Armistizio
Daryl
aveva ormai perlustrato ogni centimetro di quel minuscolo loculo in
cui erano finiti, ed era giunto alla conclusione che le
possibilità
di uscire da quel casino erano davvero scarse, ma non nulle. Un buon
piano avrebbe potuto salvarli. Bisognava solo trovarlo.
Spense
la piccola lampada da giardino per evitare che si consumasse
completamente, gli sarebbe stata utile più tardi, e si
sedette
vicino ad Ocean a riposare e aspettare che si svegliasse. La ragazza
era decisamente imbranata, e probabilmente aveva avuto un crollo di
energia spropositato tale che non solo si era addormentata
all'istante, ma era scivolata con la schiena contro il muro ed era
caduta di faccia a terra. La cosa però non l'aveva
disturbata, e
aveva continuato a dormire. E se non era riuscita a svegliarla una
musata allora voleva dire che neanche un paio di scrollate e richiami
avrebbero funzionato, perciò avrebbe aspettato. Tanto
lì dentro al
momento erano al sicuro, non aveva fretta di andarsene, e Ocean aveva
bisogno del suo tempo per riprendersi. Così avrebbe avuto
tempo
anche di pensare con calma e silenzio per trovare un piano.
Si
sedette vicino alla sua testa, con la schiena poggiata al muro, un
ginocchio sollevato e un braccio poggiato sopra esso, penzoloni,
rilassato. Poggiò la balestra vicino a lui, tirò
un sospiro
cercando di rilassarsi anche lui e chiuse gli occhi in cerca di
concentrazione, tanto la stanza era completamente buia, a malapena
riusciva a vedere oltre al suo naso, quindi non c'era vantaggio a
tenere gli occhi aperti. Non aveva un piano ancora, non era riuscito
a pensare a niente di sensato che non fosse "corriamo fuori e
spariamo a tutto quello che abbiamo davanti" perchè in
quelle
condizioni non riusciva a trovare altra aternativa. Lasciò
cadere la
testa all'indietro, sospirando e chiedendosi ancora una volta chi
glielo avesse fatto fare. Tese le orecchie ad ascoltare i suoni che
lo circondavano, cercando di distinguerne la provenienza, utilizzando
quel metodo come una specie di mappatore per capire chi si trovasse
dove e cosa c'era la fuori. Più volte si era affidato solo
al suo
udito, soprattutto quando andava a caccia, ed esso non l'aveva mai
tradito. Era più facile anzi che a tradirlo fossero gli
occhi. Non
si fidava dei suoi occhi, questo l'aveva imparato col tempo, anche se
magari poteva essere difficile da credere visto che era un
balestriere e puntava tutto sulla vista.
Improvvisamente
udì un rumore sospetto all'interno della loro stanza e
spalancò gli
occhi: aveva sentito una voce. Allungò una mano
già pronto a
riaccendere la lampada, tendendo le orecchie e sforzandosi di
guardare oltre all'oscurita. Chi aveva parlato? C'era qualcuno?
Qualcosa? Possibile non l'avesse visto prima? Che fosse lo zombie
morto che faceva loro compagnia dentro quello sgabuzzino con una
delle sue frecce conficcate in un occhio?
Ma
non ci fu bisogno di accendere la lampada perchè la voce si
ripetè
e questa volta ne capì subito la provenienza: Ocean accanto
a lui,
stesa nella sua scomoda posizione, bofonchiava parole a lui
incomprensibili, non solo per il tono troppo basso ma anche
perchè
non le riconobbe: stava parlando in una lingua che non conosceva.
<<
Neanche mentre dormi riesci a stare zitta. >> disse tra
sè e
sè tornando a rilassarsi e riportando a sè la
mano che era rimasta
tesa a mezz'aria. La ragazza parlava nel sonno, era increddibile!
Riusciva a essere fastidiosa anche mentre dormiva, e non era roba da
poco.
Ma
di nuovo aveva giudicato troppo presto. Non solo parole, ma anche un
lamento uscì dalle sue labbra. Daryl d'istinto
voltò la testa verso
lei, e per un istante ebbe come l'impressione di vederla anche
attraverso l'oscurità, raccolta in se stessa e tremolante.
Ma si era
sbagliato. La visiblità era decisamente troppo scarsa e
l'unica cosa
che scorgeva era un ombra confusa vicino a lui. Sentì poi
uno
spostamento d'aria e l'annusare del cane che era con loro avvicinarsi
al viso della ragazza. Un altro lamento, così simile a un
singhiozzo, ruppe il silenzio, smorzato, soffocato, ma, proprio per
questo suo voler restare celato, così curioso e profondo. Il
cane,
annusata la zona per trovare la padroncina, si lasciò cadere
con il
muso vicino al viso di Ocean, e il corpo stretto a lei, in un gesto
così naturale e automatico che mostrava tutta la sua
quotidianità.
Al contatto con Max Ocean smise di lamentarsi, e si mosse,
stringendosi di più al manto morbido del suo fedele amico.
Quante
altre volte Max aveva asciugato le sue lacrime la notte?
Daryl
vide di nuovo il gatto di Dale, immerso nell'oscurità,
raggomitolato
in un angolo, tremante e aggressivo nel suo allontanare chiunque,
anche le coperte che teneramente gli venivano offerte: avrebbero
potuto soffocarlo. O almeno questo era quello che lui credeva.
Allungò
una mano e la posò sulla testa arruffata del cane,
concedendogli due
carezze di gratifica, come se spettasse a lui premiarlo e rendergli
grazie. Ma probabilmente Ocean non sapeva neanche di doverlo fare.
A
svegliarla fu un forte mal di testa. Si sentiva confusa e
frastornata, e inizialmente si chiese se qualcuno non l'avesse
colpita alla testa. Cercò di aprire gli occhi facendo uno
sforzo che
poche volte si era ritrovata a fare e si massaggiò una
tempia: che
diavolo era successo? Non ricordava niente. Per quanto aveva dormito?
Aveva sognato...solo questo ricordava. Aveva sognato la lunga linea
dell'orizzonte al di là di un'immensa distesa d'acqua.
L'oceano.
Solo
questo ricordava.
Aggrottò
la fronte quando aperti gli occhi si trovò immersa
nell'oscurità.
Dove diavolo era? Cercò di guardarsi attorno senza successo
e si
sollevò su un gomito, sforzando la sua memoria a
riaffiorire. Una
lingua improvvisa e umidiccia sul suo volto le segnalò la
presenza
di Max al suo fianco. Questo bastava a tranquillizzarla almeno in
parte. Si pulì la saliva del cane con la manica della
camicia e finì
di tirarsi su, sedendosi, sperando di riuscire a vedere qualcosa una
volta abituata al buio, ma aveva fatto male qualche calcolo: lei era
già stata al buio, non poteva certo abituarsi più
di così.
Riusciva
a distinguere a malapena i contorni degli scaffali intorno a lei.
Voltò
poi la testa e vide una sagoma appoggiata al muro di fianco a lei.
Trasalì, non riconoscendola, e arretrò acquattata
com'era con una
fretta improvvisa, arrancando e gemendo.
<<
Stai calma! >> le disse Daryl, sorpreso della reazione
della
ragazza, mostrando i palmi e allungando un po' le mani verso lei. Per
un attimo credette di aver sentito un gatto soffiare, ma anche quello
era solo frutto della sua fantasia.
Si
sbrigò ad afferrare la lampada che aveva trovato e ad
accenderla per
permettere a Ocean di riconoscere il luogo e soprattutto lui: il
risveglio non era stato dei migliori, la ragazza era in un palese
stato confusionale. Se fosse stato colpa della botta in testa o dello
svenimento questo non seppe dirlo. La luce improvvisa accecò
gli
occhi di Ocean che si portò d'istinto una mano al viso per
proteggersi e arretrò ancora.
<<
Oh, che diavolo!! Spegni quell'affare! >> si
lamentò tornata
improvvisamente in sè. I ricordi stavano tornando piano
piano, ma
era riuscita a riconoscere subito la voce di Daryl dopo averla
sentita e questo le aveva permesso di far scattare il meccanismo che
la stava riportando lì, in quel luogo e in quel tempo.
<<
Stai bene? >> chiese Daryl più imbarazzato che
preoccupato e
spense nuovamente la lampada.
<<
Perchè diavolo mi hai colpita? >> chiese Ocean
con la voce
ancora impastata, ignorando la domanda del ragazzo.
<<
Colpita? Io non ti ho colpita! >>
<<
E allora chi è stato? Ero seduta a riposare, poi
all'improvviso non
ricordo nulla e adesso ho un gran mal di testa! Qualcuno deve avermi
colpita! >> disse ancora lei, mentre cercava di far
scrocchiare
qualche osso dolorante per la posizione scomoda in cui aveva dormito.
<<
Penso tu sia svenuta. >> disse Daryl un po' scocciato dal
fatto
che devesse darle giustificazioni.
<<
Certo. >> rispose sarcastica Ocean, probabilmente non
credendo
alle sue parole, e dopo essersi stirata a dovere tornò a
sedersi
dov'era, mettendosi comoda << Allora. Che facciamo?
>>
chiese poi, dando per scontato che Daryl avesse già un piano
studiatissimo in mente.
<<
Non ne ho la più pallida idea! Siamo in un vicolo cieco.
Dovremmo
uscire da dove siamo entrati. >>
<<
Perfetto! Molto più semplice di quello che credevo.
>> disse
ancora piena di sarcasmo.
<<
Hai un talento naturale tu nel metterti nei guai! E ora hai
trascinato anche me nei tuoi casini. >>
brontolò Daryl,
innervosito sempre più dal tono di Ocean. Tutto quel
sarcasmo
gratuito e assolutamente inutile gli dava sui nervi, soprattutto
perchè era solo colpa sua se erano lì.
<<
Ringraziami. Almeno non sei più alla fattoria ad annoiarti.
Un po'
di brio! >> sorrise Ocean.
Daryl
rispose con uno sbuffo e il silenzio calò di nuovo.
Non
seppero mai quanto tempo passò veramente, a loro sembrarono
ore, ma
avrebbero potuto anche essere semplicemente minuti. Ognuno perso
nella propria mente, nei propri pensieri, speranzosi che la soluzione
in qualche modo cadesse loro dal cielo, o forse semplicemente
aspettando che l'altro la trovasse, incolpandosi a vicenda e
scaricandosi reciprocamente le responsabilità.
"E'
colpa tua se siamo qui dentro, ora trova una soluzione."
pensavano.
O
forse stavano solo approfittando della calma di quel luogo
relativamente sicuro per riprendere le energie prima di tuffarsi a
capofitto nella folla divoratrice che c'era fuori, e sperare di
uscirne incolumi. Serviva forza, ma soprattutto coraggio e il
rimandare per ora sembrava la soluzione migliore. Aspettare nella
speranza che un qualsiasi evento fortunato portasse l'orda da
un'altra parte.
<<
Beh, se restiamo qui prima o poi ci verranno a cercare.
>>
disse Ocean. Era la prima e unica cosa che le era venuta in mente,
anche se, doveva essere sincera, non si era sforzata molto.
<<
Vuoi viaggiare da sola e poi conti sull'aiuto degli altri.
>>
<<
No, conto sul fatto che questi "altri" sono amici tuoi e
prima o poi si chiederanno che fine hai fatto. >> rispose
con
tranquillità Ocean. Nonostante il pericolo imminente erano
stranamente tranquilli, come se avessero avuto la certezza di uscire
di lì prima o poi, dovevano solo aspettare. Da dove gli
arrivasse
questa certezza non sapevano neanche loro, e con molta
probabilità
era una sciocchezza.
<<
Ma perchè? >> si lasciò uscire
infine Daryl con tono quasi
esasperato. La domanda chiaramente non era legata al discorso che
stavano affrontando, sicuramente a portarlo lì era stato un
filo di
ragionamento completamente diverso, solo che quale fosse non era
chiaro a Ocean.
<<
Perchè ti vogliono bene? >> rispose lei con
una domanda,
legandola al contesto delle loro chiacchiere, tanto per poter
rispondere qualcosa, anche se sapeva che non c'entravano niente l'uno
con l'altro.
<<
No!! >> lo spostamento d'aria accanto a lei, e le ombre
che si
muovevano che rusciva a vedere con la coda dell'occhio, le fecero
intuire che Daryl stesse gesticolando nervosamente <<
Perchè
diavolo fai così? Cosa cavolo c'hai in quella testa? Vuoi
farti
davvero ammazzare? >>
<<
Di che stai parlando scusa? Non mi pare di aver fatto nulla?
>>
chiese Ocean con altrettanto nervosismo.
<<
Non capisci che qui un passo falso ti uccide? Fare l'orgogliosa non
ti aiuterà ad andare molto lontano! >>
<<
Io orgogliosa? Guarda che stai sbagliando strada! >>
cercò di
rispondere Ocean con falsa calma.
<<
Ah no? "Io non viaggio in gruppo, io sto sola e non conto su
nessuno!" non ti sembra un ragionamento orgoglioso? >>
<<
Mi spieghi perchè diamine tu e i tuoi amici mi dovete stare
così
appiccicati? Perchè cavolo mi hai seguita? Non mi conosci!
Non
capisco perchè dai così tanta importanza alla mia
vita! >>
brontolò Ocean voltandosi, puntando gli occhi sull'ombra che
aveva
di fronte, assumendo uno sguardo minaccioso, anche se sapeva lui non
avrebbe potuto vederla.
<<
Ci sono già abbastanza morti che camminano, vorrei evitare
di
alimentare la faccenda. >> si giustificò Daryl.
<<
Oh, ma davvero? Io credo invece tu sia tale e quale al tuo amichetto
Rick, con le manie da eroe! Ti butti all'arrembaggio alla prima
situazione pericolosa solo per mostrare al mondo quanto sei forte e
come riesci a uscirne fuori con coraggio e splendore! Ti manca solo
la colonna sonora. >>
<<
Ti sbagli! >> si limitò a dire Daryl, senza
calmarsi.
<<
No, non mi sbaglio invece! A malapena sapevi che la ragazzina si
chiamava Sophia, eppure sei stato tu quello che si è fatto
quasi
uccidere per trovarla! >> disse Ocean caricando il suo
discorso
di enfasi con l'aiuto di un gesto.
<<
E tu come diavolo sai queste cose? >>
<<
La tua amica Andrea è una gran chiacchierona. Mi ha spiegato
e
raccontato un po' di cose sperando di integrarmi nel gruppo in questa
modo. >>
<<
Non sono faccende che ti riguardano, ad ogni modo! Avevo i miei
motivi. >> disse Daryl.
<<
Li conosciamo i tuoi motivi. Superman senza pericoli e nemici non
sarebbe l'eroe famoso che è ora. >> disse
Ocean accarezzando
Max, e sperando di ritrovare un po' di calma in quel gesto.
Daryl
inizialmente si limitò a rispondere con un verso scocciato,
poi dopo
qualche secondo di riflessione gli scappò un sorriso
sarcastico.
<<
Non riesci proprio, vero? >>
<<
Tu non riesci proprio a parlare chiaramente, vero? Andiamo avanti per
enigmi. >> rispose subito Ocean senza dargli il tempo di
proseguire.
<<
L'hai fatto di nuovo! >> sorrise ancora Daryl, quasi
divertito
dalla sua "scoperta" << Sposti l'attenzione del
discorso sugli altri! Non hai risposto alla mia domanda e hai portato
l'attenzione su di me. >>
Ocean
scoppiò a ridere nel sentirlo << Senti, senti,
che
macchinatrice che sono! Non lo sapevo neanche io. >>
<<
Tu nascondi qualcosa. >> disse infine Daryl, mettendo un
punto
a tutto quel discorso.
<<
Tutti nascondiamo qualcosa oggi come oggi. >> rispose
Ocean,
mettendo lo stesso punto conclusivo.
E
il silenzio scese di nuovo. Ma questa volta i pensieri che volavano
dentro quella stanza non erano rivolti alla ricerca di una soluzione,
anzi quasi si erano dimenticati di trovarsi dov'erano. Il pericolo,
gli zombie, erano diventati così quotidiani che non
spaventavano
nemmeno più.
Ocean
sospirò seccamente, qualcosa gli attorcigliava le budella.
Provava
fastidio, un profondo fastidio, che inizialmente attribuì
alla
vicinanza di quell'uomo così odioso, ma che pian piano
riuscì a
riportare sui suoi binari e a capire che in realtà era
legato
all'idea che lui, come forse anche gli altri del gruppo, la
considerassero pericolosa, solo perchè aveva il suo
silenzio. Max e
Peggy l'avevano accettata per quello che era in quel momento, senza
porsi domande o costringerla a rivelare cose che non voleva nemmeno
ricordare, l'avevano accettata come Ocean e basta. Perchè
loro no?
Perchè non riuscivano a vedere oltre, e capire che certe
cose era
meglio non tirarle fuori? Ci aveva messo così tanta fatica a
dar
vita ad Ocean, perchè ora veniva messa in discussione?
Ma
soprattutto...perchè diamine gliene importava
così tanto da starci
male? Non voleva saperne di quel gruppo, a malapena lo conosceva, e
mai ne avrebbe fatto parte, perchè allora per lei era
così
importante che l'accettassero? Non voleva credere di aver bisogno di
loro, non avrebbe mai accettato l'ipotesi che lei avesse bisogno di
qualcuno accanto a sè. Mai.
Strinse
i pugni, detestando tutto quello, e decise di togliersi un piccolo
sassolino dalla scarpa, sperando che poi la convivenza col resto del
fastidio sarebbe stata più semplice.
<<
Non voglio avere gente intorno a me. >> disse
velocemente, come
un proiettile che viene sparato fuori prima che la mano che ha
premuto il grilletto tentenni. Il primo passo era fatto...ora
sembrava tutto più semplice.
Fece
un respiro profondo ma silenzioso, cercando di non far trapelare la
sua tensione << Voglio restare sola perchè
odio le persone e
odio la compagnia. Chiamami pure misantropa, se vuoi darmi un
appellativo. Il lavoro di squadra non fa proprio per me.
>> e
tornò a calare il silenzio. Daryl non rispose, e non diede
nemmeno
cenno di averla ascoltata, ma le tensioni erano sciolte, era
percepibile. Almeno ora si poteva respirare aria più pulita
all'interno di quella stanza.
Ocean
alzò la testa di colpo.
Aria
pulita! C'era aria pulita in quella stanza!
Prese
la lampada ai loro piedi e si alzò di colpo, sotto lo
sguardo
attonito di Daryl, chiedendosi quale idea geniale l'avesse illuminata
tanto, ma ricevendo subito anche lui la stessa risposta. Un leggero
spiffero d'aria fresca gli era arrivato al volto. Si alzò
anche lui
e Ocean accese la lampada, guardandosi attorno.
<<
Da dove arriva? >> chiese Ocean. Anche Max
alzò il muso e
annusò incuriosito, sentendo anche lui il leggero
cambiamento.
<<
Non ci sono buchi, gli avrei visti! >> disse Daryl
ispezionando
le 4 mura intorno a lui.
<<
Ho un'idea. >> disse Ocean prima di spegnere la lampada e
passarla a Daryl. Cercò di fare un passo verso una qualsiasi
direzione e allungò le mani davanti a sè
<< Cacchio non vedo
nulla! >> disse avanzando lentamente usando le mani come
"occhi".
<<
Ma davvero?! >> si lasciò sfuggire beffardo
Daryl. Quella
ragazza aveva qualcosa che non andava, ne era certo.
Ocean
arrivò finalmente a toccare il muro di fronte a
sè e ci schiacciò
la faccia contro voltandosi prima a destra, poi a sinistra, e
trovando ciò che cercava.
Flebile,
quasi invisibile, forse anche per l'oscurità della sera che
stava
arrivando, si riusciva a intravedere dietro uno degli scaffali
poggiati lì una leggera striscia luminosa.
<<
Eccola! Ci dev'essere o una finestra o comunque un buco nel muro qui
dietro! >> Daryl accese di nuovo la luce della lampada e
si
avvicinò alla ragazza.
<<
Tieni. >> disse porgendogliela. Ocean si
spostò, facendo posto
al ragazzo, e afferrò la lampada che gli aveva dato,
permettendogli
così di avere le mani libere per poter afferrare lo scaffale
e
tentare di spostarlo. Era molto pesante, ma non fu per questo motivo
che Daryl spostò lentamente il mobile in ferro: non sapevano
cosa ci
poteva essere oltre al buco e avere la stanza invasa era l'ultima
cosa che volevano.
<<
E' una finestra! >> disse Ocean studiando il muro che
pian
piano veniva scoperto << Probabilmente l'ha messo qui
l'uomo
che si era nascosto qui dentro nella speranza di salvarsi.
>>
disse Ocean voltandosi a guardare il cadavere che giaceva a terra,
poco lontano da loro.
<<
Riesci a vedere oltre? >> chiese Daryl spostando lo
scaffale di
qualche altro centimetro << Riesci a vedere se la via
è
libera? >>
Ocean sfoderò una delle sue daghe, se la portò
davanti, pronta a colpire e schiacciandosi tra lo scaffale e il muro
tentò di avvicinarsi all'apertura, tenendo ben salda la
presa della
sua daga, pronta a difendersi qualora qualcosa di poco carino fosse
sbucato all'improvviso. Il vetro era rotto, e questo permetteva a una
leggera brezza di entrare...ma non solo la brezza esterna avrebbe
potuto varcare quella soglia. Ocean doveva stare attenta, lo sapeva.
<<
Non ci arrivo!! >> disse trovandosi troppo schiacciata e
incapace di proseguire ancora oltre << Devi spostarla
ancora!
>> sapevano entrambi che la cosa sarebbe potuta essere
molto
rischiosa, così come ci passava Ocean avrebbero potuto
passarci gli
zombie, e nel caso Daryl non avrebbe neanche potuto rispingere lo
scaffale per tempo: avrebbe dovuto aspettare che Ocean uscisse. Ma
che scelta avevano?
<<
Quest'affare fa troppo rumore quando lo sposto! Così
rischiamo solo
di trovarci ancora più nei casini! >> aggiunse
Daryl, sperando
di convincere Ocean a trovare un'altra soluzione che fosse meno
rumorosa e pericolosa.
<<
Devi spostarla di più! Non ci passo, non vedo!
>> insistette
Ocean. Daryl fece un sospiro prima di sussurrare tra sè e
sè <<
E va bene >> e tirò ancora, lasciando liberi
altri 2 cm,
pregando fossero sufficienti. Ocean si spinse ancora più
avanti,
sentendosi lo sterno schiacciare sempre più e un forte senso
di
claustrofobia le chiuse la gola, ma non le impedì di andare
oltre.
<<
Merda!! >> Daryl la sentì quasi urlare prima
di sentire altri
versi che sicuramente non appartenevano alla ragazza. Zombie!!
Afferrò la sua balestra e corse vicino al muro,
schiacciandosi
contro esso e puntando la balestra davanti a sè, pronto a
sparare
per aiutarla. Ma non ce ne fu bisogno: Ocean aveva già fatto
da sè
conficcandogli più volte la daga in fronte. Ora lo zombie
giaceva
appeso alla finestra, con testa e un braccio all'interno e il resto
fuori. Per ora era l'unico, ma sapevano entrambi che se ce n'era uno
probabilmente ce n'erano altri e non avevano troppo tempo.
<<
Prendilo!! Portalo dentro, ho un'idea! >> disse Daryl
facendo
un gesto con la mano per invogliarla a sbrigarsi.
<<
Oh, certo e che ci vuole!! >> bofonchiò
sarcastica Ocean. Era
così schiacciata che le era impossibile girarsi, e con una
mano sola
non sarebbe stato facile afferrare il cadavere e trascinarselo
dietro. Provò a prenderlo per il colletto, sperando fosse
abbastanza
morto e che non avesse tentato di rialzarsi, e lo tirò, ma
come
poteva immaginare non riuscì. Troppo stretto, lo zombie non
passava
ed era pure incastrato, avendo l'altro braccio penzoloni fuori. Senza
considerare la sua pesantezza.
<<
Ok, senti, sposto ancora di più lo scaffale ma
farò un bel po' di
rumore, dovrai essere velocissima. >> disse Daryl
riportandosi
la balestra alla spalla e si riposizionò di fianco allo
scaffale,
afferrandolo con entrambe le mani e puntando bene i piedi a terra,
pronto a tirare.
<<
Sei pronta? >> le chiese.
<<
Quante scelte ho? >> chiese retoricamente Ocean prima di
lanciare la daga dietro sè, oltre lo scaffale: era solo
d'impiccio e
non poteva rimetterla via nella posizione scomoda in cui era.
<<
Vado!! >> annunciò Daryl prima di tirare
più forte che
poteva, spostando lo scaffale di un bel po'. Ocean potè
così
girarsi e usare entrambe le mani. Afferrò lo zombie sotto le
ascelle
e lo tirò dentro, piantando un piede contro il muro per
aiutarsi.
D'istinto guardò fuori dalla finestra e vide il sollecito di
cui
aveva bisogno per fare più in fretta: una decina di zombie,
che
fino a quel momento avevano passeggiato tranquilli nel giardino, li
avevano sentiti e si stavano dirigendo verso loro a gran
velocità.
<<
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!!! >> ripetè
più volte mentre
metteva fretta al suo corpo. Riuscì a tirare lo zombie
dentro, e
arretrò velocemente cercando di uscire da lì
dietro il prima
possibile << Chiudi, chiudi, chiudi!!!! >>
urlò al
ragazzo mentre varcava gli ultimi centimetri prima dell'uscita. Aveva
visto qualche braccio marcio protarsi all'interno, pronto ad entrare,
ma non riuscì a vedere il resto della scena
perchè la velocità con
cui aveva arretrato e il peso che si trascinava dietro la fecero
sbilanciare e cadere all'indietro. Sentì un tonfo: forse
aveva fatto
in tempo.
Un
dolore acuto alla base della spina dorsale: il suo osso sacro non
ringraziava per la caduta. Cominciò a rimettere ordine a
quanto
accaduto e percepì un peso sopra di sè che le
impediva di muoversi.
Aprì gli occhi cercando di capire cosa fosse successo in
quei
secondi in cui era caduta, abbassò gli occhi, guardandosi e
vide lo
zombie che aveva tirato steso sopra di lei con la testa poggiata sul
suo seno. Trattenne un conato di vomito e lo spintonò via in
malo
modo << Oh, andiamo!!! Non mi hai neanche invitato a cena
e già
ci provi! >> disse scansandosi da quell'ammasso di carne
puzzolente. Alzò gli occhi e vide Daryl con le spalle
poggiate allo
scaffale (il quale era riuscito a rimetterlo al suo posto), che
prendeva fiato e la guardava. Che aveva da guardare?
<<
Stai bene? >> le chiese dopo qualche secondo.
<<
Spero sia una grande idea la tua, o avrò rischiato di essere
stuprata da un cadavere inutilmente. >> disse Ocean
alzandosi e
dandosi colpi al vestito per togliersi lo sporco di dosso.
<<
Non penso ne sarebbe stato in grado. >> disse Daryl
accennando
un sorriso divertito, sforzandosi di tenerlo nascosto, forse per
orgoglio, ma senza riuscirci molto. Non voleva ammettere che la scena
e la battuta di Ocean erano stati esilaranti. Ocean notò il
suo
sorriso e per un attimo si bloccò. Non aveva mai messo in
conto che
forse anche lui era in grado di sorridere, l'aveva sempre visto
burbero e corrucciato, e chissà cosa le aveva suggerito che
lui non
era in grado di divertirsi.
La
cosa le piacque.
Di
solito le sue battute erano fini a se stesse, servivano solo a
sciogliere la tensione, a calmarla mettendo tutto sul piano dello
scherzo e a non prendere sul serio le situazioni che aveva di fronte,
facendo sembrare tutto più semplice. La vita era
più facile da
affrontare se si rideva invece di piangere. Invece quella volta la
sua battuta non era stata solo per se stessa, anche lui l'aveva colta
e aveva sorriso divertito.
Non
se l'aspettava.
Fu
colta da un piacere così improvviso da farla arrossire e
sorridere
imbarazzata.
<<
Bene >> disse voltandosi verso l'altro zombie, gesto che
in
realtà era solo una scusa per non far vedere il suo volto
<<
Quale sarebbe la tua idea? >>
Daryl
si spostò da dov'era e si affiancò alla ragazza,
guardando i due
cadaveri che aveva di fronte, lasciandosi alle spalle l'argomento
"battuta". Aveva colto il rossore in volto e il sorriso
imbarazzato di Ocean, anche se aveva cercato di nasconderlo, e
l'aveva addirittura trovato carino. Quindi, sì, era meglio
lasciar
perdere per non cadere in situazioni imbarazzanti.
<<
Useremo lo stesso metodo che hanno usato Glenn e Rick ad Atlanta.
>>
comunicò Daryl prima di avvicinarsi a uno dei due corpi.
Ocean per
un attimo sussultò << Siete stati ad Atlanta?
>> ma la
sua domanda cadde nel vuoto << Indosseremo i loro abiti,
e ci
sporcheremo con le loro interiora, così puzzeremo come loro
e gli
altri ci scambieranno per due di loro. Non ci dovrebbero attaccare in
questo modo. >> continuò Daryl cominciando a
spogliare il
corpo steso a terra.
<<
Com'era? >> chiese Ocean inginocchiandosi vicino al
ragazzo <<
Altanta. Com'era? >> chiese lei ancora, cercando di
mascherare
la domanda a semplice curiosità, senza troppo successo. Il
cuore
aveva preso a martellarle il petto.
Daryl
la guardò sottecchi, non chiedendosi come mai ci tenesse
tanto a
saperlo, intuiva che probabilmente lì c'era o c'era stato
qualcuno
che conosceva.
<<
Vuoi proprio che te lo racconti? >> disse acidamente, ma
la sua
era una domanda retorica. Ocean capì cosa stava cercando di
dirle e
abbassò lo sguardo, perdendosi per qualche istante nei suoi
pensieri, e cercando poco dopo di trascinarsi con forza di nuovo in
sè.
<<
Cosa dicevi, allora? Vestirci come loro... >> disse lei
cercando di riprendere il discorso di Daryl e lasciarsi alle spalle
l'argomento Atlanta. Daryl la osservò ancora qualche
istante: lo
sguardo si era posato sui suoi occhi, e si era reso conto che c'era
qualcosa al loro interno, qualcosa che per un attimo era riemerso e
che Ocean stava cercando di rimandare indietro con forza. Guardava il
cadavere davanti a sè, ma non lo vedeva veramente.
<<
Sì. Ci scambieranno per due dei loro. >> disse
poi, deciso
anche lui a lasciarsi alle spalle quella parantesi, senza
però
negare a se stesso che la cosa l'aveva incuriosito.
<<
E Max? >> chiese Ocean assumendo un'espressione un po'
offesa:
non l'aveva considerato?
<<
Il cane....corre veloce, no? >>
<<
Scordatelo! Non lo mando allo sbaraglio, troppo pericoloso.
>>
disse Ocean avvicinandosi al secondo corpo e, sguendo l'esempio di
Daryl, cominciò a togliergli i vestiti di dosso.
<<
Ok, ho trovato! >> disse poi Daryl alzandosi e
dirigendosi
verso un angolo buio della stanza. Uscì
dall'oscurità con un grosso
scatolone vuoto e un piccolo carrello, ma non diede spiegazioni e
tornò all'opera sul cadavere. Tolti i vestiti se li mise
addosso,
sopra i suoi, e Ocean fece altrettanto. Poi prese uno dei suoi
coltelli e lo usò per aprire la pancia al suo cadavere:
sangue nero,
ormai putrido, schizzò da tutte le parti.
<<
Che schifo. >> si lasciò sfuggire Ocean.
<<
Prendi e spalmatelo bene addosso. >> disse Daryl
porgendogli un
pezzo di intestino, molliccio, grondante e puzzolente.
<<
Sai, forse non è poi così grande questa tua idea.
>> disse
lei un po' restia, disgustata, chiedendosi come facesse lui a
sentirsi così tranquillo con delle budella tra le mani. Ma
l'alzata
di occhi scocciata di Daryl la convinse << E va bene!
Stai
calmo! >>. Finirono di sporcarsi a dovere, cercando di
evitare
il più possibile il contatto diretto con la pelle, e
passarono alla
fase successiva. Fecero salire Max sul carrello e lo coprirono con lo
scatolone ribaltato. Max inizialmente si agitò non capendo,
ma Ocean
lo tranquillizzò e gli fece capire di stare fermo e zitto.
Fermo e
zitto erano due comandi che ormai aveva capito bene. Daryl
sistemò
vicino allo scatolone i due corpi, uno a sinistra e uno a destra,
anche questi utili a coprire l'odore del cane e diede le ultime
istruzioni << Il carrello non ci passa dalla finestra,
dobbiamo
per forza passare dalla porta. Aspettiamo che entrino gli zombi,
così
magari il corridoio si svuota un po' e riusciamo a farci strada. Non
dobbiamo correre e dobbiamo cercare di essere il più
silenziosi
possibile. Chiaro? >> disse posizionandosi vicino alla
porta,
pronto ad aprirla. Sapeva sarebbe bastato poco per farli entrare, gli
zombie fuori erano irrequieti per i troppi rumori all'interno della
stanza. Ocean fece un gran respiro per raccogliere il coraggio, poi
con una mano strinse la sua daga e con l'altra il carrello, pronta a
trascinarselo dietro.
Fece
cenno con la testa per comunicare al ragazzo che era pronta e lui
aprì la porta.
Le
scene successive furono per Ocean confuse e veloci, la paura l'aveva
assalita nell'istante in cui aveva visto gli zombie entrare nella
stanza. Restare immobile, aspettare che le passassero accanto e che
l'annusassero, era una delle esperienze peggiori che avesse mai
provato. Il cuore aveva preso a fracassarle il petto, il fiato le
mancava e l'istinto di scappare era forte. Cominciò a
tremare come
mai aveva fatto prima, si sentiva così vulnerabile,
accerchiata, con
l'ordine di non reagire e non muoversi. Chiuse gli occhi e
deglutì,
ripetendosi mentalmente di stare calma o la paura l'avrebbe tradita e
uccisa. Sentiva le loro bocche putride così vicine e i loro
fiati
sul collo. Nessuno aveva tentato di morderla, e questo doveva essere
per lei un rincuoro, ma non riusciva neanche a pensarci. Sentiva che
da un momento all'altro avrebbe provato un dolore lancinante, sentiva
che da un momento all'altro uno di loro l'avrebbe morsa, ne era
certa, sarebbe morta! "Non posso restare qua!!" pensò
colta dal panico e cercò di far trovare alle gambe la forza
sufficiente a muoversi, ma sentiva che se avesse mosso solo un
muscolo sarebbe stato inevitabile per lei cominciare a correre
terrorizzata. Sentiva gli aliti sul suo collo. Sentiva di averli
addosso. Sentiva i denti conficcarsi nella sua pelle, anche se non
era così. Qualcosa la colpì brutalmente alla
spalla e seguì subito
il verso di uno zombie: l'aveva colpita!! Spalancò gli occhi
e si
morse il labbro, impedendosi di urlare, ma un verso leggero
uscì
ugualmente dalle sue labbra. Stava per scoppiare a piangere. Intorno
a lei era tutto così confuso. Ovunque si voltava vedeva
occhi marci
che la guardavano, la fissavano: loro sapevano! Bocche squarciate,
grondanti di sangue erano aperte, tutte intorno a lei, pronte per
morderla. L'odore di morte annunciava già la sua fine. Versi
gutturali di fame e disumanità. Non sentiva altro. Non
vedeva altro.
Si lasciò scappare un altro lamento e non riuscì
a restare ancora
ferma. Arretrò di un passo, quasi inciampando sul carrello
dietro di
lei. Max dentro la scatola scattò spaventandosi, facendo
muovere di
poco la scatola, ma per fortuna era stato tutto così debole
che gli
zombie non se ne accorsero e lui non cadde dal carrello. Ocean
voltò
nuovamente la testa, cercando una via di fuga, respirando a fatica,
ma non vedeva altro che bocche aperte e occhi che la fissavano, la
scrutavano e aspettavano solo un suo movimento falso per scattare e
acchiapparla.
La
mano tremante quasi lasciò cadere la daga e gli occhi,
già colmi di
terrore, le si stavano inumidendo di lacrime. Era la fine. Non
avrebbe funzionato. Era la fine.
Poi
qualcosa le afferrò il braccio. Si voltò di
scatto, guardandosi,
lasciandosi sfuggire un altro lamento terrorizzato. Una mano ferrea
le stringeva il bicipite, tanto forte da farle male. Trasalì
e cercò
con uno scatto del braccio di liberarsi dalla presa, senza riuscirci.
Alzò gli occhi davanti a sè per guardare il suo
assalitore e
improvvisamente la confusione svanì. Intorno a lei tutto era
mare,
tutto ondeggiava, si avvicinava e si allontanava, occhi iniettati di
sangue e bocche spalancate, ma davanti a sè trovò
il suo punto
fermo. Occhi azzurri la fissavano. Erano come una finestra che davano
all'esterno . La sua via d'uscita. E non li perse di vista.
Il
cuore lentamente si calmò, il respiro si fece più
lento e
tranquillo, e pian piano le bocche spalancate intorno a sè
diventarono ombra. Tutto si oscurò tranne quegli spalancati
occhi
azzurri che restavano ancora la sua ancora, il suo attracco che le
evitava di andare alla deriva. La presa al braccio smise di fare
male, anche se non si era allentata, e riuscì a ritrovare le
facoltà
per tornare a gestire lei il suo corpo.
Prese
a camminare lentamente, trascinandosi dietro il carrello, seguendo il
viso di Daryl che avanzava di fianco a lei, un paio di passi
più
avanti, tenendole il braccio e tirandosela dietro. Era serio e
concentrato. I suoi occhi non trapelavano paura, anche se Ocean
faceva fatica a credere che non ne provasse. Era così sicuro
di sè
lui, così composto e forte. Non tentennava neanche un
istante. Se
non fosse stato per lui, Ocean sarebbe morta. L'ammise...ma solo a se
stessa. Troppo orgogliosa.
Non
sapeva dov'erano, non sapevano se avessero fatto molta strada o
fossero ancora sulla porta, evitava di guardare davanti a sè
per
evitare di cadere di nuovo nel panico. Seguiva Daryl e basta, tenendo
gli occhi puntati su di lui, e lasciando fosse lui a decidere la
strada. Era l'unico modo per mantenere la calma.
Poi,
dopo qualche interminabile minuto, si fermarono. Daryl si
guardò
attorno: c'era attenzione nei suoi occhi, stava studiando l'ambiente
intorno a sè.
<<
Ocean. >> sussurrò e il suono della sua voce
fu come una
sveglia per la ragazza, che sbattè più volte le
palpebre e cercò
di combattere contro la confusione che stava tornando a fare
capolino. Doveva tornare alla realtà, con i piedi ben saldi
a terra.
<<
Riprenditi. >> disse ancora Daryl prima di voltarsi e
guardarla
<< Dobbiamo correre adesso. >>
Ocean
tenne ancora per qualche secondo gli occhi fissi nei suoi,
perdendocisi e sentendo l'irrefrenabile desiderio di non staccarsene,
come quando non ci si vuole svegliare da un bel sogno. Le
trasmettevano la sicurezza e la tranquillità di cui aveva
bisogno,
sapeva che se fosse tornata a guardare intorno a lei allora avrebbe
dovuto rinunciare al suo attracco e tornare a remare con le sue
forze. Non era sicura di essere pronta. Daryl la scosse per il
braccio che ancora non lasciava << Forza! Devi essere
veloce
adesso! >> non c'era cattiveria nel suo tono, impazienza
sì,
voleva andarsene da lì, ma era possibile cogliere anche una
leggera
nota di compassione.
Ocean
si sforzò di separarsi dai suoi occhi azzurri e si costrinse
ad
abbassare lo sguardo al suolo. Fece qualche sospiro, cercando nella
sua mente i pensieri adeguati a risvegliare la vera Ocean che c'era
in lei, quella forte, coraggiosa ma soprattutto incazzata.
Scosse
violentemente la testa e deglutì << Ci sono.
>> comunicò
prima di riaprire gli occhi e guardarsi attorno. Erano fuori dalla
chiesa, sul pianerottolo in legno. Di fronte a loro il campo era
pieno di zombie che vagavano senza una direzione precisa, seguendo
chissà quale istinto primordiale. Guardò gli
scalini che erano
costretti a scendere per poter mettere piede sull'erba e
capì perchè
la necessità di correre: il carrello si sarebbe ribaltato se
avessero provato a trascinarcelo sopra. Dovevano far uscire Max e
correre lontano.
Il
cuore si placò, ora che erano fuori da quell'incubo e che
davanti a
sè aveva una vera via d'uscita stava cominciando a tornare
la stessa
Ocean di prima. "Che stupida!" pensò mettendo ordine ai
pensieri e rendendosi conto di quello che era successo poco prima:
aveva avuto un vero e proprio attacco di panico. La stanza angusta
riempita di quei cosi le aveva fatto perdere la testa. Che stupida
era stata. E che figuraccia! Daryl le avrebbe dato dell'imbranata
ancora per tanto tempo. Non lo sopportava. Lei non era imbaranata!
Solo che ogni tanto...cadeva.
Era
la Ocean incazzata di cui aveva bisogno quella che strinse la daga
tra le dita e sfoderò anche la seconda. I suoi occhi si
fecero
piccoli mentre osservava con attenzione il campo davanti a
sè. La
mascella serrata e il desiderio di dare sfogo a tutto quello che
aveva dentro. Quei mostri...era tutta colpa loro. Era sempre stata
colpa loro.
Sferrò
un violento calcio alla scatola, lanciandola lontana e permettendo a
Max di uscire e scavalcò con un salto la staccionata, senza
dare
nessun altro preavviso a Daryl che si trovò indietro. Aveva
creduto
la ragazza dovesse aver bisogno di più tempo, invece si era
ripresa
più velocemente di quanto avesse immaginato.
<<
Max, andiamo!! >> urlò. Uno zombie le si
piantò davanti, ma
non la rallentò. Gli diede uno spintone con la spalla e lo
scaraventò a terrra, Daryl alzò la balestra e gli
piantò una
freccia nel cranio. Poi cominciò a correre anche lui con la
balestra
alzata, pronto a sparare a chi gli si piantasse davanti.
Lanciò
un'occhiata a Ocean per assicurarsi fosse ancora in piedi e la vide
andare incontro a uno degli zombie, con la daga ben alzata, e
conficcargliela poi in testa sicura e arrabbiata. Il fuoco bruciava
nei suoi occhi. Con uno scatto della mano la sfilò e
lasciò cadere
lo zombie a terra. Deviò leggermente, correndo incontro a un
altro
di quei mostri, saltò su una roccia dandosi lo slancio e
atterrò
sopra quello, buttandolo a terra, e usando tutta la rabbia che aveva
fece cadere le daghe dall'alto e lo uccise. Si rialzò con
una
capriola e con un altro rapido movimento della daga a mezz'ora
aprì
la faccia in due a un altro zombie che aveva davanti. I suoi
movimenti erano fluidi e decisi, come se li avesse pianificati poco
prima, non sembravano proprio frutto del solo istinto. Aveva uno
schema in testa, o almeno questo era quello che sembrava a occhio
esterno. Ma non era così. Ocean colpiva e basta, senza
pensare a
come o quando. Si voltava, vedeva il nemico e lo atterrava. Punto.
Era la rabbia a guidarla, era la sua vera sè tornata a
galla, quella
che per mesi l'aveva guidata a tenuta in vita. L'ocean che era
arrivata al campo e che senza troppi problemi aveva puntato la spada
alla gola di Shane. A vederla in quel momento sembrava di aver di
fronte un'eroina di qualche vecchia leggenda, quelle sicure che
arriveranno alla fine e sconfiggeranno il male, difficilmente si
poteva credere che fosse una ragazza che come altre aveva affrontato
la paura di morire e che tuttora tentava solo di sopravvivere. Era la
sicurezza nelle sue mosse a suggerire tutto quello e il suo correre
incontro al nemico, quasi fosse lei stessa a cercarlo. Era una
battaglia la sua, non una fuga. Una guerriera in cerca di vendetta
che guardava alla morte come a un'altra sfida da affrontare, non a
una condanna da fuggire. Una dannata che ormai non aveva altro da
perdere.
Max
era il più veloce dei tre e su quello puntava per salvarsi:
schivava
mani facendo slalom tra le gambe e in pochi minuti arrivò
tra gli
alberi. Si voltò a cercare i due suoi compagni e
abbaiò per
richiamarli, forse per mettergli fretta, un modo per incitarli a
sbrigarsi.
Ocean
fu la prima a raggiungere il suo animale: era veloce! Più di
quanto
Daryl potesse immaginare, soprattutto vista la quantità di
roba che
si trascinava dietro. Gli fece una veloce carezza prima di riprendere
a correre << Veloce Max! Dobbiamo seminarli!
>> disse
senza guardarsi indietro, trovando lo sfogo di cui aveva bisogno
nella forza che imprimeva alle gambe, sempre più veloci.
Avrebbe
voluto volare. Avrebbe voluto urlare e volare via da tutto quello.
Avrebbe voluto mollare tutto e tornare a correre sulla sua bicicletta
dai freni un po' difettosi per le strade del suo paesino di
periferia. Il vento tra i capelli. I saluti delle persone che
incrociava. Un sorriso dedicato a un piccolo randagio intento a
cercare il pranzo nella pattumiera di un ristorante. Le macchine che
suonavano contrariate per il suo essere spericolata su due ruote. Il
vestito che svolazzava lasciando intravedere le gambe. Il suo
campanello che annunciava il suo arrivo e la sua voce acuta che
urlava
<<
Manu!! Sono qui, scendi! >>.