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Autore: AlyeskaGnac    25/10/2014    5 recensioni
[Tratto dalla storia] - La gente li chiamava vandali, drogati, ladri,alcolizzati, gente da evitare ad ogni costo, ma nessuno aveva mai provato realmente a conoscerli; nessuno che non venisse considerato malato di mente si era mai avvicinato a loro, al loro modo di ragionare e di agire ed evidentemente i motivi non erano pochi.-
- E nonostante le diversità tra i caratteri, le storie, i pensieri, siamo tutti accomunati da un unico e voluto desiderio: Noi esistiamo. E’ il grido della nostra esistenza, forse sbagliato, forse stonato e rumoroso, ma lascia il segno nelle nostre vite e in quelle altrui; il desiderio di un età che tendiamo a bruciare perché attratti dal fuoco dell’illegalità e del pericolo.
Forse ne usciremo.
Ma per adesso lasciateci nella nostra irrazionale convinzione di cavarcela, è la nostra battaglia, la più dura.
La guerra contro noi stessi.-
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Tategami, Nuovo personaggio, Ryuga, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 - Good girls go bad

 

- Vattene da qui se non vuoi avere problemi.

Mi intimò con fare minaccioso, anche se mi parve più un avvertimento alla sopravvivenza che una seconda minaccia di “morte” ad una settimana di distanza.

Si alzò in piedi mettendo in bella mostra la felpa in cuoio che mostrava la scritta cubitale “Night Creepers”.

E allora capii. Capii di essermi messa in un bel guaio. Avevo scoperto uno dei membri di una delle compagnie più conosciute del quartiere.

Fu proprio da qui che cominciarono una serie di dannatissimi e bellissimi problemi, che nonostante tutto ripeterei all’infinito.

 

*      *     *

 

- Vuoi deciderti a stare fermo almeno per un minuto?!

Sbraitai irata dall’ennesima protesta recata dall’albino che stavo tentando di medicare da più di mezz’ora.

Dopo l’iniziale minaccia avevo deciso di aiutarlo, dopotutto ci “conoscevamo” in un certo senso…diciamo che sapevamo entrambi dell’esistenza dell’altro quindi di lasciarlo in quello stato non me la sentivo.

Nonostante le continue lamentele avevo pazientemente cercato di tenere la bocca cucita, o quanto meno di non dire frasi poco opportune che avrebbero potuto farlo innervosire ulteriormente.

- Sta zitta mocciosa.

Mi morsi le labbra fino a sentire il sapore metallico e caldo del sangue mentre tirai fuori una benda da avvolgerli intorno al braccio sinistro.

Restai a fissare i suoi bicipiti per qualche secondo, era evidente che quello a cui avevo precedentemente assistito fosse una cosa abituale, c’erano molti tagli rimarginati e graffi superficiali su entrambe la parti, forse persino sparsi ovunque sul suo corpo.

Si voltò ad osservarmi ma presa com’ero dalle mie riflessioni non ci diedi troppo peso, finché non notai tutti i suoi muscoli andare in tensione e voltare rapidamente lo sguardo verso l’uscita della fabbrica.

Mi afferrò con forza per un braccio trascinandomi con lui dietro alla pila di casse più vicina a noi. Avevo la schiena rivolta contro il suo petto e potei avvertirne le contrazioni dovute alla respirazione.

Un paio di voci poco più distanti si stavano avvicinando.

- C-chi sono?

- Shhh.

Feci come ordinato senza accennare il minimo movimento; quando le due sagome a cui quelle voci sembravano appartenere si erano fatte appena oltre l’entrata, l’albino, scattò in avanti lasciandomi dietro a quel provvisorio nascondiglio.

Non udii alcun rumore per circa un minuto, poi uno di loro scoppiò in una fragorosa risata.

- Ahahahah Ryuga sei un grande! Sapevamo che li avresti stesi senza troppi complimenti.

Mi affacciai abbastanza da poter notare che le due misteriose presenze di poco prima non erano altro che i due ragazzi che stavano accompagnando l’albino durante il nostro casuale incontro di quella mattina.

- Mi auguro che voi siate riusciti nell’impresa invece…Non voglio sapere di essermi sporcato le mani per niente.

Concluse rapido e serio in volto.

- Certo che si, Kyoya lo ha conciato per le feste ed io l’ho costretto a confessare, siamo riusciti a recuperare tutti i seicento euro che quegli idioti ci avevano sottratto…e anche qualcosa in più.

Disse facendo l’occhiolino ai due, forse, compagni e portando una mano nell’unica tasca di quella giacca grigia militare. L’albino lo fermò improvvisamente tornando a voltarsi nella mia direzione.

- Puoi uscire da lì ora.

Era piuttosto chiaro che fosse rivolto a me, così feci due passi verso l’esterno per mostrarmi ai due ragazzi appena arrivati. Spalancarono gli occhi in una mezza espressione di stupore, tornado seri subito dopo e puntandoli verso l’albino.

- Ryuga che significa?

Chiese il giovane dai capelli verdi; in quel momento potei notare che le sue iridi erano di un brillante azzurro acceso e glaciale, la pelle cerulea come quella dell’albino e sul viso, proprio sotto gli occhi, due cicatrici profonde a ricordare una croce. Avevano un che di affascinante.

- Non c’è da preoccuparsi, si è semplicemente trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Mi avvicinai con fare titubante e a appena me ne accorsi cercai di mantenere un atteggiamento più risoluto e tranquillo.

Quando fui davanti ai tre ragazzi mi presentai come una sciocca senza tener conto del fatto che sicuramente non interessava a nessuno.

- Io sono Miyu Tanaka.

Il rosso mi sorrise affabilmente porgendomi la mano ed invitandomi a stringerla.

- Ginka Hagane, molto piacere.

La strinsi sorridendo a mia volta e guardando poi il verde.

- Kyoya Tategami.

Fu diretto e esplicito, non intendeva andare oltre a quel nome in quanto a conoscenza, afferrai il messaggio e spostai lo sguardo verso l’albino.

- Ci conviene andarcene da qui, presto arriveranno gli altri e per il momento sono sazio di carneficina.

Li seguii fino all’ uscita finché non li vidi fermarsi. L’albino fece cenno agli altri due di proseguire e cosi fecero.

-  Bada di non parlare con nessuno dell’accaduto.

Feci di si con la testa vedendolo riprendere a camminare.

Non avrei dimenticato tanto facilmente quell’esperienza e forse per del tempo avrei avuto gli incubi, del resto sul pavimento di quella fabbrica c’erano ancora sparsi i corpi di una dozzina di ragazzi più o meno della mia età, tutti svenuti e mal ridotti a causa dei colpi accusati dall’albino.

Dovevo andarmene da lì.

 

*        *        *

 

Mi svegliai di soprassalto.

Due giorni erano passati da quella mattina ed era di nuovo Lunedì, le probabilità di rivederlo erano piuttosto elevate.

Mi preparai in fretta, dieci minuti e stavo già scendendo le scale, legando i miei folti capelli in una treccia laterale lasciata cadere dolcemente sulla spalla.

Erano appena le sette e mezza, ci avrei messo circa un quarto d’ora per arrivare fino a scuola quindi avrei dovuto attendere altri venti minuti prima di poter entrare.

Indossai i guanti fucsia con pois bianchi, la sciarpa del medesimo ultimo colore e una pesante felpa invernale nera su cui era riportata la scritta Yankees in blu contornata di bianco.

Aprii la porta venendo travolta da un vento gelido che mi fece letteralmente tremare le gambe a causa della corta gonna  dell’uniforme che eravamo costretti ad indossare; gli studenti dell’Okinawa in fondo in questo erano fortunati, potevano vestirsi in qualunque modo piacesse a loro.

Mossi i primi passi cominciando ad abituarmi a quelle condizioni e riprendendo a viaggiare con la mente verso luoghi e momenti indefiniti, mischiati, senza una propria logica.

Completamente persa com’ero in quelle visioni  mi accorsi di essere chiamata da qualcuno, ma non ne identificai la voce.

Sulla prima pensai fosse Tsubasa con un gran mal di gola, ma quando vidi un enorme massa rossa rivolta verso l’alto non ci misi molto a capire di chi si trattasse.

- Ah…ciao, Ginka?

Chiesi conferma di aver ricordato correttamente il nome, ricevendo un euforico ‘Si’ in risposta.

- Anche tu diretta a scuola Miyu?

- Si…Ma tu fai spesso questa strada?

Pensandoci bene non lo avevo mai notato prima di allora, cominciai a pensare che mi stesse pedinando.

- Beh ad essere sinceri la percorro ogni mattina, ieri mi sono ricordato di averti già vista da qualche parte, ma immagino di esserti sempre passato inosservato, del resto è come se tu fossi sempre sulle nuvole.

Ammise schietto ridendo imbarazzato.

Non seppi interpretare quella frase come un complimento o una critica, non penso nemmeno che lo fosse sinceramente, fatto sta che mi ritrovai a fare la strada con un membro dei Night Creepers  conosciuto la mattina prima per motivi incredibilmente accidentali.

Raggiungemmo i cancelli dell’Okinawa e ci fermammo all’entrata. Ginka, oltre all’aria rassicurante che mostrava, sembrava essere costantemente allegro e positivo, parlava come se ci conoscessimo da una vita, era facile conversare con lui. Sembrava che qualunque cosa della persona che aveva di fronte potesse essere un informazione preziosa e d’importanza vitale

- Si prospetta una mattinata fiacca anche oggi.

Constatò con un velo di tristezza. Portò la mano destra nella rispettiva tasca tirandone fuori un pacchetto di Chesterfield rosse da dieci.

- Ne vuoi una?

Chiese con fare innocente. Avevo provato a fumare un paio di volte ma non ci ero mai riuscita, così avevo rinunciato all’idea convincendomene che in fondo non ci perdevo nulla. E del resto era proprio così.

- No io…Non so fumare.

Ammisi imbarazzata.

Non che mi vergognassi del fatto di non saper fumare, anzi, in un certo senso non mi dispiaceva l’idea, ma trovarsi vicini agli studenti dell’Okinawa esperti in quel campo mi mise parecchio a disagio.

- Ma è facilissimo! Se vuoi ti insegno io!

Si offrì avvicinandomi il pacchetto. Lo osservai titubante, finché non decisi di declinare momentaneamente l’offerta.

- Ti ringrazio ma oggi non ne ho voglia…Però vorrei provare un giorno.

Il rosso mantenne lo stesso sorriso dicendo che nel momento in cui avessi deciso di intraprendere la strada da “tossicomane”, compiendo quel primo passo, lui sarebbe dovuto essere il mio braccio destro.

Accese la Chesterfield ed il fumo mi arrivò subito al naso; lo aspirai dalle narici constatandone l’amarezza  leggera che riuscii ad avvertire.

- Hei Ginka!

Una voce femminile ed aggraziata si intromise nella nostra conversazione. Osservai il soggetto a cui apparteneva, era una graziosa ragazza di forse diciassette anni, capelli castano chiaro tagliati fino ad appena sopra le spalle, grandi occhi di un profondo azzurro, pelle diafana ed un sorriso equivalente a quello del rosso.

- Ciao Madoka!

Le rispose il giovane.

La castana mi porse la mano amichevolmente presentandosi; al contrario di quanto avessi inizialmente pensato gli studenti dell’Okinawa sembravano piuttosto simpatici.

In breve tempo mi ritrovai in una conversazione a tre con due coetanei che avevo praticamente appena conosciuto, cosa del tutto nuova per me vista la mia difficoltà nel legare con gli altri, ma questi ragazzi avevano quel qualcosa che cercavo da tempo. Il problema era capire cosa fosse.

- Io devo entrare tra poco e devo recuperare un mio amico in mezzo a tutte quelle quattordicenni impazzite, è meglio che vada per ora.

Confessai leggermente dispiaciuta.

I due mi salutarono animatamente addentrandosi poi nel cortile dell’istituto; osservando quel prato dai riflessi arancioni mi venne in mente un caldo letto di fiamme piuttosto che un accogliente giardino autunnale, senza contare che gli alberi spogli e le foglie dorate cadute ai margini non facevano altro che accentuare quei particolari colori infernali.

Mi voltai di scatto senza badare a chi potessi avere dietro, finendo nuovamente a sbattere contro qualcuno.

Mi scusai rapidamente notando che, ancora una volta, la persona a cui ero andata addosso era un ulteriore membro dei Night Creepers.

- Ehm, tu sei Kyoya giusto?

Domandai confusa e indietreggiando un poco, come a volergli lasciare maggior spazio per poter parlare.

Il verde fece di si con il capo, gli occhi erano leggermente rossi e semichiusi, la palpebra inferiore sembrava un balcone e le pupille erano dilatatissime.

- T-ti senti bene?

- Si, scusa, devo andare a mangiare.

Restai sbalordita dalla sua confessione, mangiare alle otto di mattina non era particolarmente comune, ma evidentemente doveva possedere un metabolismo molto veloce.

La campanella di entrata della Futenma rintoccò tre volte e dovetti recarmi in fretta in classe.

*        *       *

 

- Si può sapere che fine hai fatto questa mattina? Ti ho cercata ovunque!

L’argenteo mi si sedette accanto osservandomi con una punta di preoccupazione.

- Stavo parlando con degli studenti dell’Okinawa.

Risposi senza riflettere alle conseguenze che quella frase avrebbero potuto riportare.

- Che cosa?! Che è successo Miyu? Ti sei messa in qualche guai con qualcuno di loro?!

La preoccupazione di Tsubasa aumentò vertiginosamente. Avrei dovuto pesare maggiormente il contenuto di quelle parole, del resto lui conosceva alcuni di quegli studenti e me ne aveva spesso parlato; il loro modo di pensare e ragionare, le decisioni che prendevano il ,modo in cui agivano, erano tutte cose che Tsubasa sembrava comprendere, nessuno meglio di lui infatti era in buoni rapporti con quei tali, ma nonostante ciò se ne teneva a giusta distanza per non ritrovarsi in spiacevoli situazioni.

- No, no, nulla di tutto questo. Ho conosciuto due coetanei credo, Ginka Hagane e Madoka Amano, non so se li conosci anche tu…

A quei nomi il mio migliore amico si rasserenò, li conosceva bene lui, passò cinque anni con loro alle elementari e si persero di vista alle medie per due anni, poi in terza riprese i rapporti con loro e questo lo portarono a diventare anche una sorta di “affiliato” tra i Night Creepers, di tutto ciò però ne venni a conoscenza solo poco tempo prima quando, durante una profonda riflessione sui modi di vivere di certe gang o compagnie statunitensi, ci ritrovammo a confrontare quelle dei nostri quartieri e ovviamente si fini col parlare anche dei famosi  ‘lupi’, altro termine con cui venivano identificati vista la frequente presenza di quell’animale sui loro marchi di fabbrica.

Tsubasa tuttavia non era mai venuto a conoscenza del mio desiderio di attrazione verso il proibito, desiderio che in quel momento pareva tanto assumere le fattezze di un diciottenne albino dalla pelle morbida  e cerulea.

- Pensavo ti fossi cacciata di nuovo nei casini, non farmi prendere certi spaventi.

Confessò l’argenteo sorridendo amorevolmente e arruffandomi i capelli.

- Eheheheh.

Risi nervosamente conscia del fatto che nei guai mi ci ero cacciata, questo era poco ma sicuro.

 

*       *       *

 

Portai le braccia in avanti per allontanare una Sayori decisamente troppo allegra ed energica.

- Andiamo Miyu non fare così! Ho bisogno di affetto!

Gli zaffiri della bionda diventarono lucidi sperando di incoraggiare uno di noi tre ad abbracciarla per consolarla.

- Siete dei senza cuore!

Concluse fingendosi offesa ed arrabbiata, incrociando le braccia e sbuffando.

Le lezioni si erano appena concluse ed una moltitudine di studenti spingeva in avanti per poter uscire in fretta da quell’edificio. Come biasimarli?

Flemminia appoggiò la schiena alla gratinata laterale, infilando le piccole mani nel maglione verde mela che indossava, sospirando pensierosa ed osservando il cielo nuvoloso.

- Ragazzi, non vi viene mai voglia di cambiare vita e cominciarne una completamente diversa? Io per esempio vorrei tanto diventare uno di quei ladri super in gamba che si vedono nei film!

Ammise la rossa scherzando anche se non del tutto; proprio come me, i miei amici, erano tutti attratti da quelle fiamme che invadevano l’istituto grigio e inospitale di fianco al nostro. Più avanti avrei capito che in realtà ognuno di noi è attratto dal suo opposto, che le persone con vite complicate e difficili ne sognano di semplici e normali mentre chi è costretto a vivere una vita monotona e noiosa cerca sempre qualcosa che lo allontani da ciò, che lo porti per una strada che forse farebbe meglio a non imboccare.

Notai, tra i vari gruppi dell’Okinawa, una testa albina ed ebbi l’istinto di avvicinarmi, poi però riflettei; cosa avrei dovuto dire? E se mi avesse ignorata? Avrei fatto la figura dell’imbecille davanti a troppe persone.

E poi perché mi importava così tanto di incrociare quello sguardo? Cosa ci trovavo di tanto incredibile nel farsi notare da quelle iridi fredde e ambrate?

Probabilmente nulla, solite allucinazioni forzate.

Per qualche strano motivo però Ginka mi venne a chiamare.

- Miyu, torniamo a casa insieme visto che facciamo la stessa strada?

Domandò serenamente salutando Tsubasa con una pacca sulla spalla.

Flemminia e Sayori ci osservarono incredule; ero certa che si fossero chieste quando avessi avuto l’occasione per conoscere dei frequentatori dell’istituto tecnico, contando anche il mio carattere decisamente inebetito nel comunicare con gli altri.

- Certo.

Sorrisi appena ed indietreggiai di un passo scivolando su una sottile lastra di ghiaccio che mi fece perdere momentaneamente l’equilibrio, recuperato grazie all’intervento di una terza persona.

- G-grazie…

Alzai il capo osservando l’albino che mi aveva fermata contro il suo petto.

- L’unica improbabile lastra di ghiaccio su cui scivolare riesci a trovarla te, non è vero? Comincio a pensare che la sfortuna ti assista più di chiunque altro.

Commentò sarcastico allontanandosi immediatamente dalla mia schiena e avvicinandosi al rosso.

- Ginka, ho bisogno di te e Madoka, subito.

La seconda interpellata guardò l’albino, che ricordai chiamarsi Ryuga, con fare accigliato e preoccupato, ma non appena vide la fronte di Ginka rilassarsi lievemente fece lo stesso anche lei.

- Non preoccuparti, ce ne occuperemo noi.

Ci salutarono entrambi con un cenno della mano prima di allontanarsi insieme per la loro strada.

Fui tentata di seguirli, ma avevo ancora quei due rigidi topazi a inchiodarmi ed impedirmi ancora una volta qualunque movimento.

- Tu vieni con me.

Ordinò repentino costringendomi a fare come detto e lasciando gli altri poco più indietro.

Una fila straziante di domande si fece strada nella mia testa come i titoli di coda di un film tutt’altro che interessante.

- Non hai parlato con nessuno, vero?

Mi aveva convocata solo per quel futile motivo.

- No.

- Molto bene.

Se ne andò subito, senza neanche darmi il tempo di potergli fare una domanda.

- Certo che…Quel Ryuga è tanto strano quanto attraente.

Giudicò Flemminia comparsa improvvisamente al mio fianco.

- Già, hai perfettamente ragione.

 

*        *       *

 

Era passato un altro giorno. A scuola avevo rincontrato Ginka, Madoka e Kyoya, con quest’ultimo ero persino riuscita a scambiare due parole decenti che non corrispondessero ad un grugnito o ad uno sbuffo ed era sicuramente un gran passo avanti.

Quella sera avrei dormito a casa di Tsubasa vista la distanza tra le nostre due abitazioni e l’orario piuttosto sconveniente, senza contare che al tardi della serata si sarebbero aggiunte anche Yori e Flemmi.

- Oggi è stato davvero pesante, non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale.

L’argenteo si stiracchiò sulla poltrona in pelle nera su cui era comodamente sdraiato, mentre io ero intenta a sonnecchiare sul suo morbido letto con tanto di caldo piumone e ascoltare le note indefinite di qualche canzone proveniente dalla stanza di Tsubasa.

La pesante dormita dovette però attendere visti i forti rumori provenienti dal mio stomaco che non promettevano nulla di buono.

- D’accordo ho capito, ti preparo qualcosa da mangiare.

Guardai Tsubasa con occhi illuminati e luccicanti, sedendomi a tavola ed aspettando impaziente la cena.

Mi ero spesso ritrovata a pensare a Tsubasa sotto un tipo di luce diversa, come un ragazzo frequentabile dal mio punto di vista, l’avevo sempre considerato un bellissimo ragazzo, dai tratti marcati ma dolci allo stesso tempo, un viso un po’ infantile ed un carattere da perfetto uomo di casa, eppure restavo nella convinzione di non poter mai avere un rapporto diverso dalla splendida amicizia in cui eravamo capitati.

- Due minuti ed è pronto!

Annunciò dalla cucina facendomi venire ancora più fame.

Guardai intorno la casa che avevo visitato miliardi di volte dal nostro primo incontro, dirigendomi in camera sua e spiando nei cassetti come non facevo da circa tre mesi. E quello che vi trovai fu sconcertante.

Una capiente felpa ricamata in pelle nera, raffigurante la testa di un lupo albino dagli occhi dorati sul dietro, sbucava dal secondo cassetto ben nascosta tra i numerosi capi vestiari.

Quella era la prova dell’appartenenza.

Ero a conoscenza, come anticipato prima, dei rapporti che cerano tra l’argenteo e i Night Creepers, ma non fino a quel  punto.

Lui, che per tre anni ha sempre tentato di inculcarmi le peggiori idee e considerazioni sulle compagnie della strada, lui che diceva di non aver mai alzato un dito contro nessuno e chissà quante volte era stato invece costretto a farlo, lui che mi proibisse severamente di fumare quando gli raccontai del primo tiro malriuscito fatto, chissà fin dove probabilmente si era spinto.

E non me ne aveva mai parlato. Mai.

Solo i membri fissi della compagnia hanno diritto a quella dimostrazione di gruppo.

Ad un certo punto il protagonista dei miei pensieri si presentò nella stanza facendo saltare gli occhi da me al cassetto alla felpa e poi al contrario.

Restò in piedi dondolante e serio fissandomi dallo stipite della porta.

- Miyu…Io…

- Quando avevi intenzione di dirmelo?

Tsubasa abbassò il capo trovando le mattonelle blu del pavimento molto più interessanti della mia figura.

- Ascolta, ho bisogno di soldi ok? E questo era…l’unico modo, ma non devi fartene un idea sbagliata, non li conosci e non sai come sono! Ti posso assicurare che gran parte delle voci che girano sul loro conto sono tanto false quanto vere! Del resto hai conosciuto Ginka e Madoka, e so che tu sai.

Sobbalzai un poco, evidentemente le notizie si diffondevano in fretta all’interno della compagnia.

- Miyu, non deve saperlo nessuno.

Sembrò pregarmi ma non avrebbe neanche dovuto, era chiaro che non avrei detto nulla, solo che in quel momento mi sembrò di non aver mai realmente conosciuto il mio migliore amico.

- Mi è passata la fame Tsubasa, credo che andrò a farmi un giro, non aprirò bocca, sta tranquillo.

E raccolte in fretta le mie cose mi precipitai fuori dalla porta inseguita dalle sue inutile richieste di restare.

 

*        *       *

 

La pioggia batteva forte sul selciato sottostante.

Era tardi, un orario in cui le indifese ragazzine come me farebbero solo meglio a restare in casa.

La razionalità in quel momento era un optional.

Non capii perché Tsubasa avesse sempre cercato di tenermi all’oscuro da tutto  e chissà da quanto tempo andava avanti quella storia.

Il rumore dei miei passi era accompagnato dalla caduta dell’ acqua piovana che creava ulteriori rumori poco rassicuranti.

L’oscurità fitta mi impediva di orientarmi adeguatamente tanto che non ci volle molto a rendermi conto di essermi completamente persa.

Fui tentata di rannicchiarmi da qualche parte ai margini della strada sperando che qualcuno notandomi mi desse una mano, ma non sarebbe stata una cosa da me ed oltretutto il rischio di incappare in qualche maniaco depravato era assai elevato.

Sembrai tirarmela con quel pensiero visto che pochi istanti dopo accadde.

Un braccio forte stretto intorno alla vita, un coltello puntato alla gola ed il fiato caldo, pesante e raccapricciante della misteriosa figura dietro di me.

- Avanzate solo di un passo e vi giuro che la faccio fuori!

Sbirciai nel buio altre tre presenze che si fecero riconoscere non appena si avvicinarono.

Ryuga, Ginka e Kyoya.

- Siamo in superiorità numerica razza di idiota, consegnaci quello che ci hai rubato brutto figlio di puttana!

Cominciai a sudare freddo,non ero sicura che mi avrebbero salvata e la paura aumentava sempre più.

- Non vorrete che un innocente venga coinvolto per i vostri stupidi e loschi piani vero? Ahahahah una ragazza così carina…

La mano sul fianco scese a palparmi la coscia sinistra ed un brivido di disgusto pervase in tutto il mio corpo.

Nuovamente le mie iridi smeraldine vennero inchiodate ai suoi topazi, sembravano avere un piano.

Questa volta non potevo mostrarmi debole.

Come scossa da una potente scarica di adrenalina concentrai tutta la mia rabbia verso l’uomo che mi impediva di dimenarmi con furia concedendogli una forte testata sul naso.

Non appena la presa allentò Ginka e Kyoya si precipitarono a immobilizzarlo per le braccia mentre l’albino si avvicinò con l’intenzione di concludere in fretta.

Portò ad infilare la mano nella tasta sinistra dell’uomo tirandone fuori una busta rettangolare che pose immediatamente al verde.

Quando i due compagni lasciarono l’uomo, Ryuga, gli sferrò un forte e crudele calcio in dritto in viso facendogli uscire qualche rivolo di sangue.

- Vedi di non avvicinarti mai più ai Night Creepers, o la prossima volta non sarai tanto fortunato da cavartela con un semplice naso rotto.

Dopo aver dato quel minaccioso avvertimento al trentenne si girò a guardarmi.

Avevo i capelli fradici, la gonna sgualcita e macchiata di fango, la felpa era al pari dei capelli, avrei sicuramente preferito che evitasse di posare i suoi occhi su di me almeno per quel momento.

 - Non riesco a capacitarmi…Del tuo trovarti sempre in mezzo alle palle, sai?

Sorrise in modo sghembo, le suo pupille tremavano, dilatate come quelle di Kyoya la mattina precedente.

Sapevo a cosa corrispondeva quel tipo di aspetto.

- Chissà, forse è destino che io debba intromettermi sempre nei vostri affari.

Commentai sarcastica mantenendo quel contatto visivo.

- O forse…Ti eccita l’idea di bruciarti con le tue stesse mani.

Afferrai al volo la metafora, non poteva dire cosa più azzeccata. Era proprio così, ero io a cercare i guai e vista la mia incredibile dose di sfortuna, questi, non tardavano ad arrivare.

- Ryuga dobbiamo tornare dagli altri.

Intervenne il verde riscuotendo l’albino da qualcosa che sembrava averlo catturato durante tutto quel lasso di tempo.

Fecero per andarsene, ma li fermai.

- Voglio venire con voi.

Ammisi ferma causando la preoccupazione di Ginka e la disapprovazione di Kyoya.

- E perché mai dovresti?

Tentennai a quella domanda a cui non riuscivo a trovare una degna risposta.

Cos’era? Una semplice fase di passaggio o un lato oscuro che stava pian piano prendendo il sopravvento?

- Non…Non posso tornare a casa.

Inventai una scusa vaga sul momento; ancora non ero sicura della ragione che credevo di aver trovato.

- Un favore per un favore…

Ryuga si fece nuovamente serio e rispose con un'unica e, per quell’istante, confortevole parola

- Seguici.

 

*        *        *

 

Restammo in silenzio per tutta la durata del tragitto, solo l’acqua sotto i nostri piedi osava prender parola.

Non capivo il modo in cui potevano aver interpretato quanto avevo detto, sarei diventata un loro membro?

Nell’oscurità gelida di quella notte mi ritrovai ad addentrarmi all’interno di un grande edificio in periferia.

L’odore pungente di cannabis mi invase i polmoni già dall’entrata di quella struttura e man mano che ci adentravamo sembrava aumentare.

Si fermarono nella stanza principale di quel luogo voltandosi nella mia direzione.

- Beh Miyu…Benvenuta nel covo dei Night Creepers.

Esultò Ginka con un ghigno raccapricciante.

Mi osservai intorno; c’erano pezzi di cemento sparsi qua e là, probabilmente residui del soffitto, cassoni in legno molto simili a quelli della vecchia fabbrica al Sakura no Hana, mozziconi di sigaretta ovunque e filtrini, forse mal riusciti, srotolati.

Ebbi l’istinto di girarmi, come se ci fosse qualcosa di molto più grande alle mie spalle e così fu.

Un enorme murales raffigurante il volto infernale di un lupo dal manto nero screziato di blu per dargli una maggiore prospettiva, pareva mordere il fumo da cui nasceva la scritta Night Creepers; era inquietante e meraviglioso allo stesso tempo.

- Ormai ci sei dentro, sai abbastanza sul nostro conto per non poterti più ignorare, ma questo non significa che adesso tu sia una di noi.

Spiegò il verde abbassando il cappuccio nero che aveva precedentemente alzato per la pioggia.

Ryuga e Kyoya si allontanarono, mentre il rosso mi si avvicinò sorridente.

- Purtroppo non abbiamo abbastanza yen da permetterci dei letti, ti toccherà dormire su quegli scatoloni.

Ricambiai l’espressione di vaga felicità che sembrava mostrare.

- Sai Ginka…Non riesco proprio a capire cosa mi stia succedendo tutto d’un tratto.

Confessai a testa bassa. Il rosso capì a cosa mi stessi riferendo e dandomi una forte pacca sulla spalla in segno d’incoraggiamento pronuncio una delle poche frasi che mai mi sarei aspettata, ma che in quel momento mi descriveva appieno.

- Io non ci vedo nulla di strano, è risaputo che le brave ragazze tifino per il male.

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 Note: Buona sera lettori/lettrici/autori/autrici ^^ sono davvero contenta di essere riuscita ad aggiornare la storia prima della fine di questa settimana, è un record!

Allora, allora, in questo capitolo cominciano ad evolvere in fretta le cose, ma dal terzo in poi cercherò di rendere la storia più lenta per concentrarmi maggiormente sui caratteri, pensieri e azioni dei personaggi.

Lo so, c’è stato un piccolo colpo di scena con la scoperta di Miyu sulla vita di Tsubasa, per adesso solo accennata ma si articolerà con le successive scelte prese da quest’ultimo, spiegando anche il motivo del perché lo ha tenuto nascosto alla nostra protagonista.

Ringrazio di cuore Keyra Hanako D Hono e ForzaJuve 14 per aver recensito il primo capitolo, mi ha fatto davvero piacere sapere di essere migliorata grammaticalmente e di avervi incuriosito!

Il terzo dovrebbe arrivare entro venerdì prossimo visto che ho già parecchie idee che mi frullano in testa, spero ne esca una cosa ai limiti della decenza.

 Sayonara minna ^3^

 
  
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