Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    15/10/2014    5 recensioni
"All’apparenza Drakul Mihawk poteva sembrare un uomo freddo e distaccato ma i suoi figli, e soprattutto la piccola, sapevano che padre affettuoso e attento fosse, anche se a modo suo. Sapevano di poter sempre contare su di lui e sapevano anche che avrebbero trovato comprensione per le loro giuste cause.
Sì, Drakul Mihawk era un uomo freddo e severo. Ma per i suoi figli avrebbe fatto sempre qualsiasi cosa."
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Nico, Robin, Perona, Roronoa, Zoro, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Law si scompigliò i capelli con un gesto stanco mentre con l’altra mano afferrava la maniglia della porta del bagno.
Delle risate alquanto fastidiose lo raggiunsero, facendolo sospirare.
Non era lì da nemmeno dodici ore e aveva già voglia di uccidere Penguin.
Fortunatamente era riuscito a sistemare tutti i suoi effetti personali prima che Rebecca facesse la sua comparsa, obbligandolo a dileguarsi, fingendo un impellente bisogno fisiologico, prima di ritrovarsi tutti i denti cariati.
Rassegnato a non potersi nemmeno rilassare cinque minuti sul proprio letto, uscì dal bagno attirando l’attenzione dei due piccioncini, sdraiati su quello del rosso, lei sotto e lui sopra.
-Oh Law! Ciao! Sei arrivato!- lo salutò Rebecca con entusiasmo.
-A quanto pare- commentò atono, mentre i due si rimettevano a sedere.
-Tutto bene l’estate?! Penguin mi ha detto che le vacanze sono andate bene!-
-Confermo- mormorò, domandandosi che senso avesse fare conversazione su un argomento di cui sapeva già tutto -E tu? Qualche novità?- domandò, per niente interessato.
-Solo che mi sono trasferita nella sede delle Gamma Kappa, insieme a Baby! Adesso abbiamo una camera molto più grande e una terza compagna di stanza!-
-Gamma Kappa?!- domandò, corrugando le sopracciglia -La confraternita femminile?!-
-Proprio quella!- annuì Rebecca, sorridendo.
Mantenendo un’espressione imperturbabile, Law prese a imprecare in tutte le lingue che conosceva.
Dannazione!
Solo quello gli mancava!
La sede della Gamma Kappa era assolutamente preclusa a qualsiasi creatura, umana e non, di genere maschile, ergo, Rebecca avrebbe passato nella loro stanza molto più tempo di quanto non avesse fatto l’anno precedente.
E lui non sarebbe riuscito a studiare nemmeno per mezzo esame a meno di non asserragliarsi in bagno o sfrattare malamente i due amanti, i quali ci davano dentro come una maledetta coppia di conigli.
Nemmeno il pensiero che Baby sarebbe finalmente stata in un’altra zona del campus, dalla quale non avrebbe più potuto perseguitarlo ed eventualmente tentare di violentarlo con la stessa frequenza di un tempo e alla quale lui avrebbe girato al largo, riuscì a rendergli meno spiacevole quella notizia.
L’unica soluzione plausibile era trasferirsi in pianta stabile in camera di Monet, sperando di resistere agli istinti omicidi che Dellinger, il suo compagno di stanza, gli provocava con la sua ridicola e penetrante risata.
Senza più prestare attenzione alla voce di Rebecca, ormai ridotta a un lontano sottofondo dei suoi pensieri, lanciò una sconsolata occhiata ai propri libri, già disposti sullo scaffale, rassegnandosi a dover rifare lo scatolone svuotato poco prima per spostarlo direttamente nella camera di sua cugina.
 -Che ne dici, eh, Law?!-
-Mh?!- il moro si riscosse, riportando la sua attenzione sulla ragazza nel sentirsi chiamare.
-Non sarebbe una brutta idea no?!- intervenne Penguin, dopo qualche istante, capendo al volo che l’amico non aveva sentito una sola parola uscita dalle labbra di Rebecca -Un’uscita a quattro con la nuova compagna di stanza di Rebecca!- aggiunse con il preciso intento di aggiornare al volo il suo migliore amico, il quale, per tutta risposta, strabuzzò gli occhi a quelle parole.
Che cosa?!
Oh santo Roger, no!
Per la miliardesima volta, no!
Non aveva tempo per certe cose, lui!
Voleva laurearsi non fare una nidiata di bambini, possibile che non lo capissero?!
Ma che male aveva mai fatto per meritarsi un migliore amico la cui missione di vita sembrava essere trovargli una donna, a lui che non ne voleva una?!
Perché doveva comportarsi come se stesse commettendo un reato a voler restare single e, soprattutto, privo di distrazioni ed inutili fastidi?!
-Non credo che…-
-Tesoro, mi sa che è meglio se vai, non rischi di fare tardi a lezione?!- lo interruppe il rosso, scoccandogli un’occhiataccia di fronte alla quale Law rimase impassibile.
Rebecca guardò sorpresa il ragazzo, spostando poi lo sguardo sul proprio orologio.
-Sì, hai ragione! Allora a più tardi Pen-chan! Ciao Law!- li salutò rispettivamente con un bacio e un gesto della mano, al quale il moro rispose con un cenno del capo, le braccia perennemente incrociate al petto.
Law e Penguin si fissarono per qualche istante quando la porta si fu richiusa, finché il rosso non gonfiò il petto, pronto a parlare.
-No!- fu la perentoria e lapidaria risposta del moro, che stroncò sul nascere qualsiasi argomentazione l’amico avesse in serbo per lui.
-Oh ma andiamo! Perché devi essere sempre così selvatico?! Si tratta solo di un appuntamento!-
Il ragazzo si limitò a fissarlo scettico.
Non si trattava mai solo di un appuntamento, lo sapeva bene!
L’ultima volta che aveva accettato di fare un’uscita a quattro con la compagna di stanza di Rebecca aveva dato il via a una ridicola caccia all’uomo dove, disgraziatamente, la preda era lui!
-Come con Baby?!- domandò, scoccandogli un’occhiata truce.
Penguin aprì la bocca per ribattere ma si fermò, riorganizzando un attimo i pensieri.
-D’accordo! D’accordo, hai ragione! Baby è stata un errore ma…-
-Un errore?! Baby non è un errore Pen, Baby è una condanna a vita, un incubo! Mi perseguita, okay?! Sono perseguitato da una ninfomane con il porto d’armi e tutto perché ho accettato di fare un’uscita a quattro per accontentarti! Ho detto no! Con me hai chiuso! Chiedilo a qualcun altro se ci tieni tanto ad accontentare Rebecca!- gli vomitò addosso, lasciandosi andare a uno dei suoi più unici che rari slanci emotivi, trovandosi in presenza di una delle poche persone che avesse il privilegio di vederlo in uno stato d’animo differente dalla totale imperturbabilità.
Penguin sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
-Guarda che non era per accontentare Rebecca!- gli disse, guadagnandosi uno sguardo omicida.
Si spostò verso il proprio scaffale, afferrando lo scatolone vuoto e apprestandosi a riempirlo nuovamente con i propri tomi.
Sentì l’amico alzarsi dal letto e avvicinarsi.
-Va bene, niente uscita a quattro, capito! Però allora ho un’altra proposta e stavolta non potrai rifiutare!- gli disse, con tono complice e sguardo ammiccante.
Law si bloccò con un libro a mezz’aria, guardandolo di striscio.
-Tra qualche settimana c’è la festa  dei Beta Ro!-
Per tutti i Kami!
No, dai, non era possibile!!!
-È solo il primo giorno- commentò, tornando impassibile e atono.
-Sì ma lo sai com’è Duval! Non perde tempo! E sai anche come sono le sue feste!- aggiunse dandogli di gomito.
Law finì di sistemare il libro di anatomia nella scatola per poi girarsi a guardare l’amico.
-Non riesci proprio ad accettarlo che sto bene da solo?!-
-Ma che c’entra questo adesso?!-
-C’entra! Sappiamo entrambi che le feste dei Beta Ro sono piene di belle ragazze e dal momento che tu stai con Rebecca…-
-Punto primo, io e Rebecca non stiamo insieme!- lo interruppe Penguin, facendogli alzare un sopracciglio, scettico -Punto secondo, che ti interessi rimorchiare o no, dobbiamo andarci!-
-Perché?-
-Perché è una cosa cool! Le confraternite sono una cosa cool e la Beta Ro è la più gettonata dell’università!-
-È la più gettonata dell’università perché per entrarci basta chiedere a Duval- gli fece notare, per niente colpito dall’arringa dell’amico in favore delle associazioni goliardiche della Drum -Anzi, come mai non ti sei ancora fatto avanti?!-
-Ma che ti sembro scemo?! Sono dei fanatici, non mi interessa entrarci, come non interessa praticamente a nessuno, ma andare alle loro feste è tutto un altro paio di maniche! Andiamo, Law! Godiamoceli un po’ questi anni, non tornano più! L’università è anche questo!-
Il moro sospirò, passandosi pollice e indice sugli occhi.
Non era d’accordo.
Non che per lui l’università fosse solo libri e lezioni, in fondo aveva anche altri interessi.
Ma se qualcuno gli avesse chiesto se considerasse parte essenziale della sua esperienza universitaria frequentare un invasato, megalomane, che girava con il chiodo e non era in grado di fare l’occhiolino sapeva bene quale sarebbe stata la sua risposta.
D’altro canto, però, le feste dei Beta Ro erano davvero enormi e bastava prestare giusto un po’ di attenzione per non incappare in soggetti indesiderati.
Senza contare che Penguin ci teneva e anche a lui un po’ di svago di lì a poche settimane non avrebbe fatto male.
-E va bene!- concesse con un sospiro, non riuscendo a non ghignare quando l’amico distese un braccio verso l’altro in segno di vittoria.
-Grande amico!- esultò dandogli una pacca sulla spalla e tornando verso il proprio letto, dove si stravaccò con le mani intrecciate dietro la nuca -Ma che fai con quei libri?!- gli chiese, mentre ancora trafficava coi pesanti tomi di medicina.
-Niente- minimizzò il moro, sistemandone ancora un paio nella scatola, prima di sollevarla e apprestarsi ad uscire, diretto da Monet.
-Okay!- mormorò Penguin, stringendosi nelle spalle -Ohi Law!- lo richiamò, girandosi a pancia in sotto e facendo arrestare l’amico con la mano sulla maniglia e lo scatolone sotto il braccio.
-Sì?!-
-E se ne fondassimo una noi?!-
Law sbatté le palpebre, lievemente interdetto ma costantemente atono,  a quelle parole.
Non diceva sul serio, vero?!
-Potremmo essere i Lambda Phi!- disse con un gesto teatrale, facendogli sollevare un sopracciglio interrogativo -Sono le iniziali dei nostri nomi! Law e Penguin!-
Non era un tipo di molte parole, Law.
Non gli piaceva sprecarle e non gli piaceva nemmeno insultare a dirla tutta.
Ragion per cui si limitò ad afferrare saldamente la maniglia, limitandosi a salutare Penguin con un “a dopo”, trattenendosi dal commentare quell’idiozia.
Spalancò la porta ma fu costretto nuovamente a fermarsi, corrugando appena le sopracciglia per la sorpresa di trovarsi davanti proprio sua cugina.
Con un sorriso divertito sul volto pallido e uno strano guizzo negli occhi dorati, abbassò il braccio che aveva sollevato per bussare.
-Ti prego- disse senza preamboli  o convenevoli -Dimmi che non è uno scherzo! Dimmi che zio Drag ti ha chiesto davvero se sei gay!-
 

§
 

-Devi ammetterlo però, era una preoccupazione fondata!-
-Perché?! Perché non ho una ragazza?!- domandò, alzando un sopracciglio.
Dopo avere portato i libri nella sua stanza e avergli impedito di uccidere Dellinger, Monet lo aveva convinto a prendere un caffè al bar del campus e chiacchierare un po’ all’ombra di uno dei ciliegi che ornavano il parco.
La verde aveva faticato parecchio a non scoppiare a ridere al racconto di suo cugino e non era riuscita a impedirsi di sorridere per tutto il tempo.
Ora, con la schiena e la tempia appoggiate al tronco, gli sorrideva con quel suo fare materno, contrastando la sua espressione dura e lievemente contrariata.
Come primo giorno era iniziato davvero male ma Law aveva la sensazione che sarebbe potuto peggiorare ancora.
-Per quello e per certe… influenze, ecco!-
-Da te un ragionamento del genere non me lo aspettavo!-
-Dico solo che zio Drag si sarà preoccupato che diventassi come papà!-
-Quale dei due?!-
-Perché, fa differenza?!- chiese con uno sguardo eloquente.
-Comunque resta il fatto che tutto questo è ridicolo. Vorrei solo che mi lasciassero studiare in pace-
-Lo sai, cuginetto, una donna può essere una distrazione positiva!-
-Ti ci metti anche tu?!-
-Come vuoi!- affermò, sorridendo eterea e puntando lo sguardo  al cielo terso.
-Con Gladius tutto bene?!- domandò, dopo qualche istante di silenzio.
-Ma sì dai! Sai è un tipo di poche parole lui ma compensa bene con…-
-Okay, ho capito, non andare oltre!- si affrettò a interromperla alzando le mani ai lati del viso.
Sospirò, lasciandosi andare contro il tronco del ciliegio.
Kami ma che giornata!
Che altro poteva succedere?!
-Torniamo verso il campus?!- propose Monet, riferendosi alla struttura dove alloggiavano loro.
Law annuì, alzandosi in piedi.
Dopotutto gli aveva fatto bene fare due parole con sua cugina, era stato quasi come parlare con Robin.
Le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e si diressero verso il campus, camminando uno accanto all’altro fino alla caffetteria, che dovevano attraversare per raggiungere le camere.
-Io prendo un altro caffè, tu ne vuoi uno?!- chiese gentilmente Monet, indicando con il pollice il bancone del bar.
-No grazie. Direi che oggi sono già abbastanza nervoso così- le fece notare, facendola sorridere.
-Allora a più tardi!-
-Ciao Monet- la salutò, sollevando appena una mano e riavviandosi poi verso il corridoio dove si trovava la sua camera.
Registrò vagamente dei passi di qualcuno che correva alle sue spalle mentre si avvicinava alla porta che collegava la caffetteria ai dormitori.
Allungò una mano per afferrare la maniglia ma, improvvisamente, sentì qualcosa arpionargli il braccio, ritrovandosi di spalle all’uscio e con l’arto avvolto intorno alla vita di qualcuno.
-Abbracciami!-
Spalancò gli occhi all’inverosimile quando quella voce femminile, piena di urgenza e con una lieve nota di panico, raggiunse le sue orecchie.
Mise a fuoco un viso tondo e regolare, incorniciato da una frangetta e un caschetto biondi e su cui erano incastonati due enormi occhi scuri.
Si ricompose in meno di un secondo, tornando impassibile e sollevando un sopracciglio con fare interrogativo, mentre la ragazza gettava una rapida occhiata all’ingresso del bar e poi tornava su di lui con sguardo supplice.
-Ti prego!- lo implorò, mentre anche lui gettava uno sguardo con la coda dell’occhio verso la porta e individuava la figura imponente di Duval proprio nel momento in cui faceva il suo ingresso.  
Capì all’istante dove stava il problema, perché chiunque a Drum sapeva quanto potesse essere invadente e asfissiante il capo dei Beta Ro quando prendeva di mira una ragazza.
Smise di pensare, provando una certa ed insolita empatia per quella poveretta, forse perché anche lui quel giorno si sentiva soffocare, e la cinse anche con l’altro braccio, mentre lei si sollevava sulle punte, intrecciando le dita dietro al suo collo e infossando il viso nella sua gola.
-Come hai fatto a invischiarti con Duval?!-
-Lascia perdere!- sibilò la bionda, sfregando la fronte contro la sua pelle olivastra -Sono una matricola!- aggiunse poi, a mo’ di spiegazione.
Law controllò con un’occhiata di striscio la situazione, proprio nel momento in cui il biondo motociclista di fermava con un lieve sussulto in mezzo al locale nel vedere la sua preda tra le braccia di un altro, per poi ricomporsi in fretta e deviare verso i tavolini del bar, importunando un paio di ragazze che stavano tranquillamente sorseggiando il loro caffè.
Mandò gli occhi al cielo, scuotendo la testa quando lo vide tentare di fare l’occhiolino, provocando un’espressione scioccata nelle povere malcapitate.
-È andato?!- domandò la ragazza.
-No, ma è distratto-
La sentì staccarsi dalla sua gola, spostando i palmi sul suo petto e impregnando l’aria circostante di gelsomino.
-Grazie!- mormorò, sorridendogli, con gli occhi che brillavano, e facendolo ghignare storto in risposta.
-Ora dovresti andare, prima che torni alla carica- le fece notare.
-Lo farei, se mi lasciassi!- affermò la biondina con una luce maliziosa negli occhi.
Un’improvvisa ondata di calore lo investì nel rendersi conto che la teneva ancora saldamente ancorata a sé, i toraci schiacciati l’uno contro l’altro e il calore della sua pelle sulla propria.
Celando l’imbarazzo dietro alla sua solita freddezza, si staccò bruscamente da lei, che corrugò le sopracciglia colpita da quel gesto improvviso.
Che gli prendeva tutt’a un tratto?!
Glielo avrebbe anche chiesto ma si rendeva conto che sarebbe stata una domanda alquanto ridicola, dato che nemmeno conosceva il suo nome.
Senza contare, anche se lei questo non poteva certo saperlo, che nemmeno Law sapeva di preciso cosa gli prendesse in quel momento.
Sapeva solo che si sentiva a disagio.
-La prossima volta vedi di fare attenzione a chi frequenti ragazzina. È troppo facile far sistemare le cose agli altri- le disse, glaciale.
Non intendeva essere maleducato, aveva solo sentito un impellente bisogno di allontanarla, e subito.
La guardò corrugare le sopracciglia e spalancare la bocca, prima di voltarle le spalle e lasciarla lì a crogiolarsi nella sua indignazione. 
Fece appena in tempo a socchiudere la porta che uno spostamento d’aria improvviso lo investì seguito da un tonfo, mentre la porta veniva bruscamente richiusa da un braccio spuntato accanto al suo volto dal nulla.
-Come hai detto prego?!-
Si girò di nuovo verso la biondina, ora furente e con gli occhi dardeggianti, mentre alcuni dei presenti si voltavano verso di loro, curiosi di scoprire cosa stesse accadendo.
-Hai sentito benissimo-
-Ma si può sapere chi ti credi di essere?!-
Law sollevò un sopracciglio, fissandola come se fosse un fastidioso moscerino.
-Quello a cui hai chiesto aiuto-
-Oh mi scusi tanto messer Lancillotto!- commentò sarcastico, portando le mani ai lati del viso con i palmi rivolti verso di lui -Non è colpa mia se c’eri solo tu qui!-
-Fammi un piacere, la prossima volta arrangiati-
-Puoi stare certo che farò tesoro di quanto mi hai detto riguardo alle mie future frequentazioni!-
-Non dovrebbe essere difficile, anzi mi domando come hai fatto a non riuscire a liberarti da sola di Duval. Va bene che è disperato ma non credo al punto di prendersi persino una ragazzina stupida, ridicola e ingenua come…-
Non si rese nemmeno conto di cosa stava dicendo, ma si rese benissimo conto dello schiocco che risuonò nell’aria e della sua guancia che prendeva a palpitare, arrossandosi e scaldandosi subito dopo.
Fu un fulmine a ciel sereno, non tanto per il ceffone in sé, quanto il realizzare gli insulti gratuiti che stava rivolgendo a quella ragazza.
Cosa gli prendeva?!
Non era da lui!
Ma era nervoso, terribilmente nervoso e quella biondina gli faceva uno strano effetto, difficile da identificare.
Portò una mano alla guancia, mentre ancora la fissava in cagnesco, ricambiato, e sentì il nervoso montargli dentro trovandola leggermente gonfia.
Le lanciò un’occhiata da gelare il sangue nelle vene senza tuttavia riuscire a farle distogliere lo sguardo.
-Margaret?!-
Si girarono entrambi verso Rebecca, ferma in mezzo all’atrio con uno sguardo allibito, i petti che si alzavano e abbassavano affannosamente, proprio mentre la porta del corridoio si apriva.
-Ehi ma tu guarda! Vi siete già conosciuti!-
La voce di Penguin li raggiunse, confermando il sospetto di Law che quella fosse proprio la famosa nuova compagna di stanza di Rebecca, quella con cui, secondo loro, sarebbe dovuto uscire.
Come se non avesse saputo da subito che non poteva che essere un nuovo buco nell’acqua.
-Spero di non vederti mai più in vita mia!- sibilò Margaret, velenosa.
-Altrettanto- fu la laconica e lapidaria risposta del moro.
Si allontanarono in direzioni opposte, entrambi superando i rispettivi compagni di stanza diretti verso i propri alloggi.
-Law ma che diavolo…- provò a domandargli l’amico, seguendolo con uno sguardo allibito.
-Fammi il piacere Pen, stai zitto se non vuoi che ti vivisezioni- mormorò, spaventosamente calmo, prima di infilarsi nella sua camera e sbattere la porta.
 
  
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