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Autore: ifeelconnection    15/10/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo//
“Beh , a quanto pare le apparenze ingannano anche nel nostro caso.”
Mi fissò per un lungo istante e poi tornò a guardare il mio lavoro, o meglio il lavoro di Maya.
“È qui che ti sbagli,” replicò toccando l’erba del mistero, come a ricordarmi delle parole di Madame “io sono esattamente come mi vedi.”
//
Brianna Raynolds, campionessa di Trigonometria a livello nazionale.
Tristan Evans, campione in tutto, amore compreso.
La Dickinson High , scuola gioiello dell'intera New York City sembra troppo piccola per tutti e due.
Cosa succede quando due mondi uguali ma paralleli si scontrano?
Le rivalità imperversano tra i due, che hanno fin troppe cose in comune, e lo sanno.
Basteranno le profezie di un'aspirante maga a tenere lontana Brianna dal suo destino?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tristan Evans
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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The B Team

(Capitolo Quattro)

 

La corsa verso scuola fu una cosa leggendaria, mai avevo corso così tanto per entrare e fortunatamente era vicina a Central Park. L’orologio dell’ingresso segnava le 09:57, avevo tre minuti per entrare, correre per tre piani e sistemarmi in classe prima che entrasse la professoressa.
“Bri, aspetta!”
“Non posso Luke, ci vediamo quando esco!”
Gli urlai in risposta, senza accorgermi che mi aveva afferrato il braccio. Mi fermai per un secondo, osservando una maglia rossa che entrava dal portone con molta calma, come se non avesse fatto nessuno sforzo. Dovevo assolutamente entrare.
“No ,aspetta. Non posso venire a riprenderti. E’ tornato anche mio fratello, con mia nipote… Riunione di famiglia, lo sai come funziona.”
Alzai lo sguardo sulla finestra e vidi Sarah che mi faceva segno di salire in fretta, poi si fermò improvvisamente, e quando Luke alzò lo sguardo nella stessa direzione, rientrò velocemente. La prof doveva essere arrivata, e io stavo per perdere tutto.
“Si , va bene, tornerò a casa come al solito, adesso vado. A domani”
Ero troppo di fretta per salutarlo come si deve ma sarebbe rimasto sicuramente un altro paio di giorni, avrei avuto tempo e modo di farmi perdonare. Ripresi la mia folle corsa verso l’ingresso , lasciando il ragazzo con un’espressione un po’ delusa, sperando che avesse capito. Le 09:59.
Fu come se attivassi un turbo, praticamente arrivai in classe senza accorgermene; la prof non c’era e nemmeno Sarah, che avevo visto sparire dalla finestra. Notai che in classe non c’era nemmeno Tristan, che avesse la stessa materia su un altro corso? Sarebbe stato meglio per me, la sua presenza cominciava a mettermi una certa ansia, non avevo bisogno di sentirmi giudicata nella materia in cui eccellevo.
“Hey Ash, hey Maya.”
Esclamai avvicinandomi al banco in ultima fila dove erano seduti quei due a confabulare. Mi salutarono calorosamente, senza fare domande sul mio ritardo, forse pensavano che fossi venuta normalmente a scuola, visto che le prime due ore le avevamo in classi diverse.
“Ash dov’è Sarah?”
Chiesi scrutando fuori dalla porta, dalla quale nel frattempo era entrato Tristan, che andò a sedersi in prima fila, da bravo studente modello.
“Non lo so, è da ieri che non parliamo. Credo si sia sentita poco bene, è andata in infermeria, oppure a casa.”
Strano che Ashton e Sarah litigassero, e comunque lo avrei saputo.
“Sarah è strana da stamattina.” aggiunse Maya “A proposito , ti cercava.”
Presi il cellulare e cominciai a digitare un banale “Wassup?” quando entrò in classe il custode, munito di un megafono. Non era esattamente il massimo della finezza per un istituto come quello.
“Ascoltate tutti.” Gracchiò la voce dal megafono “La professoressa è in ritardo. Il preside verrà a fare lezione.”
Senza dire più niente, si girò e se ne andò, trascinando per qualche motivo una mazza per passare lo straccio.
“Fantastico,” Borbottò il ricciolino “mi preparo ad essere spellato vivo davanti a tutti.”
“Almeno io mi risparmio mia madre per un’oretta, scommetto che James starà esultando in tutte le lingue del mondo!”
Io e Maya ridacchiammo, mentre il preside Irwin faceva il suo ingresso. Il biondo in prima fila volse la testa verso di me e alzò le spalle , di nuovo, come a dire ‘sarà per la prossima volta’, poi mi sorrise, un sorriso indecifrabile, che ignorai del tutto.
“Per quanto mi dispiaccia, non posso somministrarvi il test, è stata una sorpresa del tutto inaspettata ,la professoressa McVey è stata … Trattenuta. Pensavo invece, che potremmo accogliere il nostro nuovo studente in modo piuttosto singolare.”
Sorrise in modo del tutto finto al biondo , che si alzò senza nessuna particolare espressionee, evidentemente era abituato ad essere trattato così.
“Con l’aiuto della signorina Raynolds , se a lei non dispiace.”
Sentendo il mio nome provai un senso di esitazione , l’idea di dover fare qualcosa con Tristan non mi importava, ma nonostante il mio titolo quando si trattava di dover dimostrare delle cose davanti al pubblico un po’ mi irrigidivo. In realtà quel giorno era proprio Tristan a darmi soggezione, avevo allo stesso tempo voglia di affrontarlo in qualsiasi cosa ma di stargli lontana. Mi alzai dalla sedia su cui mi ero sistemata e mi avvicinai alla cattedra, mascherando con abilità la mia scarsa voglia di fare qualsiasi cosa il preside avesse in mente. Il biondo cominciò a fissarmi, sfoderandomi in faccia un sorriso ampio e pieno di aspettativa, che ovviamente non ricambiai, considerandolo abbastanza irritante. Mi voltai verso Maya , che tentava di trattenere le risate insieme ad Ashton, facendomi pensare che forse non ero stata così brava a dimostrare menefreghismo.
“Vorrei proporre una piccola sfida di Trigonometria di tre quesiti a testa, senza alcuna ricompensa, visto che è un fuori programma. Da due campioni come voi mi aspetto il meglio! Accettate la sfida?”
Fece un movimento con la testa e sorrise prima a me e poi al biondo, che continuava ad avere uno sguardo deciso e mi sorrideva impaziente.
“Accetto.”
Dissi freddamente, nonostante nelle mie vene il sangue si stesse facendo stranamente caldo, come succedeva sempre prima di qualsiasi prova. Il ragazzo guardò le platea fattasi improvvisamente silenziosa e poi, sollevando le spalle, esordì.
“Non posso che accettare.”
Il volto del padre di Ashton si illuminò e prese subito un pennarello, senza dire niente. Superò la nostra lavagna digitale e cominciò a scrivere su quella tradizionale, mentre io guardavo il pavimento, con un nodo allo stomaco, nonostante fossi sicura che avrei potuto vincere, o almeno pareggiare. Il primo quesito era sui triangoli rettangoli, un argomento abbastanza semplice. Toccò a me dare la risposta, con la scusa che ero la “padrona di casa”. Evitai di rispondere a voce, semplicemente mi avvicinai e scrissi ‘45’ , accanto all’uguale. Ero sempre stata  veloce con i calcoli a mente.
“Corretto, signorina Raynolds. Un punto per lei!”
Il preside cancellò velocemente la lavagna e riprese a scrivere, mentre io mi voltavo a guardare il biondo, che fissava i segni neri concentrato. Quando si accorse che lo guardavo mi rivolse uno sguardo indecifrabile, accompagnato da un movimento della mano, come a volermi fare dei falsi complimenti. Prima di dire qualcosa di sbagliato , distolsi lo sguardo. Stavolta alla lavagna c’era un’equazione, decisamente più complicata del quesito che aveva rivolto a me, il che mi sembrava piuttosto scorretto. Forse voleva solo mettere alla prova Tristan, il quale prese il pennarello e in breve tempo aveva risolto l’equazione alla perfezione, come potevo vedere dallo sguardo sbalordito del preside. Riconsegnò il pennarello all’uomo e andò ad appoggiarsi alla cattedra, con aria soddisfatta. Gli rivolsi un sorriso , che stavolta fu lui a non ricambiare. Le sue ripicche erano piuttosto infantili, se erano davvero ripicche. Cominciai a sospettare che quel ragazzo fosse davvero affetto da una sorta di menefreghismo universale.
“Sbalorditivo, signor Evans. Che ne dice di alzare un po’ il livello?”
Domandò rivolgendosi a me, che risposi con un debole cenno della testa, tanto ero concentrata a tentare di capire il ragazzo. Ma mi importava davvero? Non era certo il primo soggetto del genere che incontravo, anche se devo ammettere che era più strano di qualsiasi persona conoscessi, il che rendeva interessante provare a capirlo.. Con mia grande sorpresa , una voce cominciò a parlarmi nell’orecchio, facendomi sobbalzare in modo piuttosto evidente. Il biondo ridacchiò
“Tranquilla, non voglio massacrarti, non fisicamente almeno.”
“Sto cercando di seguire la scomposizione.”
Risposi senza staccare gli occhi dalla lavagna.
“La soluzione è 2coseno di x. E’ quella con cui ho passato gli esami l’anno scorso, l’ho imparata a memoria.”
Non poteva starmi davvero dicendo la soluzione, non era giusto e non pensavo di dover essere aiutata, il titolo di campionessa ce l’avevo ancora io. Evitai di replicare e mi avvicinai alla lavagna, decidendo di non fidarmi delle parole di Evans. Risolsi la scomposizione in pochissimo tempo, e il risultato era sbalorditivamente 2coseno di x.
“Bene, signorina. Molto bene. Signor Evans, adesso vorrei passare all’orale.”
Tristan evitò di rispondere e mentre il professore prendeva un libro mi avvicinai per parlargli.
“Come vedi non ho bisogno del tuo aiuto.”
“Questo ti insegna a fidarti di me.”
Mi allontanai irritata, ma chi credeva di essere? Se avesse sbagliato la prossima avrei avuto alte possibilità di vincere, anche se il preside avesse alzato il livello.
L’uomo cominciò a fare quesiti di alto livello, molto alto.  Alla gara per il titolo nazionale erano vagamente simili, e l’orale è senza dubbio la parte più difficile per delle menti matematiche. Non mi sarei mai aspettata invece, che Tristan rispondesse con fluidità e che illustrasse ogni sua risposta con delle dimostrazioni alla lavagna, cosa che io non ero abituata a fare, ma mi limitavo spesso a rispondere la soluzione e basta. Qualsiasi cosa c’entrasse con l’abilità oratoria non mi entusiasmava, nonostante non fossi mai carente di spirito.
Quando ebbe finito, gli occhi del preside brillavano di ammirazione, e devo ammettere che mi stavo preparando a rispondere a tono, non mi sarei mai fatta superare da lui. Il mio orgoglio mi aveva categoricamente imposto che non sarei arrivata seconda di nuovo. Gli rivolsi uno sguardo per complimentarmi, infondo ero una ragazza gentile, e cominciai a rispondere alle domande del signor Irwin, concentratissima.
“Mi dica, se una figura possiede una superficie di …”
La domanda era più complessa di quanto pensassi, e all’improvviso i miei pensieri si concentrarono su tutt’altro, facendomi comprendere solo parzialmente quello che mi stava chiedendo. Lo sguardo della classe si era fatto più interessato, mi sentivo giudicata come non mai. Il disegno che avevo fatto alla lavagna sembrava improvvisamente non avere molto senso, non capivo cosa mi stesse succedendo. Ora che avevo finalmente trovato un degno avversario mi stavo preoccupando di non essere all’altezza? Mai. Chiusi gli occhi, visto che ero di spalle, presi un respiro e scrissi la soluzione in forma di equazione. Poggiai il pennarello sulla cattedra e mi affrettai ad appoggiarmi al muro per riprendere fiato, cercando di non darlo troppo a vedere, non avrei sopportato un altro sguardo di superiorità senza rispondere.
“Vediamo un po’… Venticinque alla seconda per… Qui c’è un errore signorina Raynolds. La soluzione prevede che sia ventisette, non venticinque. Mi dispiace ma così il risultato varia, l’equazione è sbagliata.”
Mi sembrò improvvisamente che qualcuno mi avesse tirato un vaso in testa, come avevo fatto a fare un errore così banale? Non guardai nessuno, né Tristan, né il preside, né Ashton o Maya. Non sapevo se dovessi provare più vergogna o se la cosa meschina ma più conveniente al momento sarebbe stata sperare che lui sbagliasse l’ultima domanda, così sarebbe finita in pareggio. Optai per la seconda, per quanto volessi fare il contrario. Alzai lo sguardo e vidi che stava già scrivendo il risultato del suo quesito. Aveva scritto tutto e stava per poggiare il pennarello, quando prese il cancellino e corresse una parte del risultato, e nell’atto di farlo, si voltò verso di me.
Si avvicinò nuovamente e mi sussurrò
“Dimostrato.”
Sapevo perfettamente a cosa si riferiva. Era decisamente troppo.
“Signor preside io…”
“Credo di poter dire che il vincitore è il nostro nuovo allievo Tristan! Complimentatevi con lui, abbiamo un altro genio in matematica!”
Dalla folla si levò un mormorio e poi un debole applauso, non diverso da quelli che ricevevo io in queste occasioni.
“Oh mi perdoni signorina , deve dire qualcosa?”
Chiese il preside.
“No, mi scusi, volevo chiedere di andare in bagno. Complimenti Tristan.”
Senza aspettare il suo permesso, uscii dall’aula con passo piuttosto rumoroso, per quanto mi stessi sforzando di non sembrare una pazza psicopatica. Per molti sarebbe stata una cosa da niente ma la scuola era l’unica cosa dove sentivo di poter riuscire sempre nella mia vita, e vedere uno sconosciuto che mi superava, per due volte, prendendosi anche gioco di me stava facendo crollare le mie certezze. E non potevo permetterlo. La campanella dell’intervallo suonò proprio allora  e io mi sentivo gli occhi di Tristan puntati addosso, nonostante non mi pareva di averlo visto guardarmi mentre uscivo dall’aula. Prima che i corridoi cominciassero a riempirsi e la voce che qualcuno aveva battuto Brianna Raynolds in trigonometria si spargesse mi diressi veloce nel bagno delle ragazze, e mi chiusi in una delle stanzette. Mi appoggiai alla parete e mi lasciai scivolare sul pavimento immacolato, un’altra delle cose che amavo della mia scuola. Non avrei pianto, non mi aveva di certo spezzato il cuore, ma dovevo farmi sbollire la rabbia e la frustrazione accumulata, probabilmente avrei dovuto chiamare Luke,e fu quello che feci. Tirai il cellulare fuori dalla tasca della gonna e dopo un paio di squilli una voce calda mi rispose, accompagnata da un rumore che mi fece presupporre fosse in macchina
“Bri, stai bene?”
“No, in realtà no.”
Il suo tono si fece decisamente più preoccupato
“Hai litigato con Sarah?”
“No, cosa te lo fa pensare?”
Fece un sospiro che mi sembrò sollievo e mi sembrò molto strano, Luke sapeva che io e Sarah litigavamo abbastanza spesso, anche se per cose futili.
“Niente, cosa è successo? O merda!”
Praticamente mi aveva urlato nell’orecchio.
“Luke ma cosa..”
“Bri mi dispiace tanto , voglio ascoltarti ma devo proprio andare, ho dimenticato …”
Sospirai delusa e lo interruppi.
“Va bene Luke, ti chiamo più tardi. Ciao ciao.”
“Forse posso venire a prenderti, a meno che non trovi complicazioni. Ti faccio sapere. Ti amo.”
La chiamata si chiuse così, lasciandomi delusa ma piena di speranze allo stesso tempo. Avrei proprio avuto bisogno di Luke, che ovviamente non c’era. Sentii dei passi all’interno del bagno e mi affrettai ad uscire, pensando di uscire nel cortile, dove avrei certamente calmato quel che restava dei miei nervi con una boccata d’aria fresca. Il cortile era quasi vuoto, quando cominciava a fare più freddo gli altezzosi studenti preferivano stare dentro a gingillarsi con chissà che cosa. Io avevo sempre preferito rinfrescarmi le idee in quel modo invece, mi aiutava a rinvigorirmi per affrontare le ore successive. La mia tasca vibrò . Un messaggio.
Da: Luke
 Il sergente Liz mi ha appena dato un lavoro da fare, a domani, scusa x
Decisi di non rispondere, non sarebbe comunque cambiato nulla. Mentre mi sedevo sul muretto, rassegnandomi a passare il successivo quarto d’ora in pace e solitudine, mi voltai e vidi Maya camminare verso di me, seguita da Ashton.
“Hey Bri, non è il caso di prendersela, il titolo di campionessa è ancora tuo!”
Ashton cercava sempre di tirarmi su, era adorabile.
“Lo so Ash, grazie. Ma è così irritante…”
“Dai Bri, può capitare! Oggi pomeriggio usciamo?”
Maya era visibilmente intenta a tirarmi su, quando uscivo con lei mi divertivo sempre. Per cui accettai con piacere.
“Io sono invitato?”
Chiese Ashton, che era solito uscire con noi quando Sarah non poteva, si stava sempre bene con lui in giro.
“Oh Ashton , fai l’uomo. Vai a controllare come sta la tua ragazza oggi.”
Rispose la ragazza, con un’espressione di rimprovero mista allo scherzo. Io risi e Ashton fece una faccia delusa
“Bel modo di dirmi che non sono gradito…”
Fece finta di offendersi e io ribattei
“No, Ashton, è solo che a volte è preoccupante vedere quanto desideri far parte di un’uscita al femminile.”
Stavolta non poterono fare a meno di ridere entrambi e il ricciolino si sistemò il ciuffo ribelle sulla fronte, i capelli gli stavano diventando un po’ troppo lunghi.
“Raynolds, io e Maya andiamo a cercare i nostri cari genitori, vieni con noi?”
“Grazie Ash ma voglio restare qui all’aperto, ho bisogno di aria.”
Alzò le spalle , nello stesso modo in cui faceva il biondo e la cosa mi diede un certo fastidio. Il cellulare vibrò di nuovo e sullo schermo mi apparve la notifica di un messaggio da un numero sconosciuto, che purtroppo riconobbi all’istante. Cosa poteva volere da me ancora quel ragazzo?
*Numero*
Possiamo parlare?
Ero indecisa se rispondere o meno, ma alla fine lo feci.
A: *Numero*
All’uscita aspettami al cancello.
Non poteva volermi umiliare ancora, il solo fatto che avesse fatto una domanda invece di impormelo dimostrava che forse aveva altre intenzioni, anche se non riuscivo a immaginare quali potessero essere.
Guardando Ash e Maya che si allontanavano e mi salutavano con un cenno della mano, me ne uscii improvvisamente
“A proposito,” si fermarono e si voltarono a guardarmi “quando ho detto che era irritante , non parlavo della sconfitta.”



Spazio Tita:

Okay, vi devo solo e soltanto delle scuse. Non ho aggiornato per un mese, aiuto. Solo che la scuola non mi sta facendo respirare e quindi vi prego , capitemi. Detto questo, come sssstate belle personcineee? :* Scrivere mi manca tantissimo, sto facendo il possibile! Ditemi che ne pensate della nostra storiella x
tita xx

 
  
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