Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: DoctorFez1988    20/10/2014    2 recensioni
La storia che state per leggere non è solo una rivisitazione del capolavoro originale di R.L. Stevenson (lo Strano del Dottor Jekyll e del Signor Hyde), ma anche della recente versione fumettistica creata dai maestri del settimanale Topolino (Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e Mister Hyde), insomma è quasi un insieme delle due versioni, ma con la mia aggiunta personale e i personaggi sono tutti provenienti dai più famosi classici film Disney, a cominciare da Frozen - Il regno di Ghiaccio, la Bella e La Bestia, Tarzan, Rapunzel e tanti altri. Il bello è che sarà quasi tutto al femminile, come noterete leggendo il racconto, quindi non meravigliatevi troppo se nell'epoca vittoriana di londra troverete giovani, romantiche e intriganti donne che fanno mestieri come quelo di medico, naturalista, avvocato e persino... poliziotto. Spero che questo racconto vi faccia emozionare e vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Racconto di Rapunzel Enfield (1° Parte)
 
Devi sapere che l’antefatto di cui ti sto raccontando, cara cugina, è accaduto durante un mattino di qualche tempo fa, verso la fine di gennaio, in cui accompagnavo Miss Bric al mercato rionale, che di solito si trova proprio vicino a questo quartiere. Sai bene che è abitudine di Miss Bric andarci di mattina presto, poco prima che i gestori abbiano finito di sistemare le loro bancarelle, così da poter superare gli altri sul tempo nel comprare i prodotti migliori, ed io, il più delle volte, la accompagnavo ben volentieri a quelle uscite. Quel giorno il posto era ancora avvolto dalle londinesi brume mattutine, i primi guizzi dell’alba ancora non si vedevano, e i lampioni a gas, che sembravano in solenne processione, avrebbero illuminato la strada ancora un po’ prima che la loro luce fosse spenta. Ciò nonostante, c’era già un grande affluente di mercati che si affrettavano a preparare i loro prodotti, e parecchie persone provenienti dai quartieri vicini erano scese già in strada, come se avessero avuto la stessa idea della nostra governante. Mentre procedevo, assieme a Miss Bric, per quella via non potei fare  a meno di notare una ragazzina, che era poco più giovane di me, che vagava per il mercato nella speranza di vendere qualcuna delle boccette vitree, contenenti delicati e dolci profumi, tenuti in una cesta di vimini intrecciati, imbottita sul fondo con un po’ di paglia fine, in modo che i suoi prodotti non si cozzassero a vicenda. Si trattava di una giovane orfanella popolana, con lunghi cappelli, il cui colore ricordava i campi di grano che biondeggiano in estate, e i suoi occhi erano di un blu intenso meraviglioso. Indossava vestiti semplici e un poco rattoppati. Il suo viso era un frammisto di semplicità, gentilezza e spensieratezza. Sorridendo lieta e sincera, la giovane cercava di vendere i suoi profumi ai passanti e, fortunatamente, riusciva a fare discreti affari, abbastanza da avere il pasto quotidiano assicurato. Tu mi conosci, non seppi resistere e acquistai da quella amabile, laboriosa e onesta venditrice una boccetta che conteneva un meraviglioso profumo alla lavanda per poche sterline, alla quale ne aggiunsi un paio in più per la simpatia che provavo per lei, il cui nome, mi disse, era Ailin. Dopo uno scambio di sorrisi gioiosi e saluti cordiali, io ritornai da miss, che intanto stava trattando con il fruttivendolo, che aveva appena aperto il suo banco ricolmo di frutta e verdura fresca, mentre Ailin continuò il suo giro per il mercato, dove altre bancarelle e negozi vicini stavano iniziando ad aprire i battenti.
 
Mi ero appena messa vicina alla nostra governante, cara cugina, che iniziai a girarmi intorno, godermi la vista della vivace confusione e dell’assicurante chiasso del mercato rionale, che precedevano il chiarore del giorno. Scorsi nuovamente la giovane venditrice di profumi, che camminava lesta e sorridente, appena in tempo, purtroppo, per assistere a quello che sarebbe stato l’inizio di eventi cupi e insoliti che ora udirai. Davanti ai miei occhi, Ailin stava percorrendo il mercato, quando successe una fatalità! La strada dove si trovava il mercato era visibilmente vecchia, e le grigie mattonelle del suo lastricato erano un po’ smosse verso l’alto in alcuni punti e, per un vile scherzo delle Parche, Ailin inciampò con il piede contro uno di essi, e perse l’equilibrio. La povera ragazza cascò rovinosamente a terra, distesa in avanti, e con lei, anche la cesta dei profumi. Inevitabilmente, come sicuramente immaginerai, alcune boccette vitree volarono fuori dalla cesta che cadeva assieme alla sua proprietaria, e quando toccarono la strada, esplosero in mille pezzi e i profumi liquidi che contenevano schizzarono come fa la ruota di una carrozza in corsa con una pozzanghera, ma purtroppo la situazione era destinata a peggiorare. Infatti, dalla direzione opposta che Ailin percorreva prima di cadere, stava arrivando un’altra persona. Si tratta di un vecchio nano, magro come una lucertola, con grosso naso a punta, baffoni e capelli grigi, occhi azzurri opachi. La caratteristica, che però spiccava più di tutte nella sua persona, era l’aria di un pomposo e pretenzioso uomo con la puzza sotto il naso che emanava disgustosamente da tutti i pori. Era vestito con una severa eleganza scura, un pastrano che gli arrivava fino alle ginocchia, guanti bianchi, un grosso cilindro in testa, un monocolo sull’occhio sinistro e scarpe con le ghette. In mano teneva, come per complemento, un bastone di legno pregiato, la cui impugnatura sferica era stata fatta con l’avorio più prezioso. Quel tipo era affiancato, da entrambi i lati della sua persona, da due uomini alti e grossi come armadi, vestiti di rosso scuro. Entrambi avevano i capelli di un castano rossiccio, e uno di loro aveva i mustacchi. Quei due uomini avevano l’aria di leali, seri e truci molossi, pronti ad abbagliare e mordere al minimo schiocco di dita del loro padrone. L’ometto in mezzo ai due giganti che ti ho descritto era nientemeno che Sir Basil Weselton, membro del parlamento, famoso nel fare il bello e il cattivo tempo a Londra e aveva il favore della nostra regina, nonostante molti sapessero che si trattava di un essere meschino, avido, in cetri casi persino senza scrupoli e che pensava solo al suo tornaconto, al suo prestigio e ai privilegi derivanti dalla sua carica. Non andava mai fuori per le vie di Londra senza le sue personali guardie del corpo, che lo seguivano come ombre, pronti a eseguire ogni suo ordine e, secondo alcune indiscrezioni, incarichi tipici dei sicari, ed erano conosciuti come il braccio violento e prepotente di Weselton. Quella purtroppo era davvero un’immane sciagura per Ailin, perché la chiazza di profumo derivante dalla sua caduta finì per inzaccherare proprio le vesti di Weselton. Con un grottesco grido di sdegno, Weselton fece un salto all’indietro, con la faccia disgusta e incredula. Il grido di quell’odioso gnomo attirò l’attenzione di commercianti e passanti nelle vicinanze, compressa Miss Bric.  Weselton guardò inorridito il suo pastrano macchiato di profumo liquido, poi rivolse la sua attenzione ai frammenti di vetro e poi ancora la povera Ailin, che cercava di rimettersi in piedi. Appena vide la ragazza, Weselton passò dalla smorfia di repulsione a quella di furore incontenibile, e la pelle del suo viso divenne di un rosso peperoncino, cominciando a scalciare e pestare i piedi sul selciato come un bambino viziato, strillando poi come un vecchio corvaccio:
 
“Dannata Ragazzina! Guarda come si è ridotto il mio pastrano d’alta moda! Lo sai mocciosa, quanto viene a costare questo pregiato capo d’abbigliamento?” Ailin, mentre si rialzava e cercava di recuperare la cesta con le altre boccette ancora integre, disse con voce rotta e dispiaciuta per l’accaduto:
 
“Mi dispiace signore… è stato un incidente… Io non avevo intenzione…” Weselton non voleva però sentire ragioni o scuse, essendo ormai preso da una feroce indignazione.
 
“Tutto questo è Inaccettabile, inammissibile, inconcepibile… la mia persona è stata orribilmente messa in ridicolo, vigliaccamente sfigurata e insolentemente imbrattata dalle tue schifose porcherie, lurida stracciona!” Credimi cugina, ogni parola vomitata dalla bocca di quel mostro in miniatura vestito da lord mi faceva stizze di rabbia nel cuore e, se non ci fosse stata Miss Bric a trattenermi per un braccio, sarei andata da lui e gli avrei gridato nell’orecchio il fatto suo.
 
“Uomini, prendetela!” ordinò furibondo il corvaccio con un secco e inflessibile schiocco di dita. Le sue guardie del corpo, senza alcuna esitazione, si gettarono come mastini sulla poveretta e ognuno di loro la afferrò per il braccio, stringendolo in una morsa dolorosa, e uno di loro addirittura gli strappò dalle sue mani la cesta che aveva recuperato da terra.
 
“No! Vi prego! Io non ho fatto niente! Vi supplico, lasciatemi!” gridava disperata Ailin, che stava iniziando a piangere. Intorno a quell’intollerabile scena di crudeltà, sul potente che calpesta un debole, si era intanto avvinata una folla di persone. Uomini e donne. Giovani e vecchi. Importanti imprenditori e semplici lavoratori. Tra quella gente, proprio in prima fila per assistere a quell’osceno spettacolo, c’eravamo io e Miss Bric. Weselton senza far caso al pubblico che lo osservava, si avvicinò alla ragazza in lacrime con uno sguardo simile a uno spietato sparviero. Appena a soli due passi da Ailin, che continuava a piangere a chiedere perdono e indulgenza, Weselton si tolse uno dei suoi guanti bianchi. A quel punto il nano percosse il volto della giovane con quel guanto, continuando a guardarla con aria di disgusto e il suo animo divorato dal furore dell’indignazione.
 
“Chiudi quella bocca, stracciona!” Gracchiò furiosamente Weselton, mentre si rimetteva il guanto che era stato utilizzato come in manganello di un poliziotto. La povera Ailin si zittì e abbassò il capo verso terra, continuando a versare lacrime di sconforto, che gli ricavano il viso dolorante e infine cadendo come una lieve pioggia d’autunno. Credimi, molte delle persone nella folla sarebbero volute intervenire in favore della giovane e rimproverare le biasimevoli azioni di quell’odioso vecchio, ma la fama e la carica che rivestivano come uno scudo quest’ultimo e il fatto che avesse al suo fianco quei due uomini, insensibili al pianto della loro prigioniera, rendevano pericolosa tale azione, per quando nobile e giusta fosse. Io più di tutti mi sarei lanciata a difesa della ragazza ma Miss Bric mi trattene, nonostante apprezzasse il mio spirito verso il prossimo, bisbigliandomi all’orecchio che avrei rischiato la prigione se avessi osato intervenire. Nemmeno se fosse passato un poliziotto in quel momento, avrebbe potuto alzare un dito contro quell’abietto uomo. Weselton, se lo voleva, poteva rovinare la vita di una persona che fosse di rango affine o sottostante al suo ed era uno dei confidenti più stretti della regina. Insomma era intoccabile e questo mi faceva ribrezzo, vista la piega che quella situazione stava prendendo. Weselton continuava a fissare trucemente la povera Ailin e sembrava sul punto di infliggergli la condanna alla pena capitale. Quel corvo mise l’impugnatura del suo bastone sotto il mento della ragazza, costringendola ad alzare la testa davanti e lui… gli sputò in faccia!
 
“Ti sbatterò nel più duro, inflessibile e temuto riformatorio di Londra, il luogo adatto per randagi umani come te, che sfigurano questa città senza rimosso e attendano alla dignità di persone rispettabili come me…” Ero sul punto di esplodere nel sentire quelle parole. Ancora un po’ e non sarebbero più bastati il braccio e le raccomandazioni di Miss Bric a Trattenermi e avrei fatto come un fiume che travolge e annienta una diga.
 
“… non prima però che ti abbia dato personalmente una lezione che non dimenticherai tanto facilmente…” Terminò di dire Weselton, digrignando i denti e Lasciando ricadere il viso seviziato di Ailin, alzò il suo bastone verso il cielo ed era inequivocabile che lo volesse farlo abbatterlo sulla sua povera vittima, come farebbe un brutale boia. Nella folla c’erano persone che si copriva il volto con le mani o volgeva lo sguardo da un'altra parte per non vedere la terribile e improvvisata esecuzione che si stava per compiere. Ormai la mia pazienza era solo un filo sottilissimo e, una volta tranciato, avrei fatto una strage pur di fermare quel mostro prima che potesse andare troppo oltre… so cosa stai pensando cugina. Pensi che sia questo lo scandalo orribile che mi è tornato alla mente quando siamo passate davanti a quella porta, non è vero? Ebbene, ti sbagli di grosso… perché quello che ti ho raccontato finora non ha niente a che fare con quella soglia decrepita, almeno non direttamente. Quello che venne dopo fu ancora più sconcertante, scandaloso e inesplicabile, anche se ciò fece giustizia per Ailin e inflisse il castigo a Weselton. Quando avrai sentito il resto di questa storia, anche tu cugina troverai il suo finale ambiguo e scandaloso, nonostante finisca nel migliore dei modi per la giovane venditrice di profumi. Come ti ho già detto prima, Weselton che si faceva giuria, giudice e giustiziere, era sul punto di abbassare violentemente il bastone su Ailin in lacrime, in balia di quei due molossi travestiti da umani. Nessuna delle persone nella folla intorno a quell’insopportabile scena osava opporsi ed io ero sul punto di gettarmi contro quell’uomo, dargli una lezione e salvare Ailin, anche a costo mi farmi male o di rischiare la prigione, se ciò significava fare vera giustizia. Fu allora che arrivò lei...
  
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