L’ospedale di Konoha non
era certo un bel posto, soprattutto per lui che anni prima si era innamorato lì
o magari era stato all’esame dei Chunin, ma al momento Temari non era il primo
dei suoi pensieri. Erano ormai ore che se ne stava seduto su quella fredda
panca a fissare le lancette dell’orologio muoversi continuamente su di esso. Il
cuore continuava a battergli sempre più in fretta, quell’attesa lo stava
distruggendo secondo dopo secondo, fissò per l’ennesima volta la porta della
sala operatoria, la spia rossa ancora accesa su di essa. Ed ecco che
ricominciava a sentirsi un verme, uno stupido moccioso capace solamente di
combinare guai, magari se adesso Kiba e Choji erano lì dentro era colpa sua.
Sua e solamente sua. Era riuscito a portare Kiba in ospedale appena prima che
lui perdesse i sensi e gli crollasse davanti, ma Choji, il suo migliore amico
aveva aspettato ore da solo prima di ricevere soccorso, fortunatamente Sakura
aveva molta esperienza. Era da ormai ore che nessuno usciva da quella porta e
lui, ricominciava a sentire quei dannati sensi di colpa, come anni prima. Come
per la sua prima missione, quando aveva messo in pericolo tutto il suo team,
questa volta non avrebbe pianto però, questa volta avrebbe aspettato persino
tutta la notte, ma sarebbe rimasto vicino ai suoi amici. Almeno questa volta
sapeva di averci provato.
Accanto a lui il padre di
Choji continuava a pregare perché suo figlio uscisse sano e salvo da quella
porta, della famiglia di Kiba non c’era traccia, Hinata e Shino erano arrivi
qualche ora prima e adesso aspettavano in silenzio che il loro compagno fosse
salvo. Forse quello che soffriva di più era il piccolo Akamaru, che immobile,
da ore osservava la luce rossa sopra la porta, magari consapevole di ciò che
stava accadendo al suo padrone.
- Shikamaru sai forse dov’è il padre di Kiba? – gli
chiese ad un tratto Hinata.
- No, mi spiace…
Quelle furono le uniche
parole che riuscì a pronunciare quella notte, si sentiva fin troppo male, fin
troppo in colpa per rincorrere un uomo che non si preoccupava di suo figlio.
Riprese a fissare la porta e la luce rossa, le ore continuarono a passare e
quelle furono le uniche cose che gli parve di vedere per un tempo
interminabile…
Intanto al confine si
combatteva la prima vera battaglia di quella guerra, un gran numero di ninja
della sabbia aveva attaccato l’accampamento est del villaggio della foglia,
molti erano rimasti uccisi al primo attacco, altri dopo lunghe ore continuavano
a combattere per sopravvivere e per liberare Konoha. Le più svariate tecniche
si scontravano spesso con risultati disastrosi, ma nonostante gli sforzi dei
coraggiosi ninja della foglia, la sabbia stava prendendo il sopravvento e se la
maggior parte dei ninja che hai contro riesce ad utilizzarla per le tecniche,
allora il confine con il deserto è il peggiore dei campi di battaglia. Ormai il
sangue ricopriva gran parte della foresta e una piccola parte di deserto, il
vento lo portava via insieme alla vita, le tende dell’accampamento erano state
distrutte da tempo e gli alberi cadevano in pezzi. Tenten nascosta tra la
boscaglia cercava di trovare un modo per poter farsi largo tra i ninja nemici,
Neji al suo fianco ansimava stanco, era da ormai ore che utilizzava il
Byakughan e i suoi occhi cominciavano ad essere pesanti. Rock Lee continuava ad
utilizzare le arti marziali, la schiena dolorante e una gamba fuori uso,
dovevano trovare un modo per allontanarli e fuggire, lì non potevano più far
nulla.
- Tenten hai ancora delle carte bomba? – sussurrò ad un tratto Neji tra la
boscaglia.
- Poche, ne ho solamente tre, non penso
serviranno a molto! Però ho ancora qualche rotolo da utilizzare… - Neji osservò Rock Lee cadere in terra
stanco, un ninja della sabbia senza vita ai suoi piedi.
- Di cosa si tratta? Kunai e shuriken? – lei
annuì debolmente era stanca, ma doveva farcela, voleva ritornare a casa.
- Piazza delle carte bomba tra quei due alberi
e utilizza il rotolo dei kunai per attaccarli frontalmente, quello degli
shuriken da dietro, dobbiamo confonderli per qualche minuto e arrivare
all’accampamento nord, capito? – Tenten annuì nuovamente, le lacrime che
ormai scendevano sulle guance.
Neji le fece un breve
sorriso e le strinse la mano, per poi lanciarsi contro alcuni nemici e spiegare
il piano a Rock Lee, anche lui aveva paura, erano ormai adulti e avevano già
ucciso dei ninja ma una guerra era troppo anche per i coraggiosi ninja di
Konoha. Anche per il freddo Neji Hyugha, anche per l’instancabile Rock Lee,
avevano scordato cosa significasse passare le serate insieme, avevano scordato
cosa significasse sorride con il maestro Gai, avevano scordato cosa
significasse dormire sereni senza la paura di essere uccisi. Si sentivano a
pezzi, ma dovevano resistere, era quello che gli insegnavano all’accademia,
diventare ninja voleva dire poter morire in battaglia, tra le mani di qualcuno
che non conosci, senza neppure avere il tempo di riflettere e pensare, i ninja
non dovevano avere sentimenti. Ma come facevi a non avere sentimenti, quando i
tuoi amici cadevano esausti tra i cadaveri, quando quelli che consideravi amici
tentavano di ucciderti, quando la ragazza che ami piangeva guardandoti. Come
facevi a non avere sentimenti? Forse essere ninja non faceva per loro, magari
non avevano le caratteristiche adatte, ma di una cosa sola erano certi:
avrebbero combattuto fino alla fine, finché
L’alba era di sicuro il
momento più triste della giornata, quello in cui il suo cuore si frantumava,
quello in cui la verità le appariva dinnanzi agli occhi, quello in cui era più
sola. Durante tutta la notte non aveva chiuso occhio, nella mente il rumore dei
kunai e le urla della gente, Suna aveva attaccato Konoha, secondo il piano
deciso dal consiglio dei Jonin. Continuava a ripensare alle parole di Hidan,
continuava a ripensare a Shikamaru, continuava a ripensare a Gaara. La sua
mente era sempre più confusa, ormai se ne era fatta una ragione, lei era
rimasta da sola con il suo bambino, non aveva altro. Shikamaru per lei era
ormai un ricordo, un triste ricordo che le faceva battere ancora il cuore,
Hidan adrenalina allo stato puro, quella stessa adrenalina che anni prima le
dava la carica per combattere, Gaara un fratello, un amico e il padre adottivo
di suo figlio. La sua vita era ormai come il vaso di Pandora, tutti i peggiori
mali erano usciti allo scoperto, tutte le sue paure alla luce del sole e la
speranza ancora nel suo cuore, quella stessa speranza che ora la rendeva forte,
quella stessa speranza che adesso la faceva sentire protetta. Magari non era la
speranza, magari era solamente amore o forse solamente illusione,
quell’illusione che ora la faceva andare avanti, quell’illusione che non la
faceva più pensare a Shikamaru, quell’illusione che adesso la faceva sorridere
dinnanzi a Gaara.
- Non dovrei pensarci hai ragione, infondo
adesso siamo io e te, giusto piccolino? – sussurrò tenera, mentre con occhi sognati
accarezzava la sua pancia.
Un pancia divenuta troppo
grande da nascondere, troppo pesante da portare, troppo amata per rinunciarvi,
quel bambino le aveva donato nuovamente il sorriso. In realtà lo aveva donato
un po’ a tutta Suna, la gente le sorrideva teneramente e la coccolava come da
bambina, Kankuro non faceva che sorridere e costruire marionette e Gaara, beh
lui faceva di peggio. Spesso sfuggiva alle riunioni con il consiglio con una
scusa, correndo poi da lei a raccontarle strane storie che spesso la facevano
sorridere. Lo sentiva nel suo cuore che sarebbe finita così, quella luce negli
occhi di Gaara non poteva essere indifferente, era come se quel giorno lo
avesse sentito. Come se dentro di se, avesse sentito i battiti del cuore di
Gaara aumentare mentre le sfiorava il ventre, come se avesse sentito l’amore che
suo fratello provava per lei dividersi equamente con quell’esserino troppo
piccolo per essere amato, eppure tanto atteso e tanto desiderato.
Si sfiorò nuovamente il
ventre, mentre le fuggiva un gemito di dolore, suo figlio non doveva essere poi
così tanto pigro, non faceva che scalciare da mattina a sera, la stava mettendo
fuori uso.
- Che scenetta tenera, quasi mi commuovo! – una voce, che in quei cinque mesi le era
ormai diventata familiare.
- Di nuovo qua! Sei appiccicoso, caro il mio
mukenin! – gli disse lei ridendo divertita, mentre
Hidan si gettava a capofitto sul suo letto.
- Leva i piedi dal mio letto o se proprio devi
togliti le scarpe, me lo stai riempiendo di terra e sabbia! – gli disse infuriata, mentre goffamente
scostava le lenzuola.
- Se vuoi posso togliermi anche il resto,
oltre alle scarpe! – le disse lui, mentre si sfilava il kimono,
rivelandole degli addominali perfetti.
- Certo magari tra quattro mesi!
- Oh talitha, non hai idea di quanto io possa
essere paziente… - le mandò in
risposta, un ghigno sulle labbra.
- Mi vuoi dire che significa, mi fai venire i
nervi!
Continuava a stuzzicarla
come se la conoscesse da una vita, continuava a osservarla mentre dormiva
serena e sola in quel letto bianco, continuava a trovarla sensuale nonostante
quell’enorme pancione. Forse Sasori aveva ragione, non doveva affezionarsi
troppo a lei, eppure ormai era diventata una cosa insopportabile, continuava ad
andare da lei, sempre più spesso, alcune volte ci passava persino delle ore e
in quelle ore il suo cuore continuava a battere con la stessa velocità.
- Quanti mesi è che hai quel mostriciattolo
dentro? – le chiese, mentre lei piegava le lenzuola
accanto a lui.
- Mi ascolti quando ti parlo oppure vieni qui
solamente per farmi innervosire? Ti ho detto cinque e poi non è un
mostriciattolo, di sicuro è più bello di te! – lui alzò un sopracciglio stizzito.
- Un giorno non troppo lontano ti rimangerai
questa frase, talitha! – le disse, la mano esperta che le sfiorava il
volto.
- Ti odio Hidan! – gli sussurrò lei con il sorriso, lui le
scostò una frangia dagli occhi e le diede una bacio sulla fronte.
- E io ti amo, talitha!
Adrenalina. Era questo
Hidan per lei, pura adrenalina che le fluiva nelle vene, facendola sentire viva
e dannatamente libera. Magari quel mukenin si stava rivelando più importante di
quanto credesse e per qualche strana ragione quando lui era con lei, la sua
piccola peste si prendeva una pausa, niente calci niente gemiti di dolore, pura
e semplice adrenalina e un groppo che le saliva alla gola. Si sentiva bruciare,
si sentiva viva, libera come il vento e forte come da ragazzina. Gli sorrideva
come quando prendeva in giro Shikamaru, tra Hidan e lui c’era molta differenza,
ma di una cosa era certa, Hidan la poteva aiutare. Non sapeva molto, ma sentiva
di potersi fidare di lui, sentiva di poterlo lasciare fare, non aveva paura o
odio per lui, solamente una strana sensazione. Una sensazione molto simile alla
speranza, magari quella speranza ancora racchiusa nel cuore, magari Hidan
sarebbe stato l’ultimo ad uscire da quello strano vaso di Pandora…
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Note dell’autrice:
stefy90: Ciao Stellina!
Finalmente ho aggiornato, devo ammettere che con tutto il macello che mi è
capitato in questo periodo tu sei stata l’unica a cui ho potuto far leggere in
anteprima ben due chappy di questa storia! Mi sa tanto che ti sto viziando e
questo non è giusto, dato che poi mi combini scenette come quella dell’altra sera!
Cmq allora chappy che tu hai letto in anteprima ma che non ti salva dal
recensire! Devi assolutamente dato che mi sono anche scordata che ne pensi,
dato che è passato tanto tempo! Quindi dimmi un po’ tu e non sghignazzare
contro chi ancora non ha letto, diventi un mostriciattolo quando lo fai! XD! Un
bacione grandissimo dalla tua Chiaretta( senza altri soprannomi!)! Ti voglio un
gran bene, stella!!
YumiBabyPunk: Ciao Giuly!
Beh ammetto di aver ritardato tanto molto molto molto! Ma ti prego di
perdonarmi, scusa! Allora che mi dici di questo chappy? piaciuto? Spero di sì
anche se è molto triste, devo ammettere che rileggendolo io stessa mi sono resa
conto di averlo scritto in un brutto periodo, ma credo che infondo la mia
storia sia anche triste, quindi che ben venga anche se alla fin si sistema
tutto! Dimmi cosa ne pensi ok? Per le anticipazioni a presto, perché conto di
postare tra una settimana esatta, salvo imprevisti come Carlotta che mi chiede
di non postare senza di lei! Xp! Adesso scappo! Ci sentiamo su msn! Un bacione
grande dalla tua Tsubasa! Ti voglio Bene!!!
Tem_93: Miky Miky! Io la
risposta te la scrivo lo stesso, perché come promesso conto che tu legga la mia
storia appena ti è possibile! Intanto ti faccio la solita domanda: Cosa ne
pensi?...sarà un po’ difficile pensarlo al posto tuo, ma spero che tu torni
presto, anche perché mi sento un tantino sola senza la mia bella!...Un bacione
grande grande! Ti voglio tanto Bene!!
Sensei_man: Ciao David!
Allora finalmente ci siamo risentiti, dato che il mio umore ha avuto una netta
risalita! Adesso possiamo risentirci quando puoi, anche perché voglio sapere di
questa ragazza!!! Cmq…che mi dici del chappy? spero ti sia piaciuto anche se è
un po’ triste! Sai causa fatto accaduto mi sono messa a scrivere in quel
periodo e l’influenza di vede! Cmq dimmi il tuo parere professionale mi
raccomando! Un bacione grande dalla tua allieva!!! Ti voglio bene!
Gossip Girl: Ciao Ele!
Finalmente anche io sono una tua colleguzza! Oddio me commossa, non sai quanto!
Continuo a torturarvi e lo farò finché mi vorrete con voi! Grazie ancora…cmq
ritornando a parlare di cose che ti interessano, che ne pensi del chappy? so
che ho aggiornato tardissimo ma causa problemi familiari non ho davvero potuto!
So che è molto triste, ma come promesso in precedenza alla fine si sistema
tutto e naturalmente in Nero! Un bacione grandissimo! Ti voglio bene!!
Piccola teddy: Ciao Mamo!
Beh allora devo dire che tu hai un serio problema e noi dobbiamo risolverlo! Tu
fai fatica a recensire pubblicare e a fare una qualsiasi altra cosa che
richieda un tempo determinato! Ma infondo ti perdono perché siamo simili anche
in questo XD! Adesso abbiamo chiarito e spero che tutto torni come prima!
Quindi…che ne pensi della storia? Piaciuto il chappy spero? Ti avverto mia cara
che se questa volta non mi recensisci ti uccido! Anche perché il tuo Kiba è in
pericolo quindi…un bacione grandissimo dalla tua Tsubasa! ti voglio un sacco di
bene!!