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Autore: JeckyCobain    21/10/2014    1 recensioni
Himeros è la passione del momento, il desiderio fisico presente e immediato che chiede di essere soddisfatto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Langdon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pink Lady

Sometimes I hate every single stupid word you say // A volte odio ogni singola stupida parola che dici
Sometimes I wanna slap you in your whole face // A volte vorrei prenderti a schiaffi in faccia
There’s no one quite like you // Ma non c'è nessuno come te
You push all my buttons down // Tu premi tutti i miei bottoni
I know life would suck without you // E so che la vita farebbe schifo senza di te

At the same time, I wanna hug you // Allo stesso tempo voglio abbracciarti
I wanna wrap my hands around your neck // Voglio avvolgere le mie mani intorno al tuo collo
You’re an asshole but I love you // Sei uno stronzo, ma ti amo
And you make me so mad I ask myself // E mi fai diventare così matta da chiedermi
Why I’m still here, or where could I go // Perché sono ancora qui? O dove potrei andare?
You’re the only love I’ve ever known // Sei l'unico amore che io abbia mai conosciuto
But I hate you, I really hate you, // Ma ti odio, ti odio davvero
So much, I think it must be // Così tanto che penso debba essere

True love, true love // Vero amore, vero amore
It must be true love // Sì, deve essere vero amore [...]
No one else can break my heart like you // Nessuno riesce a rompermi il cuore come fai tu.
[...]
Why do you rub me up the wrong way? // Perché mi contagi nel modo sbagliato?
Why do you say the things that you say? // Perché dici le cose che dici? [...]
But without you I'm incomplete // Ma senza te io sono incompleta
(P!nk - True Love)

 

I giorni e le settimane passavano in fretta, e con loro cambiavano le stagioni. L’inizio di quell’ottobre era stato molto caldo, ma ora l’inverno si faceva sempre più vicino. Alice non poteva più indossare il suo vestito rosa preferito, e utilizzava più spesso maglioni e calzettoni di lana; mentre Robert aveva sostituito alle camicie dei più caldi girocollo. Nonostante le foglie fuori fossero già arancioni, Robert si allenava sempre in piscina. Ogni mattina si calava nell’acqua gelida e faceva le sue solite cinquanta vasche. All’inizio il fatto che Alice si presentasse ai suoi allenamenti gli dava un po’ fastidio, ma visto che succedeva di rado non gli creava grandi problemi. Con il passare del tempo però le sue visite cominciarono a farsi sempre più assidue, tanto da trovarla lì ogni giorno. Per fortuna era una ragazza tranquilla, che non disturbava e non chiacchierava più del dovuto, e anzi, la trovava una ragazza simpatica e la cui compagnia cominciava a fargli piacere. Erano diventati, ben presto, qualcosa di più di professore e alunna: erano diventati amici.
Robert aveva cominciato a conoscerla come persona, e non solo come una sua studentessa. Aveva cominciato a capire di che pasta era fatta Alice, e a scoprire pian piano chi c’era realmente dietro la facciata della ragazza intelligente e schiva che la caratterizzava. Aveva scoperto esserci una donna fragile e delicata, nonché molto testarda e determinata.
Quella mattina la vide attraverso l’acqua della piscina: ormai la sua sagoma era diventata familiare e quanto più riconoscibile senza ombra di dubbio. Aveva una canottiera bianca a fiori sopra ad una maglia a maniche lunghe nera; short in jeans, calze scure e parigine nere alte. Ai piedi indossava degli stivaletti grigio scuro con un tacchetto di pochi centimetri, e sul naso erano posati gli spessi occhiali da riposo. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle leggermente mossi. Robert si ritrovò a pensare che quella mattina era particolarmente carina, nonostante portasse gli occhiali, cosa che non era solita fare.
«Buongiorno, professore» disse con tono caldo la ragazza, che gli venne incontro porgendogli l’accappatoio. «Svegliato bene? » Robert si passò una mano sui capelli bagnati «Particolarmente» rispose sorridendo.
Quella sera sarebbe uscito il suo nuovo libro: L’arte degli Illuminati parte seconda. A seguito della sua avventura a Roma e quel “piccolo” disastro agli archivi Vaticani aveva finalmente avuto modo di completarlo, e quella sera ci sarebbe stata una conferenza per la campagna di lancio del libro, seguita da una festa. Per quello si sentiva parecchio euforico.
Andò a cambiarsi, e quando si trovò a camminare insieme ad Alice in direzione della caffetteria le chiese se ci sarebbe stata, quella sera. Ovviamente lei rispose di sì, e tra un discorso e l’altro si ritrovarono a chiacchierare, come al solito, finché non venne l’ora di cominciare la lezione.
«Himeros»  annunciò la baritonale voce del professore, non appena tutti gli studenti furono in classe «Letteralmente, desiderium, Cupido. Himeros è la passione del momento, il desiderio fisico presente e immediato che chiede di essere soddisfatto. »  Mentre pronunciava quelle parole Robert si sorprese a guardare in direzione di Alice, che ricambiò lo sguardo con un sorriso. Il professore arrossì lievemente, e tornò alla sua spiegazione «Personificazione del folle desiderio amoroso, figlio di Afrodite e fratello di Eros, venne indicato da Esiodo coll'epiteto di καλός e già ben differenziato dal fratello. Occupa nell'Olimpo, insieme con le Cariti, un posto ben distinto presso le Muse. La precisa determinazione della sua natura però e della sua essenza è formulata in Grecia solo dalla speculazione dei filosofi. I Romani, mantenendo talvolta ancora l'epiteto di H., per lo più traducono il sentimento amoroso che lo caratterizza con Desiderium, appunto, e lo identificano con Cupido. »
“Ma come mi salta in mente?!” continuava a tormentarsi con quel pensiero mentre spiegava le diapositive che accompagnavano la lezione.
«Figurativamente Himeros nell'arcaismo e per tutto il V sec. a. C. è rappresentato sempre compagno di Afrodite e in tutto simile ad Eros, da questi distinto soltanto per mezzo del nome iscritto. » continuò mostrando le diapositive «Sappiamo che così doveva apparire sullo scudo di Achille, e così è rappresentato su un pinax a figure nere del 570 circa; su un cratere a figure rosse della Collezione Santangelo, su uno stàmnos da Vulci al British Museum con Ulisse e le Sirene; su una hydrìa da Nola» le figure di vasi dipinti di rosso e nero si susseguivano sullo schermo «Su una pisside da Eretria e sull'epìnetron pure da Eretria. Simile in tutto ad Eros e, insieme a questi, a lato di Afrodite, appare anche lui, Himeros, alato su un sostegno di specchio a Copenaghen. »
La lezione andò avanti tranquilla oltre a quella fugace occhiata che si erano scambiati, ma continuavano a rimanergli in mente quelle parole: “Himeros è la passione del momento, il desiderio fisico presente e immediato che chiede di essere soddisfatto.”
Che provasse questo verso Alice? Robert cercava di non pensarci “è solo la frase che mi ha coinvolto, non c’entra nulla” si ripeteva mentalmente “Non posso, ne mi innamorerò mai di una come lei”.
 
Quella sera Alice si era preparata con meticolosità e precisione a dir poco insolite da parte sua. Bettany la guardava frastornata: «Davvero andrai conciata così? ».
«Certo che sì, che problema c’è?” »
«Niente è solo… strano, da parte tua» continuò la rossa squadrando da capo a piedi l’amica. «Stai andando ad una presentazione di un libro, non una sfilata di moda».
«C’è anche una festa dopo, e sono stata invitata da Robert» rispose Alice, particolarmente interdetta. «Che c’è di così strano? »
Indossava un vestito aderente bianco e molto semplice, con un maglioncino scuro sulle spalle e una collana piena di pietre colorate al collo.
«Sei troppo bella, ecco cosa c’è di strano» esclamò Bet, guardando compiaciuta l’amica, che si era oltretutto truccata più del solito semplice mascara sulle ciglia.
«Ma smettila! » disse Alice con un sorriso dolce. «Tu non vieni? »
«No, ti lascio sola con il tuo bel professore»  le disse facendole l’occhiolino. «E poi stasera viene qui Joe» Alice le diede un pizzicotto sulla spalla «Ma smettila, scema!» disse ridendo.
Afferrò la borsa e si infilò i tacchi, pronta ad uscire. «Non fare troppo tardi, lo sai che ho paura dei ladri e se rientri tardi mi vengono i brividi»
«Non preoccuparti Bet, tanto non penso si protrarrà a lungo la cosa» rispose Alice già sul porticato «E poi tu non vai mai a dormire prima delle due»
«Divertiti ragazza! » la salutò Bettany, ridendo dalla porta. Alice salì in macchina e si diresse verso il luogo della conferenza.
 
La conferenza aveva luogo in una libreria in paese molto moderna, fuori dal campus, con annessa sala conferenze e piano bar. La sala era gremita di studenti e studentesse di tutte le facoltà, ma nonostante vide qualche volto noto, Alice preferì comunque starsene in disparte, a metà della sala, vicino alle uscite di emergenza. Tanto di posto a sedersi non ce n’era già più. Quando il professore salì sul palco ci furono una serie di applausi, ma con la sua solita modestia Robert li fece fermare dopo poco. Cominciò a raccontare del libro, di come aveva ottenuto le informazioni e del suo viaggio a Roma pochi anni prima. Alice sapeva bene che era stato in compagnia durante quel viaggio, una compagnia che non gradiva molto. Si chiamava Vittoria la donna con cui aveva girato per Roma, e su molti giornali si era parlato a lungo di una probabile relazione tra i due, che veniva puntualmente smentita da entrambi. Alice sapeva che probabilmente non era vero il fatto che non c’era stato nulla, dato che il suo professore era troppo bello per qualsiasi donna, ma cercava di non pensarci più del dovuto, ormai era acqua passata. Ora lui era lì e parlava a loro, parlava a lei. “Chissà se mi ha vista” si domandò Alice più di una volta, nascosta com’era da tutte quelle persone. Si rese conto di sì quando lo sguardo del professore si illuminò nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono, proprio come era successo quella mattina a lezione, e le sorrise debolmente. Fu in quel momento che il suo cuore mancò di un battito, e capì il motivo per cui era tanto innamorata di lui. Il modo in cui parlava era affascinante oltre misura, e con poche frasi riusciva a tenere incollate alle sedie un sacco di persone in una stanza di dimensioni ridotte. Si sentì felice e fortunata ad averlo come professore, e soprattutto il fatto che passassero insieme molto tempo era per lei fonte di infinita gioia. Ogni volta sperava che quei momenti non finissero mai: vederlo quando usciva dalla piscina con il suo fisico statuario, uguale a quello delle opere che spiegava con tanto amore; parlare con lui di tutto ciò che le piaceva, senza sentirsi in imbarazzo di non venire capita, come era successo con i suoi ex-ragazzi; lui era speciale e lo aveva capito sin dal primo momento. Non era certo giovane e bello nel senso comune del termine, ma il suo fascino non aveva eguali, e sapeva che era una persona giovane dentro. Non aveva paura di nulla, oltre agli spazi chiusi, ovviamente. E in quel momento Alice capì che era lui l’uomo che desiderava, nessun altro mai. Si dimenticò del fatto che lui non l’avrebbe mai considerata come una possibile futura ragazza, e si lasciò cullare dalla sua soave voce per il resto della conferenza.
 
«Grazie a tutti» terminò Robert, felice ed emozionato. Gli applausi scrosciavano, e nonostante non fosse la prima volta che faceva una conferenza simile (anzi, ne aveva fatte in posti decisamente più grandi e prestigiosi), si sentiva fortemente emozionato. Dopo tanto tempo era riuscito a terminare il suo libro e vedere che c’erano persone in grado di apprezzarlo lo rendeva molto felice. Ripensò alle parole che Sienna gli aveva rivolto tempo fa “Finalmente ho trovato uno scopo nella vita” e pensò che era anche grazie a lei che era cresciuto come persona, che aveva capito che ci sono un sacco di cose che ci appaiono reali nonostante non lo siano. Ripensò proprio a lei, a quanto gli sarebbe piaciuto rivederla, ma ora lei aveva impegni ben più importanti che presiedere alla presentazione di un libro. E lo stesso Vittoria, Sophie o Katherine. Che donne meravigliose aveva avuto l’onore di conoscere e con cui passare del tempo insieme! Quel parlare degli Illuminati e di Roma lo riportò con la mente alla sua adorata Vittoria, e pensò a quanto gli mancava. Lei, più di qualsiasi altra donna lui avesse mai incontrato, era riuscita a coinvolgerlo così tanto da fargli sentire un senso di vuoto grande e incolmabile che la sua libertà da scapolo non era riuscito a colmare, al contrario di ciò che pensava. Ma non si era mai veramente illuso che una ragazza come Vittoria Vetra avrebbe voluto passare il resto dei suoi giorni tra le mura del campus di Harvard assieme a lui.
 
Una volta conclusa, la conferenza si riversò per una piccola parte nella sezione bar lì vicino, dove erano stati disposti dei tavoli con diversi stuzzichini sopra. A trovarsi lì però, Alice non se la sentiva di mangiare. Un nodo allo stomaco si era impossessato del suo corpo, probabilmente l’agitazione di essere lì, in compagnia del suo docente di iconografia religiosa, la metteva in soggezione. E non erano nemmeno soli, ma anzi, forse il fatto che fossero presenti così tante persone non la faceva sentire a suo agio.
Si mise in un angolo della sala, mentre Robert arrivava seguito da amici e studenti desiderosi di scambiare qualche chiacchiera con lui. Alice decise di aspettare non appena si fosse liberato un momento. Quando ciò accadde, le sembrò che fosse particolarmente felice di vederla.
«Alice! » esclamò lui. «Professore, che presentazione favolosa» disse lei sorridendogli. «L’hai trovata interessante? »
«Moltissimo! Soprattutto quando ha parlato del Bernini, è uno dei miei artisti preferiti, lo sa bene»
«Già, anche a me piace moltissimo» continuò Robert «Nonostante abbia rischiato di morire seguendo le sue opere per Roma» aggiunse poi ridendo. «Ma fortunatamente ora è qui» sorrise la ragazza. «Già» sospirò Robert. Ci furono alcuni secondi di silenzio, che furono interrotti da una canzone che Alice conosceva bene.
«Oh mio dio, adoro questa canzone! » disse portandosi una mano alla bocca, stupita. Guardò il professore e gli afferrò le mani. «Forza balliamo! »
«Cosa? » Robert parve stupito. «No, no, io non ballo» aggiunse ridendo. «Forza prof, non faccia la figura dell’uomo intelligente che non sa ballare, altrimenti le donne non la vorranno più»
Lui la guardò storto, ma ridendo acconsentì.
Si lasciarono cullare da quelle note di musica pop allegra e vivace. Robert non era molto bravo a ballare, ma ci stava mettendo il giusto impegno. Nonostante fosse la prima volta che ballavano assieme, i loro corpi erano in perfetta sincronia, come se i passi venissero spontanei ad entrambi.  Alice si accorse subito delle occhiatacce che le rivolgevano le altre ragazze, ma per lo meno sembrò non badarci molto. Almeno finché non cessò la musica.
Si allontanò qualche secondo per prendere da bere per lei e Robert, e quando tornò non si aspettò di certo di trovarsi la scena che invece le si parò davanti agli occhi.
Robert aveva cominciato a ballare con un’altra ragazza.
All’inizio sembrò non credere ai propri occhi, e quella che all’inizio sembrava essere tristezza si trasformò ben presto in rabbia.
Posò i bicchieri sul bancone con forza, si sedette sugli alti sgabelli e tracannò entrambi i cocktail. La testa le cominciava a girare dopo quei due bicchieri: il fatto che li avesse trangugiati senza ritegno, e anche che fosse a pancia vuota, non erano certo d’aiuto. Ma in fondo non le importava nulla. Anzi, l’alcool sarebbe stato un compagno migliore, per quella sera. Ordinò un altro cocktail, e la rabbia pian piano si indebolì, trasformandosi in depressione. Da una parte desiderava sfogarsi e piangere come una bambina, ma dall’altra sapeva di dover tenere un comportamento forte e sicuro di sé. Non era arrivata fin lì in America solo per mostrarsi una ragazzetta qualunque, come quella che stava ballando con il suo amato Robert.
Stava per ordinare il quarto cocktail quando il barista glielo posò sul bancone e Alice rimase con il dito a mezz’aria.
«Da parte di quel signore là in fondo» le disse, indicando un uomo seduto nella penombra. Alla fine del bancone c’era un uomo vestito con giacca e pantaloni grigio scuro, una bella camicia bianca, e un’elegante cravatta. Le si avvicinò e si sedette nello sgabello accanto al suo.
«Un Pink Lady» disse, indicando il cocktail rosa che le avevano appena portato «So che è il tuo preferito, soprattutto per il colore. » rise «E ti rappresenta molto. »
«Mi rappresenta? » domandò Alice, sempre meno la lucida. «Sì, lo sai che è spesso attribuito alle donne? Soprattutto quelle che non hanno molta esperienza con l’alcool» le disse Robert ridendo.
«Tu non sai nulla di me, Robert» rispose la ragazza, non guardando l’uomo che le era seduto accanto, ma tenendo lo sguardo fisso avanti a sé.
«E se invece ti dicessi che so molto più di ciò che tu pensi? » la guardava negli occhi, ma lei non ricambiava in alcun modo lo sguardo. Era troppo arrabbiata per il fatto che l’avesse abbandonata per ballare con un’altra studentessa.
«E cosa sapresti di me, sentiamo? » Finalmente si girò a guardare il professore. Non si rese nemmeno conto che gli stava dando del tu, e non più del lei come era solita fare. Soprattutto non si rese conto che stava rispondendo così male proprio a lui, l’ultima persona con cui avrebbe tenuto un comportamento del genere. «Tu non puoi capire neanche lontanamente ciò che ho provato” continuò lei «Non sai cosa significa essere trattate male e disprezzate dalle persone che ami. » Avrebbe voluto piangere, ma non voleva farlo; la sua mente glielo impediva, mentre il cuore gridava per liberarsi di quel peso. «Tu, che hai tutte le donne che vuoi, sempre e comunque, non hai idea di come ci si senta! » disse alzando la voce sempre di più. Per fortuna le persone sembravano divertirsi e non accorgersi della scena che si presentava poco più in là di loro, e la musica aiutava a coprire le loro voci. Gli occhi di Alice si fecero un po’ più lucidi di prima, al contrario della sua mente.
«Pensi che non lo sappia, davvero? » esclamò Robert con tono deciso, alzandosi. Si rese conto che stava perdendo le staffe, e da brava persona si risedette, dandosi una calmata. «Scusa, non dovevo alzare la voce» sospirò. «Alice, è meglio che torni a casa».
«Non me lo farò ripetere due volte, grazie» per tutta risposta afferrò la borsetta e si avviò verso l’uscita.
Una volta fuori aprì la portiera della macchina e fece per entrarci, ma venne bloccata da Robert.
«Non puoi guidare in queste condizioni, sei pazza?! » esclamò allarmato. «Che cosa vuoi da me, dannazione? » rispose la ragazza non riuscendo più a trattenere le lacrime. «Tu hai tutto ciò che desideri, io... io… sono un disastro» “Uno splendido disastro” si trovò a pensare Robert.
Alice cercò di replicare ancora una volta, ma le parole le si spezzarono in gola, e con le mani si coprì il viso, dalla quale cominciò a sgorgare un torrente di lacrime.
Robert la avvicinò a sé e la abbracciò, proprio come aveva fatto con Sienna l’anno prima. Gli sembrò di tornare a Istanbul, quando la ragazza era tornata piangendo tra le sue braccia. Strinse Alice a sé più forte, cullandola come un padre fa con la sua figlia prediletta. «Va tutto bene, sta tranquilla» le sussurrò piano. «Sei ubriaca, è meglio che torni a casa»
«Robert» singhiozzò Alice, ancora tra le sue braccia «Certe volte ti odio proprio. »
«Anche io» rispose lui sorridendo divertito. «Ma ora è meglio che ti riaccompagno a casa, che ne dici?» ma non ottenne risposta, perché Alice si era addormentata tra le sue braccia.
Lui non sembrava preoccupato, o triste, o arrabbiato. Si limitò a sorridere, e con garbo la mise a sedere nel sedile passeggero. “Uno splendido disastro” pensò fra sé.
 
 

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Angolo autrice:
Ciao a tutti! *0*/ <3
Okay ho diverse cose da dire su questo capitolo:
1) Chiedo scusa è lungo due secoli e mezzo ma come avrete notato sono successe taaaante cose, e anzi ne ho omesse tante che avrei voluto scrivere in più xD Quindi spero non vi abbia annoiato troppo @.@
2) Volevo pubblicarlo sabato, e tenerlo come giorno standard di pubblicazione, ma non ho resistito perché mi sono divertita troppo a scrivere questo capitolo, sopratutto perché mi ha ricordato uno dei miei libri preferiti, "Uno splendido disastro", che tra l'altro ho anche citato >u< per quello e altri motivi ho scelto come canzone "True Love" di P!nk, perché mi ricorda quel libro *^*
3) Per quanto riguarda la canzone (e quelle che metterò in seguito) di solito mentre scrivo le ascolto per trarne ispirazione, quindi provate a metterle e a leggere la storia assieme, il risultato è figo (sempre se riuscite a fare due cose assieme, non tutti sono in grado di leggere e ascoltare musica assieme xD). Inoltre mi sono ritrovata a mettere gran parte del testo perché rappresentava molto sopratutto la parte finale del capitolo, e il nome della cantante si sposava bene pure cn il capitolo. Vabbé avete capito che 'sta canzone mi piace ahahah
4) Mi sto dilungando anche qui, bene. No vabbé i prossimi capitoli spero non siano tanto pesanti e lunghi quanto questo, prometto che diventerò più brava (?) eee-- ecco ho dimenticato cosa dovevo dire.
5) Ah sì, ora lo ricordo LOL salvo imprevisti il prossimo capitolo verrà aggiornato Sabato 8 Novembre, perché ho Lucca Comics di mezzo e quindi mi è impossibile pubblicarlo!

Detto questo vi saluto e torno a studiare il mio amico Kant (TI ODIO KANT)
Un bacione! <3

Alice
 

   
 
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