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Autore: Atomic Chiken    18/10/2014    5 recensioni
Le ragazze di una piccola cittadina cominciano a sparire all'improvviso. Cosa si nasconde dietro a tutto questo? Un assassino, o qualcosa di molto più complesso e terrificante?
Dal testo:
Non poteva essere una persona. Non aveva nulla di umano. Era la cosa più disgustosa che avesse mai visto.
Perse i sensi, li riebbe.
Sentì il respiro della cosa sulla propria pelle. La sua bocca sfiorò l'orecchio di Marie.
Prima di divenire preda del buio udì qualcosa che le fece accapponare la pelle.
" Mamma ".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alex portò alle labbra la tazza colma di caffè bollente. Studiò Ilyas, seduto di fronte a lui, e distolse subito lo sguardo quando gli occhi dell'altro toccarono i suoi. Rimasero in silenzio per un po', disturbati solamente dal brusio circostante. Dopo essere usciti dall'abitazione di Howard Lincoln, Alex aveva proposto di tornare al bar per fare colazione. Aveva fame, ma era più curioso di sapere cosa avesse costretto il collega ad abbandonare l'interrogazione così in fretta. Finì di bere e si decise a chiederglielo.
"Perché ce ne siamo andati di punto in bianco?" domandò tutto d'un fiato. Ilyas continuò a fissare un punto impreciso dietro le spalle di Alex.
"Voglio dire" continuò Smith "c'è un motivo particolare?".
Finalmente l'altro tornò in vita, ma invece di rispondere si alzò, intimando Alex a seguirlo. Raggiunsero un uomo che discuteva animatamente con un altro, per cui nessuno fece caso ai due nuovi arrivati.
"Ti dico io chi è la puttana, testa di cazzo!" stava urlando l'uomo. Aveva i capelli grigi spenti, un volto segnato dalle rughe e un'espressione disperata, tutto in contrasto con la corporatura robusta. Il tizio a cui si stava rivolgendo emise una risata fragorosa. Aveva il tipico aspetto di chi passa le giornate tra alcol e fumo. "Che mi castrassero pure se sto mentendo. Non te lo aspettavi eh, paparino?". D'un tratto la testa del tizio volò all'indietro. L'uomo gli saltò addosso e ci mancò poco che gli ficcasse nell'occhio un coccio di vetro. Il barista e altri presenti, Alex compreso, lo tirarono via con molta fatica. Sembrava un toro infuriato pronto ad incornare la propria preda.
Intontito, quello a terra si rialzò ricomponendosi. "Stronzo di merda! Te la farò pagare, lo giuro su mia madre!". Detto fatto fece per uscire quando Ilyas gli si parò davanti. Il cuore di Alex ebbe un sussulto. Cosa pensava di fare, Pendergast, contro quell'omone?
"Levati dalle palle" fece il tipo con arroganza, ma quest'ultima si dissolse quando notò l'espressione dell'uomo in nero.
"Cosa diavolo vuoi?" sbottò poi, visibilmente seccato ma nel contempo sulla difensiva.
"Potrei metterla in galera per possesso illecito di droga, come potrei mandare lei in prigione per aggressione in pubblico" si rivolse Ilyas ai due con tono fermo. Tutte le teste erano puntate su di lui.
"Almeno che qualcuno non mi esponga il motivo di questo battibecco". L'espressione dell'accusato divenne improvvisamente spaventata.
"Ehi, amico, vacci piano. Questo qui voleva sapere dove diavolo fosse finita sua figlia e io gli ho detto che l'ho vista in un Night Club, che cazzo di colpa ne ho io se sua figlia è una puttana?". Qualcuno dovette tenere fermo il padre perché non gli saltasse di nuovo addosso. Ilyas guardò in direzione di Alex. Quest'ultimo afferrò il messaggio.
"Signori, vi prego di seguirmi in centrale".



Ora che si trovavano nell'ufficio di Alex, gli animi si erano calmati. Il tipo della droga disse di chiamarsi Fenton, il padre invece Malcom. Ilyas rimase in piedi vicino ad Alex facendolo sentire non poco a disagio. Notò che anche gli altri si muovevano freneticamente sulla sedia.
"Perché adesso non parte dall'inizio?" propose Pendergast a Malcom. Prima di cominciare, l'uomo prese un gran respiro, come se anche solo parlare gli procurasse un dolore terribile.
"Mia figlia, Janet, è scomparsa. Stamattina mi sono svegliato e non l'ho trovata nel suo letto, ho pensato che fosse uscita a fare una passeggiata- qualche volta le vengono queste voglie-ma dopo un po' io e mia moglie ci siamo convinti che non si trattasse di una semplice passeggiata mattutina. Non volendo andare dalla polizia mi sono messo a chiedere in giro se l'avessero vista, e poi è arrivato lui..." guardò sprezzante Fenton "a dirmi che Janet ieri notte si trovava in un Night Club. Mia figlia non ha mai fatto nulla del genere, glielo posso giurare su quello che vuole". Per tutto il tempo il sorriso di Fenton non si fece pregare.
"Già, tutti i padri non ci credono fino a che non lo vengono a sapere" commentò quasi ridendo. Ad Alex venne voglia di finire il lavoro iniziato nel bar.
"Qual è la sua versione dei fatti, invece?" domandò Ilyas a Fenton ignorando la sua battuta sarcastica.
"Ero lì con un paio di amici a bere qualche drink quando è spuntata questa ragazza. Ha attirato molta attenzione con quelle due angurie davan...Cioè, era molto carina e lo hanno notato in molti. Sembrava spaventata, voglio dire, sembrava la sua prima volta in un posto simile. Poi si è messa a camminare verso un tipo. Si è seduta accanto a quello per quasi un minuto, poi si sono alzati ed è stata trascinata fuori da lui e un altro". Sulle ultime parole gli occhi del padre quasi non saltarono fuori dalle orbite. Lo stesso Alex rimase sbalordito. L'unico a non muovere un muscolo fu Ilyas.
"E lei non ha fatto niente per impedirlo?" chiese.
"Amico, cosa vuoi che facessi? Queste cose sono all'ordine del giorno in posti simili, e aiutare una donna in pericolo? No amico, mi farei soltanto sparare, e onestamente preferisco di gran lunga vivere col senso di colpa".
"Verme schifoso" disse Malcom, ricevendo il consenso silenzioso di Alex. Era un verme schifoso di quelli peggiori.
"Ha visto in volto chi l'ha portata via?". Fenton scosse il capo. Non ci volle un detective per capire che stesse mentendo spudoratamente.
"Ne è davvero sicuro, Fenton?" chiese di nuovo Ilyas avvicinandosi all'uomo. Fenton indiettreggiò con la sedia.
"Sì che ne sono sicuro cazzo, perché non mi lasciate andare?!". Pendergast gli fu addosso in un attimo e Alex sussultò sulla sedia.
"Mi guardi negli occhi e mi dica che non li ha visti in faccia".
"Sta calmo amico...maledizione, sì...forse qualcosa l'ho visto, c'erano Josh Minerva e Jamie Williams, due teste di cazzo che mi faranno fuori se vengono a sapere che sono stato io a spifferare tutto!". Ilyas si allontanò da Fenton ritornando accanto ad Alex.
"Non c'è alcun bisogno che si preoccupi. Sceriffo? Faccia accomodare il nostro amico in gattabuia".



Josh Minerva buttò l'ultimo paio di pantaloni nella borsa e corse in bagno a liberare la vescica. Aveva intenzione di sparire il più presto possibile, prima che qualcuno venisse a cercarlo. Sapeva fin dall'inizio che sarebbe andata a finire male. Con quel Jamie era sempre così, ma aveva comunque voluto rischiare. Tanto meglio, voleva andare via da quella città del cazzo da molto, e adesso aveva un motivo in più per farlo. Anche Drew Sanders, l'altro "complice" aveva intenzione di filarsela, e sicuramente avrebbe fatto lo stesso Jamie, se non fosse stato ucciso da...Cosa? Sicuramente un animale che viveva nel grano, non poteva essere altrimenti. Eppure, mai in vita sua aveva provato tanta paura quanto la vista di quell'animale. Era riuscito a scappare per un pelo assieme a Drew, e adesso stava per scappare anche da quel postaccio. Prese la borsa e il suo fidato pacchetto di Marlboro e si diresse verso la porta, quindi verso la macchina. Non appena mise piede fuori notò qualcosa di diverso. C'era un auto della polizia parcheggiata esattamente davanti a casa sua.
Merda
Lasciando cadere la borsa iniziò a correre come un matto verso il proprio veicolo.
"Fermo!" gli gridò qualcuno alle sue spalle.
Contaci pensò sorridendo Josh. Riuscì ad entrare in macchina e ad accendere il motore, dopodiché diede gas.
"Arrivederci, cazzoni!" furono le sue ultime parole, accompagnate con un bel dito medio, prima di scampare alla polizia.
E fu in questo modo che Josh Minerva si portò tra le braccia della morte.



Minerva diede ancora più gas quando intravide nello specchietto retrovisore l'auto della polizia avvicinarsi.
"Maledetti " bisbigliò tra sè. Aumentò la velocità al massimo e prese la svolta per l'uscita da Mainhill. Avrebbe dovuto superare tutto il campo di grano, prima di arrivare al confine con l'altra città, e con la macchina da due soldi che si ritrovava sarebbe stata un'impresa impossibile riuscire a farcela. Come dimostrazione vide gli altri avvicinarsi pericolosamente. All'improvviso Minerva virò a destra, andando a finire nel campo infinito. Aspettò che l'auto si fermasse da sola a causa delle spesse spighe, dopodiché saltò fuori e partì come un razzo nella sua corsa. Zigzagava a destra e sinistra sperando di confondere gli inseguitori.
"Josh! Fermati se non vuoi incasinare la tua situazione ancor di più!". Accelerò fino all'ultimo. Non si sarebbe fatto prendere così facilmente. Con suo grande sollievo notò che li aveva quasi seminati. Due bastardi contro una fava!
A suo favore inoltre c'erano le spighe alte un metro più di lui. Continuò a correre per altri dieci minuti e quando decise che fosse abbastanza, si fermò. Rimase immobile ad ascoltare.
Niente passi, niente poliziotti. Solo allora tirò un sospiro di sollievo, ma non durò molto, quando si rese conto di un fatto spigoloso. Non sapeva nemmeno dove si trovava, come avrebbe fatto ad uscire?
"Poliziotti di merda". Ritornò in piedi e si girò nella direzione da cui era venuto. O era forse alla sua destra, l'uscita? Dannazione!
Con un groppo alla gola avanzò alla cieca, sperando d'aver azzeccato. Ovunque girasse lo sguardo vedeva solo il giallo morto delle spighe di grano, e dopo quindici minuti di cammino iniziò ad irritarsi.
"Cazzo". Si fermò di nuovo, forse per la ventesima volta, e rimase ad ascoltare. Da quando era partito aveva avuto la continua sensazione di essere seguito. E proprio allora, immerso nel silenzio, sentì dei passi pesanti alle sue spalle fermarsi.
"Chi cazzo è?!". Minerva si voltò in tutte le direzioni spezzando numerose spighe. Non c'era anima viva.
"Se sono quegli stronzi in divisa, giuro che li ammazzo". Riprese il cammino più nervoso che mai, forse anche un po' spaventato. Aguzzò le orecchie catturando il rumore di passi alle sue spalle. Qualcuno lo stava seguendo, maledizione. Ignorando lo stimolo di correre nella direzione da cui provenivano, continuò ad andare avanti. E poi, quando meno qualcuno se lo sarebbe aspettato, si voltò pronto a cogliere in fallo il pedinatore.
Non c'era maledettamente nessuno, dietro di lui.
Accumulando aria nei polmoni e tentando di calmarsi, riprese a camminare. E poi iniziò a correre. Come si aspettava, il suono dietro di lui s'intensificò. Chiunque gli stesse alle calcagna aveva seguito il suo esempio.
"Fottiti!" urlò Josh al nulla, e sentì un dolore terribile investirlo per tutto il corpo. Udì qualche osso spezzarsi e una mano ruotare troppo. Un ronzio insopportabile si fece strada nella sua testa mentre un rivolo di sangue toccava terra. Non vide niente oltre al buio più totale, ma sentì un ringhio gutturale che per poco non gli distrusse i timpani. Aveva la sensazione di star venendo schiacciato vivo, non riusciva più nemmeno a respirare. Josh Minerva provò ad aprire gli occhi e ci riuscì. Si ritrovò faccia a faccia con la cosa più spaventosa che un omone grande e grosso come lui potesse vedere. Non gli ricordava nessun animale e nè tanto meno una persona. Sembrava quasi un alieno. Un mostro disgustoso uscito dai peggiori film dell'orrore. Un mostro che affondò le mani negli occhi di Josh, scavando in fondo, fino a toccare il cervello molliccio, lasciando il sangue caldo colare lungo le dita screpolate. Aspettò dei secondi, poi alzò il corpo inerme e si dileguò nel silenzio più assoluto.
  
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