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Autore: Magali_1982    17/10/2014    3 recensioni
"Per questo correva sempre così tanto, così veloce. Per rendere indefiniti i contorni di una realtà aliena, dove non aveva punti saldi di riferimento. Per questo annotava tutto ciò che valeva la pena di apprendere, sentire, vedere, assaggiare, leggere. Per trovare il vero significato da dare alla sua seconda possibilità." Mai come dopo una distruzione totale servono punti di riferimento. Persino a un uomo definito "Leggenda Vivente". Steve e Captain America ora sono due entità divise, in conflitto. Sole. Alla ricerca di un modo per convivere e di un nome creduto perso in una tormenta di neve. A volte, l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, a casa e scoprire di non essere stati i soli a farlo perché esiste un altro Soldato dilaniato tra due nomi. La loro guerra è la stessa e ciascuno cerca di punti fermi per non precipitare; un viaggio lungo e allo stesso tempo brevissimo, scandito da una lista.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Nel laboratorio, erano rimasti Tony, Clint e il Maggiore Wilson.
Sam continuava a studiare la ricostruzione virtuale della base segreta scoperta a Londra; il suo sguardo, sempre vivo e allegro, adesso era un pallido, distorto ricordo della cordialità che lo caratterizzava.
“Non ti quadra qualcosa.”
L' agente Barton non aveva posto una domanda.
“Penso sia la stessa che non quadra a voi. Sembra ci sia uno schema in tutto questo piano folle ma non riesco a interpretare la chiave di lettura.”
“E' compito dei cattivi non renderci le cose semplici” commentò Tony; stava dando le spalle ad entrambi, intento a controllare e manipolare una serie di dati. Un continuo concerto di finestre ridotte, chiuse o allargate, costantemente aggiornate dall' incessante apporto di nuove informazioni, combinate secondo le milioni di ipotesi scatenate dalle notevoli sinapsi di un genio caduto in un momento di profondo autismo creativo.
Seguendo l' esempio di Clint, Sam non si azzardò a disturbare quel processo di creazione e distruzione; se per lui era impossibile pensare di correre veloce come Steve, non voleva nemmeno immaginare cosa si poteva provare nel tentativo di seguire un ragionamento di una mente simile.
Solo Jarvis poteva permettersi di interrompere quello stato di grazia; cosa che fece nel momento esatto in cui Pepper era tornata nei sotterranei per portare notizie del Soldato d' Inverno.
“Signore, il Colonnello Fury desidera parlare con lei.”
Tony sbatté le palpebre e agitò la mano destra in un distratto gesto di permesso. L'attenzione tornò a farsi tensione collettiva, quando un nuovo monitor con la funzione decoy si aprì.
“Stark, non si può dire che sia facile accedere al tuo canale di comunicazione.”
“Ho avuto un buon maestro in fatto di sicurezza. Pensavi non mi mancasse venir comandato da te?”
Nick, anche se svogliatamente, arricciò la bocca perennemente seria in una smorfia divertita.
“Hai rinnovato casa.”
“Qualcuno non aveva pensato a dare un rifugio a poveri Vendicatori bisognosi di un tetto e numerosi pasti caldi.”
A sogghignare, questa volta furono Clint e Sam.
“Dobbiamo parlare di una cosa, ho poco tempo. Forse so collocare le basi che l' HYDRA ha costruito per continuare il suo progetto sul Soldato Perfetto.”
Ci fu il tempo per uno scambio nervoso di occhiate.
“A quanto pare, stasera si cenerà tardi” borbottò Tony “Jarvis, tieni pronto il numero del mio take away cinese di Park Avenue. Ne avremo bisogno.”




Steve e Natasha bussarono alla porta della camera di James. La musica si abbassò, mentre una voce invitava ad entrare.
“Perché non ne fanno più di uomini cresciuti negli anni Quaranta?” sospirò la spia di fronte a quell' ennesimo sfoggio di educazione d'altri tempi. Si accorse una frazione di secondo dopo di qualcosa di strano nella sua domanda; come una distorsione, una velatura su un paesaggio limpido e chiaro.
“Perché il mondo moderno ha relegato le buone maniere nella spazzatura?” le ritorse contro il Capitano, aprendo.
Andy non si era mossa di un passo dal capezzale del paziente. Paziente in chiara convalescenza, a giudicare da come continuava a rigirarsi nel letto. Quando si accorse di essere ancora mezzo nudo e di avere di fronte Natasha in un simile frangente, una strana frenesia nervosa gli fece afferrare la maglia per cacciarsela addosso con gesti bruschi.
Quello era stato uno sfoggio istintivo di pudore, rivolto verso una donna con cui aveva avuto a che fare solo in termini di agguati armati e missioni di morte. Natasha dischiuse appena le labbra ma ci mise poco a ritrovare l'abituale compostezza.
Era inammissibile si fosse sentita intenerita.
“La prossima volta che vorrai spogliarmi, vorrei essere avvisato” sbottò dopo l'operazione, guardando storto Steve.
“Ho dovuto dirglielo, mi dispiace.”
Era abbastanza ovvio che il dispiacere di Andy suonasse falso come l'aria innocente e mortificata assunta prontamente. Lei e il Soldato si guardarono per un istante e per poco non si misero a ridere.
“Da bambini non facevi tutte queste storie” ribatté il Capitano, sorprendentemente rilassato. Era felice ogni volta che scopriva antichi aspetti di Bucky in quell' uomo per cui non riusciva a non provare affetto, anche ora che era tanto diverso. Il guizzo di sfida nei suoi occhi grigi gli fece capire che il sentimento era ricambiato.
“Dovevo curarmi i lividi provocati dalle risse in cui venivo a salvare te. Ci tenevo a essere presentabile, con tua mamma.”
A giudicare dal colorito più acceso sulle guance di Steve, la battuta non era stata fatta con leggerezza.
Sarah Rogers era stata il primo, platonico, amore di Bucky. Aveva sempre avuto un debole per lei e molte volte lui e Steve erano arrivati a un passo dall' azzuffarsi a sangue di fronte a certe esternazioni di puro ardore infantile fatte dal suo miglior amico. Stavolta non se la prese, in virtù del sollievo di vedere un altro frammento della loro amicizia sopravvissuto alla bufera.
“Potrei commuovermi ma siamo stati convocati dal padrone di casa. Ce la fai ad alzarti?”
Come sua abitudine, James non rispose. Calciò via le coperte e si mise in piedi con un gesto fluido.
Andy alzò gli occhi al cielo.
“Devi perdere questo tuo modo di fare, sai? Bastava un semplice “sì”!”
“E perdere l'occasione d' impressionarti di nuovo?”
Soffocando una seconda risata, la ragazza prese il suo album da disegno e l'astuccio delle matite. Non se ne separava più da quando li aveva ricevuti in regalo e notandolo, Steve comprese quale impulso portasse un gatto a voler fare le fusa.
“Non ti dispiace?” mormorò osservando Natasha.
“Stark e qualcun altro non mi perdonerebbero mai se ti dicessi di rimanere qui. Vero, Steve?”
L' agente avvertì, puntati sulle spalle, gli occhi sgranati di James. Il miglior modo per dirle, senza parole, allora lo hai capito anche tu!
Il Capitano chiese aiuto a tutto il suo contegno per rimanere calmo.
“Sarà meglio andare” disse asciutto ma si affiancò ad Andy nell' uscire per primo.
“Ottima mossa” sussurrò una voce profonda, un po' roca alle spalle della donna. Natasha stavolta si voltò per fronteggiare il Soldato e senza riuscire a impedirselo, gli sorrise. Forse non lo avrebbe fatto, se avesse saputo cosa aveva scatenato nello stomaco dell' uomo e in tutto il suo essere con un gesto tanto semplice.
“Gli amici servono a questo” gli rispose, girandosi e seguendo la coppia. I capelli rossi si aprirono con un movimento lieve, a ventaglio. James avrebbe dato volentieri l'altro braccio per poterli sfiorare, anche solo pochi secondi e la potenza di quel pensiero irrazionale fu tale da lasciarlo con la gola secca.
L'aveva già conosciuta.
L'aveva addestrata.
L' aveva-
Neve. Splendida, letale, neve.
Uscì dalla sua camera con un dolore in parti del suo cuore che non avrebbe mai sospettato di possedere.




L' indizio dato da Nick Fury possedeva la sconcertante forza di una verità insospettabile, ancora più quando si nascondeva dietro uno schema tanto semplice da apparire complesso e impenetrabile.
Tony si era subito messo al lavoro, creando in pochi minuti un nuovo data base sotto gli occhi ammirati di Sam, ancora nuovo a certi spettacoli e a quelli intrisi di britannica calma di Clint, che rimase immobile a braccia conserte per tutto il tempo dell' operazione.
Alla spicciolata, richiamati dall' avviso diramato da Jarvis sui dispositivi smarthpone dei vari membri della squadra, arrivarono Steve, l' agente Romanoff, il Soldato d' Inverno e Andy; questa volta la ragazza tenne le spalle ben dritte e sfidò lo sguardo rassegnato di Maria con una dignità sempre più bellicosa.
Non parlò nessuno. Non ci furono saluti o domande.
Lo spazio del laboratorio si era tramutato in un cielo virtuale, le cui stelle erano lo sfarfallare continuo di foto, file e filmati. Il direttore pazzo di quell' orchestra aveva bisogno di silenzio e il suo pubblico fu lieto di concederglielo.
All'improvviso, rimasero aperti solo sei monitor; vennero ingranditi in modo che tutti potessero vederli.
Ciascuno conteneva una cartella personale.
Steve trasalì nel riconoscere i vari uomini presenti nelle foto e in sbiaditi filmati d'epoca.
“Dougan...”
Fu James a mormorare il primo nome, scrutando l'immagine in bianco e nero di un irlandese alto e imponente, le spalle ampie e il viso simpatico definito da una barba d' oro rossiccio.
Nella sua mente risuonò un rumore secco, definitivo; un applauso senza padrone, che aprì uno squarcio nel buio.
Oltre quell' oscurità si trovava una scena ambientata in un fumoso pub di Londra; uno dei pochi, coraggiosi esercizi commerciali tenuti aperti anche dopo il copri fuoco imposto dai continui bombardamenti tedeschi sulla capitale britannica.
E James si rivide, più giovane, più scanzonato, coi capelli corti e curati, le guance impeccabilmente sbarbate, superbo e incosciente pavone nella sua divisa di Sergente.


Fammi capire.”
Il Sergente Barnes temporeggiò e si versò il secondo bicchiere di Wiskey di una serata appena battezzata dall' alcol. Timothy “Dum dum” Dougan aspettò e scandì la sua pazienza con la sua scrosciante risata di pancia.
“Non potrai mai capire, caro il mio Yankee. Il gaelico non fa per voi.”
“E' da incivili avere una lingua che scritta suona in un modo e parlata in un altro!”
“Bada a come parli, ragazzino con la brillantina! Sei stato tu a voler sapere cosa stavo cantando!”
Il sorriso di James era in perfetto equilibrio tra uno angelico e quello che poteva possedere un monello di strada molto sfacciato.
“La melodia era bella. Il testo...beh, come faccio a esprimere un parere, se non so cosa dice? Prova a tradurmela!”
Attorno al loro tavolo era un mare di visi giovani, segnati dalla guerra e con negli occhi la voglia di ridere partecipando silenziosamente al loro battibecco. Seduto al bancone della mescita, c'era il Capitano Rogers; le troppe medaglie finite di recente sulla sua giacca reclamavano un po' di allegria e un istante lontano dagli orrori del conflitto.
“Dum Dum, ti avviso; Bucky non mollerà l'osso fino quando non lo avrai accontentato.”
“In inglese non suona bene come in originale.”
Il gigante irlandese aveva orgogliosamente gonfiato il petto nell' affermarlo, dandosi una lisciatina superba ai folti baffi.
“Senti, fallo ancora e prendo un ago per sgonfiarti, maledetto tacchino borioso. Cantala come vuoi, fammi contento!”
Nemmeno lui sapeva perché si stesse incaponendo tanto su una stupida canzone irlandese. A onor del vero, dovette ammettere che quando si trattava di bella musica, James Buchanan Barnes diventava quasi ossessivo. E il suo migliore amico, quell' ingrato pappa molle, invece di redarguirlo e calmarlo se ne stava a bere la sua birra con gli occhi azzurri brillanti di divertimento.
“Va bene, moccioso. Ti accontenterò, a patto che imparerai a suonarla con la tua stupida chitarrina.”
Bucky finì il suo bicchiere con un sorso e lo posò rumorosamente sul tavolo. “Andata, grosso bastardo. I duetti mi sono sempre piaciuti.”
Al fronte le imprecazioni sapevano nascondere affetto e ammirazione. Dougan chiuse gli occhi e la sua bella voce tenorile intonò la ballata tanto agognata.

“Oidhche mhath leat fhein, a ruin

Nad leabaidh chubhraidh bhlath

Cadal samhach air a chul

Do chusgadh sunndach slan

S nam chluasan fuaim a’ bhais


Gun duil ri faighinn as le buaidh

Tha ‘n cuan cho buan ri shnamh” *


L'ascoltò l'intero locale pieno di soldati. Era la loro canzone. Quella dove un uomo in guerra pensava al suo amore lontano, sapendo che il coraggio non bastava a vincere la paura della morte. Era un esorcismo, pensò Bucky mentre chiudeva gli occhi. E solo la musica poteva donare speranza parlando di disperazione e malinconia.


Il ricordo visse e morì in un battito di ciglia. Era di nuovo nel laboratorio di Stark, con Steve accanto e la foto di Dougan a sorridergli.
Qualcuno stava spiegando qualcosa, qualcosa che aveva a che fare con l'incrocio di date, luoghi ed eventi; un fastidioso, perforante ronzio cacofonico che cessò con un altro rumore secco.
Sei uomini, tra i migliori soldati delle Forze Alleate.
Sei soldati provenienti, per sangue o discendenza, da diversi luoghi del mondo: Inghilterra, Giappone, Irlanda, Francia e Stati Uniti.
Gli stessi Paesi flagellati, ad anni alterni, dai rapimenti orchestrati dagli scienziati dell' HYDRA protetta dall' ombra dello SHIELD.
James sentì il suo cervello venir preso e cacciato a forza in un turbinante vortice con le date sentite poche ore prima, i nomi delle città, quelli delle persone scomparse.
Un viaggio di decenni sfrecciò nel suo cranio sul punto di esplodere e poi si fermò nell'esatto istante in cui anche Jarvis si stava preparando alla conclusione della sua tesi.
“Le basi” sillabò, bloccando l' esposizione del sistema operativo.
Incespicando in un passo, il Soldato si fece avanti e fissò i volti di coloro che un tempo erano stati suoi compagni.
Amici.
“Sono una per ciascuna degli Howling Commandos.” La supposizione non fu smentita; questo significava solo una cosa.
“La più grande deve essere a Brooklyn.”
“Come fai a dirlo?” domandò Clint, le sopraciglia inarcate.
“Perché due dei membri di quella squadra venivano da lì” mormorò Steve, cupo. “E sono davanti a voi adesso."



La perfezione del piano, per quanto ancora incompleto in alcune parti, ebbe lo stesso effetto di un maglio calato pesantemente su una lastra di ferro da lavorare.
Ciascuno accusò il colpo, trovandosi a condividere con gli altri lo stesso silenzio angoscioso e comprensivo.
Il motivo per cui il Soldato d' Inverno non era stato fermato nella sua ricerca di Captain America era terribilmente semplice.
Serviva il sangue eccezionale di un Super Soldato per dare all' HYDRA nuovi prigionieri da assoggettare ai propri voleri; perché fermarsi alla cattura di uno solo?
Avevano scoperto che la loro pedina stava riacquistando memoria e consapevolezza di chi era stato e ne avevano tratto l' unica ipotesi possibile: lasciarlo libero, in modo da vedersi condotti da Steve Rogers.
Lungo la strada per la riconquista di un' umanità mai cancellata del tutto, Bucky aveva portato il guerriero spietato a compiere degli errori, a essere meno attento e più avventato.
Se non fosse stato così, Steve avrebbe perso Andy. Sarebbe stata rapita, destinata a divenire una nuova voce in un' altra, orrenda lista.
Il Capitano si ritrovò a sorridere con amara ironia.
Seduto su uno dei divani in pelle dell' open space della Stark Tower, con in una mano una confezione di spaghetti di soia con verdure e frutti di mare e nell'altra un paio di bacchette, pensò a come tutto fosse nato dall' unica certezza in grado di far acquistare alla sua corsa insensata in un tempo non suo, un significato e un motivo di sprone.
La risata di Sam, per quanto fiacca, gli ricordò il giorno del loro incontro al National Mall di Washington. Aveva appuntato nella sua agenda il nome di un album jazz.
Cercò con lo sguardo i capelli lunghi e scuri di Andy; la trovò intenta a servirsi di alcuni involtini primavera, su insistenza di Pepper. Non era stata l'unica ad accorgersi dell' allarmante inappetenza della ragazza e Steve era disposto a tutto, persino alle suppliche, pur di sapere cosa la turbasse tanto di quanto aveva appreso quel giorno.
Era stata una giovane illustratrice a ritrovare la sua amata agendina e insieme a quella, anche se stesso. Lo aveva aiutato a fermarsi e osservare cosa il suo comportamento stava causando: solitudine, tristezza e un egoismo distaccato, freddo. Dove sarebbe finito, se avesse seguito quel sentiero? Il luogo non lo poteva conoscere ma sapeva vi sarebbe arrivato da solo e solo vi sarebbe rimasto.
Natasha aveva ragione; non poteva aspettare il momento giusto, così proverbiale e quindi inesistente, per mostrarle quanto le era riconoscente e cosa stava cominciando a provare per lei.
Infine c'era stata l' ultima voce aggiunta alla sua lista.
"Dannazione!"
L'imprecazione sommessa con cui James gli si sedette accanto avrebbe potuto farlo ridere di cuore, se quella non fosse stata, con tutta probabilità, l'ultima sera tranquilla prima dell' inizio di una nuova missione. Vederlo lottare contro un paio di bacchette di bambù era decisamente l'ultimo spettacolo immaginato per il suo amico.
A Steve non importava riavere il Bucky di un tempo; le lancette dell' orologio della loro esistenza non potevano venir portate indietro. Avrebbe fatto quanto in suo potere perché tornassero a marciare e senza più altre mani a fermarle.
"Mi spieghi come Morita riuscisse a mangiare con questi cosi infernali?!"
"Infatti Jim non ne era capace. I suoi genitori migrarono negli Stati Uniti giovanissimi e lui è nato sul suolo americano. Non ha mai visto il Giappone."
Da infastidito, lo sguardo di Bucky si tramutò in uno mortificato. Lasciò momentaneamente perdere la sua ingrata lotta con le usanze orientali e scrollò il capo.
"Non lo ricordavo. Scusa."
"Ci vorrà tempo, Buck."
E se io non mi sentissi degno del tempo che volete concedermi?
A volte, come quella mattina, era difficile abituarsi alla semplice idea di essere in un luogo sicuro. Figuriamoci a quella di avere accanto un gruppo pronto a supportarlo. Perdonarlo. Nessuno di loro gli aveva detto apertamente "Non é stata colpa tua" ma non era necessario sprecare parole: erano contenute nei gesti, piccoli e grandi, con cui veniva circondato. A volte avvertiva l' impulso di scattare in piedi e avventarsi contro Stark; era per causa sua, degli uomini che aveva addestrato, comandato, se i suoi genitori erano morti.
La loro condanna era stata scritta dal sospetto che Howard aveva cominciato a nutrire nei confronti di certi progetti dello SHIELD. Gli avevano fatto leggere i rapporti, per indottrinarlo meglio e convincerlo una volta di più della bontà del suo operato. Quell' uomo stava indagando dove non doveva e cosa peggiore di tutte, si stava ponendo delle domande che in piena Guerra Fredda sarebbero costate la vita di cittadini molto più umili di lui. I suoi passi lo avrebbero condotto a scoprire la verità e allora l'intero genere umano avrebbe perso la sua giusta lotta per arrivare a un mondo finalmente sicuro, governato rettamente.
Era l' illusione venduta dall' HYDRA, cui il Soldato d' Inverno era chiamato a seguire, se non poteva crederci perché incapace di conoscere il significato reale di una fede.
Anthony Stark aveva ogni diritto di esigere vendetta e invece era stato lui a svegliarlo e a volerlo presente nel momento di svelare quanto avevano scoperto dei piani dei loro nemici.
Già. Stiamo combattendo gli stessi cattivi.
"Cibo cinese, eh?" mormorò invece, studiando il contenuto del suo piatto con il cipiglio riservato alla pianificazione di chissà quale tattica terroristica. La domanda scettica era di Bucky Barnes; lo sguardo, quello dell' uomo risvegliatosi dopo l' Inverno.
"Avresti mai detto che lo avremmo mangiato?" Steve si allungò verso il tavolino e prese due bottiglie di birra.
"Non sapevo nemmeno che la Cina possedesse una sua tradizione culinaria."
"Aspetta di conoscere quella thailandese o giapponese."
Steve sapeva essere insopportabile: i suoi occhi azzurri, limpidi e fermi, riuscivano sempre a calmarlo e a fargli sperare nella luce di una casa, che indomita e testarda brillava alle finestre contro cui si accaniva una tempesta. Lo portavano indietro nel tempo e su quella scia, nuovi ricordi affioravano e si ricomponevano in un quadro impossibile da definire. Bello? Brutto? Scosse di nuovo il capo, anche se con meno enfasi di prima.
Eppure era impossibile allontanarsi, adesso. Lasciarlo.
Gli voleva bene ed era un tipo di affetto raro, capace di salvare e distruggere insieme. E poi c'era quella ragazza, Andy, così simile a come doveva essere stato prima della Guerra, prima dell' HYDRA e infine-
Natasha Romanoff stava bevendo e parlottando pigramente con Sam ma sarebbe stato pronto a giurare che fino a un istante prima di guardarla, i suoi occhi preziosi e letali erano posati sul suo codino di capelli puliti; se non altro, adesso non aveva più l’aria da barbone instabile con cui era arrivato.
"Steve? C'è una cosa di cui vorrei parlarti. Più tardi."
Il Capitano era diviso in due da sensazioni contrastanti: non c'era persona più lieta di lui nel vedere il suo amico pronto ad aprirsi ma dall'altra parte, un leggero brivido freddo saltellava sulla nuca e sul collo. Non si poteva mai sapere cosa avesse intenzione di fare Bucky.
"Ci possiamo trovare in palestra, dopo cena."
"Dopo che avrai dato la buona notte a Dama Luthien?" La tentazione di chiederglielo era stata troppo forte. Ci mancò davvero poco che Steve si strozzasse col sorso di birra appena mandato giù. Per fortuna, il piccolo, madornale momento d' imbarazzo passò sotto silenzio: la televisione al plasma di Tony diffondeva immagini da un documentario che nessuno stava seguendo e la musica rilassante del filmato serviva a fare da colonna sonora alle conversazioni degli ospiti.
"Non ti ci mettere anche tu!" lo implorò.
"Almeno dimmi chi é questa donna. Sono curioso, fammi contento."
Fammi contento.
Uno degli intercalare preferiti di un certo Sergente, usato fino all' abuso quando voleva ottenere qualche soddisfazione.
Si arrivò così al surreale momento dove un uomo fuori dal tempo si mise spiegare a un secondo chi era la figlia di un Re degli Elfi, inventata dalla sorprendente fantasia di un dotto Professore inglese. La fanciulla più bella del suo popolo, che aveva rinnegato la sua immortalità per amore di un Uomo e al suo fianco aveva combattuto contro il terribile Signore Oscuro della Terra di Mezzo.
"Ora mi trovi ridicolo?"
"Perché un libro ti sta appassionando tanto? No."
"E' stata Andy a suggerirmelo. L'ho comprato subito ma purtroppo l'ho perso durante l' agguato a Central Park."
Un libro.
Un consiglio accettato e seguito con entusiasmo.
Le classiche spiegazioni, ardenti, prolisse e inadeguate che contraddistinguevano l'inizio di un' ammirazione, di una possibilità di amore, erano totalmente superflue.
"E' bella come Luthien per te?"
"Sì."
Nessuna esitazione, stavolta. Una risposta coincisa e netta, contenente tante frasi e ammissioni. Se Steve era capace di una simile determinazione, anche Bucky doveva fare altrettanto e confidargli dei suoi ricordi riguardanti la Vedova Nera.
I due oggetti dei loro discorsi adesso erano vicini; Natasha era riuscita a coinvolgere Andy nella sua chiacchierata con Sam.
"Io non sono mai stato un asso con una matita in mano" stava confessando il Maggiore, dopo aver saputo del suo lavoro.
"Magari sei un genio della matematica" ribatté la ragazza, ridendo "ero terribilmente negata. La disperazione dei miei professori e della mia famiglia!"
L'affermazione fece scattare un campanello d' allarme in Natasha. L'allusione ai suoi genitori poteva dar vita a un' associazione d'idee da evitare, in momenti tanto delicati; non si era dimenticata cosa stava passando e dopo l'aiuto ricevuto nel curare il Soldato d' Inverno, la spia si sentì in dovere di ricambiare il favore.
"Scommetto che leggi anche molto."
La supposizione era stata un azzardo calcolato; in genere un animo sensibile e con inclinazioni artistiche era anche curioso e affamato non solo di un mondo, ma di tutti i mondi reperibili in una pagina scritta.
"I libri un giorno mi butteranno fuori di casa, in effetti. Ne leggo a decine e purtroppo ne compro altrettanti..."
"Fermi."
Clint si avvicinò, infilzando con abilità le bacchette in un sugoso pezzo di maiale in salsa agrodolce.
"Non si può parlare di libri senza di me."
Andy sgranò i suoi grandi occhi verdi: il loro colore, notò l' agente, era più chiaro di quello di Natasha. Più limpido, dove quello della compagna sembrava racchiudere sfumature dorate in cui era sconsigliabile perdersi. Lo squadrò con aria di trionfo e stupore insieme.
"Ecco perché prima, nei sotterranei, te ne sei uscito con quella metafora perfetta sul Sergente Barnes; sembrava una citazione da un romanzo."
Attorno a lei sbocciò un coro di risate e per una volta, Andy comprese che non doveva difendersi. Non c'era scherno ma sollievo, soprattutto da parte di due persone in particolare. Quella spontaneità arguta e senza filtri doveva essere uno dei tanti motivi per cui un certo Capitano stava cominciando a sciogliersi un po'.
La ragazza era grata di simili momenti di distensione; non aveva un' idea precisa di quanto presto sarebbe accaduto ma rispettando l'atmosfera tesa, carica della promessa di un catastrofico temporale, assecondava ogni possibilità di affrontare argomenti piacevoli. Quasi frivoli.
Ci si deve sentire così, prima di una battaglia pensò e l'ammirazione per quanti di loro avevano salvato New York due anni fa e si accingevano a rifarlo anche ora e privi della necessaria protezione dello SHIELD, la fece sorridere in maniera un po' ebete.
"Clint è un appassionato di letteratura inglese" lo blandì Natasha.
"Anche del ramo poliziesco? Sto leggendo Sherlock Holmes e lo trovo magnifico!"
Stava trovando magnifica anche la fame ritrovata e si apprestò ad assecondarla attaccando i suoi involtini.
La musica chill out, perfetta per sottolineare la bellezza remota della barriera corallina, s'interruppe. Lo schermo venne occupato dalla scritta caratteristica delle Breaking News della ABC.
"Interrompiamo le trasmissioni per diffondere un comunicato della Polizia Metropolitana di New York."
La giornalista, col volto atteggiato nella tristezza composta richiesta dalla circostanza, comparve con una foto a fianco.
Andy ebbe voglia di sputare il boccone, divenuto una palla di veleno in bocca.
Quella foto era stata scattata nel giardino del Campus di Kate ad Harvard, durante una sua visita all'amica. Era seduta all' ombra di una quercia, l'immancabile blocco da disegno sulle gambe incrociate e un sorriso radioso rivolto all' obbiettivo.
"Nella giornata di ieri, la famiglia Martin ha perso le tracce della figlia maggiore, Andunie Marjorie, venticinque anni, nata e residente a New York City. Gli accertamenti sono in corso e gl' inquirenti non vogliono azzardare ipotesi prima di ulteriori indagini ma grazie ad alcuni filmati delle telecamere di Mulberry Street, teatro ieri di un tragico incidente, possiamo affermare che la sparizione della giovane è legata a quell' evento insolito e privo di spiegazioni attendibili."
Era stata Natasha a predirlo; vedendo il servizio televisivo in cui James Barnes assaltava un furgone scatenando il panico e scappava con Andy, ferita e scossa, sulle spalle, si pentì di aver avuto ragione.
"Chiunque potesse fornire notizie, può contattare i seguenti numeri."
Lampeggiò una scritta in sovra impressione.
Un fiotto di puro acido e rabbia le chiuse lo stomaco, ammorbandolo.
Andy riconobbe il numero della sua migliore amica, quelli dei famigliari e un altro che sperava di non vedere mai più, nonostante lo ricordasse a memoria.
Lo portava impresso addosso come la peggiore delle cicatrici inferte al suo orgoglio e al suo cuore.
Era il cellulare di Robert Connelly.









Angolo tetro e buio dell' autrice: ed eccoci a un nuovo aggiornamento!
La canzone citata in questo capitolo, di cui fornisco una traduzione gaelico-inglese-italiano, è del gruppo irlandese Capercaillie; s'intitola An Eala Bahn, il Cigno Bianco. Visto il tema (il soldato lontano che pensa al suo amore che probabilmente non vedrà mai più) l'ho trovata perfetta per il momento che ho descritto. Eccovi il link per sentirla:
https://www.youtube.com/watch?v=TwPHdbgyWVQ
Ed eccovi qua sotto la traduzione:
Oidhche mhath leat fhein, a ruin (Good night to you, love) Buona notte, amore mio
Nad leabaidh chubhraidh bhlath (In your warm, sweet-smelling bed) nel tuo caldo letto profumato
Cadal samhach air a chul (May you have a peaceful sleep) Ti auguro un sonno pieno di pace
Do chusgadh sunndach slan (May you waken healthy and in good spirit) Che tu possa svegliarti sana e di buono spirito
S nam chluasan fuaim a’ bhais (With the clamour of death in my eyes) Con il clamore della battaglia nei miei occhi
Gun duil ri faighinn as le buaidh (With no hope of returning victorious) Con nessuna speranza di tornare vittorioso
Tha ‘n cuan cho buan ri shnamh (The ocean is too wide to swim) L'oceano è troppo profondo per attraversarlo
Dopo Dernier, dopo Falsworth, dopo Morita, non poteva mancare la citazione al mio HC preferito, il gigante buono Dougan! A venerdì prossimo!
Maddalena
  
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