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Autore: SaraRocker    22/10/2014    13 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, il trio dei miracoli tornerà ad Hogwarts. Sembra improvvisamente giunto il tempo per potere finalmente sguazzare nella pace creatasi, ma Hermione non ci riesce. C'è qualcosa che la segue, una luce misteriosa, una persona che le manca come l'aria.
Estratto cap.3
"Fred, cosa è successo?" gli domandò infine Hermione, squadrandolo con attenzione. Indossava gli abiti dell'ultima volta, quando era morto. Eppure, era completamente diverso dal corpo privo di vita che aveva visto: il suo volto era pulito, quasi brillante. Non vi era più alcuna ruga di espressione, per quanto piccole ed appena accennate fossero state.
Lui deglutì a vuoto, sedendosi di fronte a lei e ragionando su quale fosse il modo migliore per rispondere. Infine, accennando un sorriso amaro, parlò.
"Sono morto, suppongo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Love Until We Bleed.




 
capitolo 22.

























Era stato difficile. Era stato estremamente difficile modificare l'incantesimo applicato al soffitto della Sala Grande così che, una volta iniziata la cena, la polvere di fata iniziasse a scivolare brillante e magica sulla testa dei presenti. Eppure Hermione ce l'aveva fatta. Dopo quasi due giorni di intensi studi nella Stanza delle Necessità, fedelmente affiancata da Fred, Draco e Harry, ci era riuscita. Aveva dovuto ricorrere ad un paio di trucchetti non esattamente corretti o legali, ma aveva deciso che ne valeva la pena.

Infondo Malfoy si era impegnato davvero molto per loro, scoprendo, tra i meandri della sezione proibita della biblioteca, quanto effettivamente la polvere fatata sarebbe potuta essere d'aiuto. Era una sostanza in grado di abbattere ogni sorta di barriera del pensiero, sia magica che non. Esattamente ciò che serviva loro affinchè quello spesso panno di cecità che si imponeva sugli studenti di Hogwarts, nei confronti della presenza di Fred, si abbattesse. Avevano dovuto sacrificare oggetti dal valore inestimabile e cedere a ricordi decisamente dolorosi.
Era per queste e molte altre ragioni che non potevano assolutamente permettere che un paio di clausole mettessero loro i bastoni tra le ruote.
Le fate avevano consegnato loro una sufficiente quantità di polvere, scrollandola con eleganza e meditabonda incertezza dalle ali leggiadre e trasparenti. Ne avevano raccolta quanta più possibile in fiale, borse, contenitori e persino nelle mani attentamente sistemate a coppa. Giunti al castello, l'avevano poi sistemata in un'urna antica che Malfoy aveva con attenzione protetto per le succesive quartantotto ore. Poi, quando Hermione era tornata con il viso fiammeggiante di determinazione, il biondo aveva sfoderato nuovamente quella preziosissima essenza, nata direttamente dalle lacrime degli Angeli, ed aveva capito che era giunto il momento di agire.

Così, in una mattinata dei primi di gennaio, avevano dato via al piano.
Sistemati in un angolo dell'ampia sala gremita di studenti, Fred, Hermione, Harry e Draco avevano atteso che la maggior parte dei ragazzi si accomodasse per fare colazione. Con pazienza avevano aspettato l'arrivo degli insegnanti e, con falsa tranquillità, avevano ricambiato persino il sorriso cordiale che la McGranitt -segretamente sorpresa di avere incontrato Malfoy in atteggiamenti neutrali nei confronti dei due grifondoro- aveva loro rivolto. Poi la Granger aveva posato tra le braccia muscolose -ma non troppo- del furetto un tomo voluminoso e dalla copertina rivestita in cuoio.
"Che diavolo è questo, mezzosangue?" le aveva domandato lui confuso, la fronte corrugata ed un sopracciglio più sollevato rispetto all'altro. Harry aveva a stento trattenuto una risata nel vedere Malfoy in un atteggiamento tanto colloquiale. Ancora stentava a credere a tutta quella situazione; al biondo che parlava con lui -dispettoso, ovviamente-, a Hermione che gli rivolgeva la parola con pacatezza, al fatto che Fred fosse con loro, ed al fatto che nessuno potesse effettivamente vederlo. A volte si diceva di essere impazzito, ma poi gli tornava in mente la caramella che, senza alcuna spiegazione, appariva nel palmo pallido e disteso del sovrano delle fate. Quindi, di fronte a quest'ultimo, ricordava l'addensarsi lento ma reale del corpo del rosso.
"Un libro, Malfoy. Mi sembrava ovvio." rispose piccata la riccia, distraendo il moro ed alzando lo sguardo bruno contro il soffitto in un chiaro segno di esasperazione. Al suo fianco, Fred la vide incredibilmente tesa e, senza neppure rifletterci, le strinse la mano destra con la propria sinistra. La ragazza sorrise leggermente.
"Dimmi quando arriva il punto in cui dovrei ridere." commentò stizzito il Serpeverde.  Attorno a loro, alcuni studenti iniziavano a squadrarli confusi. Effettivamente, si disse Herm, la situazione doveva apparire a dir poco incredibile ad un occhio esterno, così abituato a vedere serpi e grifoni combattere sino all'ultimo sangue. Soprattutto se con grifone si intendeva Harry James Potter, paladino ufficiale del Mondo Magico.
"Zitto e leggi." lo riprese lei, indicandogli con la punta dell'indice sinitro la formula che avrebbe dovuto pronunciare, quella che avrebbe permesso all'incantesimo apposto al soffitto di indebolirsi, e a quello della riccia di infiltrarsi più facilmente.
"La McGranitt non si è ancora presa del tempo per guardarvi, ma non appena vi noterà pasticciare con formule sataniche e bacchette magiche si alzerà furiosa." parlò Fred, tenendo lo sguardo puntato verso il fondo della sala, contro il corteo di insegnanti. Effettivamente, Minerva sembrava particolarmente presa in una conversazione con Hagrid, probabilmente riguardante draghi.
"Non sono sataniche! E' solo latino!" intervenne la riccia, facendo sorridere il fidanzato. Quest'ultimo scrollò le spalle con fare divertito prima di rispondere, sempre attento ai professori.
"Per me è lo stesso."
"Amo vedervi amoreggiare..." asserì improvvisamente Draco, palesemente sarcastico, tagliente come la punta di una lama appena affilata "...Ma ci saranno momenti più opportuni per farlo." concluse poi, ottenendo in risposta lo sguardo -per la prima volta- concorde di Harry Potter. Hermione annuì, impugnando nella mano sinistra -la destra ancora stretta in quella di Fred- la propria bacchetta magica, elegante e lucida. Non appena Malfoy notò il quel gesto, iniziò a leggere ad alta voce, in modo chiaro, ciò che vedeva riportato sulle pagine ingiallite e sottili del volume. Era latino -come aveva anticipato la mezzosangue-, e riusciva a comprenderne qualche parola. Parole come 'incantesimo', o 'debole', od anche 'preghiamo'. Assimilò un  profondo respiro, prendendo una pausa a seguito di una frase particolarmente lunga, sperando vivamente di non avere commesso errori di pronuncia. Sapeva quanto questi ultimi avrebbero potuto alterare i risultati della magia. Poi, non appena ebbe nuovamente aria nei polmoni, tornò a leggere.
Hermione, nel frattempo, aveva sguainato la propria bacchetta e, con fare austero, l'aveva puntata contro il soffito alto della sala. Non aveva pronunciato nessun incantesimo, limitatasi a chiudere gli occhi e a concentrarsi. Non si era sprigionato nessun fascio di luce, e neppure alcun bagliore accecante. Eppure, si disse la ragazza, poteva sentire la magia fluire in lei, dentro le sue vene, attraversandole ogni cellula del corpo, togliendole il respiro, e facendole sentire un'incredibile speranza montarle dentro.

Poi un boato esplose all'interno della Sala Grande.
Draco e Hermione si fermarono, sollevando all'unisono lo sguardo, incontrando scendere dal soffitto, in modo lento e continuo, quella minuscola polvere dorata, brillante come solo il sole poteva essere. Sul fondo della sala, Minerva restava ritta in piedi, sconvolta di fronte quella scena che, sicuramente, aveva dell'incredibile.
La riccia trasse un profondo respiro, avvertendo immediatamente un forte odore di muschio bianco invaderle le narici. Era l'odore della polvere di fate che, infinita, pioveva sulle teste degli studenti, degli insegnanti...
Ovunque voltassero lo sguardo, Hermione, Draco, Harry e Fred vedevano solo che polvere magica; brillante ed incandescente, che aveva completamente coperto il pavimento, rendendolo un tappeto di infiniti lustrini. Assottigliando la vista, la riccia poteva persino notarla incastrata nelle ciglia delle ragazze più sbarazzine, quelle che se le allungavano con un mascara scuro e denso. E, insieme a quella pioggia dorata, sui presenti era calato anche un silenzio sorpreso.

La McGranitt aveva iniziato a guardare loro, i quattro studenti sul fondo della stanza, in piedi, completamente stravolti e con i visi ricolmi di aspettativa. Doveva averli visti mentre facevano l'incantesimo, si disse Harry preoccupato, deglutendo a vuoto, immaginando già di dovere pulire tutto quel mare dorato. Qualcosa, però, interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Un singhiozzo, proveniente da un angolo indistinto della stanza, lo fece voltare d'improvviso perchè, si disse il ragazzino sopravvissuto, avrebbe riconosciuto quel tono sommesso ovunque. Puntò i propri occhi chiari, nascosti dalle lenti rotonde, contro il viso di Ginevra Weasley, in piedi in mezzo a centinaia di Grifondoro ancora seduti ai loro posti. I capelli lisci e rossi erano cosparsi di polvere fatata, così come il maglione della divisa e la gonna. Teneva una mano contro le labbra sottili, e gli occhi sgranati di sorpresa. Erano umidi, constatò il moro spaventato.
"Fred..." mormorò poi la giovane, scostando bruscamente la ragazza seduta al proprio fianco, scavalcando la panca che le bloccava l'accesso al corridoio al centro della sala, ed iniziando a correre a perdifiato in direzione del fratello maggiore che, si disse Hermione sconvolta, vedeva. La riccia alzò lo sguardo, la mano ancora stretta in quella del proprio amante. Aveva gli occhi anch'egli sbarrati e, sperò la giovane, era perchè ce l'avevano fatta.
"Fred, tu vedi-" "I colori." la interruppe lui, sollevando gli angoli della bocca "Li vedo tutti."
Prima che la riccia Grifondoro potesse dire qualsiasi altra cosa, una figura esile e bassa si lanciò contro il corpo del rosso, buttandoglisi al collo. Hermione riconobbe subito la cascata di capelli sgargianti, la gonna eccessivamente corta, e le ciglia chiare, quase invisibili. Ginny Weasley, solitamente così fredda e composta, una donna forte che sapeva di esserlo, si era messa a piangere senza ritegno tra le braccia del fratello che, sino a qualche minuto prima, era stato morto. Fred lasciò lentamente la presa sulla mano di Hermione, spostando le proprie braccia attorno alle spalle della sorella minore, sentendo qualcosa dentro il suo petto -una sensazione estremamente familiare- farlo sospirare sconvolto. Il suo cuore batteva. E forte.
 Sentiva le lacrime della sorellina bagnargli la camicia, renderla umida ed appiccicosa a contatto con la pelle del petto, e persino quella piccolezza lo fece sentire felice come non mai. Avvertì le lacrime, le sue stesse questa volta, inumidirgli lentamente le guance, scivolandogli con eleganza sul viso, sino alle labbra, sentendone il sapore salato. Singhiozzò forte, mentre, infondo alla sala, Minerva sillabava qualcosa molto simili ad un 'impossibile!', e buona parte del corpo studentesco si lasciava sfuggire un sospiro sconvolto.
Quando Ginny si allontanò dal petto del fratello, lo fece semplicemente per lasciarsi andare a terra in ginocchia, completamente scossa dal pianto, dalla gioia incontenibile che la pervadeva. Le gambe non erano più in grado di sorreggerla, e le mani le tremavano febbrilmente. Harry le fu al fianco, lasciandole delicati baci contro le guance umide, asciugandolele appena.
Oltre lei apparve la figura di Ron, completamente rosso in viso, con le labbra sconvolte e gli occhi umidi sino allo stremo. Si buttò anch'egli contro il fratello, quasi gridando, sfogandosi per ciò che aveva dovuto sopportare, ma che non era stato in grado di superare a pieno. Gridò aggrappandosi con fare disperato ai vestiti del fratello, mentre Fred lo guardava silenziosamente, sorridendo appena, ancora con il viso bagnato, sentendosi felice come non mai. Non servivano parole, almeno non in quel momento. Ce ne erano state già troppe. C'erano già state troppe persone a dire che non ci sarebbe stata speranza, che si dispiacevano per la morte del rosso, che avrebbero voluto fare qualcosa... Eppure non avevano fatto mai nulla. Forse, si disse Ron tra un singhiozzo e l'altro, stando in silenzio sarebbe andata diversamente. Ed, improvvisamente, si voltò verso Hermione. Avvertì un folle senso di colpa divorarlo, ricordando quando lei aveva detto che Fred c'era sempre stato. Lasciò la presa sul fratello maggiore, buttandosi contro la riccia. Posò il capo sopra la spalla fragile di lei e parlò.
"Grazie." le mormorò in un sospiro sconvolto. Si staccò pochi istanti dopo, sorridendole appena. La ragazza annuì semplicemente, per poi voltarsi verso Fred. Anche lui la stava guardando.
"Allora? Ha..." non ebbe il coraggio di porre completamente la domanda. Sapeva che il rosso aveva capito e, quando lo vide annuire, sentì una leggerezza deliziosa invaderla. Dopo tutti quei supplizzi, quelle pene infinite, ce l'avevano fatta.
"Mai stato più incredibilmente vivo." sussurrò semplicemente Fred, chinandosi contro il viso elegante della ragazza "Ed è grazie a te, mio cocciutissimo amore."
Hermione arrossì mentre, alle sue spalle, Draco si allontanava lentamente. Fred scosse il capo, tossendo e richiamando il biondo a sé.
"E tu bel serpentello, dove vai?" domandò, sfoderando con tutta la malizia possibile i doppi sensi nella domanda. Il biondo deglutì a vuoto, fermandosi a pochi passi dalla soglia della sala. Fred assottigliò lo sguardo, passando con fare oltremodo amichevole il braccio sulle spalle di Draco.
"Pensavi che mi sarei scordato di te solo perchè ora posso finalmente amoreggiare con Hermione?" domandò sarcastico il rosso.
"Lo facevate anche prima, infondo." fece stizzito il biondo, cercando di divincolarsi da quella presa troppo fraterna. Purtroppo, ogni tentativo gli fu vano. Fred era più alto e più muscoloso di lui.
"Hai ragione, ma Malfoy, volevo dirti una cosa."
"E cioè?" fece spazientito il Serpeverde, non potendo evitare di trovare la situazione disagiante. I suoi compagni di casata lo osservavano insicuri, probabilmente sconvolti vedendolo dalla parte dei buoni dopo tutti i pettegolezzi che giravano per l'istituto.
"Grazie anche a te-" "Non chiamarmi amore! Potrei cruciarti all'istante!" lo interruppe prontamente Malfoy, avvezzo alle follie di uno dei più grandi dei Weasley. Quest'ultimo rise, fingendosi offeso, portandosi una mano al petto. Sentiva i battiti del proprio cuore contro la cassa toracica, ed avvertiva il respiro come qualcosa di estremamente essenziale. Il tutto dopo mesi di vuoto.
"Mi offendi, Dracuccio."
"Potrei rabbrividire, Weasley."
Questa volta, a ridere divertita, fu Hermione.



























"Mezzosangue, hai deciso di trasformarti in una donna il giorno del tuo matrimonio?" la voce di Malfoy le giunse sarcastica -come sempre- dalle spalle. Hermione, stretta nel proprio lungo abito bianco dalla gonna a sirena, con il corsetto semplice ed il bouquet formato solo che da qualche rosa stretto tra le mani, osservava il proprio riflesso spiccare al centro dell'ampio specchio. Ginny, sua damigella d'onore, le aveva sistemato i capelli castani in un'acconciatura semplice ed elegante, raccolta sulla nuca, che le metteva in risalto il viso femminile e perfetto. Non si era messa neppure una traccia di ombretto; solamente un poco di matita sul contorno inferiore dell'occhio. Sulle labbra vi era un lucidalabbra leggero. Ancora stentava a credere che, dopo mesi di fidanzamento, quel giorno fosse arrivato. Il suo uomo, morto e risorto, la stava aspettando a solo qualche metro da lì, dentro la cattedrale poco distante.
"Ancora non ho capito perchè ho scelto te per accompagnarmi sull'altare." si limitò a ad affermare infine la ragazza, voltandosi verso il Serpeverde che, sorridendole divertito, la attendeva sulla soglia della stanza.
"Beh, il ruolo del testimone era già stato preso dalla fotocopia-" "George, vorrai dire." lo interruppe lei, muovendo qualche passo verso il ragazzo. Quest'ultimo annuì appena, scuotendo con disinteresse una mano in aria.
"Sì certo, lui. E poi, tu me lo hai chiesto. Ormai -per quanto mi disgusti ammetterlo- siamo diventati quasi amici."
"Sai, in un anno succedono tante cose." disse con pacatezza la ragazza, guardando la gonna che, sotto il corpetto dell'abito, si muoveva in modo morbido ed ammaliante. Sollevò nuovamente lo sguardo solo una volta arrivata al fianco del biondo "Mi hai salvato la vita, hai salvato quella del mio fidanzato, e poi non sei troppo male, Malfoy."
"L'importante è che tu sappia che, dopo tutta questa storia, non inizierò a chiamarti sorellina, o a farti stupidi regali a Natale." disse lui, porgendole il gomito al quale lei si aggrappò senza tentannamente, sorridendogli semplicemente divertita. Dopo il ritorno di Fred, il rapporto con Ron e Harry non era mai più davvero tornato come un tempo. Inutile era spiegarne la ragione; il fatto che la fiducia in Hermione fosse stata accantonata tanto velocemente, non era stata una ferita particolarmente semplice da rimarginare. Però, al contrario di ogni aspettativa, Malfoy era rimasto. Certo, era ancora un furetto spelacchiato ed irriverente, ma c'era stato. E magari non era esattamente l'amicizia migliore che si potesse desiderare, ma secondo la riccia era un rapporto quasi confortevole, di continua competizione. Qualcosa di quasi fraterno.
"Eccome se lo so, furetto." disse infine la strega, giungendo di fronte la porta d'ingresso della chiesa dopo avere attraversato un piccolo piazzale. Il ragazzo scrollò le spalle, prendendo un profondo sospiro. Con la mano libera, si sistemò le pieghe dello smoking, per poi puntare lo sguardo contro la ragazza.
"Pronta?"
"Quando mai Hermione Granger non è pronta?" gli domandò, sfoderando un tono di sfida che lo fece ridere sinceramente.
"Dovrò iniziarti a chiamare Hermione Weasley?" disse, inaspettatamente, Malfoy, temporeggiando ancora di fronte la navata. La giovane corrugò la fronte, sollevando un angolo della bocca. Non che non apprezzasse il cognome di Fred, ma era decisa a mantenere il proprio.
"Assolutamente no. Nessuno mi toglie il cognome." rispose "Ma che stai facendo? Dobbiamo entrare, no?"
"Non lo sai?" la prese in giro Draco, tenendo lo sguardo puntato contro il portone chiuso "La sposa deve farsi attendere all'altare."
"Oh." fece Hermione, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore. Era una giornata soleggiata -rara nei dintorni di Londra-, ed era soddisfatta di avere scelto proprio un'occasione del genere per convolare a nozze. Ancora stentava a crederci. Hermione Ganger  che convolava a nozze.
"Come pensi che andrà?" domandò improvvisamente la ragazza "Il mio matrimonio, intendo. Pensi che, per due persone così giovani, sia giusto?"
"Mi stai chiedendo un parere? Hai la febbre?" domandò diverito il biondo, sollevando un sopracciglio e squadrandola di sottecchi. La riccia abbassò lo sguardo incerta e, di fronte quella reazione, Malfoy decise che, forse, per una volta, poteva smettere di fare lo stronzo.
"Andrà a gonfie e vele." le disse dunque con un filo di voce "Vi amate alla follia, di un amore che va oltre la morte. Che ne ha abbattuto ogni legge." una pausa "Vi amate in un modo così forte da fare sanguinare."
Il silenzio calò tra i due, pur non risultando opprimente o inutile. Era qualcosa di giusto e comodo in cui riflettere. O, meglio, lo sarebbe stato se solo Draco non avesse deciso di interromperlo subito.
"E al calar del giorno vi aspetta la vostra prima notte di nozze!" esclamò improvvisamente malizioso il Serpeverde, facendola avvampare "Hai provato le posizioni più sexy?"
"Furetto, che stai dicendo?!"
Draco, però, non le rispose, facendosi finalmente avanti all'interno della  cattedrale, tenendo stretta a sé una sposa dalle guance arrossate. Hermione sentì l'imbarazzo montarle dentro in modo sempre più folle, mentre l'organo iniziava  a suonare ed il viso sorridente di Fred le appariva chiaro di fronte all'altare. Perse un battito per l'emozione, mentre Draco le si chinava contro.
"Dovevo metterti in imbarazzo, mezzosangue. Avevi una carnagione incredibilmente pallida."

























 
Fine.










Salve!
Ehm... Sono abbastanza sul punto di piangere, perchè ogni volta che arrivo alla fine di una long mi viene da farlo ^^''.

Eh, già.
Love Until We Bleed, dopo oltre 20 capitoli, finisce. Magari non vi è nemmeno piaciuta, e magari l'avete trovata assolutamente orribile, ma per me si è trattato di un progetto importante. Questa è stata la mia prima storia 'seria' riguardante la coppia Fremione. E, devo dire, che mi ci sono affezionata! E' una coppia decisamente diversa rispetto alla Dramione -di cui scrivo e leggo solitamente-, ma la trovo comunque interessante e davvero molto fluff.

Mi dispiace averla resa una ff depressa e con tanti momenti tristi, ma Fred era morto ^^''




Mh... Vorrei ringraziare tutti coloro che l'hanno seguita, partendo da quelli che hanno recensito più o meno tutto, a quelli che hanno recensito giusto un paio di capitoli per farmi sapere che c'erano! Voglio ringraziare chi l'ha preferita, e chi l'ha letta silenziosamente! Ringrazio anche quelli che, dopo il primo capitolo, hanno detto basta! Tutti! Ahah!




Mi piacerebbe sapere che ne pensate, e vi mando un grandissimo bacio!


(-Sara)

 
  
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