Note
autore: Ancora una volta salve a
tutte/i!
Non potete
immaginare quanto sia felice delle recensioni che mi avete lasciato. La
paura
di sbagliare nel creare il passato di Sherry e soprattutto del renderlo
irreale
mi ha creato non pochi problemi ma le vostre parole mi hanno veramente
rincuorato. Ovviamente, ringrazio anche chi, pur non lasciando un
commento,
continua a leggere questa storia.
Questo capitolo
è
un altro di quelli di “transizione” e ad esser
sincera, fino ad ora, è quello
che mi piace di meno per non dire che non mi piace e basta. Ho faticato
a
scriverlo ma era necessario per il capitolo successivo. Ho deciso di
pubblicarlo adesso perché non so quando riuscirò
a pubblicare il prossimo e non
volevo lasciarvi per troppo tempo. ^^
Bene, come sempre a
voi il giudizio e le critiche sperando di non aver fatto troppi errori,
questa volta ^^
A presto,
Anne
The third brother
«Smettetela! Tutti e due. Di qualsiasi cosa si tratti non vi permetto di comportarvi così!»
«Salve,
volevo informare Mr Holmes che la macchina è qui. Temo che
il
suo telefono non funzioni.»
Non appena Mrs Holmes aprì la porta e videro Anthea, i tre
fratelli
fecero un leggero sospiro di sollievo. I Grossmith erano peggio degli
Hoower,
non avrebbero potuto sopportarli!
Sherry si alzò andando incontro alla donna con un sorriso
affabile.
«Anthea, che piacere! Spero tu abbia passato un bel
natale»
L’assistente di Mycroft fece un sorriso di circostanza.
«Beh, più che bello è passato, grazie
al cielo!»
Sherry arcuò un sopracciglio non smettendo di sorriderle. Oh
cielo,
Mycroft era riuscito a trovare una donna che odiava il Natale quanto
lui se non
di più!
Il maggiore degli Holmes indossò il cappotto, la sciarpa, i
guanti e
prese il suo fedele ombrello.
«Benissimo! E’ stato un piacere.»
Sherry lo guardò allibita.
«Non potete andarvene!» La sua attenzione
passò alla donna «Anthea,
non hai preso neanche un punch. Non è vero
Sherlock?» il tono di leggera
malizia non sfuggì né all’interpellato
né al maggiore degli Holmes.
Lo sguardo di Mycroft divenne spaesato e spaventato. Si
voltò verso
il fratello che lo ignorò volutamente guardando le corde del
suo violino per
poi sorridere in direzione dell’assistente di suo fratello.
«Ma certo! Almeno il punch!» il tono palesemente
fasullo.
Mycroft lo incenerì con uno sguardo. L’aumentare
della stretta sul
manico dell’ombrello fece lamentare il guanto in pelle.
Nonostante il panico dell’uomo, Anthea scosse leggermente la
testa,
salvandolo.
«Mi spiace. Devo rifiutare. Siamo già in
ritardo.»
Il sorriso di Sherry divenne quasi plastico. Il sangue freddo di
Mycroft tornò insieme ad un sorriso beffardo.
«Precisamente.»
L’uomo aprì la porta lasciando libera la strada
alla donna.
Anthea posò uno sguardo rapido su tutti i presenti fino a
fermarsi su
Sherry. La donna le sorrise.
«A presto Anthea. Tanto siamo rimaste d’accordo per
martedì, giusto?»
L’assistente di Mycorft annuì pacatamente.
«Certamente!»
Poi Sherry l’abbracciò e la donna rispose
all’effusione come qualcosa
di ovvio e naturale.
Mycroft e Sherlock si scambiarono uno sguardo dubbioso per non dire
intimorito.
Anthea uscì salutando i presenti con un accennato
“buonasera”.
Mycroft si voltò verso la sorella che per tutta risposta gli
sibilò
un algido “Mi vendicherò!”.
L’uomo avrebbe voluto risponderle ma Mrs Holmes, che si
avvicinava
per abbracciarlo, lo fermò. Lui la lasciò fare
con lampante imbarazzo per poi
uscire impettito, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Mrs Holmes e sua figlia si precipitarono alla finestra cercando di
non farsi vedere.
«Secondo te?» disse curiosa l’anziana
signora.
La donna socchiuse gli occhi spiando il fratello camminare con aria
nervosa fino al cancello.
«Non ne sono sicura. Lei credo di si.»
La donna guardò la figlia con aria speranzosa.
«Dici sul serio?»
Sherry la guardò con espressione amorevole.
«Mamma, il problema sono i tuoi figli non le persone intorno
a loro»
Mrs Holmes tornò a guardare suo figlio che entrava
nell’auto dopo
Anthea. La macchina partì.
«Purtroppo temo tu abbia ragione, tesoro»
Il più giovane degli Holmes posò il violino con
aria innervosita.
«Noi non siamo un problema»
Le donne si allontanarono dalla finestra con aria rassegnata. Mrs
Holmes si accomodò al tavolo, inforcando gli occhiali per
leggere i vari
biglietti natalizi ricevuti. Sherry si riavvicinò al
gruppetto accanto al
camino anche se la sua poltrona era ormai occupata da un semi dormiente
ed
alquanto russante Mr Holmes.
Sherry guardò il fratello che, mani in tasca e un
sopracciglio
alzato, la guardava.
«Non ho detto che siete un
problema, ho detto che siete il
problema. Comunque» gli occhi curiosi e vispi «che
mi dici riguardo ad Anthea?»
L’uomo ignorò la critica ed alzò e
riabbassò le spalle con non
curanza.
«Cosa intendi?»
La donna alzò un sopracciglio con fare critico.
«Sherlock!»
Il detective si voltò ad osservare le fiamme.
«Non mi interessa e comunque credo che John possa esserti
più utile»
Sherry si sedette sul bracciolo della poltrona su cui sonnecchiava il
padre guardando il dottore con aria stupita. Mary e Molly fecero lo
stesso.
John Watson guardò le tre donne per poi sorridere
nervosamente e
portare lo sguardo sulle spalle di Sherlock.
«Io? Come posso aiutarla, io?»
Il detective si girò leggermente con un sorriso accennato
per poi
ridare la sua attenzione al fuoco.
«Hai provato ad ottenere da lei un appuntamento la prima
volta che
l’hai vista»
L’uomo sbiancò prima di spostare lentamente lo
sguardo verso sua
moglie, senza tuttavia muovere nessuna parte del corpo.
Mary Watson aveva incrociato le braccia con aria irritata.
«La prima volta, davvero? A me lo hai chiesto dopo due
settimane!»
L’uomo si voltò con un sorriso che avrebbe dovuto
essere rassicurante
ma che in realtà era di puro imbarazzo.
«No, quello che dice Sherlock, insomma, non è
vero. Diglielo!»
«Oh si che è vero» la voce del
detective. Il dottore strinse i pugni
pur di non saltare addosso all’amico.
«No, io le ho solo chiesto se aveva tanto tempo libero
e…»
Mrs Watson socchiuse gli occhi con astio.
«Suppongo tu avessi qualche idea su come riempirlo, non
è vero?»
L’uomo balbettò in cerca di una qualsiasi risposta
che non
assomigliasse ad un sì ma, per sua fortuna,
l’improvviso aumento di tono del
russare di Mr Holmes lo trasse dall’impiccio.
Molly e i coniugi Watson trattennero una risata mentre Sherlock si
votò ad osservare il padre con disapprovazione.
Mrs Holmes si girò verso il marito guardandolo con aria
rassegnata da
sopra gli occhiali da lettura.
Sherry guardò con affetto il padre ma la voce di Sherlock
attirò la
sua attenzione.
«Comunque non vedo perché dovrebbe interessarti
tanto quella donna»
Sherrionford scosse la testa leggermente.
«Non è lei che mi interessa. Sono lei e Mycroft
che mi interessano»
Sherlock sbarrò gli occhi leggermente. Aveva paura che un
discorso
simile potesse riguardare anche lui.
«Non credo ti riguardi»
Mrs Holmes, gli occhi ancora intenti a leggere un biglietto, si
intromise.
«Oh suvvia Sherlock, è vostra sorella.
E’ normale che si preoccupi
per voi»
Il detective strinse i denti, i muscoli della mascella si
irrigidirono per un momento. Quell’utilizzo del plurale lo
spaventava non poco.
Guardò la sorella con occhi gelidi.
«Che fai, lavori su commissione adesso?» le chiese
lanciando uno
sguardo in direzione di Mrs Holmes.
«No, siamo socie alla pari». Un sorriso malizioso e
soddisfatto si
fece strada sul volto della Holmes.
Mary, ancora irata verso il marito, si rivolse alla giovane Holmes.
«Sherry, tu la conosci bene?»
La donna si voltò e sorrise.
«In realtà è stato l’unico
tramite che ho avuto con Mycroft in questi
anni. Per sapere cosa succedeva a Sherlock seguivo i giornali ed il
blog di
John» il dottore drizzò la schiena inorgoglito
«e per sapere di Mycroft
contattavo Anthea»
Mary portò il suo guardo indagatore sul marito ma Sherry
interruppe
il filo dei suoi pensieri.
«Non preoccuparti. Fra lei e John non è successo
nulla.» Il dottore
sorrise soddisfatto « A lei, lui non interessava«.
Lo sguardo di John divenne
depresso.
Mary alzò le sopracciglia con aria impettita.
«Beh, non mi stupisce.»
Il dottore guardò la moglie con un’espressione
incredula ed offesa ma
lei lo ignorò per rivolgersi nuovamente a Sherry.
«Ma, se parlavate di queste cose, eravate abbastanza, intime
diciamo?»
«Non per ciò che interessava a me» disse
la donna per poi ridere. «Però
mi è stata molto utile per risolvere i problemi creati da
Sherlock»
L’uomo la guardò con aria offesa.
«Problemi? Io non credo problemi»
La donna gli lanciò uno sguardo innervosito.
«Ne sei certo?»
L’uomo si guardò in giro.
«Se parli del volo Bond…»
«Certo che parlo del volo Bond. Ci avevo lavorato anche io e
per mesi!»
Il detective sbarrò gli occhi riportando la sua attenzione
sulla
donna.
«Ah perfetto! Quindi tu e Mycroft mi avete deliberatamente
ignorato.
Grazie»
Sherry alzò gli occhi al cielo.
«Oh Sherlock, non fare l’esagerato.
Perché avresti dovuto saperlo»
Molly e Mary si voltarono con aria interrogativa in direzione di
John. L’uomo lanciò un sguardo ai due fratelli che
discutevano prima di
tornare a guardare le due donne e mimare un
“Irene Adler” con le labbra.
Mary alzò le sopracciglia stupefatta. Molly ebbe un leggero
ed
inconsulto movimento delle labbra prima di tornare ad ascoltare i due
Holmes.
«Perché avrei dovuto?! Io stavo lavorando sul quel
cas…Aspetta,
aspetta!» Il detective tolse le mani dalle tasche
«Quando Mycorft era a Baker
Street al telefono chiedendo il controllo del gruppo Coventry, parlava
con
te!». La donna spostò lo sguardo dagli occhi del
fratello che iniziava ad
alterarsi. «Sei tu che hai convinto Mycroft a togliermi il
caso Adler!»
Lei continuò a non guardarlo. Le sue dita le sembravano
decisamente più interessanti!
«Sherry!». Gli occhi del detective erano a dir poco
inquietanti.
La donna sbuffò sonoramente.
«E va bene! Si, l’ho detto io a Mycroft. Non eri in
grado di gestirlo
a quanto pare»
L’uomo fece un passo nella sua direzione con fare minaccioso.
«Non ero in grado di gestirlo?! Io?!»
La donna si alzò con uno scatto. Era decisamente adirata.
«No! Infatti hai continuato a fare di testa tua e cosa
abbiamo
rischiato?»
Mr Holmes si svegliò di soprassalto a causa del tono irato
dei figli.
«Se mi aveste informato io…»
Sherry strinse i pugni.
«Informato! Dio santo, Sherlock, era a dir poco lampante. Ti
sei
fatto manipolare come un bambino!»
L’uomo serrò la mascella e stava per rispondere
quando Mrs Holmes
intervenne.
«Smettetela! Tutti e
due. Di
qualsiasi cosa si tratti non vi permetto di comportarvi
così!»
I due non si mossero. Mr Holmes si alzò faticosamente dalla
poltrona
trovandosi fra i due figli.
«Avanti, basta così. E’
Natale!»
Sherry scrutò per qualche altro istante gli occhi del
fratello e poi
si allontanò.
Il pianto della piccola Watson che dormiva al piano di sopra riscosse
tutti i presenti. Mary si alzò repentinamente per poi andare
verso il salottino
e salire le scale.
Mrs Holmes radunò i biglietti d’auguri con fare
innervosito.
«Ecco avete anche svegliato la piccina!»
Sherry guardò con aria colpevole il dottor Watson.
«Perdonami John!». L’uomo sorrise
sommessamente scuotendo la testa.
Non c’era di che scusarsi.
La donna prese il cappotto e la sciarpa ed uscì dalla porta
di casa
Holmes.
Sherlock
aveva iniziato a suonare il violino senza degnare più di uno
sguardo le altre persone nella stanza.
Molly guardava con occhi tristi la porta di legno scuro da cui era
uscita Sherry. C’era un’espressione negli occhi di
quella donna, che non era
riuscita a capire. Sembrava delusa ma non di Sherlock, di se stessa.
Mrs Holmes poggiò una mano sulla spalla della patologa.
«Non preoccuparti mia cara. E’ normale bisticciare
per quei due» un
sorriso bonario accompagnò le parole di quella donna.
«Credo sia ora per me e
mio marito di ritirarci, per il nostro orologio biologico è
già notte fonda!»
Molly sorrise alla leggerezza della donna. «Ma prima vi
faccio un thè, mie
cari. Vi va?»
Il dottore mise i pugni sul divano e si alzò.
«Non si disturbi Mrs Holmes, ci penso io. Voi andate pure a
dormire»
L’anziana signora sorrise con gratitudine all’uomo
e si incamminò
verso il salottino augurando la buonanotte. Solo Molly e John
risposero. Il detective
continuò a suonare dandole le spalle.
Mr Holmes scosse leggermente la testa per il comportamento del figlio
e seguì la consorte dopo aver salutato con un cenno del capo
ed un sorriso gli
amici del figlio.
John e Molly si scambiarono uno sguardo d’intesa prima di
portare la
loro attenzione sulle spalle del detective.
Il dottore espirò leggermente e riportò il suo
sguardo in quello
della patologa.
«Vado a fare il thè»
Molly annuì e lo vide incamminarsi verso la cucina.
Il violino di Sherlock continuava a suonare.
Sherrinford Holmes era immobile
nel giardino della casa rossa.
Le braccia incrociate
per trattenere il calore, il volto rivolto
verso l’alto ad osservare il cielo stellato sopra di lei.
Un leggero scricchiolio
della porta e l’apparizione e sparizione di
un lingua di luce alle sue spalle le fecero capire di non essere
più sola.
«Posso?»
Note
autore:
Lo so, lo so è una mezza
schifezza ma non sono proprio riuscita a renderlo meglio di
così, perdonatemi.
Spero che il prossimo capitolo vi faccia dimenticare questo ^^
Devo anche scusarmi per coloro che speravano in un po’ di
Mythea
in più ma non ci riesco! Solo per scrivere quelle due
battute in croce ci ho
messo un sacco di tempo, le ho ricorrette una miriade di volte e
comunque non
mi piacciono.
Sperando che vogliate continuare a seguire questa storia, a
presto,
Anne