Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: BecauseOfMusic_    16/10/2014    1 recensioni
Elisa ha fatto domanda per un corso trimestrale di canto in una rinomata scuola americana durante l'estate, aspetta la telefonata che le confermi che è stata accettata, invece viene contatta dal manager di un famosissimo gruppo musicale, che le propone un lavoro da corista per il tour estivo.
Quando arriva in america con il suo ragazzo tutto sembra perfetto, fino all'incontro con le star, con Joe Jonas in particolare...
Può bastare un'estate per farle cambiare idea sull'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta sono davvero in un ritardo vergognoso, ma non avete idea di quanto la scuola sia impegnativa quest'anno! Speriamo che le vacanze di Natale arrivino presto :D
Sono comunque sicurissima che mi perdonerete per il ritardo dopo aver letto il capitolo ;)

Besitos muchachos!! :**
BecauseOfMusic_



I giorni estivi correvano, ed eravamo già a metà luglio; a causa delle prove vedevo sempre meno Paul e molto più spesso Joe.
Capivo bene che il mio fidanzato fosse geloso, quindi se lui veniva alle prove mi tenevo a distanza dai Jonas, e stavo con lui più tempo possibile, ma notai comunque che aveva un che di strano: quando mi baciava sembrava distante, e mentre parlavamo lo vedevo annoiarsi facilmente.
Cominciai a insospettirmi quando decisi di chiamare il locale dove lavorava: mi dissero che forse avevo sbagliato numero, perché lì non lavorava nessun Paul, e men che meno italiano: perché mai avrebbe dovuto mentirmi? Quella sera entrai nella nostra stanza d'albergo e lo affrontai
-Oggi ti ho cercato al locale dove dicevi che ti avessero assunto: dicono che non lavori li...- lo vidi impallidire e accasciassi sul letto
-Io..non ne voglio parlare.-
-Io invece voglio parlarne: sono giorni che ti comporti in modo strano, mi eviti e quando vieni a vedermi alle prove sei sempre nervoso…-
-Sono nervoso perché tu fai gli occhi dolci a quella specie di cantante da quattro soldi.-
Il tono freddo con cui lo disse mi fece scattare: anche perché in parte era vero, Joe mi piaceva, e detestavo l’idea che si vedesse così chiaramente, che lui lo vedesse così chiaramente.
Ci urlammo addosso per un tempo che a me parve infinito, Cheesecake si nascose guaendo sotto il letto.
Credevo che la discussione fosse finita e abbassai la guardia: fu allora che arrivò lo schiaffo.
Ero talmente sorpresa che non ebbi il tempo di reagire. Lui corse fuori ed io rimasi da sola a calmare il cane.
Sophia si presentò poco dopo.
Fece finta di non notare il segno rosso sulla mia guancia.
-Noi andiamo in discoteca, vuoi venire?-
All’inizio pensai di rifiutare, se Paul non mi avesse trovato a casa magari si sarebbe infuriato ancora di più, poi decisi che, dopo quello che aveva fatto e detto, poteva anche andare a fanculo.
-Mi cambio e arrivo.-
Lei sorrise: -Ci speravo.-
 
Il locale era piuttosto capiente, ma l’aria era comunque soffocante a causa delle tante persone stipate dentro: ragazzi e ragazze più o meno della mia età che si strusciavano gli uni sugli altri, mi pentii di essere andata: ormai però ero lì, tanto valeva prendere un drink e guardare gli altri scatenarsi sulla pista.
Ordinai al barista un bicchiere di vodka e cominciai a gustarlo.
-Ma guarda, sei venuta anche tu.- mi disse Joe appoggiandomi una mano sulla spalla.
Mi girai e sorrisi.
-Dov’è il tuo ragazzo? In pista?- mi chiese.
Scossi la testa: -Non è venuto, non ho idea di dove sia.-
Sophia si intromise:
-Avete litigato?-
-Si- risposi –spero di trovarlo a casa quando torno.-
Nick arrivò di corsa a chiamare Joe e si allontanarono insieme dopo averci salutato.
Sophia si sedette nel posto prima occupato dal cantante.
-Senti, prima non ho detto nulla della tua guancia perche non sapevo se potevo…-
-Va tutto bene, non ti preoccupare, stavamo litigando e si è fatto prendere la mano.- la fermai.
-Ma è la prima volta che lo fa?-
-Che intendi?- corrugai la fronte.
-Mio fratello picchiava la moglie, perché era sempre ubriaco o Dio sa sotto l’effetto di quale droga, e lei non ha trovato il coraggio di denunciarlo fino a quando non siamo stati noi a dirle che doveva farlo.-
Mi accorsi che si agitava sulla sedia.
-Non ti preoccupare, è la prima e l’ultima volta che alza le mani: la prossima volta che ci prova gli rifilo un calcio nelle palle e lo trasformo in Paula.- le dissi strizzando l’occhio.
Rise e ordinò due scioltini.
-Butta giù e dimentica un po’ quel cretino del tuo ragazzo.- mi disse mentre brindavamo.
Un’ora dopo avevo ingollato almeno dieci scioltini, e mi ritrovai in pista a ballare insieme alle altre coriste.
Un ragazzo mi aveva puntato e aveva cominciato a ballarmi vicino, imitato da alcuni suoi amici che si erano avvicinati alle altre ragazze.
Ero decisamente ubriaca: continuavo a ridere di cose senza senso, sguaiatamente, e invece di camminare barcollavo.
Il mio compagno di ballo aveva cominciato ad alitarmi sul collo quando una mano mi strattonò via; pensavo si trattasse di Paul, così mi girai, pronta a gridargli addosso con tutta la rabbia che avevo in corpo, invece mi accorsi che era Joe, ed era furioso.
Mi portò fuori dalla discoteca, inalare aria fresca fu come trafiggere il cervello con una lama: mi dovette sostenere perché non cadessi rovinosamente per terra.
Ci appoggiammo al muro di cinta di una casa lì vicino.
-Cosa diavolo stavi combinando là dentro?-  sibilò lui.
-Che ti importa?- sbottai –non sei mica il mio ragazzo!- risi.
-No, ma tu un ragazzo ce l’hai, e stavi facendo la stupida con uno sconosciuto.- disse. Il suo tono era sempre calmo ma la voce aveva un che di minaccioso, che cresceva di parola in parola.
-Chi ti dice che non lo conosco?- risi di nuovo.
Tentai di allontanarmi, ma persi l’equilibrio e mi ritrovai per terra.
Joe mi aiutò a rialzarmi.
-Perché hai bevuto così tanto?-
-Per dimenticare- borbottai
-Dimenticare cosa?-
-Ho litigato con Paul.- ridacchiai –litighiamo sempre adesso.-
-Dovevi dimenticare di aver litigato con Paul e ti sei buttata sull’alcol? Non sei un po’ eccessiva?- chiese irritato.
-Non dovevo dimenticare la litigata.- balbettai –Paul mi ha dato uno schiaffo, forte, proprio qui.- indicai la guancia ridendo sguaiatamente.
Cominciavo ad avvertire lo stomaco contrarsi in modo spaventoso.
Biascicavo in italiano e Joe non riusciva più a capire cosa stessi dicendo, ma mi afferrò il viso tra le mani, preoccupato, e osservò il segno sulla guancia alla luce di un lampione.
Quando si avvicinò lo baciai, senza pensarci.
Lui rimase interdetto, ma non mi respinse.
Mi allontanai sorridendo e lui alzò gli occhi al cielo: -Si, sei davvero ubriaca. Forza, ti riaccompagno in albergo.-
Quando entrammo nella stanza Paul non era ancora tornato, Joe cercò di dirigermi verso il letto, dove Cheesecake si era già addormentato, ma il mio stomaco mandò segnali impossibili da fraintendere, così mi precipitai in bagno.
Joe aspettò che i conati terminassero, poi mi fece ingollare un’aspirina per il mal di testa e mi mise sotto le coperte.
Fece per andarsene, ma lo trattenni.
-Aspetta che mi addormenti, per favore.- piagnucolai.
-Va bene, ma tu pensa a riposare.- mi rispose sottovoce sorridendo.
 
La mattina dopo mi risvegliai accanto a Paul con dei ricordi piuttosto confusi della serata precedente.
La testa mi doleva spaventosamente, così presi un’altra aspirina.
Paul uscì dal bagno dopo aver fatto la doccia e si sedette accanto a me sul letto:
-Ieri sera mi sono comportato da idiota, amore, mi spiace tanto. Sono nervoso perché mi hanno licenziato, ma non volevo dirtelo perché mi vergogno, lo so che tu sei una ragazza seria e non staresti mai con quel cantante, ma vedo come ti guarda e sono geloso, non posso farci nulla.-
Quando disse così mi tornò in mente il bacio che avevo dato a Joe e mi sentii malissimo.
Tentai di scacciare la sensazione e lo abbracciai:  -Paul non c'é niente di cui vergognarsi, capita a tutti di essere licenziati, non te ne farei mai una colpa. Siamo una coppia e come coppia troveremo la soluzione ok?-
mi sorrise e poi si mise a coccolare il cane.
Mezz’ora dopo chiamai Joe e gli chiesi se potevamo vederci qualche minuto prima delle prove
-Wow- disse con la voce impastata dal sonno -un appuntamento segreto... dopo ieri sera continui a stupirmi.-
Cercai inutilmente di nascondere l’imbarazzo -Devo chiederti un favore...-
-Passo a prenderti tra dieci minuti-
-Grazie-
Mentre andavamo alle prove gli spiegai che Paul era stato licenziato ed io sapevo che c'era bisogno di una mano per montare e smontare l'attrezzatura musicale sul palco: dato che erano i suoi manager a assumere i ragazzi gli chiesi di mettere una buona parola per lui.
Accettò ma mi chiese se sapessi da quanto tempo avevano licenziato Paul
-Non ne ho idea: due, tre giorni al massimo....- risposi.
-Strano-  riprese aggrottando le sopracciglia -ieri sera l'ho visto entrare lì mentre ti accompagnavo in albergo.-
-Potresti esserti confuso con qualcun altro-
-Eppure sembrava proprio lui…-
-Smettila!- esclamai irritata –ti sei confuso, capita!-
-D’accordo, Elisa, non ti scaldare.-
-Hai ragione, scusa, e grazie ancora per ieri sera.-
-Ma figurati.-
Facemmo il resto del viaggio in silenzio.
 
Joe mantenne la parola e Paul fu assunto come aiutante per trasportare gli strumenti; ero felice, perché potevo vederlo più spesso di prima, ma lui non sembrò tanto entusiasta, primo perché avevo chiesto quel favore a Joe e in secondo luogo perché si era accorto che tra me e lui c'erano parecchi abbracci.
Tentavo di rassicurarlo, spiegandogli che eravamo solo amici, e quando lui era in giro mi tenevo a debita distanza, ma non sembrava funzionare.
Lo vidi diventare ogni giorno più geloso: alle prove dell'ultimo concerto di luglio, mentre cantavamo “Fly with Me”, Joe venne vicino a me cantando e mi strinse la mano; vidi Paul salire sul palco incazzato nero e mollargli un cazzotto in pieno volto.
La musica si interruppe subito e due bodyguard afferrarono il mio ragazzo per le spalle:
-Paul sei impazzito?!- strillai -Joe, o mio dio stai bene?- chiesi aiutandolo a rimettersi in piedi.
Lui mi sorrise massaggiandosi la mascella; -Si, sono solo un po' dolorante-
I manager mi congedarono dalle prove perché potessi portare a casa Paul, facendomi capire che non sarebbe più stato il benvenuto.
Cominciavo seriamente a preoccuparmi, perché ultimamente scolava anche sei birre al giorno; quando provai a farglielo notare ebbe uno scatto d'ira che mai avrei immaginato.
-Fatti i cazzi tuoi! Vedo bene che hai altre cose per la testa adesso, come ad esempio vedere quel cantante da quattro soldi di nascosto da me!-
-Ma cosa cavolo stai dicendo? Sei tu quello che sparisce per giornate intere, ed io non ti ho mai chiesto niente!- urlai tra le lacrime: si avvicinò e sentii che il suo alito puzzava di alcol. Afferrò la giacca e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Io presi Cheesecake tra le braccia e cominciai a chiedermi come avevo fatto ad innamorarmi di lui.

 
  
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