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Autore: Winchester_Flame    19/10/2014    3 recensioni
1983.
Offertagli la possibilità di cambiare il destino della propria famiglia, Dean Winchester si ritrova nel 1983.
Il suo corpo è quello di un bambino di quattro anni, la sua mente quella di un trentenne.
Ma potrà davvero alterare gli eventi di quella tragica notte?
E se così fosse, riuscirà il nostro Dean -assieme a Cas e alla famiglia- affrontare e sconfiggere il male che il destino ha in serbo per loro?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Famiglia Winchester
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Family Come Always First
Chapter 1 | Ho bisogno del tuo Aiuto.
 


Dean combatté contro il panico che minacciava di tramortirlo. Il suo cuore stava cercando di battere a ritmo regolare mentre osservava freneticamente la stanza attorno a lui, nella speranza di notare qualcosa che potesse usare per fermare quel maledetto Occhigialli. 
E -stranamente- le sue preghiere furono esaudite. Lì, sotto il letto da cui si era appena svegliato, c'era un vecchio borsone dall'aria familiare.

Si inginocchiò e posò le mani sul freddo pavimento di legno per afferrarla. E così ne ebbe la conferma: era il borsone che aveva usato per buona parte della sua vita. Ma non aveva senso, quella borsa non poteva esistere nel 1983.
Certo lui non era quello che si poteva definire "esperto di viaggi temporali".

Il ragazzo aprì la borsa per guardare ciò che conteneva, ed un sorriso gli illuminò il volto mentre tirava fuori le armi.

«Ah, fantastico Cas! Amico, ovunque tu sia, sappi che ritiro ogni cosa brutta detta su di te» mormorò per poi pensare a ciò che aveva detto. Alzò vagamente le spalle: «Beh, almeno la maggior parte».

Tornò quindi a guardare nel borsone, e prese il coltello ammazza-demoni, che posò sul pavimento assieme ad altre armi. Successivamente estrasse il diario di suo padre -che posò a sua volta con cura- per poi continuare quel strano sopralluogo: trovò altre tre pistole, recipienti pieni di sale, ferro, argento e munizioni varie, ed una bottiglia di acqua santa. Sembrava che Cas avesse finalmente imparato il mestiere. Infine, vide nella parte inferiore della sacca una grossa busta sigillata.
Le piccole mani di Dean presero con curiosità l'oggetto e, strappata la parte superiore, la aprì. Al suo interno trovò un semplice foglio di carta ripiegato dove vi erano poche parole, scritte in perfetta calligrafia:

Dean,
Non so quando riuscirò a raggiungerti. Non ho mai fatto nulla di simile prima, ma credo che queste armi vi saranno d'aiuto. Il vostro compito non sarà facile, ma sono certo avrai successo: non hai mai abbandonato la famiglia nel momento del bisogno. 

Ho aggiunto alcuni dei vostri effetti personali, nel caso li volessi con te per ricordo. 
Buona fortuna Dean.

—Castiel


Dean lesse la lettera e, curioso come poche volte, svuotò con un gesto veloce la busta: non capiva cosa potessero essere quegli 'effetti personali' di cui parlava l'angelo. 
Alcune foto caddero sulle sue gambe, seguite poi da un piccolo oggetto che, rimbalzando, finì con un leggero tonfo sul pavimento.
Il ragazzo lo fissò per un attimo prima di raccoglierlo: non lo vedeva da tempo immemore. Ma gli era sempre stato caro, sebbene anni prima l’avesse lasciato cadere nel bidone dell'ennesimo motel.

Fece un nodo per accorciarlo un po', poi se lo infilò posandoselo nuovamente sul petto, come era stato per tanti anni. Non aveva idea di come Cas l'avesse trovata, ma era contento di riavere la collana di Sammy. E in quel momento si ripromise di non perderla ne gettarla ancora. 
Il giovane cacciatore si concesse ancora qualche attimo per risistemare le armi nella borsa, poi afferrò saldamente la Colt, e si alzò, risoluto.
Da un momento all'altro sarebbe arrivato Azazel, e Dean doveva assicurarsi che quel bastardo di occhi-gialli non rovinasse nuovamente la sua famiglia. Quel figlio di puttana non doveva nemmeno avvicinarsi al piccolo Sammy. E Mary Winchester non doveva assolutamente morire. 

Ma Dean aveva bisogno di aiuto. Un bambino di quattro anni non poteva sparare: molto probabilmente il suo fragile braccio si sarebbe rotto per il contraccolpo. E come se non bastasse, il suo piccolo corpo non aveva la forza di affondare il coltello ammazza-demoni in Azazel. ‘Ah giusto, non dimentichiamoci del problema di avvicinarsi a quel mostro’ pensò.
Con la mente in subbuglio lasciò la sua camera e si avviò lungo il corridoio. Esitò quando raggiunse la stanza dei suoi genitori: che diavolo avrebbe povuto dire?
Dai racconti di John, sapeva che lo stesso era al piano inferiore, addormentato sulla poltrona davanti alla tv mentre la madre si trovava a letto. Dean non prese nemmeno in considerazione l'idea di andare dal padre: non sapeva ancora nulla del soprannaturale e non poteva contare su di lui in quell’occasione. Ma Mary era stata un cacciatrice, e aveva incontrato Azazel dieci anni prima.
E per quanto Dean volesse tenerla fuori da quella lotta, avrebbe potuto essere di grande aiuto. Almeno, quella era la speranza di Dean.

Il ragazzo entrò nella stanza e si portò velocemente sul lato della madre. La fissò per un attimo: l'aveva vista una volta sola dopo la sua morte, sotto forma di fantasma, ma neanche allora aveva sentito il suo cuore gonfiarsi di così tanto amore. Dio, se fosse riuscito a compiere la sua missione, non l'avrebbe più persa!

Dean allungò una mano e dolcemente scosse la donna addormentata.

«Mama.. Mama, per favore svegliati. Ho bisogno del tuo aiuto»

«Dean?» Sua madre aprì lentamente gli occhi e sbatté le palpebre assonnata «Tesoro, che c'è che non va?»
«Ho bisogno che mi ascolti, mama. È importante»

A quel punto la donna sembrò svegliarsi immediatamente. Dean sapeva che il motivo doveva essere lui; probabilmente la sua voce aveva un tono un po' troppo acuto e preoccupato per passare inosservato. Ma non aveva certo il tempo di essere sottile.

«Dean? Che succede?»

«Mama, Sammy è in pericolo. Sta per arrivare un demone, e dobbiamo impedirgli di fargli del male» disse, maledicendosi per il poco tatto che aveva avuto. Ma infondo le parole non erano mai state il suo forte.

«Cosa.. Dean di cosa stai parlando?» chiese la madre, la voce appena udibile e il respiro spezzato: sentiva un leggero senso di nausea salire. Come faceva suo figlio a sapere certe cose?

«Il demone dagli occhi gialli, mama. Lo stesso che ha ucciso i tuoi genitori. Sta venendo per Sammy ma dobbiamo fermarlo, ora» continuò il giovane cacciatore, estraendo da dietro la schiena la Colt, e consegnandola alla madre, che a quella vista spalancò gli occhi, orripilata: come poteva il suo bambino avere una pistola?
Senza nemmeno pensarci gliela strappò dalle mani, controllando che la sicura fosse inserita.

«Perché avevi una pistola, chi te l’ha data? E cosa sai del demone?» chiese, la voce più alta di qualche ottava.
«Oh ti prego mama! Dobbiamo salvare Sammy prima che sia troppo tardi, non c’è tempo per le spiegazioni! Ascolta, ho un piano e devi sol..»

Mentre Dean parlava, Mary si sedette sul letto, posando con attenzione la Colt ed aprendo il cassetto del comodino. Dean, nel bel mezzo della sua filippica, si sporse di poco in avanti per capire le intenzioni della madre.. Quando un freddo getto di acqua lo colpì in viso.
Sputò la poca acqua ingerita, mentre faceva un piccolo salto indietro.

«MAMA! Sul serio, acqua santa!?» disse sconvolto ed irritato al tempo stesso
«Che cosa sei? Che hai fatto a mio figlio?» chiese Mary con un ringhio.
«Insomma mama, sono io! Ti ripeto che non abbiamo tempo per le spiegazioni, ma più tardi risponderò a qualsiasi tua domanda. Fidati di me.. Oppure guardami negli occhi e dimmi che non riconosci tuo figlio»

Lei fece come chiesto, ma tutto ciò che riuscì a fare, fu il ricambiare lo sguardo risoluto del figlio con uno confuso.
«No. Io non.. non lo so»

«Sammy è in pericolo! Ti prego, almeno vieni di là» Dean sapeva il perché sua madre fosse scettica: da brava cacciatrice, era preoccupata di essere condotta in una trappola. Ma alla fine vinse il suo istinto materno e si alzò con cautela dirigendosi verso la stanza del secondogenito.
Dean afferrò la Colt prima di seguirla.

«Avremo bisogno di questa» mormorò mostrandola alla madre, che continuava ad osservarlo con preoccupazione ed angoscia.
«Le pistole non uccidono i demoni» commentò seccamente senza però impedirsi dal prenderla dalle mani del figlio troppo giovane.
«Beh, questa è diversa. E’ la famosa Colt, in grado di uccidere qualsiasi cosa»
 
«Come hai fatto ad averla, Dean?» chiese Mary dopo svariati secondi: chi era quel bambino con le fattezze del suo dolce Dean?
 
«Un angelo l’ha lasciata nella mia camera» si limitò a dire il ragazzo, con una veloce alzata di spalle.
 
Mary si fermò solo un attimo, temendo davvero di impazzire prima dell’arrivo del giorno nuovo; ma alla fine continuò per la sua strada, raggiungendo la camera di Sammy ed ignorando volutamente la risposta del primogenito.
Entrò nella piccola cameretta seguita da Dean, il quale, notando come tutto fosse tranquillo, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: Sammy dormiva indisturbato, e non c'erano luci tremolanti. Sembrava che avessero ancora del tempo a disposizione.
 
«Allora, dov’è?» chiese Mary, aggrottando le ciglia ed ispezionando con lo sguardo ogni angolo buio della stanza. 
«Beh, evidentemente non qui. Ed è un ottima notizia, almeno abbiamo del tempo per organizzarci e preparare una trappola» mormorò Dean, sentendosi per la prima volta pieno di speranza.
 «Non c'è nessun ‘noi’, Dean. Tu ora torni in camera e verrò a prenderti quando sarà tutto finito. Allora parleremo»
 
«No!» gridò Dean, senza poterselo impedire. Il solo pensiero di sua madre, sola, che affrontava il demone e finiva sul soffitto della stanza avvolta dalle fiamme, lo uccideva.
Insomma, non poteva succedere ancora! Sentì i suoi occhi inumidirsi a quei pensieri.
Diavolo, cosa c’era di sbagliato in lui? Non aveva alcun controllo sulle sue emozioni! «Ti ucciderà, mama! Hai bisogno del mio aiuto o finirà tutto per il peggio»
 
«No. Mi dispiace, ma fatico a credere che tu sia il dolce bambino a cui ho letto una fiaba due ore fa. Non mi fido abbastanza da averti qui con me» disse la madre, osservandolo attentamente per notare qualsiasi cambiamento di atteggiamento. Ma non smise di parlare: «Se invece sei davvero mio figlio.. Beh, questo è un motivo in più per tenerti lontano dai mostri. Non ti voglio in mezzo al pericolo, Dean»
 
«Ma.. Mama non puoi. Non puoi affrontarlo da sola, o morirai! E poi Sammy verrà infettato con il suo sangue, e passerà tutta la vita a sentirsi diverso, sbagliato. Papà diventerà un cacciatore il cui unico scopo sarà quello di vendicarti.. E costringerà me e Sammy a fare altrettanto…»
Non poteva. Dean sapeva che non poteva far sapere tutte quelle cose alla madre, ma gli era impossibile tenerle per sé. La sola idea della sua morte, lo spaventa a tal punto da farlo piangere. «Non posso lasciare che succeda mama. Non posso» Concluse, mormorando. Ora le lacrime cadevano copiose dai suoi occhi, arrossandoli e facendo sentire Dean uno stupido, oltre che un frignone. Quanto odiava quella situazione!
Ma finchè sua madre lo ascoltava, non gli importava della pessima figura. 
Mary infatti non rise né spinse via il figlio: al contrario, sentì il proprio cuore sciogliersi. Quale madre poteva guardare il proprio figlio piangere e implorare aiuto, e non reagire? Si inginocchiò senza alcun pensiero, e strinse il suo piccolo e caldo corpo fra le braccia.
 
«Tesoro, è evidente che tu sai più cose del dovuto. E questa cosa mi spaventa, non so cosa pensare o come agire. Ma mi fido di te. Promettimi solo che più tardi parleremo, che mi spiegherai » disse, mentre con la dolcezza che solo una madre può mostrare, accarezzava dolcemente i morbidi capelli di Dean.
 
«Se riusciremo ad arrivare a domani, ti dirò tutto ciò che desideri mama» La rassicurò Dean, asciugandosi il naso con la manica di flanella. Poi si strinse maggiormente nell’abbraccio materno, affondando il viso nei biondi capelli della madre, ed inspirando il loro dolce profumo: sì, più passavano i secondi, più ne era convinto. Quella non sarebbe stata l’ultima volta che sentiva il dolce e fragrante profumo di sua mamma.
«Ora ascolta il mio piano mama...»
 
 
∞∞∞

 
La cameretta di Sammy era avvolta in una calda e piacevole tranquillità, spezzata solo da un lieve “tic-tac” proveniente dall’orologio a parete che minacciava di far uscire di senno Dean. Era seduto in un angolo buio della stanza, da solo, e guardava il suo fratellino dormire placidamente mentre pensava a come la sua vita fosse cambiata nel giro di una sola ora. Non riusciva a credere di essere nuovamente  e con la possibilità di cambiare le cose.
Certo, sarebbe stato molto più facile se non fosse stato un fottuto bambino quattro anni; era tutto estremamente sbagliato, soprattutto per la mente da trentenne che si ritrovava. Ma era certo che Cas avesse avuto le sue ragioni per agire e portarlo ad essere così.
Ma era comunque una situazione strana e poco piacevole: il suo piccolo corpicino era in costante balia di emozioni su cui non aveva potere e controllo. Era un vero inferno!
Per non parlare di quello che stava per passare: non voleva nemmeno pensare a come avrebbero reagito i suoi genitori, non appena avessero saputo cosa gli era successo. Ovviamente non gli avrebbe racconto ogni dettaglio macabro e raccapricciante, ma sicuramente doveva spiegare perché il loro dolce figliolo fosse diventato così aggressivo, sicuro di sé.. E perché sapesse tante cose.
Dean era certo che non gli avrebbero creduto. In realtà era sorpreso che la madre lo avesse ascoltato finora, anche se sapeva che era -giustamente- confusa e sospettosa.
 
Proprio in quel momento, l'infernale ticchettìo dell’orologio si fermò, e la calda luce gialla emanata dalla abat-jour
 cominciò a tremolare.
Lo spettacolo stava per iniziare.
 
Dean si alzò e si appiattì il più possibile contro l’armadio, osservando la culla in cui dormiva il fratello. Pochi secondi, ed ecco che una figura apparve proprio davanti alla finestra. Anche al buio non poteva nascondere quei suoi ripugnanti e crudeli occhi gialli.
 
Azazel si aprì in un lento e soddisfatto sorriso mentre osservava il neonato, e si avvicinò al letto del bambino senza avvertire la presenza di Dean che, respirando a fondo, aspettava il momento opportuno per uscire allo scoperto.
Quando il demone cominciò a chinarsi su Sammy, Dean non riuscì ad aspettare oltre, ed uscì dal suo rifugio per affrontarlo.
«Stai lontano da mio fratello, bastardo» ringhiò Dean mentre si preparava allo scontro.

 
 
I don’t own anything of this story: the characters are not mine.
 
 


 
Note dell’Autrice:
Saaaalve! Come promesso, eccomi tornata con il primo vero capitolo della storia c:
Ammetto che quando ho pubblicato il Prologo ero molto nervosa, non sapevo che reazioni aspettarmi, ma.. Devo dire che sono sorpresa e davvero felice di quello che ho visto: tre recensioni e ben dieci persone che l’hanno inserita nelle seguite!
Davvero ragazzi, grazie di cuore.. Non sapete come sono felice che la mia idea vi piaccia! [Ed ora spero di non deludere nessuno con l’avanzare degli eventi!]
 
Uhm, torniamo a parlare del capitolo: in origine questo capitolo contava di 15 pagine di Word, ma ho deciso di dividerlo in due. Posso dirvi che in futuro inserirò senza problemi capitoli di quella lunghezza –anche perché la storia sarà abbastanza lunga– ma ho pensato che lasciarvi con un poco di suspence non fosse poi così sbagliato.
Il capitolo “Azazel” infatti durerà poco, per questo ho voluto lasciare il tutto in sospeso: così -magari- posso sapere delle vostre idee o suggerimenti!
 
Comunque.. Finalmente è arrivata Mary!
Non sono certa che la reazione della madre sia quella più opportuna, ma personalmente non ho avuto difficoltà ad immaginarmela; anche perchè non accetta propriamente tutto, non è una credulona. Beh, insomma, spero di non aver fatto un casino.
In ogni caso, ci sentiremo il prossimo week-end con il terzo capitolo!
Fatemi sapere cosa ne pensate: se vi ho deluso o vi piace, e perché no, come pensate finirà con Azazel!
A presto, Winchester_Flame.
   
 
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