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Autore: ShairaKrane    19/10/2014    4 recensioni
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro" Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?" Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Lui cercò di non mostrare sorpresa.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta."
"Sbagliare...è umano, Optimus. Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Una storia un po' lunga, che spero di continuare ad un certo ritmo, ambientata tra la fine del Terzo Film e gli eventi principali del Quarto.
Con l'inserimento di un personaggio Original, il mutamento di uno vecchio e la presenza di quasi tutti quelli classici, spero possa essere una lettura piacevole.
Genere: Azione, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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My mind's a kaleidoscope, it thinks too fast
Blurs all the colors 'til I can't see past
The last mistake, the choice I made
Staring in the mirror with myself to blame
Sometimes I'm afraid of the thoughts inside


Tutto taceva, la bambina dormiva tranquilla. Stava su una sedia, scaldata da una coperta posata con delicatezza paterna sulle sue spalle.
Lui era lì. La vegliava con dolcezza, mentre parlava con l'Autobot di fianco a lui.
“Sarò in grado davvero di tenerla al sicuro?”
Chiese sottovoce, guardando Ratchet con la coda dell'occhio. Egli stava svolgendo gli ultimi lavori per aiutarlo a trasferire ogni immobile di quel capannone, in modo da far andare il più lontano possibile, da Chicago, i due.
“Non chiedermelo, per quanto mi riguarda non ho mai provato a prendermi cura di un umano così giovane.
Ma ho notato che badare già a Keira per poco tempo, non è stato poi così facile.”
Rispose, l'ufficiale medico degli Autobot.
Udì sospirare, pertanto guardò il cybertroniano dal metallo color della pece, alla sua sinistra.
“Non ti deprimerai ora, vero?”
Disse, dandogli una pacca sulla spalla, che assomigliava più a un pugno. L'altro lo guardò con la coda dell'occhio, mentre serrava a pugno la mano metallica.
“Optimus l'ha lasciata nelle tue mani e si è fidato, quindi vuol dire che ti ha dato una possibilità, oltre che la sua fiducia. -Tentò di rassicurarlo, con un mezzo sorriso in viso.- Sarà difficile cambiare il tuo comportamento e posso ben immaginarlo, ma anche io voglio fidarmi di te.”
Le parole di Ratchet, fecero sgranare gli occhi ad Alphatron, che lo fissò intensamente per qualche istante.
Era sorpreso. Un Autobot, anzi no...due, gli stavano dando una possibilità? Addirittura, lo stavano incoraggiando?
Non poteva crederci.
“Io-...perchè mi dici queste cose, dopo tutto il male che ho fatto?”
L'altro Cybertroniano gli diede un pugno in testa, ma non in modo violento.
“Sarai pur alto come Optimus, ma hai ancora tanto da imparare.
Ti dico queste cose, perchè sei stato tu stesso a dire di non essere più Starscream. Per cui non fare altre domande inutili e pensa finalmente a come poterti trasformare, per stare con Keira.
Più esattamente, l'aspetto che vuoi avere.”
A quel punto quello che una volta era un Decepticon, si alzò da terra, dato che era seduto e sfiorò di pochissimo il tetto del capannone.
“Hn, mi dimentico di essere più alto...comunque, ho già in mente che forma assumere! Stavo parlando apposta di Keira, perchè ho già deciso.”
Rispose scorbuticamente. Non voleva dimostrare così tanto di avere ora un “cuore” nei confronti degli Autobot.
Guardò di lato e si allontanò dalla ragazzina e da Ratchet. Quest'ultimo, lo guardò allontanarsi e incrociò le braccia al petto, soddisfatto.
“Starscream...sei davvero cambiato.”
Mormorò. Sembrò essere molto felice di quel cambiamento, ma soprattutto...era lieto di poter affidare quella ragazzina ad un individuo che ora sapeva di più il fatto suo.
La sua stessa scintilla, gli diceva che poteva fidarsi di Alphatron.
Si...la sua scintilla.

Nowhere to hide inside my mind
I'm scared that you'll compare and I'll look a lifetime past repair
I second guess myself to death, I re-solicit every step
What if my words are meaningless? What if my heart's misleading this?
I try to capture every moment as it comes to me
Bottle up the memories and let them keep me company




“Ehi papà, alzati dai. E' mattina.”
Alphatron riconobbe all'istante la voce della figlia e aprì gli occhi.
Era sdraiato su un divanetto che precedentemente, Cade era riuscito a procurare in qualche modo, insieme ad altri tre mobili.
Sbadigliò e si ritrovò all'istante perplesso. Si era addormentato? Com'era possibile? Lui non dormiva mai...
Keira non sembrò farci caso.
Molto probabilmente era troppo presa dalla missione che tutti insieme stavano per intraprendere, per notarlo.
L'Ex-Decepticon si mise all'istante in piedi e vide già Cade e Shane, pronti per partire alla volta dell'edificio della KSI.
Il ragazzino però, sembrava tremare.
Lui fece una smorfia e gli rivolse la parola.
“Ehi pivello, sicuro di non far meglio a rimaner qui con la tua fidanzatina? La mia pulce, potrebbe sostituirti nel caso.”
Sembrò ghignare malefico a quella frase acerba e forse anche un po' cattiva. Nessuno dei presenti però, tra Autobot e umani, gli diede torto. Nemmeno Optimus, o Cade. Quest'ultimo si tratteneva persino dal ridere.
Ovvio che quasi tutti concordavano con le sue parole.
Keira, seduta vicino ai piedi del leader degli Autobot, alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, quel comportamento provocò una risatina roca, dalla gola del Transformer.
“Tornando seri per un momento, sarà meglio che ti prepari Alphatron. E' giunto ormai anche il tuo turno.”
Optimus lo guardò in modo serio, ponendo la sua intera fiducia in quello che ormai doveva essere per lui un compagno d'armi.
Il Decepticon con aspetto umano annuì e provvedette subito a sistemarsi gli abiti, i capelli e le lenti azzurro ghiaccio.
Si avvicinò poi a Cade e Shane, ma si rivolse subito alla figlia fissandola in modo intenso e premuroso.
“Keira, se dovesse succedere qualsiasi cosa, non ti allontanare da Optimus.”
Le raccomandò, lanciando uno sguardo anche a Leader degli Autobot, che annuì.
La ragazza sbattè le palpebre qualche volta, mentre si alzava. Si avvicinò al padre e lo guardò negli occhi.
“Però non succederà nulla, vero?”
Gli chiese, volendosi sentirsi dare una conferma. Sotto sotto, era ancora quella bambina di un tempo: paurosa di perdere suo padre.
Lui sorrise e le posò una mano fredda come l'acciaio, sulla guancia. Lei ci era ormai abituata e posò la propria su di essa, lo guardò con uno sguardo di supplica.
Si, una supplica a non farsi fare niente di male.
Egli sembrò recepire benissimo le emozioni di lei. Appoggiò la fronte alla sua e sorrise.
“Tornerò integro, Keira. Non preoccuparti...guidami e tornerò da te il più presto possibile.”
La diciottenne annuì e si allontanò per appostarsi davanti al suo computer.
“Mi raccomando con quelle schede, uno di voi tre deve riuscire a inserirle in qualche modem o sistema della KSI, in quel modo avrò accesso a telecamere e altro.”
I tre che dovevano avviarsi verso l'edificio annuirono.
Alphatron montò nella sua Lamborghini gialla, ed essendo che doveva entrare dalla porta principale, arrivare con essa lo avrebbe di sicuro fatto passare per un dipendente.
Particolare accentuato anche dal fatto di essere in abiti eleganti grigi.
“Pulce, hai sistemato anche i miei dati?”
Keira annuì.
“La KSI non è così forte con i Database, le difese di questi li ho superati semplicemente connettendomi con la rete e la linea elettrica.
Gli spinotti e la chiavetta compatibile che mi ha dato Ratchet, fanno miracoli.”
Sorrise lei, guardando il padre che si appuntava il tesserino per entrare nell'edificio, alla giacca.
“In che senso, cos'hai fatto ai suoi dati?”
Cade mentre saliva a bordo della Camaro in cui si era ritrasformato Bee, la guardò perplesso.
“Essendo che deve passare dalla porta principale, l'ho inserito come tecnico informatico e robotico avanzato.
In questo modo penso potrà accedere anche ad aree ristrette.”
Tento di spiegarlo in poche parole e l'uomo che le aveva fatto la domanda, rimase sorpreso. Tuttavia sorrise.
“Sei una sorpresa dopo l'altra, Keira. Ma ora sarà meglio andare.
Ci terremo in contatto.”
L'uomo scorse come una smorfia da parte di Tessa, alla sua affermazione su Keira, ma non se ne curò più di tano.
Una volta saliti in macchina, Cade, Shane e Bumblebee: si avviarono verso la KSI.
Alphatron si mise degli occhiali da sole e fece manovra.
Si ritrovò però con il finestrino in direzione di Optimus, che ora lo fissava.
“Trova Ratchet...cerca di farlo.”
Gli disse, con un tono fermo. Non lasciava trapelare nessuno informazione, ma in cuor suo, l'Autobot ci teneva ad avere notizie del suo fidato ufficiale medico.
L'ex-Decepticon sorrise.
“E' un ordine, Prime?”
Finse di chiederlo in modo scorbutico, recitando quasi con una smorfia e fare superiore.
Il Leader degli Autobot scosse la testa e si portò una mano sul fianco. Posò lo sguardo color zaffiro su quello dell'altro innanzi a lui. Ora coperto dagli occhiali.
“No. E' la richiesta di un amico.”
Alphatron rimase sorpreso da tali parole, ma non tardò ad annuire con convinzione.
“Sarà fatto, amico.”
Detto ciò, con un rombo si mise in moto e lasciò la chiesa.
La sua destinazione era la stessa di Cade, ed entrambi avrebbero presto trovato qualcosa che li avrebbe lasciati increduli...
 
When the hope of morning starts to fade in me
I don't dare let darkness have its way with me
And the hope of morning makes me worth the fight
I will not be giving in tonight


Keira aveva il suo ruolo da svolgere, gli Autobot lo stesso, Cade e Shane anche e lui...non era da meno.
Mentre guidava, pensava di continuo a cosa avrebbe potuto trovare in quell'edificio. Era tuttavia sicuro che gli umani stessero nascondendo qualcosa.
Guardò di lato e vide la via in cui era stato abbattuto cinque anni prima, da quell'umano di nome Sam.
Fece una piccola smorfia, per poi pensare a Keira e sorridere.
Farebbe di sicuro qualsiasi cosa per lei.
Ad un semaforo rosso, si fermò e sbadigliò. Ciò lo lasciò nuovamente sorpreso e si fissò la mano incredulo.
Non capiva, stava iniziando a dormire e avere sonno come un essere umano?
In quanto Trasformers, aveva da sempre provato la stanchezza, ma nulla che dell'olio o stare fermo per qualche oretta, non potesse ricostituire.
Cacciando quel pensiero, appena il semaforo tornò verde, accelerò. Non poteva pensarci ora, il suo obiettivo era ritrovare Ratchet.
Se quest'ultimo fosse stato ancora vivo, gli avrebbe fatto di sicuro tutte le domande lecite. Ad esse, solo quell'Autobot poteva rispondergli.


Dopo qualche minuto, arrivò finalmente alla KSI e durante il tragitto, aveva anche incrociato Cade e Shane.
Non li aveva però badati, non volendo far creare alcun sospetto a nessun umano.
Davanti all'enorme edificio, andò a parcheggiarsi e scese dall'auto.
Si avviò a piedi sino all'entrata delle KSI Industries, guadagnandosi in quel modo le occhiate di vari dipendenti che entravano e uscivano.
Un uomo alto un metro e novanta, se non di più, di certo non passava inosservato.
Si tolse gli occhiali e varcò l'entrata, per poi passare il badge che Bumblebee aveva creato anche per lui, sull'apposito congegno che ne registrava l'entrata.
Non ebbe problemi e quindi decise subito di contattare la figlia, di sicuro in ascolto.
“Ehi pulce, io sono dentro...gli altri?”
I contatti dei suoi processori di comunicazione, erano ancora ben funzionanti nonostante non li usasse da molto.
Senti un fruscio nella connessione, seguito dalla voce di Keira.
“Anche loro sono entrati.
Hanno già visto parecchie cose strane, tra cui una riproduzione di Bumblebee...Cade però l'ha descritta diversa, ha detto che era di color rosso, costruita grazie al Trasformio.”
Alphatron sbattè le palpebre perplesso, ma per non dare nell'occhio iniziò a camminare in direzione dei laboratori della KSI, vicino ai quali stavano anche i cervelli principali dei computer dell'azienda.
Avrebbe inserito lì le schede che Keira gli aveva dato.
“Rimani pronta, tra poco sarai connessa alle telecamere e mi mostrerai.”
Mormorò, essendo che stava passando tra due donne, vestite in modo uguale. Queste una volta che lo ebbero sorpassato, lo fissarono commentando il suo aspetto.
Non erano commenti negativi, ma di apprezzamento sul bell'uomo che era.
“Oh bene...altre donne a cui cade l'occhio su di me. Forse la mia pulce potrebbe volere una madre...”
Sorrise e ridacchiò. Tuttavia quel sorriso era più un mezzo ghigno soddisfatto e superbo.
“La prossima volta che ridacchi e dici qualcosa del genere, ricordati di chiudere le comunicazioni con me, papà.”
Gli disse a quel punto, una Keira esasperata. Conoscendola, aveva appena alzato gli occhi al cielo, o molto probabilmente, aveva rivolto uno sguardo rassegnato a Optimus.
Quest'ultimo di sicuro non era stato da meno, avendo visto il legame che stava instaurando con la ragazza.
“Hm, la seconda è la possibilità più logica- Riflettè il vecchio Decepticon.-...un attimo, perchè sto continuando a pensare che lui sia un punto di riferimento per lei, a tal punto che-”
Non fece in tempo a pensare o mormorare niente tra sé e sé, che voltando l'angolo si ritrovò di fronte il presidente della KSI: Joshua Joyce.
Ovviamente Alphatron non sapeva chi quell'uomo fosse, ma lo capì nell'immediato quando egli gli rivolse la parola.
“Ma bene...sei un nuovo arrivato per caso? Mi sembra l'unica spiegazione, dato che forse non hai letto il regolamento.”
L'ex-Decepticon inarcò un sopracciglio e lo guardò perplesso. Si trattenne dal mostrare la sua solita aria da superiore.
“Come prego?”
L'uomo innanzi a lui, si sistemò gli occhiali, mentre una bionda dietro di lui scuoteva la testa con aria di disappunto.
“Il regolamento. Sai no? Una di quelle cose bianche che possono essere date ai dipendenti in carta o via e-mail, mai visto uno?”
Chiese con aria altezzosa, mentre lo squadrava dall'alto verso il basso. Tale comportamento lo infastidì non poco.
“So bene cos'è un regolamento.-” Non ebbe però il tempo di rispondere, che l'altro gli tagliò la frase.- “Bene, allora ti sarà sfuggita la voce sulla tenuta da lavoro. Nessuno può venire vestito con colori diversi dal nero, tranne gli addetti al laboratorio che devono indossare un camice.
Abiti eleganti neri, non grici. Neri.
Perfezione, equilibrio e unicità. Queste sono alcune delle tante cose che nella mia azienda richiedo, è quindi domandare tanto?”
Colui che un tempo era un Decepticon si ritrovò spiazzato da tal comportamento e per un istante volle rispondergli male, tuttavia riuscì a trattenersi e a tenere il tono di un normale impiegato.
“No signore, mi dispiace aver omesso una tale regola. Da domani non sbaglierò più abbigliamento.”
Joshua fece una smorfia soddisfatta di superiorità e sistematosi la cravatta lo sorpassò a lato.
“Sarà meglio.”
Disse, per poi allontanarsi insieme alla bionda che era con lui.
Alphatron si massaggiò una tempia e tirò un sospiro di sollievo. C'era mancato poco che venisse scoperto, o che il suo autocontrollo cedesse.
“Per un attimo ho temuto il peggio...”
“Ti avevo detto di vestirti di nero, ma invece tu non mi dai mai ascolto.”
Sentì la voce della figlia brontolare all'orecchio e alzò gli occhi al cielo.
“L'importante è che la mia copertura ci sia ancora. Anche se andassero a controllare, risulterei come nuovo dipendente.
Ora però silenzio, ho ancora un tratto da fare prima di arrivare ai computer principali.”
Keira non parlò più. Lasciò il padre al suo 'lavoro'.


Passò un'ora prima che riuscisse bene ad orientarsi, ma fortunatamente in memoria aveva in modo chiaro e definito, la pianta di quell'edificio e quelli connessi ad esso, per cui non gli fu difficile arrivare alla sala dei computer.
Stranamente era vuota, ma anche se ci fosse stato qualcuno, sarebbe andato piano e avrebbe fatto il suo dovere.
Fu rapido.
Arrivato ad un computer, poi un altro ed infine l'ultimo, inserì le varie schede che servivano alla figlia e rapidamente, lasciò la stanza.
“Ora puoi vedere, pulce.”
Mormorò e Keira ricevette forte e chiaro il messaggio. Vi fu del silenzio improvviso, sia da parte della ragazza, che Alphatron.
“Accidenti...!”
Quell'esclamazione non piacque troppo a suo padre, il quale si fermò per un istante.
“Che succede?”
Non ebbe quasi tempo di finire la domanda.
“Dirigiti ai laboratori e vedrai.”
Le disse lei mormorando. Il suo tono era strano, la voce le tremava e la sentì deglutire.
Dal suo microfono, udì un rumore metallico, come di qualcuno che aveva pestato a terra un piede in modo molto violento.
“Non è possibile... è -”
Udì la voce di Optimus, ma non capì bene, poiché vi fu all'improvviso un'interferenza che lo costrinse a chiudere la connessione, prima di diventare sordo.
Si chiese subito cosa avessero visto dalle telecamere, ma dovette muoversi ed avviarsi verso i laboratori prima di risultare sospetto.
Cosa avevano visto la figlia e Optimus?
Il tono di entrambi l'aveva insospettito molto, tanto che il suo passo non si dimostrava calmo, bensì affrettato e preoccupato.
Che fosse successo qualcosa a Cade e Shane? No, ne dubitava fortemente. L'inventore gli era sembrato sin troppo deciso per farsi scoprire tanto presto.
Infine, dopo diversi minuti, arrivò ai laboratori e appena entrato, sgranò gli occhi.
 
When I'm old and grey, or thirty, or whatever happens first,
I'll need you to reassure me I didn't waste a verse
Or worse, what if my life's work is reduced to just myself
Like never let you get a word in, while I dissect my mental health
Or lack thereof, whatever, there's too many things to track
I really can't remember if I'm insane or insomniac


Ciò che vide in quell'istante, gli fece fermare il respiro e raggelare l'Energon che gli scorreva dentro. Ma lui non aveva bisogno di respirare, no? Eppure sentì del vuoto improvviso all'interno del suo corpo.
Sgranò gli occhi per ciò che si ritrovava a guardare, ma dopo poco...rabbia e odio, tornarono a colmare quel vuoto che aveva appena avvertito in sé.
“Non può essere...quei...bastardi.”
Digrignò i denti e serrò i pugni.
Davanti a lui, si trovava la testa di Ratchet. Essa era priva di emozioni o movimenti. Lentamente, la stavano smantellando.
Non poteva crederci, ma purtroppo era così...
“Hai visto? E' disumano anche per noi...”
Alphatron voltò la testa e si ritrovò Cade di fianco a sé. Egli notò lo sguardo di colui che un tempo era un Decepticon, ricco di odio.
“Disumano, eh? No...è anche peggio.
Coloro che stanno facendo tutto questo, vanno oltre la disumanità...potrei paragonarli a dei mostri.”
Avendo un corrimano innanzi a sé, vi appoggiò le mani e ne strinse il metallo con forza. Tanto che arrivò a piegarlo.
Cade deglutì.
“Io andrò avanti a fare ricerche, ci sentiamo più tardi.”
L'altro annuì, anche se i capelli gli ricoprivano il viso.


...aiuto.”


Alzò all'improvviso la testa, sentendo una voce familiare implorare di aiutarlo. Guardò subito attorno, ma non vide niente o nessuno che gli stesse rivolgendo uno sguardo.
Si spostò a quel punto da lì, per girare nel laboratorio, cercando da dove provenisse quella voce che solo lui sembrava aver udito.
Camminando però, si dovette bloccare alla vista di qualcos'altro che lo fece imbestialire, ma in primis, pensare a sua figlia. Alla sua protezione.
Pensando a lei, ecco che sentì la sua voce all'orecchio.
“Papà...hai-” “Si Keira...lo sto guardando negli occhi in questo momento...”


Megatron.”


Dissero in coro entrambi.
Davanti ad Alphatron, stava infatti la testa di quel Decepticon che da anni pensava morto. Ma anche se il suo viso era inanimato, riusciva a percepire ancora qualcosa in lui.
I suoi occhi erano spenti, ma lui scorgeva delle scintille dietro di essi.
Digrignò i denti e si guardò a lato, vedendo così il corpo robotico che gli umani stavano progettando tenendo presente la struttura fisica di Optimus Prime.
Fece una smorfia, poiché anche quell'affare aveva un nome: Galvatron. Era sicuro, che ben presto sarebbe arrivato ad odiarlo.
Provò a far finta di niente e si allontanò per andarsene in un corridoio isolato.
“E' ancora cosciente...”
Mormorò e a risponderle non fu la figlia, ma Optimus. Il quale era molto serio, quasi preoccupato. Aveva tuttavia la sua freddezza da Leader, quindi nulla si poteva capire bene.
“Come fai a dirlo con tanta sicurezza?”
Alphatron si appoggiò con la schiena al muro, ed incrociò le braccia al petto. Sospirò.
“Lo conosco...alcuni dei suoi circuiti cerebrali sono ancora vivi.”
Piombò un improvviso silenzio tra lui e l'Autobot, questo durò diversi minuti.
 
Now days, all the kids want crazy, wanna diagnose themselves
Trade up made up epidemics, pass around prescription pills
But my disorder can't be cured by a bottle, blade, or dose
Self-disgust and selfishness tend to hold me awfully close
But I don't wanna let you see that, I don't want my friends to know
Self-disgust and selfishness take me everywhere I go


...aiutateci.”


Alphatron sgranò gli occhi. Sentì nuovamente quella voce implorante ed ebbe uno scatto, in cui si guardò di nuovo attorno.
“Papà? Che ti prende?”
Keira lo aveva visto da una telecamera, ed era rimasta perplessa come anche Optimus, lì con lei.
“Una voce...ho sentito una voce.”
Mormorò in risposta suo padre e qualcosa lo spinse a correre in una determinata direzione. Nemmeno lui capiva dove stesse andando.
“Cosa stai facendo?”
Keira era confusa, mentre continuava a seguirlo con le telecamere, cercando anche di oscurarle man mano che egli passava sotto di esse.
Lui scosse la testa.
“Non lo so, ma c'è qualcuno che sta implorando aiuto e...ha un tono familiare.”
Disse, finchè non arrivò di fronte a una porta. La figlia a quel punto non vide più niente, poiché lì non c'erano più telecamere.
“Questa...dev'essere un'area non segnata sulla pianta.”
Affermò, con un tono confuso.
La porta era forse di cemento armato piuttosto spesso. Impossibile da aprire a mani nude, era anche ben incavata nella parete, senza nessuna combinazione o serratura.
Nulla di digitale o analogico, permetteva di aprirla.
Ciò però, non impedì a colui che una volta era chiamato Starscream, di farlo.
“E' da un po' di tempo che non impugno un arma...”
Mormorò sorridendo, mentre dal suo braccio apparentemente umano, faceva apparire qualcosa che rappresentava nettamente un cannone da Transformer, in formato ridotto.
Sorrise con un piccolo fare sadico.
“Forse ci siamo...”
“Non avrai intenzione di sparare?! Qualcuno ti sentirà.”
Disse preoccupata Keira, ma il padre sembrava già aver deciso.
“Ho visto Cade che veniva inseguito prima, credo sia stato riconosciuto...dubito quindi che la calma qui dentro durerà ancora a lungo.- Rispose, con tono fermo e concentrato.- Se ho calcolato bene poi, ci vorranno più venti minuti prima che qualcuno realizzi che questa porta è stata buttata giù.
Soprattutto perchè non è segnata sulla cartina.”
Caricò il colpo in quel cannone, ma prima di sparare, riuscì a sentire la voce di Optimus.
Questa era irrequieta stavolta e ora mostrava, o lasciava intendere, il nervosismo per ciò che aveva visto semplicemente grazie alle telecamere.
“Fai in fretta, scopri cosa nascondono questi umani e togliti da lì...se Cade è stato preso, irromperemo presto nell'edificio.”
Disse seccamente.
Anche se l'Autobot non potè vederlo, Alphatron annuì e sparò il colpo dritto sulla parete, o meglio: sulla porta.
Questa fece anche meno rumore di quanto si aspettasse nello sgretolarsi e rivelò una stanza dietro di essa.
Lui vi entrò, badando di non fare altro rumore.
La stanza era composta da diversi scaffali coperti. Non era troppo grande, anzi andava stringendosi, ma consentiva il passaggio tra i piccoli corridoi.
Era piuttosto buia con teloni che ricoprivano tre diversi scaffali, due dei quali messi uno di fronte a l'altro.
Tirò il tessuto di uno di questi e la tela cadde.
Ciò che vi trovò sotto, gli fece sgranare gli occhi e lo lasciò esterrefatto.
“Sono...arrivati a questo...”
Non poteva credere a niente. Gli sembrava impossibile, ma purtroppo era tutto reale.
Su vari ripiani, erano posti pezzi di Decepticon. Da ingranaggi, a circuiti, fino ad arrivare a veri e propri arti.
Perchè era tanto sicuro che fossero di quella fazione? Perchè riconobbe la parte destra del capo di Soundwave, il corpo di Laserbic senza testa, seguito da alcuni filamenti e braccia del vecchio Devastator distrutto già molti anni prima.
Ed infine anche l'occhio di Shockwave, strappatogli cinque anni prima, nella battaglia di Chicago, da Optimus Prime.
“Per Cybertron!...è una stanza di trofei.”
Si guardò attorno e decise di togliere il telo anche all'altro scaffale, ciò che stava sotto a questo lo sconvolse ancora di più.
Se prima aveva visto parti di Decepticon, ora si ritrovava di fronte quelle degli Autobot.
Essendoseli ritrovati puntati addosso spesso, riconobbe i potenti cannoni di Ironhide. Le braccia e le lame, su di esse, di Dino il quale ne andava tanto fiero.
Pezzi di metallo da varie parti del corpo dei Wreckers e...un braccio di Ratchet. Molto probabilmente, l'ultima parte rimasta del suo corpo.
“Alphatron, cosa stai vedendo?”
L'ex-Decepticon deglutì e sentì la scintilla nel petto, quasi dolergli per l'orrore che per lui erano tutti quei “trofei”.
Non tanto perchè fossero staccati dal corpo dei propri possessori...quanto più per il fatto che aveva avuto modo di conoscere ognuno di quei Transformers, chi più e chi meno.
Compagni, nemici ed alleati. Ripensava a ogni battaglia in cui li aveva incrociati, in cui aveva pensato sia a distruggerli che ad aiutarli.
“Optimus...è meglio che tu non lo sappia e non veda.”
Riuscì solo a mormorarlo.


...Optimus?...E' vivo?”


Nonostante stesse con lo sguardo fisso su quei resti, ecco che udì nuovamente quella voce familiare. Essa era più vicina che mai.
Si guardò attorno nell'immediato e scorse un altro scaffale coperto da un telo di stoffa più spessa, da sotto di esso però, scorgeva delle luci. Erano fioche, molto probabilmente deboli...ma vive.
Avvicinandosi ad esso in modo frettoloso, tolse subito la tela e la fece cadere di scatto a terra, muovendo anche un po' lo scaffale.
Alcune cose, messe su di esso, barcollarono.
“Razza di idiota! Bada alla tua forza, o ci farai cadere tutti! Verme di un umano...tsk.”
Riconobbe un'altra voce che in passato aveva avuto modo di conoscere.
Quel tono perennemente brusco, era inoltre inconfondibile. Anche Optimus riuscì a sentirlo.

“Ma quella voce...-si bloccò, ma infine terminò la frase in coro con Alphatron- Ironhide!
 
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L'angolo dell'autrice.
Parto subito dicendo che se qualcuno pensava che mi avesse ucciso Megatron, per via dello scorso capitolo, ebbene no: non l'ha fatto. Sono qui ancora a """scocciare""". -Senza contare che ho avuto problemi con l'accesso qui in EFP, maledizione a Soundwave! (Anche se penso non c'entri...forse)
Mi stava piuttosto uccidendo lo studio, infatti sono e sarò ancora impegnatissima ahimè Ho dovuto un attimo riabituarmi a scrivere, ma alla fine, ce l'ho fatta!
Passando alla trama, ebbene si è scoperto qualcosina mi sa...eheh.
Comunque sia, ho tenuto molto a incentrare questo capitolo quasi del tutto sulle azioni di Alphatron, perennemente in contatto con Keira e Optimus, la quale freddezza ad un certo punto ha dovuto lasciar spazio ai propri sentimenti protettivi, riposti nei suoi sottoposti, in questo caso nel nostro caro Ratchet <3
Detto questo, mi sono già dilungata penso troppo. Spero che come al solito il capitolo sia piacevole da seguire.
Vi auguro quindi una buona lettura e arrivederci, al prossimo capitolo!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield
   
 
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