Rendez vous
Rallentò
la sua corsa frenetica solo quando sentì di non farcela
proprio più.
I polmoni le bruciavano avidi di aria e il cuore sembrava stesse per
esplodere. Si fermò lentamente, col fiatone, e si
poggiò con una
mano a un albero in cerca di riposo. Max le si avvicinò
scodinzolante e con la lingua penzoloni fuori, lui si era divertito
un sacco, quell'infinita corsa era stato per lui più un
gioco che
una fuga. Era da un po' che non si divertiva così e di
solito mai
con Ocean, solo con Carl aveva avuto modo di giocare un po' alla
corsa. Si abbassò sulle zampe anteriori, lasciando ben
dritte quelle
posteriori e assumendo la classica posa del "dai giochiamo
ancora!!", ma Ocean era troppo stanca per continuare. Max
provò
a insistere ancora, provocandola con un salto e un giro su se stesso,
provando a correre poco lontano per poi tornare e leccandole la
faccia, ma la reazione ottenuta nella ragazza fu solo una sonora
risata.
<<
No, Max. Non ce la faccio più. Più tardi te la
ridò la rivincita.
>>
Daryl
li raggiunse con calma, rallentando poco prima, per niente affaticato
come magari lo era Ocean e le passò accanto, superandola con
una
certa fretta << Forza, si sta facendo buio! Dobbiamo
ritornare
alla fattoria. >>
Ocean
si raddrizzò, cercando ancora di catturare quanta
più aria
possibile con i suoi grossi respiri.
<<
Buon rientro. Io vado a cercare Peggy. >> disse
semplicemente.
Non era assolutamente intenzionata a seguirlo, anche se Peggy fosse
stata lì con loro. Aveva deciso di andarsene e
così sarebbe stato.
<<
Col buio non la troverai mai! >> disse Daryl fermandosi e
voltandosi a guardarla, ferma nella sua posizione, i piedi ben
piantati a terra e lo sguardo severo. Si era improvvisamente
raffreddata tanto, i suoi occhi si erano fatti più piccoli,
lo
sguardo affilato e distante.
<<
Allora aspetterò domani mattina. >> disse
Ocean.
<<
Forse è già tornata alla fattoria! Sa che
lì è sicuro! Non
possiamo passare la notte fuori, è pericoloso!
>> tentò
ancora di convincera Daryl.
<<
Non voglio rischiare. La fattoria dista qualche ora da qui, comunque
passeremo parte della notte fuori, il sole è già
praticamente
calato! E se non fosse tornata lì avrei solo perso tempo
prezioso.
Potrebbe essere in pericolo! >> disse risoluta Ocean,
già
ferma nella sua decisione. << Torna a casa tua, Daryl.
>>
concluse guardandolo negli occhi prima di voltarsi e allontanarsi,
facendo trapelare da quello sguardo tutta la sua fermezza. Doveva
trovare un posto sicuro dove passare la notte per poi riprendere le
ricerche l'indomani. Pregò che quella notte non sarebbe
stata troppo
fredda, il mantello era rimasto appeso alla sella insieme a molte
altre cose, per quella notte avrebbe dovuto arrangiarsi. Daryl la
guardò, riprendendo a provare fastidio e intolleranza nei
suoi
confronti: avrebbe voluto lasciarla lì, lasciarla in pasto
agli
zombie, perchè era quello che meritava! Ma ancora una volta
il suo
senso della giustizia non lo lasciava in pace. Che Ocean avesse
ragione? Che avesse la sindrome dell'eroe? Perchè era quello
che
sembrava. La ragazza non era responsabilità sua, nessuno gli
aveva
detto di badare a lei, eppure non riusciva a lasciarla andare, certo
che non sarebbe andata troppo lontana, che sarebbe morta di
lì a
poco. Continuava a essere convinto che solo la fortuna l'avesse
portata alla fattoria sana e salva, e forse era proprio quello che il
destino voleva per lei: un posto sicuro. L'aveva vista combattere,
l'aveva vista difendersi e lottare per la sua vita, non era stata
male, aveva tutte le capacità, ma a volte sembrava si
tappasse gli
occhi, pronta a buttarsi tra le braccia della morte. Era come se
stesse cercando un pretesto per morire.
Ocean
si fermò qualche passo più avanti, comportandosi
come se
improvvisamente si fosse ricordata qualcosa. Si girò con
occhi
interrogativi e guardò il ragazzo che era rimasto immobile
nella sua
posizione, indeciso se seguirla o meno, o forse semplicemente
sperando fosse lei a cambiare idea sentendo il bisogno di avere le
spalle coperte.
<<
Anche tu non hai risposto alla mia domanda. >> disse lei.
Daryl
aggrottò la fronte: di quale domanda parlava? Ocean
intuì
l'interrogativo che si era posto e portò subito una
spiegazione alla
sua affermazione << Non mi conosci nemmeno.
Perchè ti
preoccupi per la mia vita? Perchè hai rischiato la tua per
Sophia?
>>
Daryl
distolse lo sguardo, ma non con imbarazzo, con arroganza. Era come se
si fosse offeso, come se avesse trovato la domanda impertinente, e
forse era proprio così. Si sistemò meglio la
balestra in spalla e
prese a camminare verso di lei, senza guardarla <<
Sindrome
dell'eroe. Era questa la risposta, no? >> si
limitò a
rispondere arrogante.
<<
Questa è la risposta che mi sono data io, ma vorrei sentire
la tua
versione. Mi hai detto che mi sbagliavo, ma non mi hai dato una tua
risposta. >> disse Ocean guardandolo, chiedendosi, tra le
altre
cose, dove cavolo si stesse dirigendo. Doveva tornare alla fattoria!
Non seguirla! Non voleva più averlo tra i piedi. Era stato
carino da
parte sua aiutarla, ma ora era tempo di lasciarsi la cosa alle
spalle. Lui aveva una casa in cui tornare, in cui DOVEVA tornare.
Ocean no.
<<
Ehi! Stai zitta, ok? La tua voce è fastidiosa.
>> disse Dary
voltandosi a guardarla freddamente una volta raggiunta <<
Cerchiamo un posto dove accamparci. >>
comunicò subito,
tagliando corto.
<<
Vai alla fattoria! >> quasi ordinò Ocean
seguendolo
nell'istante in cui aveva ripreso a camminare. Qual era la direzione
poco importava a questo punto, bastava trovare un punto dove fermarsi
che non fosse troppo distante. Doveva trovare Peggy quanto prima.
<<
Non è prudente viaggiare col buio. >>
spiegò ancora lui,
guardando fisso davanti a sè, evitando lo sguardo
interrogativo
della ragazza come si evita la peste. Non che avesse qualcosa da
nascondere, ma lo infastidiva. Quelle domande, quel voler sapere di
lui, lo infastidivano terribilmente. Non era certo tipo da confidenze
adolescenziali sul proprio stato d'animo e sui propri sentimenti, e
se mai avesse cominciato a esserlo certamente non sarebbe stato con
un'odiosa ragazza trovata per strada. Il perchè era
irrilevante,
sentiva che certe cose andavano fatte e basta.
Ocean
lo seguì restando zitta i primi momenti, persa nei suoi
interrogativi, ma lo stare zitta non era contemplato, soprattutto
quando era qualcun altro a ordinarglielo!
<<
Non puoi riportarmi indietro, lo sai? >> disse, ma Daryl
non
rispose.
<<
Insisti nel volermi stare accanto perchè speri che superati
certi
"capricci" io mi convinca a seguirti alla fattoria, ma ti
sbagli, lo sai vero? >> continuò a dire Ocean,
ma continuò a
non avere risposte. << Cazzo, odio essere ignorata!
>>
sbraitò lei a un certo punto e accellerò il
passo, piantandosi
davanti al ragazzo e spintonandolo per una spalla.
<<
Non toccarmi! Te lo avevo già detto! >>
rispose altrettanto
incazzato lui alzandole un dito contro.
<<
E tu non ignorarmi! >> lo fulminò Ocean
portandosi le mani ai
fianchi e cercando di assumere una posizione altrettanto minacciosa.
Rimasero in silenzio qualche secondo, fissandosi negli occhi intenti
in una lotta di sguardi, una lotta a chi era più autoritario
e
forte. Poi, dopo un paio di minuti, entrambi capirono che non
sarebbero arrivati mai dove volevano e che era meglio lasciar cadere
lì il discorso, se non volevano passare la notte a fissarsi.
Daryl
riprese a camminare per primo, superandola nuovamente, e Ocean, dopo
un'ultima fulminata, riprese a seguirlo in silenzio.
Trovarono
un piccolo spiazzo vuoto, leggermente sopraelevato così da
tenere
sotto controllo la zona intorno a loro, circondato da alberi, dove
potersi fermare e magari accendere un fuoco per scaldarsi. Non era il
massimo della sicurezza, ma al momento niente era il massimo della
sicurezza.
<<
Faremo dei turni. >> disse Daryl mentre sistemava una
piccola
catasta di legno, circondata da sassi, così da evitare di
dar fuoco
al bosco e con l'aiuto del suo accendino accese la loro fonte di luce
e calore.
<<
Max è in grado di sentire se arriva qualcuno, anche se
dorme, non
c'è bisogno di stare svegli. E' vigile e attento.
>> spiegò
con disinteresse Ocean guardandosi attorno, sorvegliando la zona.
Tutto sembrava tranquillo al momento. Alzò gli occhi
all'albero che
aveva di fronte, accarezzò la corteccia, studiandola e
tirò fuori
la daga. Con due rapide mosse riuscì a tirarsi su e
arrampicarsi
fino al primo ramo in basso, da cui proseguì a mani nude, di
ramo in
ramo, senza aiutarsi con l'arma. Daryl la guardò chiedendosi
cosa
avesse per la testa, ma la cosa non gli interessava davvero.
Finì di
accendere il fuoco e Ocean raggiunse la cima dell'albero. Si sporse,
cercando di vedere oltre le foglie e reggendosi ai rami attorno.
Quando era ragazzina si arrampicava spesso sugli alberi della sua
campagna, le piaceva andare a raccogliere i frutti a mani nude, con
una busta di plastica, era sempre stata brava ed era stato per lei
fonte di divertimento. Ora la necessità di trovare luoghi
sicuri
l'avevano portata a rispolverare le basi dell'arrampicata, ed era
rimerso anche il piacere di vedere il mondo dall'alto. L'albero su
cui era salita non era dei più alti, ma era sufficiente per
permetterle di guardare qualche metro intorno a loro. Solo alberi e
alberi. In lontananza vedeva la chiesa che si erano lasciati alle
spalle e si chiese se non fossero ancora troppo vicini, non voleva
rischiare di beccarsi un assalto nella notte. Ma si rese conto che
alla fine erano più distanti di quanto credevano, e se mai
l'orda si
fosse spostata nella loro direzione comunque sia Max li avrebbe
sentiti arrivare dall'odore, avrebbero avuto tempo di scappare o
quanto meno mettersi in salvo sugli alberi. Riucì a
scorgere, anche
se con un po' di difficoltà, un interruzione degli alberi:
probabilmente lì c'era una strada. Poi qualsiasi altra cosa
ci fosse
intorno a loro era nascosta dal bosco, e non era possibile per lei
studiare oltre la zona. Ma non scese subito, le piaceva stare
lì,
sollevata dal suolo, a farsi scuotere dal vento, sentendosi per un
attimo padrona del mondo. Sorrise, provando piacere. Chiuse gli occhi
per un attimo e si lasciò cullare dal rumore delle foglie e
dal
venticello tiepido che le scompigliava i capelli.
Era
come volare.
Passò
un po' di tempo prima che decidesse di scendere, stava troppo bene
lì, ma aveva un po' fame e aveva lasciato giù la
sacca con quelle
due scatolette contate che era riuscita a portar via. Con
facilità e
un paio di salti riuscì a scendere con la stessa
agilità con cui
era salita e si avvicinò al fuoco acceso, lasciandosi cadere
per
terra e mettendosi a sedere a gambe incrociate. Afferrò la
sacca,
tirò fuori una scatola e la lanciò a Daryl mentre
l'altra la tenne
per sè. Non aggiunse altro, non voleva sembrare un gesto
socievole o
peggio caritatevole, e sapeva che non aggiungere altro, lasciando che
la cosa risultasse normale, era il modo migliore. Daryl la prese e
non fece complimenti, l'aprì e si servì dei
fagioli all'interno.
Ocean fece altrettanto, usando le mani per mangiare, non avendo
posate dietro (non aveva più questa abitudine) e facendone
cadere un
po' a terra vicino a sè per permettere anche a Max di cenare.
<<
Quando ero ragazzina giocavo a fare il capitano di una nave pirata.
>> disse lei che zitta proprio non riusciva a starci. Le
piaceva parlare, le piaceva raccontare, e questo era una
caratteristica che mai si era riuscita a togliere di dosso. Quando
era sola parlava con Max, e la cosa era divertente perchè
ascoltava
e sembrava capire a volte, ma ora che era in compagnia di un essere
umano con cui poter interagire la cosa la stuzzicava e la invogliava
ancora di più, anche se la persona in questione non era
proprio la
miglior compagnia da salotto che si potesse avere.
<<
Salivo fino all'ultimo ramo disponibile, in alto, quello più
precario, in modo che il vento anche se leggero riusciva a farmi
ciondolare abbastanza da darmi la sensazione della barca che ciondola
sulle onde del mare. Mia madre mi odiava per questo, anche
perchè
l'albero che più mi piaceva aveva sotto di sè un
paio di fichi
d'india. >> alzò gli occhi verso Daryl,
chiedendosi se la
stesse ascoltando, e lo vide con gli occhi bassi sul suo barattolo
intento a mangiare << Quello con le spine!
>> specificò
lei un po' acida, palesemente provocatoria.
<<
So cos'è un fico d'india! >> disse lui
scocciato non deludendo
le aspettative della ragazza. Voleva in qualche modo interagire con
lui, si annoiava, e almeno così aveva potuto sentire la sua
voce e
avere il riscontro che voleva. Sorrise soddisfatta e tornò a
mangiare.
<<
Ma probabilmente era proprio per quel motivo che era il mio albero
preferito. Mi piaceva il senso del pericolo che dava, mi faceva
sembrare il gioco più divertente. >>
<<
Hai sempre provato ad ammazzarti fin da bambina. >> disse
Daryl
parlando finalmente, e Ocean scoppiò a ridere
<< Ehi, non sono
matta! Mi piace l'adrenalina. >>
<<
Penso ti piacerebbe meno se tu ti facessi male realmente.
>>
disse Daryl riferendosi anche alla situazione attuale. Che fosse quel
suo "amare il pericolo" che la portava a far cose tanto
sconsiderate?
<<
Sono caduta un sacco di volte! Avevo sempre il ginocchio sbucciato
per un motivo o un altro e, dolore a parte, che ammetto non era
piacevole, mi divertivo lo stesso e appena pronta tornavo a correre o
arrampicarmi. Soprattutto arrampicarmi, mi è sempre piaciuto
vedere
il mondo dall'alto e avere la sensazione del vuoto sotto i piedi.
>>
<<
Fammi indovinare, eri una di quelle che sognava di poter volare.
>>
disse ancora Daryl col tono di chi in realtà non desidera
una
risposta perchè non gliene importa niente.
Ocean
rise ancora << Poco originale, vero? >>
Anche
cavalcare era un'attività che le piaceva molto. Tutto
ciò che le
dava la sensazione di volare era qualcosa di fantastico per lei.
Ma
l'argomento si chiuse lì, e Ocean non trovò
più appigli per
proseguire. Il silenzio cadde nuovamente tra i due e la cosa
sinceramente innervosiva un po' Ocean. Il silenzio le permetteva di
sentire meglio quello che aveva attorno, e questo le metteva ansia:
ogni singolo rumore pareva amplificato e terrificante. E il silenzio
faceva sembrare i suoi pensieri ancora più assordanti di
com'erano
già. Parlare l'aiutava a staccare la testa e calmarsi, non
dare peso
a ogni singola cosa. Ma di cosa avrebbe potuto parlare con uno
antipatico come Daryl così poco incline alla conversazione?
Sospirò
e si raccolse le ginocchia, abbracciandosi. Nonostante il fuoco
acceso il freddo non le dava tregua, avrebbe avuto bisogno del suo
mantello, anche perchè avvolgendosi in esso aveva
più il senso di
sicurezza. Così si sentiva scoperta e vulnerabile.
Accarezzò Max
accanto a sè, sforzandosi di trovare tranquillità
in quel gesto di
routine e sorrise nel vederlo scodinzolare nonostante gli occhi
chiusi e l'apparente sonno in cui sembrava immerso.
Sentì
la mancanza di Peggy. Era una gran compagnia anche lei, anche se
all'apparenza non sembrava. Ascoltava più di chiunque altro,
e le
piaceva sentire Ocean cantare.
Era
diventato ormai una loro abitudine la sera, prima di mettersi a
dormire, aspettare e ascoltare Ocean intonare una canzone. La voce
delicata della ragazza, quasi sussurrata per non destare i pericoli
nei dintorni, era così dolce che quasi risultava una ninna
nanna,
riscaldava il cuore, anche della ragazza stessa, e permetteva loro di
scacciare ogni tanto gli incubi.
Ocean
tenne gli occhi su Max, intenerita e addolcita, e quasi
dimenticandosi della compagnia eccezionale che aveva, come tutte le
sere, si fece venire in mente una qualche melodia e la
intonò
dapprima a labbra serrate, poi delicatamente le discuse e parole quasi
borbottate uscirono dalla sua bocca. Daryl le lanciò
un'occhiata curioso,ma tornò subito a concentrarsi sulla sua
cena,
lasciandola fare, sentendosi anche lui ammorbidito nonostante le
parole che Ocean pronunciava non le capisse. Era una lingua che non
conosceva, probabilmente la stessa usata nei suoi sogni, e si chiese
con curiosità che lingua fosse, da dove venisse quella
ragazza che
tanto desiderava fare l'eroina della storia ma che finiva solo col
combinare pasticci. Ma furono domande che tenne per sè. E
per il
momento godette della melodia e basta.
<<
C'era in un tempo candido, su qualche cielo
magico, stanza
di organza e nuvole e dentro una vita fragile.
Tutto sembrava facile;
crescere, che è un'incudine.
Dove li metto gli attimi? Come
conservo i brividi?
Non ti dimentico, non mi dimentico.
Piega
le lacrime, che bisogna andare via da quest'isola, via dalla scatola,
scrivi una favola e vola via. Via!
E vola via.
Vola e rimani
qua, lascia i ricordi o portali via. Via!
Siamo talenti o sagome,
vite tutte da scrivere solo per chi sa leggere sogni fatti di
nuvole.
Voglia di vivere, voglia di correre, liberi, liberi, che
bisogna andare via da quest'isola, via dalla scatola
Scrivi
una favola e vola via. Via!
E volo via!
Vola e rimani qua.
Lascia i ricordi o portali via. Porta lontano la fantasia.
Via.
Via
da quest'isola, via dalla scatola.
Scrisse una favola e volò
via... >> Max aveva alzato la testa a
metà canzone e aveva
proseguito ad ascoltarla, guardandola. Anche a lui piaceva sentirla
cantare, la sua voce diventava così dolce e delicata. Era
come se
sussurrasse dei segreti. Era bello.
Ocean
gli sorrise teneramente e gli fece un'altra carezza più
vigorosa
sotto l'orecchio, dove gli piaceva tanto. Max le leccò la
mano, in
segno d'affetto, poi si acciambellò vicino a lei e riprese a
dormicchiare beato, sotto lo sguardo vigile e intenerito della
padrona.
<<
Capitano di una nave di pirati, eh? >> chiese divertito
Daryl
dopo qualche minuto di silenzio, sorprendendo Ocean, la quale
alzò
subito gli occhi verso di lui e lo trovò sorridente, un po'
irriverente, ma non provocatorio o arrogante. Si era un po'
ammorbidito, glielo si leggeva negli occhi. La canzone aveva colpito
anche lui, non aveva capito le parole, ma il tono suggeriva tutta la
sua malinconia. E non è facile restare indifferente di
fronte al
dolore delle persone. I tempi che correvano portavano a dimenticare
che cosa fossero i sentimenti e che qualcuno ancora poteva provarne.
Era sempre una bella sorpresa quando venivano smentite certe
credenze.
<<
Certo! Cos'hai contro i pirati? >> chiese Ocean
lasciandosi
sfuggire anche lei un sorriso divertito. Daryl alzò lo
braccia in
segno di resa e si fece scappare una risatina << Niente,
assolutamente. >> la conversazione non era proseguita
oltre, ma
non era stata fine a se stessa. Qualcosa era di nuovo scattato,
lasciando da parte intolleranze ed astii, facendo vivere la compagnia
dell'altro con piacevolezza e sicurezza. Alla fine non c'era un vero
e proprio motivo per cui odiarsi a vicenda, non andavano d'accordo
molte volte e sicuramente avevano due caratteri contrastanti, ma
nessuno dei due aveva fatto un vero e proprio torto all'altro, quindi
perchè farsi la guerra?
Ocean
si stese, prendendo posizione e cercando di mettersi il più
comoda
possibile, per quanto una possa star comoda stesa a terra in mezzo
all'erba, e cercò di trovare la pace ideale per permettersi
un po'
di sonno. Non era così ambiziosa da pretendere un'intera
notte di
riposo, sapeva era impossibile, ma chiudere gli occhi un pochino le
avrebbe fatto bene e magari l'avrebbe resa meno nervosa.
Passò
la prima ora a fissare il vuoto, un vuoto buio davanti a sè
con
ombre che si allungavano e distendeva e che la terrorizzavano con le
loro forme spaventose, così simili ai suoi incubi peggiori,
ma poi
la stanchezza ebbe la meglio e riuscì finalmente ad
abbandonarsi al
tepore del sonno.
Un
fruscio e dei rumori la fecero svegliare di soprassalto, e per un
attimo temette che le fosse esploso il cuore il petto. Bastava
così
poco per ucciderla di paura. Spalancò gli occhi e
sussultando si
alzò a sedere e a guardarsi attorno. Le ci volle qualche
secondo per
mettere bene a fuoco cosa avesse attorno, e molto di più per
riuscire a tranquillizzarsi. Max dormiva ancora accanto a lei, aveva
rizzato un po' le orecchie, ma non sembrava agitato. Il fuoco era
ancora vivo e scoppiettava sui suoi legnetti, forse gli ultimi a
disposizione. Il cielo era buio e pieno di stelle, anche se in
lontananza cominciava a schiarirsi. Era presto ancora, ma non avrebbe
avuto bisogno di aspettare molto per l'alba. Seduto a braccia
conserte, poggiato con la schiena allo stesso tronco a cui l'aveva
lasciato prima di addormentarsi, c'era Daryl, gli occhi chiusi, la
testa cadente in avanti, immerso in un apparente sonno, ma che subito
smentì questa evidenza alzando la testa, guardando la
ragazza con lo
sguardo di chi non ha chiuso occhio tutta la notte e disse
<<
Era solo un animale. Puoi tornare a dormire, c'è ancora
tempo. >>
il suo tono era serio, quasi discostante, ma Ocean riuscì a
cogliere
in quelle parole tanta dolcezza, una dolcezza che da tempo non
provava. Probabilmente non era stata intenzione di Daryl, ma alla
fine si era preoccupato di tranquillizzarla invitandola a riposare
ancora, ignorando la sua stessa regola "faremo i turni".
Era rimasto sveglio tutta la notte per permettere a Ocean di
riposare.
Era
da così tanto tempo che qualcuno non si preoccupava per lei.
Anche
quella era una dolce novità, considerata ormai
così strana e
inusuale da farla sentire per un attimo un pesce fuor d'acqua,
imbarazzata, stranita, ma anche un po' intimorita: era ancora
possibile una cosa simile? Che fosse solo un trucco? Era stato
carino...ma ai tempi attuali nessuno era più carino. Che ci
fosse
l'inganno?
La
ragazza sorrise appena e si levò a sedere, sistemandosi i
capelli
con un gesto automatico, cercando di sorvolare l'accaduto e si
stirò
la schiena << Non riuscirei a prendere sonno. Ormai sono
sveglia e agitata. Perchè non dormi un pochino tu invece? Ne
avrai
bisogno. >>
<<
Non mi fido di te. >> rispose semplicemente lui,
facendosi
sfuggire un sorriso impertinente. Ocean si fece passare tutti i
pensieri dolci e tutte le carinerie che le stavano venendo alla
mente, lasciando spazio a un'ira improvvisa e funesta. E quasi si
sentì sollevata di questo: allora era tutto normale!
<<
Cosa?! >> brontolò, tornando a fulminarlo con
lo sguardo. Vide
Daryl ridere sotto i baffi, prima di riabbassare la testa e
richiudere gli occhi. Lo lasciò perdere, si divertiva a
stuzzicarla,
era questo il motivo e lei non doveva dargliela vinta.
Portò
gli occhi al fuoco davanti a sè e sospirò
cercando ancora la calma
che non era riuscita a ritrovare dopo il risveglio. L'aria del
mattino si stava facendo sentire, era più fredda e pungente
di
quella della sera prima, le faceva venire la pelle d'oca e le
pizzicava le guance, ma era piacevole anche quello. Le ricordava le
mattine d'inverno quando si caricava un pesantissimo zaino gigante
sulle spalle e faceva la strada a piedi per andare a prendere il
pulmino che l'avrebbe portata a scuola. Al tempo odiava quella
routine, ora a distanza di anni le mancava. Era tutto così
semplice,
e perfino la brezza mattutina tanto violenta delle volte poteva
essere in realtà fonte di vita e piacere. Un brivido la
scosse e
tornò subito a riabbracciarsi le ginocchia, cercando calore
in se
stessa. Il fiato che usciva dalle sue labbra screpolate faceva una
simpatica nuvoletta bianca, e anche con quella al tempo si era
divertita un sacco: "Guarda, fumo!" era il classico gioco
dei bambini.
Daryl
riaprì gli occhi e chinandosi verso il fuoco ci
lanciò dentro un
altro pezzo di legno << Non appena salirà il
sole si dovrebbe
cominciare a stare meglio. >> disse e Ocean
annuì cominciando
a pregare che il sole sorgesse prima del previsto. Aveva freddo.
Pensò
a Peggy: chissà dove era andata a cacciarsi. Sola, impaurita
e forse
infreddolita anche lei. Sperava fosse davvero tornata alla fattoria,
lì sarebbe stata bene, anche se voleva dire ritornare e
ri-affrontare chi avrebbe cercato di fermare la sua partenza
solitaria. Ma preferiva seguire le tracce, piuttosto che andare per
tentativi: non voleva sprecare tempo. E voleva evitare di tornare
indietro per niente.
<<
Avvicinati. >> la incitò Daryl, attizando il
fuoco e
guardandola con degli occhi strani. Aveva qualcosa in mente, glielo
si leggeva in faccia, era come se avesse qualcosa da dire ma non
volesse farlo. Ed era effettivamente così: Ocean si era
lamentata
nel sonno anche quella notte. Ma non voleva metterla in imbarazzo con
domande troppo personali.
La
ragazza accettò il suggerimento e tirandosi avanti col
sedere si
avvicinò alle fiamme, allungò le mani verso esse
e godette del
calore sui palmi. Non era il massimo, non riusciva a darle il piacere
di cui aveva bisogno, ma andava bene comunque.
Daryl
restò in silenzio qualche minuto ad osservare le fiamme che
si
contorcevano e si rincorrevano, immerso nei suoi pensieri, e per la
prima volta Ocean si chiese cosa avesse per la testa.
Sospirò,
un sospiro quasi arrendevole, e abbassò gli occhi
<< Perchè
nessuno l'ha mai fatto per me. >> disse senza
contestualizzare
la frase. Ocean aggrottò la fronte e cercò di
capire da sola a cosa
si stesse riferendo il ragazzo, senza successo. Si portò le
mani
ormai calde alle labbra, le chiuse a bozzolo e ci soffiò
dentro,
cercando ancora calore in un gesto di routine.
Daryl
assunse un espressione fredda e distaccata e si aiutò a
uscire
dall'imbarazzo con un gesto disinvolto della mano << Il
perchè
ho sacrificato tanto per Sophia e ti sto venendo dietro. La
verità è
questa: Nessuno l'ha mai fatto o l'avrebbe mai fatto per me, neanche
mio fratello. >> e per la prima volta Ocean non vide in
lui il
ragazzo scorbutico e arrogante che sempre cercava di essere. Non
capiva assolutamente il senso di tutto quello, non riusciva a capire
perchè diamine Daryl gli stesse dicendo quelle cose, ma
comunque ciò
le fece piacere. Era una prova di umanità in mezzo a tanto
schifo,
la prova che le persone erano ancora in grado di provare sentimenti
ed essere legati al proprio passato. Esistevano ancora cose del
genere: credeva che non avrebbe mai avuto modo di ritrovarlo. E poi
sapere che anche Daryl era in grado di provare sentimenti era
comunque sia una bella notizia, allora forse non era poi il ragazzo
antipatico che voleva dimostrare. Per la prima volta si
sentì
veramente vicino a lui. Non tanto perchè si era aperto a
lei, anche
se non ne capiva il motivo, ma perchè quella rivelazione che
le era
stata fatta aveva mostrato qualcosa di più: loro due erano
più
simili di quello che si poteva pensare. La sua frase voleva dire
molto più di così, un accenno a quello che era
stato il suo passato
e probabilmente era proprio quel passato ad averlo reso così
duro.
La
corazza che si erano costruiti loro due era dello stesso tipo.
Ocean
abbassò gli occhi, imbarazzata come ci si può
sentire di fronte a
chi ti dice che gli è morto un caro parente: non sai mai
quali siano
le parole più adatte, e tutto sembra stupido e superficiale.
<<
E così hai un fratello, eh? >>
riuscì a dire, aggrappandosi
all'unica cosa che le sembrava più capace di allontanarli da
quella
situazione imbarazzante.
Daryl
si lasciò sfuggire un sorriso sarcastico e un po'
infastidito <<
Merle. >> annuì, e tale era stato il suo tono
che Ocean fece
fatica a capire che quello pronunciato era un nome e non un verso di
disgusto << Rick l'ha ammanettato su un tetto di Atlanta
e l'ha
lasciato lì. >> raccontò come si
può raccontare un
divertente annedoto dell'infanzia.
Ocean
spalancò gli occhi sorpresa, non sapendo se dispiacersi o
ridere <<
Davvero? Eppure Rick sembra così...giusto. >>
ci aveva messo
un po' a trovare la parola adatta, anche se quella non lo era per
niente.
<<
Lo è. E' mio fratello che non lo era. Non è mai
stato la perla del
gruppo, anzi non è mai stato la perla di nessuno. Era un po'
troppo... >> cercò anche lui la parola adatta
senza trovarla,
e fece spallucce << Lui era Merle. >>
niente poteva
definirlo meglio di così.
<<
Mi dispiace molto. >> disse Ocean. Era una forma standard
di
condoglianze, di quelle che alla fine non si provano davvero, ma
è
solo un modo come un altro per dimostrare un minimo di
umanità.
Daryl
fece spallucce e alzò gli occhi al cielo <<
Non è detto sia
morto. Siamo tornati a cercarlo e ho trovato solo la sua mano. Le
tracce lasciate fanno pensare sia riuscito però a scappare.
>>
disse ancora con una tranquillità che in altre situazioni
non
sarebbe stata plausibile. Non dava il giusto peso alla faccenda per
non permettergli di schiacciarlo.
Ocean
lo guardò un po', meravigliandosi ancora di come si fossero
ridotti
a certe confidenze, loro due che non potevano vedersi e che
probabilmente ancora sarebbero tornati a detestarsi. Era un momento
di pace, era zona franca, le armi erano state riposte momentanemante
per concedersi una pausa in cui condividere il boccale e la
sigaretta, ma non per questo la guerra era finita. Ciò non
toglieva
però che la cosa fosse piacevole. Non sapeva come erano
arrivati lì
e non sapeva il perchè, ma dopo tanto tempo finalmente si
sentiva
accanto del calore umano. Dopo tanto tempo era tornata a provar
piacere della vicinanza di una persona e quasi desiderò che
quel
momento non finisse mai.
Sorrise
e tornò a fissare le fiamme << E' vivo.
>> disse con
sicurezza.
Daryl
alzò gli occhi speranzoso: che sapesse qualcosa? Si era
dimostrata
così sicura nella voce che magari prima l'aveva incontrato,
magari
aveva sue notizie. Ma si dovette subito ricredere, lei non lo
conosceva, era facile da capire che il suo sguardo era solo di
supporto.
<<
Come fai a dirlo? >> chiese lui alzando un sopracciglio,
per
niente convinto che dicesse la verità, ma lieto che stesse
provando
a rassicurarlo in qualche modo.
<<
Nei film dell'orrore gli stronzi sono sempre gli ultimi a morire.
>>
si giustificò semplicemente Ocean facendo trapelare tutta la
sua
ironia, volta semplicemente a strappare un sorriso al suo compagno e
allietare la conversazione. Atto che sembrò avere i suoi
frutti
provocando una leggera risata in Daryl, divertito e forse addirittura
convinto e veramente rassicurato. Suo fratello era un duro, uno
veramente tosto, non si sarebbe fatto buttare giù con tanta
facilità
e per quanto l'affermazione di Ocean era solo di simpatia e
circostanza, forse forse un fondo di verità l'aveva. Ed era
questo
fondo di verità che lo divertiva.
<< Era dai tempi in cui viaggiavo con Merle che non
passavo la notte
solo nel bosco. >> continuò lui, cercando di
tenere vivo e
acceso quel clima confidenziale che tanto stava rendendo piacevole il
loro soggiorno in quel posto. << Devo dire che non mi
mancava
per niente. >> concluse.
Ocean
continuò a fissare distrattamente le fiamme davanti a
sè <<
Vi state ammosciando a stare chiusi lì. Prima o poi dovrete
andarvene, e allora non sarete più pronti. >>
<<
Cosa ti fa pensare che sarà così. E' stato un
posto sicuro a lungo,
può continuare a esserlo ancora. >>
<<
Nessun posto è sicuro >> parlava con
cognizione di causa. Lo
si sentiva. Daryl stava per ribattere, ma Ocean lo anticipò
<<
Cosa credi ci sarà domani? >> il suo sguardo
distratto si
trasformò e divenne profondo, uno sguardo che bucava e
andava oltre
a tutto quello che aveva davanti. Serrò la mascella e
alzò gli
occhi, guardando in viso il suo interlocutore << Questo
mondo
non è lo stesso che conosciavamo tempo fa. Puoi allungare il
brodo,
cercare di tirare il più possibile, ma non è
altro che un ritardare
l'inevitabile. Il mondo non ci appartiene più, stiamo
lottando per
qualcosa che ormai non è più nostro e prima o poi
saremo costretti
a rinunciarvi. Abbiamo già perso! >>
<< Per ora mi limito a tenermi addosso la pelle.
>> rispose
semplicemente Daryl. E Ocean non aggiunse altro, ricevendo un altra
prova di come loro due fossero così simili. Era meglio per
tutti
lasciar da parte certi pensieri, la totale assenza di futuro e
speranza uccideva i più deboli più di una lama di
un coltello.
Il
cielo cominciò a schiarirsi, il sole stava sorgendo. Il
tempo era
passato più velocemente di quello che credevano, e presto si
sarebbero rimessi in cammino. La stanchezza gravava su entrambi, ma
non li avrebbe fermati o li avrebbe ammazzati.
Ocean
sospirò arrendevole e alzò gli occhi al cielo,
assumendo
un'espressione visibilmente infastidita e scocciata prima di dire col
tono di chi accetta delle condizioni che non tanto gli vanno a genio
<< Alice. >>
Daryl
aggrottò la fronte non capendo assolutamente di cosa stesse
parlando
e il perchè di quell'atteggiamento << Cosa?
>>
Ocean
cercò di rendere il tutto più superficiale e meno
importante
possibile, aiutandosi con gestualità ed espressioni
<< E' il
mio vero nome. >>
L'aveva
fatto.
Aveva
seppellito tutto quanto e aveva lottato a lungo per tenere il tutto
dov'era, per seprarsene e non averne più a che fare, ma
quella sera
qualcosa era scattato in lei. A dire il vero era più un
bisogno di
sdebitarsi che quello di aprirsi. Non voleva far riaffiorire niente
della vita di Alice, ma Daryl aveva rivelato così tanto di
sè,
aprendosi anche più del dovuto e del richiesto, e lei
sentiva che
sarebbe stato doveroso richiambiare in qualche modo e fare
altrettanto. Occhio per occhio. Ma che non sperasse di andare oltre!
Aveva già superato un grosso limite che si era imposta e non
avrebbe
fatto un passo in più. Che si accontentasse di quello,
perchè mai
avrebbe riportato a galla quel forziere.
Alla
fine, infondo, era solo un nome. Avrebbe anche potuto
sopportarlo...forse.
<<
Alice >> provò a ripetere lui ma pronunciando
il nome
all'americana.
<<
No! Alice. >> scandì bene
lei, forzando l'accento
italiano. Cavoli gli aveva appena donato una grossa parte di
sè, che
la trattasse per bene senza rovinarla e storpiarla! Daryl
provò più
volte a ripeterlo, cercando di ottenere la giusta pronuncia,
sbagliando sempre qualcosa e costringendo Ocean, intollerante, a
ripeterlo ancora e ancora, finendo con il divertire il balestriere
che quasi aveva preso a sbagliare di proposito, per vederla ancora
innervosirsi e continuare come una meastrina a scuola. E alla fine
Ocean si arrese << Dillo come ti pare! >>
mandando Daryl
a quel paese con un gesto del braccio, il quale scoppiò a
ridere e
rivelò le sue vere intenzioni << Va bene, va
bene, ho capito.
Alice. >> disse bene alla fine. E per
un attimo a Ocean
passò tutto il nervoso, ritrovandosi a scacciar via pensieri
poco
consoni al momento. Aveva sempre trovato molto sensuali gli americani
che con il loro forte accento tentavano di pronunciare parole
italiane, e in quel momento ne trovò nuovamente piena
conferma.
Era
stato sexy.
Ma
tutto questo non lo fece trapelare. Si trattenne dal chiedergli di
pronunciarlo ancora, non voleva che il fighetto si caricasse di
ancora più vanità e si sentisse legittimato a far
esplodere il
proprio testosterone. Non l'avrebbe sopportato, erano cose
detestabili! E poi non era proprio il momento per certe cose!
<<
Mi piace molto di più Alice di Ocean.
>> fermi tutti!
Che stava combinando?! Chi gli aveva concesso certe libertà?
Nessuno
aveva chiesto il suo parere! Che aveva intenzione di fare? Diventare
amici?
"Bello, non hai capito niente! Stattene al tuo
posto!" pensò Ocean in un misto di fastidio e forte
imbarazzo.
Quello voleva essere una specie di complimento, forse? Non ne voleva
sapere niente, la situazione si stava facendo anche fin troppo intima
e la cosa non le piaceva e la faceva sentire fortemente a disagio.
Sentì le guance prendere improvvisamente fuoco e
rendendosene conto,
temendo la cosa fosse visibile e temendo di dare segnali sbagliati al
ragazzo che aveva di fronte, rise ironicamente, facendo sembrare la
cosa stupida e si alzò, voltandosi con la scusa di tornare
al suo
posto e raccogliere le sue cose per prepararsi alla partenza. Il sole
non era ancora altissimo nel cielo, ma poco importava: loro erano
svegli, e lei voleva fuggire via da quella situazione. Era caduta
dalle nuvole e si era improvvisamente resa conto di quello che stava
realmente succedendo: stava socializzando! Stava disgustosamente
socializzando. E ringraziò il cielo che non si fosse
addirittura
spinta oltre e non avesse cominciato pure a flirtare. Ma che stava
facendo?!
<<
Posso chiamarti così? >> continuò
Daryl, che in cuor suo non
aveva nessuna intenzione particolare, voleva solo cercare di
allentare un po' le tensioni, avvicinarsi un po', e magari pian piano
convincerla che avere qualcuno accanto che ti protegge il culo non
era poi così male. Lui stesso i primi tempi era
così, solitario,
viveva solo con suo fratello e quello doveva essere il suo obiettivo,
ma da quando aveva trovato questa nuova famiglia tutto era cambiato e
mai e poi mai sarebbe tornato indietro. Aveva trovato quello che mai
aveva avuto: qualcuno da proteggere, e qualcuno che proteggesse lui,
dandogli il giusto valore. Forse era anche per quello che si era
incaponito tanto.
Loro
due erano uguali.
E
se lui aveva trovato così tanto nel gruppo, poteva trovarlo
anche
lei e allora lo avrebbe ringraziato.
<<
No, lo detesto. >> rispose con semplicità
Ocean, pentendosi di
quello che aveva appena fatto. Il suo gesto non voleva essere un
incipit a conoscersi meglio, non gliene importava nulla di lui e del
suo passato, così come lui avrebbe dovuto lasciare in pace
lei.
Voleva solo "sdebitarsi". Stava andando decisamente oltre e
la cosa la faceva innervosire non poco. Daryl sorrise sottecchi,
rendendosi conto dell'umore della ragazza che si stava adirando e
trovando ancora divertente quel suo modo di fare. Bastava poco per
farle scattare i nervi, e non si rendeva conto di quanto potesse
sembrare ridicola nel prendersela tanto per così poco.
Si
alzò in piedi anche lui, cominciando a buttare terra sul
fuoco per
spegnerlo, preparandosi a riprendere il cammino: avrebbero dovuto
trovare la cavalla alla svelta per poi tornare indietro, sicuramente
gli altri si erano resi conto della loro assenza e sperava non si
fossero buttati a capofitto nella ricerca, non dovevano mettersi in
pericolo per loro. Ma non poteva certo mandargli un sms con scritto
"torno subito, abbiate pazienza". I telefonini
disgraziatamente non funzionavano più.
<<
Alice. >> ripetè ancora tra
sè e sè riflettendoci
sopra. Ogni volta che lo pronunciava qualcosa esplodeva in Ocean, e
le budella non le si attorcigliavano solo perchè lo trovava
sexy, ma
anche perchè sentiva ne stava abusando. Lei non aveva
più usato
quel nome da mesi, e non voleva più sentirlo nè
averci niente a che
fare, ma lui a questo non ci arrivava. Era una cosa che doveva morire
lì.
<<
E' un nome europeo, o sbaglio? >> chiese dopo qualche
secondo
di riflessione mentre finiva di spegnere il fuoco.
Ocean
si voltò di scatto, arrivando al limite, e gli punto un
minaccioso
dito contro << Ehi, bello! Non allargarti, va bene? Non
credere
che ora io sia la tua amichetta del cuore. >> Daryl
scoppiò a
ridere nel sentirla << Figurati! >> neanche
a lui gli
era passato minimamente per la testa che la chiacchierata di quella
notte potesse in qualche modo aver cambiato le cose tra loro. Era
stato piacevole, soprattutto perchè avevano avuto modo di
capire che
entrambi alla fine erano umani e non avevano cattive intenzioni, solo
una vita alle spalle che pressava sul presente, ma continuava a
credere che fosse un'imbranata acida.
Le
armi erano state riprese, anche metaforicamente. La zona franca era
stata lasciata e i due si preparavano a tornare in guerra, anche se
forse, nonostante nessuno dei due volesse ammetterlo, qualcosa era
cambiato davvero. Non si può arrivare a toccare le zone
più intime
di qualcuno e poi voltarsi come se niente fosse, qualcosa rimane in
entrambi, qualcosa che spesso si traduce in complicità e
affinità.
Anche se non erano ancora pronti per ammetterlo.
Ocean
battè le mani a voler attirare l'attenzione e disse ad alta
voce <<
Max, in piedi! Cerca Peggy, Max! Dov'è Peggy?
>> lo stimolò.
Max non era mai stato con probabilità un cane da caccia, e
seguire
le tracce non era proprio quello che sapeva fare meglio, ma comunque
aveva l'olfatto migliore tra i presenti e Ocean contava molto su di
lui. Max sbadigliò, si stiracchiò e
cominciò ad annusare l'aria in
cerca di qualche indizio. Provò a fare qualche passo nei
ditorni,
annusando il terreno, cercando ancora una pista. Daryl, finito di
sistemarsi e presa la balestra in spalla, sì
avviò con decisione e
tranquillità verso una direzione precisa, e passando accanto
ai due
disse << Di qua. >>
<<
Oh, ma guarda! Sei un cane da caccia e non lo sapevo. Bravo Fido!
>>
disse ironica Ocean incrociando le braccia al petto, trovandosi
nuovamente indispettita per i modi di fare così sicuri del
ragazzo
che spesso sembravano volerla umiliare appositamente, sottolineando
quanto, secondo lui, lei fosse incapace.
<<
Conserva il tuo sarcasmo, chissà che magari non ti
potrà salvare in
futuro. Infondo è l'unica arma che hai, se non fai
affidamento su
quella... >> rispose Daryl a tono senza rallentare. Il
sangue
di Ocean le salì al cervello e tornò a provare il
forte desiderio
di strozzarlo e impiccarlo. Ma probabilmente le sarebbe stato utile
ancora per un po', sapeva seguire le tracce, l'avrebbe portata da
Peggy...e poi l'avrebbe impiccato.
Trattenne
quindi per il momento l'istinto omicida e prese a seguirlo in
silenzio, preparandosi però mille altre risposte adeguate da
potergli rifilare alla prima occasione. Il suo orgoglio le impediva
di dargliela vinta. E poi era odioso, non meritava di sembrare figo
solo lui. Si dava troppe arie per i suoi gusti.
Angolino
dell'autrice!
Aaaaaaaaaaallora...intanto
buongiorno a todos :P un grazie pubblico a chi segue la mia storia, a
chi legge e soprattutto a voi anime pie che recensite stimolandomi a
sbrigarmi nel continuare e proseguire * lacrimuccia commossa *
sappiate lo apprezzo tantissimo!!
Pppppppppoi...i credits: la
canzone che canta Ocean/Alice è "Vola via" di Ilaria
Porceddu (e per i curiosi eccola :P la trovo bellissimissima!!! E
adoro la voce di questa donna!
http://www.youtube.com/watch?v=gabsQmR1NgY
vi invito ad ascoltarla ).
E infine altra comunicazione di
servizio: ho messo in corsivo le parti in cui lei (o lui quando cerca
di pronunciare il suo nome) parla italiano e non inglese,
così da
riuscire a differenziare la lingua capita da tutti e condivisa dalla
sua di origine, e che quindi non capisce nessuno ahahah
Continuerò
così anche nei prossimi capitoli, quindi laddove vedete
corsivo
sappiate è italiano (anche se è facile lo
specificherò al momento
del racconto). Il nome Alice l'ho riportato in corsivo in questo
capitolo per differenziarlo dall'Alice americano (""Elis"")
che Daryl dice inizialmente, ma nei prossimi (perchè
sì, come
potrete immaginare verrà usato anche nei prossimi) lo
riporto
normalmente per evitare di star sempre a "incorsivare"
ahahah però sappiate è "Alice" all'italiana u.u
Bene...mi sembra di aver detto tutto.
Un saluto.
Ray.
Ps.
RECENSITEEEEEE u.u è un ordine! Ahahaha no, scherzo. E' che
le
recensioni mi stimolano a fare di più :P se vengo ignorata
mi
deprimo e nessuno vuole una scrittrice depressa u.u