Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: SaraJLaw    19/10/2014    4 recensioni
È trascorso un anno dagli eventi narrati nel film. La regina Elsa, a causa di un sortilegio, viene relegata nel nostro mondo, in una piccola contea degli Stati Uniti. Lì dovrà vedersela con persone che pensano sia solo un personaggio delle favole, ma anche con chi ha fiducia in lei.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VIII


Elsa trovò incredibile come il tempo passasse in un lampo quando aveva qualcosa da fare. Anche ad Arendelle era sempre sommersa dal lavoro ma lì le lancette dell'orologio sembravano immobili, mentre nella libreria della signora Wright era l'esatto contrario. Era il suo secondo giorno come dipendente e avvertiva la fatica, lei che non aveva mai sollevato nulla di più pesante dei paramenti d'oro nel giorno dell'incoronazione due anni prima. Le facevano male i muscoli delle braccia e la schiena a forza di spostare scatoloni pieni di libri ma il suo orgoglio le aveva impedito di lamentarsi e di certo non lo avrebbe fatto neanche in futuro, tanto meno di fronte a Leah. Inoltre, trascorrere le ore lì dentro le aveva permesso di farsi un'idea più o meno chiara su cosa leggessero le persone in quel mondo e quindi su come vivessero. La sezione dei romanzi era la sua preferita e aveva letto tutti i titoli nella speranza di riconoscerne qualcuno, senza risultati però. C'erano poi gli scaffali dedicati ai libri di cucina, ai saggi, alle biografie e, ciò che più incuriosì la regina, fu trovare un intero ripiano dedicato ai libri per bambini, con pagine colorate e scritti con un linguaggio semplice e giocoso. In un momento di pausa durante quel primo pomeriggio, Elsa stava sfogliando uno di quei libri quando il suo sguardo cadde su uno in particolare: al centro della copertina era raffigurata una renna con un pupazzo di neve sulla testa, a sinistra una giovane fanciulla bionda con un vestito azzurro, dietro di lei un ragazzo massiccio dai capelli altrettanto biondi, mentre sulla destra c'erano una ragazza con i capelli rossi legati in due trecce e accanto a lei un giovane con abiti eleganti.

Tutti somigliavano molto a...

Non può essere!

Elsa prese il libro e con le mani che tremavano lo aprì, sfogliando le pagine. I nomi dei personaggi saltarono subito ai suoi occhi: Elsa, Anna, Hans, Kristoff, Olaf e Sven.

Siamo noi. È la nostra storia. Non è possibile, non è...

La sua vista si oscurò per un attimo, il libro cadde a terra e dovette allungare una mano contro il muro per non finire anche lei sul pavimento. Sentiva la testa girare e tremava visibilmente, eppure lo sguardo andò a finire nuovamente su quelle pagine.

Com'è possibile? Sanno chi sono? Ecco perché Jane mi ha riconosciuta ieri nel bosco, perché ha detto di aver visto quel... Film? E ci sono anche libri per bambini!

Ancora scossa, Elsa si chinò, e senza rialzarsi iniziò a leggere con occhi avidi. Occhi che tuttavia divennero immediatamente pieni di lacrime appena si rese conto che la storia narrata era uguale a quella che avevano vissuto lei e sua sorella nella realtà. Vedere il loro passato impresso sulla carta riportava la sua mente a quegli anni bui, quando con tutta se stessa desiderava aprire quella porta e dire ad Anna che le voleva bene e che avrebbe tanto voluto passare le giornate intere con lei se solo i suoi poteri non fossero stati fuori controllo. Ricordava la sofferenza quando provava a toccare un oggetto senza i guanti e quello subito si ghiacciava. Ricordava il dolore per la morte dei suoi genitori, il dispiacere per non essere andata al loro funerale, la tristezza nel sentire la voce di Anna implorarla di uscire da quella stanza, e soprattutto, mai e poi mai avrebbe potuto dimenticare l'orribile sensazione di vuoto nel suo cuore quando l'amata sorella, per proteggerla, si era sacrificata diventando interamente di ghiaccio. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance ma si affrettò ad asciugarle col dorso della mano, volendo evitare che la signora Wright le facesse delle domande alle quali non avrebbe saputo rispondere. Almeno non in quel momento. Rimise il libro al suo posto e si preparò a sistemare una pila di quaderni per la scuola quando Leah si avvicinò, toccandole gentilmente una spalla. Elsa sussultò al contatto, non era abituata a essere toccata da altri al di fuori di Anna, ma sfoderò lo stesso il miglior sorriso che riuscì a mettere insieme, sperando che la donna non notasse che aveva pianto.

<< Elsa perché hai quegli occhi rossi? >> le domandò subito la signora, preoccupata.

Ecco, appunto.

<< Oh nulla, sul serio! È la... Polvere! Sì, mi fa sempre questo effetto. >>

La scusa doveva sembrare credibile perché Leah annuì e le sorrise.

<< Per un attimo ho pensato fosse qualcosa di grave, per fortuna è solo quello il motivo. Ora vado al bar, te la senti di rimanere sola? >>

Elsa annuì. << Certo, vada pure. >>

La signora Wright tornò in ufficio per prendere la borsa e saluto la ragazza prima di chiudere la porta alle sue spalle. Il pensiero di quella donna così energica seduta a bere il tè in compagnia di altre persone la faceva sorridere inspiegabilmente. Poi quel bar era così accogliente, davvero un bel luogo per-

Bar. Christian.

Guardò le lancette dell'orologio che segnavano le 16.53 e sbarrò gli occhi.

Tra poco sarà qui!

Il tempo era passato troppo velocemente.

Elsa non sapeva spiegarselo ma all'improvviso si sentì nervosa. Non le era mai capitato prima, be', non le era mai capitato di sentirsi così al pensiero di trovarsi alla presenza di un uomo. Era una regina, tutti i dignitari era uomini, santo cielo!

Ma Christian non sa chi sei, non siete ad Arendelle e sarete qui dentro completamente soli.

Non doveva agitarsi, non ne aveva motivo. Era solo un caffè, giusto? Allora perché sentiva il cuore battere velocemente e le guance diventare bollenti? Fece in modo di ricoprire i palmi delle mani con un sottile strato di ghiaccio e li posò sul viso, provando subito sollievo. Peccato che non potesse utilizzare lo stesso metodo per il cuore.

Controllati!

Si tenne occupata per non pensare, ma quando le sembrava di essere più calma sentì la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi subito dopo. Era nascosta dietro lo scaffale che si trovava al centro del negozio e non osava uscir fuori.

Magari è solo la signora Wright che ha dimenticato qualcosa.

<< Elsa? >> chiamò una voce bassa, baritonale, che di certo non apparteneva a una donna.

La ragazza fece un respiro profondo e si affacciò, facendo finta di essere impegnata; quando gli occhi di Christian incontrarono i suoi, vide il ragazzo deglutire e sorriderle prima di poggiare su un tavolino il grande vassoio che aveva in mano. Elsa si avvicinò a lui, camminando molto lentamente per prendere tempo, e gli rivolse un sorriso imbarazzato.

<< Come stai? >> le chiese il ragazzo e sembrava che gli interessasse davvero.

<< B-bene, grazie.. E tu? >>

Le labbra di Christian si piegarono in un sorriso carico di dolcezza.

<< Adesso sto bene. >>

L'intensità del suo sguardo era tale che Elsa si schiarì la gola e portò l'attenzione sul vassoio lì vicino.

<< Allora, cosa hai portato? >> domandò con sincera curiosità.

<< Come ti dicevo, espresso italiano appena fatto. Visto che non lo hai mai assaggiato ho pensato di portare anche del latte per renderlo più sopportabile e anche qualche brioche. Che ne dici? >>

Elsa non poté fare a meno di sorridere all'entusiasmo e alla premura del ragazzo di fronte a lei e, per la prima volta, si rese davvero conto di quanto fosse bello: era più alto di lei, tanto che era costretta ad alzare un po' la testa per guardarlo in faccia, aveva un fisico atletico ma non in modo eccessivo, quando sorrideva il suo volto si illuminava e gli occhi, color nocciola con delle pagliuzze verdi, riuscivano ad essere più espressivi delle parole stesse. Non si era mai soffermata su quel tipo di pensieri, la vita che conduceva ad Arendelle non glielo aveva mai permesso, a causa dei suoi poteri prima e dei suoi innumerevoli impegni in quanto regina poi. Però lì, nella libreria, seduta su una pila di libri, si stava godendo il primo vero momento di pace da quando aveva oltrepassato il portale, e al momento quella pace consisteva nel guardare Christian versare un liquido scuro in una tazzina bianca e aggiungere poi dello zucchero.

<< Ecco qua. Attenta che scotta. >> disse il ragazzo, ammiccando.

Elsa prese la tazzina e subito le sue narici vennero invase dal buonissimo aroma del caffè. Chiuse gli occhi per un attimo, assaporandolo, soffiò leggermente e poi bevve un sorso. Sbatté le palpebre e arricciò le labbra, sorpresa dal sapore forte della bevanda.

Ma come fanno a bere una cosa del genere?

Elsa guardò Christian, che aveva osservato il suo cambio d'espressione ridacchiando, e per un secondo lo fulminò con lo sguardo, lasciandosi poi andare a un sorrisetto divertito.

<< Credo che dovrai aggiungere il latte. >>

Senza dire un parola, Christian prese la tazzina, aggiunse un goccio di latte e la restituì, assicurandosi che la sua mano entrasse in contatto con quella di Elsa. La regina per poco non fece cadere tutto a terra, visto che non si aspettava che le dita del ragazzo sfiorassero la sua pelle con un tocco leggero che tuttavia lei sentì. Lo sentì eccome. Scosse la testa impercettibilmente e assaggiò di nuovo il caffè, trovando che fosse molto meglio grazie all'aggiunta del latte e annuì in segno di approvazione.

<< E così ti piace il caffè macchiato. Almeno so cosa prepararti quando verrai al bar o quando verrò a trovarti io qui. >> disse Christian.

<< In effetti non è per niente male. Ne posso avere ancora? >> domandò Elsa con uno sguardo che ricordava quello di una bambina la mattina di Natale.

Lui inarcò un sopracciglio e strinse le labbra per trattenere una risata.

<< Sai perché le persone bevono il caffè? Per restare svegli. Tu non solo non l'avevi mai bevuto ma se ne prendessi un altro passeresti la notte in bianco e probabilmente anche quella dopo. >>

Elsa sentì le guance diventare bollenti per l'imbarazzo, e prima che potesse rendersene conto scoppiò a ridere, portando subito una mano davanti alla bocca com'era sua abitudine fare. Anche Christian si lasciò andare e insieme risero fin quando a entrambi non vennero i crampi alla pancia.

<< Allora, Elsa... >>

Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome aveva fatto correre un brivido lungo la schiena della ragazza.

Che mi succede?

<< Perché hai sempre le mani fredde? Cioè, non proprio fredde, diciamo fresche. >> chiese Christian mentre si poggiava contro il tavolino su cui si trovava il vassoio.

Elsa, che intanto aveva iniziato a mangiare una brioche, per poco non si strozzò.

<< Io... Veramente non lo so, le ho sempre avute così da quando ero piccola. >>

Di certo non posso dirgli il vero motivo.

<< Capisco. Io sono il contrario invece, sai? Ho sempre le mani bollenti, anche quando fuori c'è la neve come in questi giorni. >>

Elsa sentì di arrossire di nuovo.

Sì, ho notato.

Non rispose e si limitò a mangiare in silenzio. Christian inclinò la testa di lato e la osservò.

<< Ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio? >> domandò con dolcezza.

<< Sì, no, voglio dire... Io... No, sul serio. Tranquillo! >> si affrettò a rispondere.

Bene, e da quando parlo in questo modo? Anna è così, non io!

<< Mi stavo solo chiedendo... Se hai fratelli o sorelle? >>

Christian le sorrise, sollevato.

<< No, sono figlio unico. Tu? >>

<< Ho una sorella di tre anni più piccola, si chiama An- >>

Lui inarcò le sopracciglia, curioso.

<< An- ? >>

Non dire la verità.

<< Annabelle. >>

Aveva sempre odiato dire bugie, soprattutto perché le ricordavano quanto aveva dovuto mentire in passato proprio a sua sorella. Christian le credette e si voltò per prendere un piattino.

<< Qui c'è un'altra brioche, te la lascio. Torno al bar, non voglio disturbarti più di quanto abbia già fatto. >> le disse mentre sistemava tutto.

Elsa si sentì improvvisamente triste perché le piaceva stare in sua compagnia e l'idea che andasse via le dispiaceva più di quanto si aspettasse. Alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi che chiaramente lasciavano capire la sua voglia di restare. Anche Elsa lo voleva e, per una volta e senza pensarci troppo, si concesse di lasciarsi andare.

<< Sono stata bene con te. >> mormorò, coprendosi immediatamente la bocca con la mano appena realizzò cosa significassero quelle parole.

Christian le sorrise teneramente.

<< Anch'io sono stato bene con te. Magari... >>

La regina aspettò che continuasse, col fiato sospeso.

<< Magari? >>

<< Non so, potremmo vederci una sera e fare una passeggiata per il centro. >>

Elsa capì che era proprio quello che intendeva Jane: Christian le aveva chiesto di uscire con lui. La ragazzina le aveva spiegato che in quel mondo, a differenza di Arendelle, quando un uomo propone a una donna di vedersi significa che c'è dell'interesse. Elsa era ancora convinta di essere pericolosa e la scoperta di quel libro su lei e la sua storia ancora la turbava perché non voleva che le persone, e Christian specialmente, la considerassero un mostro. Ma c'era una parte di lei, minuscola e ignorata per tutto il tempo, che le urlava di accettare; aveva passato poco tempo con quel ragazzo bello e gentile, eppure sentiva di potersi fidare e di potersi concedere un pizzico di libertà. Si era ripromessa di non lasciarsi travolgere dal corso degli eventi che l'avevano portata lì ed era convinta che, alla fine, una serata con un amico non le avrebbe di certo fatto male.

Fu per queste ragioni che sorrise e annuì energicamente, per la gioia di Christian.

<< Una splendida idea. >>

Lui sembrò sollevato, e una volta preso in mano il vassoio si diresse verso la porta, seguito da Elsa che lo aiutò tenendola aperta.

<< Grazie per il caffè, sei stato molto gentile. >> gli disse sorridendo ancora una volta.

Christian non rispose subito e sembrò perso nei suoi pensieri per un attimo, ma quando la ragazza stava per domandargli se stesse bene, lui la sorprese chinandosi in avanti per posare un bacio delicato sulla sua guancia. Elsa arrossì e si schiarì la gola quando l'altro si allontanò; le sorrise, ammiccando anche, e tornò al bar.

La giovane si accorse di aver trattenuto il respiro solo quando sentì i polmoni bruciare per la mancanza d'ossigeno e si passò nuovamente una mano ghiacciata sulla fronte per calmarsi, ma appena le tornava in mente la morbidezza della labbra di Christian sulla sua pelle, il calore alle guance ritornava.

Chissà come sarebbero quelle labbra sopra le mie... Ma che stai dicendo?!

Elsa scosse la testa e tornò al suo lavoro. Mai aveva pensato una cosa del genere.

Non è che tu abbia conosciuto tanti uomini in vita tua, le fece notare la vocina nella sua testa.

La regina fece un respiro profondo e continuò a sistemare sugli scaffali i libri che erano rimasti a terra, senza però riuscire a togliersi di dosso quella sensazione di impazienza e quel sorrisetto che, aveva il presentimento, non sarebbe scomparso tanto facilmente.




Ciao ragazzi!!!

Eccoci qua con l'ottavo capitolo! :) Alloooora, che dire, questo capitolo finora è il mio preferito perché, come abbiamo visto, Elsa sta cominciando a lasciarsi andare e non solo ha ammesso di aver passato un bel pomeriggio con Christian, ma ha anche accettato di uscire con lui! Quanto sono cariiiiiini *-* (perdonatemi se ogni tanto la fangirl che è in me impazzisce ^^). Anyway, come sempre, mi piacerebbe conoscere i vostri pareri sul capitolo :)

Grazie e alla prossima!

Sara

  
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