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Autore: Midnight_whisper    20/10/2014    1 recensioni
Una storia forse leggera all'apparenza, ma molto introspettiva, sull'adolescenza. La storia nasce come sceneggiatura, quindi spero mi perdonerete alcuni passaggi poco narrativi, ma ho dato il massimo. Spero possa piacervi la storia di Claudio, Andrea, Mario, Liliana, Paola e Alessandro.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce filtrava potente fra le foglie degli alberi. Si girò sul fianco destro, aprendo leggermente gli occhi.
‹‹Buongiorno.››
Andrea mise a fuoco: sua sorella.
‹‹Che idiota che sei, ti sei pure addormentato coi vestiti: guarda come li hai ridotti. Svegliati, dai.››
Era seduta su una sedia a un paio di metri dal letto, Andrea si passò una mano fra i capelli scompigliati e la osservò interrogativo ‹‹Come sei entrata?››
‹‹Ho scavalcato dall’altro balcone e sono entrata dalla finestra. Non lo facevo da anni, guarda a cosa mi hai costretta. Comunque mamma e papà non lo sanno, tranquillo.››
‹‹Ah okay... Ma perché l’hai fatto? Cosa vuoi?›› Andrea stese le braccia dietro la schiena e piegò il collo alla sua sinistra, sentendolo indolenzito.
‹‹Tu stai impazzendo, Andrea. Che problemi hai? Che motivi avevi di fare quella scenata? Questo litigio ti sta uccidendo.››
Andrea si mise a sedere a gambe incrociate sul letto ‹‹Giulia, non puoi capire. Non c’è altro da dire.››
‹‹Non posso capire? Io? Senti un po’, se c’è qualcuno che non sta capendo nulla qui sei tu. Quanto pensi di andare avanti con questa sceneggiata, eh? Pensi che mamma e papà non siano già abbastanza preoccupati?››
‹‹Okay, hai ragione. Non ho capito nulla e tu invece sai tutto.›› Andrea tagliò corto senza nemmeno troppa ironia.
‹‹Tu e Claudio avete litigato, va bene...›› proseguì la sorella come se lui non avesse aperto bocca ‹‹...ma sono cose che si superano. Dimenticati di questo litigio e basta. Non farti ossessionare, sono cose che capitano. Devi solo... voltare pagina, ecco.››
‹‹Vedi che non vuoi capire nulla? Non voglio voltare pagina. Voglio rimediare, voglio risolvere.›› Andrea si lasciò andare a testa in su sul letto.
‹‹Risolvere. E lo sai fare? Lo puoi fare? Pensi di riuscirci? Il tuo errore è credere che Claudio ti odi, mentre non è così. Lui non ce l’ha con te. E anche se volesse, non potrebbe avercela mai con te. Sei il suo migliore amico e lo sarai sempre. E nella sua testa, in questo momento, se pensa a te, pensa a un amico e a nient’altro.››
Andrea alzò appena la testa dal cuscino in cui era affondata, per incontrare lo sguardo determinato di sua sorella ‹‹E allora perché non sistemare, se lui non mi odia?››
‹‹Ma... tu vuoi sistemare le cose nel modo sbagliato! Non vedi che non stai risolvendo nulla? Pensa al motivo del vostro litigato e... e non ti rovinare l’esistenza.››
Giulia si alzò in piedi, appena alterata ‹‹Almeno per uscire, uso la porta.››
Andrea rimase paralizzato a letto, mentre sua sorella girava la chiave nella toppa e usciva richiudendo la porta dietro di sé ‹‹Il motivo... del nostro litigio...››
 
‹‹A volte mi sembra di sfruttarti. Ti chiamo sempre quando ho bisogno di parlare...››
Claudio sorrise ‹‹E a cosa servono gli amici, dopotutto?››
‹‹Prima di dirti questa cosa, dimmi tu, invece, come stai.››
Una folata di vento mosse i capelli di Mario. Quella brezza, in quelle giornate così calde, era estremamente piacevole. In piazza non c’erano alberi sotto i quali stare all’ombra e tutte le panchine bruciavano durante il giorno. Quando ci si era seduto poco prima, aspettando l’amico, Mario aveva quasi avuto l’impressione di sentirsi grigliato.
‹‹Io non mi lamento! Ma dimmi di ieri sera.›› Sorrise Claudio mentre giocava ad aprire e chiudere sistematicamente la zip del suo borsello, come in maniera automatica.
‹‹Ieri... è stata una serata come le altre. Ma io non ero come le altre volte e non mi è piaciuta affatto, mi sono annoiato. Non capisco come mai, in verità.››
Claudio alzò gli occhi su di lui ‹‹Forse la compagnia non era adatta.››
Mario scosse la testa lentamente ‹‹No, no. Vedi, è questo il punto: fino a qualche tempo fa con le persone di ieri sera sarei andato d’amore e d’accordo e mi sarei anche molto divertito. Ieri invece no. C’era una ragazza carina ma... non mi diceva nulla, anzi mi infastidiva. Era una facile e... e non mi piaceva. Io penso di aver conosciuto tante persone come lei, anche tante ragazze come lei. Persone molto simili, tutte uguali.››
Claudio lo osservava fisso.
‹‹Io mi rendo conto che esistono sempre dei “tipi” di persone e che ognuno abbia un suo “modello”. Ma questi modelli, appunto, chi sono? Cerchiamo sempre di imitare e di essere simili a qualcuno che stimiamo o invidiamo: qualcun altro, però, non noi. E spesso io credo... sì, credo che finiamo per cambiare, anzi, cambiarci. E penso che in parte sia anche normale, in fondo, è giusto che si sia sfaccettati. Ma non è giusto diventare qualcosa che non si è. E ieri sera mi sono reso conto che nessuno era davvero se stesso e nemmeno io lo ero. Ecco perché all’improvviso mi sono sentito a disagio, era come se mi vedessi da fuori e mi giudicassi. Come se portassi una maschera, mi capisci?››
‹‹Dovresti fare più riflessioni del genere, a mio parere. Sei molto meno superficiale di quanto non dai a vedere. Sono felice di conoscere questo lato di te e dovresti farlo vedere più spesso, dovresti stupirmi più spesso.››
‹‹Sei stupito? Forse lo sono un poco anche io a essere sincero. Il punto è che ieri era tutto diverso, ieri c’era qualcosa che mi metteva davanti a questi pensieri che ti ho detto e...››
‹‹..e pensavi continuamente a Liliana, lo so.››
Mario spostò gli occhi sulla vecchia fontanella d’acqua che stava nell’angolo della piazza ‹‹Credo di sì.››
Claudio sorrise e, portando gli occhi al cielo, iniziò dopo un sospiro ‹‹Vedi: lei ti fa sentire diverso. Ti fa sentire così diverso che ha finito per renderti diverso. Sei cambiato davvero e la serata di ieri direi che ne è la prova più evidente.››
I due sguardi tornarono a incrociarsi ‹‹Non lo so, Claudio. Proprio non lo so se quello che dici è vero oppure no. Sono confuso. Liliana è... non saprei spiegarlo, ma quando sto con lei... e parlo con lei... e scherzo con lei... Mi sento tranquillo, più tranquillo. Non mi importa tanto di pensare a cosa dire, perché so di potermi esprimere davvero senza problemi, posso essere del tutto me. So che lei mi accetterà così. E anche le cose di cui parliamo sono diverse dal solito, non sono mai banali. Lei è... credo sia speciale.››
‹‹Credo tu sia innamorato. Sembra strano dirlo di te, che cambi una ragazza più spesso di quanto non cambi le mutande. E qui sottolineo che sto criticando la tua igiene...››
Mario rise, spontaneo. Claudio gli mise il braccio attorno al collo. ‹‹Grazie, Claudio.››
Lo guardò ‹‹E di che?››
Mario si alzò in piedi dandogli inizialmente le spalle, poi si voltò di nuovo ‹‹Senza di te e senza il tuo supporto non so se avrei mai ammesso a me stesso questa cosa. L’altro giorno quando ne parlavamo non mi sembrava vero che tu parlassi con tanta tranquillità di me e lei insieme. Liliana mi piace. E l’unica cosa che voglio fare è farglielo sapere.››
Claudio sorrise ‹‹E quando le avrai parlato, penso di avere il diritto di sapere se è stata la tua fermata giusta.››
 
Le gambe rannicchiate vicino al petto, Paola era ancora in quel parco, ancora vicino lo stesso albero, ancora. Ma stavolta senza più dubbi, domande, insicurezze, senza il suo block notes. E con qualcuno accanto. Appena qualche ora prima aveva letto un messaggio di un ragazzo, inviato al suo profilo Facebook. E ora era lì con lui, con questo sconosciuto, o quasi.
‹‹Sai, capisco che magari, considerando che non ci siamo mai frequentati né parlati a scuola possa sembrarti strano questo. Intendo il fatto che ti abbia chiesto di vederci faccia a faccia così all’improvviso, quasi per un’emergenza. Ma, sai, credo sia la cosa giusta da fare: non sono pazzo.››
Paola sorrise all’evidente imbarazzo del ragazzo, ma sapeva di potersi fidare di lui ‹‹L’ultima volta che sono stata qui una persona mi ha detto di tenermi lontana da te, che sei un tipo strano.››
Andrea rimase colpito ‹‹Con chi parlavi di me?››
Paola non rispose alla domanda deliberatamente ‹‹Però Claudio si fida di te.››
Il ragazzo rimase ancora una volta interdetto. Scelse di non chiedere ancora ‹‹Infatti non hai ascoltato questa persona.››
Paola distese le lunghe gambe sull’erba e osservò la punta di una ciocca di capelli ‹‹Beh, di solito preferisco decidere da sola se una persona è pazza o meno...››
Un momento di silenzio avvolse i due ragazzi sull’erba. Era evidente quanto non si conoscessero se non di nome. Si trattava esattamente di quel genere di situazione che, se avesse potuto, Andrea avrebbe pagato per evitare. Non era mai stato bravo a socializzare con gli sconosciuti. Lei sembrava molto semplice, completamente diversa da come lui se l’era immaginata fino a quel momento. Andrea aveva pensato a lungo nelle ore prima a cosa dirle e come dirlo, ma quello che venne fuori fu un discorso frutto dell’improvvisazione ‹‹Volevo parlarti di Claudio. So che vi siete frequentati negli ultimi tempi. Sai, io e Claudio siamo sempre stati grandissimi amici, migliori amici! Poi, un mesetto fa, abbiamo litigato di brutto e non ci siamo più parlati... E ti vengo a raccontare questo per un motivo molto sempl...››
‹‹Come mai avete litigato?››
Andrea rimase un istante zitto.
 
Mario e Liliana passeggiava per il lungomare già da un paio di minuti, parlando del più e del meno. Mario aveva le mani nelle tasche dei pantaloni, Liliana dietro la schiena. Non si toccò i capelli, questa volta.
‹‹Ad ogni modo...›› esordì Mario per spostare l’argomento della conversazione dai libri da leggere per le vacanze a qualcos’altro ‹‹...quando mi hai chiamato prima, ti stavo per chiamare anche io.››
Liliana sorrise spontaneamente, dissimulando la tensione dovuta alla scoperta appena compiuta ‹‹Davvero? Come mai?›› Liliana ripensò in fretta a tutto il coraggio che le era servito per comporre quel numero e rimase contrariata pensando che non le sarebbe servito se avesse aspettato qualche minuto in più.
‹‹Per il tuo stesso motivo: ho una cosa da dirti.››
‹‹Coincidenze! Vuoi... vuoi cominciare tu?››
Il passo dei due nel procedere si fece evidentemente meno spedito, finché Liliana si bloccò appoggiandosi alla ringhiera che divideva dagli scogli con la schiena e Mario si fermò poco lontano da lei.
‹‹D’accordo, allora vediamo... Devi sapere che questi giorni sono stati molto pieni, pieni di avvenimenti e io credo...››
Mario esitò, costringendo Liliana a esortarlo ‹‹Credi?››
‹‹Io, sì, sono in un certo senso cambiato. O forse mi sono reso conto di essere cambiato. All’improvviso tutto quello che mi era sempre interessato aveva perso su di me qualunque effetto e non mi attraeva più. E mi sono reso conto di questo... soprattutto grazie a te. Ti devo ringraziare perché quando sono con te mi sento libero di comportarmi come credo, senza cercare di apparire in nessun modo. Sono Mario e basta. Insomma con te mi sento diverso, rispetto al solito. E l’ho notato in questi ultimi giorni.››
‹‹Oh... è una cosa bellissima Mario, davvero... Non so proprio che dire però... è davvero bello sentirsi dire una cosa così. Sono felice che tu volessi dirmi questo!››
Liliana strinse la ringhiera particolarmente forte. Non c’era molta gente in giro. Il sole era piuttosto forte, ma la brezza marina rinfrescava e pungeva appena con il suo odore salato. Mario era lì, a un passo, appena in ombra per una piccola palma piantata nel marciapiede. Era a un passo da lei.
‹‹Ecco, non ho finito. Io volevo dirti che... Che tu, anche per questo... mi piaci un sacco Liliana. Io so che ti sembrerà strano, ma ti penso spesso. Rivedo te e i tuoi comportamenti a scuola, come parli, come ti tocchi i capelli. E mi sembra di averti davanti, quasi. E... insomma, era questo... era questo quello che io ti volevo... quello per cui ti ho detto che volevo parlarti.››
Liliana riuscì a parlare solo ridendo un poco ‹‹Non mi aspettavo... che mi dicessi una cosa del genere...››
Mario si unì appena alla risata, evidentemente sollevato ‹‹Emh...sì. Non pensavo nemmeno di riuscire a dirlo.››
 
‹‹Per te. Abbiamo litigato per te.››
Paola alzò le sopracciglia ‹‹Per me? Avete litigato in questo modo per causa mia?››
Andrea respirò profondamente un paio di volte, come per decidere da dove cominciare ‹‹Allora, devi sapere che Claudio è sempre stata una persona molto socievole ed estroversa. E, anche se non è una cosa carina né da dire né da ammettere, lo invidiavo un po’ per questo. Poi quando ha cominciato a frequentarti ho pensato che lo facesse soltanto per la tua... strana situazione. Non te la prendere, ma... Tu mi sei sempre stata un po’... un po’ antipatica. Non nascondo di averti insultata, qualche volta... A scuola, prima di quella cosa, ti si conosceva più che altro perché avevi avuto molti ragazzi, dopotutto sei una ragazza molto bella. E, sì... ti ho presa in giro con i miei amici.››
‹‹Oh, grazie!›› Paola era evidentemente ironica. Gli ultimi tempi l’avevano resa molto più resistente a tutto, alle parole, ai pensieri, alla gente. Eppure non si aspettava un “attacco” in quel momento. Cercò di nascondere la sua delusione che, fortunatamente, passò inosservata: Andrea era talmente preso da ciò che diceva da non riuscire a fermarsi.
‹‹Naturalmente l’ho fatto anche davanti a Claudio... E lui non ha mai preso le tue parti all’inizio, anzi... Insomma, lui dopo si è avvicinato a te e sei diventata una sua grande amica e io ho trovato il suo atteggiamento ipocrita. Dopotutto è sempre stato un ragazzo con un poco di manie di protagonismo. Siamo sempre stati amici, ma questo suo atteggiamento in particolare... Non lo sopportavo più molto, non mi piaceva proprio.››
Nella stanza dominava un forte senso di stasi. I ragazzi, immobili, chiacchieravano del più e del meno mentre dalla finestra spalancata riusciva ad entrare appena un filo di vento, a mala pena percepibile. Persino l’acchiappasogni di Alessandro non si muoveva.
‹‹Bene, bene, Mario. Adesso potresti dare una mano ad Andrea, magari riesci a fissare un appuntamento con qualche bella ragazza anche per lui!›› Alessandro sorrise, prendendo scherzosamente in giro Andrea.
‹‹Sì, sì! Che ne pensi di quella di quinta M? Che ne pensi, eh? Andrea? Quella riccia e rossa, lentiggini... hai presente?››
Andrea sorrise ‹‹Quanto siete rompipalle! Sto bene così, lo sapete! Piuttosto... se dobbiamo parlare di appuntamenti e ragazze dovremmo parlare di Claudio, no? Non so se l’avete notato...››
‹‹Ma cosa?››
‹‹Si! Direi che l’abbiamo notato tutti! Lui e quella tipa di prima A!›› Mario guardò Alessandro con aria da superiore.
‹‹Ah, ma chi? Quella dello scandalo?›› chiese Alessandro virgolettando con le mani la parola “scandalo”.
‹‹Paola! L’altro giorno sono stati tutti il giorno insieme...››
‹‹Povero Andrea! Sei geloso?››
‹‹Ma chi, io? Giusto di lei?››
‹‹No, fermi un momento. Non ci sto capendo nulla. Che ha lei che non va?›› Interruppe Alessandro cercando di rincorrere la frenetica discussione degli altri due amici nella stanza.
‹‹Ma l’avrà data a mezzo mondo...››
Mario annuì grave alla frase di Andrea ‹‹Eh, beh...››
Alessandro rise un poco a denti stretti ‹‹Certo che sei due stronzi pazzeschi voi due! A me non sembra poi così male, dai!››
‹‹Ecco un altro che le va dietro... Mario ti prego, salvati almeno tu!››
Alessandro lasciò andare un sospiro evidentemente pronunciato ‹‹Vabbe... vado a prendermi un bicchiere d’acqua.›› Si alzò dalla sedia e uscì chiudendosi la porta dietro la schiena. In stanza il silenzio fece per un momento compagnia alla stasi dell’aria.
‹‹Senti›› cominciò Mario ‹‹ma pensi davvero che Claudio sia interessato a lei?››
‹‹Guarda, conoscendolo non penso. Non mi sembra quella adatta a lui, però... non ci metterei nemmeno la mano sul fuoco.››
‹‹Non è quella adatta a lui, eh? E sentiamo: quale sarebbe quella adatta a Claudio?›› chiese ammiccando Mario ‹‹...vuoi vedere che in realtà sei geloso di lei?››
Andrea rise ‹‹No, guarda, non saprei definire il suo tipo. Però lei è decisamente troppo...››
‹‹...troppo bona, vero?››
Andrea rise a denti stretti ‹‹Più che altro troppo puttana!››
La conversazione si arenò soffocate fra risate sommesse.
‹‹Chi è puttana?››
La domanda era stata posta da Claudio, appena entrato in stanza insieme ad Alessandro. Andrea cercò immediatamente lo sguardo di Mario, sperando di trovarvi complicità, ma l’attenzione dell’altro era ormai rivolta al nuovo arrivo ‹‹Ehi Cla’! Parlavamo della Cristaldi!››
‹‹Sì, la Cristaldi... la professoressa stronza della B che ci ha fatto supplenza, sai!›› Cercò di improvvisare Andrea, convinto che Mario avrebbe potuto rimediare al suo errore.
Mario si voltò verso Andrea ‹‹Ma guarda che razza di paraculo! No, in realtà parlavamo di Paola-Cristaldi.›› Sottolineò Mario, rivolgendosi a Claudio nella seconda parte della frase.
‹‹Vabbè, le vostre solite chiacchiere inutili. Non penso ci sia molto di cui parlare...›› cercò di smorzare Alessandro.
‹‹No, no... cosa dicevate?››
‹‹Ma che importa, Cla’?››
‹‹Si commentavano i suoi facili costumi.›› Disse freddo Andrea, ormai desideroso di esprimere i suoi pensieri.
‹‹Capito. E tu che ne sai?›› Chiese Claudio, astioso.
‹‹Oh, Claudio... si scherzava...››
‹‹No, Mario. Ormai fammelo dire. Prima che venisse fuori tutta questa assurda vicenda, lei era conosciuta per ben’altre cose!››
Alessandro si lasciò andare con la schiena contro il muro. Adesso era troppo tardi per interrompere la discussione. Mario smise di guardare gli altri e iniziò a fissare l’acchiappasogni che per una improvvisa folata di vento aveva iniziato a tintinnare. Un foglio era caduto dalla scrivania di Alessandro. Nessuno sembrava interessarsene.
‹‹Peccato che tu segui i pregiudizi mentre io la conosco bene!››
‹‹Bene? Bene quanto?››
‹‹Non capisco davvero che problemi hai. Forse è meglio cambiare discorso.››
Alessandrò colse la palla al balzò e si diresse verso il foglio caduto a terra per rimetterlo a posto ‹‹Sì, infatti. Non serve a nulla questa discussione.››
‹‹Comunque, insomma, Claudio, se ti piace ce lo puoi dire. Non c’è nessun problema.››
Alessandrò fulminò Andrea, l’aria di sfida sul volto, con lo sguardo.
‹‹Saranno anche cazzi miei magari! E poi mi spieghi perché ti sei fissato con questa cazzata?››
‹‹Cazzata? Scusami, ti avvicini a una tipa qualunque, senza farcelo sapere. La frequenti e non ci dici mai una parola a riguardo. Insomma... vuoi dirmi che non ci vuoi provare?››
Alessandro cercò di intervenire ‹‹Andre’, basta. Smettila.›› Silenzio.
Mario cercò di riconcentrarsi sui ragazzi, abbandonando l’acchiappasogni. ‹‹Lascia stare, Cla’. Anche io ci ho fatto su una battuta prima, ma mica dicevo sul serio. Non te la devi prendere.››
‹‹Invece forse dovresti prendertela.››
‹‹Vai a fare in culo, Andrea.››
 
‹‹Ti prego non restare in silenzio, mi fai agitare.››
Liliana alzò la testa dopo aver osservato a lungo il pavimento ‹‹...insomma, è inutile mentire. Anche se ho avuto alcuni dubbi e una parte di me cercava di allontanare l’idea, tu mi piaci praticamente da sempre...››
Mariò iniziò a sfregare ossessivamente il pollice e l’indice della mano destra fra loro ‹‹Davvero?››
I due si guardarono un momento in silenzio. Fermi, a pochi passi di distanza.
‹‹Sì, davvero. Però...››
 
Una piacevole brezza mosse i capelli di Paola ‹‹Lo sai che lui voleva che io e te ci conoscessimo?››
Andrea alzò lo sguardo, basso da quando aveva terminato il racconto ‹‹Cosa?››
‹‹Voleva presentarci... alla fine ce l’ha fatta. Come sempre.››
Andrea cercò di deviare l’argomento ‹‹Io comunque volevo chiederti scusa. Sono stato un vero stronzo nei tuoi confronti e nei suoi confronti. E anche lui sicuramente ha sbagliato. Siamo stati tutti e due stupidi. Però non penso sia un buon motivo per non parlarsi da un mese.››
Finite le parole di Andrea, Paola si chiese cosa sarebbe stato opportuno dire ‹‹Posso chiederti come mai mi stai dicendo tutto questo adesso?››
Andrea si poggiò una mano dietro la nuca ‹‹Io... sentivo che, magari, anche senza riappacificarsi con Claudio, l’unico modo per non continuare ad avere sensi di colpa e rimorsi era parlarti, scusarmi con te, conoscerti. Ti ho giudicata, preso dai pregiudizi, e non ne avevo alcun diritto...›› Andrea fece una pausa per riordinare le idee e cambiò posizione, portandosi un ginocchio vicino al petto e poggiandoci sopra il gomito. Nello spostarsi, la osservò di sfuggita in volto. Forse era appena spigoloso, freddo, di una persona sicura e allo stesso tempo turbata. La sua pelle era estremamente chiara, le labbra evidenti. ‹‹E ora invece tu mi stai pure ad ascoltare, nonostante tutte queste cose che ti sto dicendo... Purtroppo non mi puoi capire, non puoi capire cosa voglia dire sentire di dovere risolvere qualcosa e non farcela, sentirsi impazzire.››
‹‹Se qualcuno può capirti, ce l’hai davanti.››
Andrea sospirò ‹‹...non credo.››
‹‹Dovresti iniziare a pensare che, anche se siamo tutti unici, possiamo incontrare persone che hanno vissuto esperienze come le nostre, sai? Io ho visto mio padre uccidere una persona, ma fino a ieri notte non lo ricordavo, l’avevo rimosso... All’improvviso, oggi, mi sono svegliata e tutto... tutto ero chiaro e limpido. E ancora non ho detto a nessuno quello che ho ricordato, eccetto a te, adesso. Diciamo che anche io ho i miei motivi per impazzire, non trovi?›› Paola sorrise in maniera forzata.
Andrea rimase in silenzio. Solo dopo un lungo momento parlò ‹‹E adesso, quindi? Cosa farai?››
 
Una moto sfrecciò lungo la strada, rumorosamente.
‹‹...Però?›› Chiese Mario.
Liliana si portò i capelli dietro l’orecchio con l’indice della mano destra, fingendo di guardare nella direzione della moto che era ormai lontana. ‹‹Tu lo sai. Tutti sanno da sempre che tu mi piaci... Lo sapevi e non negarlo! E ti sei sempre divertito a raccontarmi di questa o di quell’altra avventura, mentre io ci stavo male... Non so se potrei essere un’altra delle tue ragazze... Non potrei... Tu sei una persona troppo egois...››
Mario la abbracciò. Il corpo di Liliana era così... esile. Quasi debole. Nessun rumore. Nemmeno una moto. Silenzio. Non c’era altro da dire.
  
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