Upside Down
- La trovo un'idea incredibilmente stupida. -
Senza
dare troppo retta ai lamenti del ragazzo in piedi sul soffitto, Marco
finì di assicurare la corda che collegava Jean al pavimento
con un paio di nodi stretti. - Non è quello che hai detto
quando te l'ho proposto, no? -
- Quando me l'hai proposto. -
sottolineò Jean, incrociando le braccia e mettendosi in punta
di piedi per far sì che lui e Marco fossero il più
vicino possibile. - Non avrei mai creduto che saresti seriamente
arrivato a tanto. -
Marco si avvicinò a Jean e alzò
una mano per sfiorare la sua guancia pallida. Nonostante il suo
essere a testa in giù – causato dalle diverse gravità
e leggi fisiche che regolavano i loro mondi gemelli – poteva
chiaramente notare che la sua espressione era più spaventata
che realmente arrabbiata. Premette le sue labbra contro la fronte di
Jean, sorridendo quando i capelli della sua frangia bionda gli
solleticarono il mento.
- Possiamo sempre fermarci qui, se
desideri. - sussurrò. L'esitazione di Jean, palpabile fino a
un secondo prima, scomparve improvvisamente.
- Non ci penso
nemmeno. Siamo in ballo, e balliamo. - allungò le braccia
sopra di sé, e Marco le afferrò saldamente. - Pronto?
-
- Quando lo sei tu. -
- Ok...tira! -
Con quanta più
forza possibile, Marco tirò Jean verso sé; la gravità
del mondo di Jean si ostinava a tenerlo a sé, e prima di
rendersene conto Marco si ritrovò a stringere i denti e urlare
per darsi la forza necessaria a far sì che Jean crollasse su
di lui.
Ci fu uno schiocco secco, un rumore anche troppo simile a
quello di ossa spezzate; Marco sentì qualcosa di estremamente
pesante cadergli addosso, e vi strinse attorno le braccia mentre
rotolavano a terra, spaventato tanto dall'idea che Jean potesse
essersi ferito che dall'idea che il loro piano andasse in fumo e Jean
fosse rimandato su. Si alzò quel tanto che bastava per
guardarlo, mormorando il suo nome con voce tremula.
Il sorriso
insicuro che Jean gli rivolse fu abbastanza per scacciare via ogni
timore. - Non avrei mai pensato che pesassi tanto. Mi stai
schiacciando. -
Marco rise: dapprima nervosamente, quasi
d'istinto, in maniera stridula; in pochi secondi la sua risata si era
trasformata nel suono più genuino e emozionato che avesse mai
emesso, e la sua stretta su Jean si era trasformata in un abbraccio
soffocante.
- Dei! - urlò, tornando a carezzare la guancia
di Jean. - Q...quindi ora, cosa sei? Senza gravità? -
-
Uhm...immagino di sì. - Jean fissò le proprie mani, e
poi il soffitto su cui i mobili della sala da ballo in cui avevano
deciso di provare quel loro esperimento ancora rimanevano fissi sul
soffitto. - È...è tutto così strano. Non mi
sembra vero. -
Marco lasciò scivolare le braccia sulla
schiena di Jean, traendolo a sé; quasi d'istinto, Jean fece lo
stesso con lui. Rimasero così, fiati grossi spezzati da
risate, spezzate da piccoli baci frenetici.
- C'è
qualcosa che ho sempre voluto fare. - sussurrò Marco. Aiutò
Jean ad alzarsi in piedi – non senza qualche difficoltà
d'equilibrio – e lasciò che si slacciasse la corda dai
fianchi con mani tremanti, mentre si dirigeva alla radio e la
accendeva.
Una musica leggera e ritmata riempì il locale,
facendo sobbalzare Jean; rivolse a Marco uno sguardo perplesso, e
arrossì di colpo quando l'altro si riavvicinò per
posare una mano sulla sua schiena e l'altra nella sua.
- Sono
appena crollato nel tuo mondo e tu vuoi ballare con me? - Jean scosse
la testa. Marco era pieno di sorprese – lo era sempre stato.
-
Lo hai detto tu stesso, no? Siamo in ballo. - Marco lanciò
un'ultima occhiata piena di gratitudine e amore al volto del ragazzo
più basso, prima di abbassarsi e poggiare il capo sulla sua
spalla. - E balliamo. -
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Che io mi son detta no che non la faccio sta jeanmarco week
E invece eccomi qua. Maledetti 'sti due.
Se volete altre informazioni sui prompt della week guardate pure qui
Alla prossima!
- Joice