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Autore: Son Kla    16/10/2008    1 recensioni
Siamo nel periodo del cell game. come se il passato non fosse già abbastanza cambiato dalla storia che conosceva trunks, qualcun'altro arriverà a sconvolgere l'epoca che il ragazzo cerca di salvare. Il rating lo tengo alto perchè potrebbero esserci scene un po più forti più avanti.
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai molto presto quella mattina

Eccomi con il nuovo capitolo! Anche stavolta, ho aggiornato con molto ritardo. Cause di forza maggiore.

Ringrazio davvero tanto Ainim, che nonostante gli aggiornamenti dispersivi mi lascia sempre un pensiero, e Sabri, che ha iniziato a leggere da poco la mia storia e la segue con tanta pazienza!

Adesso ho la trama molto più delineata nella mia testa, perciò spero di aggiornare più di frequente.

Un bacio, Kla.

Cap.18 – Ricordi di nebbia

Mi svegliai discretamente presto quella mattina. In realtà non dormii poi molto. Ci misi ad occhio e croce quasi un’ora per addormentarmi, fissando l’unico debole punto di luce nella stanza, la finestra poco distante da me. Quando riaprii gli occhi, la luce che riusciva a filtrare dai vetri era sempre più o meno la stessa. E la sensazione era quella tipica di quando hai molto sonno ma hai dormito molto poco. Dal primo risveglio in poi, non sono più riuscita ad addormentarmi completamente, e si alternavano momenti di dormiveglia a momenti in cui stavo ad occhi spalancati cercando un soffitto che non vedevo.

Quando una luce arancione iniziò a colorire l’interno della stanza, mi sentii meglio: quella notte tanto simile ad un calvario era terminata. Non saprei dire tuttora il motivo per cui quella notte non riuscivo a prendere sonno. Di motivi ce ne erano eccome, forse anche troppi, per poterne trovare uno solo. Ed io, sdraiata nel letto ad occhi aperti, stavo sveglia sapendo di dover pensare a qualcosa ma non sapendo a cosa.

Alla fine, sentii Bulma muoversi. Si era mossa diverse volte durante la notte, ma i movimenti di chi dorme sono ben diversi dai movimenti di chi si sveglia. Riconobbi subito quei suoni: finalmente si stava svegliando.

Aspettavo quel momento con ansia: non avevo più voglia di stare in quel letto, ma non mi sentivo abbastanza in confidenza con l’ambiente per uscire dalla stanza da sola. La vidi alzare il busto e stiracchiarsi, titubò qualche istante stropicciandosi gli occhi, poi ruotò le gambe facendole scivolare dal bordo del letto, rimanendo seduta mentre coi piedi cercava le ciabatte. In ogni suo movimento si coglieva una certa premura nei miei confronti, cercava in maniera evidente di far piano per non rischiare di svegliarmi. Ma non appena in piedi, dedicandomi un rapido sguardo, notò i miei occhi fissi su di lei.

- Ah, sei sveglia – disse con la sua tipica voce allegra – Ho fatto troppa confusione? -

Mi tirai a sedere in uno scatto.

- No, figurati… sono sveglia da un po’… -

Mi chiese se avevo passato una buona nottata e altre domande sul genere, alle quali in risposta ovviamente mentii.

L’isola di prima mattina era bellissima, la vidi spalancando la finestra e crogiolandomi nell’aria di mare che mi attraversava il viso. Temporeggiai, godendomi il panorama, mentre Bulma era in bagno. Proprio mentre ero lì che iniziavo a sentirmi calda la pelle sotto i raggi del sole, sentii la porta d’ingresso aprirsi, e sporgendomi verso il basso vidi uscire Trunks, Goku e Gohan. Si stiracchiavano in una ginnastica di riscaldamento per i muscoli. Capii subito che avevano intenzione di allenarsi. Certo che non pensavano ad altro!

- Il bagno è libero, Mirai – sentii la voce di Bulma dietro di me, e sobbalzai proprio come sobbalza un bambino colto con le mani nel barattolo di biscotti – Se vuoi puoi andare – concluse con il suo solito sorriso.

- Sì, grazie! – risposi balbettando appena, e simulando indifferenza. Ma certo, non potevo pretendere che Bulma mangiasse la foglia.

Mentre prendevo della biancheria pulita che mi aveva gentilmente preparato, e il vestito che mi aveva dato il giorno prima, la donna dai capelli celesti si affacciò alla finestra con passo delicato.

- Ti ho lasciato degli asciugamani puliti vicino al lavandino – aggiunse mentre lanciava un’occhiata distratta di sotto. Poi, sorrise maliziosa tornando con gli occhi su di me, che nel frattempo, troppo concentrata nella consapevolezza che mi aveva beccata piena a fissare inebetita suo figlio, non le avevo risposto.

- Ah! – trasalii – Ti ringrazio molto! A-allora vado… -

- Ti aspetto in cucina per la colazione – la sentii dirmi, mentre già uscivo dalla stanza.

 

Scesa al piano terra, trovai Chichi e Bulma in cucina, impegnate apparentemente nella preparazione di un buffet matrimoniale. Genio e Olong, in salotto, non si erano accorti di me, totalmente concentrati su un programma di fitness femminile alla tv. Tornai con gli occhi sulle due donne in cucina, e andai da loro.

- Chi si sposa? – chiesi con una confidenza che non riconobbi mia.

Le due mi guardarono piuttosto perplesse, poi capirono e sorrisero entrambe.

- Oh, ti stupirai nel vedere come mangiano quelli là – mi rispose Bulma tornando ai fornelli – Anzi, valli a chiamare, che la colazione è pronta –

Chichi mi diede il buongiorno, e convenne con l’amica che fosse il caso di chiamare i tre saiyan là fuori. Così, titubante, mi mossi verso la porta d’ingresso.

Salutai ad alta voce Genio e Olong, che si accorsero di me e ricambiarono il saluto, schiodando gli occhi dallo schermo un solo attimo.

Poi aprii la porta per cercare i tre ragazzi come mi era stato ordinato. Il cuore accelerò il battito. Sapevo il perché, ma mi arrabbiavo con me stessa. Mi sentivo una sciocca ragazzina.

Con stupore non li trovai lì dove li avevo lasciati vedendoli dalla finestra, e muovendo qualche passo sulla sabbia chiara mi guardai intorno perplessa.

Dove potevano essere spariti, in un’isola così piccola?

Girai intorno alla casa, e tornai al punto di partenza. Di loro, nessuna traccia.

Stavo già per perdere le speranze, convinta che fossero tornati dentro passando per una finestra, o altrimenti dandoli per dispersi. Beh, che erano strani si sapeva.

Invece, d’improvviso, sentii una forte ventata alle spalle, poi una discreta onda causata dal moto violento dell’aria si alzò dalla distesa semi immobile di mare finendomi addosso e bagnandomi fino alle gnocchia. Non riuscii a trattenere un grido, mentre mi voltavo, e vidi i tre saiyan che volavano tutto intorno all’isola, poi risalivano verso il cielo, poi riscendevano in picchiata, combattendo tutti e tre contemporaneamente l’uno contro l’altro.

- Ma sono pazzi! – mi uscì di bocca in un sospiro, mentre indietreggiavo reggendomi la gonna, che con quel vento svolazzava ovunque.

Mentre raggiungevo la porta, mi sentii strattonare via dal suolo, e senza che potessi capire cosa fosse accaduto mi ritrovai il mare sotto i piedi, a diverse decine di metri di distanza.

Solo dopo qualche secondo riuscii a piazzare le mani su quei due macigni che mi stringevano la vita, e facendo forza sulle braccia mi voltai trovando il volto di quello che io ancora riconoscevo come Kakaroth. Non mi guardava, fissava in alto; così, spontaneamente, mossi lo sguardo verso il punto che guardava lui. Poco più in su, c’erano Gohan e Trunks. Il più giovane stava fermo, riprendendo fiato, mentre il ragazzo dai capelli lunghi stava preparando un attacco energetico. Proprio nell’istante in cui lo stava per lanciare, lo raggiungemmo. Trunks si immobilizzò, quando Goku mi sporse in avanti tenendomi completamente sospesa in aria. Quell’uomo ci stava prendendo gusto nel togliermi anni di vita, non c’era dubbio. Cercando il volto di chi mi teneva sospesa tra la vita e la morte, lo trovai a sorridere beffardo.

- E ora che fai? – chiese il più adulto al giovane che aveva di fronte, totalmente spiazzato al punto da dover riassorbire l’energia che aveva preparato in una sfera luminosa.

- Devi stare attento, Trunks – aggiunse poi con tono più calmo, avvicinandosi lentamente al ragazzo e porgendomi a lui.

- Buongiorno! – cercai di sdrammatizzare, mentre mi aggrappavo alle spalle di Trunks e lui mi stringeva saldamente a sé.

- Buongiorno anche a te – rispose lui gentile. I suoi capelli tornarono lilla, e anche Goku e Gohan, che nel frattempo si era avvicinato, persero la trasformazione super saiyan.

- Allora! – squillò Goku con la sua solita leggerezza – Scommetto che sei venuta a dirci che la colazione è pronta! – e si massaggiò avidamente la pancia.

- Sì! La colazione è pronta! – sottolineai ripetendo come un pappagallino; girai appena la testa, ma senza muovere un muscolo del corpo.

 

Effettivamente, Bulma e Chichi avevano ragione: quei tre ragazzi mangiavano come un esercito. E fu solo questione di buone maniere se Trunks, a differenza di Goku e Gohan, si astenne dal chiedere il bis anche quando la tavola era stata completamente spazzolata.

- Adesso basta! – sbottò Chichi verso il marito ed il figlio – Non c’è più niente da mangiare! Aspettate l’ora di pranzo! –

- Già, a proposito – intervenne Bulma, battendo un pugno del palmo della mano opposta – Cosa gli diamo a pranzo, se non c’è più niente! –

- Oh, no, Bulma, starai scherzando vero? – nella voce di Goku, limpida e nitida una vena di disperazione. Io dico che non sarebbe stato così disperato nemmeno se gli avessero annunciato lo sterminio di tutta la sua famiglia. Certo che no, la famiglia si resuscita, ma il frigo chi lo riempie? Ma io, questa magia, la più importante forse, in quel momento ancora non la conoscevo.

La donna dai capelli chiari si portò una mano sulle labbra.

- Dobbiamo andare a fare la spesa… - borbottò pensosa Bulma- … allora, chi va? – squillò poi fissando con un bel sorrisino killer il resto dei presenti.

- Beh, tu hai la macchina volante, no? – ribattè Chichi rivolta all’amica.

- Oh, sì… ma sai quanto ci metterei con quella ad arrivare al primo villaggio? – poi fissò i tre begli omaccioni che aveva di fronte – Deve andarci qualcuno di loro – concluse indicandoli.

- Vado io! – squillò Goku felice.

- Non se ne parla! – lo rimbeccò la moglie – Saresti capace di mangiarti tutto per strada, e poi non mi fido a lasciarti dei soldi in mano! –

Mi venne da ridere. Che strana razza di rapporto avevano quei due?

- Beh, mandiamo Gohan con lui! In fondo, tuo figlio è molto affidabile e sono sicura… -

- Non se ne parla! – strillò ancora più forte Chichi, interrompendo BulmaGohan deve fare i suoi compiti per scuola! –

- Vado io – si propose allora Trunks, con grande calma, facendo calare un pacifico silenzio – Per me non c’è il minimo problema –

Dopo averci pensato un po’ su, Bulma e Chichi convennero che quella fosse la soluzione migliore. Stilarono una dettagliata lista della spesa, più somigliante ad un dizionario culinario, e gliela consegnarono insieme al denaro.

- Tu vieni con me – sussurrò Trunks ad un tratto, rivolto a me, mentre Bulma e Chichi mettevano lista e soldi in una piccola busta – Vero? –

La risposta, più che ovvia, era senz’altro sì. Ma invece di dirglielo di getto, indugiai. Pensai qualche secondo al motivo per cui voleva portarmi con sé, sicuramente per quella storia che avevo salvato suo padre, così lui era convinto. Pensai a cosa avrebbero detto Bulma e Chichi, se si fidavano di me, se avrebbero iniziato a insinuare qualcosa su di noi. Ma subito dopo pensai che, qualsiasi fosse la ragione, io potevo stare con Trunks, e qualsiasi cosa potessero mai pensare gli altri, alla fine o già lo pensavano, o l’avrebbero pensato il giorno dopo.

- Certo! – risposi allora in un soffio, sorridente e sinceramente entusiasta.

Quando Trunks si incamminò verso la porta d’ingresso e io lo seguii camminando al suo fianco, nessuno disse niente. Come se nessuno l’avesse notato, o più semplicemente la cosa fosse ovvia e scontata. Salutai allora a mia volta, e chiusi la porta dalla quale eravamo usciti.

A pochi passi dal bagnasciuga, Trunks si fermò aspettando che lo raggiungessi, poi si voltò dandomi le spalle e mi incitò a saltargli sulla schiena. Feci come mi aveva ordinato, e sentii le sue braccia forti avvolgere saldamente le mie gambe, strette sui suoi fianchi.

- Reggiti, mi raccomando – mi disse, e solo quando gli strinsi le braccia saldamente intorno al collo, partì. Cercò di farmi abituare gradualmente a quel nuovo modo di spostarmi, me ne accorsi, perché all’inizio volava molto piano, e poi lentamente accelerò. Ma non considerava che io ero già stata svezzata al volo da suo padre. E Vegeta, questo tipo di riguardi, non si sogna di averli con nessuno.

 

La cittadina che ci avevano indicato Bulma e Chichi come la più vicina, era un piccolo villaggio sperduto tra le montagne. Laggiù, il terrore di Cell era ancora solo una notizia trasmessa alla radio, o alla tv. Ma la sensazione tangibile di morte che io avevo negli occhi, sebbene solo in qualche flash, quella era ben distante da quel luogo.

Fu quell’aria di apparente tranquillità che ci convinse di poter perdere un po’ di tempo girando per le vie, e prendendocela comoda nel fare la spesa. Un carrello, ovviamente, non bastò, e dovevamo portarne uno a testa; entrambi, ovviamente, già stracolmi a metà lista.

In quel momento, pensai che in fondo potevo essere felice. Per quanto quel ragazzo fosse entrato con rapidità nella mia vita, e con altrettanta rapidità poteva uscirne, in quel momento io mi sentivo felice. E dato che il mio passato era stato completamente inghiottito da una voragine nera, e che tutto quello che rimaneva di me erano due anni di vita vissuta cercando di ricostruire i cocci di un vaso ridotto in frantumi e che io nemmeno conoscevo, pensai che in fondo ogni piccola felicità ripagava questo strano percorso che era la mia vita.

Pensavo questo mentre scrutavamo insieme la lista della spesa, spalla contro spalla. Pensavo questo mentre mi aiutava a prendere un prodotto sul ripiano più alto dello scaffale. Pensavo a questo quando mi sorrideva porgendomelo, e io che lo ringraziavo.

Mi accontentavo della mia piccola, effimera felicità. Ma non credevo che qualche forza maggiore ce l’avesse così tanto con me, così tanto da privarmi anche di quel poco di cui mi accontentavo.

D’improvviso ci fu un boato, e mezzo negozio crollò, spargendo macerie e polvere ovunque.

Le grida erano le stesse che avevo sentito il giorno prima, quando Vegeta mi aveva portata via con sé. La polvere, e le macerie, le stesse.

Qualcosa tornò nella mia mente, fulmineo.

Una voce.

“Mirai”

Sì, quella voce.

Nella confusione ero caduta in terra, ma a quei ricordi mi sentii attraversare da una sensazione di puro panico. Trunks mi venne vicino, prendendomi per un braccio.

- Mirai, stai bene? – continuava a chiedermi. Ma la sua voce, nella mia testa, era solo un’eco. Uno dei tanti rumori che c’erano nell’aria. La sua voce, le grida di dolore e di paura, le macerie che continuavano a cadere. Tutto insieme, un impercettibile sottofondo.

“Mirai… oppure…” quell’ombra indefinita, che a malapena ricordavo insieme alla figura di Vegeta, si faceva sempre più chiara.

- Mirai! Rispondimi! Ti sei fatta male? –

“Mirai… oppure… dovrei dire…” Un mostro. Un enorme mostro verde. L’ombra del giorno prima, fu d’improvviso nitida nei miei ricordi. Quel mostro e Vegeta combattevano senza tregua distruggendo tutta la città, davanti ai miei occhi. Quella voce che continuava a rimbombarmi nella testa, era la sua voce. Ne ebbi improvvisamente la certezza.

- Mirai, ti prego, dì qualcosa! – la voce di Trunks, era ormai un grido. Mi si parò davanti, scuotendomi per le spalle, e non potei che trasalire dai miei pensieri.

- Trunks ti prego portami via! Portami via di qui! Devo scappare, ti supplico! Morirò! Mi ucciderà!- presi a gridare, completamente inghiottita dal panico. Come nella più macabra delle sensazioni, già sapevo chi aveva causato quel caos. Lo sapevo, perché sentivo la sua voce nella testa, lo sapevo perché poche ore prima avevo avuto la stessa scena di distruzione davanti agli occhi.

Il ragazzo, colto evidentemente alla sprovvista dalla mia reazione, rimase per un attimo immobile, senza reazione. Ma io non volevo stare lì. Mi alzai di scatto e presi a correre.

- Aspetta, dove vai! – mi richiamò lui, alzandosi a sua volta per raggiungermi.

- Mirai! –

Quella voce, tuonò intorno a noi. In quel macabro silenzio che si crea dopo un’enorme distruzione.

Mi bloccai di scatto, e Trunks per poco non mi finì addosso. Mi tirò per un braccio, portandomi dietro le sue spalle. Iniziai a gridare.

- Ciao Mirai – riprese quella voce, ormai certa che fossi davvero io. La sua sagoma, iniziava a delinearsi sempre meglio, via via che la polvere cadeva al suolo. Intorno a noi, solo macerie, e i corpi di chi non era riuscito a fuggire, e che adesso giaceva senza vita sul suolo di un supermercato.

- Non ascoltare! – gridai, mossa dall’istinto. Mi tappai le orecchie, strillando, strillando di non ascoltare.

- Su, Mirai, non fare così… - borbottò quel mostro ironicamente. A passi lenti si dirigeva verso di noi.

- Cell! – tuonò d’improvviso Trunks, quando la figura fu nitida e a pochi passi da noi – Non ti avvicinare! – lo intimò mettendosi in posizione di difesa.

 

 

 

 

 

 

  
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