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Autore: ScissorHands    15/10/2008    1 recensioni
Un'acqua magica, forse frutto di leggende popolane, forse verità ingrossata dai pirati che non sono riusciti a raggiungerla.
Due pirati, due leggende dei Caraibi che un'unica sfida gli rimane ancora da affrontare, e superare.
Una sola.
Il loro destino, la loro vita.
Introduzione modificata. E' vietato inserire codici html diversi da quelli presenti nel regolamento.
Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie immenso a cassandra 287 per i suoi commenti [per altro gli unici T-T].
Ho deciso di proseguire con la storia, recensioni o non, perchè se non piace come storia, allora pazienza.
Grazie a tutti coloro che leggono [anche se non commentano]

ScissorHands.




Capitolo 8:
E’ Capitan Jack Sparrow.
 
Aileen alzò gli occhi chiusi al cielo, mentre faceva passare il dorso del braccio sulla fronte.
Il sole dei Caraibi era particolarmente focoso oggi, e, lei lo sapeva, a stare ferma era ancora peggio.
Si alzò lentamente, dando un’occhiata intorno.
Si, aveva fatto un lavoro niente male, pulendo il ponte.
Lasciò l’occorrente che aveva utilizzato nello stanzino vicino alla prua, per poi avviarsi verso il timone, dove scorse Jack, che virava tranquillamente a babordo, utilizzando solamente il braccio sano, nonostante la spalla ferita fosse quasi del tutto rimarginata.
Gibbs infatti lo aveva ammonito, dicendogli di ridurre lo sforzo il più possibile.
«Jack…» Aileen salì lentamente le scale, facendo mente locale di cosa doveva dirgli.
«Ah, Aileen.- Sorrise, guardando poi oltre le spalle della ragazza, verso il ponte – Ottimo lavoro. Anche se continuo a non capire perché tu voglia affaticarti e per di più fare lavori del genere. » Disse inarcando un sopracciglio, facendo spallucce.
«Te l’ho detto, non voglio stare con le mani in mano. E poi ho sempre creduto che un bravo capitano dovrebbe essere in grado di fare qualsiasi lavoro a bordo di una nave, anche il più ingrato.» Affermò con voce seria, quasi subito rendendosi conto di aver usato il “tu”.
Era passata circa una settimana dalla sua convalescenza e, appena Gibbs le aveva detto che poteva cominciare a muoversi, le non aveva perso un attimo, girando per tutta la nave a dare una mano dove era possibile.
«Capitano, volevo chiederle se poteva lasciarci al porto più vicino. In questi giorni siete stato anche troppo gentile, e penso di dover togliere il disturbo il prima possibile. » Voce fredda, quasi meccanica, corpo rigido. Si era sempre imposta di essere distaccata quando non perdeva le staffe, il che, a dirla tutta, accadeva poche volte. Però si era imposta un comportamento estremamente rigido.
Jack la guardò corrucciato e perplesso, poi sospirò.
«Siamo di nuovo al “lei”? Nooo dai… - Sbuffò appena, contrariato. Odiava sentirsi dare del lei. Lo faceva sentire vecchio, e per altro odiava il galateo, le riverenze e tutta quella robaccia. A suo parere una grossa, grassa perdita di tempo – Saremo a Tortuga tra meno di una settimana, se tutto va bene, Miss Eagle» Sbottò piccato, sottolineando con il tono quel “Miss”.
«Va bene, Mister Sparrow, allora ci farà sapere quando saremo vicini a Tortuga, così almeno ci leveremo dalle scatole » Esplose Eagle, puntando gli occhi verso Jack, fulminandolo con lo sguardo.
«E’ Capitan Jack Sparrow. »
«I miei ossequi, Mister Sparrow. » Detto questo, Eagle si allontanò altezzosamente, dirigendosi verso la cabina del capitano.
 
 
Capitolo 9: Decisioni.
 
Aileen guardava il mare, ormai una distesa scura, le onde solo percettibili grazie allo scroscio continuo di esse sul fondo della Perla.
Per lei era sempre stato un modo per curare alleviare o migliorare qualsiasi cosa, problema o dolore.
Inspirava lentamente la salsedine, l’odore delle onde, appropriandosene completamente, come fosse un piccolo tesoro per se.
Jack si avvicinò lentamente, dalle ombre, andandosi ad appoggiare alla balaustra accanto a lei, a poppa della nave.
Lei era riuscita in gran parte a sbollire la rabbia di quella mattina, e ora attendeva in silenzio.
«Sei sicura di volertene andare quando arriveremo a Tortuga? »
Lei annuì leggermente, e Jack abbassò lo sguardo, verso le onde che scorrevano sotto di loro.
«Cosa farai lì? Insomma… troverete una nave? Dubito che vogliate restare a terra per molto tempo.»
«Si, infatti… dovrei riuscire a trovarne una, sfruttando alcuni favori. In effetti c’è qualcosa che mi interessa oltre queste acque, ed ho bisogno ovviamente di una nave. »
Jack la guardò con aria interessata, invitandola a continuare.
Lei fece segno di lasciar stare. Non aveva voglia di parlarne.
Stettero in silenzio per un po’, semplicemente osservando il mare e il cielo, ormai cosa unica.
«Senti, Jack… - Lui si girò verso di lei – Ascolta. Quello che volevo dirti prima era che… Beh, hai già fatto troppo per noi… e, non avendo modo di ripagarti, vogliamo poter creare meno problemi possibili.»
Jack rise appena, girandosi completamente verso di lei.
«Ascolta, darling. La tua ciurma è tra le migliori che io abbia mai visto. In meno di una settimana la Perla è in una situazione migliore di come non me la ricordavo da tempo. Non è un fatto di ripagare nulla, perché state già ripagando benissimo con tutto il vostro lavoro. L’unica cosa che ti posso proporre è se vuoi unirti a noi. Tu e la tua ciurma. Ho bisogno di uomini, e voi di una nave. Comprendi?»
Aileen fu presa alla sprovvista. Puntò gli occhi su Jack, come per vedere se stava facendo solo una solita messa in scena delle sue o meno. Durante la settimana precedente avevano litigato non poche volte per questo suo modo di fare eccentrico e per il suo egoismo.
«Jack… io… non so cosa dire. » Cercava le parole, senza trovarle, sapendo quanto potesse costare a Jack. Abbassò lo sguardo.
Lui sorrise, avvicinandosi a lei.
«Dì di si.» Mormorò appena.
Lei alzò lo sguardo, ed il viso con esso, trovandosi Jack a pochi centimetri dal viso.
Lui sorrise, avvicinandosi ulteriormente.
Aileen poteva sentire il suo respiro caldo sulle sue labbra, un odore di rum e di mare sulla pelle.
Lui avvicinò le labbra alle sue.
Lei, però, si irrigidì.
Voltò il viso, mormorando uno “scusa” tra le labbra, poi correndo verso la cabina del capitano.
Jack rimase li, con un palmo di naso, frastornato, perplesso, con un desiderio ora vacante.
Piegò la testa appena, fissando ancora il vuoto.
Non riusciva a capire le donne, specialmente Eagle, e sapeva che mai, probabilmente, l’avrebbe capita.
  
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