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Autore: Kisuke94    18/10/2014    1 recensioni
Lo Zero;Requiem è riuscito a portare stabilità all'interno di Britannia e del mondo intero, ma non nella mente e nel cuore di Suzaku. Egli si appresta a fronteggiare una minaccia sconosciuta che potrebbe minare tutto ciò che lui e Lelouch hanno costruito.. immergiti in un'avventura ricca di mistero e di domande sul passato, sul presente e sul futuro del mondo e della razza umana!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kallen Stadtfeld, Kururugi Suzaku, Lelouch Lamperouge, Nunnaly Lamperouge, Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«La prego, cerchi di rilassarsi.» disse una voce ovattata al ragazzo steso sul letto; lo schienale rialzato. Alla sua sinistra il display verde, che controllava i parametri vitali, continuava a monitorare il battito cardiaco; era stabile.
«Ricorda altro?» continuò l’uomo. Aveva occhiali tondi e sottili, il volto scavato dall’età e una barba curata che percorreva l’intorno delle labbra. L’uomo si avvicinò al letto, Suzaku continuava a fissare il vetro alla sua sinistra ormai da tempo;
«Glielo ripeto, non ricordo altro. Il sogno si interrompe qui!» rispose Suzaku, con tono irritato. Erano ore che continuavano ad esaminare lo stesso sogno. Secondo il medico c’era qualcosa di celato in quel racconto, qualcosa che avrebbe potuto aiutare il ragazzo, che avrebbe potuto aiutare Zero e Britannia. I risultati però non erano quelli sperati.
«Cerchiamo di fare il punto della situazione analizzando realtà e finzione» propose l’uomo, prendendo una siringa dall’unico ripiano che era presente nella stanza; asettica. Le pareti erano completamente bianche, e riflettevano la luce al neon del soffitto. Solo il vetro che Suzaku stava fissando era nero. Il ragazzo vide il suo riflesso deforme, ma riusciva a comprenderne i tratti. Aveva gli occhi visibilmente affaticati, circondati da anelli di fuoco; lacerati, era evidente, dalla stanchezza.
«Non possiamo continuare a ripetere sempre le stesse cose» disse, con uno sforzo, sistemandosi un’ulteriore cuscino dietro allo schienale. Allungò il braccio verso l’uomo.
«Dall’ultima volta, le ricordo, ha aggiunto maggiori dettagli. Ho fatto delle ricerche. Sono giunto a delle conclusioni, ma dobbiamo analizzarli insieme! Altrimenti sarà tutto vano…» commentò l’uomo che, col dito, stava sbattendo la siringa per permettere all’aria di salire. Fece una leggera pressione e questa fuoriuscì dall’ago insieme al liquido contenuto all’interno. Suzaku abbassò lo sguardo prestando orecchio, cercando di essere di aiuto.
«Avanti, la sto’ ascoltando!»
«Spesso ciò che sogniamo è frutto di processi cognitivi inconsci che mescolano mera immaginazione a situazioni reali, vissute in prima persona o acquisite tramite altri mezzi di conoscenza. Sono portato a pensare che la sua avventura nella Tour Eiffel fa largo uso di particolari, resi noti alla polizia e alle alte cariche di stato, circa l’attentato avvenuto sei mesi orsono, proprio all’omonima torre!» spiegò il medico, avvicinandosi gli occhiali col dito.
«L’attentato?…» una smorfia percorse il volto del ragazzo, sentì l’ago entrargli nella pelle.
«Esatto. Persino la frase, è legata agli accadimenti di quel giorno.» continuò l’uomo, gettando la siringa e spostandosi verso il vetro scuro. Le mani congiunte dietro la schiena lo slanciavano ancor più di quanto non lo fosse già. Aveva pochi capelli, calvo nella parte frontale della testa.
«Inoltre… non posso far a meno di dirle che la paura, il risentimento, il dolore, la rassegnazione, la disperazione… sono tutti sintomi di quello che gli psichiatri chiamano “Disturbo post-traumatico”, nel suo caso: gli eventi di dieci anni fa; la morte dell’Imperatore Lelouch»
«Non ha senso… perché ora?»
«Questo, signor Kururugi, non so spiegarmelo. Solitamente questo tipo di disturbi si manifestano nel periodo successivo al trauma stesso… nel suo caso si sono manifestati con netto posticipo, come se si fossero liberati tutti insieme a comando» rispose l’uomo, voltandosi verso il ragazzo. I loro sguardi si incrociarono e Suzaku ebbe un tremito.
«Il sogno, inoltre, ha forse manifestato ciò che lei si rifiuta di accettare. Ovvero l’estrema difficoltà, il peso direi, della scelta che fece quel giorno… Lei ha adempiuto perfettamente alla missione che si era preposto, cercando di ignorare il suo rifiuto verso la scelta che ha fatto! Rinunciare all’essere Suzaku, passare la vita come Zero. Rinunciare alle amicizie. Dedicare la sua esistenza a…»
«Nunnally!» lo interruppe Suzaku trasalendo. Posò lo sguardo sulle sue mani bendate, delle lacrime iniziarono ad inumidire le fasciature.
«Cosa… perché sto…» gli occhi gli parvero ancora più gonfi, i ritmi cardiaci aumentarono vertiginosamente. Sopraggiunse l’affanno, portò le mani al volto e non riuscì ad interrompere il pianto.
«Forse sono andato troppo oltre… poi ci arriveremo!»
«No!» urlò Suzaku. La voce era roca e carica di rabbia. Non voleva rievocare quelle sensazioni. Aveva rimosso quel ricordo, quei giorni: dolore, tristezza, angoscia, terrore, ira…
«Cerchi di calmarsi. Sono qui per aiutarla, lei deve dirmi cos’è successo quel giorno. So che non ne ha parlato con nessuno. Ma se mai lo farà, mai riuscirà a scrollarsi di dosso quel macigno che continua a sollevare da solo. Se continua così perderà se stesso!» rispose l’uomo, preoccupato per le condizioni critiche del paziente. D’un tratto i battiti tornarono normali. Lo sguardo di Suzaku intercettò quello dell’uomo giusto quel po’ da trasmettere timore nell’altro. Gli occhi erano rossi d’irritazione a causa delle lacrime, alla rabbia si aggiunse la rassegnazione.
«Ho già perso me stesso, ben dieci anni fa. Dottore! Non sarà certo questo peso che porto con me a togliermi un’identità che non ho più»
«Ha ragione. Zero le ha tolto la sua identità. No! Lelouch, gliel’ha tolta… ma… risponda adesso alla mia domanda: chi è Zero?»
«Cosa?… chi… è… Zero?!...» Suzaku ebbe un sussulto, gli occhi tremarono cercando di comprendere il significato di quelle parole. Chi era Zero per lui? Non si era mai posto questa domanda, aveva sempre pensato che fosse un personaggio da interpretare, o almeno così gli era sempre parso. Eppure, riflettendoci, non ha mai dovuto pensare a “come avrebbe agito Zero”, era solito fare e dire cose di sua spontanea volontà. Quelle parole lo turbarono. Continuò a ripeterle cercando di trovare risposta nell’oblio in cui lentamente stava precipitando.
«Zero…»
«Deve rispondere a questa domanda prima di porsene delle altre, magari più oscure. E deve trovare il coraggio di accettare ciò che è successo… i suoi amici stanno aspettando lei. Lei… è la loro unica ancora di salvezza, l’unico modo per combattere un nemico che non conoscono… l’unica persona in grado di vendicare la morte di…»
«La smetta!!» urlò Suzaku, prendendo il bicchiere, che aveva sul comodino alla sua destra, infrangendolo contro il vetro scuro che non fece una crepa. Si trovò all’improvviso solo, nel silenzio più assoluto, perso nell’oscurità della sua mente, riflettendo, ancora una volta solo, sul sogno e sulla presenza di C.C… la strega che diede i poteri a Lelouch. Continuò a porsi domande quando una luce tenue si fece largo nell’oscurità. Lentamente cresceva. Corse verso la luce, non vedeva dove stava poggiando i piedi. Arrivò. Venne catapultato in una stanza ben decorata. Le pareti erano di un tenue colore blu con inserti in oro. Il pavimento era di moquette rossa. Una libreria il legno antico e spesso presenziava immobile lungo tutta la parete di destra. Di fronte all’ingresso c’era una scrivania piena di scartoffie, dietro una sedia decorata in modo certosino. Un mappamondo aperto, alla sinistra del tavolo, nascondeva un incasso con diverse bottiglie di pregiato liquore all’interno. Quadri raffiguranti Lelouch e Nunnally adornavano la parete sinistra. Dietro alla scrivania vi era invece un quadro alto più di due metri: Nunnally seduta al centro, alla sua sinistra c’era Cornelia, coi suoi lunghi capelli viola e il suo portamento mascolino, ma regale; mentre alla sua destra vi era l’eterna figura di Zero, colui che pose fine alla dittatura dell’Imperatore folle, colui che la proteggeva da ogni pericolo. La sua spada.
Al centro della stanza giaceva un corpo senza vita. La sedia a rotelle ribaltata sul pavimento. La moquette era di un rosso più scuro nello spazio prossimo al corpo. Suzaku fece un passo indietro, si sentì mancare. Il fiato si fece corto, portò le mani alla gola. Chiuse gli occhi. “Non è reale” pensò. Li riaprì e davanti a lui, tenendolo spinto alla parete immediatamente fuori dalla stanza, c’era Zero. Gli stringeva forte la gola; Suzaku non toccava terra. Non riusciva a capire. Un attimo prima erano le sue mani, l’istante dopo erano quelle di Zero. Vide il suo volto riflesso nella maschera, ma non lo riconobbe. Trasalì apprendendo l’incredibile realtà. Dalla maschera, riflessi su di essa, due occhi lo fissavano; erano di un candido colore rosa, sembravano brillare.
«Il… Geass» le uniche parole che fu in grado di pronunciare, poi tutto svanì…
Il display verde, dei parametri vitali, che aveva ricominciato a suonare rapidamente, lentamente tornò ai valori ottimali. Sul letto Suzaku crollò in un sonno profondo. Dietro al vetro, che permetteva solo ad un lato di scrutare l’altro, Cornelia, a braccia conserte, osservava il ragazzo. Sguardo freddo, ma visibilmente turbato. Si voltò delusa dall’ennesimo fallimento, ed uscì rabbiosa dalla porta alle sue spalle. L’uomo seduto davanti ai monitor di sorveglianza la fissò spaventato. Abbassò lo sguardo e tornò a controllare il paziente.
Fuori dalla sala di controllo Kallen attendeva con le spalle poggiate alla parete bianca, che percorreva un corridoio apparentemente senza fine, privo di porte.
«Novità?» chiese guardando dritto in faccia la Governatrice Cornelia. Aveva un abito nero, ricamato in oro, del tutto simile a quello dei Knight of Round. Sulle spalle, un mantello rosso con uno stemma, anch’esso in oro. Cornelia la raggiunse, i loro sguardi si incrociarono. Bastarono quelli per capirsi, non una parola uscì dalle sue labbra. Kallen abbassò lo sguardo delusa, era sicura che questa volta sarebbero riusciti a capirne di più. Speranza vana.
«Io non mi arrendo. Arriverò in fondo a questa storia, con o senza di Lui!» disse Cornelia, avendo compreso i pensieri di Kallen.
«Ma Zero…» la ragazza si interruppe. Gli venne istintivo chiamarlo così, ma… sapeva che, in quella stanza, Zero non c’era più.
«Andiamo, raduna gli altri Rounds!» sentenziò l’altra mentre si allontanava. Il passo fermo, di chi non aveva intenzione di fermarsi dinanzi a nulla. Di chi sarebbe arrivato fino in fondo a quella storia, di chi… Avrebbe riportato indietro Zero!
   
 
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