Fanfic su artisti musicali > Altri - Asian bands
Segui la storia  |       
Autore: bapchin    18/10/2014    1 recensioni
[Nine Muses]
Kyungri ha venticinque anni ed è una ragazza come un'altra, vive una vita come un'altra, o almeno questo è quello che pensa fino a che non inizia a ricevere chiamate strane. Spaventata, chiede l'aiuto di un vecchio amico, purtroppo però lui non sarà in grado di aiutarla a trovare la persona che la sta tormentando.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Quella mattina Kyungri al suono della sveglia, anziché spegnerla subito come suo solito per buttarsi subito fuori dal letto, si fermò sovrappensiero ad ascoltare la melodia. Non aveva mai fatto caso a quel suono così dolce che la svegliava tutte le mattine, eppure l'aveva scelto lei. Era una melodia tranquilla come il canto degli uccellini che si sente in campagna, le ricordava un po' della sua infanzia.
Quando la sua testa smise di mettere insieme tanti pensieri, la ragazza mise a tacere la sveglia uscendo a malincuore dal suo caldo lettuccio, per iniziare una nuova giornata al suo caro, ma non troppo, posto di lavoro. Indossò una gonna nera lunga fin sopra il ginocchio con un piccolo spacco sul lato destro, una camicetta bianca infilata dentro la gonna e la giacca, anche lei nera, abbinata; il tutto era accompagnato da un paio di collant trasparenti e le sue scarpe preferite: erano nere, di vernice, con un tacco alto più o meno dieci centimetri. Non aveva davvero bisogno di tacchi così alti lei, con il suo metro e settanta, ma mettendosi i tacchi superava in altezza molti dei suoi superiori uomini e questo le dava sicurezza, senza una particolare ragione. Una volta sistemata a dovere, Kyungri prese la sua borsa e, dopo aver dato un'ultima occhiata in giro per essere sicura di non aver dimenticato niente, uscì di casa tirando la porta dietro di sé.
Quando arrivò al lavoro, raggiunse la sua scrivania per salutare la sua “vicina” e parlare con lei un po': quando non c'era il capo potevano permettersi il lusso di una chiacchierata. Minha, la sua vicina di scrivania, era un tipo tranquillo, una ragazza paziente che sapeva ascoltare.
Forse per questo era amica di Kyungri, lei non fa altro che parlare e parlare...
A una persona che non la conosce, Minha può sembrare la ragazza ingenua che si fa prendere in giro da tutti, ma lei non si fa prendere in giro proprio perché è buona: ha il dono di capire le persone, sa quando mentono e sa quando dicono la verità, questa qualità le porta anche molto vantaggio nel suo lavoro.
Kyungri e Minha erano entrate nel vivo della loro conversazione quando dalla porta scorrevole automatica fece capolino la loro capo-area, Sera. Sera non era una persona da temere, fuori dall'ambito lavorativo era una persona di quelle che non si trovano facilmente, di una dolcezza unica, ma sul campo era una tigre. Teneva al lavoro più di qualunque altra cosa e il suo lavoro dipendeva in gran parte da chi lavorava nell'area affidata a lei; per questo voleva che tutto fosse fatto alla perfezione, preciso in ogni dettaglio. Dietro Sera, come sempre, c'era Hyuna, la seguiva come un'ombra e a Sera questo sembrava andare bene. Ah, se la capo-area avesse saputo che voci giravano su quelle due, sarebbe riuscita a fare licenziare chiunque, tranne la sua pupilla, ovviamente!
Sera si guardò intorno e scrutò ogni postazione per vedere chi fosse presente, chi assente, chi lavorava per bene e chi a risparmio. Se avesse beccato qualcuno che non faceva il suo lavoro lo avrebbe preso, portato nel suo ufficio e gli avrebbe fatto una paternale di un'ora su quanto il lavoro fosse importante per lei e su quanto, di conseguenza, fosse importante anche il lavoro svolto “alle scrivanie”.
Durante la pausa pranzo, Kyungri e Minha raggiunsero in mensa Hyemi, che lavorava da un'altra parte dell'enorme edificio. Hyemi era quel tipo di ragazza che si riesce a prendere di mira facilmente e non se la prende ma, anzi, ride alle battute su di lei, inventandosene persino da sola.
«Oggi Sera, la Regina di Ghiaccio, ha portato qualcuno nel suo ufficio?» chiese Hyemi, addentando il suo panino come se non mangiasse da giorni.
«Hyuna conta?» ridacchiò Kyungri prendendo un pacchetto di crackers, il suo pranzo, dalla borsa.
«No, tanto Hyuna non è stata solo nel suo ufficio...» rispose Hyemi ridacchiando con l'altra. «Quelle due non me la raccontano per niente giusta...» disse poi, arricciando le labbra pensierosa.
«Dai ragazze! Non dite queste cose! Sapete che Sera non vuole! E poi non sarebbero fatti nostri, magari sono solo vicine di casa o magari si sono incontrate nel parcheggio...» intervenne Minha, la paladina della giustizia. Non le piacevano i pettegolezzi, quando ne sentiva cercava subito di smentirli a prescindere dalla persona oggetto delle voci.
«Minha... Tu lo sai che noi ti vogliamo bene per come sei, ma devi ammettere che non può essere semplicemente una coincidenza tutte le volte...» Kyungri si rivolse a lei con un tono dolce, come se dovesse farle prendere lo sciroppo amaro che i bambini fanno finta di bere per far contente le mamme.
«Ma Riri, anche se fosse? Non dovremmo impicciarci degli affari amorosi del capo...» rispose Minha con un tono così dolce che, più che convincere l'amica, la intenerì.
«Non ti preoccupare per questo, sono solo chiacchiere che facciamo per passare il tempo, non sono niente di che» Hyemi rubò le parole di bocca a Kyungri, e sorrise rassicurando la più piccola del gruppo, che evitava sempre i pettegolezzi come se ne avesse paura.
La pausa pranzo di un'ora terminò prima che le ragazze se ne potessero rendere conto e, dopo essersi salutate, ritornarono alle loro postazioni. La giornata lavorativa scivolò lenta verso la sua conclusione.
Quando tornò a casa, Kyungri era decisamente stanca, tanto che decise di concedersi un bel bagno caldo. Riempì la vasca di acqua bollente, e ci versò tanto sapone da far traboccare la schiuma. Appoggiò il cellulare su uno sgabello vicino alla vasca e si spogliò per poi immergersi, rilassando la testa pesante sul bordo. Proprio mentre stava per addormentarsi, sobbalzò, sentendo il cellulare squillare. Si asciugò una mano, prese il telefono e, accettata la chiamata, lo avvicinò all'orecchio.
«Pronto?» disse lei ancora mezza addormentata e seccata. Odiava essere disturbata in questi momenti.
«Park Kyungri?» la ragazza non riusciva a riconoscere la voce, anche se era sicura di averla già sentita.
«Sì, sono io. Tu chi sei?» chiese lei, pensando ad una scusa qualsiasi per riattaccare e tornare a rilassarsi.
«Questo non importa.» rispose secca la voce.
«Beh, la nostra chiacchierata finirà qui, se non mi dici chi sei.»
«Allora è vero quello che si dice di te...» Kyungri aggrottò la fronte.
«E cosa si dice di me?»
«Che quando vieni disturbata diventi acida... Sei dentro quella vasca da più di un'ora, non è ora di uscire?» Kyungri rabbrividì, non era uno scherzo telefonico, la stavano spiando.
«Bene, visto che ancora non so il tuo nome direi che possiamo concludere questa assurda telefonata.» la ragazza chiuse la telefonata e si precipitò fuori dalla vasca ad abbassare tutte le tapparelle dell'appartamento. Chi era quella persona? Cosa voleva da lei? Magari era davvero solo uno scherzo telefonico, magari era una coincidenza che sapesse che era nella vasca. Ma se non fosse stato così? Come faceva a sapere che era nella vasca da un'ora? Tante domande le giravano per la testa. Si mise a letto e si circondò di cuscini, come faceva quando non si sentiva sicura. Sapeva per esperienza che, malgrado ci sperasse tanto, non poteva essere tutto un caso. Passò la nottata a pensare alle persone che avevano potuto subire un torto da parte sua: spesso capitava che per lavoro dovesse ostacolare qualcuno, ma non doveva più preoccuparsi di quelle persone; o almeno lo credeva.
Il giorno dopo, decise di darsi malata per rimanere a casa a pensare. Passò gran parte della mattinata a riflettere su chi potesse essere la persona che l'aveva chiamata il giorno prima, ma più si sforzava più la voce svaniva dalla sua mente; ormai sentiva le parole della telefonata come se avesse parlato da sola, come un botta e risposta allo specchio. Come poteva sapere, chiunque fosse, che lei era nella vasca? O ha tirato ad indovinare ed è stato molto fortunato o la stava spiando. Kyungri scartò quasi immediatamente la prima ipotesi, e andò in bagno. Lì si mise alla finestra e squadrò un ad uno i palazzi che sembravano spiarla. Li vedeva ogni giorno, sapeva come erano fatti, conosceva anche gli inquilini di molti di quegli appartamenti, andavano da studenti universitari che si dividevano l'affitto alla coppia appena sposata, fino anche alla famigliola felice. La testa le stava per scoppiare.
Sentì il cellulare squillare: numero sconosciuto. Ci pensò un attimo, ma poi si schiarì la voce e accettò la chiamata.
«Pronto?»
«Oggi non sei andata al lavoro?» Di nuovo quella voce.
«Lo dirò un'altra volta: non ho intenzione di parlare con te se non mi dici chi sei» il tono era fermo e irremovibile.
«Peccato, volevo farti i complimenti per quanto ti sta bene quella tuta con la coda di cavallo...» La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena, quella persona la stava decisamente guardando. Si riaccostò alla finestra e guardò fuori cercando qualcuno che fosse affacciato da qualche parte con un cellulare in mano. «È inutile che mi cerchi... Non mi troverai» aggiunse la voce.
«Sto riattaccando.» rispose fredda Kyungri, cercando di non far trasparire alcuna emozione.
«Alla prossima, Riri!» schernì la voce, sapendo di provocarla.
«Non starne certo» La giovane riattaccò e tirò le tende in tutto l'appartamento.
La cosa stava diventando inquietante, e non sapeva cosa fare. Voleva chiamare qualcuno, ma non poteva chiamare chiunque: Minha e Hyemi si sarebbero preoccupate troppo, Sera le avrebbe detto di arrangiarsi e che l'importante sarebbe stato che la cosa non influenzasse il lavoro, e Hyuna le avrebbe detto di rivolgersi a Sera.
Iniziò a scorrere la rubrica e, ad ogni nome che passava, pensava se quella persona potesse essere la Voce o se qualcuno di loro avrebbe potuto aiutarla. Era arrivata alla Y, ormai pensava che nessuno avrebbe potuto aiutarla, quando un nome le rimbalzò negli occhi: Yang Seungho. Era il suo ex-ragazzo, risaltava perché aveva ancora il cuoricino di fianco al nome. Ridacchiò fra sé e sé e pensò di chiamarlo: lui era sempre stato disponibile con lei e inoltre era bravo nel suo lavoro, l'avrebbe sicuramente aiutata. Scorrendo il dito sul nome verso destra avviò la chiamata. Dopo qualche squillo, il ragazzo rispose.
«Pronto?» era da così tanto che non sentiva la sua voce che Kyungri sorrise istintivamente sentendola.
«Ciao Seungo, sono io, Riri!» disse il proprio nome sorridendo come se lui fosse realmente di fronte a lei.
«Riri, da quanto tempo! Come stai?» era quasi più di un anno che non si parlavano, ma lei non riuscì a capire se la domanda si Seungho fosse posta per cortesia o perché gli importasse davvero.
«Ti ho chiamato per questo, ho bisogno del tuo aiuto...»
«Che cosa è successo? Sei nei guai?» il tono sembrava davvero preoccupato.
«Ti ricordi il mio indirizzo, no? Vieni qui e ti spiego...»
«Arrivo subito, non ti muovere!» Uno dei motivi per cui a Kyungri piaceva Seungho era che, se gli stava a cuore qualcosa, avrebbe fatto di tutto per occuparsene. Sentendo quella frase Kyungri si sentì importante per lui, e sorrise a questo pensiero.
Riattaccarono entrambi. Kyungri si diede una rinfrescata, non voleva farsi bella, l'aveva vista in stati ben peggiori, ma sembrava una che non dormiva da giorni. Appena sentì il campanello suonare, si alzò dal divano e spense la TV andando ad aprire la porta.
«Riri! Come stai? Mi hai fatto preoccupare!» il ragazzo la salutò con un bacio su una guancia. «Ehi, ma perché è così buio qui?» Il ragazzo fece per aprire le tende ma lei lo fermò, prendendolo per un braccio.
«Ti ho chiamato per questo»
«Perché non vuoi aprire le tende?» chiese Seungho, quasi divertito.
«Non sai quanto vorrei darti una delle mie risposte, ma è meglio andare al sodo: mi stanno spiando» L'atmosfera si fece subito più seria e pesante. Kyungri spiegò tutta la situazione all'amico, che annuiva ascoltandola.
«Nella tua squadra non eravate in nove? Loro non ti possono aiutare?» chiese Seungho.
«Eravamo. Siamo state divise, adesso siamo rimaste io e Minha, Sera è la capo-area e Hyuna le fa da cagnolino. Hyemi è nella zona S5, io e Minha siamo in contatto solo con lei...» il tono di Kyungri si fece triste, pensare alla sua squadra la rattristava, erano state divise, tutto ciò che le rimaneva erano Minha e Hyemi.
«Mi dispiace... Io...» non fece in tempo a finire la frase che il telefono di Kyungri squillò, era di nuovo il numero sconosciuto. Il ragazzo dovette praticamente costringere l'amica a rispondere.
«Pronto?» la ragazza cercò di sembrare seccata, ma forse sembrava più ansiosa.
«Puoi chiedere tutto l'aiuto che vuoi, non mi troverai» questa volta la ragazza aveva messo il vivavoce, anche Seungho poteva sentire.
«Sai che sei egocentrico?»
«Sai che sei impertinente?»
«Senti chi parla...»
«Tu piuttosto pensa a chiudere bene porte e finestre.» Kyungri rimase un attimo senza parole, ma poi seppe trovare la risposta adatta.
«Sai che sono molto brava nel mio lavoro? Trovo sempre quello che cerco.»
«Questa volta però sarà troppo tardi» Adesso Kyungri non sapeva davvero cosa dire.
«Non avevamo detto che non avremmo più parlato, se non mi avessi detto il tuo nome? Che sbadatino che sei!» lo schernì lei, per poi riattaccare e
guardare Seungho.
«Kyungri... Questa persona ti spia, minaccia di entrare in casa tua e tu continui a rispondere male? Vedo che non sei cambiata...» il tono del ragazzo sembrava un tono da rimprovero, a lei non piacevano i rimproveri.
«Sto solo applicando la regola numero 1: mai apparire debole. Di sicuro è meglio rispondergli che pregarlo di lasciarmi stare! Che entri, così almeno lo vedrò in faccia.» borbottò lei, come i bambini quando si giustificano davanti al rimprovero della madre.
«Facciamo che rimango qui stanotte...» Seungho notò che la ragazza aveva alzato un sopracciglio, e subito cercò di spiegarsi «Nel caso questa persona venga davvero, almeno ti posso aiutare a stenderlo»
«Penso di essere in grado di farlo da sola»
«E se è grosso?» ipotizzò lui.
«Troverò un modo»
«Insisto» continuò il ragazzo, facendo sospirare Kyungri che non avendo voglia di discutere, gli permise di restare. Lui avrebbe dormito in un sacco a pelo nella stessa camera con lei, a detta di lui sarebbe stato più sicuro così.
La notte scorse tranquilla, con qualche scambiò di battute fra i due che iniziavano a ricordarsi quanto di divertivano quando passavano più tempo insieme, dimenticandosi della ragione per cui finì tutto.



 



Salve a tutti!~ Ho scritto questa fanfic tempo fa, ma mi sono sonvinta solo ora a pubblicarla (?) Se per caso la leggete o ci buttate un occhio, vi dispiace lasciare una recensione? Giusto per sapere cosa ne pensate~

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Altri - Asian bands / Vai alla pagina dell'autore: bapchin