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Autore: metaldolphin    18/10/2014    1 recensioni
Rivisitazione dell'omonimo telefilm di recente produzione, con i personaggi della nostra Ciurma preferita.
Perché non sempre ciò che appare ai nostri occhi è la verità.
Perché non sempre tutto è necessariamente bianco o nero.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ormai congedata da quell'ultima frase, Nami uscì mestamente dall'ufficio e tornò alla sua villetta  nei sobborghi in metropolitana, quando era ormai pomeriggio inoltrato. Nonostante avesse saltato il pranzo, non aveva fame, così sedette sul divanetto e chiuse gli occhi stanchi. Cosa avrebbe potuto fare?
Rivolse la sua attenzione al vecchio portatile. Lo accese e vide che era presente un messaggio di Bibi, in risposta al nick segreto. Era breve e comprensibile soltano a loro, dato che riportava soltanto numeri, in un codice che la ragazza tradusse mentalmente e riportò in un taccuino, rimandandolo ad un orario, un indirizzo ed una data.
Era una indicazione per un appuntamento per il giorno seguente, poco prima di sera, al porto: Chopper  era disposto ad incontrarla, Bibi l'aveva trovato e convinto.
Il giorno dopo, Nami contò i minuti  fino al momento di uscire. 
Sarebbe stata lui a riconoscerla, grazie a Bibi che gli aveva mostrato una foto fatta con lo smartphone.
Sperava che con il suo aiuto, avrebbe potuto capire qualcosa in più della vicenda e di Zoro e ad aiutarlo..


Da tutt'altra parte dell'immensa metropoli, scendendo dal SUV nero, Robin tolse gli occhiali scuri. Ripiegandone le aste, li sistemò nel taschino della giacca scura dal taglio severo e maschile.
Fece un smorfia; non le piaceva quel posto, tantomeno la gente che ci lavorava.
-Portatemi da lui- ordinò all'attendente che nelle ultime ore l'aveva vista anche troppo spesso per i suoi gusti.

Dopo aver varcato un imprecisato numero di porte in quel labirinto che si sviluppava in gran parte nel sottosuolo, si fermarono davanti le sbarre di una cella buia e non molto pulita. Vi guardò dentro e strinse le labbra: era sul serio furiosa. Non solo le avevano fatto attendere ben ventiquattro ore prima di farglielo incontrare, adesso questo...
Per il momento, però, doveva soltanto calmarsi, dato che non aveva molto potere su quegli uomini, così si affidò alla sua bravura teatrale e ad un pizzico di fortuna.
Chiese all'uomo di guardia: -Ha detto qualcosa?
L'uomo fece segno di no con la testa, poi aggiunse: -L'unica cosa che ha ripetuto quando era semicosciente è quel nome femminile, Nami.
Robin annuì, poi si rivolse direttamente al prigioniero: -Ehi, Roronoa! Se la porto qui, racconterai qualcosa?
Zoro, combattuto tra il desiderio di vederla ed il terrore di farsi vedere in quelle condizioni ed in quel contesto, titubò, ma la donna lo incitò a rispondere.
Ciò che ottenne fu un unico ringhio basso che le fece accapponare la pelle.

Intanto, Nami aveva incontrato Chopper. Si er premurata di non essere seguita facendo un percorso tortuoso, entrando ed uscendo da negozi, bar e tavole calde; si era addirittura cambiata vestiario ed intimo, in un grande magazzino, gettando tutto ciò che aveva addosso per evitare di portare cimici o altri rivelatori, poi era andata all'appuntamento.
L'aveva stupita l'aspetto fragile del ragazzo, così in contrasto con l'imponente prestanza fisica di Zoro.
Ma era gentile e carino e le fu facile superare l'iniziale indifferenza e presto si stabilì tra loro una certa fiducia. Dopo avergli raccontato in prima persona ciò che era successo e parlato a lungo con quel ragazzo, Nami inizio` a districare l'ingarbugliata situazione che si celava dietro il mistero Zoro.
Prima che si separassero, lei gli diede il suo indirizzo e-mail protetto, quindi si salutarono con una forte stretta di mano, consci del fatto che adesso erano in due a poter fare qualcosa per Zoro.

Arrivata a casa, la ragazza poteva aspettarsi di tutto, ma non di trovare un SUV sfacciatamente parcheggiato sul vialetto. 
Iniziando a ribollire dall'ira, esplose quando ne vide uscire Robin: -Ho detto che non voglio piu` vederti!- le urlò contro -Sparisci dalla mia vita!- concluse, passandole davanti per entrare in casa, senza nemmeno rivolgerle uno sguardo. 
Quella rispose con poche parole atone, ma bastarono a bloccarla sulla soglia di casa, lasciandola basita: -Se vuoi, ti porto da lui.
Nami si voltò verso di lei, era una proposta davvero inaspettata.
-E cosa dovrei darti in cambio?- chiese, sospettosa, ma l'altra fece spallucce.
-Nulla. Ma non accetta cibo nè liquidi e credo tu sia la sola che possa fargli cambiare idea.
Alla rossa si strinse il cuore. Zoro, perché?
In quel momento si convinse che al mondo alcune persone nascano soltanto per soffrire e che lui fosse una di queste.
Con Chopper avevano progettato mille modi per capire come trovarlo e le si era presentata l'occasione di vederlo... Annuì senza dire altro e seguì la mora in automobile, accomodandosi sull'ampio ed ergonomico sedile a fianco dell'ex amica che avrebbe guidato il mezzo.

Si allontanarono dall'abitato, addentrandosi nell'interno, attraverso campi coltivati. Ad un certo punto, però la donna fece arrestare il veicolo e si accinse a bendarla; Nami non chiese spiegazioni, conscia che non poteva rivelarle l'ubicazione della sede in cui si trovava Zoro e che ormai, a quel punto, poteva solo sperare che quel minimo di fiducia che riservava alla mora fosse ben riposta.
Quando il SUV si fermò, capì di essere giunta alla meta ed il cuore prese a rimbombarle nel petto, al pensiero che presto l'avrebbe rivisto.
La benda le fu rimossa soltanto una volta giunti all'interno di un corridoio su cui scure sbarre delimitavano l'ingresso di celle buie, una scatola di cemento e metallo chge toglieva l'aria e la libertà a uomini e donne colpevoli di aver commesso chissà cosa.

Robin si fermò davanti ad una di quelle porte fatte di sbarre, apparentemente uguale alle altre, con l'unica differenza che di guardia stava un robusto secondino.
Appena gli occhi di Nami si abituarono alla fioca luce che arrivava alla cella dal corridoio, la prima cosa che videro fu l'imponente massa di un corpo gettato su di un lercio giaciglio, nudo nell'umidità che imperava sul pavimento di pietra.
-Zoro...- mormorò, portandosi una mano davanti alla bocca e sentendo gli occhi diventare acquosi di lacrime. L'uomo si mosse un poco, in un sinistro suono di metallo e catene.
-Zoro!- Ripeté, poi si voltò verso Robin e e le urlò in viso: -Che gli avete fatto? Perché tenerlo così? Non è un animale, fammi entrare da lui!
Senza una parola, Robin fece cenno all'uomo di guardia, che le guardò con occhi spiritati, poi si affrettò ad obbedire, non essendo abituato a discutere gli ordini, anche i più assurdi.

Il metallo della porta cigolò, ruotando sui cardini e Nami riuscì ad accedervi.
In un attimo gli fu accanto, mentre la porta della cella veniva richiusa e gli altri due rimanevano fuori.
Zoro era nudo, ammanettato mani e piedi, sul giaciglio che poco lo riparava dal freddo pavimento. Ma ciò che mosse l'ira e la nausea della rossa, fu il pesante collare metallico assicurato al pavimento da robuste catene d'acciaio. Come se fosse stato un animale... Gli passò le dita malferme tra i capelli, chiamandolo: -Zoro, sono Nami, sono qui...
Lui aprì solo un occhio, il destro. L'altro, era pesto, attraversato da un profondo taglio verticale ancora incrostato di sangue. Non si contavano lividi ed escoriazioni sul corpo rannicchiato.
-Na...miii... Sei qui...- strascicò abbandonandosi nell'abbraccio di lei, che di era inginocchiata per accogliere il suo capo in grembo.
Sembrò rilassarsi, mentre lei gli parlava con voce gentile.

Alzando un po' il volume della voce, furente, Nami chiese dell'acqua pulita ai due rimasti in corridoio e poco dopo le passarono un secchio di liquido trasparente; dato che le avevano impedito di portare con sé la borsa, che era stata requisita all'ingresso dell'edificio, la donna, senza pensarci due volte, con un gesto deciso strappò via una manica della sua camicia chiara, la intinse nell'acqua e la utilizzò per ripulirgli un poco il viso. Fece lo stesso con la seconda manica, appena la prima divenne inservibile.
Traendo sollievo dall'inaspettato trattamento, Zoro credette di essere caduto in un delirio provocato da quanto accadutogli negli ultimi due giorni.
Ma lei era davvero lì, realizzò poi, mentre la sentiva inveire contro i carcerieri: -Se non avete intenzione di trattarlo come un essere umano, da qui non mi muovo! E presto i miei familiari mi cercheranno e si rivolgeranno alle forze dell'ordine e scoppierà un putiferio! 
Tutta la sua determinazione traspariva dal tono che aveva usato, nonostante avesse mentito spudoratamente, mentre lui si irrigidiva, la guardava con l'occhio sbarrato e sussurrava un: -No!- disperato.
Ma la cosa che più di tutti lasciò Nami perplessa, fu il sorriso che scorse sul volto di Robin, mentre il carceriere si allontanava di corsa, snocciolando una litania di bestemmie.
Poi la mora poggiò le spalle alle sbarre della cella, tirò fuori il cellulare. Parlava a voce bassa e la rossa non riuscì a cogliere molto della conversazione, se non pochi stralci: -Ha reagito come previsto... Voglio vedere se avranno il coraggio... Certo, ti richiamo... A presto.
Chiunque fosse il suo interlocutore, Robin aveva il tono di voce di qualcuno che abbia fatto un grossa vincita alla lotteria: la sua soddisfazione traspariva chiaramente, segno che le cose le stavano andando nella direzione da lei sperata.
Nami coprì la nudità di Zoro con la sua giacca, per attutire l'imbarazzo di entrambi, poi lei riuscì a fargli bere almeno dell'acqua zuccherata... In una situazione normale non avrebbe risentito più di tanto della mancanza di cibo ed acqua, ma le ferite che gIi avevano inferto e la grossa quantità di sangue che aveva perso, ormai secco, sparso per la cella, avevano fatto temere il peggio alla ragazza.
Quelle attenzioni lo rinfrancarono, assieme alla notizia, datagli sottovoce ad un orecchio, che aveva incontrato Chopper e che stava bene.
Lui riuscì a sollevarsi quel tanto che bastava per poggiare la guancia sulla spalla di lei, per scaldare le membra gelide. Non gli pareva ancora vero di averla vicina, dopo che gli avevano tolto tutto, oltre alla libertà, affermando che, tra le sue mani, qualsiasi cosa diventava una possibile arma. Con la stessa motivazione gli avevano bloccato mani e piedi.
Vigliaccamente lo avevano pestato a sangue, mentre era ancora indebolito dal narcotico, ma l'umiliazione più grande era il collare. Era quello che lo abbassava al rango di animale, annientando la sua dignità di uomo e gli faceva male farsi vedere da Nami in quella situazione. 

Ma a Nami, che continuava a stringerlo, come se non si fossero mai separati su quel prato, nulla sembrava importare. Era entrata volontariamente in quella cella dove nessuno, nemmeno i soldati più capaci avevano messo piede, una volta finito l'effetto del narcotico, aveva ignorato la sporcizia e il cattivo odore, lo aveva ripulito dal sangue e lo aveva coperto in un gesto amorevole che nessuno gli aveva mostrato.

E mentre lei di nuovo affermava di voler restare in quel luogo malsano, Zoro ebbe paura. Avrebbe preferito non vederla mai più, piuttosto che farle passare un solo giorno in quel limbo senza tempo né speranza. Per questo aveva accettato di bere quell'acqua dolciastra, sollievo per la gola arsa e lo stomaco vuoto... Se avesse ripreso un minimo di forze, sarebbe stato in grado di farla uscire da lì.
Ma fino a quel momento, nel dormiveglia cullato da quelle braccia misericordiose, ringraziò il Pantheon mondiale, per averla avuta vicino ancora una volta, anche se non riusciva a ricambiare la sua stretta a causa delle pesanti manette. 
Non era passata nemmeno un'ora, da che Nami aveva raggiunto Zoro, ed un gruppo di uomini arrivò con passo marziale, avvisati dal secondino in allarme che era andato a chiedere aiuto.
Robin non lo invidiava, chissà che fine aveva fatto quel povero sprovveduto, colpevole di aver solo obbedito agli ordini di superiori.
Osservò i nuovi arrivati con un sorriso ampio sul volto deciso.
-Miss Robin- esordì il più anziano  visibilmente arrabbiato, ad alta voce -come le è saltato in mente di far entrare quella ragazza nella cella di quel mostro?
L'interpellata fece spallucce: -Volevo dimostrare una cosa...
-E cioè?- le fu chiesto con irritazione.
-Che il soggetto può interagire senza diventare letale... Quindi tiratelo fuori di qui e trattatelo come un essere umano.- affermò con decisione.
-Ma è pericoloso!- Protestò l'uomo.
Robin rise ed indicò la cella: -Infatti quella ragazza sta morendo di paura!- ribatté sardonica.

Ascoltando quel dialogo, Nami era davvero confusa. Non capiva da che parte stesse Robin; se da una parte l'aveva usata per arrestarlo, a quanto pare non era d'accordo sul trattamento che gli avevano riservato...si chiese se poteva ancora provare a fidarsi di lei.
Ma in quel momento la cosa che importava era data dal filo di speranza che le aveva dato l'ultima parte di quel colloquio. Robin stava precisando: -Ed esigo che riceva adeguate cure mediche e che quella ragazza possa seguirlo se e come vuole.
-D'accordo Miss. Presenterò le sue richieste motivate allo Stato Maggiore. Se vuole seguirmi...
Robin rivolse un lungo sguardo a Nami, poi sorrise e le fece l'occhiolino, quindi seguì l'uomo ed il suo drappello. 
-Torno presto.- le assicurò, mentre già camminava.

Zoro attirò l'attenzione di Nami.
-Lei non voleva.. che finissi qui- le disse con fatica- ma non credo.. che avesse... abbastanza potere... da impedirlo.
Nami lo guardò nel viso devastato, poi sospirò: -Mi ha usata di nuovo, per dimostrare che non sei pericoloso come credono. Ma stavolta sono contenta che l'abbia fatto.
Gli passò una mano con le dita aperte tra i capelli e notò che anche gli orecchini che era solito portare mancavano.
Che idioti...pensavano che avrebbe potuto ucciderli con un pendente? 
   
 
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