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Autore: Princess Kurenai    17/10/2014    3 recensioni
Fanfiction scritte per la SouMako Week.
➥ Day 1 - angst/fluff
➥ Day 2 - alternate universe/crossover
➥ Day 3 - post graduation/elementary school
➥ Day 4 - birthday/families
➥ Day 5 - established relationship/confession
➥ Day 6 - touch/sight
➥ Day 7 - free prompt!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Family
Fandom: Free!
Personaggi: Makoto Tachibana, Sousuke Yamazaki
Pairing: SouMako
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Shonen-ai, Alternative Universe - Modern Setting
Conteggio Parole: 3600
Note: 1. Scritta per la SouMako Week
2. La fic… non mi piace XD la fine non l’ho gestita come volevo perché dovevo finirla entro la mezzanotte quindi sono stata un po’ veloce… comunque bohXD eccola XD
3. La dedico tutta al mio amore che mi ha aiutato tantissimo ç///ç grazie mille!


Quando da bambino Sousuke si immaginava adulto, si vedeva come il più forte campione di nuoto mai esistito e con così tanti soldi da potersi comprare tutti i ghiaccioli che desiderava. Poi ovviamente, come spesso accadeva, la realtà si rivelava essere ben diversa dai desideri infantili. Perché a trentadue anni del suo sogno di diventare un nuotatore professionista rimanevano soltanto tanti rimpianti, le coppe di quando era un bambino ed una spalla che, anche a distanza di anni, continuava a creargli dei fastidi al cambio stagione.

Si era ritrovato a lavorare nel locale di suo padre - cercando di far conciliare lo studio all’università con quell’impegno -, a sposarsi per convenienza con una ragazza che gli aveva presentato proprio la sua famiglia - per ‘proteggere le apparenze’ dicevano, perché in una città piccola come Iwatobi le voci correvano -, e in seguito ad allevare una figlia da solo quando sua moglie aveva deciso che vivere in quel ‘paesello’ non faceva per lei. Aveva abbandonato la famiglia da un giorno all’altro, facendogli recapitare i documenti per il divorzio ed il totale affidamento di Suzume tramite un avvocato e dando all’esistenza di Sousuke quel tocco di crudele ed ironica assurdità tipico dei film e dei manga.

Odiava la sua vita? Alle volte sì, e alcuni giorni sentiva di aver sbagliato tutto, di essere lui stesso ‘sbagliato’. Perché si sarebbe dovuto riguardare meglio e salvare la sua carriera sportiva, non avrebbe mai dovuto lasciarsi condizionare dalla sua famiglia e non vergognarsi di quel che era, ma suo malgrado era in quegli stessi momenti di rabbia e tristezza che gli bastava guardare il sorriso di Suzume per dimenticare ogni rimpianto e dispiacere, tentando con tutto se stesso di darle una vita migliore.

Suzume era il suo tesoro: l’unica cosa positiva della sua vita e per lei avrebbe fatto di tutto… infatti quando la sua bambina lo pregò di portarla a scuola di nuoto - perché anche il suo papà nuotava e lei voleva diventare come ‘il suo eroe’ - non riuscì proprio a negarglielo.

In futuro forse avrebbe anche preso in considerazione la possibilità di ringraziarla per quello, ma in quel momento ancora non sapeva che la sua vita stesse per cambiare… neanche quando, per la prima volta, incrociò gli occhi verdi di Makoto Tachibana.

Fu proprio l’istruttore di nuoto ad accoglierli una volta varcata la porta d’ingresso, con un dolce sorriso sulle labbra e la voce calda e gentile che riuscì incredibilmente a far sentire Sousuke a suo agio.

« Salve, posso aiutarla?», domandò tendendogli la mano.

« Volevo iscrivere mia figlia», rispose semplicemente tendendo poi la mano che gli venne subito stretta, « Io sono Yamazaki Sousuke, mentre lei è Suzume», aggiunse.

« Io sono Tachibana Makoto, l’istruttore», si presentò questo, chinandosi poi per trovarsi fino all’altezza di Suzume, « E sono felice di conoscervi», concluse con gentilezza, sorridendo poi quando la bambina, per imbarazzo, si nascose prontamente dietro le gambe del padre.

« È la prima volta che viene in piscina?», chiese alzando lo sguardo verso Sousuke.

« Sì», assentì questo carezzando lentamente i capelli scuri di Suzume che sembrò subito rilassarsi per quella carezza.

« Oh, capisco… e quanti anni hai, Suzume?», domandò Makoto, rivolgendosi direttamente alla bambina ed attendendo pazientemente la timida risposta che provenì da dietro le gambe dell’uomo.

« … sei anni...»

« E vuoi imparare a nuotare?»

« Sì, perché il mio papà è bravissimo! Voglio diventare bravissima come lui!», esclamò Suzume a quel punto, trovando un po’ di sicurezza ed uscendo finalmente dal suo nascondiglio.

Makoto le sorrise ed allungò a sua volta la mano per carezzarle la testa.

« Sono certo che ci riuscirai», rispose infatti, alzando poi lo sguardo verso Sousuke, « Se vuole può farle fare una settimana di prova, abbiamo altri bambini tra i principianti e sono certo che si divertirà tantissimo», spiegò rimettendosi in piedi.

Sousuke assentì, ed in men che non si dica si trovò seduto sulle gradinate della piscina, ad osservare il piccolo gruppetto di bambini seduti a bordo vasca, con le tavolette posate sulle gambe ed i braccioli, intenti ad ascoltare Makoto ed i suoi insegnamenti.

Li tenne d’occhio con attenzione, riuscendo a tacere quel vago sentimento di nostalgia e rabbia legato al nuoto solo quando vide la sua Suzume compiere i suoi primi esercizi, sempre affiancata dall’istruttore. Ed alla fine gli venne quasi spontaneo sorridere e rilassarsi del tutto nel vederla ridere ed esultare, giocare con gli altri suoi compagni ed iniziare ad abituarsi non solo all’acqua ma anche alla compagnia degli altri bambini.

Era sempre stata una bambina timida nei confronti degli estranei - forse anche a causa di Sousuke e della sua iperprotettività -, ed il crescere senza una madre aveva di certo contribuito a farla chiudere ulteriormente in se stessa, di conseguenza era davvero stupendo il vederla finalmente divertirsi in quel modo con dei coetanei.

Infatti non si trattenne dal regalarle un piccolo sorriso quando, alla fine della lezione, la bambina gli saltò letteralmente al collo.

« Mi piace nuotare! Posso venire ancora a nuotare? Posso papà? Ti prego!», lo pregò, guardandolo con quelle sue grandi iridi ambrate alle quali Sousuke difficilmente riusciva a dire di no.

« D’accordo», acconsentì, ricevendo come ringraziamento dei numerosi baci sulle guance e dei gridolini estasiati.

Ridacchiò carezzandole la testa e cercando poi di darsi un contegno quando notò lo sguardo intenerito dell’istruttore di sua figlia. Si scambiarono un semplice cenno con il capo in segno di saluto, e mentre Suzume salutava Makoto con un allegro: « Ciao Coach Tachibana!», Sousuke si apprestò ad abbandonare con lei la piscina, certo che ci avrebbe rimesso piede tante altre volte.

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Suzume lasciò subito la mano di Sousuke per correre dentro la piscina e salutare allegramente Makoto che, come ogni giorno, attendeva i genitori ed i bambini al bancone d’ingresso.

« Coach Tachibana!»

« Suzume-chan!», la salutò a sua volta l’uomo, « Come va? Sei pronta per l’allenamento?»

« Sì! Oggi ci insegni ad nuotare a rana? Vero?», domandò allegra.

« Prima dobbiamo vedere se avete fatto dei progressi a dorso», rispose tranquillo Makoto, rivolgendo poi un sorriso in saluto anche a Sousuke che finalmente li aveva raggiunti.

Suzume annuì con convinzione prima di correre all’inseguimento di Riho, un’altra delle bambine del corso che la stava chiamando a gran voce - ovviamente solo dopo aver salutato suo padre con un bacio sulla guancia.

« A dopo», mormorò Sousuke osservandola sparire dentro gli spogliatoi, dove una delle istruttrici della piscina si sarebbe occupata di prepararle per la lezione.

« In questi mesi Suzume-chan è davvero migliorata! È molto portata per il nuoto», dichiarò Makoto, rivolgendosi all’altro uomo con le labbra piegate leggermente verso l’alto in un’espressione dolce e rilassata.

« Non pensavo potesse piacerle così tanto», rivelò Sousuke, mettendosi le mani in tasca, « Ma… sono felice di essermi sbagliato».

« Lo fa perché lei è il suo eroe, Yamazaki-san», svelò l’istruttore, « Se Suzume-chan è così appassionata al nuoto è perché vuole diventare come lei».

Sousuke lo guardò subito, stupito da quelle parole. Sapeva quanto sua figlia fosse interessata al suo passato sportivo - aveva guardato più volte i filmini delle sue gare e si era fatta raccontare per filo e per segno la storia di ogni coppa e medaglia -, ma non pensava che la sua adorazione potesse essere così grande.

« Q-quindi… volevo cogliere quest’occasione per invitarla al festival che si terrà a fine mese», aggiunse Makoto, spostandosi sulla scrivania per prendere un volantino, « Faremo le staffette con i genitori per fare una sorpresa ai bambini, e ovviamente lei è invitato», ridacchiò imbarazzato, porgendo a Sousuke quel pezzo di carta colorato con il programma del festival.

Lo lesse attentamente, immaginandosi sin da subito la felicità negli occhi di sua figlia nel poter nuotare finalmente con lui.

« Credo di poterci essere», rispose quindi, trattenendo un ghigno divertito nel vedere Makoto fare un piccolo gesto esultante.

« Oh… ecco», si ricompose subito l’istruttore con una risatina nervosa, « G-grazie per la disponibilità».

« Sarà un piacere, Tachibana-san», dichiarò, abbandonando l’altro uomo per accomodarsi sugli spalti come ormai era abituato a fare.

A dirla tutta, Sousuke, stava già pregustando sin da quel momento il suo ingresso in piscina dopo tutti quegli anni. Aveva rinunciato del tutto al nuoto, concedendosi solamente qualche tuffo al mare quando vi portava sua figlia… e di conseguenza non poté negare di sentirsi un po’ emozionato.

Sperava davvero di fare una bella figura, stupendosi quando si rese conto di voler apparire in forma non solo per sua figlia ma anche per Makoto. In quei mesi aveva avuto modo più volte di scambiare qualche parola con l’istruttore - avevano sempre e solo parlato di Suzume -, e l’aveva spesso e volentieri osservato alle prese con tutti quei bambini che lo adoravano - la sua stessa figlia era pazza di lui.

Gli piaceva e, suo malgrado, non poteva negarlo: Makoto era un uomo molto affascinante, con un carattere dolce e gentile; la tipica persona che si vorrebbe avere accanto per tutta la vita. Inizialmente Sousuke aveva cercato di non pensarci troppo - aveva cose ben più importanti per la testa -, ma più il tempo passava, più sentiva complicato l’ignorare quel che provava.

Perché sin dalla sua adolescenza aveva accettato la propria sessualità, ed anche se con il matrimonio, la nascita di Suzume ed il divorzio, era stato costretto a nascondersi e reprimersi, lui era quel che era. Non poteva cambiare. Anche se il fatto che si sentisse così interessato all’istruttore di sua figlia non gli sembrava poi un’idea tanto grandiosa.

Si passò una mano sul volto come per allontanare quei pensieri, tentando poi di concentrarsi sugli esercizi di dorso di sua figlia e degli altri bambini, e non su quanto Makoto fosse ‘adorabile’ con i suoi allievi - dandosi ovviamente dello stupido per aver appena definito l’istruttore, un uomo adulto, ‘adorabile’.

-----

Il Festival organizzato dal gruppo sportivo era ormai alle porte, e così come Suzume, anche Sousuke iniziò ben presto a sentire l'emozione e l'impazienza aumentare. Ovviamente la sua bambina era totalmente all'oscuro della sua partecipazione nella staffetta Gentitori-Figli, e la necessità di fare una bella figura - mista alla sua naturale competitività -, costrinsero l'uomo ad interrogarsi sulla sua forma fisica.

Fu in quel momento che la sua vita prese una svolta del tutto inaspettata.

Sapeva di aver perso parte del suo tono muscolare in quegli anni di inattività - si teneva in forma, ma era ben diverso dagli allenamenti fatti quando puntava all'eccellenza nel nuoto -, e l'idea di fare una figuraccia dinnanzi agli occhi di Suzume lo inorridiva e preoccupava al tempo stesso.

Per quel motivo, ad una settimana dall'evento, si ritrovò a chiedere a Makoto l'autorizzazione di utilizzare la piscina - si era informato sugli orari e sul costo del nuoto libero per gli adulti.

L'istruttore lo guardò inizialmente stupito per quella richiesta, ma non faticò neanche ad afferrare il reale motivo di quella domanda.

« Credo si possa fare», rispose infatti con un sorriso dolce, « Se lei lo preferisce, posso farla nuotare alla fine dei turni, la sera», propose stupendo non poco Sousuke.

« Come?», aggrottò le sopracciglia.

« Vuole prepararsi per la staffetta, giusto?», chiese Makoto, grattandosi una guancia.

« Esatto», ammise l'altro, nascondendo le mani improvvisamente sudate dentro le tasche.

« Quindi... c-credo che... non credo di riuscire a spiegarmi», rise nervosamente l'istruttore, « Forse è per darle più tempo e libertà di movimento... io... t-tengo davvero tanto a questo evento e vorrei che Suzume-chan sia felice», balbettò imbarazzato, costringendo anche Sousuke a distogliere lo sguardo.

« Capisco...», mormorò in risposta, « Quindi... non ci sarà nessun'altro...»

« A parte me», concluse Makoto, e senza neanche pensarci troppo Sousuke accettò quella proposta. Infatti solo il giorno successivo affidò Suzume ai nonni al termine del suo turno al locale - la bambina era davvero felice di poter passare del tempo con i suoi parenti -, e dopo aver recuperato uno dei suoi vecchi costumi raggiunse Tachibana alla piscina - e come promesso dall'altro uomo, a parte loro due, non c'era nessun altro.

Durante tutta la giornata non aveva fatto altro che pensare al quello che lo avrebbe atteso quella sera - cercando di convincersi che quella dell'istruttore fosse solo ed esclusivamente una gentilezza che avrebbe rivolto a tutti... anche se la cosa gli faceva sentire lo stupido tarlo della gelosia nelle vene.

Si sarebbe ritrovato da solo con Makoto e, come un adolescente al suo primo appuntamento, Sousuke faticava a trattenere il proprio nervosismo. A dirla tutta, pur essendo certo della sua sessualità, a parte Rin - il suo primo ragazzo - non aveva mai avuto nessun'altra esperienza... e quindi provare quell'attrazione per Tachibana era una cosa del tutto nuova per lui.

« Yamazaki-san!», lo accolse subito Makoto con un sorriso.

« Tachibana-san...», Sousuke lo salutò a sua volta cercando di mostrarsi tranquillo, ed anche non eccessivamente agitato quando iniziarono a percorrere fianco a fianco il corridoio che li avrebbe portati agli spogliatoi.

« Ecco... grazie», borbottò a quel punto, « Per tutto questo, non sei costretto a farlo».

« È un piacere, Yamazaki-san», rispose subito Makoto, aprendo gli spogliatoi ed invitandolo ad entrare, « Se posso essere sincero… d-desideravo vederla nuotare da tanto e…»

« Davvero?»

Tachibana assentì, concedendosi una risatina.

« Suzume-chan mi ha parlato così tanto di lei… ed ero curioso», ammise.

Sousuke lasciò la borsa su una delle panche, incerto sul da farsi. Non sapeva proprio come reagire a quelle parole, o addirittura come interpretarle, di conseguenza cercò di mantenere il più possibile la calma senza farsi inutili filmini mentali.

« Quindi… questa è l’occasione giusta», commentò infatti dopo qualche momento, togliendosi i pantaloni e cercando al tempo stesso di non pensare a cose inadeguate, come il trovarsi nudo e solo con Makoto. « Ma ti avverto… sono fuori forma», aggiunse poi.

Tachibana sembrò quasi sul punto di dire qualcosa ma, arrossendo, scosse il capo.

« Vado… ad accendere le luci in piscina», dichiarò dandosi alla fuga e permettendo a Sousuke di cambiarsi senza l’imbarazzo di farsi vedere nudo da lui e di raggiungerlo qualche minuto dopo.

La piscina, come promesso da Makoto, era illuminata e quest’ultimo - cosa che stupì non poco Yamazaki - era già dentro di essa. Non si aspettava di certo di dover dividere con lui quello spazio, ma ovviamente non era poi un problema così grande.

Lo osservò infatti per qualche momento, studiandone la bracciata ed il movimento delle gambe nello stile dorso. Era la prima volta che lo vedeva nuotare per davvero - non lo faceva mai con i bambini - e poteva dirsi davvero stupito. Il suo stile infatti era un po’ rozzo, ma non per questo meno efficace.

Toccato il muro alla fine della vasca, Makoto si sollevò gli occhialini e si guardò attorno con il fiato corto, rivolgendo poi a Sousuke un sorriso senza però parlare, e a questo non restò altro che accettare quel muto invito e tuffarsi a sua volta dopo essersi riscaldato… rendendosi conto soprattutto in quel momento quanto gli fosse mancata la sensazione dell’acqua attorno a sé.

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« Domani è il gran giorno», commentò piano Makoto, sedendosi a bordo piscina accanto a Sousuke, offrendogli gentilmente un asciugamano.

L’uomo assentì pensieroso. Tachibana aveva ragione. Quella settimana, durante la quale lui e l’istruttore di Suzume si erano allenati insieme, era ormai giunta al termine e insieme a quello anche l’opportunità di Sousuke di passare altro tempo in compagnia dell’altro uomo.

Certo, poteva ritenersi soddisfatto perché durante quei giorni aveva imparato a conoscere un po’ di più Makoto - aveva vent’otto anni, amava i bambini e nuotava a dorso perché aveva sempre avuto timore dell’acqua e quello stile gli permetteva di vedere il cielo -, ma non poteva neanche negare che quei momenti gli sarebbero mancati.

« Già», mormorò poi, asciugandosi i capelli con l’asciugamano che gli aveva dato l’altro.

« Sono certo che Suzume-chan sarà felicissima», dichiarò piano Makoto, con un sorriso sincero sulle labbra.

« Lo spero», annuì Sousuke lanciandogli poi un’occhiata, « E spero che anche tu sia felice e al contrario non deluso dalla mia performance», aggiunse con un ghigno, godendosi uno spettacolo che in quei giorni aveva imparato ad apprezzare.

Makoto arrossiva spesso, soprattutto quando veniva stuzzicato… e lui non riusciva proprio a farne a meno.

« C-certo! Che domande sono?», cercò subito di riprendersi Tachibana, « Suzume-chan aveva ragione… riguardo alla bravura, intendo».

Sousuke sorrise per poi rivolgere uno sguardo verso la piscina.

« Non sai quanto mi mancasse nuotare», ammise, portando istintivamente una mano sulla spalla. Non gli aveva creato grandi fastidi, ma non aveva neanche potuto nuotare alla sua solita velocità… tuttavia poteva dirsi ugualmente soddisfatto.

« Se posso essere indiscreto… perché ha lasciato il nuoto?», chiese Makoto, assumendo poi un’espressione quasi pentita per quella domanda.

« Perché sono stato un idiota», si affrettò a rispondere Sousuke, bloccando sul nascere le scuse dell’altro, « Ho chiesto troppo al mio corpo e l’ho rovinato».

« La spalla…», assentì Tachibana consapevole.

« Poi se vogliamo dirla tutta, mio padre non vedeva di buon occhio il nuoto professionale né le mie amicizie», aggiunse, ricevendo un’occhiata interrogativa da parte di Makoto, che ovviamente si trattenne dal rivolgergli una domanda più specifica.

Sousuke non era certo di voler dire certe cose all’altro uomo - soprattutto quando per ‘amicizie’ lui intendeva Rin, il suo primo ragazzo -, ma in quel momento si sentiva così a suo agio che gli sembrò quasi naturale iniziare a parlare.

Non era un tipo da grandi discorsi, preferiva che fossero i gesti a parlare per lui, ma con Makoto era davvero facile aprirsi.

« Quando il problema alla spalla è peggiorato, mio padre mi ha costretto ad iniziare a lavorare nel suo locale. Per qualche anno ho studiato e lavorato ed alla fine, mi sono ritrovato in un matrimonio di convenienza per ‘salvare le apparenze’ con una moglie che se ne è andata via alla prima occasione, lasciandomi con Suzume», dichiarò senza troppi giri di parole.

« Io… mi dispiace…»

« Non devi dispiacerti», rispose Sousuke, « Suzume è la cosa più bella che mi sia capitata».

Makoto sorrise subito nel sentire quell’affermazione.

« Lei è… un bravo padre e una bravissima persona, Yamazaki-san», mormorò con un pizzico di emozione nella voce.

« Comunque è Sousuke, Makoto», mormorò in risposta questo, voltandosi verso l’altro uomo che sussultò visibilmente, « Puoi chiamarmi per nome ormai», proseguì, osservando le guance di Tachibana colorarsi di rosso.

« E-eh… d’accordo», rispose Makoto stupito, « S-sousuke-kun».

Yamazaki sorrise nel sentire il suo nome sulle labbra dell’altro, continuando poi a far scorrere lo sguardo sull’acqua calma della piscina.

« Grazie…», mormorò poi.

« Non ho fatto niente», ribatté Tachibana, iniziando a muoversi irrequieto accanto a lui per poi iniziare ad inciampare sulle sue stesse parole, « E se vuole… cioè, se vuoi… puoi continuare a… venire qui a nuotare la sera… io… io ci sarò».

Sousuke lo guardo dapprima stupito poi gli venne quasi spontaneo ghignare per nascondere il crescente imbarazzo che gli avrebbe fatto bruciare il viso.

« Non pensavo ti piacesse tanto la mia compagnia, Makoto», rispose.

« P-più di quanto credi, Sousuke-kun».

-----

Sousuke non si era quasi reso conto di come lentamente Makoto fosse entrato a far parte della sua famiglia.

Il giorno dopo il Festival lo aveva invitato a cena - e Suzume era così felice all’idea di avere il suo insegnante a casa che non riuscì a stare zitta neanche per un minuto - e solo la settimana successiva era stato lo stesso Makoto a ricambiare quel gesto, facendo diventare la cena - o il pranzo - a casa di uno dei due quasi un appuntamento fisso.

La presenza l’uno dell’altro nella rispettiva vita divenne quasi una piacevole routine che non si spezzò neanche quando una sera, Tachibana si sentì in obbligo di confessare una cosa all’altro uomo.

« S-sono gay».

Sousuke non si mostrò stupito - dopo tutto quel tempo entrambi avevano intuito le inclinazioni sessuali dell’altro -, e sapeva che quell’affermazione era più che altro un modo per mettere le carte in tavola senza più segreti.

« Anche io», rispose infatti senza darvi troppo peso, « La pizza la preferisci ai funghi o al prosciutto?»

Per la prima volta nella sua vita, Sousuke si sentiva felice e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare quel momento.

Inoltre, anche Suzume aveva accettato di buon grado la presenza di Makoto a casa sua, soprattutto da quando suo padre aveva iniziato ad invitarlo a restare anche per la notte - il suo istruttore le raccontava delle favole e faceva le voci per tutti i personaggi, era bello averlo in casa.

E quando Sousuke, forse un po’ per saggiare il terreno, le aveva chiesto se sarebbe stata felice nel vivere insieme a Makoto - se voleva 'farlo entrare a far parte della famiglia' -, lei, dimostrando una maturità che neanche suo padre si aspettava di incontrare, rispose semplicemente con un: « Se il papà è felice sono felice anche io! E Mako-chan mi racconta sempre le favole!».

Ovviamente l’uomo prese quella risposta con non poco sollievo, ma anche come il permesso per cercare di far mutare quella relazione. Infatti una sera, mentre lavavano i piatti - avevano appena messo Suzume a letto -, non si trattenne dallo sporgersi improvvisamente verso il viso di Makoto e rubargli un rapido bacio sulle labbra.

Tachibana rimase interdetto per quel gesto, con il viso rosso ed il cuore che improvvisamente gli era balzato in gola.

« C-Cosa… p-perché…?», balbettò confuso, concedendosi subito un sorriso quando iniziò a capire la risposta. Sapeva benissimo che Sousuke preferiva i gesti alle parole, e in un certo qual modo era anche questione di tempo prima che uno dei due facesse il primo passo - si comportavano già come un'allegra famigliola, a dirla tutta.

« Devo… dedurre che io ti piaccio?», domandò infatti Makoto.

« Esattamente», sbottò Yamazaki.

« Mi piaci anche tu», ribatté concedendosi una risata sollevata e felice, appoggiando la fronte contro quella di Sousuke.

« Sai… questa ‘cosa’ fa tanto shoujo manga», mormorò in risposta l’altro uomo, piegando a sua volta le labbra in un sorriso divertito.

« Significa solo che le cose belle succedono», ribatté dolcemente Makoto smettendo di ridere per poi piegarsi verso di lui per poterlo baciare di nuovo.



   
 
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