Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Midnight_whisper    24/10/2014    1 recensioni
Una storia forse leggera all'apparenza, ma molto introspettiva, sull'adolescenza. La storia nasce come sceneggiatura, quindi spero mi perdonerete alcuni passaggi poco narrativi, ma ho dato il massimo. Spero possa piacervi la storia di Claudio, Andrea, Mario, Liliana, Paola e Alessandro.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
‹‹Siamo stati fermi così, abbracciati. Davvero, è stato bello, veramente bello. Ci siamo baciati, poi.››
Claudio sorrise, seduto di fronte a Liliana che non poteva fare a meno di tenere lo sguardo basso e di girarsi fra le mani un temperamatite a forma di topo. L’immagine di Liliana e Mario che si abbracciavano era piuttosto strana, forse perché, a prima vista, i due non sembravano proprio fatti l’uno per l’altra. Sicuramente la versione dell’accaduto che avrebbe dato Mario sarebbe stata differente, ma poco importava ‹‹Finalmente ce l’hai fatta, allora! Anzi, dovrei dire ce l’avete fatta!››
Claudio portò il braccio destro dietro la spalla sinistra come per fare dello stretching. Liliana poggiò il temperamatite sulla scrivania e riuscì a guardarlo dritto negli occhi ‹‹Claudio...››
‹‹Si?››
‹‹Io... ti devo ringraziare. Davvero, con tutto il mio cuore. Mi hai aiutata moltissimo, mi hai sostenuta e... senza di te non so se sarei riuscita a trovare quel poco coraggio che ho trovato.››
‹‹Oh, beh...›› cominciò Claudio riportando il braccio nella sua posizione abituale e passandosi la mano sinistra sulla nuca ‹‹...non ho fatto poi chissà che cosa! Però mi sembrava la cosa migliore da fare. Credo che questa, adesso, sia la vostra fermata giusta.››
Silenzio.
‹‹Sai... Domani usciamo insieme, io e Mario. Per la prima volta usciremo insieme e non lo faremo da semplici amici...››
Il sorriso sul volto di Claudio era lo stesso dall’inizio della conversazione ‹‹E dove andrete?››
‹‹Emh, ecco questo in realtà non lo so... Ma dopotutto non ha alcuna importanza, no?››
Claudio rise a mezza bocca ‹‹Certo, lo capisco!›› poi rimase un momento in silenzio e poggiò i gomiti sulle ginocchia per avvicinarsi a Liliana ‹‹Però, se non sapete proprio dove andare... forse posso darti un consiglio...››
 
Mille cose erano cambiate in pochi giorni. Paola scriveva un’altra, forse ultima, pagina del suo diario. Le sue decisioni, l’incontro con Andrea, le cose scoperte su Claudio. Tutto sembrava aver cambiato drasticamente il suo modo di vedere le cose. Anche le nuvole, le stesse di pochi giorni prima, sembravano meno confuse.
‹‹Permesso? Non ci si vede da un po’ di tempo, eh?››
Paola si voltò di scatto, chiudendo meccanicamente il suo diario e scoprendo la sagoma di Claudio che faceva capolino dentro la sua stanza ‹‹Ehi! Che ci fai qui?›› esclamò sorridendo.
‹‹Stavo venendo a trovarti e poco prima di citofonare ho incontrato tua madre per strada. Mi ha aperto lei ed eccomi qui! In tutto il mio splendore! Allora...›› Claudio era ormai entrato dentro la stanza, aveva preso una sedia e si stava per sedere, come suo solito, al contrario, col viso rivolto verso la spalliera ‹‹...che novità ci sono?››
‹‹Ricordo tutto.››
Claudio rimase in piedi, senza finire il movimento già iniziato per sedersi ‹‹Davvero?››
‹‹Sì.››
Lo sguardo si Claudio si perse nel vuoto, come se qualcosa di invisibile gli fosse improvvisamente apparso davanti, poi tornò su Paola. Claudio sorrise, tornando a sedersi ‹‹Quindi...?››
‹‹Beh, diciamo niente di nuovo. Ecco.››
‹‹Tu lo sapevi già.››
Paola non ebbe paura a rispondere, continuò a guardare Claudio dritto in faccia ‹‹Penso di sì, dopotutto.››
‹‹Che strano... Forse eri troppo sotto pressione, gli occhi di un’intera cittadina addosso...››
‹‹Io ora credo di non aver mai dimenticato nulla, sai? Io ora credo che dovessi solo deciderne cosa farne, di quei ricordi. Mi capisci?››
‹‹Già. E ora hai trovato la tua fermata anche tu...››
‹‹Sono quasi sicura di sì.››
‹‹E cosa farai?››
Lo scambio era stato molto veloce. I due non si muovevano di un millimetro. Si guardavano fisso e non facevano altro che parlare. Paola si chiese se Claudio in realtà non sapesse già tutto. Magari sapeva anche che lei aveva parlato con Andrea, che alla fine lo aveva abbracciato come se fosse stato un grande amico, come se fosse stato Claudio stesso.
‹‹Non posso mentire riguardo ciò che ho visto. Dirò tutto con precisione. So bene che inizierà un casino di sentenze, giudizi, udienze, avvocati... tutto costruito sulle mie parole. E so bene che mio padre potrebbe non restare qui con me e mamma. Ma non c’è altro da fare. Sono certa, adesso. La cosa giusta è questa.››
‹‹La fermata giusta è questa.›› Replicò Claudio lentamente, osservandola, ma dando la netta impressione di stare guardando oltre lei, attraverso lei, quasi fosse trasparente.
‹‹Già, come dici tu.››
La discussione rimase un istante sospesa, senza che i due respirassero quasi. Non c’era semplicemente altro da dirsi. Paola si chiese se dire del suo incontro con Andrea e di come le era servito a prendere una decisione. Ma poi rimase in silenzio. Lui, Claudio, ormai ne era certa da come la guardava, sapeva già. E non sapeva per Andrea, lui non gli aveva detto nulla. Sapeva e basta. Era così. E sapeva anche che fra poco, quando si sarebbero salutati, lei non lo avrebbe abbracciato come aveva fatto con Andrea, il giorno prima.
‹‹Senti, adesso io dovrei scappare.›› esordì Claudio ‹‹Devo sbrigare alcune faccende e poi in serata pensavo di farmi un giro, magari al parco.››
‹‹Al parco di sera?››
‹‹Mi faresti compagnia?››
‹‹Sì certo, ma perché? Che devi fare al parco?››
‹‹Mettiamola così: tu hai trovato la tua fermata giusta. Stasera, al parco, io troverò la mia.››
 
I lampioni si accesero, illuminando il parco che, superato il tramonto, rimaneva avvolto nel buio. Andrea e Claudio passeggiavano uno accanto all’altro. Andrea aveva le mani in tasca, mentre Claudio, come al solito, teneva le braccia poggiate dietro il collo.
‹‹Credo davvero che non ci saremmo più parlati, che fra noi fosse finita.››
‹‹Ma no... finché almeno uno di noi si ricorderà dell’altro non penso che accadrà.››
‹‹Ci vai giù pesante con i paroloni, eh?›› Andrea sorrise coinvolgendo anche Claudio nella risata.
‹‹Senti, Claudio, ci tenevo a dirti che, al di là della nostra lite, dei nostri problemi, della nostra stupidità, io ho parlato con Paola. Mi sono scusato. Sentivo di doverlo fare non solo per la nostra amicizia, ma anche per me.››
‹‹Sì, capisco. Penso che sia la scelta migliore, la tua fermata giusta, diciamo. Vi vedo bene insieme, sai?››
‹‹Ma cosa dici, Cla? E poi mi spieghi perché ti sei fissato con questa della fermata giusta? Non parli d’altro!››
Claudio smise di camminare e socchiuse gli occhi concentrandosi, come per ricordare qualcosa. Poi disse: ‹‹Andrea, mi sono scordato che devo fare una telefonata. Mi aspetti qui un momento? Mi devo allontanare, ché come al solito qua non c’è campo!››
Andrea rimase un momento in silenzio ‹‹Non mi hai risposto. Non pensare di evitare così facilmente una domanda! Comunque okay. Ti aspetto qui.››
‹‹Tranquillo, vado e torno. E poi ti spiego cos’è una fermata giusta!››
Andrea poggiò la schiena a un muretto e mise le braccia conserte, in attesa. Claudio prese il cellulare dal suo borsello e iniziò ad allontanarsi. Poi, dopo aver fatto una decina di passi, si voltò all’indietro, continuando nel frattempo a camminare, ma guardando Andrea.
‹‹Andrea! Ora che ci penso tu lo sai già che cos’è una fermata giusta, no? L’hai già trovata! Quindi non ti serve sapere nient’altro!›› si voltò di nuovo e continuò a camminare.
Andrea rimase in silenzio, senza rispondere nulla. Claudio... era sempre stato un ragazzo strano.
Andrea aspettava ormai da vari minuti poggiato al muro. Si mise ad osservare l’orologio e rimase rapito dal progredire lento e inesorabile della lancetta. Si diede una spinta e recuperò una posizione perfettamente eretta, per poi mettersi a camminare senza una meta precisa. Dove si era cacciato Claudio?
Si ritrovò, quasi senza rendersene conto, vicino alla panchina dove due estati prima avevano cominciato la guerra dei gavettoni. Alzò lo sguardo.
 
Il loro passo era piuttosto lento, non avevano fretta di arrivare dove erano stati invitati. Il braccialetto che Liliana indossava sul polso sinistro emetteva un lieve tintinnio in maniera regolare e risultava stranamente piacevole. Mario le teneva l’altra mano, la destra, con il suo solito fare noncurante, che ancora non se n’era andato. Erano in silenzio, avevano già parlato molto.
 
Il sentiero in mattonelle sconnesse che doveva portarla al centro del parco sembrava totalmente deserto. Paola avanzava appena circospetta, non le piaceva l’idea di stare nel parco di sera. L’ambiente circostante era assolutamente silenzioso e la sirena di un’ambulanza in lontananza e qualche clacson non erano altro che percezioni uditive ovattate per lei.
 
Andrea, Liliana, Mario e Paola erano tutti lì, di fronte alla panchina. I quattro ragazzi si guardarono l’uno con l’altro. Ma nessuno di loro trovò il coraggio di dire niente. Nessuno di loro riuscì ad aprire la bocca. Tutti loro semplicemente osservavano quella panchina, in silenzio.
 
‹‹Sapete, eravamo un gruppo unito. Eravamo tutti molto amici. Eravamo io, Andrea, Mario, Liliana e Claudio. Stavamo molto insieme e a volte ci portavamo dietro qualche altro amico. Era tutto... perfetto. C’era Claudio, il leader della situazione; c’era Andrea, il suo migliore amico; c’erano Mario e Liliana, che tutti sapevamo prima o poi si sarebbero messi insieme e poi c’ero io, Alessandro, quello con la testa sulle spalle. Abbiamo fatto tante cose insieme che ci si potrebbe scrivere un libro. Poi, però, è successo quel che è successo. Quello che doveva succedere. Claudio soffriva di cardiopatia congenita. Nessuno di noi lo sapeva. Tre settimane fa circa, ci aveva invitato tutti per fare un giro vicino al nostro solito parco. Nessuno di noi è andato. Ognuno coi suoi problemi. Nessuno di noi c’era. Claudio stava passeggiando tranquillamente, non si sa esattamente come è accaduto. Ma il suo cuore ha smesso di battere. Inutile dire che il colpo lo abbiamo subito tutti, ma in modi diversi. Dopo qualche tempo abbiamo deciso di vederci, tutti insieme, per non dimenticare il gruppo che speravamo potesse esistere ancora. Ricordo ancora quando entrai in quella stanza, era la camera di Mario. Loro erano tutti e tre seduti per terra, sopra dei cuscini. E altri due cuscini erano vuoti. Uno era per me, l’altro per Claudio. Ricordo ancora come mi osservò Mario, dopo che li avevo salutati e mi ero seduto. Mi osservò quasi stizzito: “E Claudio non lo saluti?”. Furono queste le sue parole. “E Claudio non lo saluti?”...Per loro era come se nulla fosse successo. Per loro era come se Claudio non se ne fosse mai andato. Vedevano Claudio, ci parlavano... tutti e tre. Ho pensato di essere io ad avere qualcosa che non andava. Ho passato brutti momenti, ma poi sono tornato in me. La vita continua lo stesso e io me ne sono fatto una ragione. Loro continuavano a vederlo. Andrea, Mario e Liliana avevano sempre visto Claudio come un grande amico, ma non solo. Lui era un supporto, un sostegno, una certezza, una forza a cui aggrapparsi. Non hanno sopportato di vederlo andare via. Loro non potevano accettarlo perché loro avevano bisogno ancora di lui. Ed è stato allora, credo, che se ne sono creato uno tutto loro. Un Claudio che non esisteva, un Claudio che, in un certo senso, la loro stessa mente proiettava. Frutto della loro immaginazione. Questo era diventato Claudio. Quasi un fantasma. Solo dopo ho scoperto che anche Paola era esattamente nella loro stessa situazione. Per tutti loro, per ognuno di loro, nessuno escluso, Claudio c’era sempre stato. In ogni istante, in ogni momento, bastava chiamarlo. Lui era nato per questo, ce l’aveva nel sangue questa forza. Eppure, quando lui aveva avuto bisogno di loro, loro non erano con lui. In quel parco, quella sera, Claudio andò da solo. E fu per questo, probabilmente, che nessuno riuscì a salvarlo e che lo trovarono la mattina dopo, morto, su una panchina.››
 
I quattro ragazzi osservarono la panchina in silenzio. Su di essa, il borsello di Claudio. Immobili, nessuno riuscì a muoversi per qualche secondo, mentre la panchina si trasformava, cambiava forma e diventava una roccia dura e levigata, una lapide curvilinea. E il parco mutava i colori bui e si faceva un cimitero spento e dimenticato.
 
‹‹La fermata giusta. Così la chiamava Claudio. Scendere alla fermata giusta è avere il coraggio di fare una scelta. La scelta che speriamo sia giusta per noi. La fermata giusta è quella che tutti noi cerchiamo sempre di raggiungere, anche se solo in pochi ci riescono.  Di fermata giusta, diceva Claudio, ce n’è una sola e il più delle volte non è una delle regolari fermate del treno e per prenderla bisogna gettarsi dai vagoni mentre sono ancora in piena corsa. Tuttavia non fate l’errore di pensare a questa fermata come ad un arrivo: la fermata giusta, quella veramente giusta, è un punto di partenza. Un punto dal quale ricominciare per andare alla ricerca di altre fermate. Claudio non è mai andato alla ricerca della sua fermata giusta. Eppure, senza dire nulla, è stata questa ad andargli incontro, da sola. E lui l’ha presa.››
 
Il cimitero tornava parco e la lapide panchina e il borsello si trovava ancora lì, un monito, un ricordo, un addio per tutti e quattro. Claudio non sopportava di dover lasciare le cose a metà, non lo aveva mai sopportato. E così anche lui aveva raggiunto la sua fermata giusta, adesso. Il treno stava per partire, finalmente, dopo la lunga attesa. La panchina era ancora ferma mentre Claudio, dal nulla, sembrava comparirvi sopra, accanto al suo borsello. E guardava i ragazzi. E li guardava fiero di sé e fiero di loro. “Già.” avrebbe allora detto “Questa è la vostra fermata giusta”.

Rivolgo un ringraziamento speciale alla mia correttrice di bozze, che mi ha supportato nella stesura di tutto il testo. Si chiama "Hollow Eyes", cercate le sue storie.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Midnight_whisper