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Autore: Gaia Sleepwalker 99    16/10/2014    3 recensioni
Mò – mi chiamò – guardami … - prese il mio mento con due dita e lo sollevò, facendo si che i nostri sguardi si incrociassero – tu sei bella, dolce, spiritosa, generosa, intelligente … tu sei tutto … sei troppo per lui, non ti merita e non ti ha mai meritato … questa è la verità. Tu sei il raggio di sole che illumina Mullingar, la luce di tutto, sei la persona più buona e pura del mondo … se lui non lo capisce, o è stupido o è cieco – riuscì a farmi sorridere, ancora una volta, l’ unico che era capace di farmi tornare il sorriso era lui. E fu quel giorno che lo capii davvero, fu quel giorno, 13 marzo 2012, che m’ innamorai di Niall, del mio migliore amico. Solo che ancora non lo sapevo, o meglio, non me n’ ero resa conto.
TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=INZRW2cHcJs
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il campanello suonò per la terza volta insistentemente, così dovetti alzarmi dal divano, che era ormai diventato il mio letto, e trascinarmi alla porta.

 

Elliott era davanti a me, mi guardava con comprensione e imbarazzo … era chiaramente in difficoltà. Mi sentivo leggermente a disagio in quel momento. Indossavo ancora il pigiama, avevo i capelli in disordine e due occhiaie da far paura … per non parlare degli occhi rossi, che mi pizzicavano ancora di lacrime.

 

-ehi – disse, sorridendo debolmente. Provai a ricambiare il gesto, ma probabilmente mi uscì solo una smorfia tutta storta.

 

-ciao Elliott –dissi.

 

-come stai? – chiese. Scrollai le spalle.

 

-bene – rimanemmo in silenzio. Era davvero imbarazzante – vuoi entrare? – chiesi infine.

 

-si, grazie – rispose, sospirando quasi di sollievo. Lo feci passare e chiusi la porta.

 

Mi vergognavo di farmi vedere in quelle condizioni da Elliott, ma in fondo, lui era l’unica persona di cui potevo davvero fidarmi lì a New York.

 

-Mò io … devo parlarti. Devi andare avanti, non puoi ridurti così. sono passate già due settimane – disse. Sospirai e mi sedetti sul divano, passandomi stancamente le mani sul viso.

 

Elliott aveva ragione, ma forse lui non aveva idea di cosa si provasse a passare ciò che avevo passato io. Ancora mi veniva da piangere solo a pensarci.

 

-lo so – dissi sommessamente. Si sedette accanto a me.

 

-è … orribile vederti così. Mi fa sentire un pessimo amico – disse. Non risposi.- ora ascoltami – mi prese la mano e mi fece girare verso di lui, costringendomi a guardarlo negli occhi – lo so che fa male. Lo so che lui è stato il tuo primo amore, il tuo migliore amico … lo so. Ma devi guardare in faccia alla realtà. Se lui è stato così stupido da tradire la tua fiducia, non ti merita. Hai vent’anni, Moira. Hai tutta una vita davanti a te, ma devi darti l’opportunità di viverla. È giusto piangere, è giusto soffrire, ma non puoi permettere che ciò che lui ti ha fatto ti butti giù in questo modo. È ridicolo il fatto che non hai più sorriso per settimane, che stai perdendo peso … non puoi rovinarti così. Ti prego, almeno provaci –

 

Per tutta la durata del suo discorso l’avevo fissato negli occhi, quasi ipnotizzata. Elliott aveva detto la verità, ed era riuscito a scuotermi. Aveva ragione. Per quanto Niall potesse mancarmi la mia vita doveva andare avanti. C’era però una cosa che mi fermava, che non riuscivo proprio ad ignorare.

 

-ma io lo amo –

 

-lo so Mò. Ma passerà, te lo prometto – mi abbracciò. Deglutii a fatica e lo strinsi forte, ma non riuscii a non piangere. Avevo pianto fino allo sfinimento in quelle settimane, ma mi ripromisi che quelle lacrime sarebbero state le ultime. L’ultima volta che piangevo per Niall, l’ultima volta che piangevo per il nostro amore.

 

Elliott mi accarezzò la schiena, per poi staccarsi leggermente e prendermi il viso tra le mani. Mi asciugò le lacrime con i pollici. Gli sorrisi appena.

 

-sorridi sempre. Sei ancora più bella quando lo fai – disse. Arrossii appena, un  po’ in imbarazzo. Forse era ora che mi rendessi conto chi tenesse veramente a me.

 

NIALL’S POV

 

Mi trascinai svogliatamente in casa, chiudendo la porta in malo modo e gettando sul pavimento la mia borsa. Andai in cucina e presi, senza pensarci, una birra. La posai sul bancone che separava il soggiorno dalla cucina, ma quando alzai lo sguardo vidi la foto incorniciata di me e Mò, una delle nostre foto più belle, una di quelle foto che avrei voluto tenere con me per sempre, anche se al tempo stesso avrei desiderato non averla notata.

 

La vista di quella foto scatenò un’emozione stranissima dentro di me, era un misto di rabbia, rimorso e confusione. Istintivamente il mio sguardo cadde sulla lattina di birra, e ci impiegai meno di mezzo secondo a scaraventarla giù dal tavolo con un colpo secco. Mi morsi le labbra e mi presi la testa fra le mani. Sembravo un pazzo.

 

Ero talmente deluso da me stesso, mi detestavo così tanto per aver fatto ciò che avevo fatto. Come avevo potuto? Come avevo fatto a essere così stupido?

 

Non lo sapevo, non ero in grado di darmi una risposta. Mi odiavo per averle fatto del male, ma, soprattutto, mi odiavo per non essere riuscito a convincerla a restare, ad ascoltarmi … mi odiavo per averla lasciata andare via così. Avevo perso la mia ragazza, la mia migliore amica, l’unica persona che fosse stata in grado di capirmi e starmi sempre vicino in tutti i momenti della mia vita. Per quella persona ero morto.

 

Dovevo andare avanti, accettare il fatto che lei non volesse più avere niente a che fare con me. Dio solo sapeva quanto mi mancasse, mi mancava come l’aria. L’amavo, da impazzire, e sapevo che anche lei mi amava ancora, ma non poteva perdonarmi. L’avevo ferita e delusa, non me lo meritavo.

 

La mia vita doveva continuare, con o senza di lei. La ferita si sarebbe rimarginata.

 

 

 

TRE ANNI DOPO

 

MO’S POV

 

“Gentile signorina Darling,

 

 

siamo felici di informarla che abbiamo visionato il suo manoscritto, che abbiamo trovato un’opera di gran spessore, e che saremmo entusiasti di pubblicarlo il prima possibile. Alleghiamo ai documenti per la pubblicazione i nostri complimenti e le nostre più sentite congratulazioni”

 

 

La mail era firmata dalla casa editrice a cui avevo spedito, qualche tempo prima, il mio libro, finalmente ultimato. Sorrisi e mi sentii soddisfatta e fiera di me stessa. Ben fatto, Mò.

 

Risposi velocemente ringraziando di cuore ed esprimendo la mia gioia, per poi chiudere il computer e tornare a dedicarmi allo studio, che, ormai, era diventato la mia attività principale in quel periodo. Si stavano avvicinando gli esami e dovevo prepararmi, se volevo conseguire la laurea triennale.

 

Erano passati ormai tre anni da quando io e Niall ci eravamo lasciati. All’inizio era stato difficile, ma poi avevo ritrovato la forza di alzarmi e andare avanti, perché non c’era ragione per la quale la mia vita avesse dovuto fermarsi.

 

Ero felice … anche se la mancanza di Niall la sentivo sempre. Purtroppo non sarei mai riuscita a levarmelo dalla testa, per quanto avessi potuto provarci. Lui era stato una delle parti migliori della mia vita, dovevo ammetterlo. Eravamo stati migliori amici sin dall’asilo, e la separazione, seppur ben motivata, era stata dolorosa.

 

Non riuscivo a concentrarmi, perché avevo continuamente Niall in testa. Mi presi una piccola pausa e preparai un tè caldo, per poi andare nella mia stanza.

 

Mi sedetti per terra, ai piedi dell’armadio e lo aprii. Sul fondo, in un angolino dimenticato, c’erano degli indumenti che giacevano lì da anni. Presi quel mucchio di vestiti e me li poggiai sulle ginocchia, distinguendo due magliette e una felpa di Niall.

 

Sorrisi, annusando appena ad occhi chiusi la felpa blu scura con i lacci grigi, una delle mie preferite e che spesso avevo preso in prestito. Non provavo più rabbia nei suoi confronti, anche se avrei voluto. E quel gesto, sentire di nuovo il suo profumo, mi fece uno strano effetto, un senso di nostalgia misto a ricordi lontani, come se fossi felicemente cosciente del fatto che, per noi, non era più tempo.

 

Mi scese una piccola lacrima, solo una, che andò a bagnare la sua felpa. Un po’ di malinconia era normale, ma dovevo cercare di essere forte e di non cedere a quegli sbalzi.

 

Rimasi abbracciata a quell’indumento per un sacco, mentre qualche lacrima scendeva ogni tanto, quando qualcuno bussò. Mi asciugai in fretta le guance e riposi la felpa nell’armadio.

 

Urlai un “avanti”, sapendo già chi fosse.

 

Elliott entrò nella mia stanza e mi baciò le labbra.

 

-ehi, tutto ok? – chiese premuroso.

 

-tutto ok – risposi sorridendo. Eccolo, il principale motivo per il quale dovevo dimenticarmi completamente di Niall … ora c’era Elliott.

 

Qualche mese dopo la mia rottura con Niall, Elliott si era fatto avanti. All’inizio non ero molto convinta di voler cominciare una nuova relazione, ma alla fine avevo deciso di dargli una possibilità. Uscimmo insieme un po’ di volte, e quando Elliott mi baciò per la prima volta confessò di aver desiderato di farlo sin dal primo giorno che mi aveva conosciuta. Cominciò a piacermi, e così ci mettemmo insieme.

 

Elliott era meraviglioso, ma aveva solo un unico difetto … : lui non era Niall.

 

Si sedette accanto a me e cominciò a baciarmi con passione.

 

Sentivo che c’era qualcosa di completamente sbagliato in ciò che stavo facendo.

 

NIALL’S POV

 

-va bene, per oggi abbiamo finito, grazie a tutti quanti – annunciò il regista. Gli attori, i cameramen e tutto lo staff applaudirono, mentre il set si svuotava lentamente. Raccolsi tutta la mia roba e salutai il regista, per poi uscire dallo studio cinematografico.

 

Lavoravo come apprendista in uno studio di Hollywood, mentre concludevo gli studi. Ero davvero molto soddisfatto dei miei risultati. Ero riuscito a prendere in mano la mia vita: avevo smesso di fare cazzate, avevo smesso di bere e di fumare,  e ora guadagnavo abbastanza da potermi permettere un appartamento più grande.

 

Tutto andava apposto, ma c’era sempre quel pensiero fisso, che non mi aveva mai lasciato nemmeno in tre anni.

 

Non l’avevo dimenticata, non avrei mai potuto dimenticarla. Mò era stata il mio primo amore, forse l’unica ragazza che avessi mai amato. La mia migliore amica, la mia ragazza, l’amore della mia vita.

 

Tornato a casa non avevo nemmeno voglia di mangiare, così mi rintanai nella mia stanza, come un sedicenne in piena crisi adolescenziale, e cominciai a rovistare tra la roba vecchia nell’armadio, un po’ per mettere ordine … un po’ perché cercavo qualche ricordo.

 

Non avendo trovato niente nell’armadio presi uno sgabello per raggiungere la sommità del mobile, dove c’erano vari pacchi di documenti e fogli. Nel  tentativo di prendere un fascicolo feci cadere un libro, che al momento non riconobbi.

 

Scesi dalla sedia e mi chinai a raccoglierlo, soffiai sulla copertina per rimuovere la polvere e lo aprii. Ciò che vidi mi fece stringere il cuore. Era un album di fotografie mie e di Mò, di tutte quelle che ci eravamo scattati in quegli anni. Mi soffermai su una foto in particolare … la foto del giorno in cui ci mettemmo insieme. Mi ricordavo perfettamente di quel momento: io che la baciavo a sorpresa, le sue guance rosse per il timido imbarazzo, gli occhi chiusi in un sogno. Come un temporale, tutti i ricordi dei momenti passati con lei mi piovvero addosso, e inevitabilmente, tornarono i rimpianti e il dolore. I rimpianti per aver rovinato tutto e il dolore per averla persa.

 

Mi tornarono in mente tutte quelle piccole cose che amavo di lei, che avevo notato poco a poco, mentre mi innamoravo; di tutti quei piccoli difetti che avevo imparato ad adorare; quelle sue dolci e sistematiche abitudini: la sua tendenza a mordersi il labbro quando era indecisa o nervosa, a legarsi i capelli biondi in chignon disordinati, a tirarsi le maniche dei suoi maglioni enormi fino alla fine delle dita … mi mancava vedere il suo sorriso luminoso, che dava uno scintillio agli occhi azzurri … mi mancava quel suo sorriso ampio, che le alzava gli zigomi e faceva risaltare le sue lentiggini chiare … mi mancavano i suoi modi di fare giocosi e allegri … mi mancavano quelle mattine in cui mi svegliavo accanto a lei, dopo aver passato la notte a fare l’amore, quelle mattine in cui la svegliavo con un bacio, e non ci dicevamo buongiorno, ma ci sorridevamo dolcemente. Mi mancava lei, mi mancava Mò.

 

Presi un respiro profondo e mi alzai, afferrai una borsa, infilandoci dentro il necessario per qualche giorno, poi prenotai il primo volo per New York.

 

Dovevo lottare … dovevo almeno provarci.

  
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