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Autore: bapchin    14/01/2015    0 recensioni
[Nine Muses]
Kyungri ha venticinque anni ed è una ragazza come un'altra, vive una vita come un'altra, o almeno questo è quello che pensa fino a che non inizia a ricevere chiamate strane. Spaventata, chiede l'aiuto di un vecchio amico, purtroppo però lui non sarà in grado di aiutarla a trovare la persona che la sta tormentando.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino dopo, Kyungri si svegliò e si guardò intorno per cercare con lo sguardo Seungho che dormiva ancora beato. Lo guardò qualche istante e poi scosse la testa divertita, quel ragazzo riusciva a dormire serenamente in qualsiasi situazione, luogo e posizione, gli bastava dormire. La ragazza scivolò fuori dal letto, si stirò bene la schiena e andò in cucina a preparare il caffè ancora mezza addormentata.
Qualche minuto dopo si svegliò anche Seungho, quando si guardò intorno per cercare la ragazza, non la vide e pensò a tutte le cose peggiori che potessero essere capitate alla sua ex-ragazza, questo finché non sentì il profumo del caffè arrivare dalla cucina. Tirò un sospiro di sollievo e si alzò per raggiungere Kyungri in cucina.
«Potevi lasciarlo un biglietto...» borbottò Seungho andando a sedersi al tavolo della cucina.
«Per andare a preparare il caffè?» la ragazza ridacchiò, si ricordava che lui fosse protettivo, ma non così tanto.
«Sì beh, non ti ho vista e mi sono preoccupato.» alzò le spalle arricciando appena le labbra carnose.
«So che è pericoloso...» Kyungri non si lasciava mai sfuggire un'occasione per scherzare.
«Ecco, appunto.» il ragazzo annuì, convinto di essersi fatto capire.
«Se mi fossi bruciata accendendo il fornello chi l'avrebbe detto a Sera?» cercò di rimanere seria, ma dovette girarsi verso il ripiano della cucina per non far vedere che stava per scoppiare a ridere. Seungho non le rispose nemmeno, era indeciso se ridere o piangere. Possibile che non prendesse la cosa sul serio? Eppure era lei quella che c'era in mezzo fino al collo. Kyungri non finiva mai di stupirlo, nemmeno quando stavano insieme, era una sorpresa continua ed era bello sapere che era ancora così.
«Stanotte hai ricevuto delle altre chiamate?» le chiese, dopo aver soffocato una risata con un piccolo sospiro.
«Non ho ancora controllato il telefono, lo posso andare a prendere senza lasciarti un bigliettino o...?» chiese Kyungri ridacchiando divertita.
«...Corri» la sua battuta lo aveva fermato per un attimo, rispondendole fece fatica a non ridere. La ragazza andò a prendere il suo telefono dalla camera da letto e, non appena lo staccò dal caricabatterie, iniziò a squillare. Fissò lo schermo con la scritta “Chiamata in arrivo da: Sconosciuto” un paio di secondi prima di chiamare Seungho, il quale la raggiunse più in fretta possibile. Appena il ragazzo le fu vicino lei rispose alla chiamata, mettendo il vivavoce.
«Pronto?» rispose con un tono sicuro, cercando di nascondere l'inquietudine che aveva addosso dal giorno prima.
«Togli il vivavoce, voglio parlare con te, non con te e quell'altro.» di nuovo la voce, Kyungri fu tentata di riattaccare ma Seungho le fece cenno di andare avanti.
«Quello che dici a me tanto lo verrebbe a sapere anche lui» fece spallucce e si voltò verso la porta finestra della camera da letto, sapeva che la voce era nascosta in uno di quei palazzi.
«Grazie per l'informazione, provvederò io -a questa frase Kyungri sentì il sangue gelarsi nelle sue vene, aveva appena messo in pericolo Seungho? Lui non sembrava turbato da quella frase, ma lei lo era.- volevo solo dirti che non puoi sperare di trovarmi solo guardandoti intorno. Ah, e non sei in ritardo per il lavoro?» Kyungri guardò l'ora nel display del telefono e imprecò dentro di sé, rispondendo però con un tono tranquillo, di chi non ha niente di cui preoccuparsi.
«E non è ora che ci facciamo tutti un po' di fatti nostri?» detto questo riattaccò e mise nuovamente il telefono a caricare, andando a chiudere le tende della camera, si sentiva spiata e si sentiva in colpa per quel “Grazie per l'informazione, provvederò io”, se avesse messo in pericolo Seungho non se lo sarebbe mai perdonato. Non riuscì neanche a guardarlo per una mezz'ora buona, riuscì giusto a chiamare al lavoro per darsi malata. Sicuramente Sera avrebbe mandato qualcuno a controllare, ma a questo punto poco le importava.
Dopo la chiamata Seungho, intuendo il bisogno della ragazza di stare sola, lasciò la stanza e si mise sul divano ad aspettare il momento in cui la ragazza si sarebbe aperta. Prima di quel momento però, suonò il campanello. Cosa doveva fare? Doveva aprire? Non era casa sua, ma se fosse stata una persona pericolosa avrebbe potuto liberarsene senza che Kyungri se ne accorgesse, ma se fosse stata una visita che Kyungri aspettava?
Mentre lui era in piedi davanti al divano, valutando se aprire la porta o meno, ci pensò Kyungri e aprì la porta, tranquilla. Era chi si aspettava, come aveva previsto, Sera aveva mandato qualcuno a controllare. Aveva mandato Keumjo, la nuova arrivata, Kyungri non l'aveva ancora inquadrata bene, ma non smetteva mai di sorridere, quindi non sembrava antipatica.
«Mi ha mandata-» non riuscì neanche a finire la frase che venne interrotta.
«Sì, lo so. Cosa devo fare?» Kyungri la guardava seria, ma notò che lo sguardo di Keumjo si era spostato su Seungho, al che gli si mise davanti, non voleva che si facesse un'idea sbagliata ma non voleva neanche dirle la verità.
«Devo passare in un altro momento?» Keumjo sorrise maliziosa, facendo sbuffare Kyungri che continuava a guardarla seria.
«Dimmi cosa devo fare e sparisci» sospirò guardando Keumjo.
«Per farmi andare via devi dirmi qualcosa che posso riferire a Sera come causa della tua assenza.» annuì, sempre sorridendo, come se avesse imparato la frase a memoria dieci minuti prima.
«Dille che ho l'influenza.» annuì fra sé e sé, pensando che come scusa potesse reggere.
«È estate. E più che malata sembri una che non dorme da giorni e...» lasciò di proposito la frase in sospeso, e sorrise facendo un cenno con la testa in direzione di Seungho che cercava di seguire la conversazione invano.
«Questo è quello che le dirai, che ho l'influenza. Se non ci crede sono fatti suoi.» Keumjo non conosceva molto bene Kyungri, ma sapeva che una frase del genere non l'avrebbe mai detta nei confronti di Sera, era severa, ma tutti le volevano bene, anche Seungho dal divano rimase stupito da quella frase.
«C'è... qualcosa che non va?» fu la prima volta in cui Kyungri vide il sorriso di Keumjo spegnersi.
«No, e anche se fosse non credo che ne parlerei con te.» alzò le sopracciglia guardandola.
«Si tratta di chiamate anonime?» guardò Kyungri negli occhi, sperando in una risposta.
«Sei tu che mi chiami?!» la voce della ragazza si alzò, richiamando l'attenzione di Seungho che si alzò raggiungendo le due ragazze sulla porta.
«Cosa sta succedendo qui?» Seungho guardò l'espressione scossa di Kyungri e quella preoccupata di Keumjo.
«C'è un nuovo caso al lavoro, nessuno l'ha ancora preso, è una gang di ragazzi che si divertono a spaventare le ragazze. Non hanno ancora fatto nulla di grave, o, se lo hanno fatto, non è ancora venuto fuori. Nessuno ha ancora preso il caso in carico, magari vuoi darci un'occhiata? Se non sono loro a chiamarti, almeno riesci a distrarti.» Keumjo disse tutto d'un fiato, come se stesse scappando da un mostro, ma il mostro era semplicemente una povera Kyungri spaventata.
«Mi vesto e vengo in ufficio, aspettami, ci andiamo insieme.» annuì Kyungri, facendo cenno alla ragazza di entrare e a Seungho di stare tranquillo, mentre lei andava in camera per cambiarsi.
Mentre si vestiva, il ragazzo entra nella stanza. La ragazza lo guarda, aspettandosi una domanda o un'affermazione che le sarebbe interessata solo il giusto.
«Sei sicura di voler andare?» la voce tremava leggermente, era preoccupato.
«Sicura. Potrebbero essere loro, e se sono loro, voglio fermarli.» sentenziò lei, dirigendosi verso il bagno per truccarsi e sistemarsi i capelli.
«Fa' attenzione, mh?» Seungho si fermò sullo stipite della porta, guardando la ragazza.
«Per chi mi hai presa?» il tono di Kyungri si fece scherzoso e, uscendo dal bagno, diede un colpetto affettuoso sul petto del ragazzo. Raggiunto l'ingresso, Keumjo si alzò dalla sedia su cui si era accomodata come se avesse visto arrivare il presidente. Kyungri salutò Seungho e lo rassicurò, uscendo poi dall'appartamento accompagnata da Keumjo.
Quando arrivarono alla centrale, Kyungri si mise il distintivo al collo, lo faceva solo quando era determinata a risolvere un caso. Mentre raggiungeva il suo piano, affiancata da Keumjo, si sentiva salutare dai suoi colleghi.
Bentornata Detective”
Arrivata alla destinazione, Kyungri andò a salutare la sua amica Minha. Anche lei si era preoccupata e fu felicissima di vedere la più grande di nuovo “in pista”. Kyungri fece un resoconto alla più piccola di ciò che le era accaduto, e la informò del fatto che aveva intenzione di indagare sul nuovo caso riguardante una gang. Minha acconsentì e prese il fascicolo da un cassetto vicino al muro, insieme a Keumjo, andarono in un ufficio che ancora nessuno aveva occupato. Sera aveva detto che lo avrebbe assegnato a chi se lo fosse meritato di più. Nessuno però era ancora sembrato meritevole di un ufficio agli occhi di sera. All'interno di quella piccola stanza c'era solo una scrivania dietro cui sembrava essere stata buttata una poltrona, due sedie a lati opposti dei quattro muri e una libreria senza libri. I colori variavano dal beige al grigio, era una delle stanze più tristi che Kyungri avesse mai visto, anche la sala interrogatori era più bella. Dopo aver acceso la luce, la più grande si avvicinò alla scrivania e la spolverò con una mano per sedercisi sopra. Le altre due presero le sedie e, dopo averle pulite, si sedettero di fronte a Kyungri che era pronta a discutere il caso. Le identità dei ragazzi erano sconosciute, e non avevano ancora nulla di concreto in mano per intervenire comunque. Dovevano trovare un modo per scoprire i loro nomi e dovevano trovare qualcosa che li potesse incriminare, qualsiasi cosa. Passarono il pomeriggio a discutere del caso in quella stanza squallida e l'unica soluzione che avevano trovato era infiltrarsi nella gang. Minha aveva esperienza nel campo, lei sarebbe andata sicuramente. I ragazzi erano giovani, forse più di Kyungri, quindi non poteva andare, Keumjo si offrì volontaria. Non aveva esperienza, ma sapeva recitare e sicuramente sapeva esercitare l'arte della retorica per ottenere la benevolenza delle persone. Il piano sembrava perfetto. Tutto avrebbe avuto inizio quella sera stessa, in un locale.
Dopo aver ricevuto il via libera da Sera, le ragazze iniziarono a prepararsi per la serata: dovevano fare colpo, farsi notare, riuscire a parlare con i ragazzi della gang e magari scoprire qualcosa. Le due ragazze si vestirono e nascosero dei microfoni attaccati a dei registratori nei loro vestiti. Kyungri sarebbe andata con loro nel locale, ma sarebbe stata in disparte, ad ascoltare tramite un auricolare quello che Keumjo e Minha stavano registrando. Si vestì anche lei, ma indossò qualcosa di semplice: non voleva essere appariscente, né dare nell'occhio.
Raggiunsero il locale separatamente, non dovevano farsi vedere insieme. Quando furono tutte e tre dentro, si scambiarono un'occhiata quasi impercettibile e Kyungri si diresse verso il bancone dove si sedette, rimanendo in disparte, mentre Keumjo e Minha si guardarono intorno qualche istante per cercare di individuare i loro obbiettivi; non appena individuarono i candidati perfetti per essere i membri della gang, andarono nella loro direzione e attaccarono bottone come se fossero delle semplici ragazze in cerca di nuove conoscenze.
Kyungri era seduta al bancone, con l'auricolare nell'orecchio intenta ad ascoltare le conversazioni delle altre due ragazze, quando vide avvicinarsi una figura alta, maschile. Le era familiare, ma non fu in grado di riconoscerlo subito, ci riuscì solo quando il volto del ragazzo fu illuminato dalle luci del bancone. Gli occhi di Kyungri si spalancarono e si voltò velocemente dall'altro lato per non farsi vedere. Imprecò fra sé e sé e sperò che il ragazzo se ne fosse andato quando si sarebbe girata di nuovo. Scosse la testa come per darsi sicurezza e tornò nella sua posizione iniziale, il ragazzo non era più dall'altro lato del bancone, era di fianco a lei ora. Non fece in tempo a dire una parola che il ragazzo aveva già iniziato a parlare.
«Kyungri... credevo che questo non fosse più un posto per te» ghignò lui.
«Ne è passato di tempo eh, Wonsik? O preferisci Ravi?» rispose lei, mostrandosi più calma possibile, riprendendo poi la parola «non ti sarai cacciato in qualche guaio? Non dovrò arrestarti, vero?» ridacchiò lei, tenendo lo sguardo sul ragazzo la cui espressione si fece seria.
«Non sono di certo io quello da arrestare. Non ho mai fatto male a una mosca, tu però non puoi dire lo stesso Ri, o sbaglio?» la frase colpì Kyungri dritta al cuore, come un proiettile. Voleva andarsene, ma non poteva per svariati motivi.
«Non sei un santo nemmeno tu Wonsik, o te lo sei dimenticato? Hai bisogno di una rinfrescata?» ci fu un momento di silenzio durante il quale Kyungri cercò di ascoltare Minha e Keumjo dall'auricolare, ma c'era troppo rumore, così decise di raccogliere qualche informazione per conto proprio.
«Sei con gli altri?» chiese lei.
«Ti importa?» il ragazzo la guardò male.
«Mi importa» annuì seria la ragazza.
«Ci sono anche loro» rispose freddo lui, per poi riprendere «vuoi venire a salutare?»
«No, non ora» sospirò lei.
«Ti deve importare davvero tanto allora» Wonsik sbuffò e prese il suo bicchiere dal bancone prima di alzarsi e scomparire tra la folla.
Quella conversazione fu sufficiente a stancare Kyungri che decise di averne avuto abbastanza per quella serata. Decise di andarsene, tornare a casa e farsi un bel bagno caldo. Prese il cellulare e guardò l'orario: erano passate le 2. Mandò un messaggio a Minha e Keumjo per informarle che avrebbe lasciato il locale e uscì per prendere una boccata d'aria prima di salire in macchina e tornare al suo appartamento. Si aspettava di trovarsi Seungho preoccupato davanti alla porta al suo ritorno, ma non fu così, non diede molto peso alla cosa. Lasciò le scarpe e il cappotto all'ingresso poi, senza pensarci due volte, si trascinò in bagno, fece riempire la vasca, si spogliò e si immerse nel miscuglio di acqua calda e sapone. Mentre si rilassava, giocando con la schiuma, chiamò Seungho, voleva raccontargli ciò che era accaduto durante il giorno. Non ci fu nessuna risposta. Provò di nuovo, questa volta più forte, per farsi sentire. Ancora una volta, nessuno rispose. Kyungri pensò che magari stava dormendo il ragazzo.
Uscì dalla doccia e si infilò dei pantaloni grigi da tuta con una canottiera nera, lasciando i capelli avvolti nell'asciugamano.
Decise di andare a controllare Seungho, andò prima i camera. Non trovò niente, il letto e il sacco a pelo erano ancora intatti, come se nessuno li avesse toccati dalla mattina. Controllò poi nella sala che trovò in disordine, si fece strada e trovò una coperta spiegazzata lanciata sul divano, il pavimento era ricoperto di cianfrusaglie che non riusciva a distinguere per via del buio e della stanchezza. Sospirò infastidita. Possibile che alla sua età non sia in grado di tenere in ordine una stanza?
Continuò a cercare Seungho per tutto l'appartamento. Era capace di addormentarsi ovunque, non si sarebbe sorpresa più di tanto se l'avesse trovato addormentato sul pavimento, ma non lo trovò da nessuna parte. Quando finì di cercarlo dappertutto si ricordò della chiamata che aveva ricevuto quella mattina “Grazie dell'informazione, provvederò io”. Prese il cellulare e chiamò Seungho, sentì il telefono squillare all'interno dell'appartamento; seguì il suono e trovo il telefonino del ragazzo in mezzo alla coperta buttata sul divano. Riattaccò la chiamata e mandò un messaggio a Minha e Keumjo, inviò un S.O.S seguito dall'indirizzo di casa sua.
Seungho era scomparso.

   
 
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