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Autore: Princess Kurenai    19/10/2014    2 recensioni
Fanfiction scritte per la SouMako Week.
➥ Day 1 - angst/fluff
➥ Day 2 - alternate universe/crossover
➥ Day 3 - post graduation/elementary school
➥ Day 4 - birthday/families
➥ Day 5 - established relationship/confession
➥ Day 6 - touch/sight
➥ Day 7 - free prompt!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Train
Fandom: Free!
Personaggi: Makoto Tachibana, Sousuke Yamazaki
Pairing: SouMako
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Shonen-ai, Established Relationship
Conteggio Parole: 745
Note: 1. Scritta per la SouMako Week
2. Se il capitolo scorso era stupido… questo supera ogni limite XD ma perdonatemi: volevo mettere per iscritto un mio kink X°D
3. Non betata ç____ç


Una volta Makoto aveva visto un pezzo di un anime hentai a casa di Nagisa, nel quale una ragazza veniva molestata sul treno. Non aveva mai avuto interesse per quel genere di anime - anche volendo, vivendo con due fratellini piccoli che non conoscevano la parola 'privacy', era davvero complicato - e, dinnanzi a quelle scene via via sempre più spinte, che il padrone di casa si rifiutava di togliere, lui si era imbarazzato a morte.

La sua reazione aveva ovviamente fatto ridere Nagisa, mentre Rei - che era riuscito miracolosamente a spegnere il computer - si lanciò sin sa subito in delle lunghe spiegazioni su quanto potesse essere assurda la situazione descritta in quell'anime... tuttavia, quando sentì una mano sul suo sedere niente di tutto quello gli sembrava irreale.

Di assurdo c'era il fatto che lui era un ragazzo e non una studentessa con la gonna eccessivamente corta e dall'aspetto invitante. Lui era un maschio e... e quelle cose non accadeva ai ragazzi! Ma la mano sul suo sedere continuava ad essere decisamente reale.

Poteva essere un errore, si disse cercando di mantenere la calma, o poteva anche essere la sua fantasia che galoppava troppo - magari non era un 'molestatore'. Di conseguenza cercò di allontanare ogni dubbio e di fare qualche passo in avanti nella speranza di superare gli altri passeggeri che si accalcavano tra ingressi ed uscite, tirando poi un sospiro di sollievo nell'arrivare vicino alle porte.

Tuttavia, la mano tornò subito sulle sue natiche, stringendone una con forza fino a farlo sussultare. Sentì il viso andare a fuoco - abbassò addirittura il capo nella speranza di nascondersi - portando poi il braccio dietro la schiena per cercare di afferrare il polso del suo molestatore ed allontanarlo. Di voltarsi non se ne parlava proprio: sarebbe morto per l'imbarazzo e per la paura.

Il suo polso però venne afferrato con sicurezza dall'altra mano dell'uomo alle sue spalle - non aveva dubbi sul fatto che fosse un uomo -, strappandogli un verso spaventato.

« Fermo», sussurrò una voce direttamente nel suo orecchio, facendolo trasalire.

« N-no», si oppose cercando di non far tremare troppo la voce.

Sentiva le ginocchia deboli per l'imbarazzo e la paura, ma non per quello si sarebbe lasciato molestare dal primo sconosciuto. Sentì una risata carezzargli le orecchie, rubandogli dei brividi vagamente familiari lungo tutta la colonna vertebrale.

Fu quella strana sensazione di familiarità a spingerlo a cercare in tasca il suo cellulare. Scrisse alla cieca solo poche parole, sperando ovviamente che il suo ragazzo rispondesse velocemente al telefono.

Non sapeva esattamente cosa avrebbe potuto fare Sousuke, che si trovava dall’altra parte della città, ma non aveva avuto idee migliori.

Cercò in ogni caso di allontanarlo e di liberare il suo polso dalla ferrea presa dell’uomo alle sue spalle, ma quel suo tentativo si concluse come il precedente e si ritrovò di conseguenza schiacciato contro la porta, con il corpo dell’altro contro il suo.

« Makoto…», il suo nome, sussurrato lentamente sulla pelle sensibile vicino all’orecchio, lo fece sussultare, e ancor prima di chiedersi come il suo molestatore fosse a conoscenza del suo nome - e neanche perché quel tono fosse così familiare -, avvertì un qualcosa vibrargli contro le natiche.

Emise un altro gridolino nel sentire quella vibrazione, seguita poi da una suoneria che, cosa che lo stupì non poco, conosceva fin troppo bene… ed infatti, con una risata, l’uomo alle sue spalle lo liberò, costringendolo poi a voltarsi.

Si sarebbe voluto ribellare - era ancora terrorizzato nonostante tutto -, ma quando incrociò gli occhi chiari del suo ragazzo, tutte quelle piccole cose che poco prima lo avevano confuso nella paura, sembravano finalmente tornare al loro posto.

« T-tu…», mormorò con il viso rosso.

« Yo», lo salutò con un ghigno compiaciuto Sousuke, prendendo il cellulare dalla tasca per poter leggere il messaggio che Makoto gli aveva inviato poco prima, « Eccomi qui ad aiutarti», dichiarò.

« S-sei un idiota!», borbottò Tachibana, nascondendo il volto tra le mani, « Ero terrorizzato!»

« Non avrei fatto niente», lo rassicurò prontamente Sousuke, « Volevo solo vedere come reagivi».

« N-non dovevi essere… a s-scuola?», domandò l’altro, abbassando le mani e cercando di cambiare discorso nel tentativo di calmarsi e di dimenticare l’agitazione di poco prima.

« … sorpresa!»

« … ti ho già detto che sei un idiota?», mugugnò Makoto, sussultando quando Sousuke gli mise di nuovo una mano sulle natiche, rubandogli poi un veloce bacio sulle labbra.

« Se vuoi, puoi continuare a darmi dell’idiota», ribatté questo, stringendo le dita sul sedere dell'altro, « Perché credo di averci preso gusto, sai?»

« I-idiota!»

   
 
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