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Autore: Ray Wings    22/10/2014    2 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rendez vous

Rallentò la sua corsa frenetica solo quando sentì di non farcela proprio più. I polmoni le bruciavano avidi di aria e il cuore sembrava stesse per esplodere. Si fermò lentamente, col fiatone, e si poggiò con una mano a un albero in cerca di riposo. Max le si avvicinò scodinzolante e con la lingua penzoloni fuori, lui si era divertito un sacco, quell'infinita corsa era stato per lui più un gioco che una fuga. Era da un po' che non si divertiva così e di solito mai con Ocean, solo con Carl aveva avuto modo di giocare un po' alla corsa. Si abbassò sulle zampe anteriori, lasciando ben dritte quelle posteriori e assumendo la classica posa del "dai giochiamo ancora!!", ma Ocean era troppo stanca per continuare. Max provò a insistere ancora, provocandola con un salto e un giro su se stesso, provando a correre poco lontano per poi tornare e leccandole la faccia, ma la reazione ottenuta nella ragazza fu solo una sonora risata.
<< No, Max. Non ce la faccio più. Più tardi te la ridò la rivincita. >>
Daryl li raggiunse con calma, rallentando poco prima, per niente affaticato come magari lo era Ocean e le passò accanto, superandola con una certa fretta << Forza, si sta facendo buio! Dobbiamo ritornare alla fattoria. >>
Ocean si raddrizzò, cercando ancora di catturare quanta più aria possibile con i suoi grossi respiri.
<< Buon rientro. Io vado a cercare Peggy. >> disse semplicemente. Non era assolutamente intenzionata a seguirlo, anche se Peggy fosse stata lì con loro. Aveva deciso di andarsene e così sarebbe stato.
<< Col buio non la troverai mai! >> disse Daryl fermandosi e voltandosi a guardarla, ferma nella sua posizione, i piedi ben piantati a terra e lo sguardo severo. Si era improvvisamente raffreddata tanto, i suoi occhi si erano fatti più piccoli, lo sguardo affilato e distante.
<< Allora aspetterò domani mattina. >> disse Ocean.
<< Forse è già tornata alla fattoria! Sa che lì è sicuro! Non possiamo passare la notte fuori, è pericoloso! >> tentò ancora di convincera Daryl.
<< Non voglio rischiare. La fattoria dista qualche ora da qui, comunque passeremo parte della notte fuori, il sole è già praticamente calato! E se non fosse tornata lì avrei solo perso tempo prezioso. Potrebbe essere in pericolo! >> disse risoluta Ocean, già ferma nella sua decisione. << Torna a casa tua, Daryl. >> concluse guardandolo negli occhi prima di voltarsi e allontanarsi, facendo trapelare da quello sguardo tutta la sua fermezza. Doveva trovare un posto sicuro dove passare la notte per poi riprendere le ricerche l'indomani. Pregò che quella notte non sarebbe stata troppo fredda, il mantello era rimasto appeso alla sella insieme a molte altre cose, per quella notte avrebbe dovuto arrangiarsi. Daryl la guardò, riprendendo a provare fastidio e intolleranza nei suoi confronti: avrebbe voluto lasciarla lì, lasciarla in pasto agli zombie, perchè era quello che meritava! Ma ancora una volta il suo senso della giustizia non lo lasciava in pace. Che Ocean avesse ragione? Che avesse la sindrome dell'eroe? Perchè era quello che sembrava. La ragazza non era responsabilità sua, nessuno gli aveva detto di badare a lei, eppure non riusciva a lasciarla andare, certo che non sarebbe andata troppo lontana, che sarebbe morta di lì a poco. Continuava a essere convinto che solo la fortuna l'avesse portata alla fattoria sana e salva, e forse era proprio quello che il destino voleva per lei: un posto sicuro. L'aveva vista combattere, l'aveva vista difendersi e lottare per la sua vita, non era stata male, aveva tutte le capacità, ma a volte sembrava si tappasse gli occhi, pronta a buttarsi tra le braccia della morte. Era come se stesse cercando un pretesto per morire.
Ocean si fermò qualche passo più avanti, comportandosi come se improvvisamente si fosse ricordata qualcosa. Si girò con occhi interrogativi e guardò il ragazzo che era rimasto immobile nella sua posizione, indeciso se seguirla o meno, o forse semplicemente sperando fosse lei a cambiare idea sentendo il bisogno di avere le spalle coperte.
<< Anche tu non hai risposto alla mia domanda. >> disse lei.
Daryl aggrottò la fronte: di quale domanda parlava? Ocean intuì l'interrogativo che si era posto e portò subito una spiegazione alla sua affermazione << Non mi conosci nemmeno. Perchè ti preoccupi per la mia vita? Perchè hai rischiato la tua per Sophia? >>
Daryl distolse lo sguardo, ma non con imbarazzo, con arroganza. Era come se si fosse offeso, come se avesse trovato la domanda impertinente, e forse era proprio così. Si sistemò meglio la balestra in spalla e prese a camminare verso di lei, senza guardarla << Sindrome dell'eroe. Era questa la risposta, no? >> si limitò a rispondere arrogante.
<< Questa è la risposta che mi sono data io, ma vorrei sentire la tua versione. Mi hai detto che mi sbagliavo, ma non mi hai dato una tua risposta. >> disse Ocean guardandolo, chiedendosi, tra le altre cose, dove cavolo si stesse dirigendo. Doveva tornare alla fattoria! Non seguirla! Non voleva più averlo tra i piedi. Era stato carino da parte sua aiutarla, ma ora era tempo di lasciarsi la cosa alle spalle. Lui aveva una casa in cui tornare, in cui DOVEVA tornare. Ocean no.
<< Ehi! Stai zitta, ok? La tua voce è fastidiosa. >> disse Dary voltandosi a guardarla freddamente una volta raggiunta << Cerchiamo un posto dove accamparci. >> comunicò subito, tagliando corto.
<< Vai alla fattoria! >> quasi ordinò Ocean seguendolo nell'istante in cui aveva ripreso a camminare. Qual era la direzione poco importava a questo punto, bastava trovare un punto dove fermarsi che non fosse troppo distante. Doveva trovare Peggy quanto prima.
<< Non è prudente viaggiare col buio. >> spiegò ancora lui, guardando fisso davanti a sè, evitando lo sguardo interrogativo della ragazza come si evita la peste. Non che avesse qualcosa da nascondere, ma lo infastidiva. Quelle domande, quel voler sapere di lui, lo infastidivano terribilmente. Non era certo tipo da confidenze adolescenziali sul proprio stato d'animo e sui propri sentimenti, e se mai avesse cominciato a esserlo certamente non sarebbe stato con un'odiosa ragazza trovata per strada. Il perchè era irrilevante, sentiva che certe cose andavano fatte e basta.
Ocean lo seguì restando zitta i primi momenti, persa nei suoi interrogativi, ma lo stare zitta non era contemplato, soprattutto quando era qualcun altro a ordinarglielo!
<< Non puoi riportarmi indietro, lo sai? >> disse, ma Daryl non rispose.
<< Insisti nel volermi stare accanto perchè speri che superati certi "capricci" io mi convinca a seguirti alla fattoria, ma ti sbagli, lo sai vero? >> continuò a dire Ocean, ma continuò a non avere risposte. << Cazzo, odio essere ignorata! >> sbraitò lei a un certo punto e accellerò il passo, piantandosi davanti al ragazzo e spintonandolo per una spalla.
<< Non toccarmi! Te lo avevo già detto! >> rispose altrettanto incazzato lui alzandole un dito contro.
<< E tu non ignorarmi! >> lo fulminò Ocean portandosi le mani ai fianchi e cercando di assumere una posizione altrettanto minacciosa. Rimasero in silenzio qualche secondo, fissandosi negli occhi intenti in una lotta di sguardi, una lotta a chi era più autoritario e forte. Poi, dopo un paio di minuti, entrambi capirono che non sarebbero arrivati mai dove volevano e che era meglio lasciar cadere lì il discorso, se non volevano passare la notte a fissarsi. Daryl riprese a camminare per primo, superandola nuovamente, e Ocean, dopo un'ultima fulminata, riprese a seguirlo in silenzio.

Trovarono un piccolo spiazzo vuoto, leggermente sopraelevato così da tenere sotto controllo la zona intorno a loro, circondato da alberi, dove potersi fermare e magari accendere un fuoco per scaldarsi. Non era il massimo della sicurezza, ma al momento niente era il massimo della sicurezza.
<< Faremo dei turni. >> disse Daryl mentre sistemava una piccola catasta di legno, circondata da sassi, così da evitare di dar fuoco al bosco e con l'aiuto del suo accendino accese la loro fonte di luce e calore.
<< Max è in grado di sentire se arriva qualcuno, anche se dorme, non c'è bisogno di stare svegli. E' vigile e attento. >> spiegò con disinteresse Ocean guardandosi attorno, sorvegliando la zona. Tutto sembrava tranquillo al momento. Alzò gli occhi all'albero che aveva di fronte, accarezzò la corteccia, studiandola e tirò fuori la daga. Con due rapide mosse riuscì a tirarsi su e arrampicarsi fino al primo ramo in basso, da cui proseguì a mani nude, di ramo in ramo, senza aiutarsi con l'arma. Daryl la guardò chiedendosi cosa avesse per la testa, ma la cosa non gli interessava davvero. Finì di accendere il fuoco e Ocean raggiunse la cima dell'albero. Si sporse, cercando di vedere oltre le foglie e reggendosi ai rami attorno. Quando era ragazzina si arrampicava spesso sugli alberi della sua campagna, le piaceva andare a raccogliere i frutti a mani nude, con una busta di plastica, era sempre stata brava ed era stato per lei fonte di divertimento. Ora la necessità di trovare luoghi sicuri l'avevano portata a rispolverare le basi dell'arrampicata, ed era rimerso anche il piacere di vedere il mondo dall'alto. L'albero su cui era salita non era dei più alti, ma era sufficiente per permetterle di guardare qualche metro intorno a loro. Solo alberi e alberi. In lontananza vedeva la chiesa che si erano lasciati alle spalle e si chiese se non fossero ancora troppo vicini, non voleva rischiare di beccarsi un assalto nella notte. Ma si rese conto che alla fine erano più distanti di quanto credevano, e se mai l'orda si fosse spostata nella loro direzione comunque sia Max li avrebbe sentiti arrivare dall'odore, avrebbero avuto tempo di scappare o quanto meno mettersi in salvo sugli alberi. Riucì a scorgere, anche se con un po' di difficoltà, un interruzione degli alberi: probabilmente lì c'era una strada. Poi qualsiasi altra cosa ci fosse intorno a loro era nascosta dal bosco, e non era possibile per lei studiare oltre la zona. Ma non scese subito, le piaceva stare lì, sollevata dal suolo, a farsi scuotere dal vento, sentendosi per un attimo padrona del mondo. Sorrise, provando piacere. Chiuse gli occhi per un attimo e si lasciò cullare dal rumore delle foglie e dal venticello tiepido che le scompigliava i capelli.
Era come volare.
Passò un po' di tempo prima che decidesse di scendere, stava troppo bene lì, ma aveva un po' fame e aveva lasciato giù la sacca con quelle due scatolette contate che era riuscita a portar via. Con facilità e un paio di salti riuscì a scendere con la stessa agilità con cui era salita e si avvicinò al fuoco acceso, lasciandosi cadere per terra e mettendosi a sedere a gambe incrociate. Afferrò la sacca, tirò fuori una scatola e la lanciò a Daryl mentre l'altra la tenne per sè. Non aggiunse altro, non voleva sembrare un gesto socievole o peggio caritatevole, e sapeva che non aggiungere altro, lasciando che la cosa risultasse normale, era il modo migliore. Daryl la prese e non fece complimenti, l'aprì e si servì dei fagioli all'interno. Ocean fece altrettanto, usando le mani per mangiare, non avendo posate dietro (non aveva più questa abitudine) e facendone cadere un po' a terra vicino a sè per permettere anche a Max di cenare.
<< Quando ero ragazzina giocavo a fare il capitano di una nave pirata. >> disse lei che zitta proprio non riusciva a starci. Le piaceva parlare, le piaceva raccontare, e questo era una caratteristica che mai si era riuscita a togliere di dosso. Quando era sola parlava con Max, e la cosa era divertente perchè ascoltava e sembrava capire a volte, ma ora che era in compagnia di un essere umano con cui poter interagire la cosa la stuzzicava e la invogliava ancora di più, anche se la persona in questione non era proprio la miglior compagnia da salotto che si potesse avere.
<< Salivo fino all'ultimo ramo disponibile, in alto, quello più precario, in modo che il vento anche se leggero riusciva a farmi ciondolare abbastanza da darmi la sensazione della barca che ciondola sulle onde del mare. Mia madre mi odiava per questo, anche perchè l'albero che più mi piaceva aveva sotto di sè un paio di fichi d'india. >> alzò gli occhi verso Daryl, chiedendosi se la stesse ascoltando, e lo vide con gli occhi bassi sul suo barattolo intento a mangiare << Quello con le spine! >> specificò lei un po' acida, palesemente provocatoria.
<< So cos'è un fico d'india! >> disse lui scocciato non deludendo le aspettative della ragazza. Voleva in qualche modo interagire con lui, si annoiava, e almeno così aveva potuto sentire la sua voce e avere il riscontro che voleva. Sorrise soddisfatta e tornò a mangiare.
<< Ma probabilmente era proprio per quel motivo che era il mio albero preferito. Mi piaceva il senso del pericolo che dava, mi faceva sembrare il gioco più divertente. >>
<< Hai sempre provato ad ammazzarti fin da bambina. >> disse Daryl parlando finalmente, e Ocean scoppiò a ridere << Ehi, non sono matta! Mi piace l'adrenalina. >>
<< Penso ti piacerebbe meno se tu ti facessi male realmente. >> disse Daryl riferendosi anche alla situazione attuale. Che fosse quel suo "amare il pericolo" che la portava a far cose tanto sconsiderate?
<< Sono caduta un sacco di volte! Avevo sempre il ginocchio sbucciato per un motivo o un altro e, dolore a parte, che ammetto non era piacevole, mi divertivo lo stesso e appena pronta tornavo a correre o arrampicarmi. Soprattutto arrampicarmi, mi è sempre piaciuto vedere il mondo dall'alto e avere la sensazione del vuoto sotto i piedi. >>
<< Fammi indovinare, eri una di quelle che sognava di poter volare. >> disse ancora Daryl col tono di chi in realtà non desidera una risposta perchè non gliene importa niente.
Ocean rise ancora << Poco originale, vero? >>
Anche cavalcare era un'attività che le piaceva molto. Tutto ciò che le dava la sensazione di volare era qualcosa di fantastico per lei.
Ma l'argomento si chiuse lì, e Ocean non trovò più appigli per proseguire. Il silenzio cadde nuovamente tra i due e la cosa sinceramente innervosiva un po' Ocean. Il silenzio le permetteva di sentire meglio quello che aveva attorno, e questo le metteva ansia: ogni singolo rumore pareva amplificato e terrificante. E il silenzio faceva sembrare i suoi pensieri ancora più assordanti di com'erano già. Parlare l'aiutava a staccare la testa e calmarsi, non dare peso a ogni singola cosa. Ma di cosa avrebbe potuto parlare con uno antipatico come Daryl così poco incline alla conversazione?
Sospirò e si raccolse le ginocchia, abbracciandosi. Nonostante il fuoco acceso il freddo non le dava tregua, avrebbe avuto bisogno del suo mantello, anche perchè avvolgendosi in esso aveva più il senso di sicurezza. Così si sentiva scoperta e vulnerabile. Accarezzò Max accanto a sè, sforzandosi di trovare tranquillità in quel gesto di routine e sorrise nel vederlo scodinzolare nonostante gli occhi chiusi e l'apparente sonno in cui sembrava immerso.
Sentì la mancanza di Peggy. Era una gran compagnia anche lei, anche se all'apparenza non sembrava. Ascoltava più di chiunque altro, e le piaceva sentire Ocean cantare.
Era diventato ormai una loro abitudine la sera, prima di mettersi a dormire, aspettare e ascoltare Ocean intonare una canzone. La voce delicata della ragazza, quasi sussurrata per non destare i pericoli nei dintorni, era così dolce che quasi risultava una ninna nanna, riscaldava il cuore, anche della ragazza stessa, e permetteva loro di scacciare ogni tanto gli incubi.
Ocean tenne gli occhi su Max, intenerita e addolcita, e quasi dimenticandosi della compagnia eccezionale che aveva, come tutte le sere, si fece venire in mente una qualche melodia e la intonò dapprima a labbra serrate, poi delicatamente le discuse e parole quasi borbottate uscirono dalla sua bocca. Daryl le lanciò un'occhiata curioso,ma tornò subito a concentrarsi sulla sua cena, lasciandola fare, sentendosi anche lui ammorbidito nonostante le parole che Ocean pronunciava non le capisse. Era una lingua che non conosceva, probabilmente la stessa usata nei suoi sogni, e si chiese con curiosità che lingua fosse, da dove venisse quella ragazza che tanto desiderava fare l'eroina della storia ma che finiva solo col combinare pasticci. Ma furono domande che tenne per sè. E per il momento godette della melodia e basta.
<< C'era in un tempo candido, su qualche cielo magico, stanza di organza e nuvole e dentro una vita fragile. 
Tutto sembrava facile; crescere, che è un'incudine.
Dove li metto gli attimi? Come conservo i brividi?
Non ti dimentico, non mi dimentico.
Piega le lacrime, che bisogna andare via da quest'isola, via dalla scatola, scrivi una favola e vola via. Via!
E vola via.
Vola e rimani qua, lascia i ricordi o portali via. Via!
Siamo talenti o sagome, vite tutte da scrivere solo per chi sa leggere sogni fatti di nuvole.
Voglia di vivere, voglia di correre, liberi, liberi, che bisogna andare via da quest'isola, via dalla scatola
Scrivi una favola e vola via. Via!
E volo via!
Vola e rimani qua. Lascia i ricordi o portali via. Porta lontano la fantasia.
Via.
Via da quest'isola, via dalla scatola.
Scrisse una favola e volò via...
>> Max aveva alzato la testa a metà canzone e aveva proseguito ad ascoltarla, guardandola. Anche a lui piaceva sentirla cantare, la sua voce diventava così dolce e delicata. Era come se sussurrasse dei segreti. Era bello.
Ocean gli sorrise teneramente e gli fece un'altra carezza più vigorosa sotto l'orecchio, dove gli piaceva tanto. Max le leccò la mano, in segno d'affetto, poi si acciambellò vicino a lei e riprese a dormicchiare beato, sotto lo sguardo vigile e intenerito della padrona.
<< Capitano di una nave di pirati, eh? >> chiese divertito Daryl dopo qualche minuto di silenzio, sorprendendo Ocean, la quale alzò subito gli occhi verso di lui e lo trovò sorridente, un po' irriverente, ma non provocatorio o arrogante. Si era un po' ammorbidito, glielo si leggeva negli occhi. La canzone aveva colpito anche lui, non aveva capito le parole, ma il tono suggeriva tutta la sua malinconia. E non è facile restare indifferente di fronte al dolore delle persone. I tempi che correvano portavano a dimenticare che cosa fossero i sentimenti e che qualcuno ancora poteva provarne. Era sempre una bella sorpresa quando venivano smentite certe credenze.
<< Certo! Cos'hai contro i pirati? >> chiese Ocean lasciandosi sfuggire anche lei un sorriso divertito. Daryl alzò lo braccia in segno di resa e si fece scappare una risatina << Niente, assolutamente. >> la conversazione non era proseguita oltre, ma non era stata fine a se stessa. Qualcosa era di nuovo scattato, lasciando da parte intolleranze ed astii, facendo vivere la compagnia dell'altro con piacevolezza e sicurezza. Alla fine non c'era un vero e proprio motivo per cui odiarsi a vicenda, non andavano d'accordo molte volte e sicuramente avevano due caratteri contrastanti, ma nessuno dei due aveva fatto un vero e proprio torto all'altro, quindi perchè farsi la guerra?
Ocean si stese, prendendo posizione e cercando di mettersi il più comoda possibile, per quanto una possa star comoda stesa a terra in mezzo all'erba, e cercò di trovare la pace ideale per permettersi un po' di sonno. Non era così ambiziosa da pretendere un'intera notte di riposo, sapeva era impossibile, ma chiudere gli occhi un pochino le avrebbe fatto bene e magari l'avrebbe resa meno nervosa.
Passò la prima ora a fissare il vuoto, un vuoto buio davanti a sè con ombre che si allungavano e distendeva e che la terrorizzavano con le loro forme spaventose, così simili ai suoi incubi peggiori, ma poi la stanchezza ebbe la meglio e riuscì finalmente ad abbandonarsi al tepore del sonno.

Un fruscio e dei rumori la fecero svegliare di soprassalto, e per un attimo temette che le fosse esploso il cuore il petto. Bastava così poco per ucciderla di paura. Spalancò gli occhi e sussultando si alzò a sedere e a guardarsi attorno. Le ci volle qualche secondo per mettere bene a fuoco cosa avesse attorno, e molto di più per riuscire a tranquillizzarsi. Max dormiva ancora accanto a lei, aveva rizzato un po' le orecchie, ma non sembrava agitato. Il fuoco era ancora vivo e scoppiettava sui suoi legnetti, forse gli ultimi a disposizione. Il cielo era buio e pieno di stelle, anche se in lontananza cominciava a schiarirsi. Era presto ancora, ma non avrebbe avuto bisogno di aspettare molto per l'alba. Seduto a braccia conserte, poggiato con la schiena allo stesso tronco a cui l'aveva lasciato prima di addormentarsi, c'era Daryl, gli occhi chiusi, la testa cadente in avanti, immerso in un apparente sonno, ma che subito smentì questa evidenza alzando la testa, guardando la ragazza con lo sguardo di chi non ha chiuso occhio tutta la notte e disse << Era solo un animale. Puoi tornare a dormire, c'è ancora tempo. >> il suo tono era serio, quasi discostante, ma Ocean riuscì a cogliere in quelle parole tanta dolcezza, una dolcezza che da tempo non provava. Probabilmente non era stata intenzione di Daryl, ma alla fine si era preoccupato di tranquillizzarla invitandola a riposare ancora, ignorando la sua stessa regola "faremo i turni". Era rimasto sveglio tutta la notte per permettere a Ocean di riposare.
Era da così tanto tempo che qualcuno non si preoccupava per lei. Anche quella era una dolce novità, considerata ormai così strana e inusuale da farla sentire per un attimo un pesce fuor d'acqua, imbarazzata, stranita, ma anche un po' intimorita: era ancora possibile una cosa simile? Che fosse solo un trucco? Era stato carino...ma ai tempi attuali nessuno era più carino. Che ci fosse l'inganno?
La ragazza sorrise appena e si levò a sedere, sistemandosi i capelli con un gesto automatico, cercando di sorvolare l'accaduto e si stirò la schiena << Non riuscirei a prendere sonno. Ormai sono sveglia e agitata. Perchè non dormi un pochino tu invece? Ne avrai bisogno. >>
<< Non mi fido di te. >> rispose semplicemente lui, facendosi sfuggire un sorriso impertinente. Ocean si fece passare tutti i pensieri dolci e tutte le carinerie che le stavano venendo alla mente, lasciando spazio a un'ira improvvisa e funesta. E quasi si sentì sollevata di questo: allora era tutto normale!
<< Cosa?! >> brontolò, tornando a fulminarlo con lo sguardo. Vide Daryl ridere sotto i baffi, prima di riabbassare la testa e richiudere gli occhi. Lo lasciò perdere, si divertiva a stuzzicarla, era questo il motivo e lei non doveva dargliela vinta.
Portò gli occhi al fuoco davanti a sè e sospirò cercando ancora la calma che non era riuscita a ritrovare dopo il risveglio. L'aria del mattino si stava facendo sentire, era più fredda e pungente di quella della sera prima, le faceva venire la pelle d'oca e le pizzicava le guance, ma era piacevole anche quello. Le ricordava le mattine d'inverno quando si caricava un pesantissimo zaino gigante sulle spalle e faceva la strada a piedi per andare a prendere il pulmino che l'avrebbe portata a scuola. Al tempo odiava quella routine, ora a distanza di anni le mancava. Era tutto così semplice, e perfino la brezza mattutina tanto violenta delle volte poteva essere in realtà fonte di vita e piacere. Un brivido la scosse e tornò subito a riabbracciarsi le ginocchia, cercando calore in se stessa. Il fiato che usciva dalle sue labbra screpolate faceva una simpatica nuvoletta bianca, e anche con quella al tempo si era divertita un sacco: "Guarda, fumo!" era il classico gioco dei bambini.
Daryl riaprì gli occhi e chinandosi verso il fuoco ci lanciò dentro un altro pezzo di legno << Non appena salirà il sole si dovrebbe cominciare a stare meglio. >> disse e Ocean annuì cominciando a pregare che il sole sorgesse prima del previsto. Aveva freddo.
Pensò a Peggy: chissà dove era andata a cacciarsi. Sola, impaurita e forse infreddolita anche lei. Sperava fosse davvero tornata alla fattoria, lì sarebbe stata bene, anche se voleva dire ritornare e ri-affrontare chi avrebbe cercato di fermare la sua partenza solitaria. Ma preferiva seguire le tracce, piuttosto che andare per tentativi: non voleva sprecare tempo. E voleva evitare di tornare indietro per niente.
<< Avvicinati. >> la incitò Daryl, attizando il fuoco e guardandola con degli occhi strani. Aveva qualcosa in mente, glielo si leggeva in faccia, era come se avesse qualcosa da dire ma non volesse farlo. Ed era effettivamente così: Ocean si era lamentata nel sonno anche quella notte. Ma non voleva metterla in imbarazzo con domande troppo personali.
La ragazza accettò il suggerimento e tirandosi avanti col sedere si avvicinò alle fiamme, allungò le mani verso esse e godette del calore sui palmi. Non era il massimo, non riusciva a darle il piacere di cui aveva bisogno, ma andava bene comunque.
Daryl restò in silenzio qualche minuto ad osservare le fiamme che si contorcevano e si rincorrevano, immerso nei suoi pensieri, e per la prima volta Ocean si chiese cosa avesse per la testa.
Sospirò, un sospiro quasi arrendevole, e abbassò gli occhi << Perchè nessuno l'ha mai fatto per me. >> disse senza contestualizzare la frase. Ocean aggrottò la fronte e cercò di capire da sola a cosa si stesse riferendo il ragazzo, senza successo. Si portò le mani ormai calde alle labbra, le chiuse a bozzolo e ci soffiò dentro, cercando ancora calore in un gesto di routine.
Daryl assunse un espressione fredda e distaccata e si aiutò a uscire dall'imbarazzo con un gesto disinvolto della mano << Il perchè ho sacrificato tanto per Sophia e ti sto venendo dietro. La verità è questa: Nessuno l'ha mai fatto o l'avrebbe mai fatto per me, neanche mio fratello. >> e per la prima volta Ocean non vide in lui il ragazzo scorbutico e arrogante che sempre cercava di essere. Non capiva assolutamente il senso di tutto quello, non riusciva a capire perchè diamine Daryl gli stesse dicendo quelle cose, ma comunque ciò le fece piacere. Era una prova di umanità in mezzo a tanto schifo, la prova che le persone erano ancora in grado di provare sentimenti ed essere legati al proprio passato. Esistevano ancora cose del genere: credeva che non avrebbe mai avuto modo di ritrovarlo. E poi sapere che anche Daryl era in grado di provare sentimenti era comunque sia una bella notizia, allora forse non era poi il ragazzo antipatico che voleva dimostrare. Per la prima volta si sentì veramente vicino a lui. Non tanto perchè si era aperto a lei, anche se non ne capiva il motivo, ma perchè quella rivelazione che le era stata fatta aveva mostrato qualcosa di più: loro due erano più simili di quello che si poteva pensare. La sua frase voleva dire molto più di così, un accenno a quello che era stato il suo passato e probabilmente era proprio quel passato ad averlo reso così duro.
La corazza che si erano costruiti loro due era dello stesso tipo.
Ocean abbassò gli occhi, imbarazzata come ci si può sentire di fronte a chi ti dice che gli è morto un caro parente: non sai mai quali siano le parole più adatte, e tutto sembra stupido e superficiale.
<< E così hai un fratello, eh? >> riuscì a dire, aggrappandosi all'unica cosa che le sembrava più capace di allontanarli da quella situazione imbarazzante.
Daryl si lasciò sfuggire un sorriso sarcastico e un po' infastidito << Merle. >> annuì, e tale era stato il suo tono che Ocean fece fatica a capire che quello pronunciato era un nome e non un verso di disgusto << Rick l'ha ammanettato su un tetto di Atlanta e l'ha lasciato lì. >> raccontò come si può raccontare un divertente annedoto dell'infanzia.
Ocean spalancò gli occhi sorpresa, non sapendo se dispiacersi o ridere << Davvero? Eppure Rick sembra così...giusto. >> ci aveva messo un po' a trovare la parola adatta, anche se quella non lo era per niente.
<< Lo è. E' mio fratello che non lo era. Non è mai stato la perla del gruppo, anzi non è mai stato la perla di nessuno. Era un po' troppo... >> cercò anche lui la parola adatta senza trovarla, e fece spallucce << Lui era Merle. >> niente poteva definirlo meglio di così.
<< Mi dispiace molto. >> disse Ocean. Era una forma standard di condoglianze, di quelle che alla fine non si provano davvero, ma è solo un modo come un altro per dimostrare un minimo di umanità.
Daryl fece spallucce e alzò gli occhi al cielo << Non è detto sia morto. Siamo tornati a cercarlo e ho trovato solo la sua mano. Le tracce lasciate fanno pensare sia riuscito però a scappare. >> disse ancora con una tranquillità che in altre situazioni non sarebbe stata plausibile. Non dava il giusto peso alla faccenda per non permettergli di schiacciarlo.
Ocean lo guardò un po', meravigliandosi ancora di come si fossero ridotti a certe confidenze, loro due che non potevano vedersi e che probabilmente ancora sarebbero tornati a detestarsi. Era un momento di pace, era zona franca, le armi erano state riposte momentanemante per concedersi una pausa in cui condividere il boccale e la sigaretta, ma non per questo la guerra era finita. Ciò non toglieva però che la cosa fosse piacevole. Non sapeva come erano arrivati lì e non sapeva il perchè, ma dopo tanto tempo finalmente si sentiva accanto del calore umano. Dopo tanto tempo era tornata a provar piacere della vicinanza di una persona e quasi desiderò che quel momento non finisse mai.
Sorrise e tornò a fissare le fiamme << E' vivo. >> disse con sicurezza.
Daryl alzò gli occhi speranzoso: che sapesse qualcosa? Si era dimostrata così sicura nella voce che magari prima l'aveva incontrato, magari aveva sue notizie. Ma si dovette subito ricredere, lei non lo conosceva, era facile da capire che il suo sguardo era solo di supporto.
<< Come fai a dirlo? >> chiese lui alzando un sopracciglio, per niente convinto che dicesse la verità, ma lieto che stesse provando a rassicurarlo in qualche modo.
<< Nei film dell'orrore gli stronzi sono sempre gli ultimi a morire. >> si giustificò semplicemente Ocean facendo trapelare tutta la sua ironia, volta semplicemente a strappare un sorriso al suo compagno e allietare la conversazione. Atto che sembrò avere i suoi frutti provocando una leggera risata in Daryl, divertito e forse addirittura convinto e veramente rassicurato. Suo fratello era un duro, uno veramente tosto, non si sarebbe fatto buttare giù con tanta facilità e per quanto l'affermazione di Ocean era solo di simpatia e circostanza, forse forse un fondo di verità l'aveva. Ed era questo fondo di verità che lo divertiva.
<< Era dai tempi in cui viaggiavo con Merle che non passavo la notte solo nel bosco. >> continuò lui, cercando di tenere vivo e acceso quel clima confidenziale che tanto stava rendendo piacevole il loro soggiorno in quel posto. << Devo dire che non mi mancava per niente. >> concluse.
Ocean continuò a fissare distrattamente le fiamme davanti a sè << Vi state ammosciando a stare chiusi lì. Prima o poi dovrete andarvene, e allora non sarete più pronti. >>
<< Cosa ti fa pensare che sarà così. E' stato un posto sicuro a lungo, può continuare a esserlo ancora. >>
<< Nessun posto è sicuro >> parlava con cognizione di causa. Lo si sentiva. Daryl stava per ribattere, ma Ocean lo anticipò << Cosa credi ci sarà domani? >> il suo sguardo distratto si trasformò e divenne profondo, uno sguardo che bucava e andava oltre a tutto quello che aveva davanti. Serrò la mascella e alzò gli occhi, guardando in viso il suo interlocutore << Questo mondo non è lo stesso che conosciavamo tempo fa. Puoi allungare il brodo, cercare di tirare il più possibile, ma non è altro che un ritardare l'inevitabile. Il mondo non ci appartiene più, stiamo lottando per qualcosa che ormai non è più nostro e prima o poi saremo costretti a rinunciarvi. Abbiamo già perso! >>
<< Per ora mi limito a tenermi addosso la pelle. >> rispose semplicemente Daryl. E Ocean non aggiunse altro, ricevendo un altra prova di come loro due fossero così simili. Era meglio per tutti lasciar da parte certi pensieri, la totale assenza di futuro e speranza uccideva i più deboli più di una lama di un coltello.
Il cielo cominciò a schiarirsi, il sole stava sorgendo. Il tempo era passato più velocemente di quello che credevano, e presto si sarebbero rimessi in cammino. La stanchezza gravava su entrambi, ma non li avrebbe fermati o li avrebbe ammazzati.
Ocean sospirò arrendevole e alzò gli occhi al cielo, assumendo un'espressione visibilmente infastidita e scocciata prima di dire col tono di chi accetta delle condizioni che non tanto gli vanno a genio << Alice. >>
Daryl aggrottò la fronte non capendo assolutamente di cosa stesse parlando e il perchè di quell'atteggiamento << Cosa? >>
Ocean cercò di rendere il tutto più superficiale e meno importante possibile, aiutandosi con gestualità ed espressioni << E' il mio vero nome. >>
L'aveva fatto.
Aveva seppellito tutto quanto e aveva lottato a lungo per tenere il tutto dov'era, per seprarsene e non averne più a che fare, ma quella sera qualcosa era scattato in lei. A dire il vero era più un bisogno di sdebitarsi che quello di aprirsi. Non voleva far riaffiorire niente della vita di Alice, ma Daryl aveva rivelato così tanto di sè, aprendosi anche più del dovuto e del richiesto, e lei sentiva che sarebbe stato doveroso richiambiare in qualche modo e fare altrettanto. Occhio per occhio. Ma che non sperasse di andare oltre! Aveva già superato un grosso limite che si era imposta e non avrebbe fatto un passo in più. Che si accontentasse di quello, perchè mai avrebbe riportato a galla quel forziere.
Alla fine, infondo, era solo un nome. Avrebbe anche potuto sopportarlo...forse.
<< Alice >> provò a ripetere lui ma pronunciando il nome all'americana.
<< No! Alice. >> scandì bene lei, forzando l'accento italiano. Cavoli gli aveva appena donato una grossa parte di sè, che la trattasse per bene senza rovinarla e storpiarla! Daryl provò più volte a ripeterlo, cercando di ottenere la giusta pronuncia, sbagliando sempre qualcosa e costringendo Ocean, intollerante, a ripeterlo ancora e ancora, finendo con il divertire il balestriere che quasi aveva preso a sbagliare di proposito, per vederla ancora innervosirsi e continuare come una meastrina a scuola. E alla fine Ocean si arrese << Dillo come ti pare! >> mandando Daryl a quel paese con un gesto del braccio, il quale scoppiò a ridere e rivelò le sue vere intenzioni << Va bene, va bene, ho capito. Alice. >> disse bene alla fine. E per un attimo a Ocean passò tutto il nervoso, ritrovandosi a scacciar via pensieri poco consoni al momento. Aveva sempre trovato molto sensuali gli americani che con il loro forte accento tentavano di pronunciare parole italiane, e in quel momento ne trovò nuovamente piena conferma.
Era stato sexy.
Ma tutto questo non lo fece trapelare. Si trattenne dal chiedergli di pronunciarlo ancora, non voleva che il fighetto si caricasse di ancora più vanità e si sentisse legittimato a far esplodere il proprio testosterone. Non l'avrebbe sopportato, erano cose detestabili! E poi non era proprio il momento per certe cose!
<< Mi piace molto di più Alice di Ocean. >> fermi tutti! Che stava combinando?! Chi gli aveva concesso certe libertà? Nessuno aveva chiesto il suo parere! Che aveva intenzione di fare? Diventare amici?
"Bello, non hai capito niente! Stattene al tuo posto!" pensò Ocean in un misto di fastidio e forte imbarazzo. Quello voleva essere una specie di complimento, forse? Non ne voleva sapere niente, la situazione si stava facendo anche fin troppo intima e la cosa non le piaceva e la faceva sentire fortemente a disagio. Sentì le guance prendere improvvisamente fuoco e rendendosene conto, temendo la cosa fosse visibile e temendo di dare segnali sbagliati al ragazzo che aveva di fronte, rise ironicamente, facendo sembrare la cosa stupida e si alzò, voltandosi con la scusa di tornare al suo posto e raccogliere le sue cose per prepararsi alla partenza. Il sole non era ancora altissimo nel cielo, ma poco importava: loro erano svegli, e lei voleva fuggire via da quella situazione. Era caduta dalle nuvole e si era improvvisamente resa conto di quello che stava realmente succedendo: stava socializzando! Stava disgustosamente socializzando. E ringraziò il cielo che non si fosse addirittura spinta oltre e non avesse cominciato pure a flirtare. Ma che stava facendo?!
<< Posso chiamarti così? >> continuò Daryl, che in cuor suo non aveva nessuna intenzione particolare, voleva solo cercare di allentare un po' le tensioni, avvicinarsi un po', e magari pian piano convincerla che avere qualcuno accanto che ti protegge il culo non era poi così male. Lui stesso i primi tempi era così, solitario, viveva solo con suo fratello e quello doveva essere il suo obiettivo, ma da quando aveva trovato questa nuova famiglia tutto era cambiato e mai e poi mai sarebbe tornato indietro. Aveva trovato quello che mai aveva avuto: qualcuno da proteggere, e qualcuno che proteggesse lui, dandogli il giusto valore. Forse era anche per quello che si era incaponito tanto.
Loro due erano uguali.
E se lui aveva trovato così tanto nel gruppo, poteva trovarlo anche lei e allora lo avrebbe ringraziato.
<< No, lo detesto. >> rispose con semplicità Ocean, pentendosi di quello che aveva appena fatto. Il suo gesto non voleva essere un incipit a conoscersi meglio, non gliene importava nulla di lui e del suo passato, così come lui avrebbe dovuto lasciare in pace lei. Voleva solo "sdebitarsi". Stava andando decisamente oltre e la cosa la faceva innervosire non poco. Daryl sorrise sottecchi, rendendosi conto dell'umore della ragazza che si stava adirando e trovando ancora divertente quel suo modo di fare. Bastava poco per farle scattare i nervi, e non si rendeva conto di quanto potesse sembrare ridicola nel prendersela tanto per così poco.
Si alzò in piedi anche lui, cominciando a buttare terra sul fuoco per spegnerlo, preparandosi a riprendere il cammino: avrebbero dovuto trovare la cavalla alla svelta per poi tornare indietro, sicuramente gli altri si erano resi conto della loro assenza e sperava non si fossero buttati a capofitto nella ricerca, non dovevano mettersi in pericolo per loro. Ma non poteva certo mandargli un sms con scritto "torno subito, abbiate pazienza". I telefonini disgraziatamente non funzionavano più.
<< Alice. >> ripetè ancora tra sè e sè riflettendoci sopra. Ogni volta che lo pronunciava qualcosa esplodeva in Ocean, e le budella non le si attorcigliavano solo perchè lo trovava sexy, ma anche perchè sentiva ne stava abusando. Lei non aveva più usato quel nome da mesi, e non voleva più sentirlo nè averci niente a che fare, ma lui a questo non ci arrivava. Era una cosa che doveva morire lì.
<< E' un nome europeo, o sbaglio? >> chiese dopo qualche secondo di riflessione mentre finiva di spegnere il fuoco.
Ocean si voltò di scatto, arrivando al limite, e gli punto un minaccioso dito contro << Ehi, bello! Non allargarti, va bene? Non credere che ora io sia la tua amichetta del cuore. >> Daryl scoppiò a ridere nel sentirla << Figurati! >> neanche a lui gli era passato minimamente per la testa che la chiacchierata di quella notte potesse in qualche modo aver cambiato le cose tra loro. Era stato piacevole, soprattutto perchè avevano avuto modo di capire che entrambi alla fine erano umani e non avevano cattive intenzioni, solo una vita alle spalle che pressava sul presente, ma continuava a credere che fosse un'imbranata acida.
Le armi erano state riprese, anche metaforicamente. La zona franca era stata lasciata e i due si preparavano a tornare in guerra, anche se forse, nonostante nessuno dei due volesse ammetterlo, qualcosa era cambiato davvero. Non si può arrivare a toccare le zone più intime di qualcuno e poi voltarsi come se niente fosse, qualcosa rimane in entrambi, qualcosa che spesso si traduce in complicità e affinità. Anche se non erano ancora pronti per ammetterlo.
Ocean battè le mani a voler attirare l'attenzione e disse ad alta voce << Max, in piedi! Cerca Peggy, Max! Dov'è Peggy? >> lo stimolò. Max non era mai stato con probabilità un cane da caccia, e seguire le tracce non era proprio quello che sapeva fare meglio, ma comunque aveva l'olfatto migliore tra i presenti e Ocean contava molto su di lui. Max sbadigliò, si stiracchiò e cominciò ad annusare l'aria in cerca di qualche indizio. Provò a fare qualche passo nei ditorni, annusando il terreno, cercando ancora una pista. Daryl, finito di sistemarsi e presa la balestra in spalla, sì avviò con decisione e tranquillità verso una direzione precisa, e passando accanto ai due disse << Di qua. >>
<< Oh, ma guarda! Sei un cane da caccia e non lo sapevo. Bravo Fido! >> disse ironica Ocean incrociando le braccia al petto, trovandosi nuovamente indispettita per i modi di fare così sicuri del ragazzo che spesso sembravano volerla umiliare appositamente, sottolineando quanto, secondo lui, lei fosse incapace.
<< Conserva il tuo sarcasmo, chissà che magari non ti potrà salvare in futuro. Infondo è l'unica arma che hai, se non fai affidamento su quella... >> rispose Daryl a tono senza rallentare. Il sangue di Ocean le salì al cervello e tornò a provare il forte desiderio di strozzarlo e impiccarlo. Ma probabilmente le sarebbe stato utile ancora per un po', sapeva seguire le tracce, l'avrebbe portata da Peggy...e poi l'avrebbe impiccato.
Trattenne quindi per il momento l'istinto omicida e prese a seguirlo in silenzio, preparandosi però mille altre risposte adeguate da potergli rifilare alla prima occasione. Il suo orgoglio le impediva di dargliela vinta. E poi era odioso, non meritava di sembrare figo solo lui. Si dava troppe arie per i suoi gusti.



Angolino dell'autrice!

Aaaaaaaaaaallora...intanto buongiorno a todos :P un grazie pubblico a chi segue la mia storia, a chi legge e soprattutto a voi anime pie che recensite stimolandomi a sbrigarmi nel continuare e proseguire * lacrimuccia commossa * sappiate lo apprezzo tantissimo!!
Pppppppppoi...i credits: la canzone che canta Ocean/Alice è "Vola via" di Ilaria Porceddu (e per i curiosi eccola :P la trovo bellissimissima!!! E adoro la voce di questa donna! http://www.youtube.com/watch?v=gabsQmR1NgY vi invito ad ascoltarla ).
E infine altra comunicazione di servizio: ho messo in corsivo le parti in cui lei (o lui quando cerca di pronunciare il suo nome) parla italiano e non inglese, così da riuscire a differenziare la lingua capita da tutti e condivisa dalla sua di origine, e che quindi non capisce nessuno ahahah
Continuerò così anche nei prossimi capitoli, quindi laddove vedete corsivo sappiate è italiano (anche se è facile lo specificherò al momento del racconto). Il nome Alice l'ho riportato in corsivo in questo capitolo per differenziarlo dall'Alice americano (""Elis"") che Daryl dice inizialmente, ma nei prossimi (perchè sì, come potrete immaginare verrà usato anche nei prossimi) lo riporto normalmente per evitare di star sempre a "incorsivare" ahahah però sappiate è "Alice" all'italiana u.u
Bene...mi sembra di aver detto tutto.
Un saluto.

Ray.

Ps. RECENSITEEEEEE u.u è un ordine! Ahahaha no, scherzo. E' che le recensioni mi stimolano a fare di più :P se vengo ignorata mi deprimo e nessuno vuole una scrittrice depressa u.u

   
 
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