Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: AlyeskaGnac    21/10/2014    2 recensioni
[Tratto dalla storia] - La gente li chiamava vandali, drogati, ladri,alcolizzati, gente da evitare ad ogni costo, ma nessuno aveva mai provato realmente a conoscerli; nessuno che non venisse considerato malato di mente si era mai avvicinato a loro, al loro modo di ragionare e di agire ed evidentemente i motivi non erano pochi.-
- E nonostante le diversità tra i caratteri, le storie, i pensieri, siamo tutti accomunati da un unico e voluto desiderio: Noi esistiamo. E’ il grido della nostra esistenza, forse sbagliato, forse stonato e rumoroso, ma lascia il segno nelle nostre vite e in quelle altrui; il desiderio di un età che tendiamo a bruciare perché attratti dal fuoco dell’illegalità e del pericolo.
Forse ne usciremo.
Ma per adesso lasciateci nella nostra irrazionale convinzione di cavarcela, è la nostra battaglia, la più dura.
La guerra contro noi stessi.-
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Tategami, Nuovo personaggio, Ryuga, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo - Night Creepers



Nella fredda e scura Tokyo il tempo sembrava non passare mai lasciando per l’ennesima volta il cielo nel suo immutabile grigio invernale, ricoprendo la città di una palpabile solitudine a cui oramai gli abitanti se n’erano abituati da tempo.
Era il 16/10/2007, una data come le altre, una giornata senza nulla di speciale che potesse renderla tale, ma una serie di coincidenze che avvennero in questa data portarono il destino di diverse persone a incontrarsi, incontrarsi per poi prendere strade diverse, e di persone che purtroppo non hanno nemmeno avuto la possibilità di scegliere.
Da mesi nella vecchia e caotica Tokyo si aggiravano numerosi gruppi di ragazzi di età comprese tra i quattordici e i diciotto anni, le cosiddette compagnie dell’età adolescenziale, la più conosciuta era probabilmente quella dei Night Creepers.
La gente li chiamava vandali, drogati, ladri,alcolizzati, gente da evitare ad ogni costo, ma nessuno aveva mai provato realmente a conoscerli; nessuno che non venisse considerato malato di mente si era mai avvicinato a loro, al loro modo di ragionare e di agire ed evidentemente i motivi non erano pochi.
Ma le persone ti giudicano solo apparentemente. Anche la più sbandata e pericolosa compagnia può nascondere segreti di un buon passato, forse troppo buono, o di un infanzia di breve durata, di una felicità portata via nel tempo, di una vita normale e monotona ma assai opportunista e piena di rancori.
Tutti almeno una volta hanno fatto parte di uno dei casi riferiti qui sopra, persino io, Miyu Tanaka, normalissima ragazza di sedici anni convinta dell’esistenza di un principe azzurro che un giorno sarebbe venuto a salvarmi in groppa al suo candido destriero per portarmi via dalla merda che aumentava giorno per giorno senza dar prova di voler diminuire, mi rendo conto solo ora che forse quel principe azzurro era il piccolo spiraglio di salvezza che vedevo dall’età di cinque anni, quando papà decise di sparire completamente dalle nostre vite per crearsene una nuova.
Non l’ho mai odiato per questo.
Vivere con mamma e Yuuka, la mia sorellina di tre anni più piccola, rese la mia vita tutto sommato più facile e sopportabile; non risentivo mai di solitudine vista la leggera differenza di età che condividevo con mia sorella, mentre mia madre si rimboccò le maniche per assicurarsi una casa che non ci venisse nuovamente sfrattata.
Frequentavo la Futenma Senior High, una scuola superiore di tutto rispetto, vinsi una borsa di studio per potervi accedere, era una delle migliori in zona ed ero decisa a completare i miei studi per potermi garantire un ottimo futuro. Affiancata alla Futenma c’era l’Okinawa Technical High, ad essere sinceri non vantava di una buona fama a parte forse quella di aver ricevuto circa 46 controlli in un anno per presunto spaccio e per essere considerata l’avvio di molte compagnie nel quartiere.
I Night Creepers arrivavano da li.
A differenza di molte mie compagne sono sempre rimasta particolarmente affascinata da questi tipi di gruppi nonostante non ci fosse nulla di cui doverne andare fieri; quel senso di pericolo che li circondava, come il fumo denso delle Marlboro e delle Camel che invadeva costantemente quell’istituto mischiato probabilmente ad altro, mi avevano ipnotizzata, mi fermavo sempre cinque minuti davanti all’Okinawa prima di entrare a scuola, osservavo i ragazzi che si stringevano la mano e si davano pacche sulla schiena, le ragazze che si scambiavano ripetuti baci sulle guance come le sigarette che entravano da un pacchetto all’altro di una marca diversa.
Avrei dovuto intuire che quella mia curiosità verso il proibito, verso di loro che tutti tendevano a considerare diversi, mi avrebbe portata nell’inferno, ma se avessi saputo prima che l’inferno fosse tanto piacevole quanto doloroso forse mi ci sarei fiondata subito all’interno, questa volta senza paura.
 
*        *        *                                                                
 
Mi svegliai in anticipo quella mattina e feci tutto con molta calma. Indossai la camicia nera con ricami bordeaux, chiudendone il colletto con una spilla argentea,e la corta gonnella dell’uniforme rossa scuro, concludendo in due paia di calze nere lunghe fino al ginocchio. Scelsi un paio di scarpe basse beige e poi preparai la cartelletta. Quando fui completamente pronta scesi al piano di sotto per fare colazione trovando Yuuka con la testa quasi immersa nella ciotola di cereali.
- Y-Yuuka, fa attenzio…!
Non feci in tempo a finire la frase che si ritrovò mezza guancia bagnata di latte ei cereali sparsi qua e là sul tavolo.
- Dannazzione…Sei andata di nuovo a dormire tardi vero? Hai solo tredici anni Yuuka, non hai nemmeno tanto da studiare, io se potessi andrei a dormire alle sette!
La ripresi asciugando con un tovagliolo il danno commesso.
Purtroppo aveva la brutta abitudine di imitare gli altri in qualunque cosa facessero e spesso si addormentava solo dopo aver visto la luce della mia stanza spenta. Il problema era che tendevo ad addormentarmi mentre finivo i compiti e la luce restava accesa anche tutta la notte e il mattino dopo riusciva a stento a restare seduta.
- Le mie compagne vanno a letto all’una, la loro mamma le fa stare alzate fino a tardi.
Commentò lei annoiata e stanca.
- Le tue compagne sono delle vipere presuntuose e antipatiche…e hanno pure messo le mani sulla mia play station 3.
Risposi ricordando con rabbia il giorno in cui ci giocarono senza chiedere nemmeno il permesso.
Avevo dovuto mettere da parte 25.000 yen del mio stipendio settimanale per acquistarla.
- Potevi comprare un cane invece di quel coso elettrico.
Ribattè Yuuka come se nulla fosse.
- Con i soldi di mamma e quei pochi che guadagno io non riusciremmo a mantenerlo, come te lo devo dire?!
- E invece un ultimo modello di una delle console preferite dal sesso maschile sarebbe adatto?
Rimasi spiazzata dalla sua precisazione. Ero sempre stata una maschiaccia in fondo, ma detestavo quando me lo ricordavano. Alla Futenma molte delle ragazze erano femminili e delicate, mentre io avevo il coraggio di inciampare perfino sul pavimento liscio e marmoreo dell’entrata con quelle semplicissime scarpe più piatte delle All Stars.
- Senti un po’ piccola rompiscatole perché non ti dai una mossa e ti levi dalle pa…!
- Miyu non rivolgerti così a tua sorella!
Ricevetti un cuscino in faccia da mia madre che mi zittì controvoglia, facendo concludere la frase in un grugno sommesso.
- Forza pettinati quei capelli che tra dieci minuti dobbiamo andare.
Si rivolse alla piccola ed io osservai i miei in condizioni pietose.
Mi diressi verso il bagno dove inumidii i miei lunghi capelli castano scuro con dell’ olio che li avrebbe resi meno annodati del solito e li spazzolai delicatamente; decisi di legarli con un fermacapelli rosso a cui vi erano annodati due campanellini, l’unico regalo che ricevetti da mio padre prima di andarsene.
Qualche ciuffo ricadeva sui miei occhi smeraldini, forse l’unica parte del mio corpo che apprezzavo veramente prima dei capelli, rossi e lucidi per la stanchezza.
Uscii dalla stanzina per andare verso l’uscita.
- Mamma! Yuuka! Io vado, ci vediamo stasera!
Ricevetti due forte “buona fortuna!” come risposta e poi mi diressi a scuola.
Ero a circa venti minuti di distanza a piedi che percorrevo ogni mattina in solitudine.
Non legavo molto con i miei compagni, nessuno di loro mi andava particolarmente a genio, tranne che con uno che conobbi alle elementari e da cui difficilmente riuscii a separarmene, tanto che cercai di farmi mettere sempre in classe con lui per non correre il rischio di restare completamente sola.
Tsubasa Ootori era considerato il ragazzo più carino delle terze e molte ragazze tentavano un approccio con me per potersi avvicinare a lui; sfortunatamente per loro non era mai stato un tipo interessato a relazioni, più che altro era il classico migliore amico che tutti, almeno una volta nella vita, hanno desiderato.
- Miyu! Hei aspettami!
L’argenteo comparve a pochi metri da me correndo per raggiungermi più in fretta.
- Tsubasa! Buongiorno!
Sorrisi alla sua presenza, sapeva sempre mettermi di buon umore in qualunque circostanza.
- Buongiorno anche a te, pronta per l’interrogazione di biologia?
Ma era anche capace di mandarmi in paranoia con le sue odiose domande sulla scuola del lunedì mattina.
- No per niente…mi sono addormentata di nuovo mentre studiavo.
Ammisi scoraggiata.
- Tipico di Miyu, non è vero? Sta tranquilla, ho intenzione di offrirmi per oggi quindi non dovresti correre rischi, cerca solo di non metterti troppo in vista come tuo solito.
E in quei momenti ero davvero capace di amarlo alla follia. Dove avrei potuto trovare un altro ragazzo che si offrisse in biologia quando le pagine previste per l’interrogazione erano circa settantasei?
- Grazie mille Tsubasa ti adoro!
In pochi minuti raggiungemmo l’Okinawa che mi fermai nuovamente a guardare.
Grigio e freddo, come apparivano i ragazzi che entravano e in quel mentre un gruppetto di ragazzine circondò l’argenteo.
- Tsubasa possiamo entrare a scuola con te?
- Per favore ci farebbe davvero molto piacere!
- Dai Tsu-kun!
Le voci assillanti mi fecero venire un leggero e odioso mal di testa, senza contare le numerose spinte che ricevetti da quelle adolescenti sull’orlo di una crisi ormonale che tentavano di avvicinarsi il più possibile a Tsubasa.
Venni scaraventata fuori dal cerchio che si era creato  da una spinta forse troppo forte che mi mandò addosso a qualcuno.
La botta che presi mandò sia me che il povero malcapitato che avevo dietro a terra. Alzai lo sguardo verso un maggior gruppo di persone che sembrava osservarmi con attenzione mista a curiosità, mi chiesi da dove venisse tutto questo interesse, ma potei constatare la stupidità della mia domanda non appena mi accorsi addosso a chi ero finita.
Un paio di affilate e lucenti iridi ambrate sembrarono scrutarmi l’anima, decise e fredde, mi ipnotizzarono e paralizzarono impedendomi qualunque movimento. Non riuscii a spiccicare parola.
Le labbra del ragazzo si incurvarono verso il basso.
- Tsk!
Emise un flebile verso di dissenso.
Quell’unico suono fu come un tamburo che scosse ripetutamente il mio interno.
- Sei così idiota da non riuscire nemmeno a reggerti in piedi. Levati.
Mi sentii stranamente inutile, senza un motivo preciso, come se fossi debole e insignificante di fronte a lui.
E forse fu questo a non farmi tacere quel giorno.
Mi alzai di scatto come spinta da un molla lasciando che le parole uscissero una dietro l’altra ininterrotte.
- Come diavolo ti permetti?! Sei solo uno schifoso maleducato senza un minimo di rispetto! E allora non pretenderlo tanto dagli altri perché non te lo meriti!
Gli sbraitai contro cose a cui se ci avessi seriamente ragionato non avrei mai permesso di dar voce.
Non notai la felpa nera in pelle con ricamata la scritta “Night Creepers”, non diedi peso alle minacce che i suoi occhi mi lanciarono dopo quell’affermazione, potei solo tentare di apparire sicura di me stessa visto che ormai il danno era fatto.
Era più alto di me, gli arrivavo appena sopra il mento, i capelli corti albini erano colorati di rosso sulla parte sinistra ed indossava una sorta di corona dorata a forma di drago, abbastanza stravagante.
La pelle cerulea era cosparsa di cicatrici visibili sulle braccia, i pantaloni grigio scuro borchiati erano strapati sul ginocchio destro mentre sul lato sinistro vi era attaccata una catena argentea.
Lo sentii sogghignare ed emettere una sottospecie di risata.
- Ti conviene frenare la lingua se non vorrai ritrovarti muta la prossima volta che mi incontrerai…Perché non pensare che finisca qui.
Concluse lasciandomi con un velo di paura e tensione sulla frase appena pronunciata che non prometteva nulla di buono e rassicurante.
Mantenni la calma fissandolo senza accennare alcun segno di resa, finché voltò le spalle ed entro nel cortile iniziale dell’Okinawa.
- Miyu! Stai bene?
Tsubasa mi si avvicinò subito reggendomi per i fianchi, sapeva che mi tenevo a stento in piedi e che avrei rischiato di crollare al minimo movimento commesso.
- Forza, andiamo dentro.
Mi tenne per mano trascinandomi. I miei occhi erano ancora puntati sull’albino che si allontanava sempre più dalla mia visuale. Non avevo provato mai così tanto timore e interesse per qualcuno allo stesso tempo.

*        *       *
 
Le lancette dell’orologio avanzavano con una lentezza snervante.
Li ho sempre odiati.
Sembrano così avidi, pronti a cancellare tutto in un solo istante, a cambiare tutto a distanza di un minuto.
Sembrano avere troppo potere per i miei gusti, del resto un minuto può sempre cambiare l’andamento di una vita.
In quel momento la mia mattinata scolastica era a metà, mancavano cinque minuti alla fine dell’ora che anticipava un breve intervallo di venti minuti per poi proseguire con le ultime due ore antecedenti all’uscita.
Il mio completo interesse era più rivolto all’accaduto con lo sconosciuto dell’Okinawa che all’ottima interrogazione che Tsubasa stava svolgendo come di consueto.
Altri due minuti e l’ora sarebbe finita.
Altri due minuti in cui visualizzai per l’ennesima volta quegli occhi intensi e magnetici.
Volevo incontrarlo di nuovo, ma la frase con cui si era concluso il brevissimo scambio di battute mi aveva lasciata interdetta e piuttosto intimidita.
Sentii il rumore di sedie che indietreggiavano e capii che l’intervallo doveva essere iniziato; mi alzai come un automa dirigendomi verso l’uscita della classe senza rendermi conto di essere seguita dall’argenteo.
- Miyu, cosa c’è che non va?
Mi chiese ponendosi davanti e impedendomi di continuare. Mi ridestai un attimo dalle iniziali paranoie tentando di assumere l’espressione più tranquilla che potessi avere.
- N-niente! Sono solo un po’ stanza, tutto qui.
Conclusi velocemente.
- Non me la dai a bere, è per la faccenda di stamattina, non ho forse ragione?
Nascondergli qualcosa era praticamente impossibile e fui costretta ad annuire.
- Sei preoccupata che ti faccia qualcosa?
Riflettei a lungo sulla risposta.
- No…Non è quello…Ma è come se…non lo so Tsubasa mi sento stranamente attratta da quel tipo.
Detto sinceramente non era affatto quello che in quel momento avrei voluto dire, ma ancora una volta le parole erano uscite di bocca incontrollate e la riflessione precedente non servì a nulla.
- Miyu…Ti fai un po’ troppi film mentali lo sai?
- Hai ragione.
Finimmo di parlare con l’arrivo di Flemminia e Sayori, due ragazze dai caratteri molto diversi  che conoscevo da sempre, nonché vicine di casa di Tsubasa; l’argenteo si era spesso lamentato dei battibecchi tra le due durante sera, entrambe vivevano insieme dimezzando l’affitto con la madre di Sayori.
Flemminia tra noi quattro era sicuramente quella con un passato davvero scuro.
I genitori l’avevano lasciata all’età di sette anni con la nonna a causa di un incidente stradale, durante il viaggio di arrivo ad uno dei sui saggi di pattinaggio la macchina sbandò contro un camion, scaraventandoli fuori dall’auto.
Nonostante le iniziali condizioni, che davano esiti positivi, non ce la fecero.
Dissero che dai segni ritrovati sulla strada molto probabilmente il padre aveva, in vano, provato a sterzare.
Da quel giorno Flemminia smise per sempre di correre sul ghiaccio cominciando ad averne paura.
Ero sempre rimasta convinta del fatto che avesse preso la scelta peggiore, ma chi ero io per dettarle consigli?
- Allora ragazzi! Che si dice?
Flemmi ondeggiò la sua lunga chioma rossa con riflessi arancio e socchiuse gli occhi dorati e ferini per accennare un sorriso.
- Miyu, sappiamo della cavolata che hai commesso stamani quindi ora ti conviene narrarci per filo e per segno l’accaduto, soprattutto la parte in cui hai risposto per filo e per segno a quel bel tipo dell’Okinawa.
Sayori, o Yori come tendevamo a chiamarla, scosse la testa in segno di dissenso scostando alcune corte ciocche bionde dai sottili e quasi angelici occhi color lapislazzuli di cui era stata dotata.
- Non c’è nulla di particolare da dire…Sono stata spinta dalla solita folla di ammiratrici del qui presente “innocentino”  e finita addosso ad uno sconosciuto.
Risposi con finta nonchalance.
- E che sconosciuto! Sei finita addosso a Ryuga Kishatu! Uno dei ragazzi più vantati dell’intero quartiere forse, sai quante ragazze cercano di cascargli addosso senza far credere di averlo fatto apposta?!
Proseguì di fretta Flemminia.
Tentai di immaginarmi la comica scena dell’albino, costretto a farsi spazio tra una lunghissima fila di sedicenni pronte a fiondarsi sul suo petto una dopo l’altra.
- Ad essere sincera non ne avevo mai sentito parlare.
Ammisi con un piccolo sorriso causato dalla mia precedente visione.
- Come se fosse nuova la cosa…Sono più le volte in cui ti accorgi dei piccioni per strada che quelle in cui ti rendi conto di avere un bel uomo davanti!
Rimarcò Yori incrociando le braccia lievemente delusa .
- Uomo…Avrà appena diciassette anni.
Constatai pensierosa immaginando nuovamente quei penetranti topazi.
- Ragazze se non vi dispiace potremmo cambiare argomento? E a chi interessasse, visto che qualcuno ha dormito per entrambe le ore, ho preso un altro otto in biologia!
Intervenne Tsubasa concentrando la nostra momentanea attenzione su di lui.
- Non è una novità.
- Tanto si sapeva.
- Potresti non aprire il libro per mesi e ricorderesti comunque tutto.
Affermammo una dietro l’altra causando la disapprovazione dell’argenteo.
- Grazie per il supporto morale, davvero siete le migliori.
Gli diedi una pacca sulla spalla con fare amichevole facendolo ridere per la situazione ironica che si era creata.
La fine della pausa venne segnato da un ripetuto e squillante suono della campanella che ci costrinse a rientrare nelle rispettive classi.
Ripresi il mio posto aspettando che il professore di matematica entrasse in classe per spiegare il nuovo argomento.
- Spero che durante la mia ultima assenza non abbiate fatto impazzire il bidello come vostro solito, ora vi pregherei di aprire il libro a pagina 72 per la correzione dei compiti.
Rimasi in un ennesimo stato di trance immaginando come stessero passando le lezioni quelli dell’Okinawa, forse qualcuno aveva dato fuoco ad uno dei manifesti  per la richiesta di fondi per promuovere il gruppo musicale della scuola, o forse avevano involontariamente gettato fuori dalla finestra il libro di religione del professore.  Più ci pensavo e più mi veniva voglia di passare una giornata come loro, all’insegna dell’inaspettato.
- Signorina Tanaka, le sarei grato se l’unico elettroshock a cui il suo cervello si offra di rispondere non sia solo la campanella dell’intervallo.
Commentò sarcastico il professore alla mia momentanea assenza.
Mi scusai e mi invitò a correggere il compito.
Se non altro avrei tenuto impegnata la mia testa per un po’.
 
*       *       *
 
Tornai a casa stremata buttandomi sul divano beige della sala, accendendo la tele in cerca di qualche programma interessante da vedere.
Subito fui costretta ad alzarmi per raggiungere il telefono di casa nella stanza accanto. Squillò un paio di volte prima che alzassi la cornetta per sentire la voce squillante della zia Katy che come ogni settimana chiamava per informarsi sulle nostre condizioni, sia fisiche che mentali che economiche e a proposito di economia spesso ci mandava parte dei suoi stipendi per pagare il mutuo o le varie spese.
- Mi raccomando, salutami tanto mia sorella Rika!
Durò circa cinque minuti e dopo di che potei finalmente rilassarmi.
Un programma sugli street dancer attirò la mia attenzione. Doveva essere stupendo poter ballare per strada con la propria crow creando veri e propri flash mob.
Cominciai a fantasticare come solito, perdendomi in quei grattaceli Newyorkesi che avevo sempre sognato visitare, fino a lasciarmi cullare dal morbido divano su cui ero comodamente sdraiata ed addormentarmi profondamente.
 
*       *       *
 
Mia madre aveva la pessima abitudine di non svegliarmi viste le poche ore che in fondo dormivo e così fece anche quella volta, oramai era però passata quasi una settimana dal fantomatico e bizzarro scontro con il tipo dell’Okinawa, quasi avevo smesso di pensarci finché, un sabato mattina, lo incontrai sulla strada di andata al Sakura no Hana, uno dei più grandi parchi della zona in cui mi recavo spesso per correre.
Il nome derivava dal grosso albero di ciliegio che cresceva da anni proprio al centro di quell’ambiente.
Ebbi l’istinto iniziale di seguirlo, ma poi mi resi conto che non era da solo. Due ragazzi, forse qualche anno più piccoli di lui, lo affiancavano; quello a sinistra portava lunghi capelli rossi sparati verso l’alto da un quintale di gel e fermati da una fascia nera con ricamato il profilo di un lupo in grigio chiaro, gli occhi color nocciola e stranamente benevoli nonostante l’aspetto poco rassicurante che dimostrava, ma sicuramente più affidabile di quello a sinistra, decisamente più minaccioso. I capelli verde scuro, tenuti anch’essi verso l’alto da un minore strato di gel visti i ciuffi che ricadevano sulla fronte, una felpa attillata nera e bianca con dietro la stessa icona del lupo; il cappuccio era alzato e mi fu impossibile delinearne i tratti precisi, potei solo scorgere due puntini azzurri di quelli che dovevano essere gli occhi.
Al centro dei due camminava risoluto e deciso l’albino tenendo una mano nella tasca sinistra come a reggere qualcosa. Lo vidi girarsi improvvisamente nella mia direzione. Mi pietrificai nuovamente di colpo fermando così la mia iniziale corsa di riscaldamento.
Accennò un sorriso malizioso fermandosi anch’egli e causando l’interesse da parte degli altri due che mi osservarono dalla testa ai piedi.
Essendo mattina presto decisi di indossare un leggero top arancio e dei corti leggins neri, di conseguenza ero poco vestita e in bella vista  di quei tre “pericolosi” individui.
Il verde sembrò dire qualcosa all’albino che riprese dopo pochi secondi a camminare.
Proseguimmo entrambi in strade diverse.
In circa mezz’ora avevo già attraversato metà del parco giungendo al suo centro dove tendevo a fermarmi per riposarmi sotto l’ombra del delle rosate foglie del ciliegio.
Dopo una buona settimana non lo avevo mai vagamente incontrato ed ora improvvisamente si faceva vivo in uno dei posti che frequentavo più spesso e senza averlo mai visto prima.
Socchiusi gli occhi pensando agli accaduti degli ultimi anni. Lo sfratto, l’inizio delle medie per Yuuka che ormai si avvicinava sempre più alle superiori, la mia prima vera cotta per un ragazzo che a stento sapeva il mio nome…Su questo argomento però ero sempre stata molto severa, ero una delle classiche adolescenti che tendeva a farsi tantissimi film mentali senza logica, uno dietro l’altro su bizzarre e forse impossibili storie d’amore terminanti quasi sempre con eventi tragici.
Forse per questo ero sempre stata attratta da Shakespeare e dalle sue tragedie passionali.
Per questo mi ritrovavo a restare delusa da come magari evolvevano le cose, ci credevo troppo forse.
Fu all’improvviso che mi accorsi di un pesante ansimare non molto distante da dove mi trovavo, ridestandomi dal nulla dai miei pensieri.
Mi guardai attorno ed il parco era deserto, del resto erano anche solo le sette di mattina e il sole era sorto da poco.
Mi alzai camminando nei dintorni fino a che udii nuovamente quel verso, come di dolore.
Proveniva dall’interno di una fabbrica andata a fuoco parecchi anni prima e in piedi per miracolo.
Mi avvicinai circospetta sentendo i gemiti aumentare di intensità.
 Non nascondo di aver avuto parecchia paura di entrare, ma la curiosità era pervasa dall’eccitazione e mi addentrai.
Era molto buio se non per la poca luce che filtrava da alcune finestre rotte di cui ne restavano le semplici transenne ramate; c’erano scatoloni in legno ovunque, alcuni rotti, altri coperti semplicemente di polvere e disposti a piramide e proprio da dietro una di queste cataste di casse provenne un ripetuto e flebile suono che si espanse per tutta la fabbrica. Voltai piano l’angolo pronta a qualunque cosa mi aspettasse, ma di certo non a quello che stavo per assistere.
Se quel giorno avessi deciso di farmi gli affari miei come il buon senso mi aveva spesso consigliato di sicuro non mi sarei mai trovata nella situazione di adesso. Grazie a dio non ascoltai il mio buon senso! Quale errore avrei mai commesso facendolo…del resto per quanto doloro possa essere il nostro presente dovremmo ricordarci che in fondo il presente non è altro che la più piccolissima frazione di tempo che intercorre tra futuro e passato, scorre così veloce che a stento si può distinguere, così come a stento riuscii a distinguere l’immagine di quel ragazzo che con le sue ultime forze sferrava un potente montante al maggiore a lui di fronte mandandolo direttamente a terra; quel giovane era proprio l’albino dell’Okinawa.
Gli vennero a mancare le forse improvvisamente e cadde in ginocchio. Era ferito. Per quanto potessi essere impaurita alla vista di altri corpi stesi a terra con numerose lesioni, ferite superficiali e lividi decisi comunque di aiutarlo e mi avvicinai.
Gli occhi erano semichiusi e arrossati, non sembrava vederci bene dato che appena lo sfiorai scattò in avanti afferrandomi il braccio con una forza inaudita. Gemetti leggermente ma appena mise a fuoco  la vista allentò subito la presa scrutandomi nuovamente.
Mi rivolse un occhiata scocciata e annoiata, sembrava che il dolore di poco prima fosse scemato tutto in un colpo.
- Vattene da qui se non vuoi avere problemi.
Mi intimò con fare minaccioso, anche se mi parve più un avvertimento alla sopravvivenza che una seconda minaccia di “morte” ad una settimana di distanza.
Si alzò in piedi mettendo in bella mostra la felpa in cuoio che mostrava la scritta cubitale “Night Creepers”.
E allora capii. Capii di essermi messa in un bel guaio. Avevo scoperto uno dei membri di una delle compagnie più conosciute del quartiere.
Fu proprio da qui che cominciarono una serie di dannatissimi e bellissimi problemi, che nonostante tutto ripeterei all’infinito.
 
 
Note:
Salve a tutti autori/autrici ^^ devo ammettere che è da parecchio tempo che non posto una fiction in questo fandom, anzi, una fiction in generale. Ho deciso di sospendere momentaneamente le altre per poter portare avanti questa, una strana e inquietante idea che mi è venuta in mente circa due mesi fa ma che non ho mai scritto fino ad ora per continue indecisioni sulla trama.
 

Farò un piccolo prologo. Come penso abbiate capito ho deciso di ambientare questa storia in un contesto simile al nostro, o comunque di alcuni, forse un po’ esagerato ma comunque tenterò di avvicinarmi il più possibile alle realtà di oggi. Non so…se inserire il rating rosso per le successive azioni che si commetteranno nei vari capitoli (droga, alcool, sesso, risse e chi più ne ha più ne metta) o mantenere uno stretto rating arancione, vi chiederei un parere sinceramente perché è vero che oramai ci sono dodicenni che girano con pacchi di fumo nei pantaloni, ma vorrei comunque evitare di oltrepassare i limiti di una fiction arancione.
 

Detto ciò, i personaggi presenti saranno scelti un po’ a random in base a quelli che considererò più adeguati per la parte, sono inoltre presenti le mie tre OC Flemminia, Sayori e Miyu (che ho scoperto scriversi così, evviva l’ignoranza) delle altre due fic su metal fusion e fury, forse ne aggiungerò di nuove ma si vedrà.
 
Bene bene, per il momento vi saluto e conto di aggiornare il successivo capitolo entro la fine di settimana prossima.
 
 
 
Sayonara ^3^
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: AlyeskaGnac