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Autore: greyflamboyant    25/10/2014    3 recensioni
Sosuke sbuffò, guardando la piscina.
“Era una cosa importante, quella della bibita?” chiese, senza muoversi.
“Può darsi” disse atono, sgranchendosi la spalla. “In realtà, dipende da te”.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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‘Maledizione, non ci capisco nulla…’
Ai, grattandosi la testa, fissava spaesato il libro di inglese: i suoi occhi saltellavano tra una parola e l’altra, senza comprenderne il significato. Conosceva Shakespeare, ma non aveva idea di quanto fosse vasta la sua produzione. E quel sonetto, al momento non gli era molto simpatico.
“Nitori-senpai! Cosa ti affligge così tanto?”
Momotaro lo fissava, dalla sua scrivania: il senpai si comportava in maniera parecchio strana. Certo, non lo conosceva da molto, ma da quello che aveva capito, Nitori era un ragazzo molto riservato. Senza farlo apposta, dimostrava una enorme fragilità. Bisognava avere cautela, un po’ come con una farfalla: basta tenerla fra le mani per ferirla in maniera irreparabile.
Nitori fissò il ragazzo, disperato.
“Momo-kun, ecco… Tu come te la cavi con l’inglese?”
“Uhm, non benissimo…” disse, grattandosi la chioma rossa. “Perché?”
“Avrei da studiare questo sonetto, ma come faccio ad imparare se non ho nemmeno idea di cosa ci sia scritto? Uff, l’inglese è così complicato…”
“Beh, perché non chiedi a Rin-senpai? So che lui è bravo!”
Il cuore di Nitori mancò un colpo.
“D-dici che dovrei chiedere a lui?”
“Beh, prova!”
“Ecco, non vorrei disturbarlo…”
“Scusa, ma non eravate in stanza assieme? Che disturbo dovresti dargli?”
Momo era perplesso: quanti problemi si faceva?
“…non so, magari è seccato per i fatti suoi… Oppure…”
“Nitori-senpai, non fare così! Se fossi bravo ti avrei aiutato io, ma se conosci qualcuno che può darti una mano perché non ne approfitti?”
Il ragazzo più grande ci pensò un attimo, e arrivò alla conclusione che magari quella situazione non sarebbe stata così irrisolvibile. Inoltre, trovava piuttosto imbarazzante farsi aiutare da un kohai. 
E come se non bastasse, Rin gli mancava un sacco. 
Da una parte aveva una voglia matta di vederlo, da un’altra, sentiva che gli avrebbe solo arrecato un fastidio. Sospirò, con la mente immersa dai dubbi.
“Uhm, penso tu abbia ragione, Momo-kun”
“Scherzi? Io ho sempre ragione!” disse, dandogli una sonora pacca sulla spalla. 
Momo sorrideva, e Nitori lo invidiava con lo sguardo.
‘Beato te, che sei così spensierato…’

 

*

 

Di una cosa era certo: provava una forte ansia.
Si trovava davanti alla porta della stanza di Rin, con quel libro in mano da una decina di minuti circa, ma non sapeva come fare: non era tipo da bussare, tantomeno gli andava di dire a gran voce il nome di Rin nel corridoio, se ne vergognava troppo.
Con il viso velato da un leggero rossore, chiuse gli occhi, pensando al senpai. A quanto lo adorasse, a quanto gli piaceva la sua voce, la sua pronuncia inglese. Presto l’avrebbe sentita di nuovo, e la cosa gli fece venire la pelle d’oca. Imbarazzato, portò il libro di inglese all’altezza della faccia, coprendola con insistenza.
‘Rin-senpai…’
Improvvisamente, dalla porta provenivano rumori di serratura . Nitori si spaventò, ed emise un gridolino. 
Inchinandosi, prese a balbettare:
“R-Rin-senpai! P-potresti, ecco… Potresti aiutarmi con questo testo d’inglese?” titubò, porgendo davanti a sé il volume.
“Eh?”
Nitori alzò il viso, scoprendo di avere di fronte Sosuke. Paonazzo, indietreggiò e realizzò di aver appena fatto una figuraccia con il migliore amico di Rin.
“Aaaaaaah! Perdonami, Yamazaki-senpai!” mugugnò, nascondendo nuovamente il viso dietro al libro.
“Ah, sei l’anatr… Nnnh…”
Sosuke continuava a dimenticarsi il nome di Nitori, e per ricordarlo, ogni volta, faceva una fatica immensa: nella sua testa, era l’anatroccolo.
“C-come?”
“…Tori, giusto?” chiese, grattandosi il mento.
“Ehm, sarebbe Nitori in realtà… Nitori Aiichiro” disse, correggendolo.
“Oh, errore mio. Scusa, ma non sono molto bravo a ricordare i nomi” rispose, accennando un sorriso nervoso.
Quel momento divenne improvvisamente imbarazzante per entrambi: non avevano granché da dirsi. Un silenzio altrettanto imbarazzante calò per qualche istante. 
“Ecco…” riprese il kohai, guardando il pavimento. ”Rin-senpai è in stanza?”
“No, mi dispiace. Ti serviva qualcosa?” 
Ebbero un contatto visivo, per un attimo: i loro occhi chiari si incrociarono scrutandosi l’un l’altro, finché Nitori non distolse lo sguardo altrove. Sosuke lo interpretò come un simbolo di insicurezza, ed evitò anche lui di fissarlo troppo.
“Ecco, avrei bisogno di una mano con l’inglese… Sai per caso dov’é?”
“Mi ha detto che andava a prendersi una boccata d’aria fresca, era un po’ stanco.”
“Oh, capisco! Allora proverò a cercarlo fuori il dormitorio, grazie mille” 
Il ragazzo si diresse verso le scale del dormitorio, con fare veloce.
“Ah, aspetta!”
Nitori si voltò, a guardare il senpai.
“C-cosa c’é?”
“Digli di portarmi una bibita quando risale al dormitorio!”
“Uh… Va bene!” rispose, per poi riprendere a camminare verso l’uscita, rapidamente. 
Sosuke fissò la figura del ragazzo allontanarsi e farsi sempre più lontana. Sospirò, appoggiando la spalla sinistra al lato dell’uscio.
‘Aiichiro, eh?’

 

*

 

Uscito dal dormitorio, Nitori istintivamente si portò il dorso della mano sulla fronte: il tramonto rendeva difficile osservare il giardino con il suo accecante sole dai toni bronzei. Il paesaggio tuttavia, risultava molto piacevole alla vista. Gli alberi del viale principale creavano con le foglie giochi di chiaroscuro, proiettati sul pavimento in pietra, che la tonalità aranciata dell’imbrunire aveva reso roseo. Percorrendo la strada, si guardava attorno, cercando con lo sguardo Rin. Trovò il rosso un centinaio di metri più avanti, disteso sotto ad un albero, perso a guardare il cielo dai toni caldi. Si avvicinò a lui, senza far rumore. 
Nitori rimase incantato a guardare il senpai: il tramonto lo rendeva ancora più affascinante. La sua pelle, alla luce del tramonto, acquistava un tono leggermente dorato e la cosa ammaliava il kohai come non mai.
‘Chissà quando si abbronza come diventa…’ pensò, sorridendo. Subito dopo porse il suo sguardo verso il libro, ricordandosi del perché era venuto fin lì. Riempiendosi i polmoni d’aria, chiamò il ragazzo.
“Rin-senpai!”
Rin si girò, sentendo il suo nome, e sorrise vedendo Ai. Gli fece cenno di avvicinarsi, ed il kohai obbedì in silenzio.
“Che ci fai qui?” chiese, osservando dal basso Nitori, che si avvicinava sempre di più verso l’albero.
“Ehm, avrei bisogno di una mano con l’inglese…” rispose, porgendo il volume al senpai.
“Ah, capisco” disse, ridendo dolcemente. “Beh, vediamo un po’ che cosa c’é… Su, siediti.”
Rin prese il libro, e cominciò a sfogliarlo. Intanto, Nitori si sedette di fronte a lui, dando le spalle al sole. Così facendo, creò una zona d’ombra davanti al ragazzo.
“Ai”
“Sì?”
“Così però non vedo niente. Siediti qui accanto”
Il cuore di Nitori impazzì dalla gioia, e subito si spostò, sorridendo.
“Quindi, che cos’é?”
“Un sonetto di Shakespeare”
“Oh, Shakespeare! Interessante, non trovi?”
“Non lo metto in dubbio, vorrei poterci capire qualcosa in più…”
“Quale sonetto è?”
“Il diciottesimo”
Rin fissò per qualche istante Nitori, aggrottando le sopracciglia.
“Ai, lo sai che il Sonetto 18 è il più famoso?”
“Davvero?!”
“Dai, è famosissimo! Come fai a non conoscerlo?!”
“Scusa, senpai…” borbottò, con aria colpevole. Rin ridacchiò.
“Beh, adesso lo imparerai. O almeno si spera”
“Farò del mio meglio!”
Una volta trovata la pagina, Rin la bloccò con le dita della mano destra. Concentrato, cominciò a leggere ad alta voce il sonetto.

Shall I compare thee to a summer’s day?
Thou art more lovely and more temperate.
Rough winds do shake the darling buds of May,

And summer’s lease hath all too short a date.”

Nitori era completamente stregato. La sua pronuncia inglese lo rilassava, come non mai. Cullato da quelle parole, sebbene incomprensibili, si rilassò del tutto.

Sometime too hot the eye of heaven shines,
And often is his gold complexion dimm’d;
And every fair from fair sometime declines,
By chance or nature’s changing course untrimm’d;
But thy eternal summer shall not fade
Nor lose possession of that fair thou ow’st;

Rin era totalmente immerso nella lettura, e non distoglieva lo sguardo dal libro. Scandiva ogni parola lentamente, sposando il tutto con l’atmosfera e il tono di voce profondo.

Nor shall Death brag thou wander’st in his shade,
When in eternal lines to time thou grow’st:
So long as men can breathe or eyes can see,

So long lives this, and this gives life to thee.”

Una volta finito di leggere, osservò Nitori, che nel frattempo non aveva smesso di guardarlo con un’espressione adorante.
“Fantastico, Rin-senpai! Hai una pronuncia perfetta!” disse, entusiasta.
“Troppo buono. In ogni caso, questo è il sonetto. Credo tu abbia bisogno della traduzione, no?”
“Sì, esatto”
Rin sospirò, e mettendo l’indice destro sul primo rigo del sonetto, cominciò a traslare quelle parole stampate.

Posso paragonarti a un giorno d'Estate? 
Tu sei più amabile e più tranquilla.

Nitori spalancò gli occhi. 

Venti forti scuotono i teneri germogli di Maggio. 
E il corso dell'estate ha fin troppo presto una fine. 
Talvolta troppo caldo splende l'occhio del cielo, 
E spesso la sua pelle dorata s'oscura; 
E d'ogni cosa bella la bellezza talora declina, 

Spogliata per caso o per il mutevole corso della natura.

Il suo cuore cominciò a battere molto più veloce: sentiva che ogni parola di quel sonetto d’amore erano rivolte a Rin. Era come se tutti i suoi pensieri fossero stati impressi su quella pagina, e la cosa lo lasciava basito. L’amore era capace anche di questo?

Ma la tua eterna estate non dovrà svanire, 
Nè perder la bellezza che possiedi, 
Nè dovrà la morte farsi vanto che tu vaghi nella sua ombra, 
Quando in eterni versi al tempo tu crescerai: 
Finché uomini respireranno o occhi potran vedere, 

Queste parole vivranno, e ti daranno vita."

Completamente preso da quei versi, Nitori continuava a volgere il suo sguardo al libro, esterrefatto. Sentiva le sue guance bollire, e le gambe tremare dall’imbarazzo. Era come se, indirettamente, gli avesse dichiarato il suo amore, ma Rin non avrebbe mai potuto cogliere tutte quelle sfumature. La cosa da una parte lo sollevò, da un’altra lo intristì.
Una cavalletta balzò sulla pagina aperta di quel libro, e l’improvvisa apparizione dell’insetto mandò il kohai nel panico. Dalla sua bocca uscì solo un urlo, e d’istinto gettò il libro lontano da Rin.
“Ehi!”
Nel tentativo di acciuffarlo, Rin si sporse lateralmente con velocità, mandando Nitori ancora più in tilt. Senza pensare, chiuse gli occhi e acchiappò Rin per la felpa, tirandolo a sé.
“Cavalletta!” urlò, facendo pressione con le braccia.
Il senpai, strattonato, cadde sopra il ragazzo, che per la presa, era caduto disteso sul prato.
Rin alzò il busto, fissando Nitori.
“Ehi! Tutto a posto?”
Nitori riaprì gli occhi, e gli mancò il respiro.
‘Oh no. Siamo di nuovo così vicini...’


 

******
 

Angolo dell'autrice:
Perdonate il ritardo, ma l'università a volte chiama, e quando chiama si fa sentire.
Dico solo che per questo capitolo ho provato io stessa feels mentre lo scrivevo.
Cosa succederà adesso? Bella domanda, devo cominciare  a pensarci anche io!
Spero possa piacervi!
Ringrazio chi mi segue, chi legge in separata sede e mi da spunti, e chi recensisce: davvero, siete un tesoro, grazie di cuore.
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima!
- Chri

 
   
 
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