano più a dei pesci dalla pelle verde e squamosa e dalla voce stridula - « O almeno così dicevano i miei nonni», aveva precisato.

Sousuke aveva di conseguenza iniziato ad amare sempre di più il tempo passato in sua compagnia, e a sentirne addirittura la mancanza quando era costretto a riprendere la strada di casa. E non c'era un momento in cui non si soffermasse a pensare a Makoto, alle sue storie e alla curiosità che gli faceva brillare gli occhi, la voce dolce e quella gentilezza così irreale da far quasi rabbia - ovviamente non provava alcun fastidio legato al carattere del suo amico, ma per il fatto che sulla terra ferma chiunque avrebbe provato ad approfittarsi di Makoto e quello lo irritava facendo nascere in lui la necessità di proteggerlo da ogni cosa.

In quei mesi aveva pensato a tanto a quello scherzo del destino che lo aveva condotto tra le braccia dell'altro, e suo malgrado dovette accettare di aver iniziato a provare dei sentimenti che andavano ben al di là dell'amicizia. Aveva cercato di negare quelle sensazioni, di convincersi che si trattava solo di un'infatuazione dovuta al fatto che Makoto era una sirena - o un'Orca, come preferiva definirsi -, ma alla fine si era dovuto arrendere all'evidenza, anche se ovviamente aveva deciso di tenere quella rivelazione solo ed esclusivamente per sé.

Tuttavia, per quanto quei momenti fossero preziosi e rilassanti, Sousuke continuava ad essere pienamente consapevole della situazione precaria della sua famiglia, soprattutto quando durante il lavoro sentì la sua spalla cedere al peso della cassa che stava trasportando.

Cercò di nascondere il dolore e di non versare neanche una lacrima, assicurando i suoi compagni di lavoro che non si trattava di niente di grave e che anzi: il giorno dopo sarebbe tornato al porto per svolgere le sue mansioni.

Credeva davvero alle sue parole - voleva crederci perché in caso contrario sarebbe stata la fine -, ma ad ogni minimo movimento sentiva quel pungente dolore alla spalla, così forte da desiderare quasi di urlare.

Era finita.

Quelle due parole si insinuarono nella sua testa costringendolo a mordersi le labbra quasi a sangue, e tutto ciò che riuscì a fare in quell'istante fu andare difilato alla spiaggia, cercando conforto e sicurezza nella gentilezza di Makoto.

Solo a lui aveva parlato di quel problema, ed infatti quando questo lo vide arrivare con la mano stretta sulla spalla - sperava di lenire un po' il dolore in quel modo -, sembrò capire cosa gli fosse successo e assunse un'espressione preoccupata che fece quasi sentire in colpa Sousuke.

« Come stai? Cosa ti è successo?», domandò subito Makoto, nuotando rapidamente verso gli scogli dove si era fermato.

« La spalla è andata», rispose semplicemente Sousuke, evitando di guardarlo in viso. Aveva sbagliato ad andare da lui, si disse, non voleva farlo preoccupare in quel modo, né voleva apparire debole ai suoi occhi... ma non aveva nessun'altro con il quale confidarsi.

« C-come? T-ti passerà domani, g-giusto?», chiese ingenuamente l'altro, facendo leva sulle braccia per sedersi sulla roccia e stare il più possibile vicino a Sousuke.

« Vorrei che fosse così...», mormorò, abbassandosi leggermente per potersi a sua volta sedere con le gambe immerse nell'acqua, « Ma credo che questa volta... sia davvero la fine», ammise poi.

« Non dire così... s-sono certo che guarirai!», ribatté Makoto, ma Sousuke scosse di nuovo la testa con una calma quasi innaturale.

Perché una volta superato quel primo momento di disperazione - grazie anche all'espressione spaventata del suo amico -, non gli rimase altro che la rassegnazione e la frustrazione più che la rabbia. Si era già 'preparato' a quell'eventualità, e anche se sperava che accadesse il più lontano possibile.

« Non potrò più lavorare e... e non ho nessun'altra dote per poter provvedere alla mia famiglia», spiegò.

« Ti prego...»

« Makoto non sto esagerando, sapevo che prima o poi sarebbe successo», ammise con un sorriso amaro sulle labbra.

« Non dire così!», esclamò prontamente l'altro, « Non è finita! N-non puoi arrenderti così! Deve esserci una soluzione! N-non... io mi r-rifiuto di crederci!»

Stupito dalla reazione di Makoto, Sousuke lo guardò per la prima volta da quando era giunto in quella piccola grotta - il suo cuore si strinse in una morsa quando vide gli occhi verdi del suo amico carichi di lacrime.

« Non piangere», borbottò senza però riuscire a trovare una reale parola di conforto - ne aveva bisogno anche lui, era quella la verità.

« Io... io ti ho dovuto mentire», annunciò a quel punto Makoto.

« Cosa?»

« Riguardo... i poteri della nostra specie», spiegò piano, evitando in ogni modo gli occhi stupiti dell'altro, « Non è un vero e proprio potere... credo possa chiamarsi 'dono'».

« Perché mi stai dicendo questo, Makoto?», chiese a quel punto Sousuke, faticando a comprendere il motivo di quella rivelazione.

« Perché voglio aiutarti», rispose sincero, « Voglio aiutarti e non farti più provare questo dolore», aggiunse, trovando il coraggio di carezzare delicatamente la spalla di Sousuke - stringendo le labbra quando questo di irrigidì inconsciamente per il dolore.

« Makoto...»

« Lasciami parlare...», riprese subito, impedendogli di aprire bocca, « Posso curare la tua spalla e farti vivere il resto della tua vita senza quel dolore».

Sousuke per un istante fu quasi tentato dal sorridere, forse si sarebbe messo anche ad esultare, ma si trattenne. Makoto non gli stava dicendo tutto.

« A quale prezzo?», domandò infatti, guardandolo serio.

« Ehhh?! Ma non voglio niente in cambio», esclamò in risposta.

« Non mentire, Makoto! Non mi stai dicendo tutto», dichiarò con sicurezza Sousuke costringendo l'altro ad abbassare ancora il capo, incapace di sostenere il suo sguardo.

« È... è solo un bacio», pigolò dopo qualche momento di silenzio, « D-dovrei... baciarti e... dovresti guarire», spiegò imbarazzato.

« Un bacio», ripeté Sousuke stupito, osservando l'altro annuire con il viso rosso per l'imbarazzo, « Lo hai già fatto?»

« Cosa? ! N-no! Certo che no! Si tratta di una cosa che si fa una sola volta nella vita!»

In un'altra occasione, Sousuke si sarebbe lasciato sfuggire una risata ed uno sguardo malizioso prima di iniziare a stuzzicarlo - « Quindi è il tuo primo bacio?» - nel tentativo di nascondere il desiderio di baciarlo per davvero, ma la situazione ed i suoi sentimenti lo costrinsero a stare in silenzio per qualche istante.

« No», dichiarò poi scuotendo il capo, « Non posso accettare».

« Non... non vuoi guarire ed aiutare la tua famiglia?», chiese Makoto, azzardandosi ad alzare di nuovo lo sguardo per cercare una risposta anche negli occhi di Sousuke.

« Voglio, ma non posso accettare», ripeté.

« Ma… io desidero aiutarti, Sousuke», mormorò dispiaciuto e, forse, anche deluso, « Non posso fare altro per curarti, posso solo fare questo».

« Non puoi», rifiutò ancor con più decisione, intenzionato a mettere la parola fine a quella discussione.

Perché sì: voleva baciare Makoto, ma non voleva farlo per una cosa simile. Voleva che lo desiderasse tanto quanto lui e non perché era così gentile da volergli fare quel dono. Si sentiva quasi stupido nel pensare quelle cose così romantiche, ma non poteva farne a meno.

« È perché… non vuoi baciarmi?», chiese a quel punto Makoto con un’espressione talmente triste ed imbarazzata che fece tentennare Sousuke.

Tentò di trattenersi, di essere forte e fermo nella sua decisione… ma non riuscì ad ignorare il bisogno che aveva di cancellare quell’espressione dal suo volto.

Makoto era fatto per sorridere e per ridere non per quella tristezza, ma soprattutto non voleva esserne lui la causa.

« No! Non è per questo!», dichiarò quindi, tentando al tempo stesso di non sembrare troppo coinvolto ed imbarazzato, « Non devi farlo perché sei… così stupidamente gentile da volermi aiutare ad ogni costo».

« Non mi stai costringendo», rispose Makoto, « È una mia scelta… n-non te lo avrei mai proposto altrimenti».

Sousuke rimase in silenzio, rivolgendo poi uno sguardo sul volto dell’altro, soffermandosi ad osservare le labbra socchiuse, piegate in un leggero broncio preoccupato e triste.

« Makoto… non posso chiederti una cosa simile. Neanche per la mia spalla», ammise, « Dovresti conservarlo per una persona speciale», aggiunse poi con tono quasi cupo.

« E-era quello che stavo facendo», mormorò Makoto, iniziando poi ad incespicare un poco sulle parole, « So che… che una volta fatto non lo riavrò più indietro... e so a cosa vado incontro, l'ho sempre saputo. Ma voglio farlo. P-perché sei importante… e voglio che tu abbia una vita migliore».

Sousuke, sinceramente, avrebbe preferito non arrossire come una ragazzina, ma non riuscì ad evitarlo. Sentì il suo volto andare quasi a fuoco tanto quanto quello del suo amico e, distogliendo insieme a lui lo sguardo, si concessero un altro lungo momento di silenzio.

Sapeva benissimo che Makoto non stava mentendo e che lo considerava per davvero importante - in cuor suo sperava di essere 'più che importante' -, ma voleva davvero dargli il suo primo bacio?

Si massaggiò distrattamente la spalla - non aveva smesso neanche per un istante di far male -, riempiendosi di domande senza una risposta che svanirono quando si concesse un sospiro, rivolgendosi poi a Makoto con un sorrisetto.

« Sono un egoista», rispose, « E non posso permettere a qualcun'altro di avere il tuo primo bacio».

Le orecchie di Makoto sembrarono quasi bruciare per quella sua affermazione, tanto che per nascondersi non resistette al tuffarsi di nuovo in acqua, riemergendo poi qualche momento dopo davanti a Sousuke, fissandolo con non poca aspettativa.

« Mi... mi bacerai davvero?», domandò, leccandosi istintivamente le labbra umide.

« Così ho detto», esalò Sousuke, sperando che il suo cuore smettesse di martellargli in petto così forte, « Ma prima... devi sapere una cosa», aggiunse poi.

« Cosa?», Makoto nuotò fin davanti a lui, guardandolo senza nascondere la propria emozione e la curiosità.

« Voglio farlo... ma non per la spalla», borbottò, « Questo non devi dimenticarlo, d'accordo?»

Makoto si sollevò tra le gambe immerse di Sousuke per poterlo guardare in viso, piegando le labbra in un sorriso dolce reso ancor più luminoso dal rossore che colorava le sue guance.

« Questo lo sapevo... e volevo... cioè... desideravo sentirtelo d-dire», balbettò imbarazzato, cercando poi i suoi occhi con un pizzico di incertezza, « Vuoi... vorresti essere il mio compagno?», chiese.

Sousuke sorrise a sua volta e, allungando la mano per prendergli il viso tra le mani, posò la fronte contro la sua.

« Desideravo sentirtelo dire», dichiarò prima di piegarsi un po' di più per far unire le loro labbra.

Tremò per quel contatto poi, lasciandosi andare a quelle emozioni che lo travolsero come un'onda, socchiuse la bocca per iniziare a muoverla contro quella di Makoto, strappandogli un basso gemito di piacere.

Le sue labbra erano salate ma erano anche morbide e delicate come Sousuke aveva sempre immaginato e, incoraggiato da quella sensazione, cercò poi di approfondire quel contatto spingendo la lingua verso la bocca di Makoto, iniziando a carezzarla lentamente per poi invaderla quando questo la socchiuse per emettere un altro mugolio.

Lo abbracciò quasi senza rendersene conto, carezzandogli la schiena umida ed insinuando le dita tra i suoi capelli altrettanto bagnati, concedendosi poi a sua volta un verso di piacere quando anche il suo compagno cercò di imitarlo, muovendo la lingua contro la sua.

Tremavano entrambi per quelle sensazioni ma nessuno dei due voleva per davvero allontanarsi dall'altro, almeno fino a quando Makoto, improvvisamente senza fiato e forze per quel lungo bacio, non perse l'equilibrio e si aggrappò al corpo del suo compagno che lo sostenne prontamente per non farlo cadere in acqua.

Rimasero in silenzio per qualche istante, Makoto con la testa appoggiata contro il petto di Sousuke nel quale rimbombava feroce il battito del suo cuore, cercando di riprendersi da quelle sensazioni così intense.

« Non è che... potresti darmi una mano a... salire sulla roccia?», lo pregò dopo qualche attimo Makoto stringendo le dita sulle braccia di Sousuke che ancora lo sostenevano, come se non avesse più la forza per spingersi fuori dall'acqua.

« V-va tutto bene?», chiese subito il giovane uomo, stupito da quella domanda senza però esitare ad aiutarlo.

« Credo... di sì», ridacchiò imbarazzato Makoto, e dopo essere riuscito a sedersi finalmente accanto all'altro non si trattenne dall'abbassare lo sguardo sulla sua coda, emettendo un gridolino estasiato che fece spaventare Sousuke.

« Che succede?!»

« Quindi è... è così avere delle gambe!?», esclamò felice e stupito, muovendo con incertezza le gambe che avevano preso il posto della sua coda... cosa che riuscì a lasciare Sousuke senza fiato e senza parole, « Le sento... strane ma non è una... cioè... non è una stranezza negativa! Formicolano! Ma è divertente!»

« Ma che diamine?! Che cosa significa?», sbottò Sousuke ritrovando improvvisamente la propria voce, fissando quelle lunghe gambe alla ricerca del familiare nero e bianco che caratterizzava la coda del suo compagno, diventando poi ancor più rosso nel notare la sua nudità - cosa che, ovviamene, Makoto non poteva comprendere.

« E la spalla? Va meglio?», chiese subito l'altro, allungando la mano per sfiorare la spalla di Sousuke che, se ne rese conto solo in quel momento, non gli faceva più male.

Del dolore che fino a qualche istante prima era costante non era rimasto niente, neanche un leggero fastidio... e finalmente iniziò a capire.

« La tua coda...»

« Quando.. troviamo un compagno», iniziò Makoto, muovendo ancora le gambe con un po' più di decisione - era come se lentamente il suo corpo iniziasse ad abituarsi a quella nuova forma -, « Il nostro corpo muta. Sarei dovuto diventare un'orca ma... ma scegliendo di donarti il mio primo bacio ho scelto anche di rinunciare alla mia coda e a tutto quello che mi rendeva... quel che ero?», concluse con più incertezza ed il viso di nuovo rosso per l'imbarazzo.

« Hai... rinunciato a tutto per me?», mormorò stupito.

« Sì», Makoto lo guardò sottecchi, stringendo le labbra come se temesse di aver fatto un qualcosa di sbagliato, « P-perché... s-sei il mio compagno, g-giusto?»

Sousuke non riuscì a trattenersi dal sorridere, il cuore riprese a martellargli il petto ma in quell'istante non gli stava dando fastidio. Si sentiva bene come non mai, e allungando la mano afferrò l'altro per la nuca costringendolo più vicino a sé.

« Sono il tuo compagno», rispose, posando di nuovo le labbra sulle sue per coinvolgerlo in un altro bacio.

C'erano tante dicerie sulle sirene. Come quelle che riguardavano il loro canto, le lacrime e i poteri curativi delle squame delle loro code. Racconti e leggende che alimentavano le fantasie dei navigatori e dei cantastorie e che Sousuke stesso aveva ascoltato quando era solo un bambino.

Crescendo aveva messo da parte quei sogni infantili, ed era anche arrivato in un certo qual modo a detestare il 'mito delle sirene' e a considerarlo una favoletta per i più stupidi... favoletta nella quale era suo malgrado caduto in un giorno di tempesta e che aveva cambiato la sua vita.



   
 
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