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Autore: jellyfish    17/10/2008    3 recensioni
- Non dovresti chiedermi chi sono, ma cosa sono. Mio amore…non avere paura. Le si avvicinò prima che potesse rispondere qualsiasi cosa. Senza rendersene conto Vannie si ritrovò abbracciata da due enormi ali piumate, nere più della notte...
Genere: Triste, Sovrannaturale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario,

Caro diario,

mamma che strana giornata è stata questa…a scuola tutto come al solito. Al pomeriggio sono andata a fare un giro con Joas al centro commerciale, fin qui tutto normale, ma la cosa strana è successa di sera. Sono andata, sempre con Joas, a ballare in un locale del centro e poco dopo che avevo iniziato a ballare quasi al centro della pista, ho iniziato a sentire una voce che mi chiamava. All’inizio pensavo fosse Joas. Ma quando gli ho chiesto cosa mi avesse detto lui mi ha risposto che non mi aveva chiamato. Ho continuato allora a ballare come se niente fosse successo…ma poco dopo di nuovo quella voce! Chiunque mi stesse chiamando era un uomo che mi conosceva perché mi chiamava per nome. Aveva una voce meravigliosa, ora che ci penso era proprio impossibile che fosse Joas. Ha una bella voce ma non è niente in confronto a quella della persona che mi chiamava. Era una voce così profonda, ma così dolce! Non so bene come spiegarla, so solo che sembrava che mi volesse trascinare verso di sé. Ma io non capivo da dove provenisse, sembrava che mi chiamasse dall’alto, ma se guardavo in alto mi sembrava che la voce cambiasse direzione e che mi stesse chiamando dal basso. Stava per farmi impazzire. Era una voce talmente bella che volevo che mi trovasse, volevo essere trovata da lei, ma soprattutto volevo essere trovata dalla persona che aveva quella voce, doveva essere per forza una persona bellissima. Ad un certo punto non ce l’ho più fatta a reggere la tensione, la voce continuava a chiamarmi sempre più spesso ma Joas sembrava non accorgersene. Allora l’ho avvertito che uscivo a prendere una boccata d’aria. Sono uscita dal locale, che nel frattempo era diventato sempre più pieno, e sulla pista tutti sembravano delle sardine. Pensavo che da fuori non avrei sentito la voce. Ma mi sbagliavo. A quel punto iniziavo a spaventarmi, dopotutto sulla terrazza del locale non c’era quasi nessuno e avrei dovuto vedere chi mi stava chiamando. Ma scrutando le poche persone lì vicino a me, vidi che nessuna di esse stava anche solo guardando verso di me. Eppure la voce meravigliosa continuava… VannieVannie… ma che paura che mi sono presa! Mi sono sentita raggelare, come se delle lame ghiacciate mi stessero tagliando su tutto il corpo. A questo punto volevo fare solo una cosa: urlare! E così ho fatto! Tutti mi hanno presa per matta sulla terrazza ma non potevo fare nient’altro! Ho cominciato a urlare – Chi sei? Smettila! O fatti vedere!

Ed ecco che la mia bella figura del cavolo giornaliera anche per oggi è fatta! Infatti dopo essere stata guardata malissimo dai presenti sono entrata di corsa nel locale a cercare Joas, che mi ha riportato a casa. Giornata da dimenticare. Ma non posso dimenticare quella voce…era troppo perfetta per appartenere ad un essere umano…lo so, sarò anche una bambina che crede a Babbo Natale, ma quella voce non può essere di una persona normale.  

 

Qualche giorno dopo Vannie si svegliò di soprassalto al suono della sveglia, aveva fatto un brutto sogno. Di nuovo. Erano notti che quei sogni non la lasciavano in pace. Quasi tutte le mattine si svegliava sudata e agitata, con la bruttissima sensazione di essere inseguita da una voce. Quei sogni non la lasciavano in pace da quando era successo quello strano fatto in discoteca.

Basta che stress questi sogni…devo smetterla, tanto non è più successo, di cosa mi preoccupo?

Eppure i sogni continuavano. Una sera decise di andare a fare una passeggiata da sola per schiarirsi un po’ le idee, sperando che magari per una notte avrebbe dormito normalmente.

Vannie

- Cosa? Chi sei? Dove sei?

- Vannieseguimi

qualsiasi persona sana di mente non l’avrebbe fatto, ma per Vannie era irresistibile. Doveva seguirlo.

La voce, senza far vedere da chi provenisse, la portò fuori dalla città, ai confini del boschetto, dove di solito le coppiette andavano a trovar rifugio, nei pressi di una collinetta dove sorgeva un vecchio monastero abbandonato. A quel punto la voce si fermò. Finalmente Vannie vide chi l’aveva chiamata. Era un uomo alto, con una chioma di capelli rosso fuoco, gli occhi verdi che brillavano al buio come quelli di un gatto selvatico; aveva un fisico atletico, lo si vedeva benissimo grazie alla canottiera nera attillata e ai pantaloni grigi che indossava. La cosa più sconvolgente era la sua bellezza. Era veramente una creatura stupenda, quegli occhi erano calamite, era impossibile non fissarli. Per non parlare di quei ricci rossi. Sembrava che avesse il fuoco che usciva dalla sua testa e le fiamme avvolgevano dolcemente le sue spalle e il suo collo. Una cosa che Vannie notò quasi subito, subito dopo la sua sconvolgente bellezza, era il colore della sua pelle: era di un candore spaventoso, surreale. Nemmeno la porcellana più fine poteva essere così bianca e luminosa.

- Mia dolce…sei arrivata…vieni da me…

- Tua cosa…? Ma chi sei?

Vannie si stava impaurendo. Voleva scappare, urlare, fare qualsiasi cosa, ma non ce la faceva, il suo corpo non si muoveva e la sua mente era come se non le appartenesse più.

- Non dovresti chiedermi chi sono, ma cosa sono. Mio amore…non avere paura.

Le si avvicinò prima che potesse rispondere qualsiasi cosa. Senza rendersene conto Vannie si ritrovò abbracciata da due enormi ali piumate, nere più della notte. La creatura iniziò a baciarla. I loro baci divennero più audaci, Vannie cercava di resistere anche se in realtà non voleva, anzi voleva che andasse avanti. La creatura non tardò ad accontentarla, come se glielo leggesse nella mente. Iniziò a stuzzicarla, a darle piccoli morsi sul collo, sulle orecchie, le tolse i vestiti e lei quasi per inerzia cominciò a spogliarlo. Al tatto era freddo, ma così freddo che Vannie iniziò a rabbrividire paurosamente. Ma il freddo non la fermò. Anche lei iniziò a baciarlo ma da quel contato desiderava di più, anche la creatura lo voleva, era per questo che l’aveva chiamata. Avvolti dalle immense ali della creatura fecero l’amore nella notte. Vannie si addormentò tra le sue braccia.

La creatura, un angelo caduto, la tenne stretta a sé per molto tempo. Ma giunse purtroppo il momento di tornare nel suo Inferno. Lasciò Vannie ai piedi di un albero e si strappò una sua piuma nera. Col suo sangue che fuoriusciva dalla ferita provocata dalla piuma strappata scrisse su una foglia dell’albero che lasciò vicino alla ragazza: ogni volta che stringerai a te la mia piuma, saprò che mi pensi e scalderai il mio cuore costretto ad essere freddo per l’eternità.

 

Vannie si svegliò ore dopo, il cielo era ancora scuro, e si ritrovò da sola, semivestita e con una piuma e una foglia macchiata di sangue al suo fianco. Lesse il messaggio lasciatole dalla bellissima creatura, che per stare con lei per così poco tempo era dovuta scappare dall’Inferno stesso. Strinse la piuma a sé. L’angelo si sentì infuocare ed un dolore acutissimo seguito da una tremenda dolcezza gli scaldò per un secondo il cuore.   

 

 

 

Nota dell’autrice: Salve! Spero che questa mia breve storiella sia piaciuta… per favore commentate! Accetto tutti i commenti, anche negativi, se no non migliorerò mai! Grazie in anticipo a tutti!

  
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