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Autore: WillowG    18/10/2008    3 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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cap12 Allora, ringrazio, come sempre, essy chan,lav_92, e FefyNiisan. Ormai le mie commentatrici fisse ….^_^ ragazze, sono felice che questa fic vi piaccia! Ora, scusatemi se ci ho messo un po’, ma gli esami ed il lavoro non perdonano … comunque, eccovi come si concludono le cose (?) coi demoni lupo!

Capitolo 12
-Ovest, ovviamente!-

Per la prima volta in vita sua, Lara ringraziò il proprio attaccamento maniacale alla pistola. Nonostante le tremassero ancora le gambe per la visione, infatti, aveva colpito almeno un paio di demoni lupo.
Certo, nulla in confronto alla strage che il bonzo stava compiendo alle sue spalle. Uno dopo l’altro, i demoni cadevano sotto i suoi colpi, precisi e micidiali.
Come nella locanda in fiamme, si erano disposti nuovamente schiena contro schiena, per difendersi a vicenda.
Non erano servite parole per mettersi d’accordo. Era stato istintivo. E questo scocciava un po’ alla ragazza. Raramente si fidava di qualcuno, eppure non aveva esitato a mettere la sua vita nelle mani del bonzo. Non poteva sapere che il pensiero era reciproco.
Al terzo lupo caduto per mano sua, il capo sembrò finalmente scuotersi. Da quando era stato evidente che i due biondini non erano una preda facile come aveva previsto, il volto del demone aveva assunto diverse espressioni. Finché non decise di muoversi. Sanzo neppure lo vide. Ma un calcio lo fece volare lontano da Lara.
-Sanzo!- Gridò la ragazza, mentre cercava di accorrere, ma un paio di demoni le si pararono davanti.
-Siete dei buoni a nulla!- Ringhiò Shiba ai suoi sottoposti, che ringhiarono sottovoce, umiliati dalle sue parole. -Finite almeno la ragazza. Al monaco ci penso io.-
Sputando rabbiosamente sangue, il monaco si rimise in piedi. Merda. Si era distratto. Aveva pensato tanto a difendere la ragazza che si era scordato di proteggere sé stesso.
Prima di poter fare qualsiasi cosa, il demone lupo nero gli si era parato davanti. Ciò non lo fece perdere d’animo.
-Vediamo di finirla presto.- Sibilò Sanzo, scatenando le risa del demone.
-“Finirla presto”! Non ho mai conosciuto qualcuno così ansioso di essere divorato. Te lo concedo, monaco. Hai fegato.- Sanzo lanciò una rapida occhiata a Lara. Il resto della banda l’aveva circondata. Per un momento si maledì per non averne uccisi di più, di quegli scarti demoniaci.
Accorgendosi dei pensieri del bonzo, Shiba sorrise.
-Non ti preoccupare. Lei ti raggiungerà subito!- E partì all’attacco. Sanzo riuscì a schivare per un soffio gli artigli affilati del demone, che aveva mirato al petto. Ma il secondo attacco diretto al volto gli graffiò leggermente una guancia. Dopo la prima scarica di attacchi, il demone balzò lontano.
Per alcuni istanti i due avversari si studiarono, immobili. Poi il demone ripartì all’attacco. Ma questa volta il monaco era pronto a riceverlo. Rapido estrasse di tasca tre fuda, e pronunciando una serie di parole incomprensibili, i tre foglietti di carta si librarono in volo, come se avessero avuto vita propria. Shiba li schivò con un salto.
-Hai una mira pessima, bonzo!- Ringhiò il demone. Un sorriso velenoso fece capolino sulle labbra del biondo.
-E chi ha detto che miravo a te?- Una serie di uggiolii raggiunse le orecchie di Shiba, che si voltò, allarmato. E non a torto. Tre dei suoi compagni erano stati colpiti in pieno dai fuda, e adesso si rotolavano in preda ai dolori sul terreno, divorati da fiamme bluastre.
Lara non perse tempo. Approfittando del momento di stupore dei demoni, la ragazza sparò a quelli che aveva più vicino, liberando il mondo di altri demoni divoratori di uomini.
Sanzo, intanto, fissava trionfante Shiba. Il demone si volse verso di lui, il volto sfigurato dall’ira.
-Maledetto bonzo …- Sibilò prima di attaccare. Shiba fu rapido. Molto più rapido di quanto il monaco avesse pensato. Prima di potersi scansare, Sanzo venne colpito da  una profonda artigliata allo stomaco. In qualche modo riuscì a restare in piedi, conscio di aver rischiato grosso. Se non si fosse spostato in tempo, probabilmente la mano del demone lo avrebbe trapassato da parte a parte. --Sei veloce, bonzo. Veloce e fortunato …- Ringhiò il demone, mentre si leccava gli artigli insanguinati. Erano di nuovo in una situazione di stallo.
-Tsk! Tutta bravura …- Fece il monaco, mentre il combattimento riprendeva. Lara, poco distante, non potè fare altro che assistere impotente. Avrebbe preferito mettersi a fare il punto croce, che restare lì, fissa come una statuina a fissare i due tipi che se le davano di santa ragione. Oramai i pochissimi demoni lupo rimasti se l’erano data a gambe, e lei non aveva più nulla su cui fare tiro a segno. Strinse i pugni per il nervoso, mentre il duello tra demone e monaco continuava.

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Dall’alto della sua postazione, il demone dai capelli argentei osservava lo scontro, senza eccessiva preoccupazione. Shiba non era sicuramente in grado di battere il bonzo, nonostante il parere di Artemius. Ciononostante, sarebbe stato istruttivo. Gli occhi dorati si strinsero in due fessure. La morte di Grima bruciava ancora, scatenandogli un forte sentimento di odio. Ricacciò indietro un ringhio scuotendo il capo. Non era da lui farsi prendere così dalle emozioni.
-Voglia di vendetta, eh?- Rigel era apparsa alle sue spalle, quasi come uno spettro. Caleb non vi fece quasi caso, oramai abituato a quel modo di fare.
-Non sai quanto.- Rimasero in silenzio, uno accanto all’altro, apparentemente concentrati sullo scontro che si svolgeva sotto di loro. Fu Caleb il primo a parlare. -Cosa c’è, Rigel?-
-Non ti si può nascondere nulla, eh?- Sorrise la ragazza, togliendosi una ciocca di capelli neri dal volto. Ma subito si fece seria. -Artemius ha deciso che vuole Shiba vivo. E anche il bonzo.- Il demone si voltò di scatto verso la compagna. Lei continuava a guardare la lotta tra il monaco ed il demone.
-Che intenzioni ha, stavolta?- Ringhiò il giovane, più rivolto al cielo che alla donna accanto a lui.
-Non lo so.- Rispose questa. -Mi tiene al corrente dei suoi piani non più di quanto ne tenga te. Ma se vuoi un consiglio, se quel lupachiotto dovesse avere dei problemi, vedi di parargli il culo. Ah, e ricorda: Artemius ha detto che il bonzo lo vuole vivo. Non sano …- Caleb strinse gli occhi.
-I suoi ordini non erano di uccidere lui e la donna?-
-Mha. Sai anche tu com’è fatto. Solo lui sa il perché dei suoi ordini.- Rispose Rigel, con un’alzata di spalle. Poi fece un cenno di saluto. E così com’era apparsa, la ragazza demone sparì. Caleb ritornò a seguire lo scontro.

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-Allora?! Da che parte?- Gojyo prese bruscamente Gaia per le spalle, e solo la mano di Goku stretta attorno al suo polso gli impedì di scuoterla come un tappeto polveroso.
-Non lo so!- Singhiozzò la ragazza. -Le immagini erano confuse e …- La disperazione e l‘abbattimento incisi sul suo volto da bambina. Avvertito da uno sguardo omicida di Goku, Gojyo la lasciò andare. Gaia tirò su col naso, mentre cercava di soffocare un altro singhiozzo. Ogni fibra del suo corpo tremava per la paura. Martha le appoggiò con dolcezza le mani sulle spalle.
-Tranquillizzati. Devi solo mettere ordine in testa. Ora chiudi gli occhi, fai un bel respiro profondo e concentrati.- Gaia decise di seguire il consiglio della cugina.
Chiuse gli occhi. Fece un paio di profondi respiri e fece mente locale.
Aveva avuto di nuovo una visione. Nel riflesso del tè, era riuscita a vedere alcune cose.
Lara, in particolare. E, anche se non ne era completamente sicura, Sanzo. Era stata questione di pochi attimi. Il tè aveva cominciato a vorticare, esattamente come le era successo con il bicchiere d’acqua. Le immagini riflesse sulla superficie liquida si erano frammentate, per ricomporsi in altre.
Gaia riconobbe un vicolo. L’immagine cambiò. E nel vicolo ora c’era Lara, pistola in pugno, che diceva qualcosa ad una persona che gli dava la schiena. Un uomo, piuttosto alto, biondo, vestito di scuro. Non ne era sicura, perché non era riuscita a vederlo in faccia, ma poteva immaginare che fosse Sanzo.
Un altro cambio d’immagine. Il luogo era sempre quello. Ma era come se stesse guardando sui tetti circostanti. E lo vide. Immobile, freddo, i lunghi capelli argentei mossi dalla brezza. Lo stesso demone che aveva cercato di ucciderla. E … Pufffh!
La visione era terminata. Ma un lieve sorrisino di vittoria apparve sulla labbra della morettina.
-Ho ricordato qualcosa!- Gli altri membri del gruppo la circondarono ansiosi.
-Allora?- Fece Gojyo, impaziente.
-Ho visto … Ho visto l’insegna di una lavanderia.- Gaia era soddisfatta di sé. Martha le fece una carezza sul capo, stando attenta a non toccarle la ferita.
-Sei stata bravissima!-
-Benissimo, scricciolo! Allora, dov’è la lavanderia più vicina?- Chiese Nika, mentre l’istinto da poliziotta tornava prepotentemente a galla. Ma i ragazzi erano troppo abituati al tono da generale scazzato di Sanzo per farvi caso.
-Proprio a meno di dieci minuti da qui!> Rispose Hakkai.
-Che diavolo stiamo aspettando? Andiamo!- Ringhiò Gojyo, accendendosi una “sigaretta da battaglia”. -Mica lasceremo tutto il divertimento al pelato, no?- Il boato di risposta di Goku e Nika fece tremare i vetri. Martha e Gaia rimasero dov’erano, mentre il resto del gruppo si precipitava fuori. Erano usciti tutti, quando Hakkai fermò Goku.
-Sarebbe meglio che tu restassi qui.-
-Cosa?! Ma perché, Hakkai! Io voglio venire con voi …- Il demone dagli occhi verdi lo zittì.
-Hanno già cercato una volta di uccidere la signorina Gaia, Goku. Non mi stupirebbe che ci provassero di nuovo.- Un lampo di rabbia fredda attraversò le iridi verdi. -Meglio non correre rischi.- Il ragazzino si morse il labbro, impossibilitato a replicare. Hakkai aveva completamente ragione.
-D’accordo. Ma vedete di fare presto.- Hakkai rispose con un sorriso rassicurante. Goku lo guardò sparire dietro a Nika e Gojyo, mentre le immagini dello scontro coi due demoni alla locanda gli balenavano nella mente. Allora non era riuscito ad impedire al tipo con i capelli argentei di portare via Gaia. Ma stavolta non l’avrebbe permesso. Anzi. Nessuno, neanche la più alta divinità del cielo, avrebbe più osato far del male alla sua amica. Mai più. Era una promessa.

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Erano passati già un bel po’ di minuti da quando lo scontro tra Sanzo e Shiba era iniziato. Ed era ancora in una fase di stallo. Lara cominciava a chiedersi se non fosse davvero il caso di mettersi a fare il punto croce. Si stava annoiando a morte …
-Hey, prete, vuoi che ti dia una mano?-
-IO NON SONO UN PRETE!!! E non ho alcun bisogno di aiuto!- Ringhiò Sanzo scansando un attacco del demone.
-Va bene, va bene … Non fare il permaloso …- Lara intanto si era tranquillamente seduta per terra, sbadigliando di tanto in tanto. La situazione le pareva quantomeno assurda, ma stranamente non ne era spaventata. Dentro di sé, in qualche modo, sapeva benissimo che il bonzo non correva alcun pericolo di morte. Certo, ci stava sempre la sua visione, tutt’altro che rassicurante … Ma fintanto che non fosse sbucato fuori il tipo coi capelli argentei, non si sarebbe realizzata.
Sanzo, intanto, sembrava aver ripreso in pugno la situazione. Non un attacco del demone sembrava voler andare a segno, sempre anticipato dalle contromosse del biondo. Esasperato, Shiba tentò un ultimo affondo. Sanzo si scansò di lato. Lo slancio fece sbilanciare in avanti il demone, lasciandolo alla mercè del monaco. Con la coda dell’occhio vide la canna della pistola puntata alla sua tempia. Un sorrisetto beffardo era dipinto sulle labbra del bonzo.
-Sei troppo prevedibile …- Il dito stava già premendo sul grilletto, quando un tornado biondo investì il monaco, facendolo rovinare a terra. Il proiettile volò a molti centimetri dalla testa del demone lupo.
Shiba non ebbe il coraggio di aprire gli occhi. Solo le bestemmie e gli strepiti del monaco lo convinsero che non era ancora morto. E ciò che vide lo lasciò allibito. A qualche metro da lui, il bonzo era finito a terra, travolto dalla ragazza bionda.
-MALEDETTA STUPIDA!!!MA CHE DIAVOLO TI SALTA IN MENTE!?- Lara non ebbe il tempo di rispondere. Vi pensò una voce fuori campo.
-Tsk … Mancato …- Nel punto in cui era Sanzo, il demone dai capelli argentei stava togliendo dal terreno una lancia, affondata di parecchi centimetri nella terra morbida. Il biondo si dovette mordere la lingua. La ragazza lo aveva salvato. Se non lo avesse spinto, la lancia lo avrebbe trasformato in uno spiedino di monaco. Lara indovinò i pensieri del ragazzo.
-Almeno potresti dirmi grazie …- L’unica risposta che ottenne fu una serie di borbottii seccati, ed una mano per alzarsi. Shiba, euforico per l‘aiuto inaspettato, stava per partire di nuovo all’attacco, ma una voce lo bloccò.
-Hey, bonzo, non vorrai divertirti solo tu, vero?- Lara sorrise. Dal vicolo era spuntato Gojyo, sigaretta in bocca, e arma in mano.
-Non verrei dargli ragione … ma sei il solito egoista!- Fece Hakkai, accanto al rosso.
-Bhe, avranno voluto un po’ d’intimità …- Ridacchiò Nika, mentre Hakkai sorrideva. Il bonzo si era già portato una mano al viso, mentre un paio di vene cominciavano a pulsargli. Lara si chiese se non avesse problemi di pressione … ma tenne per sé le domande, mentre minacciava di morte la cugina per la bestemmia appena detta.
Caleb, dal canto suo, studiava la situazione. Lui era lì per aiutare il demone lupo, ma la storia era decisamente cambiata. Ora, oltre al monaco, erano comparsi altri due avversari piuttosto temibili. Ed entrambe le donne rano armate di pistola. Strinse gli occhi per la rabbia, mentre sibilava l’ordine a Shiba.
-Andiamocene.- E detto questo, balzò via. Shiba rimare fermo per qualche istante, dopodichè, con un ringhio, scappò via anche lui.
-Che dici? Li seguiamo?- Domandò Gojyo, fissando i due demoni con astio.
-No, non è necessario.- Rispose Sanzo, prendendo una sigaretta. -Tanto ci troveranno loro.-
-Dici?- Il rosso sembrava scettico.
-Il tipo coi capelli bianchi …- Fece Nika, la voce seria, ben diversa dal suo solito. -Era lo stesso che aveva cercato di uccidere Gaia …- Il silenzio cadde sul gruppo. Se n’erano accorti tutti. Ma nessuno aveva avuto il coraggio di dirlo.
-Cosa pensate che vogliano, da noi?- Chiese Lara, mentre si avviavano alla locanda.
-A parte la vostra morte? Non ne ho la più pallida idea.- Rispose Sanzo, tirando una boccata di fumo. -Forse ce l’hanno con le vostre visioni.- Lara scosse la testa.
-È difficile. Insomma, le abbiamo da neanche due giorni. Prima, le uniche previsioni che conoscevo erano quelle del meteo …- Il silenzio ripiombò sui ragazzi. La situazione era davvero strana. Nika si passò una mano tra i capelli a spazzola.
-Bhe, siamo tutti vivi. Direi che questo è l’importante.- Tutti annuirono, a parte Sanzo, ma solo per fare il bastian contrario. Erano arrivati davanti alla locanda, quando Gaia e Goku uscirono fuori, agitando le mani in ampi cenni di saluto.
-Heyyy!!! Allora, com’è andata? Li avete presi, quei tipi?- Nika si affrettò ad abbracciare la cuginetta, mentre Lara sorrideva.
-Per ora se ne sono andati.-
-Ma tu, non dovresti essere a riposo?- Rise la rossina. Gaia fece una linguaccia.
-Ormai sto bene! E poi non aveva voglia di stare a letto … Mi annoio!- Lara sospirò. Forse, se anche sua sorella fosse appena uscita da una sparatoria, non si sarebbe di certo annoiata … Anche Martha era uscita, ed aveva accolto tutta la combriccola con un sorriso. Mentre tutti entravano, tra risate e racconti a spezzoni su quanto accaduto, Lara si sentì strana. Anzi, l’atmosfera, era strana. Perché, perché tutto ad un tratto aveva un senso di deja-vu? Perché l’aria aveva un sapore così casalingo? Perché le risate di Gaia e delle sue cugine erano diventate così … Così simili a quando la nonna e suo padre erano ancora vivi? Così … Piene di vita … Una carezza camuffata da scappellotto le arrivò al capo, interrompendo il corso dei suoi pensieri. Si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Sanzo abbassare il braccio.
-Grazie.- Un sussurro, che Lara non fu proprio sicura di aver udito. Il monaco infatti le volgeva le spalle, stando ben attento a tenere lo sguardo puntato da tutt’altra parte, purché non fosse verso di lei.
La bionda rimare ferma per qualche istante, completamente imbambolata. Poi si portò una mano sul capo. Un sorriso le illuminò il viso, mentre riprendeva a camminare. In fondo era un passetto in avanti col monaco. Piccolo. Ma pur sempre in avanti. Chissà, di quel passo, nel giro di una decina d’anni sarebbe anche riuscita a farlo sorridere …

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La faccia scura di Artemius non le piaceva. Anzi, la terrorizzava fino all’osso. Da quando il gruppo di Sanzo era entrato nella locanda, non aveva proferito parola. Ma la sua rabbia era chiaramente percepibile.
Rigel si allontanò di qualche passo. Sapeva benissimo che cosa avesse fatto inferocire il suo capo. La ragazzina. Quella che avevano trovato nella locanda, quella che dovevano aver ucciso, era ancora viva. Inutile negarlo. Il bendaggio alla testa era una prova più che sufficiente, per riconoscerla.
All’arrivo di Caleb e Shiba, la ragazza si spaventò ancora di più. Di sicuro il demone aveva atteso il loro ritorno, per esplodere. Il demone lupo, da parte sua, aveva perso ogni briciolo d’arroganza. Si limitava a fissare Artemius, senza capire cosa stesse succedendo. Era ancora troppo felice di essere vivo, per farsi domande.
-Che cosa significa questo, Caleb?- Sibilò il demone, senza neppure voltarsi.
-Cosa intendi dire, Artemius?- Caleb inarcò un sopracciglio, stupito di essere stato accolto da un tono talmente gelido.
-La ragazza. Per quale motivo è ancora viva?-
-Come?- Le parole del ragazzo aleggiavano ancora nell’aria, quando Artemius lo colpì. Un semplice pugno, che però fece rotolare il demone più giovane fino al bordo del tetto. Prima di poter tentare di rialzarsi, Caleb venne agguantato alla gola dal suo capo.
-La ragazzina che mi avevi assicurato di aver ucciso. Sai, l’ho appena vista correre incontro ai suoi amici … Decisamente strano, per una ragazza morta!- Caleb spalancò gli occhi per la sorpresa.
-Non è possibile … L’ho vista precipitare tra le fiamme! Rigel, diglielo anche tu!- La ragazza non riuscì a fare altro che annuire. Era terrorizzata: una sola mossa, ed Artemius avrebbe spezzato il collo a Caleb.
-Ah, davvero? E allora come mai è appena venuta incontro ai suoi amici, fresca come una rosa, proprio davanti ai miei occhi?- Caleb spalancò gli occhi, colto dallo stupore. Non era possibile. Lui l’aveva vista. Le scale erano crollate. Con la ragazza sopra. Non poteva essere sopravvissuta.
-Non è possibile! Solo una divinità avrebbe potuto salvarli …- Mormorò il giovane, ormai a corto di fiato. Qualcosa cambiò nello sguardo di Artemius. Nelle parole di Caleb, qualcosa lo aveva colpito. Di colpo, il demone lasciò andare il ragazzo, che si allontanò massaggiandosi la gola.
-E così ci mettono di nuovo i bastoni tra le ruote, eh?- Rigel e Caleb fissarono confusi il loro capo. Shiba passava lo sguardo da uno dei presenti all’altro, senza capire. Poi Artemius si voltò. -Ti darò modo di rimediare, Caleb.-
-Ordina e sarà fatto.- Rispose il demone dai capelli argentei, fissando negli occhi il suo capo. Neppure il tempo che le parole si disperdessero nel vento, ed Artemius colpì Caleb. Un colpo preciso al ventre. Rigel e Shiba non compresero quanto successo, se non dopo che Artemius aveva ritratto la mano. Gli artigli del demone erano grondanti di sangue. Sul ventre di Caleb si allargò una macchia carminia. Il demone cadde in ginocchio.
Sgomenta, Rigel corse dal suo compagno. Shiba rimase immobile al suo posto. Non aveva ancora compreso molto, ma quanto bastava per capire che non gli conveniva avere quell’Artemius come nemico. Senza cambiare minimamente espressione, Artemius si pulì gli artigli.
-Questo era un avvenimento, Caleb. Fallisci ancora, e la prossima volta, se sopravvivi fino ad allora, ti uccido.- Poi si voltò per andarsene. -Rigel. Shiba. Andiamo.- Uno sbuffo di fumo. Ed il demone scomparse.
La ragazza tentennò. Cingeva il capo di Caleb, inorridita dal gesto del suo capo. Da quando Artemius si era trasformato così? Da quando era diventato un … Mostro? Perché aveva fatto quello? Doveva esserci qualcosa di sbagliato. L’Artemius che li aveva allevati, quello che conosceva lei, non avrebbe mai fatto loro del male. Ad un loro fratello. Ad un suo compagno. E soprattutto abbandonarlo. Perché era quello che aveva appena ordinato anche a lei. Le stava facendo abbandonare un compagno ferito. Abbassò il capo su Caleb, quel tanto che le bastava per sussurragli all’orecchio senza essere sentita.
-Andrà tutto bene. Non ti lascio. Ricordalo.- Il ragazzo annuì appena, ancora incredulo per quanto gli era appena accaduto. Rigel si alzò e raggiunse Shiba. Caleb li vide, attraverso il dolore che gli appannava la vista, sparire in un sbuffo di fumo. Solo su quel tetto, tossì sangue, mentre malediva a denti stretti la propria sorte.

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-Allora, chi si fa un’altra partita?- Alla domanda di Hakkai le mani di Goku e Gaia scattarono scattarono all’unisono, accompagnate da una serie di squittii affermativi. Nika prese una sigaretta e alzò le mani in segno di resa.
-Ah no! Dopo aver perso sette partite di seguito, ho capito che giocare con te è una battaglia persa!-
-Che ti avevo detto? Non esiste miracolo o preveggenza che possa battere a qualsivoglia gioco Hakkai …- Ridacchiò Gojyo, tranquillamente spaparanzato sulla sua poltrona. La combriccola si unì alle risate. Lara, dalla stanza accanto, li guardò pensierosa.
-Qualcosa che non va?- Martha le si sedette accanto, interrompendone la riflessione.
-Cosa te lo fa pensare?- Chiese la bionda, facendo spallucce. La mora sospirò, rassegnata alla finta indifferenza della cugina.
-Sono un medico. Capisco quando c’è qualcosa che non va.-
-Ma io non sono una tua paziente …- Ribatté Lara, beccandosi un’occhiata che non ammetteva repliche. Con un sospiro la bionda si lasciò andare. -E va bene. Sono preoccupata. Molto. Preoccupata.- Martha sorrise. L’ammissione era metà dell’opera.
-Lo siamo un po’ tutte.-
-Tu dici? A me quelle due non me lo sembrano troppo …- Sorrise Lara, indicando Nika e Gaia intente ad una nuova partita a ma-Jong.
-Sono solo più brave di noi a non pensarci …-
-Più la mente è semplice e più è facile evitare i pensieri …- Sibilò velenosa la bionda, mentre Martha sorrideva.
-Forse hai ragione. Ma almeno loro si godono questi momenti …- E detto questo, la mora raggiunse il gruppo, chiedendo chi volesse pranzare. Lara rimase sulla porta, con la mente in subbuglio. Quasi non si accorse di Sanzo, appena entrato nella stanza.
-Allora?-
-“Allora?” … Cosa?- Chiese Lara. Sanzo si mise accanto a lei, dove poco prima c’era stata Martha. Lara gli lanciò un’occhiata. Aveva rimesso la veste monacale. I proprietari della lavanderia erano quasi impazziti per fargliela riavere in così poco tempo.
-Allora … Noi partiamo domani a mezzogiorno. Proseguite il viaggio con noi, o no?-
-Ma non eri tu, che non ci volevi con voi?- Per tutta risposta il monaco sbuffò.
-Allora, venite sì o no?- Lara sorrise.
-A mezzogiorno. Saremo puntuali.- Sanzo annuì, e fece per andarsene. Ma Lara lo fermò.
-E la destinazione?- Il bonzo sospirò, seccato. E senza neppure voltarsi rispose.
-Ovest, ovviamente!-
-Ovviamente.- Sorrise Lara. Sanzo emise un grugnito di saluto e sparì dalla stanza. La bionda passò una mano sulla tasca. Il live rigonfiamento della chiave sotto la stoffa era ben udibile al tatto. E quel lieve gesto la rilassò. Si sentì invadere da un’eccitazione assurda. Quello che avevano vissuto in quei due giorni era solo l’inizio. Solo un assaggio di quanto le aspettava. Oramai ne era sicura. L’indomani sarebbe iniziato il loro vero viaggio.

-Fine capitolo 12-

Allora? Che dite? Ovviamente, mi farebbe piacere saperlo …^_^
Recensite! Commentate! Insultatemi! L’importante è che mi scriviate …
Alla prox!
Will
  
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