Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Defendmeharry    17/10/2014    1 recensioni
Attorno ad Hazel era tutto tranquillo, si sentiva soltano il rumore della natura; le foglie che si muovono accompagnate dal vento che leggere sbattono tra di loro e cadono, le poche persone che passano in quel parco dietro la scuola che Hazel frequenta, calpestano le foglie ormai cadute al suolo, ricreando quel rumore che la ragazza tanto ama.
Hazel ha un diario con sč, lo porta dentro il suo zaino tutte le volte che esce di casa, quel diario č sempre con lei. Alle tre del pomeriggio quando ormai le lezioni sono finite, si siede nella panchina di sempre dove riesce a concentrarsi, e scrive.
Hazel non č una ragazza popolare, č una ragazza semplice, una ragazza che vive nell'ombra, una ragazza che nessuno nota. I suoi genitori si chiedono cosa abbia di tanto speciale quel diario che Hazel ha sempre con sč. Non se ne separa mai e la maggior parte del tempo sta sul letto a scrivere sulle pagine scure di quel libriccino riciclato.
Hazel scrive di qualcuno. Qualcuno che non l'ha mai notata ma che lei tanto ammira.
E se colui di cui Hazel scrive si scopre essere molto simile a lei? Un ragazzo silenzioso, cupo e misterioso
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mamma e papā non erano in casa quel pomeriggio di ottobre, grigio e pieno di nuvole. 
Qualcuno urlava nella camera di fianco alla mia e non era difficile distinguere di chi fosse quella voce, Michael, assodai alzandomi di scatto correndo verso la sua stanza. 
Michael era disteso a terra in agonia, gridava parole che non riuscivo a comprendere. Ashton in piedi di fianco a lui poco stabile che lo fissava con un ghigno sul volto.
"Che succede?" chiedo urlando cercando di farmi sentire da Ashton che sembrava essersi perso nei suoi pensieri, continuando a sorridere. 
Mi avvicinai alla sagoma di Michael distesa per terra di fianco al letto. La prima cosa che notai appena mi abbassai per vedere meglio fu il viso sconvolto di Michael che continuava ad urlare verso un punto qualsiasi sotto il suo letto. Alla vista del naso di Michael che sanguinava, mi bloccai, scosso, cercando di capire cosa fare. 
"Che č successo Michael?" chiedevo alzando la voce, ripetutamente, cercando di essere ascoltato da uno dei due. Nessuno sembrava essere in sč in quel momento. 
Provai vera e propria paura quando Michael smise di urlare e chiuse gli occhi. Mi voltai a guardare Ashton pių vicino al letto questa volta che continuava a sorridere verso me e Michael. 
"Che cosa gli hai fatto?" urlai provando ad essere ascoltato, ma fu un tentativo vano. 
Continuavo a scuotere Michael provando a farlo svegliare di nuovo ma non ci riuscivo. Rimaneva lė fermo per terra senza dare nessun segno di vita. 
Lo sentii respirare poco dopo ma il sangue non smetteva di uscire dal suo naso. Mi misi le mani tra i capelli cercando di capire quello che dovevo fare. Pensai che sarebbe stato meglio se fosse disteso sul suo letto. 
"Ashton, aiutami ad alzarlo." chiamai il suo nome per essere aiutato ma quando mi girai a guardare, Ashton non era pių nella stanza. 
Ricordo di aver pianto tanto quel giorno provando in tutti i modi e con tutta la forza che avevo in corpo ad alzare Michael dal pavimento per poggiarlo sul suo letto. 
Cominciai a piangere pių forte e ad urlare quando finalmente riuscii ad alzarlo e a poggiarlo sul letto. 
Spostai il cuscino e poggiai la testa di Michael su di esso. Corsi per casa cercando dei tamponi per fermare il sangue che si era ormai indebolito e affievolito, dal naso di Michael. 
Li trovai e corsi nella sua stanza. 
Si era svegliato e stordito guardava le mani macchiate di sangue e appena si accorse che ero sullo stipite della porta mi guardō spaventato con le lacrime agli occhi. 
Mi avvicinai a passo svelto al suo letto e senza sprecare altro tempo spostai il suo viso, misto di lacrime e sangue, verso di me e cominciai a tamponare il sangue dal suo naso che si era in parte fermato. 
Respirava forte e i suoi singhiozzi che si facevano pių forti, si univano ai miei pių lunghi e pesanti. 
"Va tutto bene adesso." sussurrai tra le lacrime e il respiro spezzato. 
"Scusa." parlo Michael guardandomi nel occhi. 
Lo lasciai sdraiato nel suo letto e mi alzai per ripulire il sangue dal suo viso e quello che era ancora per terra. Andai nel bagno per prendere delle tovaglie bagnate con cui pulire il pavimento e delle pezzette. 
Ritornai da Michael che sembrava pių tranquillo adesso, le lacrime si erano asciugate sulle sue guance e il sangue aveva cessato di uscire. 
Mentre cominciai a pulire il suo viso dal sangue asciutto, si addormentō. 
Lo sentii sussurrare "Grazie Luke."
Non parlō pių. 

Mi svegliai dai miei ricordi e ammisi a me stesso che quella fu l'ultima volta che piansi cosė tanto. 
Rimisi insieme i pezzi e affermai che fu l'ultima volta che piansi. 
Dopo quella mattina non riuscii pių a tirare fuori una sola lacrima, solo rabbia mista a tristezza che non portavano da nessuna parte. 
Non piansi al suo funerale, non piansi quando morė. Provavo solo rabbia ed era tutta concentrata verso una sola persona: Ashton Irwin. 
Aveva causato tanti problemi dal solo momento in cui aveva messo piede in casa mia. Quella mattina di ottobre, e tutte le altre che precedevano e succedevano a quella giornata. 
A volte mi fermavo a pensare e ammettevo a me stesso che la colpa non era solo di Ashton ma anche di Michael che si faceva condizionare dalle sue idee. 
A volte pensavo solo che Ashton avrebbe dovuto pagare per quello che aveva fatto a mio fratello, l'aveva messo in una situazione pių grande di lui solo per avere qualcuno che gli facesse compagnia quando non era in sč. 

Dear Michael, 
lo ammetto, ammetto di essere debole quando si tratta di te. Di girarmi tutte le volte che sento il tuo nome. Ammetto di odiare di essere figlio unico. Ammetto che mi manca suonare la chitarra con te e cantare a squarciagola quando mamma non č a casa. Ammetto finalmente di essere un bravo cantante e di non voler pių sprecare fiato per cantare. 
E ammetto di essere intrappolato tra i tuoi ricordi e di volerne uscire. Di liberarmi da questo caratteraccio che ho assunto da quando sei andato via. 

Decido di uscire da questa casa per camminare e distrarmi un po'. Prendo una maglietta pulita dall'armadio e la indosso. Esco dalla porta e comincio a camminare senza pensare ad un posto preciso in cui andare. Ascolto il rumore delle mie Vans che si poggiano sul suolo passo dopo passo. Sento gli uccelli cantare sugli alberi e il fruscio delle foglie che si scontrano. 
Noto che il tempo č visibilmente migliorato da due giorni fa e mi sento sollevato perchč se avesse piovuto sarei dovuto rimanere in casa per ancora molto tempo. Abbasso lo sguardo sulla strada e continuo a camminare. 
Sento il rumore di una porta sbattere e alzo di scatto lo sguardo. 
Una ragazza di media statura, con gli occhi grandi e scuri e i capelli morbidi e castani. Hazel, affermai mentre scendeva le scale velocemente. 
Mi accorsi di aver camminato almeno per un isolato senza guardare dove stavo andando, credo che non sia lontano da casa mia. 
Hazel comincia a camminare a passo svelto nella stessa direzione in cui cammino io. 
"Hazel." parlo forte sperando di essere sentito e di non dover alzare ancora di pių la voce. 
Comincia a guardarsi intorno e si gira verso la direzione giusta, appena capisce chi aveva chiamato il suo nome, sorride. Un sorriso dalle esigue dimensioni, chiunque altro direbbe che č un sorriso come un altro ma senza accorgermene sto sorridendo anche io. Si ferma e aspetta che arrivi vicino a lei. 
"Ciao Luke." dice lei con una voce flebile. 
"Ehi Hazel." 

"Mi stai seguendo?" chiede lei con la stessa curiositā di sempre accigliandosi al pensiero. 
"No, stavo facendo una passeggiata." dico soltanto poi chiedo "Dove stai andando?" 
"In realtā da nessuna parte, avevo voglia di uscire di casa." dice facendo spallucce. 
Camminiamo per un po' e il silenzio ci invade, nessuno dei due parla e quando decido di farlo, Hazel mi precede. 
"Come mai una passeggiata?" mi chiede guardandomi mentre cammina. 
Penso a qualcosa da dire che non sia la veritā, penso che sia lecito mentire quando la veritā č qualcosa di cosė difficile da mandare gių. Un boccone di pane troppo grande per delle fauci troppo piccole. 
"Avevo bisogno di uscire di casa." senza dire niente di troppo esplicito credo di aver detto la veritā. 
"Come mai?" dice Hazel cercando di argomentare per non rimanere in silenzio. O forse le importa sapere davvero il motivo, penso. 
"Troppi ricordi." ammetto ad Hazel e a me stesso. Davvero troppi ricordi di Michael in quella casa. 

Hazel trova una panchina e decide di sedersi, quando arrivo anche io mi fa cenno di accomodarmi e l'accontento. 
Hazel continua a muovere i piedi avanti ed indietro provocando un rumore tutte le volte che piedi si scontrano. Penso che sia ormai un'abitudine per lei dondolare i piedi quando c'č troppo silenzio. 
"Ci sono ricordi di Michael ovunque." accenno guardando il cielo assumendo una posizione piuttosto comoda.
"Sono uscito per non pensarci troppo, sono intrappolato nel passato." 
Capisco di aver detto abbastanza, di aver detto anche troppo, cosė mi alzo e non aspetto che Hazel risponda ai miei pensieri. Comincio a camminare molto velocemente per non essere raggiunto. Sento i passi di Hazel seguirmi e quando decido di velocizzare ancora di pių il passo sento la sua mano prendermi il polso e stringerlo. 
"Non scappare da me perchč pensi che sia sbagliato parlarmi del tuo passato. Non potrai mai scappare dai ricordi se prima non li liberi." 
Ammiro i suoi occhi grandi guardarmi sinceri e mi rendo conto di quanto buone sono le sue intenzioni. 
"Devi parlarne e ammetterli ad alta voce, non basta scriverli." 
Mi convince parola dopo parola cosė tanto che mi viene voglia di raccontarle anche i dettagli ma non riesco a parlare, le parole passano nella mia mente una dopo l'altra ma non riesco a farle uscire. Mi blocco pensando che forse qualcun'altro dopo Calum riuscirebbe a farmi stare bene. 
Comincio ad aver paura dei miei pensieri, tolgo la mano di Hazel dal mio polso e le sorrido lievemente. Cammino veloce verso un rifugio sicuro.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Defendmeharry