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Autore: Flaine    22/10/2014    3 recensioni
1825 words | HakuSawa | un po' demenziale e fluff | una presa in giro dell'amore da film e da favola.
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“Oh tranquillo. – fece una pausa ad effetto, o almeno così credeva lui – si vede che sei una merda la mattina dopo. Tutte le mattine a dire il vero, ma grazie alla vodka lemon sei ancora peggio.”
... O forse intendeva: ‘Oh tranquillo, ti ho fissato tutta la mattina studiando difetti su difetti per disincantarmi e trovando solo cose di cui innamorarmi come uno stoccafisso, e vorrei tanto che il battito accelerato fosse tachicardia dovuta ai drink di ieri sera, ma l’alcool lo reggo tre volte meglio di te e l’unica volta che mi ha fatto stare male è stata quando la vecchietta del terzo piano ci ha inondati con l’acqua gelida alle due di notte e le è scivolato il secchio sulla mia testa.’
Genere: Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hakuryuu, Minamisawa Atsushi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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That's amore.


*



L’amore non era una cosa bella.

O almeno, di sicuro non lo era a primo impatto.
O non lo era stato per Atsushi. Per niente.
Niente fiori, sguardi magici e flirt da far diventare verdi d’invidia gli altri, timidi buongiorno e buonanotte al telefono, batticuore da sogno e confessioni sotto il cielo stellato.
Assolutamente niente di tutta questa favola.
L’amore era una parola pesante, imbarazzante e difficile da pronunciare, un individuo goffo, balbettante, con lo sguardo che traballava agitato e le dita contorte e intrecciate nervosamente, i palmi sudati  e le parole che rischiavano di inciampare fra loro per colpa, magari, di un semplice sguardo , fosse stato anche casuale.
Chi avrebbe voluto avere a che fare con uno del genere, uno che ribaltava le leggi e metteva sul trono d’importanza azioni prima insignificanti?
Uno il cui talento migliore era rendere le persone totali stoccafissi, imbarazzanti e persi?
Non Minamisawa Atsushi. Non lui, composto e spicciato, sempre con le parole giuste pronte a scivolare sulla sua voce magnetica, i palmi asciutti, per Dio, lo sguardo fisso e fiero e una vanità affascinante. (E dei capelli stupendi.)
Quell’imbecille dell’amore con lui non era inciampato, non era stato goffo, anzi. Aveva avuto una mira spettacolare, facendogli uno sgambetto calcolato alla perfezione che l’aveva fatto cadere di faccia, una mattina, sulla realtà che nelle settimane prima stava acquattata in un angolo della sua mente, rifiutata e scacciata via, forse per paura, forse per orgoglio.
Infatti Atsushi aveva la famigerata freccia a cuoricino piantata nella fronte da un bel po’ e il fastidio lo sentiva, ma non aveva mai avuto gli attributi per fare gli occhi strabici e confermare le sue paure nel vedere, rendersi conto e accettare cosa diamine fosse.
Per essere più precisi, era caduto con lo sguardo, imbambolato e con la faccia da pesce lesso sul viso di un Hakuryuu beatamente addormentato – troppo beatamente addormentato –, alle undici di mattina di un tardo giugno abbastanza gentile da alzare le tende e rinfrescare le loro spalle leggermente umide e scottate con qualche filo di vento.
Le ciocche di capelli cerulei e annodati erano distribuite disordinatamente sulle clavicole di Hakuryuu, che stava, con la bocca semiaperta da cui fischiava un leggero russare, incassato nelle spalle e sprofondato nel cuscino, in un sonno pesante come un macigno, mentre i ciuffi bianco crema gli coprivano la fronte e gli occhi a sprazzi.
Notò anche un accenno di doppiomento dato dalla posizione.
La voce roca di Tsurugi, che fece capolino dallo stipite, seguita da una risatina di Shindou lo risvegliarono dal suo attimo di trance. “Ommioddio che schifo Hakuryuu. Che brutto—”
Pft. Sarai bello tu.”
Merda. Gli era venuto così naturale controbattere a Kyousuke, con tono accusatorio, sdegnato e quasi offeso, mentre sbatteva piano le palpebre ancora appiccicose di sonno e metteva a fuoco un secondo dopo l’altro, tante volte, l’espressione beata e rimbambita dell’altro.
Minamisawa non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, quasi fosse una bella addormentata. Beh, in quel momento bella no di sicuro.
Si soffiò via un ciuffo che gli era finito fra gli occhi, distrattamente, continuando a fissare il petto dell’altro, coperto sì e no dalla canotta storta, che andava su e giù irregolarmente.
E quando arricciò il naso si sentì un deficiente a dar retta allo stomaco che si annodava.
Premette le labbra. 
Ci avrebbe scommesso, le farfalle nel suo stomaco non stavano svolazzando leggiadre e meravigliose, le bastarde si stavano ammazzando dal ridere.
Probabilmente assieme a Cupido.
“No, Kyousuke, lui probabilmente sente cori angelici e lo vede avvolto da una luce divina.”
Per tutta risposta il principe addormentato russò forte, girandosi su un fianco, ottenendo una guancia schiacciata sul cuscino e altri ciuffi crema sparsi fra le ciglia bianche e sulle lentiggini che l’estate e il sole gli stavano regalando sulla pelle scottata.
Non andava per niente bene, pensò Minamisawa mentre si torturava un labbro, che gli facesse questo effetto da addormentato, scombinato e in un qualsiasi sprazzo di vita.
Chissà elegante di tutto punto. O mezzo nu- forse era meglio mettere un freno. Scosse leggermente la testa, d’istinto.
Di solito quello che faceva figure era proprio Hakuryuu, fiero e spavaldo, che inciampava spesso perché, troppo sicuro, spesso non si guardava i piedi.
Quando erano ubriachi invece le facevano entrambi, sfidando la gravità e le belle figure sui tacchi e con una bottiglia di qualcosa di troppo alcolico, appesi l’uno alle urla insensate dell’altro alle quattro di notte, pronti a beccarsi strigliate e secchiate gelide, seguite da grida straziate che spesso dicevano “I miei capelli!
Atsushi però con le figuracce nutrite dai mojito vinceva di qualche punto.
Eppure in quel momento non gli pareva di essere ubriaco, ma non sapeva chi dei due stesse facendo la figura peggiore.
... Ok lui, indubbiamente.
Era stata una cosa nuova, per Atsushi, l'essersi reso conto che la sua crescente goffaggine e quantità di aspettative attorno ad Hakuryuu non era solo un caso.
E che tutte le azioni casuali, appunto, dell’altro, avessero un effetto così incredibile su di lui.
Anche per Hakuryuu l’amore aveva riservato una bella botta.
Per un po’, quasi spaventato, si era allontanato da Atsushi, avendo paura dell’effetto che avrebbero potuto avere sia i suoi sorrisi, le sue provocazioni, i contatti fisici - specialmente la testa di Hakuryuu che, alle due di notte, dopo aver affermato che sarebbe riuscito a reggere alla maratona di film, atterrava pesantemente sulla sua spalla - che i messaggi ignorati e le conversazioni su un divano appese a qualche frase fatta e stanca.
Ma quando aveva accettato di inciampare non se ne era accorto quasi nessuno, perché Hakuryuu, fiero e spavaldo, inciampava spesso perché troppo sicuro, e ci era abituato.
Atsushi appoggiò la testa al cuscino senza distogliere lo sguardo dall'altro, mentre Takuto e Kyousuke uscivano accompagnati dal tintinnio delle chiavi, il cigolio della porta e un suono circa cento volte più fastidioso, ovvero la voce di Kyousuke che lo salutava, attirando un vaffanculo e non un arrivederci con un “Mi raccomando occhio che lo consumi se continui a fissarlo.” e mentre si allontanava per il corridoio, ovattata e calamita per cazzotti, “Ma poi proprio ‘sto momento di fighezza doveva scegliere per imbabolarsi su Hakuryuu...? Non lo capisco ma—forse hai ragione, ci sono davvero cori angelici per lui.”
Minamisawa scelse di ignorarlo e passarsi le dita lunghe fra i capelli per sistemare la frangia – molto meglio della voce di quell’impiastro.
Più tardi gli avrebbe messo il dentifricio nel costume appena asciugato.
Allo sbattere del portone il principe ranocchio addormentato – decisamente ranocchio e non principe azzurro – sobbalzò leggermente, emettendo finalmente un suono che non fosse un russare: un mugolio torbido e trascinato, rauco, che si stropicciava assieme agli occhi.
Li aprì a due fessure, ancora accartocciati, borbottando qualcosa in una lingua che Atsushi interpretò come coreano, anche se probabilmente erano solo lamentele assonnate senza significato. Quando sentì un annyeong mormorato e ruvido lanciò un paio di accidenti al padre di quello, alla sua lingua madre e alla geniale idea che aveva avuto di insegnarla al figlio, perché Minamisawa si dimenticava sempre se annyeong era il buongiorno o l’insulto.
Due aghi color miele scuro lo fissavano di sbieco. Quello alzò un sopracciglio assieme ad un angolo della bocca. “Beh? Buongiorno?”
Era il buongiorno.
Minamisawa soffiò fra le labbra, improvvisamente incapace di rispondere. Diede la colpa all’orario e al caldo, mentre quel bastardo di Cupido se la rideva soddisfatto.
Doveva decisamente cambiare lavoro, l’amore. E avere un po’ di mira, perché il bernoccolo della caduta, ad Atsushi, dava parecchio fastidio. 
“Che facciamo oggi?”
Rispose al posto di Hakuryuu un altro lamento, lungo e gutturale, mentre quello frugava nella sua mente appena sveglia per trovare le parole giuste.
Si premette leggermente i palmi sudati sulle palpebre chiuse e pesanti, massaggiando un po’. “Ma niente, che cosa vuoi fare che ieri Kyousuke e Takuto hanno dovuto farci da babysitter da quanto abbiamo bevuto? – ridacchiò, e oh se Atsushi detestava l’amore, che gli solleticava le guance fino a renderle bollenti a ritmo di quella risata idiota – il mattino dopo le nostre serate faccio sempre schifo.”
“Oh tranquillo. – fece una pausa ad effetto, o almeno così credeva lui – si vede che sei una merda la mattina dopo. Tutte le mattine a dire il vero, ma grazie alla vodka lemon sei ancora peggio.”
... O forse intendeva: ‘Oh tranquillo, ti ho fissato tutta la mattina studiando difetti su difetti per disincantarmi e trovando solo cose di cui innamorarmi come uno stoccafisso, e vorrei tanto che il battito accelerato fosse tachicardia dovuta ai drink di ieri sera, ma l’alcool lo reggo tre volte meglio di te e l’unica volta che mi ha fatto stare male è stata quando la vecchietta del terzo piano ci ha inondati con l’acqua gelida alle due di notte e le è scivolato il secchio sulla mia testa.’
E quel secchio, caduto praticamente di spigolo, gli aveva fatto meno male delle sberle tese che si era preso sull’orgoglio quella mattina, così piena di prese di coscienza.
Hakuryuu a quanto pare non riusciva a trovare qualcosa di decente con cui controbattere, quindi allungò tutte le m portandole in un “Ma vai a cagare.” detto con una voce che stonava, come se lo stesse abbracciando con le parole sbagliate.
“A me va bene non far niente, eh. Tanto abbiamo le suocere.”
La risatina dell’albino lo convinse a strisciare in avanti assieme alle coperte bianche sul letto sfatto, per portare un braccio attorno alle spalle di Hakuryuu in un modo che tentò di far sembrare il più naturale possibile, ma accidenti se era scomodo.
Aveva pure caldo, anche il fiato di Hakuryuu era caldo e gli pizzicavano le punte dei suoi capelli celesti sul collo, ma quando il braccio dell’altro gli atterrò pesante dal sonno e leggermente doloroso sul fianco sembrò dimenticarsene.
Decisamente non un incastro perfetto da film da sogno. 
Avrebbe dato quasi per certo che lui e Hakuryuu sembravano la cosa più inesperta nel giro di qualche pianeta, due in un incastro scomodo e impacciato, ma né l'uno né l'altro aveva il coraggio di muoversi o la voglia di staccarsi.
Decisero che era bello così, a modo loro, col caldo e i leggeri fastidi.
Amore era una parola pesante, imbarazzante e difficile da pronunciare, un individuo goffo, balbettante, con lo sguardo che traballava agitato e le dita contorte e intrecciate nervosamente, i palmi sudati e le parole che rischiavano di inciampare fra loro per colpa, magari, di un semplice sguardo, fosse stato anche casuale.
Chi avrebbe voluto avere a che fare con uno del genere, uno che ribaltava le leggi e metteva sul trono d’importanza azioni prima insignificanti?
Uno il cui talento migliore era rendere le persone totali stoccafissi, imbarazzanti e persi?
Minamisawa aveva schivato gli ultimi scherzetti, prendendo a braccetto quell’imbranato e portandoselo dietro, consapevole che spesso sarebbe stato un peso.
Ma chissà, forse l’avrebbe allenato a schivare altri sgambetti.
E ad abbracciare Hakuryuu in posizioni non dolorose per il suo povero braccio destro.


*











... Non guardatemi male
Mi è uscita proprio naturale(?) -come suona male-
E' che boh- volevo un po' prendermi in giro. E prendere in giro l'amore da favola, l'amore anche da fanfiction, quello sempre perfetto, splendido e senza accenni di cose imbarazzanti o che vanno storte -il lessico delle nove e mezza signori- di cui scriviamo un po' tutte noi e di cui sono fatte le nostre otp, baci perfetti, gente ultrafiga anche alle sette di mattina dopo uno scatafascio(?) serale, nessuna imperfezione o uscita imbarazzante- beh, volevo un po' smontare questo e mi è venuta una cosa ancora più orribilmente zuccherosa AIUTO.
Volevo vedere qualche mia otp in situazioni imbarazzanti e questi due erano perfetti per fare figure di merda lol
E- era tantissimo che non vivevo la soddisfazione di finire una oneshot ;v;
In effetti è passato praticamente un anno dalla mia ultima onesh*COFF VIOLENTISSIMO COFF* *schiva padella*
Quindi ho cagatSCRITTO  questa cosina qui e- sì- shippo HakuSawa *si fa piccola piccola* psst shippo anche Hakuryuu/Atsuya *scapp*
E spero tanto, tantotanto di tornare a scrivere spesso. E pubblicare. Rompervi insomma(?) E speriamo che dirlo non mi tiri sfiga come la volta scorsa ;A;
Non so che altro dire se non che senot il bisogno impellente di correre a nascondermi perché non lo so. (????)
E ho davanti una versione di latino da finire quindi *lacrime*
Voglio cambiare soprannome -non nickname, proprio soprannome- ma cha è storico quindi---
Au revoir, spero tantotantotantotanto -emobasta- che vi sia piaciuta ;v;
Grazie mille a chi è arrivato fin qui e woah si è pure letto le ndA *lancia otp*
Oh e come al solito, grazie mille a tutti quelli che mi hanno spronata a pubblicarla. In particolare Mango, Fay, Asia, Greta e Mary. Davvero, non sarebbe qui questo cosino se non per colpa per voi-- vi voglio bene ;n; anche se mi avete minacciata praticamente ma va beh (greta sto guardando te)
Un abbraccio spaccaossa as always eheheh

cha.

  
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