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Autore: Kisuke94    15/10/2014    2 recensioni
Lo Zero;Requiem è riuscito a portare stabilità all'interno di Britannia e del mondo intero, ma non nella mente e nel cuore di Suzaku. Egli si appresta a fronteggiare una minaccia sconosciuta che potrebbe minare tutto ciò che lui e Lelouch hanno costruito.. immergiti in un'avventura ricca di mistero e di domande sul passato, sul presente e sul futuro del mondo e della razza umana!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kallen Stadtfeld, Kururugi Suzaku, Lelouch Lamperouge, Nunnaly Lamperouge, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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In quella fredda notte parigina, l’oscurità parve ottenere il controllo supremo sulla luce riflessa del satellite terrestre. Nuvole tuonanti e cariche di pioggia si avvicinarono minacciose sovrastando l’intera regione. Dall’alto del campanile più famoso di Francia il frastuono delle auto era ancora alto; nonostante l’ora tarda e il rischio di pioggia imminente, le persone non si erano persero d’animo e continuarono imperterrite i loro acquisti e la loro singolare esistenza. Una nota, però, stonava in mezzo a quella sinfonia ben orchestrata di vite in continuo divenire, una voce fuori dal coro che, in lacrime, stava lentamente perdendo la propria integrità e la propria forza di volontà. Suzaku era ancora lì, in ginocchio, davanti alla vetrina del negozio di giocattoli, davanti la figura perentoria e immortale di Zero.
Il pianto si spense quando un bambino, che passò coi suoi nonni alle spalle del ragazzo, lasciò la mano dei suoi amati progenitori e si avvicinò –goffo nel suo giubbotto di piume- e poggio la sua manina sulle spalle di Suzaku che sussultò. La ragazza dai capelli neri che stava assistendo alla scena rimase in silenzio ad osservare, incuriosita, ciò che stava accadendo; un altro sorriso le illuminò il viso e i suoi occhi parvero, per un solo istante, dello stesso colore intenso dello smeraldo.
Con gli occhi gonfi Suzaku si girò verso l’estraneo che aveva avuto la premura di preoccuparsi per lui, nonostante non sapesse nemmeno il suo nome. Il bambino inclinò il capo in segno di domanda, i suoi nonni da lontano presenziavano immobili.
«Perché piangi?» domandò il piccolo con sincerità disarmante, quella che solo i bambini riescono a trasmettere con le loro lievi voci angeliche. Suzaku si asciugò le lacrime e cercò una risposta coerente da poter rispondere, con scarsi risultati.
«Non parli? Non riesci a parlare?» domandò con insistenza accovacciandosi davanti l’interlocutore annichilito. Sfiorò con un dito il marciapiede freddo e umido, poi riprese a parlare.
«Mamma dice che le persone senza parola sono molto sfortunate, ma non per questo diverse da noi. Non hai mai parlato? O ti è successo qualcosa? Io non piango mai, sai? Sono forte, anche la mia mamma lo dice sempre. Dice che sono la sua ragione di vita. Tu ce l’hai una mamma?» sembrava irrefrenabile. A tutte quelle domande Suzaku non diede risposta, ma rimase stupito dalla facilità con cui il piccolo stava cercando di conversare con lui. Conosceva poche parole di quella lingua, e stava comprendendo bene o male quello che il bambino stava dicendo, ma non sapeva rispondere. Per questo motivo si limitò a sorridere e cercò di alzarsi mantenendosi sulle ginocchia.
“Una madre?! Quasi non ricordo più il suo volto. Ho vissuto tanto tempo senza di lei. I miei ricordi sono frammentari. Certo ricordo il suo tocco sulla mia pelle, il calore del respiro, la sua voce candida… com’era mia madre? Perché non riesc-”
«Deve scusarlo. Si preoccupa tanto per le persone in difficoltà. Lei sta bene?» chiese la nonna del piccolo, interrompendo i pensieri di Suzaku; si avvicinarono ai due nuovi amici cercando di trascinare via il bambino prima che importunasse ulteriormente il giovane.
«Non si preoccupi. E mi perdoni per il mio francese pessimo» esordì Suzaku alzandosi, prestando un accentuato inchino. «Come vedi ho una voce! E sì, ho anche una madre. Anche se non ricordo più com’è fatta» continuò riferendosi al bambino, allontanando lo sguardo verso il vuoto ripensando alla madre. I due nonni strinsero le spalle del piccolo, visibilmente scosso dalla risposta di Suzaku. Quest’ultimo, notando due agenti che, a passo d’uomo, si stavano dirigendo nella sua direzione, si ricordò della sua missione e agitato spiegò di avere un impegno importante.
«…ti ringrazio per esserti preoccupato per me piccolo.» disse al bambino. «Siete fortunati ad avere un nipote del genere… rivedo in lui il me di tanto tempo fa» continuò rivolgendosi ai nonni alle sue spalle. Fece di nuovo un inchino e sparì dietro l’angolo.
“Quel bambino…” pensò. Poi proseguì dritto riflettendo sullo strano messaggio sul vetro della torre. Non riusciva a venir a capo dell’enigma e la cosa lo frustrò alquanto. Un tuono spostò la sua attenzione al cielo.
“Devo sbrigarmi, ho poco tempo”
La donna dai capelli neri lo seguì rapida e silenziosa. Aveva un vestito nero di pelle stretto in vita che ne accentuava le curve. Una cintura reggeva un’arma dall’aspetto assai pericoloso. I capelli neri, a spine, erano corti e riflettenti. Aveva lo sguardo fisso sulla sua preda e avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo scopo ultimo. Ancora una volta il suo volto si illuminò e un riflesso smeraldo parve possedere il suo sguardo freddo e imperscrutabile.
Pochi isolati e Suzaku uscì su un vialetto che costeggiava proprio il fiume Senna. Si respirava un’aria diversa lungo quella stradina ben illuminata da innumerevoli lampioni. Cercò di accelerare il passo, aveva come la sensazione di essere seguito. La strada era misteriosamente vuota e l’ora tarda ne giustificava il poco traffico. La zona pedonale che costeggiava il fiume era densa di locali, bar e gelaterie di ogni sorta. Solo una però era ancora aperta; poche persone erano sedute ai tavolini esterni, gustandosi il riflesso dei lampioni sul letto del fiume che scorreva silenzioso e instancabile. Pochi isolati più avanti, il fiume si divise in due scontrandosi contro la punta di un isolotto posto proprio al suo centro. Poco dopo, un ponte collegava proprio la città con la sponda opposta, sull’isolotto. Era il ponte di Saint-Michel: costruito interamente in pietra bianca, era l’unico ponte della sponda destra della Senna a poter permettere l’accesso all’isola. Vi era un’ulteriore ponte parallelo a questo ma che offriva il transito ai veicoli solo in uscita. Suzaku imboccò il ponte, ignorando il divieto di accesso che era posto su diverse strisce di limitazione; volse poi, ancora una volta, lo sguardo alla sua sinistra, verso la torre buia. Un altro tuono minacciò l’aere notturno.
Nel passaggio udì delle campane imporsi in quel silenzio turbante: undici rintocchi.
“Le campane riecheggiano nella notte stellata!” ripeté Suzaku voltandosi verso destra. Due torri alte dominavano l’orizzonte con il loro stile gotico, che non si afferma del tutto nella sua interezza. La cattedrale infatti presenta elementi di stile romanico come le colonne cilindriche, e la pianta ha una forma a croce latina.
La facciata presenta due torri campanarie. Essa è divisa in quattro sezioni: in basso, si aprono i tre portali, della Vergine, del Giudizio universale e quello di Sant'Anna. Sopra ai quali si estende la galleria dei Re, costituita da 28 statue dei re di Giudea separate da colonnine. La sezione superiore che separa la galleria dalle torri, è costituita da tre finestre, al centro un rosone e da una balconata con balaustra. Alla base delle due torri si trova poi la galleria delle chimere, tra le quali ve n'è una raffigurante Strige che, nella leggenda, era un uccello notturno di cattivo auspicio che si nutriva di sangue e carne umana.
Suzaku corse verso la piazza antistante la cattedrale di Notre-Dame e un fulmine illuminò la facciata e, inevitabilmente, il viso del ragazzo. Il cielo iniziò a grondare una pioggia densa come sangue, che soffocava il respiro. La cattedrale si impose in tutta la sua oscurità su Suzaku. Le chimere puntavano su di lui come rapaci in cerca di carne putrefatta da saggiare e saziare la fame che li strazia giorno dopo giorno.
La pioggia bagnò gli abiti del ragazzo, i capelli si stesero lungo il volto che osservava imperterrito la struttura. Ad ogni lampo un volto sentenziava la figura maschile che fissava la facciata ovest della cattedrale. Lentamente il cielo illuminò tutti e ventotto i volti dei Re Giudei.
“I Re sorvegliano la segreta entrata. Deve essere questo il posto di cui parlava quella frase” pensò Suzaku, indietreggiando, con ogni passo che riecheggiava nella solitaria piazza ormai del tutto allagata. L’isola infatti era quasi abbandonata a sé da quando i lavori per il restauro della cattedrale si erano interrotti.
Di colpo si fermò sentendo lo stridore metallico di una pistola caricata e pronta a far fuoco alle sue spalle. Non si girò ma rimase immobile, con la testa rivolta al cielo. Le gocce parevano spilli che continuavano a forare la sua morbida pelle rosea.
«Ha più di ottocento-cinquanta anni questa cattedrale. Ha subito innumerevoli restauri da allora, assistito a continue guerre e rivoluzioni eppure… eppure è ancora in piedi» Esordì il nuovo arrivato. La voce femminile e fredda strinse il cuore di Suzaku in una morsa incontrollata. Aveva la netta sensazione di conoscere quella persona, ma la paura lo divorò completamente e non ebbe la forza di girarsi.
«Non ho mai compreso fino in fondo la testarda concezione dell’uomo di edificare strutture immortali, che vivano più tempo di quanto lui possa dedicare alla sua fragile esistenza. Penso sia egoistico in un certo senso, non credi?»
«Forse è proprio per questo motivo che le costruisce. La sua vita può anche avere un tempo limitato, ma questa struttura, la sua esistenza, non troverà fine, la sua immortalità renderà tale anche gli uomini che vi hanno lavorato» rispose Suzaku abbassando lo sguardo. «Gli esseri viventi non smettono di vivere quando esalano il loro ultimo respiro. Essi vivono nei ricordi delle persone e nelle grandi imprese che hanno compiuto… è questo il motivo per cui cerca di lasciare il segno su questo pianeta, qualcosa che lo ricordi nei secoli avvenire, che lo renda immortale come questa cattedrale» continuò cercando di sovrastare il rumore della pioggia battente sul pavimento della piazza, che aveva piastrelle disposte asimmetricamente lungo tutta la sua estensione.
“Cosa?” Suzaku sgranò gli occhi, notando il punto sul quale si era fermato in precedenza. Si materializzò sotto di lui un medaglione ottagonale di bronzo, che circondava una rosa dei venti. Sotto la rosa, era chiaramente leggibile la scritta Point-Zero. “…dal Point-Zero la storia è cambiata” si rese conto che il posto che cercava era proprio quello, e che la presenza di quella ragazza alle sue spalle ne era forse la prova più evidente, ma il mistero era ancora lontano dall’essere risolto. Non riusciva infatti a capire cosa significasse tutto quello: la frase, gli enigmi, la ragazza, la cattedrale e il point-zero. Cercò di quadrare il tutto nella mente ma venne distratto.
«Alla fine ci sei arrivato. Eh, Suzaku?» disse la ragazza, tirando via la parrucca nera orami fradicia.
“Quella voce, quel suono…” il ragazzo voltò leggermente la testa e con la punta degli occhi la guardò. I capelli smeraldo, gli occhi di un verde intenso. Il vestito nero era come stirato sul suo corpo, rifletteva la poca luce che, dai lampioni dell’altra sponda, riusciva ad arrivare a loro. Con uno scatto Suzaku si girò del tutto e fece un passo indietro. Non vedeva quella ragazza da più di 10 anni ormai, da quando presenziava al fianco di Lelouch ovunque egli andasse. Non era mai entrato in contatto con lei, né l’aveva cercata dopo gli accadimenti di quel giorno. Vederla lì, a Parigi, che gli puntava contro una pistola, lo fece irrigidire.
“Cosa diavolo sta succedendo, perché mai si trova anche lei qui?”
«C2!» esordì sprezzante Suzaku, interrompendo il silenzio che regnava nella piazza. Strinse gli occhi, preoccupato, o forse deluso da quella situazione. La ragazza non fece cenno a quel nome, anzi, si mise di profilo, indietreggiando con la gamba destra.
«Perdonami, Suzaku!» il colpo fu coperto da un tuono che echeggiò tortuoso sopra la cattedrale. La pioggia lavò via il sangue che scorreva sull’ottagono di pietra incastonato nella piazza. C2 lasciò cadere l’arma e crollò a terra. Il corpo del Knight of Zero, di Zero, disteso, col volto rivolto al cielo… Un lampo illuminò la facciata del Notre-Dame, alla base del rosone, la Madonna col bambino, colpita ininterrottamente dalla pioggia densa, sembrava piangere di fronte ad una scena tanto cruenta, e i due angeli ai suoi lati, mutarono il loro sguardo: dolore e compassione trasparivano dalle due statue.
Dall’alto della cattedrale, quella notte, alla base del campanile destro una figura nera si stagliava sulla piazza, la mano poggiata sulla chimera del malaugurio. I suoi occhi brillavano solitari nell’oscurità che, lentamente, avvolgeva tutto e tutti.
   
 
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