Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: fedetojen    16/10/2014    2 recensioni
Una ragazza di nome Mya, che frequenta una scuola in cui le diversità di etnie, non erano dei problemi per il preside. Lei, una ragazza dalla media alta, che frequenta il quarto anno, verrà sconvolta da una strana sensazione, si sente osservata e questo la preoccupa, fino a quando non capisce che la causa di tutto ciò è un ragazzo misterioso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTE: Ciaooo ecco un nuovo capitolo con Mya e Suga. Spero vi piaccia e di ricevere delle vostre recensioni :D buona letturaaaa :)

Capitolo 6
 
Quella sera mi guardai intorno più volte, chiedendomi come mai c’eravamo solo noi e lo staff della cucina.

“Siamo solo noi se è questo che ti stai chiedendo” mi dice prima di afferrare un boccone della sua carne.

Mentre mi guarda e mi fa uno sguardo in cui l’unica cosa che vorresti fare è scappare: era un misto fra appena finisco di mangiare ti bacio e ora mi alzo e ti porto via.
Così presi la forchetta e iniziai a mangiare la mia carne prima che si freddasse.

“Come mai hai deciso di vendicarti sgonfiando le gomme della mia bambolina?” dice lui interrompendo quella calma che poco prima aveva interrotto.

“Ho deciso di sgonfiarti le ruote della tua MACCHINA, perché era una cosa a te cara, siccome reputo anche il mio orgoglio qualcosa d’importante, avevo deciso di punirti così. Io, invece di saltare lezioni andando dietro a scambiare effusioni con una qualsiasi, mi dedico alla scuola e ad avere una media alta.”

Booom due pari bello mio. Non lo guardo ma sento il suo sguardo pesante su di me.
Bevo l’acqua e accidentalmente alzo lo sguardo: era appoggiato con un gomito e si sosteneva la testa con la mano.
Per poco non mi affogavo.
Mi guardava con quello sguardo così sexy che appena si morse le labbra, dovetti prendere il fazzoletto e fare finta di asciugarmi per nascondere l’imbarazzo.
Mi scombussolava troppo. Devo dire che quella sera oltre ad essere vestito bene era davvero…wow!

“Per punirmi eh? E io secondo te cosa dovrei fare per PUNIRTI?” disse lui scandendo l’ultima parola in modo troppo evidente.

“Lo hai già fatto. Sono a cena con te, è sufficiente” dissi io stizzita.

“Mmm. Mi sa che aggiungerò qualcosa” disse riprendendo a mangiare. Cosa voleva aggiungere? Mi alzai di scatto e mi diressi verso la cucina.

“Scusate, potete dirmi dov’è il bagno?” chiesi a un ragazzo molto giovane con un grembiule bianco. Mi guardò come se avesse visto una dea.

“D-deve girare a destra e la porta infondo è il bagno” mi dice incantato.

“Grazie!” gli dico affrettandomi verso il bagno.

“Devo escogitare qualcosa. Non c’è nessuna porta in questo bagno?? Nemmeno una di emergenza??” dissi girando a vuoto nel bagno.
La porta si aprì e si rischiuse. Rimasi ferma di fronte al muro.

“Dove credevi di scappare?” Maledetto. Mi giro di scatto appoggiando la spalla al muro.

“Lo sai che è maleducazione entrare nel bagno delle donne? Sempre che tu non sia dell’altra sponda” stavo quasi per ridere, ma mi trattengo vedendo che lui si avvicina pericolosamente.

“Bella battuta, ma per tua fortuna non sono dell’altra sponda, anzi, ti ho già detto che le ragazze come te mi piacciono parecchio” mi sa che questo tipo di gioco con lui non funziona, anzi, lo istigo soltanto.

Maledizione! Mette la sua mano all’altezza della mia testa sul gelido muro in pietra. Si avvicina inclinando la testa e io rimango impassibile.
Poggia le sue labbra sulle mie, ma io non faccio nulla, ero diventata come una statua. Riapre gli occhi e si allontana giusto per guardarmi per bene.

“Ti conviene collaborare” quella richiesta sembrava più una minaccia, così decisi per una volta di seguire il suo ‘consiglio’. Appena si avvicinò di nuovo ricambiai il bacio.

Da un semplice bacio si trasformò in qualcosa di più: il mio cuore iniziò ad andare a mille, i brividi percorrevano la mia schiena e di colpo, chiusi gli occhi e sentii la mano libera di Suga dietro al mio collo, pronta a tirarmi a se e a intensificare il bacio.
Quel bacio mi travolse, era un misto di passione e punizione, ma divenne qualcosa di più quando anch’io misi le mie mani fra i suoi capelli e lui spostò la mano dal muro al mio fianco facendo aderire i nostri corpi. Mi morse un labbro e iniziò a giocare con le lingue.
Devo dire che ciò mi piaceva parecchio e che lui ci sapeva proprio fare.
Ci fermammo guardandoci, io ero stupita da quello che era appena successo, lui era soddisfatto. Avevo il fiatone in confronto a lui che chissà quante volte lo aveva fatto.
Staccò le mani dal mio corpo e così feci anch’io. Si allontanò di qualche passo e si diresse verso la porta.

“Ti aspetto al tavolo” mi dice andandosene.

Appena uscì mi misi una mano sulle labbra: c’eravamo appena baciati ed io lo avevo anche seguito in tutto ciò?
Che cosa mi sta succedendo? Cosa mi sta facendo quel ragazzo?

Ero in preda alla tachicardia al solo pensiero di quel bacio che da semplice divenne passionale. Avevo ancora i brividi ma mi affrettai e ritornai al tavolo.
Mi sedetti e appena mi guardò sentì una vampata percorrermi le guance. Lui rise e continuò a mangiare.
Cosa c’era da ridere? Era un gioco per lui? Arrivò il dessert e ci portarono il gelato. Io uscivo pazza per il gelato.
Appena vidi arrivare una montagnetta di gelato al cioccolato mi leccai i baffi e presi il cucchiaino pronta a mangiare.
Il cameriere lo mise al centro e appena se ne andò presi un bel cucchiaino di gelato.

“Mmm buonissimo” dissi io mangiando il gelato. Suga scoppiò in una risata.

“Perché ridi senza motivo?” dissi io mangiando un altro po’ di gelato.

“Non è senza motivo è perché sei sporca proprio qui”

“Qui dove?” dissi mentre cercavo il punto sul volto che era sporco, ma non mi accorsi che Suga si chinò da sopra al tavolo e mi prese il mento e mi baciò.
Rimasi ferma a guardarlo con aria perplessa.

“E’ proprio buono questo gelato” mi dice leccandosi le labbra. C’era bisogno di darmi un bacio per assaggiare il gelato? Ora lo ammazzo.

“Allora, fammi capire bene. Ogni scusa è buona per baciarmi?” chiesi io lasciando il cucchiaino e pulendomi la bocca.

“Be se sei tu, si allora” come? Voleva essere davvero picchiato.

“Senti se l’hai preso come un gioco allo-”

“Non l’ho preso come un gioco” mi disse guardandomi con sguardo serio.

“Non gioco con le persone!” disse quasi con un tono di rabbia.

“A me sembra proprio di si” dissi io guardandolo fisso negli occhi.

“Andiamo, ti riaccompagno a casa” mi dice alzandosi e andando alla macchina a pochi passi da noi.

Era arrabbiato o forse irritato da ciò che avevo appena detto.
Il viaggio verso casa fu più silenzioso di quello all’andata.
Appena scesi dalla macchina e raggiunsi il cancello Suga mi fermò.
Mi guardava e iniziò ad avvicinarsi sempre di più. Era a pochi centimetri dalla mia bocca. MYA svegliati!!

“Vuoi ritrovarti con una costola rotta?” gli chiedo fissandolo con insistenza.

“Volevo darti solo la buonanotte” mi dice sorridendo.

“No grazie” dissi facendo un sorrisetto e aprendo il cancello ma mi blocca di nuovo tirandomi a se e baciandomi contro la mia volontà.

Appena mi stacco gli tiro uno schiaffo e me ne vado senza nemmeno guardarlo.
Avrei anche lasciato correre il bacio nel bagno, ma quello fuori casa mi aveva dato davvero fastidio, come se lo avesse preteso.
La mattina seguente lo vidi arrivare a scuola con la macchina e appena entrò in classe si avvicinò ad un gruppetto di ragazzi, amici suoi.
Io mi sedetti e le due oche davanti si girarono.

“Alla fine Suga ha vinto la scommessa” dicono ridendo in coro le due papere.

“Come prego?” dico alzando un sopracciglio.

“Alla fine si è portato a letto anche te” dissero ridendo.

“Cosa?!?”come come? Questa volta si è proprio scavato la fossa.

Lo vedo già scritto sul giornale: “Giovane ragazzo ucciso dalla sua compagnia di banco per una scommessa”. Si! Il suo giorno è arrivato.
Mi alzo di scatto dalla sedia imbestialita come un toro, vado verso Suga e lo tiro per un braccio senza preoccuparmi degli altri.
Andiamo in una stanza e chiudo la porta a chiave così che nessuno possa disturbarci. Lo guardo con sguardo assassino e lui con faccia scioccata mi fissa.

“Come sarebbe che hai vinto la scommessa??” dissi io gridando. Mi guardò spaesato e non rispose.

“Hai fatto una scommessa dicendo che mi avresti portata a letto, imbecille!!!” gli dissi trattenendo la rabbia che avevo in corpo.

“Ma cosa stai dicendo? Stai parlando seriamente o stai dando di testa?” la cosa che odio di più è quando fingono di essere innocenti.

“Non fare il finto tonto! Sono stata, ancora una volta, fregata da te! Uno stupido egocentrico, uno stalker, un maniaco, un playboy, un Casanova che se la fa con tutte e poi va a fare scommesse con altri imbecilli come te!” dissi spingendolo con le mani.

“Ehi furia, calmati! Prima di tutto non ho fatto nessuna scommessa su di te! Secondo se faccio scommesse, lo faccio su ragazze che vedo solo una notte e poi basta! E terzo, ma non meno importante, non avrei MAI potuto farlo con te, perché tu mi piaci! Quindi sarebbe stato solo un controsenso!” mi dice scagliandomi contro quelle parole che mi fanno rimanere allibita.
Uccidetemi ora. Mi ha appena detto che gli piaccio? Cioè ha fatto tutte queste scenate perché gli piacevo? Non capirò mai i ragazzi! Mi misi una mano sulla fronte, non ci capivo più nulla.

“Senti…io me ne vado” dico uscendo dalla stanza.

Suga mi sorpassa e vedo che appena entra in classe afferra per un braccio Deborah e spariscono insieme.
Io ritornai a sedermi al mio banco in balia dei sentimenti che quelle parole, dette da Suga poco prima nella stanza, mi avevano scaturito.
Ero confusa, arrabbiata, frustrata, indifesa. Mi stavo facendo mettere i piedi in testa da un ragazzo come lui? Ma niente proprio.
Vidi ritornare dopo un po’ Deborah che si diresse verso il mio banco. La guardai e dagli occhi aveva pianto.

“Sono stata io a mettere quella voce su te e Suga.” Mi dice con voce frustrata e incerta. Mi alzo così da guardarla bene.

“Tu…TU” dissi indicandola con il dito.

“Perché mai hai messo in giro una voce del genere??? Me lo spieghi cortesemente?!?” dissi irritata verso la bionda.
Mi guardò con uno sguardo tipo ora piango e ti butto addosso una sedia.

“Perché me lo hai portato via!” mi dice gridando. Come?

“Prego?!? Io-” uno schiaffo mi arriva senza preavviso dalla bionda facendomi girare la testa verso la finestra. Ora si che l’avrei riempita di botte.

La guardo davvero incazzata e vedo che la sua espressione cambia: era davvero spaventata, chissà che faccia avevo.

“Senti raperonzolo, io non te lo rubo mica! Scendi da sopra al piedistallo e renditi conto di come ti comporti! Te la fai con tutti i ragazzi e poi te la prendi con me?? Ma vai a giocare con le bambole!” dissi andandomene via dalla classe ma a bloccarmi davanti alla porta c’era la figura di Suga con la sua bandana bianca al collo e con le braccia conserte mi guardava. Mi fissava con insistenza, come se avessi fatto qualcosa di male.

“Mi fai passare?” dissi acida. Si spostò sul lato e mi fece passare. Credevo mi avesse fermato. Ma invece di fermarmi continuò a seguirmi.

“Sei diventato un cane da guardia?” dissi io continuando a camminare.

“Ti sto solo seguendo non si sa mai combini casini” mi fermai di colpo sentendo le scarpe di Suga che con la gomma strillano per terra. Mi giro e lo fisso.

“Io casini? Sei tu quello che combina casini deficiente!” gli dico distogliendo lo sguardo.

“Ma tutti questi complimenti sono gratis?” mi dice sorridendo.

“Non c’è nulla da ridere!” gli dico ritornando sui miei passi.

“Ti sei calmata?” mi chiede continuando a seguirmi.

“Per niente, sono più arrabbiata di prima quindi ti conviene sparire proprio!” non mi ero accorta di essere in mezzo alla strada e all’improvviso Suga mi tira indietro e vedo sfrecciare davanti a me una macchina ad alta velocità.

“Ma vuoi morire?!?” mi dice Suga arrabbiato e stringendo la presa sul mio polso.

“Mi fai male” gli dico serrando i denti.
Con sguardo ancora arrabbiato mi lascia il polso e si abbassa per stare con il suo volto all’altezza del mio.
Ero in imbarazzo poiché l’ultima volta che siamo stati così vicini è stata la sera precedente quando mi ha baciato.
Mi mise la mano in testa e mi fissa.
Mi persi in quei suoi occhi a mandorla color cioccolato e in quel suo volto perfetto, bianco come il latte e la sua voce dolce come il miele.

“Vuoi farmi venire un infarto?” mi dice sussurrando senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
Era davvero bello ma per quanto fossi arrabbiata questo non mi condizionava più di tanto.
Così misi un dito sulla sua fronte e spinsi via il suo volto troppo vicino al mio.
Mi sorrise e io non cambiai espressione ,anzi ,forse divenne più dura.

“Dai non fare così! Fammi un sorriso” mi dice quasi pregandomi e mettendo il broncio. Mio dio quanto è cucciolo. Basta, BASTA!

“NO” gli dico attraversando la strada controllando che nessuno passasse.

Non ritornai a scuola e nel pomeriggio ritornai solo per riprendere le mie cose e vidi Suga sul banco che stava dormendo.
Feci tutto il possibile per farlo svegliare ma dormiva come un ghiro.
Non so se faceva finta o meno.
Comunque me ne andai facendo perfino cadere una sedia ma niente. Era morto e non se né era accorto.
Gli do un’ultima occhiata e in un batter d’occhio si alza e mettendomi una mano dietro la spalla mi porta vicino a lui facendo aderire i nostri corpi e scambiandoci i nostri respiri.
Ho la sua bandana al collo a contatto con la mia bocca e abbiamo entrambi l’affanno come se avessimo appena finito di correre una maratona, i suoi occhi legati ai miei, ho la mano libera per spingerlo via, ma non lo faccio. Lui aspetta qualcosa, forse una mia mossa o una mia frase.
Così mi alzo piano sulle punte per avvicinarmi al suo magnifico volto, ma lui con un sorriso annulla le distanze.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: fedetojen