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Autore: IceQueenJ    19/10/2014    3 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti! Scusate il ritardo, ma ho passato il weekend a casa di un'amica e non ho avuto il tempo di collegarmi.

Eccomi comunque con il nuovo capitolo della storia. E' stato un pò complicato scriverlo. Avevo in mente così tante cose che stavo impazzendo e alla fine, ho dovuto dividere il capitolo in due parti, creando così un altro capitolo.

Il mio nipotino è finalmente nato, ed io ho qualcosa in meno a cui pensare, finalmente.

Adesso vi lascia la capitolo che come sempre spero vi piaccia e ringrazio tutti i lettori.

Buona lettura ... Ally!

Capitolo 20: Sgradite novità

Pov Bella

Seattle, University District, 22 Settembre 2014
“Uffa Edward, ma cos’ha questo appartamento che non va? Quanti ne avremo visti, 20?”.
‘Dio che esasperazione!’.
Andiamo in giro per Seattle in cerca di un appartamento da almeno un paio di settimane e a Edward non ne piace neanche uno.
Sembra lui la moglie che trova mille difetti ad appartamenti (perfetti a mio parere) ed io il marito annoiato.
A me sembrano tutti uguali.
‘Bella non sono tutti uguali e Edward vuole trovare quello perfetto per voi’.
Bene … adesso ci si mette anche la vocina nella mia testa.
‘Perfetto per noi’. Edward ripete questa frase di continuo.
Sorrisi quando sentii due braccia stringermi.
“Andiamo amore … voglio solo trovare quello perfetto per noi”.
Appunto.
Quanto volte nelle ultime settimane ho sentito queste parole? Ormai ho perso il conto.
“Edward ascolta … abbiamo io 19 e tu 20 anni. Non sarà di certo la casa in cui vivremo per sempre”, poi ad una sua occhiataccia mi corressi. “D’accordo … può darsi che lo sarà, ma lo sapremo solo vivendoci. Insomma … una casa è perfetta nel momento in cui noi facciamo in modo che lo sia e –”, ma m’interruppe.
“Bella, però, vuoi mettere che è anche costruita bene oppure è luminosa quanto basta oppure-”.
Stavolta fui io a interromperlo.
Capisco che lui, studiando architettura, guardi tutte queste cose, ma insomma!
È solo una semplice casa.
Io penso che sarà perfetta solo quando ci vivremo dentro e la riempiremo di noi e dei nostri ricordi, ma mi astengo dal dirlo, perché so che mi ammazzerebbe. Solo in quel momento sarebbe stata nostra e sarebbe stata perfetta.
“Va bene amore … capisco che il tuo istinto di architetto prenda il sopravvento, ma vorrei riuscire a trovare questa casa prima dell’inizio del semestre. D’accordo?”.
Almeno quello avrebbe dovuto concedermelo.
“D’accordo piccola, d’accordo”.
Si sporse per baciarmi, ma mi scostai.
“Non così in fretta Cullen, sono ancora arrabbiata. Adesso … vorrei sapere cos’ha che non va questa casa. Sbaglio o sei stato tu a vederla per primo?”.
“Sì, però … adesso non mi convince più”, disse imbronciandosi e mettendo su la faccia da cucciolo cui di solito non resistevo.
Appunto … di solito.
“No caro, stavolta non ci casco. Sto iniziando a pensare che tu non voglia trovarla questa casa. Anzi, sai che ti dico? Preferisco restare a casa di Christian”.
La sua espressione era così sorpresa e scioccata che non riuscii a trattenermi dal ridergli in faccia.
“B – Bella stai scherzando vero? Ti prego … ti giuro che la prossima sarà quella giusta. Lo sento. Dimmi che scherzi, ti prego!”.
“Hahahahah … Oddio Eddy. Avresti dovuto vedere la tua espressione. Esilarante è dire poco. Hahahahah!”.
“Piccola strega … tu mi stavi prendendo in giro! Giuro che questa me la paghi”.
“Hahahahah, ma no genio! Dicevo sul serio, Hahahahah. Okay, la smetto. Scusa amore”, dissi asciugandomi le lacrime agli occhi.
“Scuse accettate, su … vieni qui”.
Non me lo feci ripetere due volte e mi precipitai tra le sue braccia.
“Ti amo Ed, non dimenticarlo”.
“Lo so, e giusto per la cronaca … ti amo anch’io”.

Seattle, University District, 24 Settembre 2014
Cosa mi aveva promesso Edward?
Che l’appartamento successivo sarebbe stato quello giusto?
Sì, come no. Ed io che ci ho pure creduto!
Da quel momento ne abbiamo visti altri quattro e ancora non abbiamo trovato l’appartamento PERFETTO.
Ormai la mia pazienza è al limite e giuro che prima o poi lo strozzo.
La sua voce mi riportò alla realtà.
“Bella insomma! Non troveremo mai quest’appartamento se tu non mi dai una mano”.
Lo guardai furiosa alzando un sopracciglio.
“Ah davvero? Adesso sarei io la colpevole? Cioè, fammi capire, TU, trovi difetti a tutto, anche ai muri, e sarei io quella che non aiuta?”.
“Amore, non intendevo questo. È solo che … Oh, insomma! So di averti esasperato e ti chiedo scusa, ma so che quando troveremo quella giusta lo capiremo entrambi e tu invece resti indifferente a tutto”.
“Ma è normale. Facciamo così, io me ne torno a casa e quando l’hai trovata me lo dici e vengo a vederla anch’io, d’accordo?”.
Mi girai e uscii.
Sapevo cosa avrebbe pensato e che mi avrebbe seguito. Sicuramente si sarebbe fatto mille paranoie.
E infatti. “Amore ma che hai? Sicura di star bene? Bella guardami. Ho fatto qualcosa che non va e non me ne sono accorto?”.
“No, tu non hai fatto niente. Sono io che … Edward, io …”, abbassai lo sguardo, consapevole di non dirgli la verità, “non sono più sicura di voler venire a vivere con te. Inizialmente mi era sembrata una bella idea, anzi bellissima, però adesso … non so, ho paura e forse … forse stiamo affrettando un po’ le cose. In fondo io non so nemmeno se qualcuna delle mie domande è stata accettata, è inutile fare tutti questi progetti. Magari dovrò tornare a Volterra e frequentare i corsi alla facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Firenze. In Italia ho superato i test e lì sono già iscritta, lo sai”.
“Bella vedrai che ti prenderanno. Di certo non si lasceranno scappare una persona dotata e intelligente come te”, disse abbracciandomi.
“Edward, ma tu non capisci. Anche se accettassero la mia domanda, cosa di cui dubito fortemente, io comunque non sono più sicura di voler vivere con te”.
Enorme cazzata! Sono una grande bugiarda.
Io vorrei andare a vivere con lui, ma non posso.
A Edward non ho ancora detto nulla.
Due giorni fa, tornata a casa, ho trovato le risposte della Seattle University e della Washington State University.
Entrambe negative.
La cosa positiva è che l’università che Edward frequenta, l’University of Washington, non mi ha ancora risposto e se, una volta arrivata, anche questa risposta sarà negativa, dovrò tornare per forza a Volterra.
“Perché dici questo Bella? Dammi un motivo valido. Sono sicuro di una cosa, però. C’è qualcosa sotto. Qualcosa che mi tieni nascosto. Sono due giorni che sei strana, non credere che non me ne sia accorto. E sta sicura che scoprirò il vero motivo. Fosse l’ultima cosa che faccio”, disse puntandomi un dito contro e lasciandomi sulle scale a guardarlo confusa.
Poi, rendendosi conto di aver dimenticato qualcosa o qualcuno d’importante, cioè me, tornò indietro. “Allora che fai, resti lì o torni a casa con me?”, disse baciandomi una guancia.
Alzai gli occhi al cielo e lo seguii.
Per quel giorno le visite erano finite o forse Edward non voleva più andarci.
Sta di fatto che la situazione non era facile.
Il viaggio in auto fu strano.
L’atmosfera … decisamente glaciale.
Nessuno dei due parlò, forse perché eravamo troppo impegnati a rimuginare su quello che era successo e così mi persi a guardare il bellissimo skyline di Seattle.
Casa di Christian è nel Queen Ann Hill, uno dei quartieri più belli della città.
Dal balcone della mia stanza avevo una vista meravigliosa sulla città e sul Puget Sound.
Avevo perso il conto delle volte in cui, affacciata a quel balcone, mi ero persa nei miei pensieri.
La cosa più bella di tutte, era ammirare il tramonto.
Mi sono sempre piaciuti i tramonti, ma posso dire con certezza che il tramonto sul Puget Sound toglie il fiato.
Seattle è bellissima a quell’ora del giorno.
In tutto questo pensare, non mi sono neanche resa conto che siamo arrivati sotto casa di Christian.
Il motore dell’auto è ancora acceso, segno che Edward non rimarrà qui.
Mi voltai a guardarlo. “Non resti a cena con noi, stasera?”.
“No, preferisco tornare a casa, ho delle cose da fare con Jasper. Ti chiamo più tardi, piccola”.
Piccola … mi ha chiamata piccola.
Forse non è tanto arrabbiato.
Annuii. “D’accordo, a più tardi allora”. Gli diedi un bacio sulla guancia e scesi.
Entrata in casa, però, non riuscii a trattenere le lacrime.
Mi sento così triste.
Non riesco a credere che dovrò davvero tornare a Volterra.
So che se glielo chiedessi Edward partirebbe con me, ma io non voglio che lasci la squadra di baseball e i suoi amici per me.
“Bella che hai?”.
Alzai lo sguardo, sorpresa di sentire la voce di Christian a quell’ora. Non pensavo che Christian fosse già rientrato.
“Io …”, mi buttai tra le sue braccia. “Sono una bugiarda. Lui … si arrabbierà”.
“Ma che dici? Hey … hey, guardami. Ci riuscirai. Poi chissà cosa non gli hai detto. Di certo non hai ucciso qualcuno. Devi solo dirgli che non ti hanno presa. Non è la fine del mondo. Frequenterai un anno in Italia e poi tornerai qui. Di cosa hai paura? Se Edward ti ama davvero, allora capirà. E lui ti ama tantissimo. Come si vede lontano un miglio che anche tu sei cotta di lui e lui questo lo sa. Adesso non piangere”.
Mi sorrise, accarezzandomi una guancia.
“Non ci riesco. Oggi sono stata così cattiva con lui. Gli ho detto cose che non pensavo e solo per fargli cambiare idea. Gli ho detto che non voglio vivere con lui anche se mi accettassero. E lui ha subito … si è subito sentito in colpa. Ha pensato fosse colpa sua e invece è tutta colpa mia. Che medico potrò mai essere se non riesco a essere sincera con la persona che amo? E comunque … lui mi ama adesso! Chissà cosa succederebbe se io andassi via per un anno intero”.
“Oh andiamo! Adesso stai facendo una tempesta in un bicchier d’acqua. Smettila. Riuscirai a parlargli molto presto, lo so. Continuerà ad amarti, anche se siete lontani. Non frequenterà nessun’altra, lo conosci. Adesso … basta piangere. Vieni con me. La cena è pronta”.
Christian mi trascinò in sala da pranzo, ma non avevo molta fame. Infatti non mangiai nulla.
Rimasi seduta con lo sguardo fisso sul piatto. Sentivo un peso enorme in gola e nel petto e sapevo che da un momento all’altro sarei entrata di nuovo in modalità pianto.
Tipico di me.
Appena incontro un ostacolo, mi chiudo a riccio e non cerco neanche una soluzione. Lascio semplicemente che le cose vadano come vogliono. Lascio fare al destino che anche questa volta si è accanito contro di me.
Non permetterò mai a Edward di abbandonare la sua vita per seguire me. Ha la sua vita qui ed è giusto che contini a viverla, con o senza di me.
Sentivo lo sguardo di Christian e Jo addosso e non mi azzardavo a ricambiarlo.
Sapevo già cosa vi avrei letto.
Quando non riuscii più a sopportarlo, mi alzai dalla sedia e scappai. Durante la corsa verso la mia stanza, il groppo che avevo in gola esplose e iniziai di nuovo a piangere.
Mi buttai, lanciai sarebbe meglio, sul letto e mi addormentai.


Pov Edward

‘Anche se accettassero la mia domanda, io comunque non sono più sicura di voler vivere con te’.
Le parole di Bella continuano a rimbombarmi in testa.
Da quando mi ha detto quelle parole, il mio cervello è andato in tilt e sembra quasi che il mondo non giri più per il verso giusto.
Non riesco neanche a capire come faccia a stare steso su questo letto. Lo stesso letto che ci ha visti amarci per la prima volta e poi tanto volte in questi due mesi.
Pensavo che Bella volesse le mie stesse cose, che fosse sicura della sua decisione, e invece oggi pomeriggio mi ha detto di non esserlo.
O meglio … mi ha chiaramente fatto capire che non vuole vivere con me.
Com’è possibile che non mi sia accorto di nulla?
E pensare che quando gliel’ho chiesto era così felice. Le avevo detto che poteva pensarci, ma lei mi aveva dato subito la sua risposta.
Cos’è cambiato da quel giorno? Cos’è successo?
Bella è infelice ed io non me ne sono nemmeno reso conto.
Dio che confusione!
Che avesse cambiato idea perché non riuscivamo a trovare l’appartamento giusto?
In effetti, è un paio di giorni che si comporta in modo strano.
Forse … forse è successo qualcosa e ha paura di dirmelo.
In tutti i casi la perdonerò. Non riesco ad arrabbiarmi con lei.
Di solito è lei a farlo con me ed io le vado dietro come un cagnolino, fin quando non mi perdona.
Di una cosa sono certo, comunque. È tutta colpa mia.
Avrei dovuto capirlo prima, invece non ho fatto altro che intestardirmi.
D’altronde lei ha ragione. Non sarebbe sarà di sicuro la casa in cui vivremo per tutta la vita, ma io voglio comunque che sia perfetta.
E poi cos’è la storia delle domande?
Ho dato per scontato che Bella sarebbe entrata in una delle università di Seattle. Non mi sono mai posto il problema.
Da quando ci siamo messi insieme, ho sempre pensato che avrebbe studiato qui, e sarebbe stata accanto a me. Non ho mai pensato neanche per un momento che potesse succedere il contrario.
Forse sa qualcosa che io non so.
Per di più, sono stato un codardo.
Per tutto il viaggio in macchina non sono riuscito a dirle niente e mi è sembrato che neanche lei volesse parlare.
Appena siamo saliti in auto, ha iniziato a guardare l’orizzonte, persa in chissà quali pensieri ed io, come sempre, mi sono perso a guardare lei.
Una volta arrivati, avevo visto la speranza insinuarsi nel suo sguardo quando mi aveva chiesto se mi fermassi a cena e, alla mia risposta negativa, i suoi occhi avevano perso la loro solita luminosità.
L’ho ferita, lo so. Eppure non sono riuscito a trovare una scusa migliore. Non ho un appuntamento con Jasper.
Le ho mentito solo perché in quel momento avevo bisogno di stare solo e pensare, e quella mi era sembrata la scusa migliore.
Urlai il nome di mia sorella, che sicuramente sapeva cosa passava per la testa della mia ragazza.
Alice arrivò di corsa.
“Dimmi tutto fratellone. È successo qualcosa? Che brutta cera che hai”.
“Alice, ti prego, dimmi la verità. Ho fatto qualcosa di sbagliato con Bella in questi giorni? Deve averti raccontato qualcosa. Perché altrimenti non riesco a comprendere il suo comportamento. Mi sembra triste, ma non riesco a capire … e questa cosa mi fa male, perché ci siamo sempre detti tutto, non può tagliarmi fuori dalla sua vita in questo modo. In più mi ha detto che non vuole più vivere con me, capisci? Proprio lei che quando gliel’ho proposto ha detto subito sì, senza neanche bisogno di pensare. Stiamo insieme cavolo!”.
Dovetti sembrarle davvero disperato perché corse ad abbracciarmi.
Per quanto litigassimo un giorno sì e l’altro pure, era la mia sorellina e c’eravamo sempre l’uno per l’atro.
“Fratellone … cerca di calmarti un secondo, d’accordo? Non mi ha raccontato nulla. Non hai fatto nulla di sbagliato, te l’assicuro. Bella sta solo attraversando un brutto periodo. Cerca di capirla. Non gli sono ancora arrivate le risposte del college, sarà in ansia”.
Le sue parole avrebbero dovuto calmarmi, ma allora perché non ebbero l’effetto dovuto?
In più Alice non mi ha guardato negli occhi mentre ha fatto il suo discorso.
Mi ha mentito.
Sa più di quello che mi ha detto.
Cosa nasconde Bella?
Perché dirlo a lei e non a me che sono il suo ragazzo?
Mamma mia! Sto andando in paranoia.
‘Oh amore mio … quanto vorrei essere con te in questo momento. Sono sicuro che starai piangendo, per colpa mia o di qualcos’altro, al momento non importa. Vorrei solo essere con te e stringerti tra le mie braccia. Ormai non riesco più a vivere senza la tua costante presenza al mio fianco’.
Mi ero del tutto dimenticato di Alice, che nel frattempo aveva continuato ad abbracciarmi.
“Cosa sai Alice?”.
“Oh fratellone, non preoccuparti. Non è nulla di grave. È una cosa di cui devi parlare con lei, non posso intromettermi”.
“Alice si può sapere perché sei sempre così enigmatica? Perché non mi ha detto niente?”.
“Fratellone vorrei, ma Bella mi ha detto di non intromettermi. Ti ho già detto di non preoccuparti”. Alzai gli occhi al cielo esasperato e feci gli occhi da cucciolo.
“No Edward, non ti dirò nulla. Questo sguardo funziona solo con Bella. Buonanotte!”.
E detto questo uscì dalla mia stanza, lasciandomi solo con i miei pensieri e i miei sensi di colpa.
Perché deve essere sempre così enigmatica? Quella ragazza ha un futuro da cartomante.
Ma di cosa può trattarsi?
Decisi di chiamarla. Almeno avrei potuto capire quanto è arrabbiata con me.
La chiamai due volte, ma il suo cellulare squillava sempre a vuoto.
Cazzo … Stavolta l’ho combinata davvero grossa.
Perché non sono rimasto a cena con lei? Avrei potuto capire qualcosa in più.
E adesso?
Dopo una lunga e attenta analisi, decisi di chiamare Christian, lui avrebbe saputo dirmi sicuramente qualcosa di più.
“Ciao Christian, senti … io sono un po’ preoccupato per Bella. È da un paio di giorni che è strana e oggi diceva cose senza senso, in più sto provando a chiamarla, ma il suo cellulare squilla a vuoto. Sta bene?”.
“Oh certo, sta bene. In effetti, stasera a cena era un po’ giù di morale e non ha mangiato molto, ma non so dirti di più. Mi ha solo raccontato di averti detto che non vuole più vivere con te, ma ha aggiunto che non voleva dire quello che ha detto. Era solo nervosa e che non è comunque riuscita a scusarsi con te. È da almeno mezz’ora che è nella sua stanza, si sarà sicuramente addormentata”.
“Ti prego Christian, potresti andare a controllare? Sono preoccupato. Poi si aggiunge Alice, enigmatica come sempre, che sono sicuro, sa tutto, ma non mi parla di nulla, per non tradire la fiducia di Bella, a quanto dice”.
“Ehm … in effetti, Bella è un po’ preoccupata per il college. Non ha ancora ricevuto le risposte e crede che dovrà tornare a Volterra. Scusa Edward, ma non posso dirti altro. Ti prego non avercela con me, ma non posso tradire la sua fiducia”.
Ecco un altro che mi parla di non tradire la sua fiducia.
Ancora non capisco come possa essere possibile che lei si fidi più di loro che di me. Prima non era affatto così.
Qualsiasi problema, veniva sempre a parlarne con me, sempre.
Perché tutto questo deve cambiare solo perché stiamo insieme?
Ci siamo promessi che non ci sarebbero stati più segreti tra noi, mai, e invece scopro che mi sta nascondendo ancora qualcosa. Ma cosa?
“Fiducia. Tutti venite a parlarmi di fiducia. Ciò vuol dire che lei non si fida di me? Io so tutto di lei, cazzo. Tutto. Non venite a parlarmi di fiducia. È lei a tradire la mia se non mi parla di quello che le passa per quella cazzo di testa. Come faccio a capire? Spiegamelo Christian, perché forse sono stupido e mi sono perso qualche passaggio”.
Avevo iniziato ad alterarmi, ma davvero non riuscivo a capire. “Io mi fidavo di lei e mi fido tutt’ora, nonostante questa situazione di merda. Se questo problema la fa stare così male, perché non me ne parla e cerchiamo di trovare una soluzione insieme, come abbiamo sempre fatto? Non fa altro che mentirmi e prendermi in giro. Come faccio a fidarmi di lei, se lei non si apre con me? Avanti Christian, spiegamelo”.
“Edward … hai ragione, però comprendi me e Alice. Bella ci ha fatto promettere che non ti avremo detto nulla. Vuole essere lei a parlartene. Non pensare al peggio. Non ti sta nascondendo nulla di grave”.
“Almeno dimmi cosa riguarda. Ti prego, Christian … sto impazzendo”.
“Il college. Riguarda il college. Per favore! Domani quando parlerete non dirle che te l’ho detto, d’accordo?”.
“D’accordo, grazie Christian. Scusa per quello che ti ho detto. Non volevo prendermela con te. Sono solo … nervoso!”.
“Non preoccuparti. Sta tranquillo … Buona notte!”.
“Notte”.
‘Bella crede che dovrà tornare a Volterra’.
E poi.
‘Con il college. Con il college’, continuai a ripetermi queste parole in mente.
Le ripetei quando mi feci la doccia … quando riguardai le nostre foto sul mio i – phone … quando mi misi a letto e poi mi addormentai.

Forks, Casa Cullen, 25 Settembre 2014
Quando mi svegliai il giorno dopo, quel pensiero non mi aveva ancora abbandonato.
Mi vestii di tutto punto e scesi in cucina per fare colazione, dove trovai solo mia sorella Alice che non mi perdeva di vista neanche un attimo, nonostante fosse impegnata nel preparare non so che cosa. “Buon giorno Alice. Che cosa stai combinando?”.
“Oh nulla. Sto sistemando i miei disegni. Tra due giorni dovrò andare all’accademia della moda e consegnare i miei lavori e sto scegliendo i migliori. Non vedo l’ora di cominciare. Buon giorno, comunque”, mi sorrise.
Beata lei che è di buon umore.
“Oh già! Me ne ero completamente dimenticato”.
“Chissà mai perché! Bella di qua, Bella di là. Bella ha fatto questo, Bella ha fatto quello”, rise lei prendendomi in giro.
“Alice”, sbuffai. “Non ti ci mettere anche tu, d’accordo?”.
“D’accordo, ma Edward … per favore, rilassati. Si capisce chiaramente che sei preoccupato, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi. Te lo ripeto: E’ solo preoccupata per il college”.
“Sì certo. È solo preoccupata. Come dici tu. Lavi tu qui? Io vado a Seattle”, le risposi non credendo alle sue parole.
“Ma Edward … uffa! Sta arrivando Jasper e abbiamo delle cose da fare”, urlò lei mentre correvo fuori dalla porta.
“Sì, conosco le cose che avete da fare, sorellina. Se ritardi di cinque minuti non muore nessuno, sai? Ti voglio bene”.
“Ti voglio bene anch’io, fratello scansafatiche e non preoccuparti”, la sentii rispondermi.
Sorrisi ed entrai in macchina.
Per tutto il viaggio verso casa di Christian smisi di pensare a Bella e mi concentrai sulla guida, altrimenti sarei impazzito.
Dio! Quella ragazza ha la capacità di farmi diventare matto. In realtà, l’ha sempre avuta, anche quando eravamo solamente dei bambini.
Dopo circa una mezz’oretta a causa del traffico di quell’ora, riuscii ad arrivare alla villa in cui Christian vive.
Scesi dall’auto e feci un respiro profondo, preparandomi mentalmente a tutte le possibili notizie.
Alla porta venne, come sempre a quell’ora, la signora Bolton, poiché Dean accompagnava Christian a lavoro.
“Edward, ciao. Cerchi Bella, vero?”.
“Buon giorno signora Bolton. Sì, cerco Bella. Dov’è?”.
“E’ nello studio di Christian, con Christian”.
“Oh d’accordo”.
Mi incamminai verso lo studio, curioso di sapere come mai Christian non fosse a lavoro.
Una volta arrivato, mi avvicinai alla porta, che trovai socchiusa, per bussare e sentii ciò che mai avrei dovuto o voluto sentire.
“Ho deciso. Credo che andare via sia la soluzione migliore. In fondo hai ragione tu. Dopo che Edward mi avrà perdonato, se lo farà, troveremo un modo per stare insieme. Il problema è dirglielo. Non accetterà così facilmente, così andrò via senza dirgli niente”.
Che cosa?
Sta scherzando, vero?
Vero?
Anche Christian è del mio stesso parere, vista l’espressione che apparve sul suo volto. “Cuginetta, spero tu stia scherzando. Non puoi andare via e lasciarlo senza una spiegazione. Sai anche tu che non ti crederà e troverà ogni escamotage possibile per venire con te. Non ti lascerà andare via”.
Bella iniziò a piangere.
Avrei voluto correre da lei e abbracciarla, ma le parole che aveva appena detto mi confondevano.
Perché mai avrebbe dovuto lasciarmi?
“Lo so, ma … io non so che fare. Come faccio a guardarlo negli occhi e dirgli che partirò e non so quando tornerò?”.
E in quel momento non ci vidi più.
Le parole uscirono dalla mia bocca prima che me ne rendessi conto.
“E così hai deciso di lasciarmi … sparire senza dirmi niente?”.
Lei, al suono della mia voce, si immobilizzò, voltandosi verso di me.
   
 
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