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Autore: Non ti scordar di me    18/10/2014    4 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo diciassette.
Our love is the love that will consume us.
 
Era pomeriggio inoltrato. A Mystic Falls c’era un clima umidiccio che m’impediva di uscire fuori da casa mia.
Oh, sì…In quel momento avrei pagato oro per sfuggire da casa. Tra mio padre che provava a parlarci, tra Stefan e Damon che non facevano altro che mandarsi a quel paese a vicenda e Caroline che mi mandava cento messaggini al minuto per i consigli sul suo appuntamento con Enzo la situazione non era delle migliori!

Entrai in cucina. Ebbi quasi un deja-vu. Papà, Damon e Stefan. Stessa stanza. Oh cazzo. Ero fregata. Un’altra di riunione di famiglia? A distanza di due giorni? Non mi piaceva affatto questa novità.
Sbuffai e camminai fino al frigo. Presi del succo di frutta e ne versai un po’ nel bicchiere. Mi sedetti sul bancone della cucina e iniziai a sorseggiarlo lentamente spostando lo sguardo dai miei fratelli a papà.
«Potremo parlare civilmente?» Intervenne papà. Perché l’ultima volta non avevamo parlato? Altro che. Non avevamo fatto altro che parlare e parlare e ancora parlare! Meglio di così, cosa poteva desiderare?
«E di cosa? Di quanto Stefan sia ipocrita?» Chiese Damon con un sorrisetto insopportabile. Tutto quest’accanimento verso il fratello ancora non lo capivo.

«Sarà ipocrita ma almeno non è come te.» Sottolineai io dura. Damon strabuzzò gli occhi, mentre Stefan…imprecò sottovoce? Oh, andiamo! Sapevo che era incazzato con me per avergli nascosto tutta la storia tra e Damon ma non poteva appoggiarmi? L’avevo difeso!

«E io come sarei?» Chiese Damon alzandosi da sedere. Si avvicinò lentamente a me. Ma quant’era sexy la sua camminata?
«Insopportabile. Con problemi di grandezze. E bugiardo.» Dissi con un sorriso. Stef trattenne una risatina.
«Tu non ridere, idiota.» Sbottò duro Damon puntandogli il dito contro.
«Perché non ci facciamo una bella pizzata questa sera? Magari andiamo a Seattle, vorrei parlarvi…Non voglio la mia famiglia in pezzi.» Disse papà. Questa volta fui io a roteare gli occhi. Ancora con questa storia della famiglia felice? Ormai tutta Mystic Falls sapeva della situazione disastrosa dei Salvatore.
Tre figli viziati che hanno tutto con un padre assente. Ormai le persone mormoravo queste voci. Gente insopportabile con pregiudizi di cazzo.

«Se vuoi salvare le apparenze di una delle famiglie fondatori puoi rinunciarci. Io non voglio saperne niente.» Fui chiara e concisa. Anche se l’idea di passare un Sabato a casa non era più alettante di passarlo in pizzeria con papà e quei due trogloditi dei miei fratelli.
Care aveva il suo appuntamento ed era un fascio di nervi. Io patteggiavo per Enzo. Chiunque sia l’amico di letto era solo un lurido. Come potevi approfittarti di una ragazza innamorata di te solo per piacere? Solo una persona ridicola poteva comportarsi così.

«Io ho altro da fare per stasera…» Commentò acido Damon giocherellando con delle chiavi. Aveva altro da fare? Forse preparare le valigie per Londra? O magari prenotare un volo aereo?
«Io non ho programmi però m’inventerò qualcosa.» Dissi scendendo dal bancone della cucina. Il mio telefono iniziò a vibrare insistentemente. Perché Caroline mi stava chiamando? Fin’ora si era solo limitata ai dei banali messaggini.
Stavo per rispondere alla chiamata, ma il campanello della porta iniziò a suonare insistentemente. Sapendo che gli uomini di casa non si sarebbero mossi dalla cucina, chiusi la chiamata in faccia alla mia amica - l'avrei chiamata più tardi - e mi diressi verso la porta.
Aprii la porta e non riuscii a trattenere una risata sinceramente divertita. Avevo le lacrime agli occhi. Caroline era sull'uscio della porta con il cellulare in mano, un borsone a tracolla e i capelli sparati all'aria.

Wow...Nervosetta la ragazza? Era da secoli che non la vedevo così nervosa per un primo appuntamento. L'ultima volta risaliva a un po' di tempo fa, quando usciva con Stefan.
«Care...Come mai qui?» Chiesi cercando di smettere di ridere. Mi fulminò con lo sguardo, ma non mi rispose. Mi porse il cellulare con aria arrabbiata. Alzai gli occhi al cielo.

Afferrai il suo cellulare e vidi che c'era un messaggio da parte di Enzo. Dentro di me iniziai a sperare che quel deficiente non avesse veramente fatto quello che temevo: annullare l'appuntamento poche ora prima che incominci.
Aprii la casella e lessi il contenuto del messaggio.
Un mio amico ha bisogno di un po' di svago. E' un po' depresso in questi tempi. Che ne dici di portare un'amica? Un doppio appuntamento?

Avevo la bocca spalancata e il cuore che batteva velocemente. Non era venuta a casa mia per dirmi una cosa del genere...Vero? Non voleva veramente chiedermi ciò che sospettavo stesse pensando nella sua testolina bacata?

«Ti prego! E' urgente. E tu sei la prima a cui ho pensato.» Piagnucolò. Non risposi neanche, perché le arrivò un altro messaggio da parte di Enzo.
Non ti arrabbiare dolcezza. Vestiti carina ;)
Porsi il cellulare alla diretta interessata che si affrettò a rispondere.

«Potresti chiedere a Bonnie di accompagnarti!» Le proposi. Uscire con Enzo e un suo amico non faceva parte dei miei piani per quella sera. A pensarci bene non avevo proprio piani per stasera.
«Oh, no. Sei tu che mi accompagnerai. Tieni occupato l'amico di Enzo, okay?» Mi disse con aria minacciosa. Alzai un sopraciglio.
Cosa intendeva con 'tieni occupato l'amico di Enzo'? E poi chi era questo? Non sapevo neanche che faccia aveva.

«Non ti sto dicendo di farci chissà che...Solo di parlarci e di dargli una possibilità.» Continuò con tono più triste. Sapeva bene che non uscivo molto da quello che era successo a Matt.
Non era solo lui il motivo per cui non uscivo, semplicemente avevo perso la voglia di uscire. Non mi andava più. Avevo perso la voglia di fare un po' tutto, la mia mente era occupata da una sola parola: Londra.
Londra e Damon. Una combinazione orribile. Schifosa. Raccapricciante. E tutti gli aggettivi e gli epiteti peggiori che non mi venivano ora in mente!

«Dare una possibilità a chi?» Stefan era appena uscito dalla cucina e squadrava con circospezione sia me che Care. Da quando aveva scoperto il mio piccolo segreto qualsiasi cosa succedesse in casa riguardava - secondo lui - sempre me e Damon.
«A un amico. Entrambe abbiamo una vita sai?» Ribatté sulle sue Caroline. Quei due non li avrei mai capiti. Fino a pochi mesi fa era un tutt'uno, dove c'era uno c'era l'altro...Ora quasi non si parlavano più.
«Oh, la vita di Elena è molto complicata...Ma la tua? Non eri una ragazza ordinaria?» Frecciatina insopportabile diretta a me e frecciatina idiota a Caroline. La gelosia fa brutti scherzi.

«Lo ero. Si cambia vento, Stefan. Si cambiano le persone con cui stare.» Decretò infastidita con una scrollata di spalle.
Okay...Avevo perso qualcosa. Probabilmente una lite che Care non mi aveva raccontato.
«Su entra.» Le dissi facendo un cenno del capo. Caroline entrò in casa con passo sicuro e io chiusi la porta alle mie spalle.
«E' un sì quindi?» Mi chiese speranzosa. Come facevo a dirle di no se mi faceva quell'espressione da cucciolo bastonato che sfoggiava ogni volta voleva averla vinta su qualcosa? E soprattutto possibile che in più di quindici anni di amicizia, ancora cedevo a quella stupida espressione?
«Un sì a cosa?» Oh ma ero perseguitata dalla sfiga. Prima Stefan e la sua imboscata, poi Damon e la notizia del ritorno a Londra, Care con il suo doppio appuntamento e ora...Damon che spuntava all'improvviso?

«Usciamo con i nostri amici. Non si può più fare?» Chiesi con sarcasmo. Damon sollevò il labbro superiore, formando quel ghigno che mi piaceva da impazzire.
«Attenta a non bere troppo. Non vorrai finire come l'ultima volta, no?» Mi rispose con la sua insopportabile ironia. Aprii leggermente la bocca, pensando a cosa dire. Come aveva osato fare riferimento a quel disastroso weekend a New Orleans? Ero ubriaca marcia - era vero - ma era lui che aveva ceduto! Io non ero nel pieno controllo delle mie facoltà sia fisiche che mentali.

«Tranquillo questa volta concluderò qualcosa.» Ammiccai, presi per mano Caroline e salimmo su per le scale. Sapevo di averlo lasciato senza parole. E sorprendentemente mi ero lasciata da sola senza parole! Avevo seriamente detto che se mi fossi ubriacata non mi sarei limitata a quella bacetto con uno sconosciuto?
Oddio, stavo male.

«Okay...So che il vostro rapporto è peggiorato, perchè tu hai saputo che partirà per Londra. Ma questa battutina non l'ho capita.» Disse Caroline non appena era entrata in camera. Scossi la testa e aprii il mio armadio. Se dovevo passare una serata con questo ragazzo, tanto valeva sperare che fosse carino e che io fossi presentabile.
«Un riferimento al nostro viaggio a New Orleans. Niente di preoccupante.» La liquidai velocemente. Mi ricordai di non aver detto a papà della mia improvvisa uscita.
Uscii dalla camera con un 'vengo subito, Care' e scesi a due a due gli scalini della grande gradinata di casa Salvatore.

«Papà?» Chiesi con tono interrogativo entrando in cucina. Papà stava bevendo una tazza di tè fumante. Si girò verso di me e mi fece un sorriso tirato.
«Mi ritiro ufficialmente dalla riunione di famiglia. Ho un'uscita con Caroline.» Dissi girandomi di spalle per ritornare al più svelto dalla mia amica.
«Elena, potremo almeno parlare noi due come persone civili? Cosa ti succede? Sei così triste. Non c'è bisogno di fingere con me...Mostri un sorriso per evitare che altri possano accorgersi della tua tristezza.» Disse papà. Mi fermai sul posto, completamente raggelata dalla sua affermazione e mi girai verso di lui.

«Io sto benone. Veramente. E per quanto riguarda questa famiglia...» Incomincia. Lui sospirò. «Come ho già detto siamo alla deriva.» Finii sorridendogli timidamente.
Me ne andai da lì a passo mogio. Stefan era nero di rabbia per chissà quale motivo e Damon...Bho, Damon si era eclissato.
Stavo per dirigermi verso camera mia, ma due forti mani mi presero per il bacino. Qualcuno mi prese in braccio come se fossi un sacco di patate e ci misi veramente poco per realizzare chi fosse quest'individuo.

«Mettimi giù. Mettimi giù, Damon! Giuro che quando scendo...» Iniziai a scalciare, maledicendolo in tutte le lingue che conoscevo e definendolo con epiteti poco degni di una ragazza.
Mi mise giù e chiuse la porta alle sue spalle. Eravamo in bagno? Seriamente? Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi chiari e trasparenti, blu come il mare.
Ma non erano i soliti occhi a cui erano abituati, sembravano il mare in tempesta. Erano colmi di così tante emozioni che non riuscivo neanche io a definire.

«Non usciremo di qui fino a quando non mi dirai cosa ti sta succedendo.» Disse chiaro e tondo sedendosi comodamente sul tappeto e poggiando la schiena alla porta.
«Non mi sta succedendo niente. Ora fammi uscire o inizio ad urlare.» Replicai freddamente. L'avrei fatto. Avrei urlato con tutta la voce che avevo se fosse servito per farmi uscire da quel bagno con Damon dentro!
Stare lì con lui non faceva bene nè alla mia salute fisica nè alla mia salute mentale.

«Non riuscirai neanche a urlare una sillaba.» Commentò alzandosi lentamente. Solo a me sembrava che si stesse muovendo a rallentatore tipo scene dei film?
«Ah sì, e perchè?» Chiesi curiosa, avvicinandomi. Damon mi strinse a sé tenendomi per i fianchi. Stavo diventando rossa...Lo sentivo. Sentivo le guance andarmi in fiamme e il cuore aumentare le pulsazioni.
Oh, ma perché Damon Salvatore mi faceva quest'effetto?

«Tu prova ad urlare e ti bacio.» Disse serenamente. Pensava che avrei creduto a una cosa del genere? Che razza di minaccia era? Chiudi la bocca o ti bacio? Facevamo i seri?
Aprii la bocca per urlare ma le sue labbra catturarono le mie in un lungo e lento bacio, diverso dagli altri. Diverso perchè era più lento, meno urgente...Più calmo. Con meno passione ardente, con più amore.

«Mi mancava.» Sussurrò a un centimetro dalle mie labbra. Mi resi conto di essere ceduta di nuovo al suo fascino.
«Cosa?» Chiesi con respiro mozzato. Sapevo cosa intendeva, però volevo sentirglielo dire. Mi piaceva vedere la sua espressione confusa, mi piaceva vederlo in difficoltà. Mi piaceva e basta.
«Le tue labbra, i tuoi occhi, questo sorrisetto che ti spunta ogni volta che sto vicino a te, la tua parlantina accelerata. Mi mancavi anche se eravamo vicini.» Commentò divertito. Non era questa la risposta che mi aspettavo. Mi aspettavo più una risposta classica del tipo 'mi mancava baciarti'. Questa era la tipica risposta che avrebbe dato un donnaiolo come lui, mentre...questa volta aveva detto qualcosa di più
romantico. Di più...dolce.

E non mentiva. Non lo diceva solo perchè sapeva che volevo sentirmelo dire. Lo diceva perchè lo pensava veramente.
«Damon, fammi passare.» Suonava più come supplica che come minaccia, ma quegli occhi mare così fermi mi disabilitavano completamente. Perdevo completamente la cognizione del tempo e non riuscivo più a controbatterlo.

«Elena, parliamo. Se è per Stefan...» Non era per Stefan. Non era colpa di nessuno. Anzi, la colpa c'era ma non era nè mia nè di Stef. Era solamente sua. Era lui che voleva lasciarmi. Era lui che se ne voleva andare a Londra. Sbuffai cercando di calmarmi, non dovevo esplodere. Non potevo rovinare la serata alla mia amica.

«Non è per Stefan. Io voglio semplicemente...Voglio una vita normale.» Mi morsi la lingua dopo la grossa cazzata che avevo appena sparato. Lui aggrottò le sopraciglia. Forse non mi aveva creduto?
«E io non posso darti una vita normale?» Mi chiese prendendomi una mano. Ora il discorso si stava facendo più serio. Una vita normale?
Lui mi stava veramente dicendo che voleva darmi una vita normale? Eravamo un incesto. Era reato. Come faceva a non capirlo? «Noi
siamo un incesto, è reato...Non possiamo sposarci, non possiamo...Non possiamo e basta, Damon.» Fosse per me, manderei tutto all'aria. Potevo vivere con lui sempre e in qualsiasi istante basta che me lo avesse chiesto. Il punto era la sua bugia: non capivo perchè si ostinava a mantenermi segreta la sua partenza.

«Noi contro il mondo. Siamo noi contro tutti. Qual è il problema?» Disse alzando di poco il tono di voce. Chiusi gli occhi, cercando di trovare le parole giuste per fargli capire quello
che provavo.

«Damon tu sei...sei la luce che mi sveglia il mattino, fastidiosa ma meravigliosa. Sei la barca nel mare in tempesta. Sei fastidioso ed egoista. Sei...Sei tutto quello che non avrei mai desiderato in vita mia, eppure ora mi trovo qui con te alle prese con i miei sentimenti che mi logorano nel profondo.» Dissi con voce leggermente spezzata. Finalmente vidi la sua espressione cambiare. Era più serio e anche più distaccata. Il mio discorso lo aveva lasciato senza parole, forse l'aveva...Ferito?

«Ma siamo una bugia. Siamo la menzogna. E non voglio basare un rapporto nell'ombra. Non voglio che tu mi menta. Voglio solo la verità. C'è qualcosa che non mi hai detto?» Gli chiesi guardandolo intensamente negli occhi.
Il suo volto era rigido, ma gli occhi l'avevano tradito. Nei suoi occhi c'era tanta confusione. Troppa. C'era qualcosa. E quel qualcosa era Londra, probabilmente.
C'era qualcosa lì a Londra, qualcosa nella sua vecchia vita che non voleva dirmi. E io non ero nessuno per dirgli di raccontarmi i suoi segreti.

«Se la vedi così, non potremo mai stare insieme. E' questo che stai cercando di dirmi?» Esattamente. Anche se mi rivelasse la sua partenza, il problema non sarebbe risolto. Anche se decidesse di stare con me e di buttarsi quell'assurda decisione alle spalle, saremo punto e a capo.
«Io...» Volevo dirgli di sì, ma non potevo. Non potevo fare una cosa del genere a lui e a me. Ammettere a me stessa di non poter rinunciare a Damon sarebbe la mia condanna.

«Sei stata chiara, Elena. Cristallina.» Disse stringendomi a sè. Il mio respiro accelerò. Cosa voleva fare?
«Ma non ti ascolterò. Non ora. Non quando ho capito di provare qualcosa per una donna.» Soffiò lentamente sulle mie labbra. Uscì dalla porta lasciandomi lì da sola.
Presi un respiro di sollievo. Avevo avuta paura che mi dicesse di voler gettare tutto alle spalle.
Però non avevamo ancora chiarito. Avevamo fatto di tutto, ma non avevamo chiarito un bel niente.
Sbuffai e uscii dal bagno con un colorito più rosso. Entrai nella mia camera. Caroline aveva steso sul mio letto il suo vestito. Un momento...Perchè aveva portato tutto l'occorrente per prepararsi a casa mia? Io pensavo che se ne sarebbe andata!

«Rimani qui a prepararti per caso?» Le chiesi ironica. Lei mi fulminò con lo sguardo e iniziò a correre da un lato all'altro della stanza alla ricerca di chissà cosa. Osservai il suo vestito. Una meraviglia.
Era un vestito particolare, la scollatura a cuore lasciava intravedere le sue forme. Scendeva morbido sui fianchi e lasciava la schiena scoperta. La cosa che mi piaceva di più era il suo colore: un bel corallo che s'intonava perfettamente agli occhi chiari della mia amica.

«Da dove hai preso questo vestito? Non mi ricordo di avertelo consegnato e approvato!» Dissi guardandola arcigna. Caroline si girò verso di me e alzò le spalle divertita.
«Mentre tu eri al telefono col tuo amico, io ho trovato l'abito adatto.» Commentò. Io mi avvicinai all'armadio e iniziai a frugare tra i vestiti. Non avevo proprio intenzione di spendere tanto tempo per prepararmi per un perfetto sconosciuto.
«E' almeno simpatico?» Le chiesi implorante. Un tipo come Enzo non poteva non avere degli amici interessanti giusto?
 

Ero fuori dalla macchina di Caroline e ancora non credevo che avevo veramente fatto una stronzata del genere. Tutti mi sarei aspettata ma di accompagnare Caroline ad un appuntamento come sostenitrice morale proprio no!
Alla fine, però, aveva veramente ragione su una cosa: quell'abito le stava una favola! Era stretto nei punti giusti ma non troppo, i capelli biondi risaltavano come piccoli brillanti e gli occhi s'intonavano perfettamente alla sfumatura corallo della gonna del vestito.

Sospirai pesantemente e presi dalla mia pochette il cellulare. Il ragazzo con l'amico ancora non si faceva vedere.
Io avevo optato per qualcosa di diverso. Niente vestiti troppo eleganti o troppo ingombranti. Avevo optato per un completo gonna e vestito. La gonna scendeva con delle svasature fino alle cosce di un bel viola e la maglietta - da dentro - era nera con una semplice stampa. Ai piedi degli anonimi stivaletti neri.
Niente vestiti scollati, né collane o gioielli. Tuttavia quell'outfits era perfetto per un appuntamento non troppo importante - almeno per me, per Care quell'appuntamento era la sua strada di fuga dall'ossessione dal suo amico di letto -.

«Non ti ringrazierò mai abbastanza.» Mi disse ancora Caroline. Mi stava dicendo quella frase da quando avevamo iniziato a prepararci. E io ogni volta rispondevo la stessa cosa.
«Meglio per te che l'amico di Enzo sia un bel tipo.» Ripetei ancora per la centoquarantesima volta più o meno. Giocherellavo col mio Iphone e accidentalmente aprii il contatto di Damon. Era uscito poco prima di me. Non l'avevo neanche incrociato, l'ho sentito semplicemente avvertire papà sul fatto che usciva.

Chissà dov'era e soprattutto con chi era.
Chiusi il telefono solamente quando Care mi diede una gomitata, segno che probabilmente stavano arrivando. In realtà davanti a noi c'era solo Enzo.

Giuro che se era una balla, la uccido. Pensai sforzando un sorriso per non nascondere il mio sgomento vedendo il ragazzo da solo.
«Splendida.» Commentò, facendo il baciamano a Caroline. Come poteva pensare solamente di 'dare un'opportunità' a quel figo da paura?
«Oh, hai portato lei?» Disse non appena notò la mia presenza. Stavo per rispondergli per le rime - pensava che non fossi l'amica giusta da portare con sé? Ero io la sua migliore amica - ma Care s'indispettì e s'irrigidì, forse più di me.
«E' la mia migliore amica, Enzo. Se non ti sta bene la sua presenza ce ne andiamo.» Commentò risoluta. Sorrisi quando vidi l'espressione del ragazzo addolcirsi. Era andato completamente per Caroline.

«Non intendevo questo, dolcezza.» Commentò divertito. Abbassai di poco lo sguardo e quando lo rialzai pensai di aver avuto una tremenda allucinazione. Non poteva essere vero.
Vi prego tutto, ma non questo. Avevo veramente così tanta sfiga? O forse era il destino che giocava le sue carte in nostro favore?
L'amico di Enzo era Damon!?

«Cosa ci fai lui qui?» Partì subito in quarta Caroline. Io ero ancora immobile, fissava un punto indefinito attorno a noi e carburavo quello che stava succedendo in quell'istante.
«Cosa ci fa lei qui?» Ripeté Damon indicando me. Il suo tono era sorpreso. Neanche lui sapeva che qui ci sarei stata io?
Sorrisi quando capii che sia Enzo che Caroline volevano appiopparci qualcuno. Peccato che mi avevano appioppato mio fratello!
Fratello di cui sei completamente e incondizionatamente innamorata? Continuò la mia coscienza che si faceva viva nei momenti meno opportuni.

Io presi qualche secondo per ammirare Damon. Cavolo, si era messo in tiro! Jeans, camicia nera con i primi bottoni aperti e delle scarpe eleganti in cuoio.
«La domanda giusta è un'altra. Cosa ci facciamo noi due qui, se l'appuntamento è il vostro?» Chiesi io, girandomi verso la bionda e il moro. I due si scambiarono due sguardi confusi e incrociarono le braccia.
«Cosa ne potevo sapere che avrebbe portato tuo fratello?» Mi chiese con stizza. Mi ricordai anche che Enzo sapeva che io e Damon fossimo fidanzati, ma lui non sembrò affatto sorpreso dalle parole della mia amica.

«Non credo che dispiacerà a Damon, dopotutto voi non dovevate...rafforzare il vostro rapporto?» Ammiccò Enzo verso Damon. Solo a me la frase sembrava piuttosto maliziosa e con un senso piuttosto perverso?
«Credo proprio che sarà una lunga serata.» Commentai avviandomi verso l'entrata del pub. Fa che questa serata sia più breve di come immagini.
 

Come non detto. Erano le dieci e stavamo ancora sorseggiando dei liquori. Damon ovviamente sorseggiava il suo amato Bourbon, Enzo si limitava a qualche sorsata dal bicchiere di Care e io qualcosa di leggero.
Non era la serata per ubriacarsi. Dovevo assicurarmi che Enzo non facesse stupidaggini con la mia migliore amica e non volevo finire male con Damon. Io da ubriaca col corvino poteva finire solo in un modo: male, molto male.

«Quei due ci hanno imbrogliato, eh?» Mi chiese Damon sedendosi accanto a me. Prima era seduto di fronte e mi squadrava con attenzione, ora invece sedeva pericolosamente vicino a me e la mia gamba sfiorava la sua. Già quel contatto mi mandava in tilt.
Nel pub ormai pochi erano ancora lucidi e sobri. Molti ragazzi erano con le loro fidanzate, certe ragazze ballavano sui cubi completamente sbronze...Chi più ne ha, più ne metta. La prima parte della serata - quella in cui siamo andati a mangiarci qualcosa al ristorante del pub - era andata meglio di quanto mi aspettassi, ora c'era la parte peggiore: cercare di rimanere sobri. Una di noi due doveva pur sempre guidare.

Sapendo che Caroline non sarebbe rimasta sobria ancora a lungo, per quella sera dovevo fare io l'adulta responsabile.
«Lei mi ha incastrato. Non sarei mai venuta qui. Uhm...Vedere la propria migliore amica pomiciare con qualcuno non è un bello spettacolo sai?» Scoppiammo entrambi e ridere. Mi girai e vidi che quei due erano già spariti.
Scorsi la testa bionda di Caroline in mezzo alla pista con un Enzo che la teneva salda per i fianchi. Le note della canzone erano metallare, ma quei due formavano un'atmosfera a sè. Ballavano uno vicino all'altro, senza ricadere nel volgare parlando come se stessero a casa loro. Scossi la testa divertita.

«Sono belli non trovi?» Mi chiese Damon risvegliandomi dai miei pensieri. Stranamente, sì. Approvavo questa nuova coppia, eppure ero sempre stata molto critica nei confronti dei ragazzi della mia amica.

«Sono in sintonia.» Risposi, poggiando il bicchierino sul tavolo e accavallando le gambe. Damon non mi rispose, bevve ancora del Bourbon e si leccò lentamente le labbra. Lo stava facendo apposta? O forse era sempre così sexy e me ne accorgevo solo ora?
O - l'ipotesi più credibile per me - l'alcool mi stava appannando la vista e io me ne stavo completamente uscendo di testa?
«Non balli?» Cercò di attaccare bottone Damon. Sbuffai. Non avevo voglia di ballare, non avevo proprio voglia di stare lì in quel momento. Fare l'amica mi andava bene, ma rimanere lì da sola come un'idiota a fissare quei due rendendomi conto di quanto volessi stare lì con Damon come una coppia normale non era il massimo delle mie aspirazione per un Sabato sera.

«Okay...Ho capito. Siamo i due amici spalla di quei due...Ma ora non hanno più bisogno di noi, giusto?» Mi fece notare. Abbassai leggermente la testa e annuii convinta.
«Su, dai. Ti porto in un posto.» Decretò alzandosi da sedere. Ero tentata di seguirlo, ma non potevo lasciare Caroline. Questa scena mi era già familiare e non volevo ripetere il finale.

Damon probabilmente capì cosa stesse passando per la mia mente, poiché sospirò e si sedette vicino a me nuovamente.
«Non ci succederà niente. Io sono completamente sobrio. Guido piano...Ed Enzo potrebbe riaccompagnare Barbie a casa sua.» Disse fissandomi. Sapevo perfettamente che lui non era Matt, ma non potevo lasciare lì Caroline...Mi aveva pregato per stare lì con lei, che figura facevo se me ne andavo dal pub per seguire mio fratello chissà dove?

«Su, vieni. Lascio un messaggio a Enzo.» Continuò ad insistere. «Oh, ma andiamo! Stanno appiccicati! Di sicuro non ritornerà a casa sua per stasera!» Commentò divertito. Mi alzai e mi accertai che Damon scrivesse il messaggio ad Enzo.
Mi allontanai da lì solamente quando vidi che l'aveva effettivamente mandato.
«Sentiamo...Ora dove mi porti? La notte è giovane!» Dissi alzando le braccia al cielo con aria teatrale. Damon sogghignò e scosse la testa.

«Segreto, piccola. Guido io.» Ammiccò ed entrò in macchina. Mi sedetti sul posto da passeggero e mi allacciai la cintura. Mantenni stretta la presa intorno allo sportello e guardavo fisso la strada.
Dal brutto incidente facevo fatica a stare per molto tempo in macchina. Le immagini di Matt si susseguivano sempre nella mia mente e
non potevo farci nulla.

«Elena...» Sussurrò con molta calma il mio nome. Aveva la mano sul cambio automatico e mi guardava con aria comprensiva. Feci così la cosa che mi avrebbe calmato in un momento del genere, misi la mia mano sulla sua e la strinsi.
«Lo so...» Non conclusi neanche la frase, tanto sapevo che aveva capito. Io sapevo che lui non era Matt, sapevo che non sarebbe morto, sapevo che tutte le mie paranoie si sarebbero eclissate nel momento in cui avrebbe fermato la macchina.
Mi resi conto che stava guidando verso il ponte di Wickery Bridge che portava verso l'Old Wood. Perchè stavamo andando lì? C'era
qualcosa di speciale?

In tutti i casi non feci domande, doveva rimanere concentrato sulla guida. Damon rimase sempre calmo e io mi rilassavo sempre più. Se era calmo lui che era alla guida, perchè non dovevo esserlo io?
Dall'incidente di Matt non avevo più guidato. Avevo tassativamente deciso di non guidare più la macchina e se potevo evitavo di salire anche a bordo del passeggero.

«Siamo quasi arrivati.» Mi avvertì svoltando verso destra. L'Old Wood di notte era molto inquietante, si vedeva poco e niente. Eravamo circondati da alberi, la stradina era piccola e dissestata e la paura non faceva che aumentare sempre in più. Mi guardavo attorno alla ricerca di qualcosa che mi avrebbe potuto calmare...Magari un palo della luce, una cabina telefonica...Qualcosa che mi avrebbe potuto aiutare in caso di necessità.

«Vengo qui spesso. Tranquilla.» Mi rassicurò. Spense il motore e scese dalla macchina. Lo seguii in silenzio e mi resi conto che quel posto era il posto della mia infanzia. Perchè mi aveva portato lì? E sopratutto come faceva a sapere che lì andavo da bambina?
«E' la vecchia fattoria dei Salvatore...» Sussurrai con gli occhi sbarrati. Non venivo più qui da quando avevo dieci anni. Papà mi portava spesso con Stefan, passavamo anche gli interi weekend lì a giocare.
«Come facevi a sapere che questo posto...» E' il luogo della tua infanzia? Continuò la mia coscienza. Ero così sorpresa che non riuscivo a
continuare la frase.

«Non ricordi che sono nato prima di te?» Mi chiese allontanandosi da me per avvicinarsi al vecchio pickup di papà. Era fermo lì da anni, nessuno più lo guidava.
Damon si sedette sul cofano e mi fece cenno di avvicinarmi. Guardai prima il cofano e poi lui, feci passare lo sguardo più volte dalla macchina a mio fratello e alla fine salii anch'io.
«E' un bello spettacolo, vero?» Mi chiese. Le stelle. SI vedevano chiaramente e brillavano in cielo. Certe stelle brillavano di più di altre, ma
non era questo l'importante. Era l'effetto che insieme creavano.

Uno spettacolo che lasciava senza parole. Esistevano ancora dei posti come questi in natura? Non più. Dove potevi osservare il cielo pieno di stelle? Da nessuna parte. Solo in piccoli luoghi di paradiso come questi la fauna e la flora rimaneva incontaminata.
Se solo Mystic Falls avesse più cura dei suoi beni. L'Old Wood potrebbe diventare anche zona protetta.

«E' magnifico. Ti lascia senza parole...Tu sei già venuto qui?» Gli chiesi. Damon sorrise. Uno di quei sorrisi nostalgici e tristi che solo a vederli ti facevano venire un nodo allo stomaco.
«Ero piccolo. Quanti anni avevo? Tre anni forse? Mi ricordo di questo luogo solo perchè l'ho visto in foto più volte. E quando ero a Londra, ho pensato che se un giorno fossi ritornato qui dovevo ritrovarlo.» Sospirò. Era un nuovo lato di Damon, un lato nuovo...Un lato che mi
piaceva. Mi piaceva come il suo lato scorbutico, come il suo lato stronzo...

Ti piace lui e basta? Su, svegliati! Mi prese in giro la mia coscienza.
«Come l'hai ritrovato?» Gli chiesi curiosa.
«Appena sono arrivato qui. Ho preso il volo precedente apposta. Volevo trovare questo luogo e illudermi che la nostra famiglia sia sempre la stessa. Ma evidentemente non è così.» In fondo sapevo che era legato alla famiglia. Voleva far credere a papà, o a me e Stefan che non gliene importava niente di noi...Ma non era così. Altrimenti non sarebbe qui.

«Erano bei tempi.» Non mi ricordavo molto di mia madre, a dire il vero l'ultima foto che avevo visto risaliva a molto tempo fa. Sospirai.
«So che vorresti vederla.» Proruppe Damon ad un certo punto. Aggrottai le sopraciglia e lo invitai a continuare con un cenno. «Nostra madre intendo. So che vorresti rivederla, anche solo per...per urlarle contro qualcosa.» Era la prima persona che mi parlava di mamma. Be'...Mamma era una parola grossa. Lei per me era una sconosciuta. Non avevo mai voluta sentirla, anche se mi chiamava spesso e quando avevo compiuto diciotto anni mi ero completamente rifiutata di sentirla ancora.

Non avevo digerito il fatto che avesse portato via solo Damon. Non che io volevo lasciare papà, ma se Damon era stato lontano da me per così tanto tempo la colpa era sua. Sua e anche di mio fratello.
Entrambi avevano ignorato sia me che Stefan. Però Damon ora stava cercando di migliorare, mentre lei...lei continuava la sua vita perfetta
lontana da qui e lontana da noi.

«Hai mai pensato di voler ritornare a Londra?» Chiesi con voce sottile. Damon si poggiò sui gomiti e mi squadrò per bene. Gli era sembrata davvero così strana come domanda?
«Mm...Non ci ho mai pensato...» Farfugliò. Deglutii e mi feci coraggio. Dovevo affrontare la verità dura e cruda, così come si presentava.
«Ti ho sentito parlare con Stefan...» Dissi. Mi guardò confuso e mi resi conto di esser stata un po' troppo generica. «...la sera in cui ha
scoperto di noi. Ho sentito del tuo ritorno a Londra, quanto tempo avresti aspettato a dirmelo?» Gli chiesi ancora. La sua bocca si schiuse
e s'inumidì le labbra. Sospirai aspettando una risposta.

Mi ero rovinata la serata che si stava prospettando perfetta, ma non potevo rimanere con quel groppo in gola per molto.
«Te l'avrei detto.» Replicò duro. Quelle parole mi fecero saltare su tutte le furie. Me l'avrebbe detto?
«Tu mi dici che mi avresti detto del tuo ritorno a Londra? Ne parli come se fossi una sconosciuta? Dopo quello che sta succedendo tra noi, tu non ti preoccupi neanche di parlarmi? Che razza di persona sei?» Gli urlai scendendo dal cofano della macchina. Damon mi squadrò con attenzione e rifletté su cosa dirmi.

«Elena, dove vai?» Mi fermò per un polso, ma mi divincolai dalla sua stretta.
«Non mi toccare! Sei sempre il solito bastardo egoista che pensa solo a sé!» Gli urlai. Il cielo che prima sembrava sereno fu squarciato da un lampo. Sarebbe incominciato a piovere da un momento all'altro.
«Sarei un bastardo egoista, eh? Io? Sono ritornato qui per te. Volevo aggiustare il nostro rapporto. Pensavo di trovarmi davanti una
ragazzina capricciosa...» Sgranai gli occhi e la bocca quando sentii le sue parole. Pensava di trovarsi davanti ad una mociosetta?

«E poi? Poi cosa, Damon?» Lo incoraggiai. Mi girai di spalle e iniziai ad accelerare il passo per raggiungere la macchina.
«Poi mi sono trovato davanti ad una donna. Una donna dagli occhi color cioccolato e dal sorriso magnetico.» Continuò. Non mi girai, sospirai soltanto e continuai a camminare.

«Io invece pensavo fossi cambiato!» Urlai. Nessuna risposta. A passo più lento mi avviai verso la macchina.
Dietro di me iniziai a sentire dei passi che si facevano sempre più veloci, fino a quando due forti mani non si posarono sui miei fianchi.
«Sparisci!» Gli ordinai cercando di trattenere le lacrime. Damon scosse la testa, mi superò e si mise davanti a me.
«No. Ora mi ascolterai.» Disse, lasciando la presa sui miei fianchi e facendo qualche passo all'indietro per allontanarsi da me.

«Non avrei mai immaginato di venire qui e di ritrovarmi te come sorella. T'immaginavo diversa, t'immaginavo più...bambina.» Fece un passo verso di me, mentre io indietreggiavo di uno. «All'inizio volevo andarmene da qui, poi ti ho conosciuto. E ti ho conosciuto non come mia sorella, ma come una normale ragazza che mi odiava.» Continuò. A ogni frase corrispondeva un passo suo in avanti e uno mio
indietro.

«Ti vedevo così fragile all'esterno, eppure sei così forte. Sei una stramaledetta stronza. Mi fai impazzire. Mi fai uscire fuori dai gangheri. E non solo ora, mi facevi questo effetto anche due mesi fa.» Le sue parole erano quasi musica che nella mia mente si ripeteva come una cantilena. Come una dolce melodia. Come lo scampanellio delle campane.

«Cazzo, non puoi immaginare quanto mi sia incazzato quando ho capito che provavo qualcosa per te. Ero così frustato, perchè l'unica mia chance di ritornare ad amare era andata in fumo.» Mi urlò. La sua unica chance di ritornare ad amare ero io? Sentivo le farfalle nello stomaco.
Come potevo odiare ed amare una persona allo stesso tempo? Come si poteva essere così dipendenti da una persona che odiavi
intensamente fino a pochi mesi fa?

«Quando ho saputo che anche tu provavi qualcosa, qualcosa che non l'odio...mi sono sentito diverso. Tu mi hai reso vivo. Cazzo, e sarò anche stronzo e bastardo...Ma questo stronzo ti sta amando. Ti sta amando sul serio!» Gridò. Un altro lampo squarciò il cielo. Piccole goccioline di pioggia iniziarono a bagnarci ma non ci facemmo caso.
Io ero completamente persa nei suoi occhi. Occhi color mare. Occhi in cui potevo affogare. Mi aveva detto che mi amava. Era tutto sparito.
Era tutto sparito.

La pioggia non c'era, come noi non eravamo bagnati, come le stelle erano sparite...Come se tutto quanto intorno a noi fosse completamente svanito nel nulla.
«Perchè allora mi fai soffrire così? Perchè mi dici così se vuoi andartene a Londra e lasciarmi qui?» Gli gridai in faccia. Ero appoggiata alla macchina e lui mi teneva debolmente per le spalle.

«Partirò per Londra tra poco, sì, ma ci andrò solamente per pochi giorni e voglio che tu venga con me.» Sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra.
Spalancai la bocca e il mio cuore fece quattro capriole. Voleva che io venissi con lui a Londra? Anche solo per pochi giorni?

«Io...» Iniziai a balbettare frasi diverse e sconesse tra di loro. Tutto pensavo ma mai e poi mai avrei immaginato una proposta del genere da parte di Damon.

«Non dire niente.» Fece combaciare le nostre labbra e non riuscii più a ribattere. Non potevo farci niente. Lo amavo. Lo amavo in un modo tanto strano e perverso che non era legale, ma non potevo farci niente.
Ci stavamo baciando sul cofano di una macchina, dopo esserci insultati e successivamente dichiarati...Non mi sarei mai immaginata un amore così, eppure non l'avrei cambiato per nulla al mondo.

Il nostro è un amore che ci consumerà.
 
 
 
 
 




 
Grazie a NikkiSomerhalder, PrincessOfDarkness90, Bea_01, VampireDreamer e Smolderina78.
Grazie alle 39 persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le 59 che l'hanno inserita nella seguite e le 5 che l'hanno inserita nelle ricordate.
Ah, grazie per il traguarda che mi avete fatto raggiungere: per me 100 recensioni per soli 16 capitoli è un record.
E infine un grazie a tutti i lettori silenziosi. VI AMO.
 
 
Angolo di non ti scordar di me:
Capitolo di tredici pagine di word. Amatemi! ^-^ Okay...Vi dico che se il capitolo vi fa schifo non è colpa mia ma del mio piccolo e momentaneo blocco che è durato pochi giorni. In breve: so cosa scrivere, ma non riesco a buttarlo giù carta e penna. Fino a oggi. Quindi questo capitolo è il lavoro di più o meno sei ore di lavoro ininterrotto al computer.
Con questo giro di parole voglio scusarmi per eventuali errori, che correggerò tutti dal primo all'ultimo quando la storia sarà completa!
Finito il mio preambolo, passo al capitolo.
Oh...Non c'è molto da dire se non: NON STATE SCLERANDO COME MATTE? IO SI'! *-* Giuro non immaginavo di scrivere un Delena Rain Kiss...A dir la verità non mi sarei mai immaginata di scrivere sul Delena, perciò tutto può succedere ^-^
Cosa ne pensate? Ovvio spero mi perdoniate il linguaggio colorito, però...Voi vi immaginereste Damon Salvatore elegante e romantico farvi una bella dichiarazione d'more tipo scene da film rosa? IO NO. Ed è proprio per questo che ho improvvisato questa dichiarazione che forse fa acqua da tutti i pori! XDXDXD
Parto dal finale perchè è la parte che mi è piaciuta di più. Poi saliamo con l'Enzoline! Quante fan di questa nuova ship ci sono? IO SONO COMPLETAMENTE ANDATA PER QUEI DUE. Sono l'amore! *-*
Be'...Ho veramente finito.
Però spreco due paroline sulla puntata: sono solo io che non ci sta capendo niente? Ho poche teorie e sospetto che Sarah (che odio ^-^) sia imparentata con la mia amata Bonnie. Voi che ne pensate? Per chi non avesse visto la puntata SORRY FOR THE SPOILER. Do per scontato che fino a sabato abbiate avuto l'opportunità di vedere la puntata.
Ho concluso veramente, ci sentiamo alle recensioni!
PS. GRAZIE ANCORA.
Non ti scordar di me.
  
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