Il sorriso forzato
Le luci della festa erano troppo forti per i suoi occhi verde mare.
Finnick si riparò la vista con una mano e vide la padrona di casa corrergli incontro, felice della sua presenza.
«Oh, Finnick, mio caro!» esclamò Tullia O'Malley schioccando due baci sulle guance di Finnick.
«Tullia, ti trovo veramente splendida!».
«Davvero?» disse la donna ridacchiando sotto il trucco pesante della faccia.
Finnick avrebbe voluto dirle che no, non era per niente stupenda. Voleva dirle che Tullia era orrenda, orrenda e stupida a comportarsi come una ventenne quando aveva cinquant’anni, come erano orrendi tutti i capitolini che si prostravano ai suoi piedi adulando la sua bellezza, come orrendo era anche Snow.
Pensò a sua madre e si trattenne.
«Non sai cosa ti sei perso, durante quest'ultimo mese» disse Tullia ammiccando: «Ho certe notizie così succulente, Finnick, non ne hai idea».
«Illuminami, allora».
«Non adesso, caro, non adesso» disse Tullia con una risatina e gli fece l’occhiolino: «Lo sai cosa c'è prima, no?» aggiunse piano sfiorandogli il petto.
E Finnick sorrise, ma provava tanta rabbia dentro.
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