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Autore: Anne Elliot    19/10/2014    6 recensioni
"John aprì loro la porta del salotto ma si bloccò non appena vide che la persona intenta a suonare il violino, non era Sherlock Holmes."
Nell'ultima puntata della terza stagione, Mycroft fa riferimento ad un terzo Holmes.
Questa è la mia interpretazione della faccenda
Spero vogliate farmi sapere cosa ne pensate. Mi raccomando, voglio le critiche! ^^
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The third brother'
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The rhird brother 6

Note autore: Ancora una volta salve a tutte/i!
Non potete immaginare quanto sia felice delle recensioni che mi avete lasciato. La paura di sbagliare nel creare il passato di Sherry e soprattutto del renderlo irreale mi ha creato non pochi problemi ma le vostre parole mi hanno veramente rincuorato. Ovviamente, ringrazio anche chi, pur non lasciando un commento, continua a leggere questa storia.
Questo capitolo è un altro di quelli di “transizione” e ad esser sincera, fino ad ora, è quello che mi piace di meno per non dire che non mi piace e basta. Ho faticato a scriverlo ma era necessario per il capitolo successivo. Ho deciso di pubblicarlo adesso perché non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo e non volevo lasciarvi per troppo tempo. ^^
Bene, come sempre a voi il giudizio e le critiche sperando di non aver fatto troppi errori, questa volta ^^
A presto,
Anne






The third brother

«Smettetela! Tutti  e due. Di qualsiasi cosa si tratti non vi permetto di comportarvi così!»

«Salve, volevo informare Mr Holmes che la macchina è qui. Temo che il suo telefono non funzioni.»
Non appena Mrs Holmes aprì la porta e videro Anthea, i tre fratelli fecero un leggero sospiro di sollievo. I Grossmith erano peggio degli Hoower, non avrebbero potuto sopportarli!
Sherry si alzò andando incontro alla donna con un sorriso affabile.
«Anthea, che piacere! Spero tu abbia passato un bel natale»
L’assistente di Mycroft fece un sorriso di circostanza.
«Beh, più che bello è passato, grazie al cielo!»
Sherry arcuò un sopracciglio non smettendo di sorriderle. Oh cielo, Mycroft era riuscito a trovare una donna che odiava il Natale quanto lui se non di più!
Il maggiore degli Holmes indossò il cappotto, la sciarpa, i guanti e prese il suo fedele ombrello.
«Benissimo! E’ stato un piacere.»
Sherry lo guardò allibita.
«Non potete andarvene!» La sua attenzione passò alla donna «Anthea, non hai preso neanche un punch. Non è vero Sherlock?» il tono di leggera malizia non sfuggì né all’interpellato né al maggiore degli Holmes.
Lo sguardo di Mycroft divenne spaesato e spaventato. Si voltò verso il fratello che lo ignorò volutamente guardando le corde del suo violino per poi sorridere in direzione dell’assistente di suo fratello.
«Ma certo! Almeno il punch!» il tono palesemente fasullo.
Mycroft lo incenerì con uno sguardo. L’aumentare della stretta sul manico dell’ombrello fece lamentare il guanto in pelle.
Nonostante il panico dell’uomo, Anthea scosse leggermente la testa, salvandolo.
«Mi spiace. Devo rifiutare. Siamo già in ritardo.»
Il sorriso di Sherry divenne quasi plastico. Il sangue freddo di Mycroft tornò insieme ad un sorriso beffardo.
«Precisamente.»
L’uomo aprì la porta lasciando libera la strada alla donna.
Anthea posò uno sguardo rapido su tutti i presenti fino a fermarsi su Sherry. La donna le sorrise.
«A presto Anthea. Tanto siamo rimaste d’accordo per martedì, giusto?»
L’assistente di Mycorft annuì pacatamente.
«Certamente!»
Poi Sherry l’abbracciò e la donna rispose all’effusione come qualcosa di ovvio e naturale.
Mycroft e Sherlock si scambiarono uno sguardo dubbioso per non dire intimorito.
Anthea uscì salutando i presenti con un accennato “buonasera”.
Mycroft si voltò verso la sorella che per tutta risposta gli sibilò un algido “Mi vendicherò!”.
L’uomo avrebbe voluto risponderle ma Mrs Holmes, che si avvicinava per abbracciarlo, lo fermò. Lui la lasciò fare con lampante imbarazzo per poi uscire impettito, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Mrs Holmes e sua figlia si precipitarono alla finestra cercando di non farsi vedere.
«Secondo te?» disse curiosa l’anziana signora.
La donna socchiuse gli occhi spiando il fratello camminare con aria nervosa fino al cancello.
«Non ne sono sicura. Lei credo di si.»
La donna guardò la figlia con aria speranzosa.
«Dici sul serio?»
Sherry la guardò con espressione amorevole.
«Mamma, il problema sono i tuoi figli non le persone intorno a loro»
Mrs Holmes tornò a guardare suo figlio che entrava nell’auto dopo Anthea. La macchina partì.
«Purtroppo temo tu abbia ragione, tesoro»
Il più giovane degli Holmes posò il violino con aria innervosita.
«Noi non siamo un problema»
Le donne si allontanarono dalla finestra con aria rassegnata. Mrs Holmes si accomodò al tavolo, inforcando gli occhiali per leggere i vari biglietti natalizi ricevuti. Sherry si riavvicinò al gruppetto accanto al camino anche se la sua poltrona era ormai occupata da un semi dormiente ed alquanto russante Mr Holmes.
Sherry guardò il fratello che, mani in tasca e un sopracciglio alzato, la guardava.
«Non ho detto che siete un problema, ho detto che siete il problema. Comunque» gli occhi curiosi e vispi «che mi dici riguardo ad Anthea?»
L’uomo ignorò la critica ed alzò e riabbassò le spalle con non curanza.
«Cosa intendi?»
La donna alzò un sopracciglio con fare critico.
«Sherlock!»
Il detective si voltò ad osservare le fiamme.
«Non mi interessa e comunque credo che John possa esserti più utile»
Sherry si sedette sul bracciolo della poltrona su cui sonnecchiava il padre guardando il dottore con aria stupita. Mary e Molly fecero lo stesso.
John Watson guardò le tre donne per poi sorridere nervosamente e portare lo sguardo sulle spalle di Sherlock.
«Io? Come posso aiutarla, io?»
Il detective si girò leggermente con un sorriso accennato per poi ridare la sua attenzione al fuoco.
«Hai provato ad ottenere da lei un appuntamento la prima volta che l’hai vista»
L’uomo sbiancò prima di spostare lentamente lo sguardo verso sua moglie, senza tuttavia muovere nessuna parte del corpo.
Mary Watson aveva incrociato le braccia con aria irritata.
«La prima volta, davvero? A me lo hai chiesto dopo due settimane!»
L’uomo si voltò con un sorriso che avrebbe dovuto essere rassicurante ma che in realtà era di puro imbarazzo.
«No, quello che dice Sherlock, insomma, non è vero. Diglielo!»
«Oh si che è vero» la voce del detective. Il dottore strinse i pugni pur di non saltare addosso all’amico.
«No, io le ho solo chiesto se aveva tanto tempo libero e…»
Mrs Watson socchiuse gli occhi con astio.
«Suppongo tu avessi qualche idea su come riempirlo, non è vero?»
L’uomo balbettò in cerca di una qualsiasi risposta che non assomigliasse ad un sì ma, per sua fortuna, l’improvviso aumento di tono del russare di Mr Holmes lo trasse dall’impiccio.
Molly e i coniugi Watson trattennero una risata mentre Sherlock si votò ad osservare il padre con disapprovazione.
Mrs Holmes si girò verso il marito guardandolo con aria rassegnata da sopra gli occhiali da lettura.
Sherry guardò con affetto il padre ma la voce di Sherlock attirò la sua attenzione.
«Comunque non vedo perché dovrebbe interessarti tanto quella donna»
Sherrionford scosse la testa leggermente.
«Non è lei che mi interessa. Sono lei e Mycroft che mi interessano»
Sherlock sbarrò gli occhi leggermente. Aveva paura che un discorso simile potesse riguardare anche lui.
«Non credo ti riguardi»
Mrs Holmes, gli occhi ancora intenti a leggere un biglietto, si intromise.
«Oh suvvia Sherlock, è vostra sorella. E’ normale che si preoccupi per voi»
Il detective strinse i denti, i muscoli della mascella si irrigidirono per un momento. Quell’utilizzo del plurale lo spaventava non poco.
Guardò la sorella con occhi gelidi.
«Che fai, lavori su commissione adesso?» le chiese lanciando uno sguardo in direzione di Mrs Holmes.
«No, siamo socie alla pari». Un sorriso malizioso e soddisfatto si fece strada sul volto della Holmes.
Mary, ancora irata verso il marito, si rivolse alla giovane Holmes.
«Sherry, tu la conosci bene?»
La donna si voltò e sorrise.
«In realtà è stato l’unico tramite che ho avuto con Mycroft in questi anni. Per sapere cosa succedeva a Sherlock seguivo i giornali ed il blog di John» il dottore drizzò la schiena inorgoglito «e per sapere di Mycroft contattavo Anthea»
Mary portò il suo guardo indagatore sul marito ma Sherry interruppe il filo dei suoi pensieri.
«Non preoccuparti. Fra lei e John non è successo nulla.» Il dottore sorrise soddisfatto « A lei, lui non interessava«. Lo sguardo di John divenne depresso.
Mary alzò le sopracciglia con aria impettita.
«Beh, non mi stupisce.»
Il dottore guardò la moglie con un’espressione incredula ed offesa ma lei lo ignorò per rivolgersi nuovamente a Sherry.
«Ma, se parlavate di queste cose, eravate abbastanza, intime diciamo?»
«Non per ciò che interessava a me» disse la donna per poi ridere. «Però mi è stata molto utile per risolvere i problemi creati da Sherlock»
L’uomo la guardò con aria offesa.
«Problemi? Io non credo problemi»
La donna gli lanciò uno sguardo innervosito.
«Ne sei certo?»
L’uomo si guardò in giro.
«Se parli del volo Bond…»
«Certo che parlo del volo Bond. Ci avevo lavorato anche io e per mesi!»
Il detective sbarrò gli occhi riportando la sua attenzione sulla donna.
«Ah perfetto! Quindi tu e Mycroft mi avete deliberatamente ignorato. Grazie»
Sherry alzò gli occhi al cielo.
«Oh Sherlock, non fare l’esagerato. Perché avresti dovuto saperlo»
Molly e Mary si voltarono con aria interrogativa in direzione di John. L’uomo lanciò un sguardo ai due fratelli che discutevano prima  di tornare a guardare le due donne e mimare un “Irene Adler” con le labbra.
Mary alzò le sopracciglia stupefatta. Molly ebbe un leggero ed inconsulto movimento delle labbra prima di tornare ad ascoltare i due Holmes.
«Perché avrei dovuto?! Io stavo lavorando sul quel cas…Aspetta, aspetta!» Il detective tolse le mani dalle tasche «Quando Mycorft era a Baker Street al telefono chiedendo il controllo del gruppo Coventry, parlava con te!». La donna spostò lo sguardo dagli occhi del fratello che iniziava ad alterarsi. «Sei tu che hai convinto Mycroft a togliermi il caso Adler!»
Lei continuò a non guardarlo. Le sue dita le sembravano decisamente più interessanti!
«Sherry!». Gli occhi del detective erano a dir poco inquietanti.
La donna sbuffò sonoramente.
«E va bene! Si, l’ho detto io a Mycroft. Non eri in grado di gestirlo a quanto pare»
L’uomo fece un passo nella sua direzione con fare minaccioso.
«Non ero in grado di gestirlo?! Io?!»
La donna si alzò con uno scatto. Era decisamente adirata.
«No! Infatti hai continuato a fare di testa tua e cosa abbiamo rischiato?»
Mr Holmes si svegliò di soprassalto a causa del tono irato dei figli.
«Se mi aveste informato io…»
Sherry strinse i pugni.
«Informato! Dio santo, Sherlock, era a dir poco lampante. Ti sei fatto manipolare come un bambino!»
L’uomo serrò la mascella e stava per rispondere quando Mrs Holmes intervenne.
«Smettetela! Tutti  e due. Di qualsiasi cosa si tratti non vi permetto di comportarvi così!»
I due non si mossero. Mr Holmes si alzò faticosamente dalla poltrona trovandosi fra i due figli.
«Avanti, basta così. E’ Natale!»
Sherry scrutò per qualche altro istante gli occhi del fratello e poi si allontanò.
Il pianto della piccola Watson che dormiva al piano di sopra riscosse tutti i presenti. Mary si alzò repentinamente per poi andare verso il salottino e salire le scale.
Mrs Holmes radunò i biglietti d’auguri con fare innervosito.
«Ecco avete anche svegliato la piccina!»
Sherry guardò con aria colpevole il dottor Watson.
«Perdonami John!». L’uomo sorrise sommessamente scuotendo la testa. Non c’era di che scusarsi.
La donna prese il cappotto e la sciarpa ed uscì dalla porta di casa Holmes.

 

Sherlock aveva iniziato a suonare il violino senza degnare più di uno sguardo le altre persone nella stanza.
Molly guardava con occhi tristi la porta di legno scuro da cui era uscita Sherry. C’era un’espressione negli occhi di quella donna, che non era riuscita a capire. Sembrava delusa ma non di Sherlock, di se stessa.
Mrs Holmes poggiò una mano sulla spalla della patologa.
«Non preoccuparti mia cara. E’ normale bisticciare per quei due» un sorriso bonario accompagnò le parole di quella donna. «Credo sia ora per me e mio marito di ritirarci, per il nostro orologio biologico è già notte fonda!» Molly sorrise alla leggerezza della donna. «Ma prima vi faccio un thè, mie cari. Vi va?»
Il dottore mise i pugni sul divano e si alzò.
«Non si disturbi Mrs Holmes, ci penso io. Voi andate pure a dormire»
L’anziana signora sorrise con gratitudine all’uomo e si incamminò verso il salottino augurando la buonanotte. Solo Molly e John risposero. Il detective continuò a suonare dandole le spalle.
Mr Holmes scosse leggermente la testa per il comportamento del figlio e seguì la consorte dopo aver salutato con un cenno del capo ed un sorriso gli amici del figlio.
John e Molly si scambiarono uno sguardo d’intesa prima di portare la loro attenzione sulle spalle del detective.
Il dottore espirò leggermente e riportò il suo sguardo in quello della patologa.
«Vado a fare il thè»
Molly annuì e lo vide incamminarsi verso la cucina.
Il violino di Sherlock continuava a suonare.

 

Sherrinford Holmes era immobile nel giardino della casa rossa.
Le braccia incrociate per trattenere il calore, il volto rivolto verso l’alto ad osservare il cielo stellato sopra di lei.
Un leggero scricchiolio della porta e l’apparizione e sparizione di un lingua di luce alle sue spalle le fecero capire di non essere più sola.
«Posso?»

Note autore: Lo so, lo so è una mezza schifezza ma non sono proprio riuscita a renderlo meglio di così, perdonatemi. Spero che il prossimo capitolo vi faccia dimenticare questo ^^
Devo anche scusarmi per coloro che speravano in un po’ di Mythea in più ma non ci riesco! Solo per scrivere quelle due battute in croce ci ho messo un sacco di tempo, le ho ricorrette una miriade di volte e comunque non mi piacciono.
Sperando che vogliate continuare a seguire questa storia, a presto,

Anne

 

  
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