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Autore: Klaineinlove    21/10/2014    3 recensioni
Dopo la morte di sua moglie, Burt decide di tenere Kurt al sicuro. Diventa molto protettivo nei suoi confronti facendolo studiare a casa e permettendogli raramente di uscire. Con il tempo Kurt cresce restando all'oscuro della realtà che lo circonda.
Le cose cominceranno a cambiare quando Blaine Anderson entrerà lentamente nella sua vita.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando giovedì mattina Kurt si alzò dal letto suo padre gli aveva già preparato la colazione.

“Il tuo professore oggi non può venire. Quindi ripassi stasera con me la lezione. Ti va di andare al mercato?”

Kurt alzò gli occhi dal suo piatto “Sul serio? Usciamo?”

Burt annuì sorridente. Kurt vide un vero sorriso sul volto dell'uomo. Un sorriso che raramente aveva visto.

“Certo. Compriamo un po' di cose per la casa, facciamo la spesa e puoi prendere qualcosa per te”

Il ragazzo saltò dalla sedia. “Vado subito a vestirmi”

 

 

Un'ora dopo, gli Hummel erano al mercato. Kurt aveva già comprato una collanina di cui si era innamorato a vista d'occhio e i due avevano preso un po' di frutta fresca

“Che ne dici di prendere una piantina per la casa? L'altro giorno ne ho viste alcune proprio belle” propose l'uomo e i due entrarono nel negozio di fiori.

“Burt che piacere rivederti!”

“Buongiorno Carole!” Salutò Burt “Questo è mio figlio Kurt. Vogliamo prendere una pianta per la casa”

Kurt si guardava intorno tra i vari fiori scegliendo la pianta giusta da sistemare sul marmo della finestra

“Quindi è questo tuo figlio. E' davvero un bel ragazzo”

“Scelgo questa signora” Kurt porse alla donna un vasetto con una piantina

“Ottima scelta e chiamami Carole tesoro, sono un'amica di tuo padre”

“Oh.. uhm ok. Va bene Carole”

Gli Hummel restarono a parlare ancora un po' con Carole che raccontò a Kurt di avere un figlio della sua stessa età e che sarebbe stato bello magari giocare ai videogame in casa. Così Burt organizzò una cena in modo che Kurt e il figlio di Carole potessero incontrarsi.

“Papà perché sei arrossito tutto il tempo mentre eravamo da Carole?”

“Cosa ti fa pensare che stavo arrossendo? E' un piccolo negozio e faceva caldo”

“A me sembravi in imbarazzo. Lei ti piace?”

“Cosa? No Kurt. No. Cosa te lo fa pensare. Vieni andiamo che devo tornare in officina.”

 

 

Blaine stava tornando a casa, l'auto era rimasta nel parcheggio del Mckinley. Aveva litigato con dei ragazzi nel cortile della scuola e quando questi avevano iniziato ad inseguirlo, lui era scappato via cercando di perdere le loro tracce. Stava prendendo una strada decisamente troppo lunga per i suoi gusti. Non aveva dei fazzoletti con sé e il suo sopracciglio stava sanguinando. Non era troppo, ma una goccia era scesa giù sul suo viso.

Blaine non era un ragazzo ribelle, era soltanto un ragazzo perso. A scuola aveva buoni voti e i suoi genitori non gli stavano troppo addosso, in più non avevano problemi con la sua sessualità, però a Blaine mancava qualcosa. Non prendeva in giro nessuno, ma se c'era una rissa per mezzo gli piaceva immischiarsi. Forse cercava azione, voleva sentire l'adrenalina. Voleva provare qualche emozione.

Blaine ne aveva ricevute di sospensioni, sopratutto causate dai litigi con i giocatori di football della sua scuola. Bastava un'occhiataccia, una battuta poco carina e Blaine gli saltava addosso senza pensarci due volte e il preside Finggins era già pronto lì a chiamare i suoi genitori.

Nonostante questo, i genitori cercavano di lasciarlo in pace il più possibile. Forse era il passaggio dell'adolescenza che gli faceva tenere questo comportamento e loro non volevano peggiorare le cose. Sapevano benissimo che Blaine non era un cattivo ragazzo.

 

“Blaine?”

Sentendosi chiamare, Blaine si voltò verso una villetta recintata. Sul portico seduto su un'altalena in legno, c'era Kurt, l'amico di Rachel.

“Stai bene?” domandò il ragazzo. Mise il segnalibro in mezzo alle pagine che stava leggendo.

Blaine passò le dita sul sopracciglio e poi le guardò, c'era ancora del sangue.

“Sì, va bene.” Sorrise imbarazzato il moro cercando di pulirsi le mani, stava quasi per strofinarle sul pantalone, ma poi si ricordò che era chiaro e la macchia avrebbe avuto problemi ad andare via.

“A me non sembra che stai bene, ti esce il sangue dalla fronte. Vuoi chiamare qualcuno?”

Blaine notò che Kurt non si era mosso dall'altalena. La postura era rigida e i piedi ben fermi a terra.

“No, credo...credo che andrò a casa”

“Ho un kit di pronto soccorso. Ne ho uno in tutte le camere”

Kurt praticamente lo stava invitando ad entrare e Blaine pensò che fosse un ottima idea, almeno così non avrebbe dovuto dare spiegazioni a sua madre.

Una volta dentro, Blaine si sedette in cucina *(stava per sedersi sul divano del salotto ma Kurt aveva il terrore che si macchiasse di sangue)

con le sue dita delicate, Kurt pulì la ferita di Blaine: con le guance arrossate aveva balbettato qualche parola su quanto suo padre si preoccupava di avere tutti questi kit in casa.

Blaine chiuse gli occhi e si lasciò pulire affidandosi a quelle mani esperte.

“Sei bravo, ti sarai tagliato tante volte per essere così pratico” scherzò Blaine

“No, in realtà papà mi ha insegnato a curarmi le ferite, in caso mi capitasse qualcosa. Ma non uso mai coltelli o accendini quando lui non c'è.”

“E' a lavoro?”

Kurt annuì “Sta facendo dei turni in più, studiare a casa comporta tante spese, allora io passo la maggior parte del tempo da solo. Ma sto ben attento a quel che faccio.”

Kurt mise un cerotto sul sopracciglio di Blaine e gettò via i batuffoli d'ovatta che aveva usato per ripulire la ferita.

“Non ti annoi?” chiese l'altro ragazzo pulendosi le dita sporche del suo stesso sangue

“Un po'” ammise Kurt scrollando le spalle.

“Rachel viene a farmi compagnia a volte, ma poi vanno al centro commerciale e quindi io leggo o disegno o guardo un film.”

“E c'è qualcosa che a te piacerebbe fare?”

Kurt ci pensò qualche momento “Mi piacerebbe andare al cinema. Quando ero più piccolo non appena al cinema programmavano un film d'animazione i miei genitori mi portavano lì. Mi compravano il più grande secchiello di pop-corn e poi andavamo insieme a cena. Ora non lo facciamo più da quando mia mamma è morta. Era bello” il tono malinconico di Kurt fece stringere il petto di Blaine in una sensazione che mai aveva provato.

“E se vedessimo un film insieme?” sputò velocemente il moro senza nemmeno rendersi conto delle sue stesse parole “Possiamo andare al cinema quello vicino al teatro. Non è lontano da qui”

“Oh non posso. Te l'ho detto la volta scorsa, papà non mi lascia uscire.”

“E non dirglielo. Non dobbiamo andarci per forza di sera, possiamo andare il pomeriggio quando tuo padre non c'è.”

Kurt si sedette sulla sedia accanto a quella di Blaine e si mordicchiò l'indice.

“Non posso. Non posso proprio. Non so mentire, e non so nemmeno scappare di casa. L'ho fatto una volta ed è stato un disastro”

Blaine si alzò e poggiò le mani sulle spalle di Kurt. Quest'ultimo tremò sotto quel tocco.

“Hey calma, nessuno ti sta dicendo di scappare. Vedi un film e torni a casa. Kurt, hai la mia stessa età, dovresti pensare a divertirti e non chiuderti in quattro mura. Andiamo, fidati di me”

Kurt deglutì, le sue mani avevano iniziato a sudare, non era una buona idea lo sapeva. Ma cavolo: aveva così tanta voglia di uscire.

“P-Possiamo andarci...domani?”

Blaine sorrise “Domani allora. Mi dai il tuo numero di telefono?”

“Non ce l'ho. Non uso il telefono. Cioè quello di casa, per le emergenze”

“Va bene, allora ci possiamo dare un orario? A che ora va via tuo padre?”

“Lui esce la mattina presto, torna verso le quattordici e un'ora dopo va via. Io finisco le lezioni alle sedici.”

“Perfetto, posso aspettare che il professore va via, e andiamo al cinema. Sarà divertente”

Kurt continuava a mordicchiarsi il dito “Non ne sono sicuro”

Blaine si avviò verso la porta “Non voglio sentire altro. A domani” e così se ne andò.

 

 

 

Blaine tornò a casa con un senso di leggerezza ma allo stesso tempo di preoccupazione. Sperava che il giorno seguente Kurt non si sarebbe spaventato troppo per uscire e allontanarsi da casa.

Blaine rientrò e subito sentì sua madre chiamarlo

“Ciao tesoro, come è- che hai sull'occhio? E' gonfio?” la donna si avvicinò per ispezionare il volto di suo figlio, quest'ultimo scivolò via come una biscia dalle sue mani.

“Sto bene”

“Non mi sembra, hai bisogno di ghiaccio. E non ho sentito che parcheggiavi dov'è l'auto?”

Blaine sospirò passandosi una mano sull'occhio sano “A scuola. Ho litigato con dei ragazzi e sono scappato via. E no. Non azzardarti a dire che verrai a scuola per parlare con il preside.”

La donna si sedette sul divano, arresa dalle parole del figlio. “Blaine non sappiamo cosa dobbiamo fare con te e sopratutto, non sappiamo cosa ti abbiamo fatto. Capisco che l'adolescenza porta molti cambiamenti, ma tu sei sempre rigido e freddo. Non sappiamo più come trattarti. Se hai un problema, parlane con noi. Abbiamo accettato bene la tua omosessualità giusto?”

“Oh grazie” disse Blaine ridendo in modo sarcastico

*“Sai che voglio dire, solo che ci dispiace che tu ti comporti in questo modo”

“Mamma chiamami quando è pronta la cena”

 

 

Era vero che Blaine era cambiato. Era successo il secondo anno di liceo, un ragazzo ci provò con lui facendogli credere di essere interessato, ma era solo uno stupido scherzo.

 

Al secondo anno di liceo Blaine Anderson era gay dichiarato. Questo perché dopo una festa raccapricciante a casa di Rachel Berry e dopo aver baciato, da ubriaco, suddetta ragazza, Blaine aveva detto a tutti di essere gay.

La voce era circolata, a Blaine non dispiaceva seppur a volte era costretto a scansarsi gli spintoni di alcuni giocatori della scuola. Ma il bullismo non era così grave, fin quando teneva la testa china e non si faceva notare, poteva andare tutto liscio. Poi arrivò Arnold, ultimo anno di liceo, alto e bello dai capelli corti e scuri e un paio di occhi verdi. Arnold era la cotta di tutti, l'idolo di molti e il cocco degli insegnanti. Un biglietto infilato nel suo armadietto diceva di incontrarsi a mensa per organizzarsi la sera del ballo. Era firmato da Arnlod stesso.

Le guance di Blaine si arrossirono, tanto che dovette poggiarle sul metallo freddo dell'armadietto.

Il ragazzo più seguito dalla scuola voleva uscire con lui. Con Blaine Anderson del secondo anno.

Così una volta arrivato a mensa, Blaine si avviò con il suo vassoio verso Arnold che era seduto con i suoi amici.

Ciao Arnold, posso sedermi?”

Il ragazzo gli rise in faccia “E perché?”

Mi hai lasciato il biglietto, volevo prendere accordi per il ballo.”

Sfigato, io non sono gay, era uno scherzo, non l'avevi capito?”

Una mano fece volare il vassoio addosso a Blaine e gli altri in sala risero.

Blaine rimase immobile per qualche minuto mentre risuonavano nelle orecchie le prese in giro degli studenti.

Da quel momento in poi avrebbe odiato tutti in quella scuola.

 

 

Note. Questa ultima scena mi sono ispirata in parte al film 134 modi per innamorarsi.

 

   
 
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