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Autore: Ari_92    20/10/2014    8 recensioni
Blaine e Kurt; un aspirante scrittore che ha perso l’ispirazione e un futuro studente della NYADA con un sorriso abbastanza convincente da mascherare i brutti ricordi. Le loro strade si incrociano per caso e finiscono per intrecciarsi a mezz’aria in un equilibrio precario. È una caduta a farli incontrare; sono le pagine di un quaderno a raccontarli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon lunedì sera a tutti :)!
Superata la piccola crisi della scorsa settimana posso finalmente ritornare con il consueto aggiornamento del lunedì, nella (vana) speranza di rendervi un po’ meno insopportabile il giorno della settimana più odiato di sempre. Prima di lasciarvi al decimo aggiornamento – siamo esattamente a metà storia, yay! – ne approfitto per ringraziarvi infinitamente delle recensioni, o anche solo per leggere questa storia. Grazie davvero.
 
 
 
 

 
 
 
 
Capitolo X
 
 
«Mi manca. Mi manca ogni sera il tocco delle tue labbra, mi manca il loro sapore. E poi ti bacio.» Kurt annuisce e volta pagina.
«Io mi tiro indietro e ti guardo sconvolto. Un bacio? Per te un bacio non è niente, non è così? Non capisci quanto tempo ho sprecato provando a dimenticarti? Okay Rachel, ora guardami in faccia e dimmi che questo copione non fa schifo.»
Rachel fa capolino da dietro al plico di fogli scritti fronte e retro che ha in mano, arricciando le labbra.
«La mia integrità artistica mi impedisce di darti torto. È orribile.»
Kurt sorride: Rachel non può fare a meno di ragionare in base a cose come l’integrità artistica, o la sua futura reputazione da performer. Se esiste qualcuno nato apposta per una carriera specifica, quella è Rachel Berry.
«Non sarebbe stato meglio farci recitare qualcosa di... non so, non scritto da lei? Vuoi una tazza di caffè?»
«È sulla sessantina e insegna recitazione a un branco di incapaci, fatta eccezione per noi due. Avrà bisogno di un qualche sfogo artistico.» Ipotizza Rachel, risistemando il suo copione nella borsa. «No, grazie. È quasi ora di pranzo.» Kurt alza le spalle e va in cucina, determinato a riempire la sua tazza fino all’orlo: è l’unico modo se hai passato una notte insonne in una canadese verde marcio e non vuoi svenire di fronte alla tua futura coinquilina. Futura coinquilina che lo segue fin davanti ai fornelli e che cerca maldestramente di reprimere un sorriso mentre lo fissa, tenendo stretta con una mano la sua tracolla già appesa alla spalla. Kurt inarca le sopracciglia, con il viso mezzo nascosto nella sua tazza della colazione.
 
«Che succede, Rachel?» Ora sta sorridendo apertamente; si augura con tutto il cuore che sia un buon segno.
«Niente, Kurt. Sono solo felice che le cose stiano tornando come una volta. Ti confesso che ho davvero avuto paura che avessi cambiato idea sulla NYADA e non ti stessi più impegnando, ecco, di proposito.» Gli dice, avvicinandosi al bancone della cucina e appoggiandoci sopra entrambe le mani, con quel suo immancabile fare teatrale.
«Ma sai, in fondo sapevo che non era così. È sempre stato il nostro sogno e so che anche per te è importantissimo. Hai avuto un periodo negativo, può succedere: capisco che non sia facile gestire una relazione a distanza e che tu e Tom abbiate avuto molto di cui parlare ultimamente, ma vedrai che tutto si aggiusterà, Kurt. Te lo prometto.»
Rachel è talmente energica e sicura di sé che per poco non ci crede anche lui. Per poco non crede che lui e Tom abbiano effettivamente affrontato l’argomento e arriva quasi a pensare che sì, in fondo tutto si aggiusterà. Ciò che Rachel non sa è che quello non è il momento di aggiustare, è il momento di rompere, è il momento di lasciare che le cose che devono andare in pezzi lo facciano e basta.
 
«Grazie, Rachel.» Allarga le braccia perché sa che è una di quelle occasioni in cui lei non può fare a meno di stritolarlo. Infatti lo fa: Kurt ricambia la sua stretta con un braccio, attento a reggere la tazza di caffè a debita distanza con la mano libera. Rachel si separa da lui dopo qualche secondo, regalandogli un ultimo sorrisone.
«Okay, sentivo proprio il bisogno di dirtelo. Ora io vado, ma ricordati di chiamarmi se trovi un altro appartamento che potremmo affittare.»
«Mio padre me ne fa vedere almeno due ogni sera: ti terrò aggiornata.» Rachel annuisce e – dopo averlo salutato di nuovo – si avvia a grandi passi verso la porta d’ingresso.
Kurt finisce con calma il suo caffè; un po’ perché ne ha davvero bisogno, un po’ perché deve essere certo che Rachel sia molto, molto lontana da lì prima di poter chiamare Santana. Un altro degli equilibri che aveva dovuto mantenere in quegli anni era quello tra le sue due migliori amiche; Santana non gli avrebbe mai perdonato un’amicizia con Rachel e viceversa. Sotto questo punto di vista in effetti non è così sicuro di voler mandare tutto a monte: a distanza di anni deve ancora decidere chi delle due sia più pericolosa.
Appoggia la sua tazza vuota nel lavandino ed estrae il cellulare dalla tasca dei pantaloni: ha ancora un mese e mezzo per aggiustare le cose e andarsene da Lima senza più stupidissimi segreti, il tempo non gli manca e con un po’ di coraggio può fare anche questo. Compone il numero di Santana; stranamente risponde quasi subito.
 
«Hai rotto le palle con queste telefonate, Hummel.»
«Buongiorno anche a te, Santana. È sempre bello sentirti.» La sente sbuffare, oltre che spostare una grande quantità di oggetti particolarmente pesanti a giudicare dal rumore e dai suoi respiri affaticati. «È un brutto momento?»
«Lo è sempre quando mi chiami tu. Quindi, che cosa devi dirmi?»
«Volevo chiederti se stasera hai da fare.» Rumore assordante di qualcosa che va in mille pezzi seguito da una sfilza di imprecazioni in una lingua ignota.
«Santana?»
«Se questi dannati scatoloni la finiscono di moltiplicarsi magari entro sera mi libero.»
«Stai portando via degli scatoloni?» Santana impreca nuovamente.
«Aiuto mia madre a trasferirli dal garage al solaio, perché crede che in garage ci siano dei topi e non vuole cacca di topo sui suoi vecchi servizi da the.» Spiega, con l’ennesimo sbuffo. Servizi da the, cacca di topo: sa anche troppo.
«Ti lascio ai tuoi scatoloni allora. Stasera vieni a casa mia, okay? Dobbiamo parlare di una cosa.»
«I tuoi “dobbiamo parlare” fanno più paura di quelli di mia madre, comunque ci sarò.» Kurt non fa in tempo a salutarla che ha già riattaccato. Gli riaggancia in faccia anche quando non ha tra le mani dei servizi da the sporchi di cacca di topo, quindi non è particolarmente turbato dalla cosa. Per ora non gli resta che provare a mantenere la calma: avrà tutto il tempo per dare di matto dopo aver detto a Santana di New York.
 
 
*
 
 
Sono dieci minuti buoni che Blaine ha smesso di seguire il film. Un po’ gli dispiace, perché “Star Treck Into Darkness” gli stava piacendo e poi Wes aveva addirittura fatto lo sforzo di presentarsi a casa sua armato di dvd e popcorn al solo scopo di condividerlo con lui. È solo che ha ben altro per la testa: non ha ancora deciso se quella che lo ha colpito sia una tanto straordinaria quanto inaspettata dose di coraggio o se si tratti di pura e semplice demenza dovuta alla notte insonne, fatto sta che sono dieci minuti buoni che tenta di costruirsi una determinata frase in testa. Gli suona malissimo in qualunque modo cerchi di metterla.
«Secondo te è normale tifare sempre per i cattivi o sono io che ho una vena malvagia intrinseca?» Gli chiede Wes a un certo punto, senza scollare gli occhi dallo schermo. Blaine scrolla le spalle.
«Credo che sia abbastanza normale. Molte persone tifano per il cattivo perché ha subìto un brutto trauma che lo ha fatto diventare così, o perché i buoni sono tantissimi ma lui riesce a fronteggiarli da solo in tutta la sua malvagia epicità.» Wes ora sta guardando lui, e lo sta guardando malissimo.
«Mi bastava sapere che anche tu tifavi per il cattivo, ma okay.» Torna a rivolgere la sua attenzione alla televisione; nel momento stesso in cui lo fa Blaine si sposta bruscamente in avanti sul divano, raggiunge il tavolino e afferra il telecomando. Mette in pausa il film prima di poterci ripensare.
 
«Ma che cavolo, Blaine!»
«Wes.»
«Stavano per attivare la curvatura! Che cosa c’è di più importante della curvatura?»
Prende un profondo respiro; ha praticamente perso la sensibilità al torace da quanto gli batte in fretta il cuore. Non è affatto una bella sensazione, ma non è il momento di pensarci.
«Devo dirti una cosa.»
«Sì, anche io. E se fossimo in un telefilm in fascia protetta sarebbe un lungo bip.»
Blaine ignora completamente il suo sarcasmo. È già tanto se riesce a ricordare a se stesso la necessità fisiologica di respirare.
«Io- uhm, non so come dirlo.» Wes alza gli occhi al cielo e si fa più avanti, sedendosi di fianco a lui sul ciglio del divano.
«Qualunque cosa sia non può essere così terribile.»
«In realtà può.»
«Blaine. Ti giuro che se non parli entro cinque secondi io, il mio film e i miei popcorn lasceremo questa casa immediatamente.» Fa una sorta di conto alla rovescia mentale. Quando arriva allo zero realizza che non è pronto; che non sarà mai pronto, mai. Quindi glielo dice lo stesso.
 
«Sono... Uhm, sono innamorato di Kurt.» L’ha detto. L’ha detto sul serio.
È talmente incredulo che per un lungo momento è troppo concentrato a sentire l’eco di quelle parole risuonargli nel cervello per sondare la reazione di Wes. Il suo stato di incoscienza non dura tuttavia a lungo perché beh, è abbastanza terrorizzato da come potrebbe reagire il suo migliore amico. Wes al momento è perfettamente immobile, con la bocca appena socchiusa e gli occhi fissi su di lui.
«Dì qualcosa.» Lui sembra tornare nel mondo dei vivi solo in quel momento. Sbatte le palpebre qualche volta.
«Kurt... Kurt è un nome maschile, vero?» Chiede, per poi scuotere leggermente la testa «Voglio dire, Kurt è... lo stesso Kurt di cui mi parli sempre, giusto?» Blaine annuisce: le sue capacità di articolare parole di senso compiuto hanno smesso di assisterlo parecchi battiti di cuore fa. Wes lo guarda ancora un po’, poi fa un piccolo sorriso.
«Avevi ragione. La curvatura non è niente in confronto a questo. Dovresti usarlo nel tuo romanzo, sai? Colpo di scena: dopo sei lunghi anni il migliore amico del protagonista lo informa che per tutto quel tempo ha giocato per l’altra squadra- »
«Saresti tu il protagonista?»
«Andiamo, Blaine: sei troppo noioso per fare il protagonista. E poi io sarei un personaggio meraviglioso.»
«Ti preferivo quando eri muto con una faccia sconvolta.» Intanto il suo cuore sta riprendendo a battere a un ritmo normale, e l’euforia si sta sostituendo al panico.
Non può credere di aver aspettato così tanto né di aver avuto così tanta paura di dire una cosa del genere. Se Wes non era scappato da lui dopo i primi mesi – dopo essersi accorto con che razza di persona improbabile aveva a che fare, insomma – c’erano davvero poche possibilità che qualunque altra cosa potesse provocare una reazione simile.
Mentre questa realizzazione lo colpisce, Blaine non può fare a meno di pensare che gran parte del merito è di Kurt. Kurt che si era aperto con lui così facilmente, che non ne aveva mai fatta una grande questione e che gli aveva permesso in questo modo di vedere le cose dalla sua stessa prospettiva. Non è così importante, non è così sconvolgente, è qualcosa su cui si può scherzare quando si attiva il correttore automatico dei messaggi.
 
«A questo punto ritiro tutta la mia gelosia nei confronti di Kurt di queste settimane. Ti voglio bene, Blaine, ma in un modo molto eterosessuale.»
«Lo so, Wes.» Lui prende in mano una manciata di popcorn, continuando a fissarlo con curiosità. Di punto in bianco Blaine ha la strana sensazione di essere diventato il nuovo “Star Strek Into Darkness” nella stanza.
«Ma quindi voi due... Uhm, state insieme o qualcosa del genere?»
«Kurt è fidanzato.» Wes arriccia il naso.
«Ahia.»
«Da tre anni.»
«Ancora più ahia.» Blaine si stringe nelle spalle e gli prende due popcorn.
«Però la sera in cui si è ubriacato ha provato a baciarmi.» A Wes va di traverso buona parte della mole di roba che stava tentando di trangugiare. Per poco Blaine non si becca pezzi di popcorn in faccia.
«Cos- Cosa ha fatto? E tu?»
«Io niente.» Wes lo sta fissando ad occhi spalancati.
«In che senso niente?»
«Nell’unico senso possibile, Wes! L’ho fermato perché era ubriaco e ha un ragazzo.» Riceve una lunga occhiata carica di ammirazione.
«Sei stato il solito coglione, Blaine. Non che non sia stato un bel gesto, ma porca miseria!» Sì, lo sa: ha passato intere serate a farsi discorsi del genere. Magari era anche stato un comportamento nobile, ma d’altra parte Kurt non lo sarebbe mai venuto a sapere e almeno avrebbe avuto modo di togliere “primo bacio” dalla lista con qualcuno che vale davvero la pena baciare. Blaine emette uno sbuffo sconfitto, mentre Wes mette mano a un’ulteriore manciata di popcorn.
«Credi che ci sia qualche effettiva possibilità che finiate insieme?» Blaine inarca le sopracciglia.
«Ma mi vedi? Sono una specie di asociale con gli occhiali che cerca di scrivere una storia. Lui è... non esistono le parole giuste. Immagina un incrocio tra allegro, triste, talentuoso, intelligente e dolce; e questa sarebbe solo una parte.» Wes lo fissa a lungo, masticando lentamente.
«Sei proprio andato, Blaine. Ce l’hai una sua foto?» Blaine realizza con orrore che no, non ha una sua foto.
«Aspetta, torno subito.» Dal soggiorno raggiunge la sua stanza in venti secondi – facendo due gradini alla volta, operazione ormai consona – e recupera il suo cellulare.
 
15:35
Kurt, ho detto a Wes di essere gay.
 
15:37
Hai appena raddoppiato il numero di persone con cui hai fatto coming out, sto alzando una lattina di birra virtuale alla tua salute. L’ha presa bene?
 
15:38
È andata bene, sì. Posso chiederti un favore? Mi manderesti una tua foto?
 
15:40
...Tu non hai idea delle risate che mi sto facendo.
 
15:41
Perché?
 
15:42
Potrai darmi tutte le spiegazioni di questo mondo ma niente mi leverà dalla testa l’immagine di Wes che ti chiede di mostrargli qualcun’altro della tua stessa specie.
 
15:43
Non mi ha chiesto niente del genere! Gli stavo solo parlando di te.
 
15:44
Shh. Fammi ridere in pace.

 
Blaine fa per rispondere, ma viene interrotto dall’arrivo di un ulteriore messaggio di Kurt. È un mms che lo raffigura in una foto che deve aver appena scattato a giudicare da quanto sta ridendo. Passerebbe volentieri qualche minuto a contemplare quel semplice scatto ma a giudicare dalle cose che gli sta urlando Wes dal piano di sotto non è proprio il caso. Torna in salotto con il cellulare in mano e glielo allunga – in sua assenza ha praticamente dimezzato ciò che restava dei popcorn.
«Ecco.» Wes aggrotta la fronte, prendendo il telefono dalle sue mani con uno sguardo sospettoso. Fissa lo schermo per qualche secondo.
«Beh, oggettivamente parlando posso capire perché ti piace.» Sentenzia, restituendogli il cellulare. Blaine si morde un labbro, ancora in piedi di fianco al divano.
«C’è un’altra cosa.»
«Ancora?»
«A dicembre si trasferirà a New York.» Wes lo guarda a lungo, per poi annuire lentamente tra sé.
«Sei metaforicamente nella cacca, Blaine. Da qualunque punto di vista.»
«Lo so.» Perché lo sa, lo sa benissimo. Fosse per lui si limiterebbe a gioire di aver trovato un nuovo amico, uno così straordinario. Si limiterebbe ad aggiungere dei punti a quella loro stupida lista, a continuare a scrivere come sta facendo. Il problema è che non è più possibile, non adesso. Adesso che ha visto come è fatto Kurt, che ha avuto un assaggio della persona deliziosamente complicata e piena di luci, di ombre che è non riesce ad averne abbastanza.
Vorrebbe comporre una lista infinita, vorrebbe entrare in confidenza con ognuna di quelle sfumature, capirle, sfiorarle. Ogni volta che crede di arrivare al punto in cui qualcosa gli è chiaro ecco che vuole di più, ecco che vuole andare oltre, ecco che si sente spinto verso di lui con violenza, con energia, ecco che comprende un po’ di più se stesso e la complessità dell’essere innamorato di qualcuno come Kurt. No, non di qualcuno come Kurt, di Kurt e basta.
Wes lo sta guardando di sottecchi e sembra quasi indeciso se dire qualcosa o meno.
 
«Che cos’hai?»
«Mi stavo solo chiedendo... Hai pensato alla classica strategia del chiodo scaccia chiodo? Insomma, da come l’hai messa sembra che comunque vadano le cose tra un mesetto dovrei scordartelo, quindi credo che dovresti prendere in considerazione questa possibilità.» Blaine lo fissa per qualche lungo momento, di secondo in secondo più stranito.
«Wes, non ho nessuna voglia di cercarmi qualcuno a caso per dimenticarmi di Kurt. E poi chiodo scaccia chiodo non funziona sempre.»
«Chiodo scaccia chiodo funziona spesso. E devi almeno provarci, Blaine. Ti conosco, sei uno che dopo ci resta male. Ti ricordi tre anni fa quando ci eravamo organizzati per andare al mare ma poi io mi sono preso l’influenza? Non mi hai rivolto la parola per una settimana e non era neanche colpa mia!» Blaine alza gli occhi al cielo: sente quella storia spesso quasi quanto quella della volta in cui per evitare degli sconosciuti finse di essere a casa di sua nonna.
«Che cosa c’entra?»
«Il punto è che prendi le cose troppo a cuore, e se davvero sei innamorato di questo Kurt devi fartela passare prima di andare in paranoia.» Blaine sbuffa e torna a sedersi sul divano, recuperando il telecomando.
«Non puoi semplicemente smettere di amare qualcuno.» Gli dice, mentre fa ripartire il dvd.
«Almeno promettimi che ci penserai.» Blaine alza gli occhi al cielo.
«Okay, prometto.»
«Bene. Perché questo tizio tra un mese leva le tende ma io sarò ancora qui. Spoiler: non avrò nessuna voglia di gestirti da depresso.» Annuncia, per poi tornare a blaterare qualcosa sulla curvatura e sul suo amore per quel film.
 
Blaine mette mano alla ciotola dei popcorn, trovandola completamente vuota. In fondo Wes non gli aveva rifilato un consiglio poi così assurdo. Non che avesse intenzione di seguirlo o niente del genere; solo, paragonato ai consigli standard di Wes questo sembra quasi avere senso. Mentre fa queste considerazioni lo sguardo di Blaine torna a scivolare stupidamente sul display del suo cellulare; preme un tasto e riecco Kurt che gli sorride. Finché non gli viene strappato di mano.
«Questo lo tengo io.»
 
 
*
 
 
La sera del giorno successivo – lunedì, lunedì diciassette novembre, non deve perdere la cognizione del tempo come suo solito – Blaine è steso a pancia in su sul suo letto, del tutto preso dalla nobile arte di fissare il soffitto.
Ha appena finito di scrivere il secondo capitolo del suo presunto romanzo con la nuova Mona e non ha fatto in tempo a salvare che si è sentito improvvisamente svuotato; così sì, ora fa la mummia sul suo letto. Manca un mese e mezzo alla fine di dicembre, quando Kurt partirà; è come se potesse leggere una sorta di spaventoso countdown brillare come luci a neon proprio lì, sul soffitto della sua stanza. Ed è più o meno questa la ragione per cui allunga la mano verso il suo comodino, prende il cellulare e fa il numero di Kurt.
In realtà ci sono un sacco di altre ragioni e in realtà non sa nemmeno cosa potrebbe dire – sempre ammesso che lui risponda. Può inventarsi che la sua è una chiamata molto casuale fatta solo per chiacchierare del più e del meno, può dire di aver dimenticato l’orario del loro appuntamento di domani – dieci e trenta sotto casa di Kurt, lo accompagna a cambiare un paio di scarpe –, può-
«Blaine Anderson, questa sì che è una coincidenza. Sai, stavo proprio per chiamarti.» ...Può sentire la voce di Kurt e dimenticarsi completamente qualunque cosa avesse intenzione di dire. Apre la bocca, poi la richiude.
«Blaine, sei ancora lì?» È ancora lì? C’è e non c’è. Un po’ è sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto, un po’ e seduto sul fondo di una piscina vuota, un po’ è steso su un prato a guardare il cielo, un po’ è dentro a una tenda, un po’ sta cantando una canzone.
 
«Kurt?»
«Sì?»
«Non andartene, ti prego.»
In tutto l’infinito mare di cose stupide che avrebbe potuto dire, questa si trova più o meno a galleggiare in cima a tutte le altre, come un enorme pezzo di polistirolo stupido. Era rimasta lì settimane, nascosta dietro alle sue labbra e ora eccola, fuori. Il cuore gli batte così forte che lo sente pulsare nel cervello. Kurt rimane in silenzio a lungo, più a lungo di quanto non abbia mai fatto prima di parlargli di nuovo.
 
«Blaine?»
«Sì?»
«Vieni giù.»
Blaine scatta automaticamente a sedere sul letto, con entrambi gli occhi spalancati. Lo fa tanto in fretta che per un momento la vista gli si annebbia.
«Giù dove?»
«Giù sotto casa tua.»
«Sotto... Sotto casa mia?»
«Hai presente quando dicevo che stavo giusto per chiamarti? Era proprio per questo. Mettiti qualcosa addosso e vieni giù, sono davanti al cancello.» Prima di poter anche solo iniziare ad assimilare quelle parole Blaine è già in piedi che si fionda verso l’armadio, pronto a raccattare il primo paio di pantaloni che gli capiti sotto mano.
«Ma che cosa ci fai qui a quest’ora?»
«Segreto professionale.» Blaine alza gli occhi al cielo, ma sta sorridendo.
«Almeno mi dici dove andiamo?»
«Andiamo molto, molto lontano.»
 
Mentre si infila scompostamente la giacca, Blaine si rende conto che è la serata giusta per battere il record dei tre gradini alla volta.
 
 
 

 

 
 
 
 
Here we are ;)
Come tutti i coraggiosi che si sono avventurati a leggere fin qui avranno notato, si tratta del classico capitolo-di-passaggio-ma-non-troppo volto alla preparazione di ciò che ci aspetta nell’undici (vi avviso già da ora che sarà piuttosto intenso a livello emotivo, di sicuro uno dei passaggi che lo sono di più in questa storia). Ma ciancio alle bande (mmh.), e diamo il via a qualche piccola precisazione:
- Se notate punte di puro egoismo & selfcentrismo nei discorsi di Rachel non preoccupatevi: è tutto normale, nonché fatto enormemente di proposito ♥
- Lo so che avete bestemmiato dietro a Wes quando ha proposto la cosa del chiodo scaccia chiodo, lo sento. Tuttavia – come avevo già scritto nelle risposte a qualche recensione – quello che volevo era che Wes fosse un amico vero per Blaine. Quindi, per quanto avessi voluto fargli dire qualcosa del tipo “Ora vai a casa di Kurt e gli salti addosso”, ho provato a ragionare in base a ciò che tutti noi faremmo per impedire a qualcuno a cui vogliamo bene di ferirsi, quindi sì, spero non odierete Wes ♥
- ...Chissà dove vuole portare Blaine e.e *ammiccamenti vari ed eventuali*
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto *-* Siccome siete così pucciosi potrei quasi fare un fuoriprogramma per quanto riguarda la pubblicazione del prossimo aggiornamento... Si vedrà ;) Grazie a mille a chi è giunto fin qui (sconsiderati ed avventurosi giovinastri), nonché a mia moglie, senza la quale niente di tutto questo sarebbe stato possibile.
 
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