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Autore: Ilarya Kiki    23/10/2014    2 recensioni
"Bentornata nel mondo, ragazza mia.
Le gambe mi fanno rientrare nel sarcofago, ed il buio si rifà subito assoluto con un tonfo legnoso, facendomi ricadere nel mio confuso limbo di memorie, terrorizzata.
E poi, più nulla."

Questa storia è la diretta continuazione di "In The Sake Of Art", quindi probabilmente sembrerà iniziare un po' a strappo, anche se ovviamente farò del mio meglio per renderla più piacevole possibile!
Buona lettura!
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Altri, Deidara, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
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- Questa storia fa parte della serie 'Jiyū Kunoichi No Monogatary - Story of a Free Kunoichi'
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Into the woods.


Tsukaiko si sentiva annoiata.
I suoi due nuovi compagni non avevano ancora aperto bocca, e lei era decisa a non interrompere quel silenzio; aveva delle domande che le frullavano nella mente, ma non aveva mai preso troppa confidenza con quei ninja, anche se vestivano entrambi come ex membri di Akatsuki, e non se la sentiva di prendere iniziativa. Uno, addirittura, non le pareva di averlo mai visto: era un uomo alto, emaciato, con una gran massa di capelli prematuramente bianchi. L’altro ovviamente era Itachi Uchiha.
Non ricordava da quanto tempo fosse stata evocata, anche perché con le funzioni vitali annullate lo scorrere delle ore risultava indifferente al livello fisico, e si poteva contare al massimo sui movimenti del sole. In ogni caso, c’erano le nuvole e Tsukaiko non ci aveva nemmeno provato, a contare il tempo.
Si trovavano in una zona isolata, seduti su quelle che sembravano le rovine di un vecchio tempio Shinto in mezzo alla foresta. Il silenzio era completo, tranne che per il frusciare del vento e qualche eco lontano di battaglia.
Fu lo sconosciuto a parlare per primo, o piuttosto, a sospirare: “E’ per evitare che accadesse questo che ho combattuto tutta la vita.” Aveva un’aria molto abbattuta.
“Cosa, diventare uno zombie?” replicò Tsukaiko in tono neutro, approfittando dell’occasione per conversare un po’.
“No, la guerra.”
“Ah…ecco.”
Fu poi Itachi a intervenire: “Immagino che presto ne prenderemo parte anche noi. Kabuto ci sta tenendo isolati qui perché ha qualche piano particolare in mente.”
Tsukaiko notò come la voce di Itachi fosse ancora più atona e inespressiva di quella che era riuscita a mantenere lei, e cominciò a capire perché Deidara l’avesse odiato così tanto: doveva essere irritante sentirlo parlare sempre così: dava l’impressione di sentirsi assolutamente superiore a chiunque altro. Assomigliava veramente tanto a suo fratello, ma aveva un che di virile che a Sasuke mancava, si trovò a notare la kunoichi: era più alto, più posato, e sembrava racchiudere dentro il suo sguardo enigmatico un sacco di pensieri segreti, rendendolo eccezionalmente maturo per essere un ragazzo morto a vent’anni.
“Tu sei Tsukaiko, giusto? La partner di Deidara.” Chiese l’uomo emaciato, guardandola sorridendo, “Scusami, ma faccio un po’ fatica a ricordarmi dei vari volti, ora che sono un redivivo.”
“Sì…” rispose la kunoichi, grata di poter scambiare due parole “…e tu saresti?”
“Oh, ma certo. Scusami. Sono Pain.”
Pain sorrise di nuovo nel vedere l’espressione perplessa di Tsukaiko, e subito chiarì che il suo vero corpo l’avevano visto davvero in pochissimi, dato che per la sua fragilità era costretto ad usarne altri. La ragazza assorbì l’informazione con un cenno di ringraziamento, ed il suo vecchio capo sorrise di nuovo, affermando che tanto, ora che erano tutti morti, era inutile tenere ancora dei segreti.
“Però…” disse la kunoichi, tradendo una forte preoccupazione nella voce “…se anche tu sei morto, oltre che Itachi…che ne è stato della nostra organizzazione, di Akatsuki?”
Gli altri due mantennero il silenzio, forse perché nemmeno loro sapevano cosa rispondere.
“E Deidara? Come sta Deidara?”
Pain stava per dare una risposta, atteggiandosi in modo rispettoso, ma Itachi lo precedette. “Eravate molto affiatati, vero Tsukaiko-san?” la sua voce baritonale fece una breve pausa, mentre gli occhi della rediviva si riempivano di quella che sembrava autentica disperazione “…si è fatto esplodere qualche mese dopo la tua morte. Sicuramente anche lui è stato resuscitato, qua attorno.”
Tsukaiko ebbe un fremito, come per attaccare l’Uchiha e staccargli la testa per ciò che aveva appena detto, ma si contenne e rimase a fissarlo con gli occhi spalancati e le labbra che tremavano.
“Mi dispiace.” Si affrettò ad aggiungere il nukenin, lasciando trapelare giusto quell’oncia di imbarazzo che richiedeva la cortesia “Sai benissimo anche tu che morire in battaglia fa parte delle possibilità di chi combatte come un ninja.”
La ragazza non rispose, limitandosi a fissare impotente il terreno con le labbra fortemente serrate. Maledetto Itachi Uchiha. Adesso lo odiava anche lei, perché era un insensibile bastardo. Come poteva dirle che Deidara era morto? Che non aveva mantenuto la promessa che le aveva fatto, di insegnare al mondo la bellezza? Come aveva potuto dirle che non aveva vissuto una vita felice dopo che lei si era sacrificata per donargliela?
“Contro chi stava combattendo, quando è morto?” chiese, piatta.
“Contro mio fratello.”
“Ah. E Sasuke, è morto?”
“No.”
“Ah.”
Itachi aveva mantenuto un tono impassibile, ma si capiva che non gli piaceva dove stava andando a parare il discorso dalle risposte monosillabiche; Tsukaiko dal canto suo si sentiva profondamente amareggiata.
Pain assisteva silenzioso, dispiaciuto per l’atmosfera tesa che era venuta a crearsi.
“Beh, che disdetta. Che Sasuke sia sopravvissuto.”
Itachi non rispose, ma Tsukaiko non poté evitare di notare uno sguardo furibondo che filtrò nei suoi occhi anneriti dall’Edo Tensei.
“Insomma, tu lo detesti, a quanto ho capito. O no?”
“Basta, basta così.” Intervenne Pain “Ognuno aveva i suoi rancori, in Akatsuki, continuiamo a rispettarli vicendevolmente.” Si interruppe, e sorrise amichevole a Tsukaiko:
“Mi dispiace molto per Deidara, la sua perdita ha ferito molto anche tutti noi. In ogni caso, come diceva Itachi, anche lui deve essere stato riportato in vita, quindi avrai la possibilità di incontrarlo di nuovo. È una magra consolazione, ma è meglio di niente.”
Tsukaiko sospirò, e pensò che il loro vecchio leader non avesse mai perso l’abitudine di comportarsi come un maestro d’asilo con i suoi bambini, nemmeno da morto. La cosa non le dispiaceva, e provò una fitta di nostalgia.
“Ne sono convinta, boss.” Disse, rispondendo al sorriso.
Itachi rimase silenzioso, e non proferì più parola per le ore a venire. Pain si mise a pregare.
Tsukaiko si annoiava, e si struggeva con quel dolore atroce che le premeva dentro, rimpiangendo di non aver nemmeno le lacrime per poterlo far sgorgare fuori, anche se era convinta che non sarebbero bastate tutte le lacrime del mondo.
  
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