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Autore: zinzuleddha    16/10/2014    1 recensioni
"Perché è vero: soffriamo più nella fantasia che nella realtà, e il confine che segna entrambe le cose è appunto la magia della vita. Sopravvivete, come io ho fatto"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Nonostante la stanchezza girammo Parigi quel giorno; visitammo innumerevoli posti incantevoli tra i quali il Louvre dove, in preda alla curiosità, andai a toccare una statua, finendo quasi per essere arrestato.
E adesso mi trovavo li, seduto in fondo quell'autobus di fianco quello che mi fu presentato come il mio insegnante di sostegno; e se il giorno prima avessi desiderato in qualche modo morisse, adesso ero più che felice di averlo nei dintorni; quei ragazzi lo temevano, mi si sarebbero tenuti alla larga.. almeno per un po'.
Ebbene i miei presentimenti su quei ragazzi erano stati confermati giusto la sera prima quando, in bagno, trascinandomi dai capelli mi fecero finire dentro una grande vasca, dove aprendo l'acqua mi schizzarono prima di correre per il corridoio urlando che mi fossi fatto la pipì addosso; e sapete cos'è stato ancor più imbarazzante? Il fatto che i professori gli abbiano creduto.
Tutti mi trattavano come se fossi ritardato e, alcune volte mi sorgevano dei dubbi ma, finivano sempre per svanire non appena, cominciando a suonare, notavo di fare un buon lavoro.
Mi furono chieste le mie conoscenze sulla musica quel giorno; l'unica cosa che fui in grado di esporre furono le mie opinioni su di essa, il fatto che sostenessi fosse un qualcosa di magico ma, giudicando dalle loro espressioni, supposi all'istante non condividessero i miei pensieri a riguardo; mi chiesero allora di che tecnica usufruissi dal momento in cui, nonostante non conoscessi le note e tantomeno le figure musicali, fossi in grado di suonare e, fu allora che intimorito ricordai la tecnica insegnatami dall'uomo.
Fu allora che le loro espressioni divennero ulteriormente stupefatte, ma questa volta positivamente.
Mi chiesero se già conoscessi il mio insegnante; scossi la testa, confuso.
Mi spiegarono fosse un uomo che dava lezioni ai ragazzi con problemi, in modo da aiutarli, tramite la musica, a relazionarsi positivamente con il mondo.
Fui mortificato dal sapere che, secondo loro, avessi ancora problemi e fui letteralmente devastato non appena ricordai tutte le volte che venni isolato, trattato come un bambino; come se non fossi in grado di affrontare le cose come il resto dei ragazzi, e mi sentivo così.. diverso.
Sospirai, alzandomi dal sedile e dirigendomi pigramente verso la porta adesso spalancata del pullman finalmente arrivato a destinazione, mentre gli schiamazzi dei ragazzi risuonavano nell'aria e le loro occhiatacce non facevano altro che mettermi a disagio; e per quei minuti che sembrarono anni estasiato restai ad osservare quell'immenso palazzo ottocentesco che sorgeva al mio fronte, dai balconi rotondeggianti e i finestroni contornati da fioriti affreschi quando, notando che il resto del gruppo di fosse allontanato, di corsa mi ritrovai a seguirli, finendo quasi per andare a sbattere contro il gigantesco portone che in quel preciso istante veniva lentamente chiuso da quella che giudicai fosse una guardia.
E se l'esterno fosse mozzafiato, l'interno lo era ancor di più; gli enormi lampadari di cristallo, le innumerevoli statue poste agli angoli, il pavimento a motivi decorato da coloratissimi vasi di panzé, le immense scale: il classico castello da sogno quando, alzando lo sguardo, incredulo mi sentii morire.
Da un lato i ragazzi considerati più svegli con i loro istruttori, a discutere con due anziani uomini che supposi sarebbero stati i loro professori; alle mie spalle quello che oramai era divenuto la mia guardia del corpo e al mio fronte l'ultima persona che in quel momento mi sarei aspettato; la stessa che, per un istante, desiderai sparisse.
Alcuna parola uscii dalla mia bocca, tantomeno dalla sua nel momento in cui, nella speranza che ciò avesse potuto in qualche modo rompere quella gelida tensione che si era venuta a creare, mi porgeva una mano guantata, portando l'altra dietro la schiena.
E nell'udire il mio nome nuovamente pronunciato da quelle labbra che credevo mai avrei rivisto cominciai a tremare, giurando potessero cedermi le gambe da un istante all'altro.
'Sono felice di rivederti!' aggiunse entusiasta, sfoderando un enorme sorriso che mi sciolse definitivamente quel gelido cuore malato mentre, nell'intuire che non avrei reagito ancor per molto ritraeva la mano, lanciando a sua volta un occhiataccia all'istruttore che adesso mi stava letteralmente uccidendo con lo sguardo.
Strinsi gli occhi, abbassando lo sguardo mentre un incomprensibile mugolio lasciava la mia bocca e l'uomo invitava cordialmente l'istruttore di sostegno a raggiungere il resto del gruppo, lasciandoci soli.
"Frank, stai bene?" Sussurrò preoccupato posando le mani sulle mie spalle, scuotendomi non appena si rese conto facessi fatica a respirare.
E tutto ciò che risuonò nell'aria fu il mio ennesimo tentato profondo respiro, stroncato da una sua carezza sulla nuca mentre mi stringeva fra le braccia come se non ci fosse un domani; era forse così? pensai.
E ad ogni carezza un ricordo affiorava in quella mente per mesi annebbiata, il terrore, le liti, i deliri, Mikey.
Sussurrai ansiosamente la prima scuso che mi passo per la mente, cercando di scostarlo; e ansimante ripetei quella frase innumerevoli volti nello scorgere quella confusa e preoccupata espressione che si era andata a impossessare del suo adesso eccessivamente corrucciato viso.
E non appena mi fu ulteriormente vicino, in preda a quello che sembrava terrore, cominciai a tossire violentemente prima che in preda a un attacco di panico finissi a terra, a dimenarmi da quella presa che aumentava notevolmente prima che si spostasse alle mie spalle, sistemandomi in ginocchio.
'Quattro secondi per ispirare, trattienilo sette e rilascialo in otto' sussurrò quella regola da me tanto bene conosciuta mentre, adesso anche lui nel panico, mi alzava il mento, poggiandomi la testa sulla sua spalla.
Feci allora per annuire, cominciando la solita procedura che per un istante mi chiesi come potesse conoscere; mi era stata un tempo insegnata da i dottori che, dal momento in cui calmava il sistema nervoso, mi raccomandarono di farla ogni volta che mi sarei trovato in difficoltà e non avrei avuto a disposizione alcun farmaco, ripetendola tante volte quante ne sentissi il bisogno, ovvero finché non riacquistassi il controllo del corpo.
E mi invitò a ripetere nuovamente l'azione mentre chiudendo gli occhi un estremo senso di sicurezza s'impossessava del mio corpo; e nonostante sapevo non lo fossi, non conoscessi quel posto tantomeno le persone che lo frequentavano, la sua presenza bastava per farmi sentire a casa; e nel vedere fossi nuovamente in grado di agire sotto controllo mollava definitivamente la presa e, non appena la sua presenza si spostò al mio fianco quasi finii per precipitare in quel vuoto venutosi a formare dietro la mia fragile schiena, mentre deciso mi tendeva quella mano che andai ad afferrare saldamente, prima che nuovamente insieme ci dirigessimo verso quelle immense scale dove tutto avrebbe iniziato ad avere un senso.
E in quella stanza dal immenso letto dalle lenzuola blu notte, dove il vecchio violino che andai a riconoscere istantaneamente spiccava luminoso, la mia vita prendeva nuovamente un senso;
E mentre il mio sguardo si perdeva nel meraviglioso panorama sbirciabile dal finestrone, incapace di sostenere lo sguardo dell'adesso anziano uomo, afferravo tra le mani quella cartella che mi era stata precedentemente porta; -Niente giri di parole, non più- ci eravamo promessi, e fu allora che cominciai definitivamente a leggere, scoprendo la realtà dei fatti.
Era una piovosa notte d'inverno quando, in seguito ad una litigata con mio padre, scappai di casa, dirigendomi dall'unica persona che sapevo sarebbe stata felice di avermi tra i piedi per un po'.
E in quella notte, qualcosa avvenne nella mia mente; quella piccola parte malsana che mi portavo dentro sin dalla mia prematura nascita si espanse, e quella schizofrenia che per anni i miei genitori si erano rifiutati d'affrontare prese definitivamente il sopravvento; delirai per l'intera nottata, un incubo, una visione, l'inizio di una realtà distorta che mi spinse a scappare, credente che nell'uomo ci fosse il marcio, ignaro che, in realtà, l'unica anima marcia presente in quell'isolato fosse quella in cui, in preda al delirio, andai ad imbattermi, accettando il passaggio che mi fu offerto.
Uno stupro, un incidente stradale nel quale quella bestia perse la vita, e io persi definitivamente la testa.
Una nuova realtà nella quale il mio subconscio si presentò sotto forma di eccessivamente realistiche visioni raccapriccianti; mi autodistrussi mentre, accecato da quella falsa realtà, ogni giorno i miei genitori e Gerard si recavano all'ospedale, perché infondo gli stavo a cuore; e la mia mente era malata abbastanza per percepire cose che nessuno fosse in grado di vedere, come Mikey; e nonostante non ne avessimo mai parlato a riguardo, ero già a conoscenza della sua storia, sapevo chi fosse, esattamente come sapevo chi fosse il fratello, Gerard. E conoscevo un milione di cose delle quali nessuno mi aveva mai parlato, e dal momento in cui mi piace spiegare l'inspiegabile e tener vivo l'indimenticabile, voglio credere a ciò che la gente dice: la mia mente è superiore tanto quanto malata e la musica è un qualcosa di magico, tanto quanto lo è quel violino, nel quale è racchiusa l'anima del ragazzo, percepibile ogni volta lo si suona.
Un semplice violino che ha legato tre vite e ne ha salvate altrettante.
'Vite frastagliate' era il titolo del giornale contenuto in quella cartella; vite frastagliate furono quelle che, con l'aiuto della musica e l'immenso supporto della gente, andammo a salvare.
Perché è vero: soffriamo più nella fantasia che nella realtà, e il confine che segna entrambe le cose è appunto la magia della vita. Sopravvivete, come io ho fatto."




- Salve a tutti! Ebbene la storia è definitivamente svolta al termine. Vi invito, se avete dubbi, non avete capito qualcosa della storia o delle semplici curiosità, a lasciare una recensione o a contattarmi su twitter ( sono @sussumella ), sarò più che felice di chiarirvi le idee!
E impaziente di sapere che ve ne pare della storia, vi lascio.
A presto,
- Danny x
   
 
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