Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Winchester_Flame    10/10/2014    3 recensioni
1983.
Offertagli la possibilità di cambiare il destino della propria famiglia, Dean Winchester si ritrova nel 1983.
Il suo corpo è quello di un bambino di quattro anni, la sua mente quella di un trentenne.
Ma potrà davvero alterare gli eventi di quella tragica notte?
E se così fosse, riuscirà il nostro Dean -assieme a Cas e alla famiglia- affrontare e sconfiggere il male che il destino ha in serbo per loro?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Famiglia Winchester
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Family Come Always First
Prologue | Come tutto ebbe inizio.
 
 
Dean Winchester cercò disperatamente di trascinarsi sul quel maledetto pavimento di cemento per raggiungere il fratello. Non che importasse molto: Sam era già morto.
Da una decina di minuti il suo respiro si era spezzato ed era passato a miglior vita. E Dean era sulla buona strada per unirsi a lui. Ma nonostante tutto, continuava a ripetersi che se proprio doveva morire così, doveva almeno rivedere il fratello per l’ultima volta.
Era davvero chiedere troppo? Probabilmente sì, dato che non sembrava esserci modo di raggiungerlo. La sua schiena era stata letteralmente spezzata, quando uno dei demoni lo aveva gettato su quel sudicio muro e, di conseguenza, non poteva muovere le gambe. Per non parlare di come quel bastardo gli aveva rotto il braccio sinistro in modo irreparabile, facendolo ruotare su se stesso. Eppure, Dean continuava strenuamente ad usare il braccio destro per trascinarsi, centimetro dopo centimetro, più vicino a Sam.

Il cacciatore, già gravemente ferito, dovette arrestarsi quando sentì un terribile dolore al petto. Emise un gemito basso, che si trasformò ben presto in un accesso di tosse. Quando finalmente riebbe il controllo sul suo respiro, si accorse che vi era una grande quantità di sangue, sia sulla sua mano sia sul pavimento sottostante.
Sputò schifato quel terribile liquido dal sapore metallico che gli riempiva la bocca, e cercò nuovamente di strisciare in avanti, non curandosi di sporcarsi con il sangue appena versato. Ecco, mancavano solo un paio di metri. Stava per raggiungere Sammy; chissà, forse poteva davvero farcela.

Ma improvvisamente un paio di scarpe nere dall’aria lucida e ben curata, apparvero di fronte a lui. Dean alzò lo sguardo per vedere un uomo calvo, all’incirca sui quarant’anni, che lo osservava dall’alto. Gli occhi erano neri come la pece.

«Dove credi di andare?»

«Disneyland» ansimò Dean «Perché.. non sai q.. quando ho.. bisogno di una vacanza»
«Vuoi davvero che siano queste le tue ultime parole?»

«V-vi farò sapere.. Se mi.. Viene in m..mente altro». Ogni sillaba sussurrata era un tormento; ogni parola, un dolore atroce. E anche pronunciando quelle due semplice frasi, Dean si sentì peggio: un rivolo di sangue cominciò ad uscire dalla sua bocca, la vista si annebbiò appena.

Il demone sorrise, arrogante come solo la sua razza poteva essere. «Non credo di avere il tempo di aspettare i tuoi comodi»

Un respiro smorzato, e Dean si preparò per ciò che chiaramente stava per avvenire: stava per concludersi tutto. Quella era la Fine. Stava finalmente per riunirsi a tutti gli altri.
Sua madre. Suo padre. Ellen e Jo. Bobby. Garth. Benny. Sammy. Erano tutti morti troppo presto, tutti morti prima di lui. Lo avevano schifosamente lasciato solo. Ma ora stava per tornare da loro.
E ben presto il mondo intero lo avrebbe seguito. Perché avevano fallito.
Lui aveva fallito.

Proprio in quel momento, una luce incandescente sembrò riversarsi dal demone, che si accasciò a terra dopo una manciata di secondi. Dean sbatté le palpebre e guardò Castiel che stava dietro il cadavere.
«Era ora che arrivassi» mormorò il cacciatore.

«Dean»

«Cas» borbottò in risposta, e si concesse il lusso di chiudere per un attimo gli occhi, mentre dentro di sé si accendeva quella piccola speranza che era sempre accompagnata da un nome: Castiel.

«Mi dispiace. Per questo. Per tutto»

«Risolvi il problema allora» Il suo voleva essere un ordine, preciso e giusto un po’ ironico, ma la sua voce si incrinò rendendo il suono più simile a un gemito.
«Non posso. Almeno non nel modo che intendi tu» fu la risposta calma dell’angelo.

«Che..»
Castiel si inginocchiò accanto a Dean. «Non posso guarirti. Né posso riportare indietro Sam»

«Dovevi essere qui. Con noi.»

«Non sarebbe cambiato nulla. Forse saresti sopravvissuto oggi, ma avresti perso in poco tempo. Non possiamo vincere questa guerra Dean»

«Bella merda, Cas. Un buon modo per rimanere positivo»

«E’ la verità, Dean» disse, accompagnando la frase ad un lieve sospiro.

«E allora? Ti sei arreso?» Non voleva spendere i suoi ultimi respiri per litigare con l'angelo; ma era così furioso con il suo cosiddetto ‘amico’ che li aveva abbandonati lì, e che ora sembrava volersi arrendere..

«No. Ma ho trovato un altro modo per vincere. L'unico modo per fermare tutto questo, è quello di rimediare ai nostri errori fin dall'inizio»

«Inizio? Io non..» Il corpo di Dean fu sconquassato da un altro attacco di tosse. Quando riprese fiato, il cacciatore capì che gli restava poco tempo: stava inesorabilmente morendo.
«Non capisco..cosa significa. C-che inizio?»

«Il momento in cui tutto questo è stato messo in moto. La notte del 2 novembre 1983. La notte in cui tua madre è morta e Sam è stato infettato con il sangue di Azazel» Perché doveva parlare così lentamente? Dannato angelo.
«Avevi detto.. non poteva essere fermato. Per il destino.. e tutto quello schifo»
«Avevo torto, un modo esiste. Ma devi acconsentire ad alcune limitazioni perchè senza il tuo permesso non posso agire»

«Limitazioni?» Quanto avrebbe voluto che Cas arrivasse subito al punto. Almeno prima che dovessero continuare quella conversazione nell'aldilà. Sentiva che ormai era questione di pochi minuti: il dolore stava peggiorando, e lui si stava indebolendo rapidamente.

«Posso riportarti indietro, ma dovrai necessariamente vivere Iì. Dovrai di nuovo crescere. Ed è necessario che tu continui a cacciare: coloro che sono stati salvati, devono essere nuovamente salvati. Alcune cose verranno cambiate, altre dovranno restare invariate»

Dean stava davvero cercando di capire cosa intendesse Cas, ma la perdita di sangue stava rendendo difficile anche quel banale compito. Inoltre, l'angelo era un po’ troppo criptico per i suoi gusti.
«Sammy.. e i miei genitori vivranno?» chiese, per sicurezza.

«Dipende da ciò che farai. Ma sì, avrai la possibilità di risparmiare a tutti loro gli eventi che Azazel ha messo in moto. Ma non avrai la possibilità di tornare ad essere come allora»

«Non capisco..» sbottò, ormai stufo di quelle frasi complicate e troppo filosofiche. Con un gemito si lasciò andare, adagiando il capo e la testa al pavimento, sentendo un immediato sollievo e stordimento assieme.

«Non potrai fuggire da te stesso Dean. Porterai per sempre con te i ricordi, anche se si modificano gli eventi che li hanno provocati» Cas guardò tristemente l’amico morente prima di aggiungere:
«Non sei obbligato ad accettare, ovviamente. E se lo desideri porrò subito fine alle tue sofferenze. Potrai finalmente conoscere la Pace che ti spetta»

Dean era consapevole che qualcosa gli stava sfuggendo di mano: non riusciva a comprendere appieno ciò che l'angelo stava cercando di dirgli. Ma aveva capito quel che bastava. Le cose non sarebbero state tutte ‘rose e fiori’ se avesse accettato quello strano accordo. Ma se aveva davvero la possibilità di salvare i suoi genitori e il suo fratellino, non gli importava di sacrificare il suo destino. Infondo aveva sempre messo prima la famiglia.
E avrebbe continuato a farlo.

«Lo faccio, Cas» ansimò il giovane.
«Dean..»
«Amico, ho detto di sì» ringiò Dean in risposta.

Cas annuì ed allungò la mano che posò delicatamente sulla testa dell'uomo ferito.
Il dolore sparì immediatamente.
Così come il resto del mondo.



∞∞∞



Gli occhi di Dean si aprirono di scatto e non poté impedirsi di emettere un basso rantolo. La camera in cui si trovava era illuminata da una tiepida luce azzurrognola, e sembrava vagamente familiare. Era disteso in un comodo letto sotto delle calde e soffici coperte. Con stupore si accorse che poteva nuovamente muovere le gambe, così come notò che nessun’altra parte di sé era in agonia; perfino respirare era diventato facile!
Ancora incredulo -e soprattutto confuso- Dean alzò in alto il braccio sinistro, per controllare se il danno era guarito ma.. ‘Che cazzo..!’ pensò, rendendosi conto che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato.

Il suo braccio non era più rotto e frantumato, la pelle non era lacerata. In più, tutte le dita erano ancora una volta attaccate. Ma quello non era comunque il suo braccio. Non poteva esserlo date le dimensioni tanto piccole da ricordare quelle di un bambino. Arrotolò velocemente la manica di flanella del pigiama e pizzicò la pelle.
Ouch. Sì, quello era sicuramente il suo braccio.
‘Ma che diavolo?’ Prese freneticamente a calci le coperte, e vide che tutto il suo corpo era troppo piccolo per essere suo. Si passò le dita tra i capelli, sentendoli più lunghi del solito, e poi le spostò più in basso, verso il suo piccolo viso. Oh sì, c'era qualcosa di profondamente sbagliato.

Scattò come un fulmine fuori dal letto, e si guardò attorno.
Nella stanza c’era un armadio, una scrivania con sedia -dalle dimensioni di un bambino-, una libreria, una scatola di giocattoli, e il letto in cui stava fino a poco prima. Il pavimento era ingombro di giocattoli, e in un angolo troneggiava un grande puzzle parzialmente completato. Dean fissò sconvolto l’arredamento e capì dove si trovava.
La sua camera da letto.
La sua vecchia camera da letto, quella a Lawrence, in Kansas.
Abbassò nuovamente lo sguardo sul suo corpo. Era un bambino. Era un bambino, in una stanza da bambini.
‘Ma quindi Cas intendeva..’ pensò, sbalordito e un poco indignato.

«Credo che ti sia dimenticato di dirmi un piccolo dettaglio, Cas» mormorò con una voce molto più giovane e infantile di quella che avrebbe dovuto essere.
«Come diavolo farò a fermare la merda che sta incombendo su di noi, se sono un fottuto bambino di quattro anni!»

Sentiva la paura, la rabbia, l'ansia, e circa un milione di altre emozioni che zampillavano dentro di lui, tutte assieme. Le lacrime bruciavano dietro i suoi occhi. Frustrato, le asciugò via.
Perché diavolo stava piangendo ora?

Accidenti, quella era la peggior situazione in cui si fosse mai ritrovato. E il suo impellente bisogno di piangere non faceva che farlo sentire peggio. Certo, ora era un semplice bambino di pochi anni, con le emozioni ancora sottosopra. Ma aveva tutti i suoi ricordi da adulti, quindi non avrebbe dovuto reagire in quel modo!
E non doveva perché non poteva permetterselo. Doveva pensare ad una sorta di piano per fermare i prossimi -catastrofici- eventi. A quel proposito, Dean si avvicinò alla parete, per guardare il calendario che faceva bella mostra di sè. Doveva sapere quanto tempo gli rimaneva per prepararsi; sperava fosse almeno una settimana o giù di lì.
Più tempo avesse avuto, meglio sarebbe meglio. Non sarebbe stato facile raccattare il materiale con cui uccidere Azazel, data la sua piccola età.

Il ragazzo allungò la mano verso l'interruttore della luce, e la accese socchiudendo gli occhi non appena una luce brillante illuminò la sua camera da letto.
E così vide che il calendario –con una terrificante immagine di un orso sorridente– era già rivolto al mese di Novembre. Novembre 1983.
E secondo gli adesivi che eliminavano i giorni passati, il 2 Novembre era già passato.

Gli occhi di Dean si spalancarono, e non poté far altro che scuotere la testa, terrorizzato e, ancora una volta, sconvolto. Non aveva né giorni né settimane per prepararsi. Anzi, gli restavano solo pochi minuti, al massimo poche ore, prima che la tragedia si abbattesse nuovamente sulla sua famiglia.

 


 
I don’t own anything of this story: the characters are not mine.
 
 

Nota dell'Autrice:
Saaalve ragazzi!
Non sono molto brava con le parole, quindi perdonatemi se non scrivo infinite righe in cui vi chiedo come state, o dove vi avviso che sono nuova e non sono per niente brava a scrivere ed esprimermi [quest’ultime cose -tra l’altro- sono vere Lol]
Quindi, mi limito a dire che spero che la mia idea per questa storia vi piaccia. Gran parte della ‘trama’ la ho ben presente in mente, ma accetto qualsiasi consiglio vogliate darmi c:
Ci tengo anche a dire che SO PERFETTAMENTE che come Prologo non è chiarissimo: e se avete mille domande che vi frullano in testa… Allora sono riuscita nel mio intendo! Ahaha
Comunque, ho già pronto il secondo capitolo che pubblicherò sabato o domenica prossima.. Ma dato che sono una ragazza molto indecisa, non credo pubblicherò il continuo se non sono certa che -almeno a qualcuno- la storia possa interessare.
Quindi se avete un attimo lasciate una piccola recensione, anche critica, per dirmi cosa ne pensate!
A presto, Winchester_Flame.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Winchester_Flame