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Autore: marthiachan    23/10/2014    3 recensioni
L'evoluzione del rapporto tra Sherlock e Molly vista attraverso gli occhi degli altri personaggi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hello!
Eccoci al quarto capitolo e questa volta vedremo il punto di vista di Mrs Hudson e Bill Wiggins.
Naturalmente non poteva mancare il punto di vista della nostra landlady preferita e ho deciso di affiancarlo a quello di uno dei personaggi più simpatici della terza stagione.
Come ad ogni capitolo, anche in questo ci sarà un piccolo passo avanti per la nostra coppia di piccioncini.
Spero vi piaccia.
Buona lettura.
 
 
Mrs. Hudson e Wiggins
 
 
La donna spostò il sacchetto nella mano sinistra, mentre con la destra cercava le chiavi di casa nella borsa. Faceva un po’ fatica, ma non voleva suonare il campanello. Non voleva rischiare di interrompere qualcosa al piano di sopra.
Da quando Sherlock e Molly avevano iniziato a frequentarsi, la vita a Baker Street era più tranquilla per lei. Sherlock non minacciava più di sparare ai muri o di far esplodere la casa con intrugli chimici, ma allo stesso tempo la metteva sempre di fronte al rischio di incorrere in situazioni imbarazzanti. Non a causa di Molly, quella cara ragazza era gentile e per bene, ma quel ragazzaccio di Sherlock sembrava non comprendere certi limiti. E non era certo colpa dei suoi genitori. Li aveva conosciuti ed erano delle persone assolutamente deliziose, quindi non riusciva proprio a capire dove quel ragazzo avesse assimilato simili brutte abitudini.
Certo, quella cara ragazza sembrava riuscire a gestirlo, ma non in tutto.
Era contenta che quei due fossero felici insieme. Era bello vedere una giovane coppia passare dall’amicizia all’amore. Ridava fiducia nell’umanità.
Ne era stata sorpresa, all’inizio. Visto il legame che univa Sherlock a John, non pensava che a lui potessero piacere le donne. Certo, non che questo fosse un problema. Niente vietava a Sherlock di passare da una sponda all’altra, se lo desiderava...
O almeno, questo era quello che pensava Martha Hudson.
Vivi e lascia vivere, era il suo motto.
Quello che non si aspettava quella sera, però, era di rientrare in casa e di sentire le voci concitate di Sherlock e Molly provenire dal piano di sopra. Era una lite. E, per quanto potesse ricordare, era la prima.
Rimase per qualche secondo ferma alla base delle scale, cercando di capire cosa dicessero, ma non le era chiaro. Quando sentì i passi rapidi di Sherlock scendere, si nascose in cucina.
“Sherlock, aspetta!” lo chiamava Molly seguendolo pochi passi indietro, ma lui non ascoltò e uscì in strada sbattendo la porta.
La ragazza raggiunse la porta, forse pensando di seguirlo ancora, ma poi rinunciò con un sospiro. Sembrava essere davvero triste e si mordeva il labbro nervosamente.
“Tutto bene, mia cara?”
“No, in realtà.” Replicò la giovane patologa con un sorriso triste.
“Vieni, cara, ti faccio una tazza di tea.” La invitò l’anziana signora con tono materno.
Molly la seguì e si sedette al tavolo mentre lei prendeva il bollitore sempre pronto  e versava dell’acqua calda nella teiera.
“Andrà tutto bene, mia cara. Quel ragazzaccio si scuserà.”
“Non è colpa sua. È mia.” Confessò la ragazza con sguardo basso. “Temo di aver ferito i suoi sentimenti.”
“Se hai bisogno di sfogarti, io sono qui.” La rassicurò Mrs. Hudson mentre preparava l’infuso.
“Lui crede che io non mi fidi di lui perché non voglio venire a vivere qui.”
“E allora perché mai, mia cara?” incalzò ancora la proprietaria dell’appartamento. “Non penso dipenda dalla casa, visto che passi qui tutte le notti da almeno un mese.”
Molly arrossì e sorrise.
“Mi piace stare qui e sono felice con Sherlock, ma...” fece una pausa e prese fiato, come se non sapesse come esprimersi. “Ho paura.”
“Lo so, quel ragazzo è una calamita per i guai, io stessa sono stata aggredita, ma...”
“Non mi riferisco a quello.” Negò con un sorriso la patologa. “Le mie paure dipendono da altro.”
“E da cosa, mia cara?”
“Io amo Sherlock, lui è speciale, lo sappiamo. Ma temo che presto si renderà conto che io, in realtà, non lo sono affatto. E a quel punto preferirei avere il mio porto sicuro a cui tornare.”
Mrs. Hudson posò una mano su quella della ragazza e le sorrise.
“So come ti senti, mia cara. Forse sono solo una vecchia signora e quel ragazzo è sicuramente imprevedibile ma, da quello che vedo, se tu non fossi stata speciale per lui, te lo avrebbe detto. Sappiamo che non si è mai messo scrupoli nel dire quello che pensa.”
Molly rise e annuì.
“In effetti, non ha mai mancato di farmi notare quando mi trovava poco attraente, goffa o sciocca.”
“Non ti avrebbe chiesto di vivere con lui se non ne fosse stato sicuro.”
“E se scoprisse di sbagliarsi? Di avermi in qualche maniera idealizzato?”
“Tesoro, ci sono le stesse probabilità che sia tu a cambiare idea su di lui, non credi?”
Le due donne rimasero in silenzio per qualche secondo e poi si sorrisero.
“Nessuna relazione è perfetta, nessuno lo sa meglio di me, ma quel ragazzo ha un cuore buono, anche se tenta a tutti i costi di nasconderlo. E non ti avrebbe mai proposto qualcosa del genere se non lo avesse desiderato davvero.”
Molly fece un profondo respiro e infine annuì.
“Forse dovrei chiamarlo...” disse la giovane alzandosi in piedi e prendendo il suo telefono dalla tasca.
Martha Hudson sorrise. Aveva un buon presentimento per quei due, ed era felice di poter aiutare.
 
Qualcuno bussò violentemente al portone. Il ragazzo si alzò lentamente da terra e raggiunse la porta, aprendola con circospezione. Si sorprese nel riconoscere l’uomo che aveva di fronte, non veniva in quel posto da molto tempo.
“Shezza! Come posso aiutarti?”
L’altro non rispose ma spinse la porta entrando nel vecchio palazzo fatiscente.
“Sono alla ricerca di un caso. Hai qualcosa da segnalarmi?”
“No, capo, calma piatta ultimamente.”
L’uomo sospirò e  fece qualche passo girando su se stesso. Poi infilò una mano in tasca e prese delle banconote, mettendole in mano al ragazzo.
“Hai bisogno di una dose?”
“Non di quel genere. Ho bisogno di informazioni. Sguinzaglia i tuoi ragazzi e trovami un caso. Al più presto.”
“Non capisco, Shezza. Mi avevi detto che potevamo allentare un po’ il ritmo perché eri impegnato... Hai forse problemi con la tua affascinante Dottoressa?”
L’altro gli lanciò un’occhiata che avrebbe potuto fulminarlo e poi sospirò, apparentemente rassegnato.
“Problemi fra le lenzuola? La tua ragazza sembra essere una donna sofisticata, forse potresti provare a...”
“Billy!” lo interruppe il consulente con fastidio. “Non intendo discutere con te i miei problemi sentimentali. E, no, fra le lenzuola va tutto più che bene.”
“Ok, scusa capo. Ma, se vuoi la mia opinione, sei fortunato. Quella è una gallinella di qualità superiore... Sei davvero molto fortunato.”
“Billy, ho detto basta.”
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa.
“Va bene, va bene, mi metto subito al lavoro...” acconsentì infine prendendo un telefono dalla tasca e digitando dei messaggi ai suoi colleghi. “Avrai notizie entro domattina.”
“Aspetterò qui.”
“Qui puoi stare solo se ti fai una dose, Shezza.”
“Ti pago abbastanza per avere un angolo dove aspettare.”
“Mi spiace, ma sono tutti posti prenotati per chi ne ha davvero bisogno.” Spiegò con tono professionale Billy. “E poi perché non torni dalla tua donna? Se le cose fra le lenzuola vanno così bene come dici, non hai motivo di restare qui.”
“Lei non mi vuole, d’accordo?” esclamò Sherlock con rabbia. “Non vuole vivere con me perché non mi ritiene affidabile.” Confessò infine con tono basso.
Calò il silenzio per qualche secondo e poi Wiggins si schiarì la gola.
“Scusa, capo, ma se è così è colpa tua. La Dottoressa che ho incontrato io era pazza di te. L’hai forse tradita?”
“No, non è per quello. È per il mio passato.”
“Allora rintanarti qui è sicuramente una pessima idea.”
Il detective alzò lo sguardo e fece spallucce.
In quel momento squillò il telefono e quando Sherlock guardò il display si stupì e poi sorrise.
“Molly?” rispose immediatamente. “Io non... No. A me dispiace.” Disse abbassando la voce e voltandosi verso il muro per non farsi studiare da Billy. “Certo, arrivo subito.” Concluse infine la conversazione.
“Allora, tutto risolto?” chiese Wiggins con un sorriso malizioso.
“Attendo comunque quelle informazioni. Entro domattina.”
“Sarà fatto.”
Sherlock fece qualche passo e poi tornò indietro, prendendo un’altra banconota dalla tasca e consegnandogliela.
“Procurati una buona cena, Billy.”
“Grazie, capo.” Ringraziò lui prendendo i soldi. “E salutami la tua Dottoressa.”
 
Era salita di sopra e aveva bussato discretamente.
“Molly, cara, ti ho portato il tea.”
La patologa era affacciata alla finestra, chiaramente in ansia.
“Oh, grazie, Mrs. Hudson.” Disse la ragazza avvicinandosi al tavolino. “L’ho chiamato, sta tornando a casa e parleremo.”
“L’ho immaginato, ecco perché ho preparato anche per lui.”
Le due donne si scambiarono uno sguardo d’intesa e in quel momento sentirono il portone aprirsi e i passi rapidi del consulente risalire le scale. Molly si irrigidì, chiaramente in ansia. Mrs. Hudson le strinse con affetto il braccio per rassicurarla.
“Molly?” chiamò lui ancor prima di entrare nell’appartamento, ma si bloccò sorpreso e infastidito per la presenza dell’anziana signora.
“Vi ho portato il tea, ragazzi. Ora vado di sotto a preparare la cena.” Si scusò allontanandosi per dargli la privacy di cui avevano bisogno.
Aveva fatto solo due scalini quando cominciò a sentirli parlare.
“Mi dispiace, Sherlock...”
“No, sono io che sono impossibile...”
“Sono solo spaventata e succede tutto così in fretta...”
“Aspetterò.”
Martha Hudson sorrise fra sé. Andava tutto per il meglio.
 
Wiggins suonò il campanello e, pochi minuti dopo, fu Mrs. Hudson ad aprirgli la porta.
“Oh, buongiorno William.” Lo salutò lei riconoscendolo e cedendogli il passo. “Come mai così presto?”
“Mr Holmes mi ha chiesto delle informazioni e le voleva questa mattina.”
“Temo che Sherlock e Molly siano ancora... non presentabili.”
“Posso aspettare.” Disse lui facendo spallucce.
“Vieni, fai colazione con me nel frattempo.” Lo invitò l’anziana signora con un sorriso.
Il ragazzo la seguì e mangiò con gusto le uova con bacon e i fagioli che gli vennero offerti.
Si stava servendo per la seconda volta quando si sentirono dei passi dal piano superiore.
“Devono essere svegli.” Spiegò la donna prendendo un vassoio e salendo al piano di sopra.
Billy la seguì poco distante e la osservò entrare nell’appartamento al primo piano e posare il tea sul tavolo. Notando che non c’era nessuno nella stanza, entrò anche lui e si sedette sul divano, in attesa.
“Caro, forse dovresti annunciarti...” gli consigliò la gentile signora. “Sai, per evitare momenti di imbarazzo...”
“Ha ragione, Mrs. H.” disse lui prendendo il suo telefono e scrivendo un messaggio.
Un minuto dopo, una porta si aprì e Sherlock fece capolino in sala con indosso la sua vestaglia.
“Forse dovrei iniziare a chiudere a chiave questa porta, in modo da non trovare il comitato d’accoglienza quando mi alzo la mattina.” Ironizzò sedendosi alla sua poltrona.
“In quel caso non avresti il tuo tea mattutino.” Replicò Mrs. Hudson mentre gli porgeva una tazza.
Lui non rispose ma indirizzò un sorriso alla dolce signora. Lei ricambiò e poi si congedò tornando al piano di sotto.
“Mi avevi chiesto di trovarti un caso. E avevi detto che volevi informazioni entro questa mattina. Ho solo seguito le tue istruzioni, capo.”
“Lo so, Billy. Allora, di cosa si tratta?”
Il ragazzo si alzò e lo raggiunse porgendogli un quotidiano ripiegato. Sherlock lo afferrò e osservò il piccolo articolo messo in evidenza.
“Quanto è attendibile?”
“Al cento per cento. Una delle ragazze scomparse è la sorella di un mio amico.” Spiegò Wiggins. “Si pensa a un traffico a scopo sessuale o per la vendita di organi, ma io ho un’altra teoria.”
“E sarebbe?” si incuriosì il consulente alzando le sopracciglia.
“Droga. Le mandano all’estero fingendo che sia una classe in viaggio di studio, ma in realtà le usano come corrieri. Sono tutte orfane che vivono per strada, nessuno chiederà mai di loro se dovessero morire. È un caso che una di loro avesse una zia che ha notato la sua scomparsa.”
“E il tuo amico?”
“Lui non ha fatto denuncia perché non è nella condizione di parlare alla polizia. Ha la fedina penale non proprio immacolata.”
“Sembra un caso interessante e la tua teoria mi sembra plausibile...”
“Buongiorno Billy!” li interruppe la voce di Molly. “È da un po’ che non passi di qua.”
“Sono stato... impegnato.” Mentì lui sentendosi a disagio sotto lo sguardo severo di Sherlock.
“Hai fatto colazione?” continuò lei mentre si preparava del pane tostato.
“Sì, Mrs. Hudson mi ha offerto una colazione spettacolare.”
“Bene.” Commentò lei con un sorriso. “Sherlock, vado a fare la doccia. Potresti dare un’occhiata al tostapane? Sai che non mi piace se si brucia.”
“Non c’è problema.” Disse lui continuando a osservare il giornale con attenzione.
Wiggins vide Molly alzare gli occhi al cielo e sorridere.
“Billy, potresti pensarci tu? Sono un po’ in ritardo.”
“Certo, Doc.” acconsentì il ragazzo recandosi in cucina mentre lei spariva oltre la porta del bagno.
“Shezza, sei davvero fortunato. Non so cosa darei per...”
“Per cosa, Billy?” lo interruppe Sherlock improvvisamente al suo fianco con uno sguardo minaccioso.
“Per trovare una ragazza con la classe che ha la tua. Non ha una sorella?”
Sherlock sembrò rilassarsi e fece una smorfia divertita.
“No, è figlia unica.”
“Se dovesse avere una cugina o un’amica come lei, promettimi di avvisarmi.”
Sherlock alzò gli occhi al cielo, apparentemente esasperato.
“Ora dovresti andare, Billy. Devo occuparmi della colazione per Molly.”
“Non bruciare il pane, non le piace.”
“Vai, Billy. Ora.”
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa e obbedì scomparendo oltre le scale.

 

   
 
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