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Autore: crazyfrog95    17/10/2014    16 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Il Dovere di un Hokage


 

Il Terzo Hokage teneva gli occhi fissi sui suoi tre avversari, senza mostrare alcuna paura. Incrociò lo sguardo di tutti e tre: i due privi di espressione di Hashirama e Tobirama, quello sadico e divertito di Orochimaru.

Orochimaru, il migliore dei suoi allievi... Ricordava benissimo quando lo aveva portato con sè al cimitero di Konoha, il giorno in cui l'aveva conosciuto...


*Flashback*

Hiruzen camminava svelto, tra le lapidi, mentre un dodicenne Orochimaru, alle sue spalle, arrancava a fatica.

«Maestro, ma perchè mi ha portato qui?»
Non sapeva spiegarselo. Perchè fargli vedere delle vecchie tombe? Cosa poteva guadagnarci?

«Qui, Orochimaru, riposano i più grandi eroi della Foglia, coloro che noi ricordiamo per la loro forza e il loro valore. Qui, in particolare...»
Si erano fermati, davanti alla grande tomba al centro del cimitero, un enorme monumento con scolpita una fiamma rossa.
«...riposano i due più grandi ninja della Foglia. I primi due Hokage, Hashirama e Tobirama Senju.»

Orochimaru osservava e ascoltava. In effetti valeva la pena di fare quella scarpinata per ammirare i monumenti eretti a ricordo di quei due ninja così potenti, ma non riusciva comunque a trovare utilità in quella visita, nè riusciva a comprendere ciò che Sarutobi voleva comunicargli.
Perchè sacrificarsi per il villaggio? Quelli che non sono in grado di difendersi da soli non meritano di sopravvivere. E poi quei due, se erano così forti, perchè hanno lasciato che la morte li fermasse? Lui non avrebbe seguito la loro sorte...
No, da quel momento decise che avrebbe trovato il modo di vincere anche la morte. La domanda del maestro lo ridestò da quei pensieri.

«Dimmi, Orochimaru, qual è il tuo desiderio? Cosa ti spinge a combattere?»
Il ragazzino dalla pelle chiara e i capelli neri non esitò a rispondere.
«Cosa voglio? Voglio diventare il migliore.
Lei è famoso per essere il miglior conoscitore di tecniche nel villaggio, beh, io voglio superare anche lei, maestro!»

Sarutobi lo guardò con un misto di orgoglio e sospetto.
«Va bene essere ambiziosi, Orochimaru, ed è destino che gli allievi superino i maestri, prima o poi, ma non diventare avido: troppa bramosia di potere porta all'oscurità. Non dimenticare mai i valori che gli Hokage del passato ci hanno lasciato.»

Ancora quella storia dei valori. Difendere i propri amici, la propria partia, sacrificarsi per le persone care... Tutto ciò non aveva senso per Orochimaru.
Loro erano ninja, vivevano nell'ombra, uccidevano per ordine di altri. Il loro destino era di imporsi sugli altri, non aveva senso seguire certe idee...


Mentre rifletteva, il suo sguardo cadde su un piccolo oggetto a terra. Incuriosito, lo raccolse e lo esaminò. Sembrava una pelle di serpente, bianca, traslucida. Era ancora umida, quindi non doveva essere lì da molto. Sarutobi lo notò.

«Sei fortunato, Orochimaru: quella è la pelle di un serpente bianco. È molto raro avvistare questi animali in queste zone, si dice che trovare una loro pelle sia un presagio per un futuro di potere...»

Orochimaru non poteva essere più d'accordo. Come i serpenti, che guarivano dalle ferite cambiando pelle, così lui avrebbe lasciato indietro tutte le sue debolezze. Sarebbe diventato proprio come un serpente bianco.
E se una sola vita non gli fosse bastata per imparare tutte le tecniche del mondo, allora avrebbe trovato il modo di vincere anche la morte...


*fine flashback*


Che ironia, quel giorno così lontano non era mai sembrato presente come in quel momento. Orochimaru aveva preso alla lettera ciò che Hiruzen aveva detto.
Gli esperimenti che aveva condotto su di sè negli anni, uniti alla sua arte eremitica dei serpenti, lo avevano reso simile anche nel corpo a quell'animale a lui così caro.

Ma adesso non era più tempo di elogiare il suo allievo per averlo superato. Perchè si, Orochimaru ormai era più potente di lui. Ma non poteva cedere, doveva difendere il villaggio ad ogni costo.
Era quello il dovere di un Hokage, e l'avrebbe onorato fino alla morte.

Lo scontro iniziò, Hiruzen fece dei sigilli: Pecora, cavallo, serpente, drago, topo, toro, tigre.
«Arte del Fuoco: Fiato Ardente del Drago!»

Un'enorme vampata di fuoco avvolse i suoi tre avversari.
Il calore era così forte che la fiamma, dapprima rossa, iniziò ad assumere un colore prima biancastro e poi tendente al blu. Ma per quanto potente, non bastava a fermare l'abilità di Tobirama.
Come già fatto prima contro i due Sannin, Il Nidaime si difese con il Muro d'Acqua, per poi contrattaccare con l'Esplosione Acquatica.
Hiruzen, vedendo l'enorme ondata pronta a travolgerlo, ricorse all'Arte della Terra.

«Arte della Terra: Grande Muro di Roccia!»
Un'enorme parete di roccia si erse dal terreno, bloccando la grande massa d'acqua. Hiruzen atterrò sopra il lago che si era formato, e un nuovo avversario si diresse al suo assalto.
Hashirama sfruttava la tecnica della camminata sull'acqua ad un livello superiore: emettendo il chakra in direzione opposta, scivolava sull'acqua come su una tavola da surf, muovendosi a grande velocità. Raggiunto il Sandaime, ingaggiò con lui un violento corpo a corpo, raggiunto dopo pochi secondi dal fratello.

Hiruzen faticava a tenere loro testa, dopotutto la suà età lo metteva in condizioni difficili, ma i due avversari non avevano coscienza e non erano al massimo dei loro poteri, dunque riuscì a distanziarli con un potente calcio e con una presa. Hashirama, atterrando in piedi, era già pronto a contrattaccare, e questa volta faceva sul serio. Non si era accorto però che Hiruzen era riuscito a piazzare delle carte-bomba sulla sua gamba e sul braccio del fratello.


«Arte del Legno: Crescita Rigogliosa!»
Lo Shodaime scagliò tutta la potenza della sua abilità innata contro il Sandaime, che saltava da un ramo all'altro evitando di farsi catturare.
Avvistato il Nidaime, che si stava avventando su di lui dall'alto, agì. Con un sigillo fece esplodere le due carte-bomba, interrompendo l'attacco di Hashirama e atterrando Tobirama. Non aveva molto tempo, fece cinque sigilli.

«Tecnica del Richiamo!»
Con una nuvola di fumo, una grossa scimmia apparve dinanzi a lui. Il re delle scimmie, Enma, aveva risposto al suo richiamo.
«Sarutobi, cosa succede?» Chiese lo scimmione con aria irritata.
«Enma, ti prego, devi aiutarmi. Il villaggio è sotto attacco di Orochimaru, e io sto affrontando lui e i primi due Hokage!»

Enma si guardò intorno, capendo al volo la situazione. Orochimaru osservava la scena compiaciuto, mentre i due zombie si rialzavano. La ferita inferta loro dalle carte-bomba si era già rigenerata, su qualcuno rianimato dall'Edo Tensei non aveva senso infliggere ferite fisiche.
«Hai un piano, Sarutobi?»
«Si, ho bisogno del Bastone Adamantino.»

All'udire quelle parole Orochimaru rabbrividì, correndo ai ripari. Dalla sua bocca emerse un serpente, dalla cui bocca uscì a sua volta una spada: la leggendaria Kusanagi, la Spada del Serpente.
Nel frattempo, Enma si era trasformato in un grosso bastone nero con le estremità gialle. Il Bastone Adamantino: un'arma indistruttibile, capace di cambiare lunghezza e spessore. Era un'arma che nei decenni passati aveva seminato il terrore nei campi di battaglia in cui Hiruzen era sceso.
Con quello strumento in mano, Hiruzen si avventò contro la serpe bianca. Le due armi cozzarono l'una contro l'altra. Nonostante la durezza del bastone la spada faceva comunque male, ed Enma si lasciava sfuggire un gemito ogni tanto.

Il duello durò pochi secondi, tempo per i due Edo-Hokage di intervenire. Era proprio quello che Hiruzen aspettava: con un volteggio, il bastone si allungò improvvisamente, e ruotando su sè stesso il Sandaime lo usò per spazzarli via e atterrarli tutti e tre. La Kusanagi cadde a terra, a pochi metri dal suo proprietario.

Ora doveva agire, e in fretta anche. Con lo stesso sigillo che Naruto usava sempre, creò due cloni. Poi, contemporaneamente, i tre si misero ad eseguire una lunga sequenza di sigilli. Fino a quel momento, l'unico che aveva osato portare a termine quella tecnica era stato Minato, quel tragico giorno di tredici anni prima.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato al punto di usare quella tecnica contro quelli che erano stati i suoi maestri, ma loro due sarebbero stati d'accordo, se questo serviva a proteggere la Foglia.


Al termine della sequenza, la figura spettrale di uno Shinigami apparve alle spalle dell'originale. Aveva una collana di perle rosse avvolta intorno al braccio, e una spada corta tra i lunghi denti. Dei segni neri, simili al Segno Maledetto di Sasuke, scorrevano lungo la sua mano, e quando questa ne fu ricoperta il mietitore la conficcò nella schiena di Hiruzen. Questo provò una fitta di dolore, sentendo la sua anima percossa da quel potere. Ma ormai aveva iniziato, non poteva tirarsi indietro.

I suoi cloni si lanciarono sui due Hokage, afferrandoli per le spalle. Nel momento in cui li immobilizzarono, la mano dello Shinigami uscì dal ventre dei cloni, entrando in quello delle due vittime. Uscendo, ogni mano portò con sè qualcosa che sembrava chakra, che aveva la stessa forma del suo proprietario.

Una tecnica proibita come il Sigillo del Diavolo, che il Quarto Hokage aveva usato per sigillare il Kyuubi, richiedeva di sacrificare la propria vita. L'anima della vittima veniva sigillata insieme a quella dell'utilizzatore. Per questo Orochimaru non aveva potuto resuscitare Minato, perchè la sua anima era sigillata, e non poteva essere richiamata.

La mano rientrò nel ventre dei due cloni, trascinando con sè le anime dei due Hokage, mentre su di loro apparve un sigillo ottagonale. Mentre i due Hokage resuscitati svanivano, Hashirama guardò il Sandaime con sguardo compassionevole.

«Hiruzen... Mi dispiace...»
E i due zombie si dissolsero in polvere. Dai mucchi che formarono, si intravedevano due ninja. Hiruzen li riconobbe: erano Zaku e Kin, i due genin del suono che avevano partecipato alle selezioni assieme a Dosu, inconfondibilmente morti. Orochimaru li aveva usati come sacrifici per l'Edo Tensei.

«Come osi giocare con la vita dei tuoi subordinati! Non hai il minimo rispetto per la vita umana!»
Hiruzen adesso era furibondo. Nella figura del suo allievo più potente, oltre a vedere il potere che avrebbe riempito d'orgoglio ogni maestro, vedeva la sua più grande sconfitta. Non era stato capace di insegnargli i valori del villaggio, che erano più importanti di qualunque tecnica.
Le sue mancanze come apprendista rappresentavano il suo fallimento come maestro.


Orochimaru, d'altro canto, aveva la tentazione di scoppiargli a ridere in faccia per quella frase. Si trattenne dal farlo solo perchè allarmato dalla fine fatta dai due Hokage. Non aveva mai visto quella tecnica, ma se era stata in grado di fermare addirittura due Edo Tensei, era estremamente pericolosa. Non era più sicuro di avere tutto sotto controllo, e questo lo faceva andare fuori di testa. Lui era un maniaco del controllo, e il suo maestro a quanto pare aveva ancora abbastanza assi nella manica per metterlo in difficoltà.

«Non mi importa nulla di loro. Per me non sono altro che pedine, sacrificabili se il mio obiettivo lo richiede. E il mio obiettivo è distruggere il Villaggio della Foglia! Tu non riuscirai a fermarmi, maestro, la partita si chiude qui!»

Orochimaru, più furioso e agguerrito che mai, si avventò contro il suo maestro. Questo lo aspettava, pronto a colpirlo una volta per tutte. Schivò il suo colpo, mentre il bastone agì di sua volontà: si interpose tra i due, colpendo Orochimaru in viso e disorientandolo, permettendo così a Hiruzen di afferrarlo e attuare il sigillo. La mano dello Shinigami entrò in Orochimaru, e iniziò ad estrarne l'anima. Ma l'eremita delle serpi non aveva alcuna intenzione di cedere così facilmente. Con un serpente uscito dalla sua bocca afferrò la Kusanagi, rimasta abbandonata a terra lì vicino, e trafisse il maestro al petto. Rimasero così in una posizione di stallo: Orochimaru non riusciva a muoversi per il dolore, e Hiruzen era indebolito dalla spada e dalla tecnica stessa che stava usando. Il Sigillo del Diavolo lo stava consumando, era sul punto di cedere...

«Arrenditi, maestro! Non riuscirai mai a sconfiggermi!»
Hiruzen incrociò i suoi occhi, con lo sguardo annebbiato dalla fatica e dal dolore. Aveva ragione, non aveva più forze, non sarebbe riuscito a sigillarlo totalmente. Ma era riuscito ad estrarre una parte della sua anima, e se questo bastava per difendere il villaggio, così sia. Con le ultime forze, rispose.

«Sei tu... che... non ce la puoi fare!»
A quella frase, lo Shinigami agì: estrasse la spada dai denti e tagliò l'anima di Orochimaru, sigillandone una parte dentro Hiruzen.

«Sigillo del Diavolo!!»
Con quell'ultima tecnica, Hiruzen si accasciò a terra, prossimo alla morte. Le braccia di Orochimaru si annerirono, come fossero di un cadavere. Hiruzen aveva sigillato la parte della sua anima che controllava le sue braccia. Significava che non aveva più la facoltà di usare le sue tecniche! Il Sandaime lo aveva privato di tutti i suoi poteri!

«NO!! Maledetto! Ridammi le mie braccia!»
Ma Hiruzen non poteva aiutarlo. Nessuno poteva, ormai.
Mentre Il Terzo Hokage scivolava tra le braccia della morte, al limite della barriera arrivò Kabuto. Orochimaru lo vide, e si avvicinò con espressione sofferente.

«Kabuto... presto, andiamocene...»
Orochimaru era più sofferente e dolorante che mai, tanto da far spaventare il suo allievo, che solo in quel momento notò l'aspetto delle sue braccia.

«Maestro! Cosa è successo alle sue...?»
«Non è il momento! Presto, dobbiamo ritirarci!»
Kabuto era sgomento, non aveva mai visto il suo maestro ridotto così male.
Senza farselo ripetere due volte i ninja del Suono annullarono la barriera, e i due sparirono con un richiamo inverso.


Hiruzen era avvolto in un dolce torpore, come se stesse per addormentarsi. Mentre la morte lo accoglieva tra le sue braccia, la sua mente vagò nei ricordi...

Il giorno in cui fu nominato Hokage... il giorno in cui conobbe i suoi tre allievi, che sarebbero poi diventati eroi del Villaggio... il giorno in cui ebbe suo figlio, Asuma ... Il giorno della morte di Minato, quando accettò di occuparsi di Naruto...

Già, Naruto...
Quel ragazzino aveva portato una ventata d'allegria nella sua vita ormai stagnante... E ora come avrebbe fatto senza di lui? Chi mai avrebbe protetto quel ragazzino così solo, così odiato dal Villaggio?

Solo?
No, non era solo. Le immagini di Jiraiya, Tsunade, Kakashi, Sakura, Sasuke e Hinata si alternarono davanti ai suoi occhi. No, loro non lo avrebbero abbandonato.
Naruto avrebbe seguito le orme di suo padre, era il suo destino.
Con questa nuova consapevolezza, un ultimo sorriso prese forma sulle sue labbra. Ce l'aveva fatta, aveva difeso il villaggio, aveva compiuto il suo dovere di Hokage. Ora, la sua vita poteva davvero concludersi, con una morte da vero ninja.
Chiuse gli occhi, ascoltando gli ultimi battiti del suo cuore...


Naruto, Sasuke e Sakura inseguivano i fratelli della Sabbia. Erano stati veloci, avevano raggiunto Sasuke in pochi minuti, ma i fratelli erano già arrivati fuori dal villaggio, e ora li inseguivano nella foresta circostante.
Erano sempre più vicini, mancavano meno di dieci metri, il momento di combattere stava per arrivare...



 

   
 
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